Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Anno XXXIX
SAN PAOLO
Roma Casa Generalizia,
SETTEMBRE-DICEMBRE 1964

AVE MARIA, LIBER INCOMPREHENSUS, QUAE VERBUM ET FILIUM PATRIS MUNDO LEGENDUM EXHIBUISTI (S. EPIPHANIUS EP.)

Per tutti i suoi figli, il Primo Maestro ha così formulato gli auguri del S. Natale:

Innanzi al Presepio:
L'avvenimento storico che segna il principio della era cristiana;
La nascita spirituale di Gesù Cristo in noi;
Dalla Grotta di Betlemme parte la salvezza dell'umanità.
AUGURI, PREGHIERE, BENEDIZIONI!


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Noi ricambiamo promettendo di attuare e con il lavoro interiore e con l'attività apostolica il programma da Lui tracciato.
Aggiungeremo una preghiera speciale a Gesù Bambino chiedendo di conservarlo ancora a lungo in mezzo a noi.
In questo periodo la sua salute è normale, come normale è l'attività. I disturbi dello scorso anno non hanno lasciato conseguenze.
Pur tenendo conto dell'età e del continuo pesante lavoro che ha duramente provato il suo organismo, ci è di conforto l'asserire che la sua salute non desta ora maggiori preoccupazioni che in passato.

D. Zanoni


CONCILIO VATICANO II

Più volte ho fatto pressanti inviti alla preghiera per il Concilio Ecumenico Vaticano II; ma non avevo finora dedicato un apposito «San Paolo».
Si attendeva l'esito sulla discussione della «Costituzione Conciliare» sulla Chiesa, che ora è uscita e che costituiva l'argomento fondamentale e principale in questo Concilio.
Ora la discussione e l'approvazione sono avvenute; e, dopo la votazione dei Padri (su 2156 votanti, i «placet» furono 2151), Paolo VI ha confermato col suo sigillo pontificio, ha pronunciato il suo «approbamus, decernimus, ae statuimus».

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Il Concilio Ecumenico è la riunione legittima dei Vescovi, ed altri, per cose che riguardano la fede, la morale, la liturgia, la disciplina e, in generale materie ecclesiastiche.
Sono chiamati a parteciparvi di diritto soltanto i Vescovi residenziali; ma per diritto ecclesiastico sono stati convocati quanti sono consacrati Vescovi, gli Abati e gli altri Prelati nullius, gli Abati generali dei Monasteri uniti in Congregazione, i Superiori generali degli Ordini, e gli altri Superiori generali convocati per Decreto del Papa.
Un vero Concilio Ecumenico ha autorità ordinaria e suprema nella Chiesa.
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Dal Concilio di Trento (1545-1563) non si era più radunato un Concilio Ecumenico sino a quello del 1869, che venne interrotto nell'anno successivo (1870) per l'avvenuta occupazione di Roma dalle truppe italiane.
In tale Concilio fu trattata soltanto una parte dottrinale, con la condanna del panteismo, materialismo e razionalismo. Nonostante tutto vi è stato un grande risultato, cioè la definizione dell'infallibilità pontificia. Tale definizione ha aperto la via a molte soluzioni successive; ad esempio, il modernismo da san Pio X venne condannato e colpito alla radice, e vinto in breve tempo, considerato la prerogativa pontificia.
L'interruzione del Concilio Vaticano I ha lasciato in sospeso molti problemi pratici; e così le necessità e problemi recenti, gravi ed attuali da quattro secoli non si sono più trattati in una riunione, valida e competente quale è un Concilio Ecumenico.
Dopo la lunga attesa oggi vi è la massima riunione dei Vescovi e di altri Padri conciliari con la presenza del Papa che ha i sommi poteri.
È realmente un Concilio Ecumenico, secondo tutti gli elementi costitutivi: il massimo numero dei Padri conciliari nei Concili precedenti è stato di settecento; nel presente invece i Padri sono circa duemilaquattrocento, rappresentanti i cinque Continenti; inoltre periti, parroci, osservatori, laici, suore, e rappresentanze di non cattolici, ecc. Concilio veramente ecumenico. Nessun intervento di poteri civili; piena libertà di trattare tutti gli argomenti predisposti.

