Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Anno XXXIX
SAN PAOLO
Roma Casa Generalizia,
MAGGIO 1964

AVE MARIA, LIBER INCOMPREHENSUS, QUAE VERBUM ET FILIUM PATRIS MUNDO LEGENDUM EXHIBUISTI (S. EPIPHANIUS EP.)

MIGLIORARE LA PIETÀ IN ORDINE ALLA SANTITÀ

«Effundam spiritum gratiae et precum» (Zacc. XIII, 10).


ESAME DI COSCIENZA

«... nessuno sia ammesso alla professione se ancora non ha sufficientemente appreso lo spirito dell'Istituto, il metodo di far l'esame di coscienza, la meditazione, la visita eucaristica...» (dalle Costituzioni).


I

(Riporto quanto già altra volta ho scritto; ora aggiungo schiarimenti).

LAVORO SPIRITUALE ORGANIZZATO

Vi è l'anno civile, l'anno liturgico, l'anno scolastico, ecc.
Vi è pure l'anno spirituale.
Passa il tempo: Gesù cresceva in età; ed insieme in sapienza e grazia presso Dio e presso gli uomini.
Se il Signore concede anni di vita, ogni anno è un dono prezioso; ad un fine: crescere in sapienza e grazia.
L'anno di spiritualità si inizia da un corso di Esercizi Spirituali al corso seguente.
Nel primo corso si stabilisce un programma di lavoro spirituale; lavoro che è da svolgersi un po' ogni giorno; come ogni giorno nelle scuole per lo studio. Così al mattino nell'esame preventivo, si ordina il lavoro della giornata. A metà della giornata si fa l'esame consuntivo, ripetuto nella visita eucaristica.
A sera lo si ripete, anche brevemente.
Per la Confessione: un esame settimanale.
Per il Ritiro: un esame mensile.
In fine d'anno, negli Esercizi Spirituali, si constata quanto è fatto e quanto è mancato.

Ognuno di questi esami comprende: la ricerca (inquisizione), il pentimento (contrizione), il proposito (risoluzione).
In generale: nel periodo di formazione (sino alla professione perpetua, trattandosi di Discepoli; e terminati gli studi, per i Sacerdoti), si esaminano i quattro punti: spirito, studio, apostolato, formazione umana e religiosa.
In particolare: ognuno pure ha bisogno proprio (il difetto dominante), cui aggiungere ai quattro punti.
Per tutti: procedere con principi; non tanto con particolarità casuali.
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ESAME DI COSCIENZA

«Ognuno dunque esamini prima se stesso» (II Cor. XI, 28).
L'esame di coscienza è una presa di conoscenza o inchiesta sul nostro stato spirituale. Viene anche definito «una inquisizione della nostra coscienza per verificare il bene ed il male che è in noi, o vien fatto da noi; soprattutto scopre la disposizione fondamentale della nostra anima di fronte a Dio ed alla nostra santificazione».

Ognuno ha obblighi derivanti dalla qualità e quantità di talenti: chi ha ricevuto cinque, chi due, chi uno. Ne deriva l'obbligatorietà proporzionata di amministrarli rettamente. Il resoconto finale: «Cui multum datum est multum quaeretur ab eo».
Di conseguenza: per una completa conoscenza di noi stessi: a) Bisogna quindi rilevar sinceramente, senza falsa umiltà, tutte le doti che il Signore ha posto in noi, non certo per gloriarcene, ma per esprimerne riconoscenza al loro Autore e per diligentemente coltivarle: sono talenti che Dio ci ha affidati e di cui domanderà conto. Il terreno da esplorare è quindi vastissimo, perché comprende i doni naturali e i doni soprannaturali: quello che avemmo più direttamente da Dio, quello che ricevemmo dai genitori e dall'educazione, quello che dobbiamo ai nostri sforzi confortati dalla grazia. b) Ma bisogna pure riconoscere coraggiosamente le nostre miserie e i nostri falli. Tratti dal nulla, non sussistiamo e non possiamo agire che coll'incessante concorso di Dio. Attirati al male dalla triplice concupiscenza, questa tendenza viene cresciuta dai peccati attuali e dalle abitudini che ne risultano. Umilmente riconoscerlo e, senza scoraggiamento, risvegliare in noi tutte le facoltà, con la grazia di Dio, per guarire le ferite, praticare le virtù, mirare decisamente alla perfezione del Padre Celeste.
Tanto per i doni naturali che soprannaturali occorre esaminarsi sopra:
a) le qualità di mente e il dono della fede;
b) le qualità di sensibilità e le grazie ricevute;
c) le qualità di volontà, il carattere, le particolari elargizioni dello Spirito Santo;
d) le qualità fisiche e le deficienze.

