Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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La fede36
Gesù buon Pastore raccomandava soprattutto ed esigeva la fede. «Credete in Dio e credete in me» «Se avrete fede come un granello di senapa...» «Confidate, io ho vinto il mondo» e soprattutto questa norma: «La tua fede ti ha salvato, ti sia fatto come hai creduto».
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La fede: qui intendiamo soprattutto fiducia in quanto si unisce fede e speranza. Dio ha cura delle cose create, vede tutto, e come veste il giglio di bei colori, così veste noi che siamo più del giglio; e come nutre gli uccelli che non hanno granaio, così nutre gli uomini: «Voi siete di più di molti passeri». Dio Onnipotente Padre buono. E poi la tenera carità del Padre verso di noi, del Figlio, dello Spirito Santo! Ed allora abbiamo fiducia di ottenere il paradiso e le grazie necessarie.
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La fede si deve rivolgere per voi specialmente verso tre cose:
1) Credere che potete farvi sante e che non è difficile.
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2) Credere che potete esercitare un magnifico apostolato e che non è difficile con l'aiuto di Dio.
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3) Credere che il Signore prepara a voi tutte le grazie necessarie per l'istituto: vocazioni, organizzazione, spirito religioso, soprannaturale, affinché l'istituto si sviluppi, maturi nella Chiesa e maturi frutti di santità per voi e di salvezza per il popolo cristiano e non cristiano.
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1. - Negli Esercizi pensando a noi, troviamo sempre di essere deboli, fragili; troviamo che il mondo esercita ancora un'attrattiva su di noi; che in noi c'è ancora tanto di umano che è da combattere e da vincere; e riconosciamo che non siamo andate tanto avanti. Quante grazie ricevute, delle quali forse non abbiamo presentato al Signore un ringraziamento sufficiente! Allora si comprende che la santità si raggiunge con sforzo. Credere: il Signore le grazie le ha preparate; attende che noi le chiediamo.
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2. - E' da dirsi che l'apostolato ha delle difficoltà, ma aver fede di superarle; aver fede di imparare le cose da comunicare; e darle con prudenza e zelo che si modellano sulla prudenza e lo zelo di Gesù buon Pastore. Poter compiere il nostro apostolato nella misura che ce lo indicano le nostre costituzioni. Pregare. Può essere che una sia presa dalla timidezza, dallo scoraggiamento; aver fiducia e domandare le grazie in questa fede: «Gesù è con noi e noi siamo con Gesù» perché ripetiamo il suo stesso apostolato. Si imparerà, si prenderà coraggio, il Signore darà la grazia per esporre. Il Signore darà le grazie di cui abbiamo bisogno secondo che una verrà destinata.
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3. - L'istituto ha bisogno di vocazioni, di tante cose: vocazioni, pane quotidiano, scienza necessaria per corrispondere alla vocazione. Ha bisogno che ci siano delle sante perché quando ci sono sante esse profumano tutto l'ambiente col profumo di viole, di giglio, di rosa. Ha bisogno che tutte si uniscano in uno spirito solo; e vi sia la bontà con tutte e la sottomissione a chi deve guidare. Che si allontani sempre il peccato dall'istituto! Ad ogni costo! Perché il peccato fa l'ufficio di un veleno messo nella minestra.
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E' necessario che vi sia la schiettezza, l'apertura d'animo, è necessario che tutte l'apprendano nel periodo di formazione. Ed è necessario che una volta Professe, non si pensi di aver fatto tutto, si incomincia a far professione di amore a Dio, si incomincia ad arare il campo. Dalla santità di ognuna, risulta la santità dell'istituto. E queste grazie le darà il Signore? Sì, perché l'istituto è di sua volontà. E' lui che lo ha ispirato, lo ha fondato, lo ha sostenuto, sviluppato. Questo si conosce anche all'esterno, dall'approvazione dei Vescovi e della Santa Sede. Ci saranno le grazie per l'istituto, Gesù le ha preparate! Del resto come non potrebbe Gesù buon Pastore non approvare un istituto che vuol lavorare con Lui, intende fare quello che Lui ha fatto; sarebbe come un Padre che non desiderasse che i figli siano buoni. Ma ci vuole la preghiera collettiva, cioè che si preghi tutti assieme e si domandino queste grazie. E come nel Padre nostro il Signore ci ha insegnato a pregare in plurale, così voi avete da considerare una pluralità nel pregare, una pluralità che è vostra, cioè: pregare per tutte, per le vocazioni, per chi si prepara all'apostolato e per chi è già nel campo d'apostolato. Questa preghiera ha più efficacia, d'altra parte è esercizio di carità. Ognuna deve essere sollecita del bene dell'altra: l'occhio deve servire a tutto il corpo, se l'occhio non ci vede, come si potrebbe camminare con tranquillità nella strada? E allora tutto il resto del corpo è interessato che l'occhio sia sano, che l'occhio ci veda bene. E allora ogni membro dell'istituto, deve interessarsi che gli altri membri siano sani, cioè santi. «Qualunque cosa chiederete al Padre in nome mio Egli ve la darà». Il che significa tutto per realizzare le due vocazioni: santità e apostolato. Le grazie necessarie per le due vocazioni: santità e apostolato con cui è connesso il bene dell'istituto. Noi bisogna che preghiamo bene, cioè che non chiediamo cose contro il volere di Dio; tutto quel che si chiede per cose materiali, è da ordinarsi verso il cielo. Umiliamoci molto, poiché non meritiamo niente, non meritiamo niente! Ma domandiamo con fiducia per i meriti di Gesù Cristo: Padre Celeste, non vi presento i miei meriti che non ne ho e sono controbilanciati tante volte da molti difetti, ma vi presento il calice, la croce di Gesù, e vi metto davanti la nostra Madre celeste, Maria, che unisce le sue domande, le sue preghiere. «Vi sarà dato quel che chiederete in nome mio». Però il Padre Celeste dà le cose con sapienza ed amore; secondo il tempo, e conducendoci per quelle vie che a volte a noi sono ignote, ma che Egli permette per nostra santificazione. Alle volte vogliamo riuscire in una cosa bella e il Signore più che la nostra riuscita vuole la nostra umiliazione, e allora la cosa andrà male davanti agli uomini, ma davanti a Dio avrà un gran merito. E generalmente ci facciamo più meriti quando le cose non vanno tanto bene che quando vanno molto bene, perché c'è sempre subito il nostro amor proprio nascosto, che quando una cosa va bene, mette fuori le corna. Siamo fatti così: tanto deboli e tanto.
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Alle volte sembra che il Signore sia sordo e ci fa esercitare la fiducia per molto tempo, ed interviene all'ultimo momento. E questa è cosa che abbiamo verificato migliaia e migliaia di volte anche nelle cose materiali. «L'avrete, abbiate quindi fede!». Fede! Allontanare certe maniere di ragionare troppo naturali; «Credete in Dio e credete in me». Quante cose vengono a mancare perché non c'è la fede, non c'è il fondamento. La fede è la radice di ogni santità, è il fondamento di tutta la vita spirituale, perciò recitando il Credo e l'atto di Fede, domandiamo la grazia di credere di più, credere meglio, credere secondo lo spirito del Vangelo.

8 agosto 1957

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36 8 agosto 1957.