Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Ariccia, 12-6-1965



VITA CRISTIANA E VITA RELIGIOSA


Avete invocato lo Spirito Santo perché illumini e accenda i cuori.
Facciamo ora una considerazione di grande importanza: il confronto tra la vita cristiana e la vita religiosa.
Ogni cristiano con il battesimo viene consacrato a Dio; deve quindi vivere la vita cristiana. Vita cristiana ordinaria: nella vita familiare, nella vita coniugale, se tale è la volontà di Dio. Nella vita familiare si devono osservare i Comandamenti, le leggi della Chiesa e tutto ciò che riguarda la fede, i sacramenti e la vita cristiana.
La vita religiosa, invece, è una consacrazione diversa, consacrazione che riguarda la povertà, la castità, l'obbedienza. Una consacrazione fatta per vivere più perfettamente: cioè perfezione della vita cristiana nell'osservanza della povertà religiosa, della castità religiosa, dell'obbedienza religiosa.
Anche il cristiano deve praticare la povertà,
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cioè il distacco dai beni della terra, ma è molto diverso. Così la castità. Infatti vi è anche la castità coniugale, ma è molto diversa dalla castità religiosa. Vi è anche l'obbedienza cristiana, ma è molto diversa da quella della vita religiosa.
Quando il Signore crea un'anima, la prepara per una missione particolare, predispone tutto e dà ad ognuna di esse le qualità per la vita presente e per la futura, in modo che possa arrivare a quel determinato grado di gloria eterna in cielo.
Tutto è già previsto nella mente di Dio. Quindi nella creazione il Signore dà quelle qualità naturali d'intelligenza, di tendenze, di salute, conformi alla vita che dovrà condurre.
Le tendenze, le qualità, il carattere di una anima chiamata alla vita religiosa sono diverse da quelle di una persona non chiamata a tale vita.
D'altra parte il Signore dispone che vi siano i genitori e l'ambiente in cui dovrà vivere la fanciulla. Sì, il Signore ha disposto tutto prima di creare l'anima nostra: ha preparato la famiglia, la parrocchia, le scuole, l'ambiente, secondo i suoi disegni.
La vocazione, quindi, non nasce a 10 o 15 anni, ma all'origine della vita, ossia, quando il Signore crea l'anima. Vi sono delle idee errate a questo riguardo. La vocazione viene dal Padre
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Celeste e ogni bambino o bambina che nasce ha la propria vocazione, il proprio destino.
Come avviene questa preparazione? Supponiamo che ci sia la vocazione. Nel battesimo il Signore, comunicando la grazia, comunica già quei doni particolari, e lo Spirito Santo che entra nell'anima infonde quelle tendenze provenienti parte dalla natura e parte dalla grazia: luce, disposizioni, tendenze, orrore al peccato, buoni desideri che poi matureranno a suo tempo.
Invece il bambino o la bambina che sono destinati solo a condurre vita cristiana, ricevono le grazie per vivere cristianamente nella giovinezza, per formarsi poi una famiglia.
Perché si possa sviluppare la vocazione, generalmente il Signore predispone una famiglia buona. È vero che nascono dei gigli anche tra le spine, ma generalmente c'è la preparazione remota nella famiglia, nell'ambiente parrocchiale, nell'ambiente scolastico e sociale.
Il Signore prepara tutto minutamente con tanta sapienza e delicatezza, e se guardate indietro nella vostra vita, riconoscerete le grazie particolari che avete ricevuto negli ambienti in cui siete vissute: ambiente familiare, ambiente parrocchiale, ambiente sociale.
Quando vi è la vocazione religiosa l'anima della fanciulla ha un certo orrore al peccato, al male. È vero che non sempre si riesce
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a portare la stola battesimale fino alla professione. Tuttavia, anche se qualche volta c'è stata qualche caduta, in seguito forse quell'anima diverrà più ardente, perché sarà animata da profonda umiltà e dirà: "Ho fatto degli sbagli nella vita..." e successivamente, cercherà di riparare il male fatto e diventare come doveva essere. Quindi non c'è da spaventarsi, perché si può arrivare anche ad un grado di santità più elevato, vivendo più in umiltà e con maggior fervore.