Considerando la corrispondenza e le incorrispondenze ai beni datici dal Signore, direttamente od indirettamente, si rifletterà per l'esame generale sopra i seguenti punti:
a) come santificata o meno la mente;
b) come santificata o meno la sensibilità, ed il cuore;
c) come santificata la volontà e come educarla alla fortezza;
d) come santificato il corpo con i suoi sensi.
Tra le virtù ve ne è una che più si desidera, come vi è un difetto che più domina. Tale virtù o tale difetto saranno l'oggetto dell'esame particolare.
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AVVERTENZE

1) L'esame di coscienza si fa sopra gli atti interni, in primo luogo:
Sopra i pensieri: la virtù della fede ed il raccoglimento interno; il pensare soprannaturalmente, il dominio su la fantasia, la memoria l'immaginativa, la lotta ai pensieri contrari alle virtù.
Sopra i sentimenti: l'amore a Dio, l'amore al prossimo, gli attaccamenti all'onore, ricchezze, piaceri; i sentimenti di egoismo o contrari alla purezza, alla giustizia ed alle virtù in generale.
Sopra la volontà: docilità al volere di Dio, prontezza nell'obbedienza, fedeltà ai doveri di stato, osservanza della giustizia, le buone e cattive abitudini, le inclinazioni naturali.
Sopra il carattere: un'importanza grande ha l'esame sul carattere nelle relazioni col prossimo: un buon carattere che sa adattarsi al carattere altrui, è una leva potente per l'apostolato; un cattivo carattere è uno dei più grandi ostacoli al bene.
Per molte anime vi è più da temere per i peccati di omissione che per quelli di commissione: talenti, tempo, uffici, opere di zelo, pratiche di pietà... omesse, doni sepolti, virtù trascurate... anime abbandonate...

2) Ricercare le cause del male. Le mancanze contro la carità possono derivare dall'orgoglio, dal carattere, ecc., le cadute frequenti dalla tiepidezza. In generale: le occasioni, libertà dei sensi, pigrizia, ecc.
Ragioni del progresso: tenere il medesimo Direttore spirituale, la maggior pietà, l'uso di meditazioni, ecc.
3) Esaminare il grado di volontà e lo spirito di orazione. Volontà e grazia unite assieme assicurano il buon risultato del lavoro spirituale: mancando l'una mancherà il progresso: «Non ego autem sed gratia Dei mecum».
4) Giova fare qualche volta una confessione spirituale, ad imitazione della comunione spirituale. Presso a poco con i medesimi atti: preghiere per leggere bene il libro della nostra coscienza, che è di difficile lettura; ricerca delle vittorie e sconfitte, con lo sguardo alle disposizioni interiori; dolore delle mancanze, accusa innanzi a Gesù Crocifisso; ascoltare le sue ispirazioni e sentire che ci assolve; imporci a fare subito una breve penitenza.
5) Utilissimo è il rendiconto al Confessore o al Direttore spirituale del lavoro compiuto, settimanalmente od almeno mensilmente.
6) Nosce teipsum, non quella moltitudine di cose che poco o nulla giovano, se pure non danneggiano. Quante inutili notizie, od occupazioni che non ci spettano, mentre non conosciamo noi stessi; e meno ci occupiamo di quello che è l'interesse eterno! negozio unico.
Attende tibi. A che serve dar consigli, pronunziare sentenze su l'altrui operato, soddisfare inutili curiosità... se non facciamo ciò che è l'unum necessarium?
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Leggere il libro della propria coscienza, togliendo un po' di tempo a letture inutili, spettacoli e proiezioni non necessarie, è grande saggezza.
L'ultimo atto di virtù e di pietà che si farà (necessario anche negli estremi momenti della vita per controllare le disposizioni interne di fiducia ed amore) sarà l'esame di coscienza.

