MEDITAZIONE II.
Importanza dello Spirito di Fede.
La fede è fondamento e costitutivo della nostra vita soprannaturale. essa è la radice. tanto sarà ferma la speranza, tanto sarà accesa la carità, quanto sarà radicato lo spirito di fede. Lo spirito di fede è la prima grazia che dobbiamo chiedere al Signore, e per cui dobbiamo insistere sempre. Il credo dobbiamo recitarlo bene, dobbiamo cantarlo bene; l'atto di fede dobbiamo recitarlo bene, ripeterlo frequentemente. Questo credo è la prima preghiera che fu detta per noi dai nostri padrini prima del battesimo; e per i moribondi bisogna ridursi alla giaculatoria: Signore, io credo in Voi, spero in Voi, Vi amo sopra ogni cosa, e mi pento dei miei peccati. Tutte le
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virtù, e tutti gli atti buoni sono importanti; ma gli atti necessari, comandati, le virtù comandate all'inizio e alla chiusa della vita spirituale, in punto di morte, e frequente in vita, per tutti i cristiani, sono gli atti di fede, di carità. Comandate così che si peccherebbe gravemente trascurandole colpevolmente. Non è prescritto, la frequenza precisa con cui si devono fare questi atti, ma è prescritto di farli frequentemente, massimamente quando si hanno da ricevere i Sacramenti, o compiere atti di religione in cui queste virtù entrano. Domanderemo al Signore soprattutto lo spirito di fede. Non sta in certi atteggiamenti; non in maggior o minor ingegno; non in abilità furbesca a cavarsela dagli impicci, non sta nel saper far trionfare la propria ragione; no, no: ma nello spirito di fede che anima i più umili. Da esso vengono come tante conseguenze: i pensieri, gli affetti, le opere, le parole. L'albero dà i frutti buoni se ha la radice buona: «Non potest arbor bona malos fructus facere» (Matth. VII, 18).
Consideriamo l'importanza dello spirito di fede: 1) lo spirito di fede santifica
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ed eleva i pensieri; 2) santifica la volontà; 3) santifica il cuore.
1. santifica la mente. La nostra mente è tanto potente. Sebbene il nostro cervello sia così piccolo membro che può star tutto in una scatoletta, tuttavia il mondo pur tanto vasto, vi sta in un cantuccio. La mente immagina altri mondi, la mente trascende tutta la natura, spazia nell'infinito. Lo studio della metafisica si eleva e ci fa dominare tutto ciò che è l'essere. Lo spirito di fede deve illuminare questa nostra mente, e se per natura la ragione è tanto potente, per lo spirito di fede il cristiano si eleva sopra la ragione; vede, sopra i tempi l'eternità, sopra ciò che è terreno, il soprannaturale.
Prendiamo ad esempio S. Giuseppe Benedetto Cottolengo. Egli aveva una mentalità penetrata di fede, tutta soprannaturale.
Prendiamo ad esempio S. Giuseppe Benedetto Cottolengo. Egli aveva una mentalità penetrata di fede, tutta soprannaturale. La madre lo conduceva ancor piccino a visitare i poveri, specialmente nell'ospedale; i ragazzi distratti da queste visite riporterebbero quasi solo curiosità e divagazioni; egli invece si commoveva ad una tenerissima compassione: donava loro il pane frutta o dolci che potesse avere. Al mattino alcuni poverelli lo attendevano quando usciva per andare a scuola.
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Egli li chiamava in un angolo, dava loro quanto aveva, si contentava di andare a scuola digiuno pur di far elemosina.
Sua madre scorse un giorno il bambino a misurare con un bastoncino le camere della casa. Che cosa vuoi fare? Misuro quanti letti vi starebbero, perché vorrei riempirle di ammalati, e voglio misurare quanti letti potrò collocarvi.
Lo spirito di fede gli mostra già una vocazione, una vita tutta per i poverelli. la sua missione.
I ragazzi ordinari sono golosi, ed invece di una colazione ne vorrebbero due; non si contendano delle nocciuole, delle frutta proprie, volentieri prenderebbero anche quelle dei fratelli. Lo spirito di fede faceva già vedere e scoprire al fanciulletto che i poveri sono la persona di Gesù Cristo e le membra sofferenti del Salvatore; cose che spesso non capiscono i vecchi, i quali diventano sempre più avari ed egoisti, nei casi ordinari: «Super senes intellexi» (Ps. CXVIII, 100).
