Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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MEDITAZIONE I.

Che cos'è lo spirito di fede.

Ritiro mensile in preparazione al mese di maggio. Lo mettiamo sotto la protezione della Beata e Benedetta nostra Madre Maria. La Madonna ama tutti i suoi figli; le sono costati tanto, questi figli, perché è diventata Madre di essi ai piedi della croce, quando il suo cuore era trapassato dalla spada del dolore:«Tuam ipsius animam pertransibit glaudium» (Luc. II, 35). Ma in modo speciale Maria è Madre di quelli che sono destinati alla vita sacerdotale. Questi partecipano alla missione stessa di Gesù Cristo sulla terra; quindi alla missione che ebbe il suo divin Figliuolo. Maria ebbe l'ufficio di formare il primo Sacerdote, Gesù Cristo; e Maria ha l'ufficio di formare gli altri Sacerdoti
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di illuminarli, essendo essa la «Sedes Sapientiae»; di arricchirli di virtù, essendo «Vas insigne devotionis»; di arricchirli di doni celesti, essendo essa la Sposa dello Spirito Santo. Perciò dalla Madonna speriamo molto nel periodo di formazione, come pure durante la vita di apostolato; speriamo tanto nel punto della nostra morte; speriamo tanto per la nostra santificazione, per la nostra salvezza. Invochiamo perciò la Madonna oggi con tanta fiducia e con tanta speranza.
Ci mettiamo sotto il suo patrocinio: non disprezzi le nostre orazioni, essendo noi in mille necessità; ci difenda da tutti i pericoli, specialmente dal pericolo della tiepidezza, dal pericolo del peccato veniale acconsentito; ci assista in vita, e ci protegga in morte.

L'argomento del ritiro sarà lo spirito di Fede. Vedremo, se piacerà al Signore: 1) Che cosa sia; 2) importanza; 3) i mezzi per acquistarlo.

1. - Che cosa sia lo spirito di fede.