Avviene: prima forse si tralascia per leggerezza; poi si praticherà più raramente, infine l'anima si troverà come in una boscaglia, in pieno disordine, priva di orientamenti precisi; con tutte le conseguenze, perché l'anima non richiama più se stessa sulla sua via.
«Signore, dammi luce perché io mi conosca, come mi farete conoscere al vostro giudizio. Voglio presentarmi a Voi già giudicato ed assolto».
«Signore, che io conosca Te e conosca me. Conosca Te per amarti; conosca me per disprezzarmi».
La conoscenza di noi stessi unita alla conoscenza di Dio significa: vuotare un recipiente (che siamo noi) che con il bene ricevuto ha pur tanto di scoria! per riempirlo di ogni bene che è Dio. Allora si farà il pieno, quel pieno di cui parla la Scrittura: «de plenitudine ejus omnes nos accepimus». E, in quanto svuotiamo del male il recipiente, tanto facciamo posto al Bene Infinito, verità, grazia, santità, felicità. Assetati di felicità, verità ed amore noi troviamo tutto in Lui: sorgente di acqua viva che sale a vita eterna.

GUIDA ALL'ESAME

Circa l'esame san Francesco di Sales ha scritto: «Bisogna ridurre l'esame alla ricerca delle nostre passioni; l'esame dei peccati è richiesto per la confessione di coloro che non cercano affatto di progredire. Quali affetti legano il nostro cuore? Quali passioni lo dominano e da che cosa è specialmente turbato? Se si vuole, infatti, conoscere lo stato dell'anima, occorre analizzare una per una le sue passioni. Come un suonatore di liuto, facendo vibrare tutte le corde cerca di accordare quelle che non lo sono, tendendole o allentandole, così, se dopo aver fatto vibrare la corda dell'odio, dell'amore, del desiderio, del timore, della speranza, della tristezza e della gioia dell'anima nostra, ci accorgiamo che queste passioni sono mal accordate per il motivo che vogliamo suonare, cioè la gloria di Dio, possiamo allora accordarle, mediante la sua grazia ed il soccorso del nostro padre spirituale».
L'importante è che le corde del mio cuore siano accordate per l'aria che vogliamo suonare, cioè il canto: «Gloria a Dio e pace agli uomini». Ora, l'esame ha per fine essenziale di mostrare se queste corde suonano bene quest'aria. Le corde del mio cuore sono le mie disposizioni interne. Queste, dunque, bisogna far vibrare per sapere che suono danno: cantano la gloria di Dio? o cantano il mio amor proprio? Andare alla scoperta del nostro io.
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«Noverim Te, Domine, ut amen Te; noverim me, ut despiciam me» (sant'Agostino).
I santi hanno dato la massima importanza all'esame di coscienza. San Giovanni Crisostomo così giudicava l'esame di coscienza: «Se fatto bene, anche per un solo mese, basterebbe per stabilirci in una perfetta abitudine di virtù». San Basilio nelle sue costituzioni dichiara che «per allontanare il male e progredire nella virtù occorre mettere l'esame come una sentinella nell'anima nostra, all'inizio dei pensieri e delle opere». S. Ignazio di Loiola nella direzione dei suoi compagni adoperò per molto tempo soltanto l'esercizio dell'esame di coscienza e il frequente uso dei sacramenti. Nelle costituzioni del suo Ordine l'esame di coscienza ha un'importanza tale che nulla può dispensare da esso. La malattia o le gravi necessità potranno dispensare da orazioni e da altri esercizi, non mai dall'esame.
L'esame di coscienza è il miglior mezzo per stabilirci nell'umiltà, fondamento negativo di ogni santità. Inoltre è mezzo necessario a portarci alla fede, fondamento positivo del progresso nella vita cristiana, religiosa, apostolica.

Il nostro lavoro spirituale ha due parti: purificazione e santificazione. L'esame di coscienza è il grande mezzo per la crescita: ripulire la pianta con l'espiazione ed alimentare la pianta con i sacramenti, le buone azioni, la preghiera.
La conoscenza di noi stessi è preziosa, anzi necessaria: elimina un pericoloso ottimismo ed insieme un facile scoraggiamento.
L'esame è utilissimo a stabilire in noi un equilibrio stabile.
Sinceramente riconoscere i doni di Dio per lodare il Signore; ed utilizzarli per un buon cammino nella santificazione. E sinceramente riconoscere le miserie, insufficienze, colpevolezze, per emendazione.
È necessario esaminare le abitudini: le buone e le cattive: nascono dalla ripetizione degli atti.