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La Chiesa è di Gesù Cristo, secondo s'intitola la prima Enciclica di Paolo VI «Ecclesiam suam»; Gesù Cristo ne è il Fondatore, la difesa, il reggitore, la guida secondo i bisogni dei tempi.
Così Gesù Cristo suscitò un Papa che mosse e commosse il mondo intero: Giovanni XXIII.
Il Papa Giovanni XXIII, all'apertura del Concilio Ecumenico, dichiarò: «Parola pronunciata innanzi al Sacro Collegio dei Cardinali in quel faustissimo 25 gennaio 1959, festa della Conversione di san Paolo, nella basilica sua. Fu un tocco inatteso: uno sprazzo di superna luce; ma grande soavità negli occhi e nel cuore. E insieme un fervore, un grande fervore destatosi improvviso in tutto il mondo, in attesa della celebrazione del Concilio».
Infatti, dopo l'assistenza alla Messa, raccolse i Cardinali presenti in un ambiente riservato, e con la massima semplicità annunziò il suo programma: Sinodo Romano, Concilio Ecumenico, revisione del Codice di Diritto Canonico.
In una privata udienza mi raccontava che alcuni Cardinali si spaventarono di un simile programma, che sarebbe stato enorme, quasi una illusione, anche per un Papa giovane... Ma il Papa incoraggiò i Cardinali!
La prima parte del programma, Sinodo Romano, è stata compiuta; della seconda già ne è realizzata la preparazione e la prima sessione; la terza in pieno sviluppo.
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FINALITÀ DEL CONCILIO

È dichiarata dal Papa Giovanni XXIII, nell'apertura della prima sessione:
«Nel presente momento storico, la Provvidenza ci sta conducendo ad un nuovo ordine di rapporti umani, che, per opera degli uomini e per lo più al di là della loro stessa aspettativa, si volgono verso il compimento di disegni superiori e inattesi; e tutto, anche le umane avversità, dispone per il maggior bene della Chiesa.
È facile scorgere questa realtà, se con attenzione si consideri il mondo odierno, così occupato dalla politica e dalle controversie di ordine economico, da non trovar più tempo di badare a sollecitudini di ordine spirituale di cui si occupa il magistero della santa Chiesa».

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«Basta scorrere anche fuggevolmente la storia ecclesiastica, per rilevarne chiaramente come gli stessi Concili Ecumenici, le cui vicende furono una successione di vere glorie per la Chiesa Cattolica, siano stati sovente celebrati con alternative di gravissime difficoltà e tristezze, per l'indebita ingerenza di autorità civili».
«Non senza grande speranza e con Nostro grande conforto vediamo che la Chiesa oggi finalmente non soggetta a tanti ostacoli di natura profana, che si avevano nel passato, possa da questa Basilica Vaticana quasi da un secondo Cenacolo Apostolico, far sentire per mezzo vostro la sua voce, piena di maestà e di grandezza».

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«Questo massimamente riguarda il Concilio Ecumenico: che il sacro deposito della dottrina cristiana sia custodito e insegnato in forma più efficace. Tale dottrina abbraccia l'uomo intero, composto di anima e di corpo, e, a noi pellegrini su questa terra comanda di tendere alla superna patria.
Ciò mostra in qual modo debbasi ordinare la vita nostra mortale, così da adempiere i nostri doveri di cittadini della terra e del cielo, e da conseguire il fine stabilito da Dio.
Il Signore ha detto: Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia» (Mt. 6, 33).

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«Per questa ragione la Chiesa non ha assistito indifferente al mirabile progresso delle scoperte dell'umano ingegno, e non ha lasciato mancare la giusta estimazione; ma, pur seguendo questi sviluppi, non desiste dall'ammonire gli uomini affinché, ben al di sopra delle cose sensibili, volgano gli occhi a Dio, fonte di ogni sapienza e di ogni bellezza; e non dimentichino il gravissimo comando: Adorerai il Signore Dio tuo e servirai a Lui solo (Mt. 4, 10; Lc. 4, 8) perché non succeda che il fascino fuggente delle cose visibili impedisca il vero progresso».
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Primo fíne:
«Dalla rinnovata, serena e tranquilla adesione a tutto l'insegnamento della Chiesa nella sua interezza e precisione, quale ancora splende negli Atti Conciliari da Trento al Vaticano I lo spirito cristiano, cattolico ed apostolico del mondo intero, attende un balzo innanzi verso una penetrazione dottrinale e una formazione delle coscienze, e in corrispondenza, più perfetta fedeltà alla autentica dottrina, anche questa però studiata ed esposta attraverso le forme della indagine e della formulazione letteraria del pensiero moderno. Altra è la sostanza dell'antica dottrina del depositum fidei, ed altra è 1a formazione del suo rivestimento: ed è di questo che devesi - con pazienza se occorre - tener gran conto, tutto misurando nelle forme e proporzioni di un magistero a carattere prevalentemente pastorale».

