MEDITAZIONE III.
Come si santifica la giornata
Invochiamo il Signore che ci mandi lo Spirito Santo, un aumento di fede, di speranza, di carità; che inoltre infonda nel nostro cuore le beatitudini evangeliche, la tendenza a queste beatitudini, le quali non sono nate dalla carne o dal sangue, «sed ex Deo» (Gio. I, 13), ma da Dio, dal Cuore di Gesù; e sono tutte contrarie allo spirito del mondo. Chiediamo inoltre che ci dia i sette doni dello Spirito Santo, cominciando dal primo: In santo timor di Dio, il santo timore di offendere, disgustare Nostro Signore, e la delicatezza di coscienza e poi gli altri doni seguenti: pietà, scienza, fortezza, consiglio e intelletto. Chiediamo anche i frutti dello Spirito Santo, i dodici frutti: «Carità, gaudio, pace, pazienza, benignità, bontà, longanimità, mansuetudine, fede,
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modestia, coscienza, castità» (Gal. V, 22-23), affinché questo Spirito Santo creando una vita nuova in noi, creando cioè in noi il cristiano, il santo, il religioso, il Sacerdote, ci dia quella vita che viene da lui: «Spiritus Sanctus superveniet in te, et virtus Altissimi abumbravit tibi; ideoque quod nascentur ex te, Sanctum, vocabitur Filius Dei» (Luc. I, 35); che cominci in noi il Santo, il Figlio di Dio, «donec formetur Christus in vobis» (galat. IV, 19). Che il nostro nuovo uomo sia formato, per opera dello Spirito Santo, nel seno della Santa Vergine, cioè nella divozione alla Madonna, fino a poter dire: «... vivit vero in me Christus» (Gal. II, 20): ecco la trasformazione divina. Voi che siete nella formazione, siete come un santo crogiuolo del Divino Amore, cioè dello Spirito Santo, amati dalla SS. ma Vergine, lavorati dallo Spirito Santo affine di formare in voi il Figliuolo di Dio, affinché siate poi, a suo tempo, l'«alter Christus».
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Ebbene: quest'oggi veniamo non solo a dei principi generali, ma proprio alla pratica, cioè: come passare bene la giornata. Perché è ogni giorno che dobbiamo
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accendere questo fuoco, questo crogiuolo del Divino Amore. «Et tui amoris in eis ignem accende». Vediamo come si fa ad accendere ogni giorno questo fuoco, come si attizza nella giornata, si consuma e purifica alla sera, nel riposo sopra il seno adorabile del Nostro Divin Maestro, come San Giovanni Evangelista.
1. - Cominciare bene la giornata.
Che cosa significa cominciare bene la giornata? È necessario, anzitutto, che si stia bene attenti al risvegliarsi al mattino e mettersi al servizio di Dio. Consideriamoci come servi di Dio che il padrone chiama. «Veni, sequere me» (Matteo XIX, 21), ci dice Gesù al mattino. Su, sorgi, vieni alla Comunione! Incomincia subito la giornata come farei io, come mi diportavo io: veni sequere me, et habebis thesaurum magnum, e avrai un gran tesoro in Paradiso, perché una giornata ben passata basta per fare un santo: basterebbe anche una sola Comunione.
Ricordiamo a questo proposito alcuni pensieri che ci suggerisce il libro «Un segreto di felicità»:
«Non si farà mai santo chi non sa imporsi il sacrificio di alzarsi ed ora fissa e per tempo. Dalla levata dipende tutta la
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giornata. Riguarda la voce della campagna o di chi ti sveglia, come la voce di Maria che ti chiama alla Chiesa. Figurati di sentire l'Angelo custode che dice a te, come alla B. Caterina Labourè: «Alzati, la madonna ti aspetta in cappella». Il tuo primo pensiero, primo sguardo, prima parola sia rivolta a Gesù ed a Maria.
«Dal momento che mi sveglio, diceva il Beato Susone, la mia anima si rivolge a Maria». È quest'atto iniziale che dà come il tono, la nota dominante della giornata. Come Maria è gelosa delle primizie! Accanto al tuo letto vi è la Madonna col Divin Figlio, che attende il tuo risveglio, ma vi è pure il demonio che le contente il tuo primo pensiero, il tuo primo palpito del cuore. A chi lo darai?