Vi sono anime semplici che progrediscono; vi sono anime complicate che si tormentano e trovano difficoltà nel cammino.
Anime semplici: cercano Dio ed il suo paradiso; passano per l'unica via che è Gesù Cristo; leggono e meditano quanto Gesù ha insegnato con la parola e con l'esempio; considerano Gesù come vita e grazia: «veni ut vitam habeant, et abundantius habeant». Vogliono che la loro vita sia il «vivit vero in me Christus»; mirano alle vette. Sono sempre rivolte con i loro passi alla meta; stanno come un viaggiatore sempre orientato verso la meta: la gloria di Dio; senza deviazioni, senza fermate inutili, senza incertezze su pericoli... camminano come l'orologio che non si arresta come non deve cessare il respiro, il polso, il tempo.
Anime complicate: cercano libri, direttori spirituali, metodi, confessori, varietà di pratiche; si perdono in molti particolari, propositi continuamente variati; non camminano e non si dànno pace.
Occorre semplicità: aumentare la fede, sperare sempre più fermamente, in amore crescente verso Dio e verso il prossimo. «Domus Dei credendo fundatur, sperando erigitur, amando perficitur».
San Paolo (1 Cor. III, 10), dice: «Secondo la grazia di Dio che mi è stata concessa, io, da perito architetto, gettai il fondamento; altri poi vi costruisce sopra; badi però ciascheduno al modo che vi costruisce sopra; perché nessuno può mettere altro fondamento fuori di quello già posto, che è Gesù Cristo».
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Il primo passo è la ricerca della sede del male e la sede del bene: onde conoscere lo stato attuale dell'anima mia.
1) Il male non risiede soltanto nella parte inferiore dell'anima, in cui essa soffre la tirannia delle passioni che reclamano soddisfazioni disordinate. Senza dubbio qui si trovano molti pericoli che fanno gemere crudelmente e sospirare come S. Paolo (Rom. VII, 18, 24): «So che in me, ossia nella mia carne, non abita il bene; è in me certamente la volontà di fare il bene, ma non trovo la via di compierlo; poiché, non il bene che voglio io faccio, ma il male che non voglio, quello io faccio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io che lo faccio, ma il peccato che abita in me. Io riscontro questa legge in me: quando voglio fare il bene, il male mi è già a lato. Infatti mi diletto nella legge di Dio secondo l'uomo interiore, ma vedo nelle mie membra un'altra legge che si oppone alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra. Infelice me! chi mi libererà da questo corpo di morte? Solo la grazia di Dio, per Gesù Cristo nostro Signore».
2) Il male, è vero, ha sede nel cuore, ma è malata anch'essa la mia volontà, piena di incertezze e di debolezze, quando non sa cercare il suo appoggio in Dio, e, abbandonata a se stessa, non ha la forza di resistere ai perfidi incitamenti della natura; la sua viltà permette molte colpe. Anche lì vi è il male.
3) Ma la sede è più alta ancora. Infatti l'intelligenza è forse più colpita dalla volontà che dalla sensibilità stessa. Spesso l'intelligenza non vede o vede male; e allorquando io non vedo o vedo male, a che cosa mi giovano la volontà e la sensibilità, se non a smarrirmi, seguendo i falsi ragionamenti della mente? Possiamo dire di un cieco che conduce un altro cieco, ed entrambi cadono nella fossa.
Occorre ammettere che il male più radicato è nell'intelligenza, nelle idee, in quanto giudico le cose dal mio interesse o piacere che è il punto di vista. L'azione ed il sentimento sono soprattutto viziate dall'intelligenza. È stato scritto: «I nostri difetti provengono quasi tutti dalla perversità dei nostri giudizi; e questo perché non consideriamo il principio della nostra esistenza, il dovere di figli di Dio e il fine a cui dovrei mirare». Si avvera anche di libri che si dicono spirituali e dànno una pietà sentimentale, la quale serve più ad alimentare il sentimentalismo che non ad alimentare i principi di fede e la fortezza della volontà. Dice S. Agostino: «Come non cadere lungo la via quando si è privi di luce? Il vedere è di prima necessità e di massima importanza».
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I VARI ESAMI

1) Sono vari gli esami di coscienza: preventivo, particolare, generale della giornata o dell'anno o di tutta la vita, l'esame unitivo ed abituale.
L'esame preventivo: al mattino, al lunedì, al Ritiro mensile, agli Esercizi Spirituali. Gli altri esami sono consuntivi.
2) Per ogni esame consuntivo sono utili questi punti:
a) Invocare lo Spirito Santo che illumini.
b) Chiederci conto di quanto è stato fatto di bene, od omesso, o commesso di male.
c) Ringraziare il Signore del bene fatto; e detestare il male, se vi è stato.
d) Risoluzione.
e) Preghiera per l'emendazione e vero progresso.