Lo spirito di fede mostrava a Sant'Agnese ancor fanciulla le bellezze recondite della verginità, le gioie della carità i segreti della dilezione soprannaturale, la preziosità della sofferenza per Gesù Cristo.
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Non vi è invece sapienza così stolta come quella di chi atteggiandosi a filosofo non provvede alla propria eternità; credendosi sapiente non crede d'aver bisogno di Dio: «Utinam saperent, et intelligerent ac novissima providerent» (Deut. XXXII. 29).
S. Giuseppe Benedetto Cottolengo metteva sempre la pace tra i Chierici in quelle piccole gare o dispute, che sempre nascono, ma ancor più in quei tempi in cui il governo in pochi semirari aveva concentrato chierici di varie diocesi. In Asti infatti, coll'entrata del Chierico Cottolengo, rientrò la pace e la serenità.
Il Cottolengo fatto Sacerdote avrebbe potuto pensare alle proprie comodità, alla propria famiglia; era Sacerdote secolare. Ma egli vedeva le cose sotto un altro aspetto: soffriva, perché tanti poveri erano abbandonati. Questo il suo spirito: egli apre la sua casa proprio per quelli che non hanno denaro, quelli che non sono raccomandati da nessuno, che sono disprezzati da tutti gli uomini, abbandonati, quelli che sono più meschini... Quando gli dicevano che un meschinello aveva un po' di denaro da portare, quando gli dicevano che era raccomandato dal tal personaggio, egli rispondeva: Bene! ha già la sua provvidenza;
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stia a casa sua. Io devo provvedere per quelli che non hanno nessuno, che sono proprio poveri, che hanno nessun soccorso, sono i più abbandonati... Bisogna descrivergli i raccomandati come del tutto poveri e abbandonati.
Il fratello P. Alberto e l'altro fratello canonico Luigi, dopo chiuso il primo ospedale, cercavano dissuaderlo dal ricominciare l'opera. Saresti il disonore della nostra famiglia; faresti fallimento. ma egli, tutto fede e pietà, rispondeva, celiando: «Voi non sapete che i cavoli devono venire trapiantati, se hanno da crescere? Trapianteremo dunque il cavolo e verrà un grande cavolo. la provvidenza ci ha mandato via di qua, perché troppo allo stretto in questo centro di Torino; andrem fuori, ove ci sia molto spazio».
Lo spirito di fede lo guidava e reggeva in tutto: «Diamo via tutto, faremo il posto perché la Provvidenza mandi altro». E vuotava la sua guardaroba, e dava via il denaro sino a vuotare le sue tasche totalmente.
Tutto ciò non è comune; ma quello che è comune e in cui ognuno deve imitarlo si è in quella dolce confidenza, in quel generoso abbandono e alla Provvidenza Divina. «Ci vuol fede, diceva, ma di quella...».
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Beata fede! che ha fatto di quella casa un miracolo perenne!
Se la fede i impadronisce di un'anima, la fa ragionare assai diversamente dagli altri, con principi divini. la fede ci fa credere alla Provvidenza in tutte le cose. Mai un Chierico chiamato, dispera della riuscita; mai un apostolo diffida nella sua missione. Non verranno fuori quelle espressioni: non riesco ad imparare, non capirò mai; ci son troppe difficoltà... Penserà invece: Chiunque è chiamato ad uno stato, ha le grazie... l'ora di Dio suonerà; a me basta mettere tutta la mia parte, a Dio il successo e la gloria, come e quando vorrà.