Dopo che la Madonna ha tenuta tutta la notte il suo sguardo protettore posato su di te, ed ora al tuo primo svegliarti, come una tenera madre ripiegata sulla culla del suo bimbo, aspetta il tuo primo sguardo, il tuo primo sorriso, tu ti rivolgerai dall'altra parte e non la degnerai di un saluto?
Per vincere subito la pigrizia che ti invita a crogiolarti in quel pericoloso dormiveglia del mattino, accendi la luce, siediti sul letto, fa il segno di Croce, ricevendo la benedizione della Madonna,
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stampa un bel bacio sulla tua medaglia, e rinnova brevemente la tua consecrazione dicendo una delle seguenti giaculatorie:
Viva Gesù! Viva Maria!
Io sono tutto tuo, e tutto quanto posseggo te l'offro, amabile mio Gesù, per mezzo di Maria, tua SS.ma Madre! (Ind. di 300 giorni ogni volta).
Rinuncio a me stesso e mi consacro a te, mia cara madre; deh! prega, lavora, soffri e agisci Tu per me!
S. Cuore di Gesù io mi consacro a Voi per mezzo di Maria (Ind. di 300 giorni ogni volta).
Diceva Gesù a S. Matilde: «Appena ti svegli saluta il mio Cuore ed offrigli il tuo».
O vergine Santa, presso il mio guanciale questa notte, amorosa, mi hai vegliato, deh! proteggimi ancora contro ogni male, in questo giorno appena incominciato».
«Ogni mattino mi prostravo a terra, ringraziavo e lodavo Dio pel suo Essere e per le sue infinite perfezioni, e per avermi creata dal nulla. Ponevo l'anima mia nelle sue mani, domandando che disponesse di me a suo beneplacito per quel giorno e per tutta la vita, e mi insegnasse ciò che gli fosse di maggior gradimento, per adempirlo. Come mia discepola voglio ch
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mi imiti in questo esercizio» La Madonna alla Venerabile Agreda).
S. Vincenzo, balzato da letto, si prostrava e baciava la terra, adorando umilmente la SS. Trinità e diceva: «Benedicta sit sancta et individua Trinitas, nunc et semper et per infinita saecula saeculorum. Amen. sancta Dei Genitrix, sit nobis auxiliatrix et protectrix», baciando di nuovo la terra.
Altri Santi usavano prostrarsi verso la Chiesa o il Santuario più vicino e adorarvi Gesù in Sacramento e ricevervi la benedizione della Madonna.
S. Rosa di Lima, ancor fanciulla, aveva grandemente a cuore di alzarsi al mattino per tempo onde intrattenersi con Dio in quelle prime ore della giornata. Ma siccome per le veglie protratte in orazione ben difficilmente riusciva a svegliarsi, con infantile semplicità pregò la Madonna a volerle fare da mamma e svegliarla ogni mattina quand'era tempo d'alzarsi. La sua preghiera fu esaudita ed ogni mattina, come se la Madonna venisse a chiamarla, all'ora fissata si svegliava.
S. Giovanni Berchmans scriveva sul suo diario: «Dal modo con cui si passano i primi istanti che seguono lo svegliarsi dipende in gran parte il buon esito della
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meditazione del mattino». Perché, aggiungeva: «Al primo segno della levata, pensa che Dio stesso ti chiama: fa subito il segno della croce e alzati dicendo: Che volete che io faccia, o Signore? Il mio cuore è pronto , mio Dio, il mio cuore è pronto! Sarò diligentissimo ad alzarmi prontamente e sbandito ogni altro pensiero percorrerò i punti della meditazione. Prima di indossare l'abito lo bacerò, contento di portare un giorno ancora le livree di Gesù Cristo. ogni mattina mi sceglierò un santo che mi protegga in modo speciale, nella giornata che sto per incominciare».
Il beato Simone Garzia soleva dire ogni volta che si svegliava: «Io Vi saluto, o Figlia dell'Eterno Padre; io Vi saluto, o Madre del divin Figlio; io Vi saluto, o Sposa dello Spirito Santo; io Vi saluto, o Tempio augusto dell'adorabile Trinità».
E poi ci sono gli esempi di altri Santi: e vi è il modo di vestirsi, in modo di lavarsi, il modo di attendere alla pulizia personale. E dopo ci è la Madonna; seguono le preghiere vocali del mattino, la meditazione, la Messa, la Confessione, la Comunione, la Visita del mattino; ma io non mi fermo a questo: voglio accennare alcune cose che riguardano noi in modo speciale.
