Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Anno XLII
SAN PAOLO
Febbraio 1967
Roma Casa Generalizia,

AVE MARIA, LIBER INCOMPREHENSUS, QUAE VERBUM ET FILIUM PATRIS MUNDO LEGENDUM EXHIBUISTI (S. EPIPHANIUS EP.)

CRISTO MAESTRO VIA UNICA DI SALVEZZA

Il concerto di via era molto noto e caro all'antico popolo semita poiché era un popolo nomade. Non per niente gli agiografi dell'Antico Testamento usavano molto volentieri questo vocabolo, soprattutto nel libro dei salmi:
Ci sono due vie, quella del bene e quella del male (Sal 1,6; Prov 4,18s.); la via del bene è la via della vita (Prov 2,19; 5,6); la via del male è quella dei peccatori (Eccli 21,10); le vie del Signore sono sconcertanti (Is 55,8), ma sono vie d'amore e di verità (Sal 25,10); camminare per le vie del Signore è osservare la legge (Sal 128,1).
Dio con la Rivelazione rompe il silenzio trinitario e intavola con l'uomo un dialogo di amicizia, manifestandogli e rivelandogli i segreti della sua vita intima divina: Dio vuole salvare l'uomo e farlo partecipare alla sua vita divina.
La rivelazione s'incarna nella storia, in fatti storici, concreti, controllabili. Dio opera le sue meraviglie di salvezza nella storia. La Rivelazione stessa fa parte della storia: Esodo, traversata del Mare Rosso, le piaghe d'Egitto, la conquista di Canaan... Iahvè si serve di mille vie per salvare il suo popolo, malgrado l'infedeltà di questo all'Alleanza. Iahvè è fedele alla sua opera di salvezza; è il goel (liberatore, redentore) del suo popolo. E' appuntò colui che è pronto a salvare (Es 3,14). «All'infuori di Me non c'è alcun Salvatore» (Is 43,11). Non c'è un'altra via.
Ma una via di salvezza restò molto impressa nell'anima d'Israele: l'evento salvifico dell'Esodo, «quando uscì Israele dall'Egitto, da un popolo straniero» (Sal 114,1). Questo evento resterà come tipo di qualunque ulteriore salvezza e redenzione di Dio verso il suo popolo: dall'Esodo, passando per la redenzione dalla cattività babilonica, che fece cantare traboccando di gioia il Salmista: «Redemptionem misit Dominus populo suo!» (Sal 111,9), fino a toccare l'apice nella redenzione operata nel mistero pasquale di Gesù Maestro.
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Ogni anno, in occasione della Pasqua e della festa dei tabernacoli, il pio israelita rievocava le meraviglie e le grandezze redentrici dell'Esodo (mirabilia et magnalia Dei). Il pellegrinaggio attraverso la lunga via del deserto, il pellegrinaggio a Sichem, Silo, Gerusalemme, contribuirono a poco a poco ad approfondire il concetto di via che porta alla salvezza offerta da Iahvè. La lettera agli Ebrei svilupperà volentieri il tema del pellegrinaggio come via al riposo della Terra Promessa, che ormai per il cristiano è il Paradiso. Questo era un tema molto caro all'anima nomade dell'antico popolo semita.
Tutti questi fatti storici, tutte queste vie, a poco a poco vanno acquistando un significato spirituale profondo: le vie di Iahvè sono vie di salvezza, la quale diverrà chiara quando Gesù Redentore definirà se stesso unica via di salvezza per arrivare al Padre (Giov 14,6). Il Messia, infatti, si chiamerà Gesù, cioè, il Goel (salvatore) del suo popolo (Lc 1,31).
Gesù Maestro viene al mondo per insegnarci la via che porta al Padre: Gli dice Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai, e come possiamo sapere la via?». Gesù gli rispose: «Io sono la via» (Giov 14,5-6). Gesù Maestro è dunque la via viva, perché attraverso la sua carne e la sua parola ci ha aperto una via nuova e viva. Dice infatti l'autore della lettera agli Ebrei: «Avendo dunque, o fratelli, per mezzo del sangue di Gesù Cristo la sicurezza di entrare nel santuario per questa via nuova e vivente, che egli ha aperto per noi attraverso il velo, cioè attraverso la sua carne...» (Ebr 10,19-20).
Il velo del Sancta Sanctorum si squarciò alla morte di Gesù, per lasciare aperta la via che si stava inaugurando nel velo della carne squarciata del Salvatore sulla Croce. Il corpo di Gesù morto e risorto per noi è la via che Dio Padre inaugurò «ut ad sancta sanctorum puris mereamur mentibus introire» (Liturg. Messa).