Il Sacerdote vede una missione a cui deve attendere quotidianamente per accrescere la gloria esterna di Dio, e procurare la salvezza delle anime. Ciò lo riempie di coraggio in tutto. Dio, ed io, siamo onnipotenti e siamo invincibili: «Haec est victoria quae vincit mundum, fides vestra», diceva un generoso apostolo.
per chi non ha fede, i superiori sono dei superbi padroni; da cui occorre guardarsi ed a cui intanto conviene esteriormente piegarsi: quando invece si ha
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fede, si vedono nei consigli, nelle esortazioni, negli stessi rimproveri i benefici della divina Provvidenza per farci più santi. Si colgono allora tutte le occasioni, mandate dalla divina Provvidenza che ci fa imparare, ci fa umiliare, che ci prepara, guida e dirige al fine. Le prove del ministero, considerate secondo il Vangelo, sono la partecipazione più vera alla vita ed ai dolori del Salvatore, a dare anime al cielo: «Ego elegi vos, et posui vos, ut eatis, et fructum afferatis; et fructus vester maneat» (Luc. V, 16)
Lo spirito di fede innalza l'apostolato ed altezze superiori; lo spirito di fede fa contare e fa credere nella grazia dello Spirito Santo. Lo spirito di fede ci fa stare in Chiesa con rispetto, ci fa utilizzare il tempo come un tesoro per l'eternità. A chi non ha fede la carriera sacerdotale è un mezzo di sostentamento; il tempo è godimento del presente; i beni della terra un tesoro che si ricerca.
Quando vennero i fratelli di s. Giuseppe benedetto Cottolengo a dirgli: È morto il padre; bisogna che tu venga a dividere l'eredità, rispose: Oh, aggiustatevi pure fra di voi da buoni fratelli quelle cose lì; io mi sento nato per altre cose!
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S. Giovanni Berchmans diceva: «Io sono nato per le cose eterne».
Il Signore chiama alcune volte a delle missioni molto alte, a delle cose molto belle, che però esigono tanta fede. Se si acquista questo spirito di fede, si corrisponderà alla vocazione, diversamente non si corrisponderà... In voi il Signore ha riposto delle speranze, diciamo così; su di voi ha disegni delicatissimi, pieni di carità e di amore. Oh, abbiate la fede; non perdetevi come uomini fra le disputazioni umane e le preoccupazioni dell'io; vi lascierebbero col cuore vuoto, e specialmente in punto di morte, con una gran pena.
S. Giovanni Bosco disse verso il termine di sua vita: Se Don Bosco avesse avuto più fede, quante cose di più avrebbe fatto.
Pensiamo: se egli per umiltà, per profondissima umiltà, parlava così, che cosa dovremmo dire di noi? Egli che ci appare come un prodigio di fede?
2 Santifica la volontà. - Lo spirito di fede anima la volontà. Deve farci operosi, deve ispirare le parole, deve accedere lo zelo. Impadronitosi di un'anima la porta ad operare soprannaturalmente; ciò significa: che fa contare sugli aiuti divini; che fa scegliere le opere di Dio, fa mirare a Dio in ogni cosa: Dio solo!
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Ci fa contare su Dio. Guardando solo alle nostre possibilità, all'ingegno, alle risorse umane, tante volte ci si abbatterebbe; giacché è presunzione tendere a certe opere, appoggiati solo alle nostre povere forze. presunzione! ma lo spirito di fede ci porta a contare su Dio, a pregare; chi spera in Dio non sarà confuso: «Spes autem non confundit» (Rom. V, 5); «In te, Domine speravi: non confundar in aeternum» (Inno Ambrosiano); «Quoniam in me speravit, liberabo eum» (Ps. XC, 14); «Clamavit ad me, et ego exaudiam eum... eripiam eum et glorificabo eum» (1. c. 15).
Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio. Fate che ciò che è impossibile a voi, divenga possibile e reale per la grazia, la misericordia e la potenza di Dio. iddio che tutto ha creato, non potrà fare anche quello ch'è meno? Dio che sfama tutti gli uomini, non potrà sfamare anche voi? Iddio che è santificatore e trasformatore degli Apostoli, non potrà trasformare e rendere potenti della sua grazia voi, nella vostra azione? Quando conta su Dio, l'apostolo soffrirà e in certi giorni sarà come abbattuto; ma non si lascierà vincere! perché Dio è con lui. Sì, la Chiesa è continuamente sbattuta dalle tempeste, ma nella barca vi è Gesù
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Cristo; quando vuole comanda ai venti ed ai flutti, e ritorna la calma e la tranquillità sul mare: «Tunc sugens, imperavit ventis et mari, et facta est tranquillitas magna» (Matth. VII, 26).