Per metterci subito nel cuore dell'argomento diciamo: lo spirito di fede è la vita del religioso, la vita del Sacerdote. Infatti, come si può definire questo
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spirito di fede? Lo spirito di fede è una profonda persuasione della verità rivelate, è l'esercizio pratico e costante della fede, è quello che deve improntare tutti i sentimenti, tutte le parole nostre.
Pensiamo ad una pianta dotata di vita rigogliosa: essa, mediante le sue radici robuste, assorbe gli elementi nutritivi della terra, il fusto cresce e si irrobustisce, i rami si espandono; ecco le foglie, ecco i fiori, ecco i frutti. Ebbene, l'opera della grazia dentro di noi è paragonata appunto ad un seme che vien gettato nel terreno e si sviluppa e produce una grande pianta: «Simile est regnum Dei... grano sinapis quod acceptum homo misit in hortum suum, et crevit, et factum est in arborem magnam (Luc. XII, 18-19).
In questa pianta che raffigura la vita della grazia nel nostro cuore, la radice che cosa rappresenta? Rappresenta la fede; il fusto è la speranza; i rami coi fiori, con le foglie e coi frutti sono la carità; ma la radice è la fede.
«Domus Dei credendo fundatur, sperando erigitur, amando perficitur»; e cioè il nostro edificio spirituale si fonda sulla fede, s'innalza con la speranza cristiana del premio futuro, e si compie dalla carità. Perciò quanto e robusto il fondamento,
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tanto, più potrà sopportare un buon edificio, grandioso. Che se invece il fondamento è debole, l'edificio non potrà essere grandioso. Di conseguenza: «De fundamento prius cogita»; pensa prima come sei a riguardo del fondamento.
E venendo ancor più al concreto: lo spirito muove l'anima e il corpo. L'anima muove il corpo: e difatti il corpo sente, il corpo muove, il corpo si alimenta, il cuore batte, il cervello pensa; un morto non vede, non sente non si nutre, non cammina, non ragiona , non parla.
Lo spirito invece è quello che fa agire e anima e corpo. Perché agisce così quel disonesto?... perché opera così quell'ubriacone?... da che cosa è spinto quel superbo?... Dallo spirito della superbia, dell'ingordigia, o dell'avarizia.
Perché va esaltandosi in se stesso quel superbo, perché studia, perché parla così, perché opera a quel modo, perché va là, perché viene qua? Per superbia, è mosso dallo spirito di superbia. I suoi pensieri, i suoi sentimenti, le sue opere, le sue azioni sono ispirate dallo spirito di superbia.
Ora portiamo la riflessione su di un Santo. Da che spirito era mosso S. Francesco di Sales? Era mosso dallo spirito
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di fede, da quella fede che fruttava la carità. Che cosa facevano il più degli studenti quando egli era all'Università di Padova? Cercavano di studiare il meno possibile e divertirsi il più che potevano; cercavano di strappare un attestato di promozione qualsiasi per carriera.
Invece S. Francesco di Sales studiava diligentemente, occupava parecchie ore in preghiera, assisteva alle funzioni, si comunicava. Egli era diligentissimo negli studi; vedendo che gli rimaneva ancor tempo libero, oltre allo studio delle leggi, fece anche tutto lo studio della teologia: era l'ammirazione di tutti. Quando il Rettore dell'Università gli pose in dito l'anello dottorale, gli disse: «La mia felicità oggi è grande, perché io ho rivestito delle insegne dottorali un giovane la cui virtù è pari alla scienza». Quando tornò in patria, suo padre gli aveva preparato un posto al senato di Chambery. S. Francesco di Sales, giovinotto distinto, pieno d'ingegno, dice al padre con tutta umiltà: «Padre, vi ringrazio, ma il mondo non è per me». Il padre gli propone un buon partito di matrimonio; molto onorevole per la casa. S. Francesco di Sales risponde: «Il mio partito è un altro»; e abbraccia il sacerdozio, e diviene il modello dei Sacerdoti.
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Un giorno il Vescovo, in gran pena perché tutta la regione del Chiablese era passata al Calvinismo, raduna il clero, ed espone lo stato miserando di 70 mila persone che abitano quella regione, vittime dell'eresia. Propone che alcuno parta e vada a riconquistare alla Chiesa quegli infelici; ma si rifiutano. Solo Francesco dice: «Monsignore, io non sono degno, ma se vi piace mandarmi, io son pronto». Tante difficoltà gli opposero i Sacerdoti, tantissime i parenti; ma Francesco aveva un altro spirito, non erano i disprezzi che potessero fermarlo. Il suo grande amor di Dio lo spinse; e a quali sofferenze!...
Per quattro anni disprezzato, fuggito, costretto a vivere ramingo, soggetto ad ogni genere di sofferenze, perseguitato, cercato a morte... Ma non si arrestò; mai: ed ebbe pieno risultato.
L'anima ed il corpo sono guidati dallo spirito, se lo spirito è buono ci porta al bene, se lo spirito è cattivo ci porta al male. Che cosa fa la mente? che cosa progetta il nostro cervello? quali sono i desideri del cuore? quali le parole? Secondo lo spirito. Il superbo va sempre facendo progetti, desideri, fantasie, cercando parole, operando superbamente,
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coprendo, mettendo in vista, usando mille arti per trovare un sorriso di ammirazione, per essere stimato. L'umilissimo S. Francesco d'Assisi metteva tanto zelo ed ardore per cercare disprezzi, quando questo superbo ne mette per andare in cerca di gloria. Era lo spirito di umiltà che lo faceva operare così. Lo spirito è quello che fa muovere l'anima e il corpo.
Inoltre: Lo spirito di fede è più che la fede: abbiamo detto spirito di fede. Ma che cos'è la fede? È credere. far atto di fede vuol dire, di tanto in tanto, date le opportunità, esprimere il consenso nostro alle verità rivelate da Dio e dalla Chiesa a noi proposte. Lo spirito di fede è qualche cosa di più profondo. Lo spirito di fede è qualche cosa che è passato in tutta la convinzione della mente, tanto che esso guida ed ispira le idee, i ragionamenti, i giudizi; ispira e guida i desideri e le aspirazioni e le affezioni del cuore...
