Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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La vocazione della Pastorella30
Amare la vocazione è amare la volontà del Signore perché la vocazione è di volontà di Dio. E' Dio che l'ha impressa nell'anima; Egli, creando le anime le destina ad un corpo perché vi sia una persona umana e ad ogni persona affida una missione.
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Tutti in paradiso, ma chi per una via e chi per un'altra. Alle persone che sono destinate alla vita religiosa, il Signore, creandole, dà particolari attitudini, qualità, inclinazioni naturali e poi particolari doni di grazia nel santo battesimo. Così la volontà di Dio si manifesta e si compie nella creazione, nel battesimo e successivamente nelle varie grazie che il Signore semina nella fanciullezza, nella giovinezza e alle volte anche più avanti, quando si è giunti ad una certa maturità. E' dunque la vocazione volontà di Dio; perciò amare la vocazione è amare la volontà di Dio.
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Ora qualche considerazione.
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La vocazione alla vita religiosa e alla vita apostolica, la duplice vocazione, ci porta a vivere come Maria, come Gesù, come Giuseppe. E cioè a vivere la vita più alta, più perfetta, più santa che si sia vissuta sulla terra.
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A Nazaret i tre gigli purissimi: Maria, Gesù Giuseppe: vergini, adorni di ogni virtù e chiamati ad una missione sublime.
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1) Vivere come Maria. Quale aspirazione più grande di questa può avere una giovane? Di passare la sua vita nell'ufficio che aveva Maria.
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Abbiamo nel Vangelo quella donna che udito l'insegnamento di Gesù, gridò esultante: «Beata colei che ti fu madre!». Sì, veramente beata Maria! perché credette alle divine promesse che Dio avrebbe effettuato il prodigio: divenire Madre del Figlio di Dio e rimanere vergine. «Si compì in te quel che è stato detto dal Signore».
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Vivere come Maria; la Vergine Santissima Immacolata; la Vergine dotata di una fede profonda, di una speranza ferma, di una carità ardente, di una prudenza costante, di amore alla santità e alla giustizia profonda, di perseveranza, di moderazione, di fortezza, di umiltà, di obbedienza, di pazienza. Dove trovare una creatura più perfetta?
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Maria è il prodigio del creato, è il prodigio di grazia e di gloria in cielo.
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La vita della suora è la più simile a Maria la più simile che si possa immaginare. La donna viene così elevata. Maria era stata predetta nel Genesi: «Porrò inimicizia fra te, serpente e la Donna, la donna per eccellenza, Maria, fra il suo Figlio e il tuo seme (il peccato ); Ella ti schiaccerà il capo». Ecco, la suora schiaccia il capo al serpente della disonestà, dell'avarizia dell'orgoglio; schiaccia il capo al serpente che è nel mondo il quale «totus in maligno positus est», è tutto impastato nel male. Ogni volta poi che la suora combatte le tentazioni, vince il demonio, schiaccia la testa al serpente istigatore. E di più quanti peccati fa evitare nel mondo col suo apostolato, con l'istruzione, col catechismo, con l'assistenza alla gioventù, col buon esempio, con la preghiera.
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Il diavolo oggi insidia le suore più che in altri tempi perché le teme: teme che si moltiplichino perché anche là, dove si ferma, dove si ferma o ha un limite il sacerdote, ecco interviene la suora la quale opera accanto al sacerdote stesso e talvolta così profondamente ed efficacemente che viene ascoltata con venerazione. Le parole della suora vengono poi sempre ascoltate con venerazione se hanno stima di lei.
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Vi sono suore che sanno dire parole semplici ma che hanno una grande efficacia, arrivano fino in fondo all'anima e decidono di una vita. Ecco, per la sua parola semplice e suadente, una vita che poteva essere una vita di famiglia, diviene una vita tutta spesa per Dio e per le anime nella vita religiosa. E che stima e che fiducia hanno tutti della loro suora! La vedono così buona, così paziente, continuamente disposta per i loro bisogni, tutta dedita ai loro bambini. E Dio opera nelle anime per mezzo suo.
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Il mondo deve avere suore che dappertutto ricordino che vi è un paradiso, che vi è un'eternità. Anche tacendo possono ammonire e insegnare; il loro abito lo dice e con la loro vita dimostrano che vi è un Cielo e un'eternità.
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Vivere come Maria la quale salì il calvario e offerse la vittima Gesù al Padre Celeste, offerse il proprio dolore e la spada che le trafiggeva l'anima, per la salute del mondo. La suora si offre in questo senso: tutta mi dono, offro e consacro per la mia santificazione e per la salvezza delle anime.
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Più suore, più suore nel mondo! Il demonio insidia le anime. E non bisogna pensare che dimentichi voi! Va continuamente in cerca di anime per insinuare certe parole, eccitare le passioni e tentare al male.
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Maria è madre del Verbo incarnato, del Verbo, cioè del Figlio di Dio ed anche madre delle anime che si salvano. La suora diviene madre delle anime alle quali porta la grazia per mezzo del suo apostolato.