È necessario che noi cantiamo sul Signore. Il Signore concede grazia a chi conta su di lui. Alcuni, in tre o quattro anni, si santificano così che ci pare di vedere rinnovarsi l'esempio di S. Gabriele dell'Addolorata, mentre altri man mano che passano gli anni, divengono sempre più vani ed esteriori e bisognosi di misericordia. nella vita spirituale dobbiamo combattere contro le nostre passioni: l'ira, l'invidia, la superbia, la carne: occorre domarle così da renderle sottomesse alla ragione ed allo spirito. Chi può sperare di vincere? Chi conta sulla grazia di Dio. Nel lavoro di perfezionamento dobbiamo acquistare virtù, ogni giorno. Chi può confidare in un progresso costante? Chi conta su Dio. Nella vocazione al Sacerdozio e all'apostolato ci troveremo innanzi ad ostacoli d'ogni maniera. Chi sarà fedele ministro di Dio? Chi conta su Dio; poiché per ognuno stanno preparate le grazie per il suo stato.
Fare le opere di Dio. nella vita chi ha fede, cerca le opere più alte, più meritorie. Egli non cura i guadagni temporali,
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non mira alla stima, non è guidato dalla passione. I suoi principii massimi sono: operare secondo conviene alla maggior gloria di Dio; cercare soprattutto il regno di Dio;salvare le anime innalzandole alla maggior perfezione spirituale; preferire i più poveri ed il più povero; desiderare i disprezzi e di venir dimenticato; tenere presenti i Novissimi e provvedere all'eternità. Chi ha spirito di fede cerca i libri spirituali; chi non ha lo spirito di fede cerca i libri di avventure o, al più, la letteratura. Chi ha spirito di fede annota massime di santi: chi non ha lo spirito di fede apprende soltanto i detti di uomini grandi civilmente, politicamente. Chi ha lo spirito di fede opera silenziosamente, ma costantemente nei suoi doveri quotidiani.
L'uomo vano si circonda di amici frivoli; l'uomo vano perde il tempo in leggerezze e sentimentalità; l'uomo vano ha giornate inutili. L'uomo fervente si forma una famiglia di amici pii e ardenti; l'uomo fervente si vale di ogni piccola circostanza per accrescere i meriti; l'uomo fervente ha giornate piene.
Sentiamo dalle labbra di S. Giovanni Berchmans i sentimenti dell'anima sua sul vero problema della vita: «salvarsi»; «farsi santo»;
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«Se non divento santo adesso mentre son giovane, non sarò mai santo. - In tutte le cose sarò contrario al mondo.
Mi professerò apertamente uomo spirituale e devoto. - Non vergognarmi di trattare frequentemente col P. Spirituale. - Non vergognarmi di fare spesso penitenze in refettorio.
Sceglierò ogni mese qualche giorno meno impedito, in cui mi possa dare al raccoglimento con tre o quattro meditazioni.
- Ho sperimentato che il dare con liberalità mezza giornata alle cose spirituali nel giorno di Comunione, e altre feste un'ora, e ogni mese un giorno, nulla toglie agli studi.
Stimar sommamente le cose minime. - Aborrire quelle grazie gratis date, come fare miracoli, ecc.
Quando Gesù si allontana da te, o anima mia, o sei desolata, non si turbi il tuo cuore; poichè verrà il Signore e non tarderà. I tuoi occhi inseguano sempre Cristo che fugge, e se ti senti inclinare ai diletti del mondo e della carne, gridagli: «Signore, dove andremo? Tu hai parole di vita eterna».
La fede rende l'anima pronta ad ogni virtù. Chi vive di fede è giusto: «Iustus ex fide vivit» (Rom. I, 17.) La giustizia è il complesso di tutte le virtù. perciò:
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chi non ha fede non può aver le altre virtù, come quando mancasse il fondamento non potrebbe sostenersi l'edificio. Chi ha poca fede arriverà sino all'esercizio di qualche virtù, forse a qualche atto virtuoso: ma chi ha fede eserciterà le virtù con giustizia: cioè: ognuna a suo tempo, ognuna a suo luogo, ognuna verso chi deve mostrarsi: «Joseph autem cum esset iustus» (Matth. I, 19).