L'uomo per ragionare richiama i primi principi: due quantità uguali ad una terza, sono uguali fra di loro; una cosa non può essere e non essere nello stesso tempo. Invece il cristiano, il Sacerdote, il religioso con lo spirito di fede ragiona secondo i principi rivelati. Tutto
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vede sotto questo aspetto: negli studi mette sempre in accordo la scienza con la fede.
Il chierico che la possiede non fa degli studi distaccati dalla teologia: assurge dalla scienza umana alla scienza divina e da questa alla pietà, alla virtù. Nella sua mente e nel suo modo di ragionare i principi di fede devono reggere ed illuminare tutto. La ragione non gli basta, non lo soddisfa se non lo porta ed eleva a Dio. «Se io studio non mi trovo soddisfatto se non trovo Gesù; se io scrivo la mia penna pare che non voglia rendere se non scrivo Gesù; se io parlo la mia parola non sembra viva se non pronuncia Gesù; il mio cuore è sempre arido finché non viene Gesù a riposarvi. Gesù è miele nella bocca, Gesù è conforto al cuore, Gesù è luce alla mente», così diceva S. Bernardo, animato del più vivo spirito di fede.
Ad es.: si ha da scrivere la vita di un Santo? Chi ha lo spirito di fede scrive la vita intima di un'anima; egli giudica le cose come il Santo stesso, e la vita del Santo viene presentata come l'opera dello Spirito Santo in cooperazione dell'uomo. Quelli che non hanno lo spirito di fede, fanno una storia al modo di una storia civile. «Sinimus sanctus pro santo laborare». Dopo aver narrata la vita, i
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prodigi, le grazie del Santo, si viene a parlare delle virtù e dell'operosità; si suggeriscono le preghiere per invocare la protezione. Il Santo è un uomo come un altro, ma si distingue per due motivi: la fedeltà alla grazia, la vittoria sulle sue inclinazioni cattive e particolarmente il progresso di ogni giorno nella via regia della croce.
Chi ha poca fede comprende le opere grandiose ed esterne; chi ha molta fede comprende l'interno del Santo: l'umiltà l'amore, la speranza operosa. Le opere esterne danno piuttosto gloria a Dio; l'interno e la preghiera danno piuttosto pace all'uomo e la vera essenza della santità. La preghiera è un bisogno spontaneo dell'anima, è un grido che l'anima getta per il sentimento della propria miseria, e per la dolce paternità di Dio.
Lo spirito di fede è più che la fede. Non basta ammirare la bellezza della fede; Roussau scrive: «Confesso che leggendo la Bibbia mi sento come rapito dalla sua bellezza; la santità del Vangelo mi commuove». Eppure come era la sua vita? Un cumulo di errori e di scandali. È necessario che l'ammirazione si manifesti in opere di vita cristiana e perfetta. Tanti giovani a Parigi avevano sentito: «Quid enim prodest homini si
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mundum universum lucretur, animae suae vero detrimentum patiatur?» (Matt. XVI, 26). Eppure solo S. Francesco Saverio passò alle opere.
La fede entra in tutte le convinzioni della mente, e poi discende nel cuore e anima tutti i sentimenti; eccita le opere sante, le opere di zelo, gli eroismi di vita cristiana. Che cosa faceva per es. in san Francesco d'Assisi? Quale amore di Dio vi era in quell'anima! meritò di essere contrassegnato dei caratteri visibili dell'amore: le sacre stimmate.
Il nostro benedetto Gesù si era compiaciuto di quell'anima tutta di Dio. San Francesco nelle creature vedeva dei fratelli e delle sorelle uscite dalle mani di Dio; negli uomini vedeva delle anime; nelle anime vedeva l'immagine di Dio; immagini di Dio che Gesù Cristo voleva lavate nel suo sangue per renderle belle, degne di stare negli eterni padiglioni del Paradiso. A lui la fede mostrò sempre in pochi versetti del vangelo, tutta la perfezione, santità di vita e quanto era sufficiente per il suo ordine. «Mihi vivere Christus est, et mori lucrum» (Phil. I, 21), diceva S. Paolo. La fede è radice che cresce in fusto, si spande in rami, mette foglie, fiori, frutti. Che spirito può avere un cristiano che nelle sue conversazioni
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ragiona a modo dei mondani? che studia con fini materiali? che opera secondo l'interesse terreno e lo spirito del guadagno, o della vanità, o della carnalità? Anche le sue opere di religiose sono come cadaveri, senza anima. Quando dovremo umiliarci se i nostri ragionamenti fossero soltanto umani; i nostri discorsi ispirati da principi mondani; i nostri sentimenti terreni; le nostre opere come di gente mortale cui non attendesse l'eternità.
Il superiore di S. Francesco Saverio, S. Ignazio, gli domandava se sarebbe stato disposto a partire per le Indie, ad evangelizzare quei selvaggi. E S. Francesco, che pure aveva tanti progetti di bene e tante opere di zelo avviate, guarda il suo Padre con riverenza e risponde: «Vado solo a prendere il Breviario». Non interroga nè come vado, nè chi avrò per compagno, nè come devo fare. E in quei luoghi selvaggi, con quale ardore incomincia la sua missione! È instancabile nelle iniziative; il suo braccio dev'essere sostenuto, perché ad un certo punto non regge più nel battezzare i fedeli che chiedono d'entrare nell'ovile di Gesù Cristo; ha bisogno di essere sorretto. Affranto dalle fatiche, ormai vicino alla morte, guarda con occhio pieno di amore la Cina, a cui avrebbe voluto portare la
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fede. L'amore che ha per Gesù Cristo, il cuore che ha per le anime lo fanno come spasimare del desiderio di salvare uomini, anche sul suo misero giaciglio. Era lo spirito di fede: «Iustus autem ex fide vivit» (Rom. I, 17).