Arriva poi l'età dei 15 - 20 anni, quando è un po' maturata la vocazione, si è riflettuto sopra le proprie inclinazioni, sui consigli ed esempi ricevuti. Allora è tempo di pensare all'avvenire e decidere se entrare in una casa religiosa.
Le condizioni di vita possono essere tre: matrimonio, celibato, consacrazione a Dio nello stato religioso.
Che differenza vi è tra vita di famiglia e vita religiosa? Che cosa ci sta di mezzo? Ci stanno i 512 articoli delle Costituzioni. Con la consacrazione si offre tutto a Dio: i beni esterni con la povertà; i beni fisici con la castità, e lo spirito con l'obbedienza. Questi sono i voti, questa è la vita religiosa. Primo: lascia tutto. Secondo: vieni. Terzo: seguimi. Cioè: povertà, castità, obbedienza. I consigli evangelici non
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cambiano. Sono parole della Scrittura. Quindi non avverrà che fra dieci, o cento anni, cambi la natura dell'obbedienza, della povertà o della castità. Affatto.
L'anima consacrata a Dio vive il Vangelo. E come? Vivendo la povertà evangelica, la castità evangelica e l'obbedienza evangelica. Si potrà mutare? Non può mutare niente neanche la Chiesa, perché questo è il Vangelo, e se qualcuno vuole interpretare diversamente o suggerire altro, sbaglia.
Voglio far notare quanto ho già accennato altre volte: abbiamo la Costituzione Dogmatica "De Ecclesia", che nel Capitolo IV tratta con chiarezza e profondità della vita religiosa. Il Papa ha fatto notare che quando si fa l'obbedienza, non si obbedisce a se stessi, ma a chi dispone. Occorre inoltre mettere tutto l'impegno affinché l'obbedienza sia fatta con intelligenza. E questo significa che quando viene affidato un incarico, bisogna studiare il modo di fare bene l'obbedienza.
Per es. chi è incaricato di fare la propaganda, non deve andare comunque, ma studiare il modo di fare bene questo ufficio. L'intelligenza venga usata non per correggere il comando, ma per eseguirlo nel miglior modo possibile.
La povertà, poi, è tanto chiara e gli articoli delle Costituzioni la spiegano bene.
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La castità consiste nel donare tutto il nostro essere fisico al Signore. Quindi è necessario viverla integralmente. Come intenderla? Bisogna amare tutte le Sorelle. Nessuna amicizia particolare, quindi. Gli affetti sensibili con persone dello stesso sesso (siano religiosi tra di loro, siano suore tra di loro o con altre donne del mondo) sono molto più gravi che non quelli tra uomo e donna, perché questa è una tendenza naturale posta da Dio stesso.
Bisogna che ci sia la carità vicendevole, e che sia carità soprannaturale, generosa, che porta a far il bene, all'aiuto della preghiera, del buon esempio in tutto, non della sensualità che abbrutisce la persona. Quindi riflettere bene: il cuore sia rivolto a Dio, e lo zelo e la carità verso tutte le anime.
Poi l'obbedienza come ho già accennato.
Il Vangelo rimane quello che è fino alla fine del mondo. Infatti Gesù disse che dal Vangelo non cadrà nemmeno un jota. Occorre invece penetrarlo per viverlo.
Notiamo questo: siccome ci si consacra a Dio per raggiungere più facilmente la perfezione usando quei tre mezzi: povertà, castità e obbedienza, la suora può più facilmente farsi santa. Però vi sono dei cristiani, padri o madri di famiglia che sono più santi delle persone consacrate a Dio.
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Quante lettere ho ricevuto in cui mi si diceva: "È defunta mia mamma, è defunto mio papà: come viveva bene! Come era buono! Frequentava i Sacramenti, e quante pene ha sopportato nella sua vita di famiglia!".
Noi potremmo arrivare ad un posto più alto in cielo, ma se non viviamo decisamente la vita religiosa, finiremo per trovarci più indietro di quelli che sono rimasti in famiglia.
