Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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L'esame di coscienza27
Abbiamo ricordato che il mezzo principale istituito da nostro Signore Gesù Cristo per schivare il peccato è la confessione, che mentre distrugge il peccato commesso serve a premunirci, a rafforzarci contro le tentazioni. La confessione è il mezzo Sacramentale, quindi come tale supera tutti gli altri mezzi, prepara alla comunione, ottiene costanza. La confessione produce frutto in quanto noi portiamo disposizioni, perché certo da parte di Gesù Cristo non mancherà nulla. Egli attende il peccatore, lo sollecita con inviti interiori ed esteriori. Tanto meno manca la sua misericordia, che sempre ci attende. Il Signore tutto il giorno tende le sue mani verso il popolo. Oh, com'è stato buono Gesù con la Samaritana! L'ha attesa al pozzo di Sichem e volle essere solo a parlare con lei; e come si fece strada nel suo cuore indurito dal male! Come fu buono Gesù con l'adultera, la Maddalena, Matteo, Pietro. E che bontà umanamente incomprensibile con Paolo, un persecutore che poi sofferse e lavorò più degli altri.
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E' buono Gesù! Non aspetta altro che riconosciamo i nostri torti, e non solo ci darà il perdono, ma aggiungerà grazia a grazia. La disposizione prima è di riconoscerci, cioè di confessare la nostra. debolezza, i nostri peccati, i nostri mali. Gesù perdona ciò che noi accusiamo e allora chi fa l'esame di coscienza profondo, totale, riceverà il perdono totale. L'esame di coscienza non deve essere scrupoloso e vedere gravità dove non c'è; no mai lo scrupolo, ma la verità sì, tutta.
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Discendendo nella nostra anima noi vedremo molte cose a cui forse, nel corso dell'anno non abbiamo badato. Il principio della nostra santificazione sta nel detestare il male. Non si può essere umili se non si detesta la superbia, non si può essere benigni, pacifici, se non detestiamo l'ira; non possiamo essere ispirati e guidati dalla bontà se non detestiamo l'invidia; non possiamo praticare la povertà se non detestiamo l'attaccamento; non possiamo essere totalmente di Gesù se abbiamo ancora il nostro amor proprio vivo e nutrito, conservato e cresciuto; e così si parli della tiepidezza o pigrizia spirituale, si parli della sensualità o si parli della golosità. Se dobbiamo essere regolati in tutto, dobbiamo vedere in che cosa siamo sregolati; in quello in cui non ci comportiamo ancora bene.
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L'esame di coscienza fatto bene è il principio della virtù. Può essere fatto prima sui Comandamenti, poi sui Consigli Evangelici, poi sui doveri riguardanti l'apostolato.
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Il I Comandamento sulla pietà, sulla devozione, sull'amore a Gesù.
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Il II L'osservanza dei voti, il rispetto del nome santo di Dio.
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Il III La santificazione della festa; la pastorella la fa un po' come il parroco che alla domenica ha più lavoro. Possibilmente due Messe, opere di culto; guidare i fanciulli a capire le funzioni, fare il catechismo.
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Il IV Per noi va fino al voto. Non è soltanto cosa esteriore, è cosa profonda, cioè sottomissione al volere santo di Dio. L'obbedienza ci deve portare alla intima unione coi Superiori.
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Il V Riguarda la carità. Oh, questa carità! Se si dovesse dipingere la carità si potrebbe vestirla con un abito rosso, sì perché indica la carità, ma tanto strappato; quanti strappi si fanno alla carità, interiormente: nei pensieri, nei giudizi e nei sentimenti; e poi nelle parole, nelle azioni.
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Il VI Si perfeziona per noi con il voto. La parte positiva è in modo speciale l'amore a Gesù, il desiderio del paradiso, l'amore alle anime, il desiderio di lavoro per la loro perfezione.
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Il VII Va unito al voto di povertà. Distaccare il cuore dalle cose, rimettersi a Dio anche per il giorno della morte.
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L'VIII La sincerità: quante volte si coprono le cose, si tacciono e anche si arriva a dire quello che non è vero, o si arriva a dirlo con la parola o si arriva a dirlo coi fatti, con l'ipocrisia; per esempio: far vedere la pietà dove c'è la tiepidezza o far vedere troppe difficoltà perché vogliamo far scusare la nostra indolenza o mancanza di zelo.
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Il IX e il X ci richiamano a riflettere sui pensieri e sentimenti interni.
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I Consigli Evangelici: la povertà che produce, che sovviene, che pensa all'istituto e contribuisce nella maniera possibile.
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La castità: sempre più di Dio. Amare le sorelle e amarle in modo uguale. Amare veramente.
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L'obbedienza: la vita comune che generalmente è più difficile dell'osservanza dei voti. Sapersi comprendere, sapersi aiutare. Comprendere ma poi operare per amore di Dio, per amore delle anime. Operare come Gesù Cristo.
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Vi è una tendenza che ha notato anche il Papa, di un naturalismo nuovo. Soprannaturali: comprendi chi è ignorante, fagli il catechismo; comprendi chi inizia appena la vita religiosa, dàlle l'esempio, precedila perché da te impari. Ha bisogno di rimedi nella salute: Gesù è il Medico.
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Compatirsi, aiutarsi con la preghiera e con gli esempi buoni.
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Vita comune: adattarsi con dedizione agli orari, adattarsi alle discipline.
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Amare proprio la casa madre, starci volentieri, non come se ci fosse una paura, nel timore di essere osservati, no. Si mettono insieme i cuori, si mettono insieme le persone per aiutarsi, correggersi, crescere nella vita religiosa, migliorare l'apostolato e progredire. Si viene come figli alla madre. Il desiderio di casa madre è sempre un segno di amare la vocazione.
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Abbandono in Dio, se l'anima vuole essere più perfetta, spirito di fede; è Iddio che ci vuole più santi con mezzi diretti e indiretti. E' sempre Padre sapiente e buono.
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L'apostolato: come facciamo catechismo? Come teniamo i bambini? Come operiamo con le giovani? Abbiamo la prudenza e lo zelo nella nostra attività apostolica? Come difendiamo l'istituto, la Casa, quando ci sono interpretazioni non buone? Come ci istruiamo per far meglio? Cerchiamo i mezzi più atti al bene? I mezzi che vengono suggeriti dall'autorità Ecclesiastica o che vengono suggeriti dal progresso degli studi, miglior didattica, maggior studio della psicologia e maggiori industrie pastorali?
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Oh, l'apostolato della pastorella è così esteso, così largo, che non è mai sufficientemente preparata. L'apostolato della pastorella è larghissimo, non ha confine. Non ha altro confine che la carità, quella carità che Gesù buon Pastore insegna specialmente alla pastorella. Oh, com'è bello l'apostolato Pastorale, ma quanto richiede! Dalle cose più materiali e più umili, alle cose più alte, più belle, dalle cure del corpo alle cure dell'anima, dal modo di vivere nel tempo al modo di essere felici nell'eternità. L'apostolato della pastorella si estende nei suoi frutti nel purgatorio e nel cielo. Apprezzarlo e migliorarlo senza affanni, con prudenza ma con zelo, con dedizione.
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Chiedere perdono anche per le cose che non si conoscono e ricordano. Riconoscere, altrimenti è impossibile pentirsi. Mai lo scrupolo, ma la diligenza sì che favorisce il progresso e ci mette in più intimità con Gesù e porta a noi maggior frutto nell'apostolato, maggior grazia.

2 agosto 1957

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27 2 agosto 1957.