ESAME PREVENTIVO

L'Esame preventivo si compie all'inizio della giornata per l'orientamento: proponendo e pregando per evitare i difetti e praticare le virtù ed i doveri nostri. Il primo pensiero sia nella ricerca del fine supremo: la gloria di Dio e la santificazione nostra. Quindi prevedere il modo di santificare la giornata e prevenire le occasioni e i falli. Ciò che importa soprattutto è l'orientamento: «quid nunc et quomodo Jesus? ». Pensieri, desideri, attività. Organizzare le occupazioni per la giornata.

ESAME PARTICOLARE

È di massima importanza; anzi S. Ignazio lo giudica più necessario in confronto all'esame generale.
Questo esame, con la guida del Direttore Spirituale o del Confessore, riguarda la virtù più necessaria ed il difetto opposto e dominante; esempi:
l'umiltà contro la superbia;
il fervore contro la tiepidezza;
la carità contro l'invidia e malevolenza, ecc.
Prima l'esame riguarda gli atti buoni o cattivi: quindi cercarne le cause, per togliere la radice e sviluppare la virtù.
Particolarità per l'esame: Per iscritto, è molto utile, specialmente per i principianti. Notare le vittorie e le sconfitte: per farne confronto la settimana precedente con la seguente; così rispetto ai mese, all'anno.
Tempo: L'esame particolare si fa verso la metà della giornata. Inoltre si ripete nella visita eucaristica insieme all'esame generale.

ESAME GENERALE
(per la giornata)

Può riguardare la giornata, il mese, l'anno, tutta la vita.
Per la giornata, punti: L'anima mia richiama quale sia stata la condotta interiore ed esteriore nelle relazioni con Dio: quali risultati? quali mezzi usati? quali deviazioni? La mia è stata una pietà viva, o passiva e non controllata? Quali sono stati i pensieri, quali i sentimenti, quali le azioni? rievocando il «quid nunc et quomodo Jesus?», e cioè: se ho pensato, se ho amato, se ho fatto tutto in Gesù Cristo? o se Gesù Cristo vive in me?
In generale, richiamare i propositi del mattino.
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ESAME GENERALE
(per ritiri)

Punti per l'esame generale di coscienza:
Nell'ordine delle virtù teologali: prima è la conoscenza (fede); segue il desiderio (la speranza); infine il conseguimento (la carità).
a) Sopra i pensieri: cioè se l'intelligenza cerca la verità e la retta via da perfezionare. Qual è il grado della mia fede, specialmente sopra i dodici articoli del Credo? Chi medita i novissimi non pecca; anzi i novissimi faranno camminare nella virtù: «In tutte le tue opere ricorda le verità eterne e mai commetterai peccato», dice il Signore. Occorre l'istruzione religiosa.
b) Sopra la volontà: quale è il carattere? e la robustezza della volontà? Quale ricorso faccio alla preghiera per ottenere le grazie necessarie onde io faccia quello che devo fare secondo il volere di Dio? Come pratico le virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza? Come è l'osservanza dei Comandamenti, e l'imitazione degli esempi lasciati da Gesù Cristo?
c) Quale la rettitudine del cuore? E quale la carità verso Dio? E quale la carità verso il prossimo? L'animo, o meglio il cuore, è forse dominato dai vizi capitali: superbia, avarizia, ira, invidia, gola, pigrizia, sensualità? a cui segue, particolarmente oggi, la malsana curiosità?
L'orientamento del mio cuore è: «omnia in gloriam Dei facite»? E l'anima mia cerca la vera santificazione? È sempre il cuore orientato verso il cielo?
d) Si estende ancora: l'uso dei talenti naturali: intelligenza, volontà, sentimento; l'uso del tempo e della salute.
L'uso dei sensi: vista, udito, lingua, gusto, odorato, tatto.
L'uso dei doni spirituali e soprannaturali; le grazie ricevute nei vari periodi della vita e gli aiuti avuti dalle persone che mi hanno guidato.
Quale uso faccio dei sacramenti, della liturgia e delle pratiche di pietà?
Come si è considerata la vita cristiana? e la vita religiosa? e la mia personalità è dominata della seconda Persona della SS. Trinità incarnata, Gesù Cristo, che significa il «vivit vero in me Christus»? o domina l'io umano?
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ESAME GENERALE DELLA VITA