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Al mattino bisogna stare raccolti. Quindi dopo aver dato il cuore a mari, bisogna vestirsi come si addobberebbe la Chiesa, il tempio sacro che deve contenere Gesù Cristo, e come voi mettereste il conopeo al Santo Tabernacolo che contiene Gesù Cristo. È brutto girovagare cogli occhi, tanto alla sera come al mattino, in camerata! Ogni atto sia compiuto sotto gli occhi della Madonna. Pensate come faceva questo con rispetto Gesù fanciullo, Gesù giovinetto, sotto gli sguardi di Maria. Sotto gli occhi di Maria le cose si fanno meglio. Vestite l'abito sacro, che porti castigatezza di pensieri, riservatezza di occhi, mortificazione del tatto, della gola, della pigrizia, della sensibilità e poi lavate il corpo da ogni macchia che possa aver lasciato la giornata antecedente ; lavate bene la fronte, perché i pensieri siano puri; lavate bene gli occhi, perché gli sguardi siano santi e tutti intenti nel rimirare Gesù; lavate bene anche gli orecchi, perché l'orecchio si apra alla parola di Dio: «Ephpheta, quod est adaperire» (Marc. VII, 34); lavate bene la bocca e i denti, perché sia mortificato, sia santificato nella giornata il vostro gusto, sia santificata quella lingua in tutte le parole le sue parole; tutte le volte
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che si apre quella bocca sia solamente per il Signore. Bisogna essere attenti nel parlare e dir poche parole, come l'avaro sta attento nel far uscire le monete dalla sua borsa.
Bisogna mortificare la pigrizia, la sonnolenza, la sensibilità; lavare bene le mani perché operino le opere di Dio e perché si mondino dal peccato. «Munda cor meum ac labia mea, omnipotens Deus»; «Lavabo inter innocentes manus meas et circumdabo altare tuum, Domine; ut audiam vocem laudis et enarrem universa mirabilia tua» (Salmo XXV, 6-7); «Da Domine, virtutem manibus meis ad abstergendam omnem maculam ut sine pollutione mentis et corporis valeam tibi servire. Per Christum Dominum nostrum».
Veniamo alle altre cose che seguono. Andare presto in Chiesa a cercare di recitare un mistero di Rosario, di fare qualche cosa di più prima delle orazioni. In questo, prevenire, perché non ha l'ora fissa l'andata in chiesa: è lasciata al fervore di ognuno. E qui so nota subito bene chi è caloroso e pieno di zelo: vi è un certo margine di libertà, affinché coloro i quali hanno spirito sovrabbondante possano maggiormente attendere alla santificazione della propria anima e andare i primi a ricevere delle mani di Gesù e dalle
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mani di Maria e di S. Paolo le grazie che hanno bisogno nella giornata. Quindi, entrati in Chiesa, recitare le preghiere vocali bene. Maria ha praticata la preghiera vocale, Maria l'ha inculcata: e possiamo dire altrettanto di Gesù. Bisogna che noi diciamo bene le preghiere vocali della comunità, perché esse sono preghiere comuni, e per questo hanno più valore. Dove vi sono due o più a pregare uniti in nome mio, io sono con loro; «Ubi enim sunt duo vel tres congregati in nomine meo, ibi sum in medio eorum» (Matteo XVIII, 20). Per essi prega Gesù ed è là nel Tabernacolo con le mani congiunte e tese in atto di mostrare al Padre celeste le piaghe che grondano sangue per noi.
Preghiamo per la santificazione nostra; senza tante pratiche particolari far bene le cose comuni. E poi assistiamo alla Messa con lo spirito della Madonna sul Calvario, con raccoglimento, mettendo tutte le sue intenzioni, offrendo la Vittima divina all'Eterno Padre; anzi, uniamoci ancora alle intenzioni del Cuore di Gesù nell'immolarsi sui nostri altari. E quindi avere il raccoglimento che aveva Maria sul Calvario, per la gloria di Dio, per la pace e salute e santificazione nostra e di tutti gli uomini, specialmente di tutti i
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lettori, di quelli a cui devono giungere le parole che scrivete e stampate e diffondete, quella carta che è consacrata dalle vostre fatiche quotidiane. E poi la meditazione: che sia piena di propositi generosi, fermi, che accompagni bene lo spirito di devozione non solo, ma specialmente ci dia quello che abbiamo bisogno noi, e sia applicata alla vita quotidiana e non a propositi generici: piccoli propositi, perché sono i minuti, passiamo bene la vita intiera.