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Vivere con Maria, la quale ebbe la grazia di vivere sempre con Gesù. Anche la suora deve vivere con Gesù. Maria ebbe la grazia di vedere i suoi esempi e godere la sua intimità. La suora ovunque va trova un tabernacolo, trova Gesù. E se anche per disavventura in qualche posto per distanza o altri motivi dovesse rimanere senza la comunione, essa vive con Gesù che porta nel cuore.
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2) La pastorella vive inoltre come Gesù buon Pastore: la sua vocazione è quella.
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Gesù volle nascere a Betlemme, volle vivere a Nazaret soggetto a Maria e a Giuseppe, volle darsi a un lavoro faticoso; Gesù si preparò così al ministero pubblico che iniziò con quaranta giorni di digiuno e di penitenza, col vincere le tentazioni, col battesimo di Giovanni. Poi il suo apostolato pastorale fu intensissimo e in quei tre anni e più, come attirava a sé le anime con la sua bontà, fino al punto che il popolo, guadagnato dalla sua amabilità, lo seguiva dimenticando persino il cibo. E quale compassione aveva per i peccatori, e quale via di santità e di perfezione indicò, e come incitò tutti a seguirlo, e come si offerse vittima al Padre Celeste per la salvezza degli uomini!
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La vita della pastorella deve immedesimarsi con quella di Gesù buon Pastore fino a immolarsi, poi fino a salire al Cielo dove il Pastore Divino è attorniato dalle sue pecorelle.
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Vivere come Gesù, parlare come Gesù, pregare come Gesù, voler bene alle anime come Gesù, sacrificarsi come Gesù; cercare di operare il maggior bene e poi vivere nascoste nella santa umiltà. Vivere nascoste e comparire solo quando c'è un bene da fare.
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E allora, senza guardare a ciò che dicono gli uomini, cammina diritta per la strada assegnatale dalla Divina Provvidenza. Gesù volle accanto a sé Maria, la divina Pastora, e vuole accanto a sé la pastorella.
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3) La vita poi della pastorella ha tante somiglianze con la vita di san Giuseppe: la verginità è comune, la povertà, il lavoro, la preghiera sono comuni; la semplicità, l'umiltà, lo spirito di obbedienza pure comuni.
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San Giuseppe visse nel silenzio. Le cose del mondo non attirano la pastorella, vive nel silenzio, ma appare costantemente quando c'è il bene da fare.
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San Giuseppe è il padre dei vergini, è protettore della Chiesa Universale; la suora opera nella Chiesa col suo apostolato.
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San Giuseppe è protettore dei morenti e quante volte bisogna invocarlo al letto dei malati.
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San Giuseppe è da tutti invocato, ma specialmente dai poveri, dagli emigrati, dagli infelici, dagli infermi, dai lavoratori ai quali è dato anche come protettore: «Patrono degli artigiani». E alla suora quale parte è riservata? Alla suora non sono riservate, per il suo apostolato le persone nobili, dotte; non deve rivolgersi in primo luogo ai sapienti della terra. Gesù si rivolse in primo luogo agli umili e san Giuseppe è il santo degli umili. Perciò anche la suora deve cercare prima di tutto le masse, costituite dai contadini, dagli operai, da coloro che lavorano manualmente per lo più, ma poi anche intellettualmente e moralmente. Cerchiamo sempre quelli che sono più disposti a sentire la parola di Dio, quelli che hanno il cuore più puro, più semplice, come i bambini, gli infermi i lavoratori, i poveri. Questi corrisponderanno di più alle esortazioni della suora.
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La vita della pastorella è quella che si avvicina di più a Maria divina Pastora, a Gesù buon Pastore, a san Giuseppe cooperatore della Redenzione, quello che aiutò Maria e Gesù e visse in intimità con loro.
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Oh! la bellezza del vostro stato, della vostra missione!
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Altre si occupano di scuola: bene. Altre suore hanno la cura dei corpi negli ospedali; vi sono suore occupate in tante cose. Voi avete la cura delle anime nelle opere parrocchiali.
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Per le anime! L'opera è diretta alle anime quando fare un'opera vuol dire cooperare ai ministri di Dio, ai pastori di anime.
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Tutta spirituale la vostra missione! Per questo qualche volta è meno apprezzata in certe regioni o in certi paesi; ma l'apprezza Dio! Il mondo ha un giudizio falso; il giudizio vero è quello che dà Dio.
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Ecco allora: stimare sempre più la vocazione e la stima si dimostra con la corrispondenza.
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Essendo in principio, la vostra istituzione ha bisogno di anime fervorose, calde; ha bisogno di maggior unità, non dissensi o dispareri, ma unione di vita, di sentimenti, di aspirazioni. Allora l'istituto progredisce. Perché chi fa progredire è il Signore, si dice, ma lui lo fa per mezzo nostro, se progrediremo noi. Dobbiamo progredire noi, dovete progredire voi che costituite la vostra congregazione. Come un corpo è tanto perfetto quanto ha le sue membra perfette, così la congregazione sarà tanto più perfetta quanto più ha membri perfetti, santi.
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Il Signore vi ha amato tanto, vi ha amato tanto! Andate dunque avanti con semplicità, ma con grande riconoscenza e grande impegno a corrispondere a questa bella vocazione.

4 agosto 1957

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30 4 agosto 1957.