Serve per gli Esercizi spirituali:
1) Ciò che ho ricevuto da Dio;
2) Il fine ed i mezzi per raggiungerlo;
3) Lo stato attuale dell'anima mia.
«Nosce teipsum» è una massima già annunziata da un filosofo pagano.
Riflessioni:
a) Chi sono: un essere creato; nulla ero; ora vivo; domani scompaio dalla scena del mondo.
Dio mi ha creato per amore; Egli, che è Amore, «bonum est diffusivum sui».
Creandomi, mi ha dato un fine: la sua gloria, mediante la mia santificazione «in laudem gloriae gratiae» eterna in cielo: sarò felice nel glorificare e lodare Dio in eterno.
b) Dio mi ha assegnato una particolare vocazione, in cui salvarmi e santificarmi. Ho solo e sempre, e tanto! da ringraziare.
Mi ha dato i talenti naturali: intelligenza, volontà, sentimento, un corpo con i sensi esterni e sensi interni.
c) I talenti e le grazie soprannaturali per il fine soprannaturale: battesimo, con le virtù teologali (fede, speranza, carità); con particolarità per la missione che il Signore mi ha assegnata; poi la cresima, col dono della fortezza e lo spirito di apostolato; i sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia. Nascita tra cattolici, in famiglia cristiana, in buon ambiente parrocchiale e sociale: la vocazione segnata da molte circostanze; la formazione spirituale, intellettuale, apostolica, religiosa.
d) Come mi troverei se oggi mi presentassi al giudizio? «Redde rationem villicationis tuae». Inoltre la parabola dei talenti.
e) Quale lo stato dell'anima mia? Fervoroso? tiepido? cattivo? Osservo i due articoli delle Costituzioni, che stabiliscono i due fini: attendere alla perfezione religiosa; compiere il proprio apostolato?

ESAME ABITUALE ED UNITIVO

Il lavoro spirituale e le pratiche di pietà devono essere unite come tutte le occupazioni della giornata, onde ottenere un risultato sicuro, facile, continuo: il legame è l'esame di coscienza.
La coscienza è il santuario più intimo e segreto dell'anima. In essa si scoprono le disposizioni interiori, le passioni, le abitudini, le intenzioni, le aspirazioni, gli abituali pensieri e desideri. Penetrando in questo santuario si scopre il vero stato dell'anima. Con i sacramenti, le opere buone, la fede, il cristiano va crescendo nella vita e grazia di Gesù Cristo, secondo san Paolo (Ef. IV, 13): «Affinché arriviamo allo stato di uomo perfetto nella misura che conviene alla piena maturità in Cristo... », «in virum perfectum, in mensuram aetatis plenitudinis Christi».
Tendere alla perfezione fino a raggiungere l'età virile in Cristo. Infatti Gesù Cristo va formandosi gradatamente nel buon cristiano, come gradatamente si completa nella Chiesa suo Corpo Mistico.
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L'esame di coscienza fedelmente praticato matura un'abituale riflessione, guidando lo spirito nell'orientamento a Dio e vigilando sopra i movimenti interni dello spirito, del cuore e della volontà.
L'anima arriverà ad un esame unitivo ed abituale.
A questo punto l'anima vive di principi e abitudini, anziché di particolarità ed atti.
Determinato un principio comprensivo, questo diviene la luce per ogni passo, applicato a tutta la giornata, a tutte le azioni e a tutta la persona: è l'essere che cerca la perfezione e Dio: «Siate perfetti come è il Padre celeste».
Semplifica molto il lavoro spirituale, come la costruzione di una casa, con progetto ben studiato: ogni mattone che si aggiunge è al suo posto, secondo l'idea del progettista.
Perciò diviene abituale e unitivo, senza troppa fatica. Può farsi cento volte nel giorno.
Se però si trattasse di peccato grave che bisogna sottoporre al confessore, è necessario accusarlo, secondo le regole della Teologia Morale.
L'esame che si propone ha una profonda ripercussione su tutta la vita spirituale; tuttavia, come ogni altra cosa, il frutto dipende dalla perseveranza. Se si trascurasse frequentemente o si compisse materialmente o come abitudine, ne seguirebbe una sterilità assoluta. Ogni esercizio di pietà perderebbe molto del suo valore senza un esame di coscienza costante e completo nelle sue parti.