Prima ancora: la Comunione che sia piena di calore spirituale, santa, piena di amore, che sia Comunione totale della mente, della volontà, del cuore, perché al nostro essere umano sia sostituito Gesù Cristo. E prima ancora della Comunione l'esame preventivo: che cosa propongo per oggi? come è andata ieri? Quali grazie chiedere al Signore andando alla Comunione stamattina? Discendere bene al particolare, non fermarsi al generale, ma venire a dire così: stamattina voglio studiare bene a memoria la poesia che ho per oggi, quelle pagine di geografia o di fisica o di filosofia o di teologia o di patristica o di Scrittura o altro; avrò pazienza con quel compagno
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determinato, il quale è molesto; mi mortificherò proprio in quel punto là; avrò lo spirito pronto e generoso nelle varie cose che mi si succedono nella giornata. Fare dunque bene i propositi particolari. L'esame particolare del mattino fatto così, resta molto facile. Non vi è, notate le parole, forse pratica più utile per il progresso spirituale che l'esame di coscienza. Eppure è purtroppo l'esame di coscienza la pratica che più si trascura anche nelle comunità religiose, perché diventa una cosa di abitudine, diventa una cosa meccanica, senza efficacia. Se io vi dicessi: datemi il libretto dell'esame di coscienza! Cosa mi rispondereste? Avete tutto annotato? È inutile studiare se non s'impara il proprio linguaggio spirituale. Imparate il cinese, ma prima che ai quattrocentosettanta milioni di abitanti che sono in Cina, pensate a voi stessi. Dar da mangiare agli affamati è molto bene, ma prima di tutto vorrete ben mangiar voi! È il «superest» che si dà ai poveri: «Quod superest date pauperibus»; ma il «superest» è quello che avanza a noi. Tante volte sappiamo persino cosa fanno gli altri, sappiamo persino distinguere le azioni, vogliamo esaminare le intenzioni e scorgere i sentimenti dell'anima
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degli altri, e non abbiamo imparato a conoscere noi stessi! Poveretti! Siamo come coloro i quali vogliono dar consigli a tutti, ma non sanno prendere i consigli che son fatti per loro! prima di tutto «Attende tibi!» attendi a te stesso. Quindi l'esame si chiama preventivo, perché previene la giornata.
Cominciamo dunque bene la giornata. La mattina è la chiave di tutta la giornata.
2. - Come proseguire nella giornata.
Adesso bisogna parlare delle altre cose che vengono dopo l'esercizio del mattino e prima possiamo parlare dell'Apostolato, perché è la prima cosa, non in ordine d'importanza, ma nell'ordine delle azioni quotidiane.
S. Vincenzo diceva che dobbiamo amare Dio col sudore della nostra fronte. Non vi è mai capitato di amare Dio col sudore della vostra fronte? Lo stesso si può dire a riguardo della Madonna. Il servo e il figlio devono mostrare il loro amore e la loro fedeltà al padrone, lavorando molto; lavorando bene, senza risparmiarsi; facendo ciò ch
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vuole il padrone; nel tempo che vuole il padrone; nel modo che è stato ordinato.
Noi su questo punto abbiamo parecchie cose da imparare. L'apostolato sia fatto con serenità, con fedeltà, con applicazione. «Procura dunque che il tuo lavoro sia sempre chiuso fra due Ave Maria».
Si racconta di un Santo che quando non sapeva fare il mestiere che gli era imposto dal Superiore, andava a farselo insegnare da Maria con una ingenua e fervida preghiera, e la Vergine, con non minore bontà e delicatezza, si faceva sua maestra e gli insegnava il lavoro. Quante volte avete da scrivere un articolo, un capitolo, e non sapete! Alzatevi, dite un mistero di Rosario: vedrete che prima di essere alla fine saprete già come fare il vostro lavoro. È ammirabile questo: un mistero di Rosario dà la chiave e la traccia di tutto il componimento, di tutto il libro. La Sapienza di Dio si è incarnata nel seno di Maria: perché è Maria l'abitazione della sapienza: «Sedes sapientiae». Questo ritenetelo sempre nella vita: in tutto quello che avete da organizzare, specialmente nell'intelletto, nello spirito, nei cuori, nell'interno, prendete la Madonna: tutto viene da Dio
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verso Maria, così noi diventiamo veramente sapienti e santi. E l'apostolato sia raccolto, sotto l'occhio di Maria e di Gesù.