Secondo fine:
«A ben considerare questa stessa unità, impetrata da Cristo per la sua Chiesa, sembra quasi rifulgere di un triplice raggio di superna luce benefica: l'unità dei cattolici tra di loro che deve conservarsi esemplarmente saldissima; l'unità di preghiere e di ardenti desideri con cui i cristiani separati da questa Sede Apostolica aspirano ad essere uniti con noi; infine l'unità nella stima e nel rispetto verso la Chiesa Cattolica, da parte di coloro che seguono religioni ancora non cristiane. A questo proposito, è motivo di dolore considerare come la maggior parte del genere umano per quanto tutti gli uomini che nascono siano stati redenti nel Sangue di Cristo non ancora partecipino di quelle fonti della divina grazia che si hanno nella Chiesa Cattolica».

ARGOMENTI DEL CONCILIO

Gli argomenti, come risultano oggi, per il Concilio, sono: la Liturgia, gli strumenti della comunicazione sociale, «De Ecclesia», «De Oecumenismo», le Chiese Orientali, gli uffici dei Vescovi, la libertà religiosa, le relazioni con le religioni non cristiane, la divina rivelazione, l'apostolato dei laici, la vita e il ministero sacerdotale, la Chiesa nel momento attuale, le Missioni, i Religiosi, formazione sacerdotale, educazione cristiana, il sacramento del matrimonio.

CHE COSA È STATO COMPIUTO

Il primo periodo del Concilio Vaticano II, ancora diretto dal Papa Giovanni XXIII, ha occupato trentasei Congregazioni generali (11 ottobre - 8 dicembre 1962); il secondo periodo, diretto dal Papa Paolo VI, occupò quarantatre Congregazioni generali (29 settembre - 4 dicembre 1963); il terzo periodo occupò quarantotto Congregazioni generali, svolte in sessantotto giorni (dal 14 settembre al 21 nov. 1964).
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CONCLUSIONI DEFINITIVE

a) A conclusione della seconda sessione del Concilio Ecumenico (4-12-63), il Santo Padre e i Padri Conciliari hanno approvato e promulgato il Decreto sugli strumenti della comunicazione sociale, quali sono la stampa, il cinema, la radio, la televisione, e altri simili (tra cui i dischi).
Il Decreto rappresenta una conferma della perenne vitalità e giovinezza della Chiesa, che non si estranea al mondo, ma esprime il suo continuo interessamento per il bene dell'umanità, favorendo studi, scoperte, e dando norme moralmente sicure per animare di spirito cristiano le mirabili invenzioni dell'umano ingegno.
Il Papa ha detto: «La Chiesa con questo Decreto manifesta la sua capacità di unire la vita interiore a quella esteriore, la contemplazione all'azione, l'orazione all'apostolato... I mezzi della comunicazione sociale sono inseriti come strumento e documento nell'esercizio del ministero pastorale e della missione cattolica nel mondo».
Di questo si è parlato nel numero di dicembre 1963 del «San Paolo».
b) Nella medesima adunanza il Sommo Pontefice sancì e formulò con la sua suprema autorità la «Costituzione sulla sacra Liturgia». La Liturgia, mediante la quale, specialmente nel divin Sacrificio dell'Eucarestia «si attua l'opera della nostra redenzione», contribuisce in sommo grado a che i fedeli esprimano nella loro vita e manifestino agli altri il mistero di Cristo e la genuina natura della vera Chiesa che ha la caratteristica di essere nello stesso tempo umana e divina, visibile, ma dotata di realtà invisibili, fervente nell'azione e dedita alla contemplazione, presente nel mondo, e tuttavia pellegrina sulla terra.

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Nella terza sessione si è approvata la «Costituzione» sulla Chiesa e due Decreti.
c) La Costituzione sulla Chiesa è divisa nei seguenti capitoli: il mistero della Chiesa, il popolo di Dio, la costituzione gerarchica della Chiesa e in particolare dell'Episcopato, i laici, universale vocazione alla santità nella Chiesa, i religiosi nella Chiesa, l'indole escatologica della Chiesa peregrinante e sua unione con la Chiesa celeste, la beata Vergine Maria Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa.