Un esempio per i Paolini che vogliono vivere in Cristo Via e Verità e Vita; o meglio che Gesù Cristo viva in loro.
L'anima del Paolino acquisti l'abitudine di chiedersi frequentemente, quasi come per istinto: «quid nunc et quomodo Jesus?», cosa cerca ora l'anima mia? come penserebbe e opererebbe Gesù Cristo?
Ricordare i principi: «Abbiate il medesimo modo di pensare di Gesù Cristo» (Fil. II, 5); «Rivestitevi di Cristo» (Rom. XIII, 14; Gal. III, 27); «Manifestate la vita di Cristo nel vostro corpo» (II Cor. IV, 10); «Vivete per Dio in Cristo» (Rom. VI, 11); «Camminare nella verità, nella luce, nei precetti di Gesù Cristo. Sia Gesù Cristo un modello cui si ispirino i pensieri, le parole, gli affetti, le azioni» (Pio XII).
Il Paolino esercitandosi quotidianamente si renderà sempre più viva ed attuale e continua per lui la presenza di Gesù Cristo. È vero che è sufficiente l'intenzione abituale-virtuale, ma per arrivare alla santità occorre la attuale. Infatti Pio XII parla di unione strettissima e continua, e di fusione perfetta.
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«Donec formetur Christus in vobis»: affinché anche la vita di Gesù Cristo sia manifestata nella nostra carne mortale (II Cor. IV, 11).
Gesù Cristo deve diventare il nostro pensiero dominante che assorbe le facoltà nostre: Pio XII parla di un Gesù «vivo, operante, inabitante».
In questo modo azioni, pietà, apostolato, sollievo, cibo, riposo, sono unificati nella vita di Cristo.
L'espressione: «quid nunc et quomodo Jesus?» è la domanda che l'anima fa a se stessa: cosa penso? cosa voglio? cosa amo?: tre domande che formano una sola.
Ricordare che Gesù Cristo è il Capo del Corpo Mistico (Ef. I, 22): «Et ipsum dedit caput super omnem Ecelesiam, quae est corpus ipsius plenitudo eius, qui omnia in omnibus adimpletur» (Col. I, 18-20): «Egli è il Capo del corpo della Chiesa». «Vivit vero in me Christus», quando Gesù è divenuto il nostro cervello, il nostro cuore, la nostra volontà.
Questa domanda fa gettare una rapida occhiata al centro dell'anima ove subito si scopre il punto saliente e la nota dominante. Il procedimento è intuitivo ed istantaneo; posso ripeterlo molte volte nel giorno. È cosa rapida e sicura che dice immediatamente in che posizione si trova l'anima: verso Dio, verso se stessa e le cose esterne; quelle che costruiscono o quelle che disgregano. Segna lo stato del momento come l'orologio segna l'ora.
I dettagli importano meno, ciò che è necessaria invece è la disposizione fondamentale.

Non basta però la domanda, ma è il principio di tutto, onde assecondare il movimento della grazia e l'ascesa verso Dio; è necessario correggere i difetti, fortificare e sviluppare il buon movimento spirituale se esiste.
Tuttavia questa occhiata deve portare alla contrizione ed al proposito: la contrizione corregge il male, il proposito rafforza il bene; la contrizione guarda al passato, il proposito guarda all'avvenire.
La risoluzione deve portare l'anima all'unum necessarium: conoscere Dio, assecondare Dio, unirsi a Dio. Questa risoluzione si deve e si può fare con applicazione al momento e indirizzare tutto a Dio e consolidare quello che già si è fatto: «Omnia in gloriam Dei facite».

Questi tre elementi: la domanda, la contrizione, il proposito, si possono adattare perfettamente, sia all'esame generale che all'esame particolare. Nel generale la domanda è per rendersi conto della disposizione dominante durante il giorno; e si può adattare alle disposizioni secondarie. La contrizione raddrizzerà ciò che è storto e la risoluzione consoliderà ciò che è retto. L'esame particolare fatto all'inizio del giorno servirà ad assicurare la buona direzione delle azioni e ad evitare le imperfezioni cui si è più inclinati.
Questo esame abituale ed unitivo conferirà consistenza a tutta la vita spirituale; il lavoro spirituale stesso sarà molto facilitato.
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RELAZIONI TRA LA VITA NATURALE E LA VITA SPIRITUALE