Si potrebbe continuare parlando dello studio fatto con la Madonna, la ricreazione con la Madonna, le pratiche comuni, e le pratiche individuali da farsi con la Madonna. Ma io non mi fermo su tutte queste cose; veniamo a quelle che formano lo spirito nella giornata: le pratiche spirituali comuni, ma specialmente: l'esame di coscienza nella Visita, l'uso delle giaculatorie, le orazioni, i segni di croce prima e dopo il cibo, prima e dopo l'apostolato, prima e dopo lo studio, prima e dopo la scuola. Dobbiamo alzare di tanto in tanto i nostri occhi alla Chiesa che sta in mezzo alle nostre Case, segno di vita e di luce, segno di grazia per noi e dell'amore che Gesù Cristo porta ai suoi figliuoli con cui vuol restare per assisterli e incoraggiarli «usque ad consummationem» della loro vita, finché verrà a trovarli lieti sul letto di morte per essere il loro Viatico di salute. Amiamo questo Signore; anche lungo il giorno stiamo raccolti; e stiamo raccolti specialmente nell'apostolato, nello studio e nei doveri che abbiamo; viviamo nell'unione con Dio, tutti dediti
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a quella santificazione del cuore e della mente che dovrebbe essere il frutto della giornata santificata. Dare a Dio tutte le forze della mente, del cuore, della salute e del corpo.
Ancora: santificate la povertà e cioè usare bene delle cose che avete in religione con spirito di povertà, come trattereste bene i candelieri; poi prendete in pace il cibo di cui dovrete nutrirvi, con spirito soprannaturale, per mantenervi nel servizio di Dio e sempre con un tantino di mortificazione: dobbiamo dominare noi stessi e non lasciare dominare dal gusto nostro.
Inoltre: facciamo la ricreazione con Maria, e cioè con Dio, affinché siamo sempre assistiti dal Signore e viviamo sotto i suoi occhi. Bisogna sapere che la gioia dell'anima è un dono di Dio. Il cristianesimo deve portare nella vita la gioia che è un preludio della gioia eterna: solo il cristianesimo, solo la santità, solo lo Spirito Santo porta la vera gioia: «Fructus autem spiritus... gaudium, pax» (Gal. V, 22): Iddio è gaudio, è bellezza, è gioia, è felicità. È impossibile trovare gioia fuori di Dio. E quella gioia che è divina, quella «pace che il mondo irride,
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ma che rapir non può», si trova appunto nell'innocenza, nella santità: «non est pax impiis». Anche le risa sgangherate e composte non indicano santità, ma solo esteriorità, dissipazione.
Studio. Maria ebbe da Dio una scienza infusa, superiore a quella di Adamo innocente, superiore a quella del re Salomone, superiore a tutti gli uomini che furono, sono e saranno. La Chiesa la saluta: «Sede della sapienza».«Madre del buon consiglio». Noi che abbiamo Maria a guida, maestra, modello e regina di tutte le azioni della giornata, è giusto che la invochiamo come tale in modo speciale nei nostri studi.
Prima dello studio invoca Maria. Il venerabile Olier non poteva imparare nulla se non a forza di Ave Maria. Recita anche tu una breve preghiera, volgi il tuo studio a Dio per mezzo di Maria. Durante lo studio abbi davanti l'immagine della Madonna, poni l'immagine di Lei come segnalibro e rivolgiLe spesso sguardi ed affetti, specialmente nelle difficoltà.
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«La beata Labouré nella breve conversazione con la madonna imparò più cose
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che non avrebbe imparato in molti anni dai suoi direttori.
Il Padre Alfonso Ratisbonne fu convertito ed istituito sulla fede da Maria in pochi istanti, senza neppure parlare. «La Madonna non mi ha detto nulla, confessava il convertito, ma ho capito tutto».