Qualche volta si deve dire: "Il papà era più buono di me, la mia mamma era più buona di me. Quanti sacrifici ha fatto, quanto lavoro, quanta preghiera e quanta pazienza!". Lettere che sono veramente commoventi.
Abbiamo meditato due punti: ciò che precede la vita religiosa, poi la vita religiosa. E al termine della vita religiosa? Vi sono le promesse di Dio, di Gesù Cristo: "Voi che mi avete seguito, e voi che avete lasciato tutto e mi avete seguito, riceverete il centuplo".
Nella vita presente riceverete il centuplo di grazie. Quindi ci sono le grazie per osservare la povertà, la castità e l'obbedienza. Queste grazie non le hanno i genitori, ma le hanno invece coloro che si consacrano a Dio. "E riceverete il centuplo". Ci sono veramente cento volte le grazie, cento volte di più dei semplici cristiani, affinché possiamo arrivare ad una perfezione più alta.
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Se non si arriva, è segno che non corrispondiamo alla grazia. Se dopo dieci, vent'anni di Professione si è andati indietro, se si trascura un po' tutto o almeno molte cose, allora come puoi dire che vuoi essere perfetto? No! perché non progredisci. Se invece cammini, corrispondi veramente alla tua vocazione e arrivi alla santità.
Poi bisogna aggiungere che oltre il centuplo di grazie su questa terra, c'è l'assicurazione che "possederete la vita eterna".
Firmando nel registro, il giorno della Professione avete ricevuto la tessera del paradiso, "riceverete il centuplo" non solo, ma "la vita eterna". Però questa tessera non la si deve strappare, perché qualcuno può ritornare anche indietro! E che nessuna sporchi questa tessera; sebbene si possa anche ripulirla. Sì, è la tessera per l'entrata in cielo; riguarda la santità che si deve raggiungere per mezzo della consacrazione, accettando le Costituzioni, come è espresso nella formula di Professione.
Vi è la santità personale e la santità apostolica. Le religiose di clausura raggiungono la santità personale, ma voi dovete raggiungere anche la santità apostolica; doppio frutto e doppia gloria. Benedette le vostre anime, che sono state così preferite da Nostro Signore!
La tessera ci dà il diritto di entrata nel
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Paradiso, però dobbiamo fare quello che ho ricordato, ossia la purificazione, per non fermarci in Purgatorio.
Vedete se vi è ancora un po' di residuo, forse di superbia, di ira, di avarizia, di attaccamento o sensibilità, golosità; se non si osservano le Costituzioni.
Che cosa dice l'ultimo articolo delle Costituzioni a questo riguardo? Leggerlo bene, perché in quello è indicato come arrivare alla santità, e nello stesso tempo come acquistare i meriti ed evitare il Purgatorio.
Osservando le Costituzioni nei minimi particolari, si evita il Purgatorio, perché in questo modo si è sempre tesi verso la perfezione.
Difetti ne avremo fino alla fine della vita, ma detestiamo sempre ciò che è debolezza, ciò che è fragilità, e teniamo sempre il cuore rivolto alla santità, a Dio, nell'amore al Signore. E poi il gran premio in Paradiso: notando che vi è anche grado e grado tra suora e suora, perché vi è chi ha ricevuto cinque talenti, chi due, e il Signore dà il premio secondo le grazie che sono state comunicate e la corrispondenza proporzionata. Quindi: "Entra nel gaudio del tuo Signore". Ciascuno riceverà il premio secondo avrà meritato, secondo che avrà con buon impegno corrisposto alla propria vocazione.
Benedette tante anime, anche tra di voi, tra
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le Figlie di San Paolo! Anime elette che hanno lasciato esempi di grande edificazione! Guardate quelle che hanno fatto bene e imitate quelle che fanno meglio.
Ecco, dunque, il cammino verso quel posto che il Signore ci ha preparato. Gesù, lo Sposo, aspetta la sposa in cielo.
In questi giorni d'intimità, Gesù vi illuminerà tanto e vi darà tanta gioia e tanta consolazione.
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