Conoscere noi stessi è una stretta necessità, per la perfezione naturale come per la perfezione spirituale.
1) Come persona umana
L'uomo è come un piccolo mondo, una sintesi mirabile di tutta la creazione.
Ha scritto san Gregorio Magno: «Omnis creaturae habet aliquid homo: habet namque homo commune esse cum lapidibus, vivere cum arboribus, sentire cum animalibus, intelligere cum Angelis».
Infatti l'uomo ha un'esistenza al pari degli esseri inanimati; poi si nutre, cresce e si riproduce a somiglianza delle piante; come gli animali conosce gli oggetti sensibili e si dirige verso di loro con l'appetito sensitivo, e si muove di un movimento spontaneo; come l'Angelo, sebbene in grado inferiore ed in un modo diverso, conosce intellettualmente la verità, e con la sua volontà si dirige verso il bene ed ama quello che è buono.
Le attività e le manifestazioni si compenetrano, si coordinano e si completano a vicenda per concorrere ad uno stesso fine, cioè la perfezione naturale.
È quindi l'uomo come un essere misterioso, composto di anima e corpo, di materia e di spirito, intimamente associati, per formare una sola natura e una sola persona, l'io.
L'anima conferisce all'uomo tutti i gradi di perfezione e comunica al corpo le attività. Così insegnano la ragione e la Chiesa nel suo magistero.
L'anima per operare usa le facoltà, l'intelletto, la volontà e il sentimento, che emanano dall'anima stessa.
2) Come cristiano
La vita naturale procede dai genitori; Dio si serve di essi per dare questa vita naturale; per la vita soprannaturale si serve della umanità di Gesù Cristo.
Il bambino si mostra nella sua vita naturale; ed il bambino stesso può nascere una seconda volta, «nasci denuo», nel battesimo.
Il Signore volle così elevare l'uomo aggiungendo alla natura una soprannatura, che è la vita di Cristo: «dedit eis potestatem filios Dei fieri».

Vi è tuttavia un rapporto tra l'ordine naturale e l'ordine soprannaturale. La grazia non distrugge la natura, né sta ai margini di essa; ma la perfeziona e la eleva. Si tratta di una vera vita e di un organismo conforme a quello della vita naturale; ma immensamente superiore.
Questa vita soprannaturale che procede dalla grazia di Gesù Cristo ha pure le potenze che sono state infuse nel battesimo stesso, cioè: virtù della fede, che riguarda l'intelligenza, la speranza che riguarda la volontà, e la carità che riguarda il sentimento; alle quali seguono i doni dello Spirito Santo.
La grazia è il principio della nostra vita soprannaturale; ci introduce nella sfera del divino; il più piccolo grado di grazia santificante è superiore al bene naturale di tutto l'universo; dice infatti san Tommaso: «Bonum gratiae unius majus est quam bonum naturae totius universi».
La grazia ci rende figli adottivi di Dio, ed eredi di Dio; e fratelli e coeredi di Cristo; ci rende giusti e cari a Dio; ci dà la capacità di fare meriti soprannaturali; ci unisce intimamente a Dio e ci trasforma in un tempio vivo della SS.ma Trinità. Dice san Paolo (Rom. VIII,15):
«Non enim accepistis spiritum servitutis iterum in timore, sed accepistis spiritum adoptionis filiorum, in quo clamamus: Abba, Pater. Ipse enim spiritus testimonium reddit spiritui nostro, quod sumus filii Dei; si autem filii et haeredes: haeredes quidem Dei, coheredes autem Christi; si tamen compatimur, ut et conglorificemur».
Questa grazia, vita soprannaturale, è destinata a crescere giorno per giorno: così come si sviluppa una pianta. Nel battesimo è immesso nel bambino il seme di Dio. «E sarà come un albero, piantato su la riva di un torrente d'acqua, che darà frutto alla sua stagione, e non cadrà una foglia a terra» (I Salmo). È la santità.

Sac. G. Alberione

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NOTIZIE

Il 19 marzo scorso, festa di san Giuseppe, hanno festeggiato a Roma il loro XXV di professione religiosa i Discepoli del Divin Maestro: Fr. Paolo Grossetti, Fr. Natale Moretti e Fr. Carmelo Miatto.

Quest'anno le Ordinazioni sacerdotali, a Roma nel Santuario Regina Apostolorum, avranno luogo il 30 giugno, festa di san Paolo.

Ecco l'elenco degli ordinandi:
D. Bayon Giulio Giovanni
D. Bonomini Giacomo Timoteo
D. De La Hera Giuseppe Giovanni
D. Fonseca Meliton Marco
D. Lane Carlo Edmondo
D. Nagata Michele Cirillo
D. Nagatomi Michele Efrem
D. Pascual Corrado Paolino
D. Perez Salvatore Luigi
D. Pinedo Antonio Gregorio
D. Poovathanikunnel Giuseppe Anselmo
D. Pullan Giuseppe Stefano
D. Roncero Pietro Francesco
D. Staniszewski Guglielmo Ignazio
D. Tibaldo Domenico Daniele
D. Torres Raimondo Giuseppe
D. Vechoor Matteo Leone
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