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Approvato il Decreto sull'Ecumenismo «ut omnes unum sint».
Il Decreto è diviso in tre capitoli. I principi cattolici dell'ecumenismo; la pratica dell'ecumenismo; le Chiese e le Comunità Ecclesiali separate dalla sede Romana, e riguarda: le Chiese Orientali e le Chiese e Comunità Ecclesiali in Occidente.
È pure stato approvato il Decreto sulle Chiese Orientali: è diviso in vari capitoli. Dei riti particolari, del loro patrimonio spirituale da conservarsi, dei Patriarchi Orientali, della disciplina dei Sacramenti, del culto divino, dei dialoghi con i fratelli separati.
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Alla Costituzione della Chiesa ed ai due Decreti il Santo Padre ha sottoscritto: «Et nos apostolica a Christo nobis tradita potestate... una cum venerabilibus Patribus, in Spiritu Sancto approbamus decernimus ac statuimus et quae ita sinodaliter statua sunt ad Dei gloriam promulgari iubemus.
Ego Paulus catholicae Ecclesiae Episcopus».

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In questa terza sessione i temi esaminati in tutto o in parte sono stati 15: De Ecclesia, De pastorali Episcoporum munere in Ecclesia, De libertate religiosa; De Ecclesiae habitudine ad Religiones non-christianas; De divina revelatione; De apostolatu laicorum, De vita et ministerio sacerdotali; De Ecclesiis Orientalibus, De Ecclesia in mundo hujus temporis; De activitate missionali; De Religiosis; De institutione sacerdotali; De educatione christiana; De Oecumenismo; De matrimonii sacramento.
Un «Voto», quello cioè «De matrimonii sacramento», è stato demandato al Sommo Pontefice.
Le Relazioni sono state 54 (introduttive, esplicative, illustrative, conclusive). Sono stati distribuiti 68 fascicoli: alcuni assai voluminosi, e taluni dovuti stampare nelle notti precedenti.
Gli interventi orali: 659. Gli interventi scritti: 1586.
I metri di nastro usati per incidere: 80.000 Ore di registrazione: 206, con una media di 10 parole al metro (velocità 9,5) per un numero di 800.000 parole. Numero delle votazioni: 149. Schede di voto scrutinate: 327.000 circa. Schede di presenza scrutinate: 120.000 circa. Votazioni per alzata e seduta 12.
Discorsi di Uditori 2, di cui uno in latino ed uno in spagnolo. Un discorso di un Parroco.
Si sono avute 4 concelebrazioni.

IL LAVORO DELLA QUARTA SESSIONE

Secondo le previsioni dei competenti vi sarebbe una breve discussione, come sarà deciso dagli Organi direttivi del Concilio, sugli schemi: De Ecclesia in mundo huius temporis; De libertate religiosa; De activitate missionali; De vita et ministerio sacerdotali. Questi schemi, infatti, in seguito all'ampia discussione già fatta, hanno subito o subiranno profonde modifiche.
Sono invece pronti per la votazione gli schemi: De divina revelatione; De apostolatu laicorum.
Finalmente per i seguenti schemi: De pastorali Episcoporum munere in Ecclesia; De Religiosis; De institutione sacerdotali; De educatione christiana; De Ecclesiae habitudine ad Religione non-christianas, è da votare soltanto la «expensio modorum»; arriveranno alla definitiva conclusione.
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CARATTERI DI QUESTO CONCILIO

1) Un aggiornamento, la Chiesa che prende maggior conoscenza di se stessa; esame in seguito a tanti studi sulla dottrina cristiana, la morale, la liturgia, lo spirito missionario ecc.
2) Il numero e la massima competenza, ed il massimo accordo, delle personalità del Concilio piene di zelo per l'interesse generale di tutta la Chiesa.
3) Conferma e stretto completamento del Concilio Vaticano I, chiarite le funzioni del governo della Chiesa, particolarmente nella collegialità dei Vescovi e «pro munere Episcoporum».
4) Tutti gli argomenti sono considerati sotto la luce della pastorale, cominciando dagli strumenti della comunicazione sociale alle missioni in tutte le parti del mondo.
5) L'ecumenismo come impegno della Chiesa e come esercizio: rispetto alle Chiese separate, ai non cattolici, ai non cristiani, agli adoratori del Dio Uno, a quanti hanno un qualche culto, agli stessi atei, a tutta l'umanità, secondo l'Encilica di Paolo VI.
6) La situazione odierna della Chiesa nel mondo attuale, la libertà religiosa, la parte dei laici cattolici, l'intervento in tutto e dappertutto portando la voce della Chiesa come contributo alla pace, alla giustizia sociale, al buon costume, al soccorso alla povertà; e in tutto ciò che è reale progresso in ogni campo.
7) Un risveglio universale in tutta la Chiesa e nel mondo intero: la Chiesa stessa è più viva che mai.