«Sant'Edmondo diceva che, guardando l'immagine di Maria, non solo la sua mente restava illuminata, ma anche i suoi occhi si riposavano. Una notte, studiando, s'addormentò e la candela gli cadde sulla Bibbia aperta. Svegliatosi, credeva di vedere il suo libro rovinato, invece, avendo con un soffio spento il moccolo, trovò che il fuoco e la cera non gli aveva fatto alcun danno. Era la Vergine che gli manifestava così il piacere che le procurava, studiando sempre, come egli faceva la sua presenza.
«Il grande teologo Suarez attribuiva alla Madonna tutta la sua scienza, e nei suoi dubbi non mancava di raccomandarsi a Lei.
«Il celebre storico, il card. Cesare Baronio, non osò accingersi alla sua colossale opera se non quando si fu accaparrato il favore della regina delle Scienza. La sigla della sua firma significava: «Cesare, servo di Maria».
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«Santa Caterina di Siena, di appena sette anni, desiderava di sapere leggere per poter recitare l'Ufficio. Pregò fervorosamente la Madonna e si sentì esaudita: prese un libro e lesse correttamente, senza avere imparato neppure l'alfabeto. Il fatto è narrato dal beato Raimondo che ne fu testimonio.
«Sant'Alberto Magno non deve forse a Maria la sua scienza meravigliosa ed universale?». (Da «Un Segreto di felicità»).
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ve lo ricordo, e, se il Signore mi dà grazia, vorrò ricordarlo ancora altre volte questo fatto. Un figliuolo aveva incominciato il primo anno di filosofia: aveva fatto gli studi letterari molto superficialmente ed in fretta, e sembrava poco preparato. Il maestro aveva spiegato la lezione - quell'anno la filosofia cominciava dalla psicologia, perché egli era entrato quando gli altri avevano già fatto un'annata. - Nella 1^ lezione non capì nulla. Il maestro diede il lavoro sopra la spiegazione ed egli fece un compito assai infelice. Dopo d'averlo letto, il maestro gli disse: non hai capito nulla di quello che ho spiegato. Non era il più
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bel incoraggiamento per il primo giorno di scuola, non è vero? Ebbene, entrando in classe un condiscepolo gli diede un bel «Gesù», una bella immagine, ed egli se la mise come segno nella filosofia, e poi specialmente per metà dell'anno almeno, ad ogni difficoltà che incontrava. si raccomandava a Gesù e lo supplicava... E il Maestro Divino si fece suo maestro: al primo esame ebbe dieci in filosofia e tutti gli altri voti erano nove e dieci! Ed egli lo diceva poi. Quando si dava l'esame, faceva un quarto d'ora di adorazione, che sceglieva dal mezzogiorno all'una, perché così era più mortificato ed era anche più solitario in chiesa. Terminato il quarto d'ora, a chi gli domandava perché fossa andato a pregare, rispondeva: l'ho fatto per poter ringraziare il Signore, perché ciò che ho imparato lo devo a Lui, al Maestro Gesù.
Ah! se avessimo fede come un granello di senapa e dicessimo: questi libri entrino tutti nella mia testa, vi entrerebbero! Ma bisogna aver fede; bisogna aver fede almeno come un granello di senapa.
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E continuando: durante lo studio abbi davanti l'immagine della Madonna; ricorri a Lei con affetto e fede nelle
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difficoltà; ricordati che Ella partecipa vivamente alle sue infantili occupazioni...
Le ricreazioni siano fatte bene, sotto l'occhio di Dio. Sappiate santificare anche la ricreazione con la recita di sante giaculatorie. Che Maria possa partecipare alle tue ricreazioni e trovarvisi bene.
3. - Chiudere bene la giornata.
Per chiudere bene la giornata bisogna fare due atti: a) È il dolore dei peccati con l'esame di coscienza; b) è l'avere il massimo amore, la massima unione con Dio.
a) Esame di coscienza. Esaminarci bene: la mia giornata è passata bene? Abbiamo detto che ci sono tre specie di giornate: l'ottima, la buona e la cattiva. In quale categoria metto adesso, mentre vado a riposo, la giornata di oggi? È l'ottima, è la buona, è la triste o cattiva? Qualcheduno dovrà forse mettere anche la giornata brutta? - Domandar perdono e domandarlo con tutto il cuore, come vorremmo domandarlo in punto di morte. Il tramonto della giornata, la sera, è il simbolo del tramonto della vita; e la notte è il simbolo della notte del Camposanto, quando noi riposeremo là, sotto il
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cielo sereno e il nostro corpo, disfacendosi, darà testimonianza e lode a Dio che è il padrone della vita, e soddisfazione a Lui perché noi abbiamo peccato. Abbiamo il massimo dolore quindi. Poi state raccolti: alla sera state ritirati, dite presto le orazioni, bene, r ascoltate bene gli avvisi che alla sera vi dà il vostro maestro. San Giovanni Bosco voleva che il pensiero serale riassumere l'andamento della giornata, ricordando ogni cosa che aveva rilevato lungo la giornata. Ed era sapientissima la sua parola della sera. Nella sua vita scritta dal Lemoyne, questo occupa una parte importante.