La fede ci rende giusti con Dio. Quindi porta a pregare quanto è necessario. Non strani, ma giusti rende la fede. Giusti con Dio, dandogli il debito onore, gloria, culto. La fede ci fa onorare Dio come Creatore e Autore d'ogni bene; la fede ci mostra Dio come governatore, provvido e sapiente; la fede ci fa considerare Dio come Sommo bene, Felicità eterna.
Giusti con noi. Ed è per questo che i Santi hanno prima dato all'anima il miglior tempo, le migliori energie, tutti i loro pensieri. Hanno sottomesso il cuore alla ragione, la carne allo spirito, il tempo alla eternità. L'uomo sottomesso il cuore alla ragione, la carne allo spirito, il tempo alla eternità. L'uomo di fede dà il necessario cibo e riposo al suo corpo, fa un giusto e ragionevole uso delle sue sostanze, guida i sensi esterni e le potenze dell'anima secondo conviene.
Giusti col prossimo: all'autorità civile
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presta la dovuta sudditanza, onore, tributo; all'autorità religiosa il dovuto amore, sottomissione e assecondamento cordiale: «Date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio». Agli eguali occorre amore, rispetto, carità, agli inferiori soccorso, compatimento, stima, affetto.
È utile ancora sentire S. Giovanni Berchmans:
«O buon Gesù, chi potrà allontanarsi dalla via, dove Tu sei Via? Chi devierà dal cammino, dove Tu sei Luce e Guida nel cammino? - Niente mi giova il guadagnare anche tutto il mondo, se poi reco danno all'anima mia.Che ti giova, o anima mia, dire o fare ciò, che poi nella stanza devi piangere? - Fra le migliori consolazioni che Dio mi ha largito, vi è questa che non ho mai volontariamente commesso peccato veniale, nè mancato ad alcuna regola dacché sono in Compagnia.
Per i piccoli difetti fare grandi penitenze. - Attendere ai propri difetti, non agli altrui. - Ciò che ti dispiace negli altri, non farlo mai. - Non vergognarti, quando avrai rotto qualche cosa o commesso qualche difetto, di chiedere la penitenza; e di chiedere tutte le penitenze in ginocchio, anche se sia Sacerdote o chiunque altro tu sia».
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3. Santifica il cuore. - La fede eccita nel cuore i sentimenti soprannaturali. Il primo sentimento è un desiderio vivo del paradiso: «Paradiso! paradiso!!», esclamava quasi trasformato S. Filippo Neri quando gli fu offerto il Cardinalato. - «Desiderium habeo dissolvi et esse cum Christo» (Phil. I, 23), diceva S. Paolo. - Il suo ardente amore a Gesù Cristo gli faceva sospirare il momento della morte, quando, rotti i vincoli del corpo, l'anima sarebbe volata libera fra le braccia di Gesù Cristo. - «Tanto è il bene che aspetto, che ogni pena mi è diletto», diceva S. Francesco d'Assisi in mezzo alle sue estreme privazioni, penitenze e dolori. - La fede infatti ci mostra questa vita come un esilio, il cielo come la patria beata; la fede ci fa vedere i molti pericoli delle anime in cielo; la fede ci mostra la fatuità dei beni della terra e la somma felicità che è in Dio.
Il B. Tommaso Moro per salvare la sua fede e la sua virtù si era allontanato dalla reggia rinunciando alla carica di Primo Ministro. Venne anche incarcerato perché si rifiutò di prestare il re il giuramento che era contrario alla sottomissione dovuta alla Santa Sede. nella durissima prigionia venne visitato dalla moglie,
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che avrebbe voluto tornare alla prima posizione, agli oneri e comodità. Sapiente fu la risposta del Beato:
- Quanto pensi tu che potremmo ancora goderci quei beni, onori, comodità?
- Penso, rispose quella, che per almeno altri venti o trent'anni.
- Ebbene, ribattè il marito, quanto sei mercantessa sciocca! vorresti che per venti o trent'anni io rinunciassi ad una felicità eterna?
E morì sul patibolo, martire della fede cattolica.