CONCLUSIONE CONSIDERAZIONI PER TUTTI

Un fenomeno proprio di ogni Concilio, ma che forse in questo caso ha preso proporzioni più grandi. Come ai piedi degli alberi più robusti e salutari crescono funghi non altrettanto salutari, come in mezzo al buon grano cresce erba cattiva; così in occasione del Concilio, che è opera di Dio, ed, al di fuori di esso, pullulano idee, si ascoltano voci, forse anche belle in apparenza, ma che lungi dal servire la verità, favoriscono la confusione, l'insubordinazione e l'errore. Sono i parassiti del Concilio. È un male in parte necessario, che bisogna sopportare con pazienza, memori del precetto evangelico: «Sinite utraque crescere». Tale pazienza potrà essere per alcuni motivo di ripensamento.
Abbiamo fiducia nei Padri Conciliari, assistiti dallo Spirito Santo... immensa fiducia nel capo del Concilio, a cui è stato affidato da Gesù Cristo il compito di confermare i fratelli..., a Lui, il Vicario di Cristo, che è Pietra visibile del mistico edificio, mezzo di unità e solidità: a Lui la nostra riconoscenza, devozione, amore.
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Ricordare: «Ubi Petrus ibi Ecclesia, ubi Ecclesia Christus» (Mons. Felici, Segretario Generale del Concilio Vaticano II).
Sin da principio, quando è stato annunziato il Concilio Vaticano, in pubblicazioni, in conferenze, in discorsi, circolari, adunanze, ecc., sono state avanzate proposte riguardanti la fede, la morale, la gerarchia, la disciplina, ecc... che continuano. Siamo prudenti!
È saggezza, amore alla Chiesa, disposizione di docilità, accogliere quello che risulta dalle Costituzioni e dai Decreti che man mano vengono approvati dal Concilio, guidato dal Papa.
Vivere il Concilio, che è l'avvenimento del secolo, prendere conoscenza e darne massima conoscenza in primo luogo ai Nostri, e poi alla cristianità.

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È molto istruttiva e pia la preghiera che ogni mattina nelle adunanze plenarie del Concilio viene recitata ad alta voce:
«Adsumus, Domine Sancte Spíritus, ádsumus peccati quidem immanitáte deténti, sed in Nómine Tuo speciáliter congregáti. Veni ad nos et esto nobíscum: dignáre illábi córdibus nostris. Doce nos quid agámus, quo gradiámur et ostende quid effícere debeámus, ut, Te auxiliánte, Tibi in ómnibus placére valeámus. Esto solus suggéstor et efféctor iudiciórum nostrórum, qui solus cum Deo Patre et eius Fílio nomen póssides gloriósum. Non nos patiáris perturbatóres esse iustítiae, qui summam díligis aequitátem. Non in sinístrum nos ignorántia trahat, non favor infléctat, non accéptio múneris vel persónae corrúmpat. Sed iunge nos Tibi efficáciter solíus Tuae grátiae dono. Ut simus in Te unum, et in nullo deviémus a vero. Sicut in Nómine Tuo collécti, sic in cunctis teneámus cum moderámine pietátis iustítiam, ut et hic a Te in nullo disséntiat senténtia nostra, et in futúro pro bene gestis consequámur praémia sempitérna. Amen».

SAC. G. ALBERIONE

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Dalla Costituzione Dogmatica DE ECCLESIA