Ma c'è di più: Cristo Maestro non è soltanto una via di salvezza, ma bensì è l'unica via di salvezza: «Nessuno può venire al Padre se non per Me» (Giov 14,6). Perché «Io sono la porta. Chi per Me passerà sarà salvo» (Giov 10,9), perché «senza di Me non potete far nulla» (Giovanni 15,5). «Non esiste infatti sotto il cielo altro nome dato agli uomini per mezzo del quale possano essere salvi» (At 4,12). «Non vi è in nessun altro salvezza» (At 4,12 cfr. con Is 43,11).
Il lavoro del cristiano nel ricercare le ricchezze nascoste entro le parole via di salvezza, non è una sterile fatica senza un insegnamento pratico. Eccone uno molto profondo per la vita pastorale:
La situazione storica di ogni uomo che viene in questo mondo è quella di nascere già in peccato, nemico di Dio, con la sua psiche ammalata a causa del peccato originale e della concupiscenza. Anche dopo la remissione del peccato originale nel Battesimo, il cristiano conserva la concupiscenza (i sette vizi capitali) come campo di lotta (ad agonem). Tutti abbiamo peccato e abbiamo bisogno della gloria di Dio (cfr. Rom 3,23). Tutti siamo stati per natura figli di ira (cfr. Ef 2,3). Anche il battezzato è circondato dal demonio, dal mondo e dalle sue passioni, (1Piet 5,8; 1Giov 2,16), che lo spingono verso il male che non vorrebbe fare (cfr. Rom 7,19), e che, se gli manca la grazia redentrice di Cristo che sorregga e guarisca la sua volontà ferita, lo farà inesorabilmente.
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Lo Stato concreto della storia dell'umanità è uno stato di natura decaduta e redenta. L'uomo si trova in un mondo redento dalla croce di Cristo e con un unico fine soprannaturale, che è la meta a cui ci conduce Gesù Via: vedere, amare e godere il Padre per il Figlio nell'Amore. Sbagliare questa via significa fallire tutta una vita.
Nell'economia attuale della storia della salvezza, l'uomo senza questa grazia redentrice non può condurre una vita onesta neanche sul piano meramente umano. Senza la grazia di Cristo l'uomo esternamente e socialmente cercherà di mostrarsi educato, civile, ma internamente sarà corrotto. Infatti, Dio, attualmente, non concede grazie meramente sananti, per guarire la debolezza della natura umana ferita dalla concupiscenza, perché l'uomo storicamente è orientato verso una meta soprannaturale, la quale si raggiunge con mezzi soprannaturali: la grazia elevante (ed insieme sanante) di Cristo Redentore, Via unica di salvezza.
Senza la grazia non si può a lungo perseverare senza commettere il peccato mortale, che allontana dalla via di salvezza. La Chiesa è il «luogo» dove risiede la grazia di Cristo Via, per questo la Chiesa è necessaria per la salvezza. La Chiesa è il corpo di Cristo (Col 1,24) e quindi l'unica via nuova e vivente (Ebr 10,20) ad salutem. La Chiesa è la comunità di salvezza convocata da Cristo Via nello Spirito Santo. Il senso profondo quindi dell'aforisma «Extra Ecclesiam nulla salus» è questo : «Extra gratiam Christi Redemptoris, nulla salus».
La società dunque ha bisogno della Chiesa anche per trovare in essa il pieno sviluppo della personalità umana dei suoi membri. Soltanto nella Chiesa, unica via di salvezza, l'uomo può trovare un Umanesimo completo e non unilaterale; Solo quando sarà capito nel mondo il bisogno di questa via, allora l'uomo cesserà di essere «homo homini lupus», cesseranno le guerre e la fame e ci sarà la pace, perché ci sarà l'amore. Questo è pretendere il Paradiso in terra? Comunque diamoci da fare per entrare in quel riposo a cui ci conduce questa via (cfr. Ebr 4,1ss.) e sopportiamo tutto per il bene degli eletti, «affinché essi pure raggiungano la salvezza che è Cristo Gesù, e la gloria eterna» (2Tim 2,10), e ringraziamo il Signore per averci concessa la grazia di annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo Via, «affinché sia ora svelata per mezzo della Chiesa la multiforme sapienza di Dio» (Ef 3,8ss).
M. L.

Che migliorino le librerie!
Che siano santi i librai!
Che siano apostoli! tutti; che molte anime ne ricevano luce, edificazione e letizia cristiana.
L'apostolato è benedetto a misura che si diffonde la parola di Dio: essa è forza divina, il resto è forza umana.
Sentiamoci Paolini!
Ogni benedizione.
Sac. G. Alberione
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