La fede eccita il dolore dei peccati. Essa svela le grandezze di Dio e la deformità di una ribellione alla sua infinita Maestà; essa ci fa comprendere i molti benefizi del Signore e la nera ingratitudine di chi l'offende; essa ci mostra il Crocifisso Gesù vittima dei peccatori e spreme lagrime di amore, di compassione, di pentimento. La fede ci fa comprendere il valore della grazia e dell'amicizia di Dio e ci addita la rovina, anzi le rovine che accumula il peccato nell'anima peccatrice. Ed ecco allora i sentimenti di Sant'Agostino nel libro «Le Confessioni», le lagrime cocenti di una Santa Maria Maddalena penitente, le dure austerità di Santa Margherita da Cortona dopo la sua conversione,
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La fede dà i sentimenti di pietà e divozione. Noi dovremmo scorrere il messale, il sacramentario ed il breviario. Essi sono le principali guide per la preghiera, liturgica specialmente. Ma di dove sgorgano gli alti sentimenti dei salmi, degli oremus della Chiesa, degli inni sacri? Da una fede viva, sentita, alimentata dalla meditazione. Quali sentimenti erompono dal cuore del Salmista, per es. nel salmo CXII:
Fanciulli, lodate il Signore: lodate il nome del Signore.
Dall'oriente all'occidente deve essere lodato il nome del Signore.
Dall'oriente all'occidente deve essere lodato il nome del Signore.
Il Signore è al disopra di tutte le nazioni, e sopra i cieli si eleva la sua gloria.
Chi può essere simile al Signore Dio nostro che abita nell'alto dei cieli.
Egli guarda gli umili in cielo ed in terra?
Egli solleva dalla polvere il mendico e trae il povero dal letame,
Per metterlo a sedere tra i principi, tra i principi del suo popolo.
Egli fa abitare nella sua casa la sterile, come lieta madre in mezzo ai figli.
Quali sentimenti di fede ed amore in questa orazione: «Anima Christi»;
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Anima di Cristo, santificami. Corpo di Cristo, salvami. Sangue di Cristo, inebriami. Acqua del costato di Cristo, lavami. Passione di Cristo, confortami. O buon Gesù, esaudiscimi. Nascondimi nelle tue piaghe. Non permettere che io mi separi da te. Difendimi dal nemico maligno. Nell'ora della mia morte, chiamami, e comandami di venire a te, perché coi tuoi santi ti possa lodare per tutti i secoli. Così sia.
Ancora: la fede eccita ardore per la santificazione dell'anima. È la fede che ci fa conoscere la preziosità dei doni dello Spirito Santo, delle beatitudini evangeliche, dei frutti della grazia.
Ecco i sentimenti di S. Giov. Berchmans su questo argomento:
«Se non ho l'abito dell'orazione, non vivrò in pace nella Compagnia. - Chi non stima l'orazione, non può perseverare nella via spirituale. - Tanto dispiace l'orazione del Diavolo, che con ogni studio si sforza di impedirla.
Incitamenti a pregare: 1) se compirò bene la mia orazione, non vi sarà alcun pericolo di perdere la vocazione; poiché di qui ha principio ogni apostasia; 2) Chi
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fa bene l'orazione, ha il paradiso in questo mondo, per l'abbondanza delle consolazioni, e poi nell'altro.
Le distrazioni, se non sono volontarie, provocano Iddio piuttosto a compassione che ad ira.
Guarda che Dio per la tua negligenza non ti tolga la tenerezza dell'animo, e non ti lasci insensibile.
Mostrati madre verso gli altri, giudice verso te stesso.
Sommamente mi manterrò applicato alle cose spirituali, specialmente alla meditazione, all'esame e alla lezione spirituale.
O Signore, che cosa mi può essere dolce e giocondo, fuori della Comunione, per la quale Voi devotissimamente avete pregato di essere glorificato?
Fomenterò diligentemente il mio affetto verso il Venerabile Sacramento; e almeno cinque volte al giorno lo visiterò.
In questo Sacramento il Signore volle fermarsi per essere medico e medicina, redentore e prezzo, ospite e servo e cibo, madre, e, per così dire, nutrice. Ammirabile divenne la vostra scienza, o Gesù, si fortificò e non le potrò oppormi!»
Lo spirito di fede domina la mente, la volontà, il cuore. Esso è la radice
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l'uomo soprannaturale, del cristiano, del religioso, del Sacerdote. Esso è dono di Dio! ed il più bel frutto che produce è l'apostolo sulla terra, il santo in cielo: «Plantasti radices eius, et implevit terram» (ps. LXXIX, 10).
Sia lodato Gesù Cristo.
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