2. - Applicazioni particolari.

Come è il nostro pensiero? Avremo spirito di fede se tutto riguardiamo alla luce della fede. Chi ha fede guarda alla maggior gloria di Dio; sceglie una strada, prende quell'altra, ma sempre quella del maggior merito. La fede deve essere vissuta specialmente sul primo punto, il più essenziale, cioè il valore spirituale della vita nostra. Occorre che noi comprendiamo l'essere nostro e cioè: Perché Dio mi ha creato? Infatti siamo usciti dalle mani creatrici di Dio; per poco tempo restiamo qui, come esiliati dal cielo, per ritornare poi a Dio, al Padre; bisogna guardare dunque il Paradiso. Se questa verità soprannaturale, massimo principio per la direzione della vita, non è quello che regola la vita, noi siamo senza lo spirito di fede qualche volta, ma la nostra fede non arriverebbe certo alle opere «Fides sine operibus mortua
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est» (Jac. II, 26). Qui sta specialmente l'opera di ogni uomo che vive: indirizzare tutto all'eternità, eleggendo quello che più ci assicura la salvezza. Questo è il primo principio di morale, principio di evidenza, principio che deve guidare. Principio che deve essere come la maggiore di tutti i nostri ragionamenti pratici: la vita è per il Paradiso: ora ciò che sto per fare mi guadagna il Paradiso, dunque lo devo fare. Ovvero: questo non mi porta al Paradiso, dunque non lo posso fare.
La fede non è un ricordo sterile di una verità che si reciti in qualche circostanza: ma luce e costitutivo di sapienza eterna. Non è come un ombrello che si prende allorché piove, poi può venire dimenticato per molti mesi; no, la fede deve sempre rimanere accesa: «Lucerna pedibus meis verbum tuum, et lumen semitis meis» (Ps. CXVIII, 105).

Come è il nostro cuore? vive di fede?
Il desiderio del cielo, il desiderio di farci santi, il desiderio della gloria del Signore, il desiderio del bene delle anime è quello che ci spinge? «Charitas Christi urget nos?» (Cor. V, 14).
Interroghiamoci: Io spirto a farmi santo, presto santo e grande santo? Oppure il mio cuore è dominato da altre
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aspirazioni di vanità, di avarizia, di comodità, di pigrizia, di gelosia, di sentimentalità? «Amor meus pondus meus; eo feror, quocumque feror »; dov'è il tuo tesoro, ivi è il tuo cuore: «Ubi enim est thesaurus tuus, ibi est et cor tuum» (Matth. IV, 21).

Come sono le nostre parole? Le nostre parole sono sempre ispirate da motivo di fede? Non occorre che parliamo sempre di cose di perfezione cristiana; no. Possiamo parlare di botanica, di geografia, di apostolato ecc. Ma occorre che tutto sia detto cristianamente, religiosamente.
Come parliamo delle relazioni del mondo? come parliamo dei superiori?come parliamo degli studi? come parliamo dell'apostolato? Secondo la fede oppure secondo il senso mondano? Dobbiamo essere oramai, in tutto, altri Gesù Cristo, «Alter Christus»; «Nostra conversatio in caelis est?» (Phil. II,20).
Come sono le nostre opere? Amiamo le opere di pietà? Le opere di studio, di apostolato, do povertà, sono esse fatte con spirito di fede?

Conclusione. Chiediamo alla Madonna spirito di fede. preghiamo lo Spirito Santo che discenda sopra di noi,
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riflettendo su di noi la sua luce celeste, onde il nostro pensiero, il nostro cuore, le nostre parole e le nostre opere siano tutte ispirate dai principi di fede.
Chi ha lo spirito di fede è potente: potente nelle sue opere, potente nelle sue parole, potente nelle sue virtù, potente presso Dio, potente presso gli uomini. Ancorché umanamente debolissimo, potrebbe essere più grande di un dotto, più potente di un capitano, più abile d'un politicante che manchino di fede.
La fede cresce robusta nella speranza, si espande nella carità, ha frutti di vita eterna.
Sia lodato Gesù Cristo.
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