b) Il massimo amor di Dio. Con qual pensiero dobbiamo andare a riposare? con il pensiero che tutto passa e viene l'ora della morte. In questa notte posso morire: per domani faccio i miei conti, ma li faccio subordinatamente: «se mi sveglierò». Oggi è passato per sempre, e non potrò mai più fare il bene che ho trascurato di fare. Non è possibile che un'anima si riduca di andare a riposo col peccato grave? Trovi forse di aver servito bene il Signore come servo fedele e ti sembra che mentre vai a riposo il Signore possa dirti: Su, servo buono e fedele, prendi il riposo che ti sei guadagnato con
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le fatiche della giornata?» O trovi soltanto di aver vissuto di tiepidezza, di fanciullagini, di pensieri indifferenti, di abitudini umane, di letture sciocche e dissipanti, di pensieri vani e distrazioni? Oh, mi fossi oggi affaticato per servire Iddio, come mi sono affaticato per servire e salvare il mio amor proprio, non è vero che sarei molto più santo ed il mio riposo sarebbe molto più sereno? Avere maggior amor di Dio: domani, con l'aiuto di Dio, una buona Comunione.
Fare il patto di servire il Signore stando nel letto con retta intenzione, prendendo quel riposo per servir meglio all'indomani il Signore, stando ben composti. Siccome di notte non si può servire coscienziosamente, si rende meritorio il riposo con l'offrirlo al Signore, come il cibo e come la ricreazione. Fare il patto con il Signore che siano tanti atti di amor di Dio i respiri della nostra bocca, i palpiti del nostro cuore, i movimenti del sangue nelle vene, tutte le combinazioni chimiche che si vanno compiendo nel nostro corpo...: tutto in sostanza il nostro piccolo organismo dia lode al Signore, il quale ci ha fatti ed è padrone di tutti noi stessi.
Offrire ancora al Signore gli atti di amor di Dio che faranno gli Angeli ed i
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Santi del cielo, gli atti di amor di Dio che compaiono le anime fedeli in preghiera. Offrire questi atti di amor di Dio in riparazione di quelle macchine rotative che nella notte gireranno e produrranno la stampa del diavolo, che è offesa di quel Gesù Maestro che è quasi abbandonato da tutti, che rinnova i dolori dell'agonia del Getsemani, mentre gli amici dormono e i nemici preparano, combinano, ordiscono le accuse e mandano i soldati a prenderlo! Ah! durante la notte la stampa cattiva ha la maggior produzione, perché il diavolo pesca nelle tenebre ed ha bisogno delle tenebre per operare: riparazione quindi. E inoltre domandare al Signore che l'indomani la giornata possa incominciare bene, con una santa Comunione, con una santa Messa... domandare al Signore delle anime: Signore, ho sete d'anime!
S. Francesco Saverio, per il grande amore a Dio non poteva prendere riposo e diceva al Signore che lo lasciasse stare, perché potesse dormire. Siano questi gli atti di amore con cui chiudiamo la giornata.
Per conchiudere diciamo: «Emitte Spiritum tuum et creabuntur - Et renovabis faciem terrae». E diciamo al Signore che accenda il suo fuoco in noi: «Et tui amoris in eis ignem accende». Gesù, che sta nel Tabernacolo, è venuto a portare il fuoco, e che cosa desidera se non che il fuoco si accenda? «Ignem veni mittere in terram et quid volo nisi ut accendatur?» (Luc. XII, 49).
Passa la vita e al fine della vita noi considereremo le pagine del libro che abbiamo scritto e stampato, come se una macchina avesse costantemente riprodotto e ricopiato tutti i pensieri della mente, tutti i sentimenti del cuore e tutte le opere delle mani e della vita nostra.
Sia lodato Gesù Cristo.
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