CAPITOLO VI
I RELIGIOSI

43. I consigli evangelici della castità consacrata a Dio, della povertà e dell'obbedienza, essendo fondati sulle parole e sugli esempi del Signore e raccomandati dagli Apostoli, dai Padri e dai dottori e pastori della Chiesa, sono un dono divino, che la Chiesa ha ricevuto dal suo Signore e colla sua grazia sempre conserva. La stessa autorità della Chiesa, sotto la guida dello Spirito Santo, si è data cura di interpretarli, di regolarne la pratica e anche di stabilirne forme stabili di vita. Avvenne quindi che, come in albero piantato da Dio e in modo mirabile e vario ramificatosi nel campo del Signore si sviluppassero varie forme di vita solitaria o comune e varie famiglie, le quali aumentano gli aiuti sia per il profitto dei loro membri, sia per il bene di tutto il Corpo di Cristo (1). Quelle famiglie infatti forniscono ai loro membri gli aiuti di una maggiore stabilità nel modo di vivere, di una eccellente dottrina per il conseguimento della perfezione, della comunione fraterna nella milizia di Cristo, di una libertà corroborata dall'obbedienza, così che possano adempiere con sicurezza e custodire con fedeltà la loro professione religiosa, e progredire gioiosi nella via della carità (2).
Un simile stato, se si riguardi la divina e gerarchica costituzione della Chiesa, non è intermedio tra la condizione clericale e laicale, ma da entrambe le parti alcuni fedeli sono chiamati da Dio a fruire di questo speciale dono nella vita della Chiesa e ad aiutare, ciascuno a suo modo, la sua missione salvifica (3).
44. Con i voti o altri sacri legami, per loro natura simili ai voti, con i quali il fedele si obbliga all'osservanza dei tre predetti consigli evangelici, egli si dona totalmente a Dio sommamente amato, così da essere con nuovo e speciale titolo destinato al servizio e all'onore di Dio. Già col battesimo è morto al peccato e consacrato a Dio; ma per poter raccogliere più copiosi i frutti della .grazia battesimale, con la professione dei consigli evangelici nella Chiesa intende liberarsi dagli impedimenti, che potrebbero distoglierlo dal fervore della carità e dalla perfezione del culto divino, e si consacra più intimamente al servizio di Dio (4). La consacrazione poi sarà tanto più perfetta, quanto più solidi e stabili sono i vincoli, con i quali è rappresentato Cristo indissolubilmente unito alla Chiesa sua sposa.
Siccome quindi i consigli evangelici, per mezzo della carità alla quale conducono (5), congiungono in modo speciale i loro seguaci alla Chiesa e al suo mistero, la loro vita spirituale deve pure essere consacrata al bene di tutta la Chiesa. Di qui ne deriva il dovere di lavorare secondo le forze e il genere della propria vocazione, sia con la preghiera, sia anche con l'opera attiva, a radicare e consolidare negli animi il Regno di Cristo e a dilatarlo in ogni parte della terra. E per questo anche la Chiesa difende e sostiene !'indole propria dei vari Istituti religiosi.
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Perciò la professione dei consigli evangelici appare come un segno, il quale può e deve attirare efficacemente tutti i membri della Chiesa a compiere con slancio i doveri della vocazione cristiana. Poiché infatti il Popolo di Dio non ha qui città permanente, ma va in cerca della futura, lo stato religioso, il quale rende più liberi i suoi seguaci dalle cure terrene, meglio anche manifesta a tutti i credenti i beni celesti già presenti in questo mondo, meglio testimonia la vita nuova ed eterna, acquistata dalla redenzione di Cristo, e meglio preannunzia la futura resurrezione e la gloria del Regno celeste. Parimenti, lo stato religioso più fedelmente imita e continuamente rappresenta nella Chiesa la forma di vita, che il Figlio di Dio abbracciò, quando venne nel mondo per fare la volontà del Padre, e che propose ai discepoli che lo seguivano. Infine, in modo speciale manifesta la elevazione del Regno di Dio sopra tutte le cose terrestri e le sue esigenze supreme; dimostra pure a tutti gli uomini la preminente grandezza della virtù di Cristo regnante, e la infinita potenza dello Spirito Santo, mirabilmente operante nella Chiesa.
Lo stato dunque, che è costituito dalla professione dei consigli evangelici, pur non concernendo la struttura gerarchica della Chiesa, appartiene tuttavia fermamente alla sua vita e alla sua santità.
45 Essendo ufficio della Gerarchia ecclesiastica di pascere il Popolo di Dio e condurlo a pascoli ubertosi (cfr. Ez. 34, 14), spetta ad essa di regolare sapientemente con le sue leggi la pratica dei consigli evangelici, dai quali la perfezione della carità verso Dio e verso il prossimo è in modo singolare aiutata (6). Essa inoltre, docilmente seguendo gli impulsi dello Spirito Santo, accoglie le regole proposte da esimi uomini e donne, e ulteriormente ordinate le approva autenticamente; e con la sua autorità vigile e protettrice viene pure in aiuto agli Istituti, dovunque eretti per l'edificazione del Corpo di Cristo, perché abbiano a crescere e fiorire secondo lo spirito dei fondatori.
Perché poi sia provveduto il meglio possibile alle necessità dell'intero gregge del Signore, ogni Istituto di perfezione e i singoli membri possono dal Romano Pontefice, per il suo primato su tutta la Chiesa e in vista della comune utilità, essere esentati dalla giurisdizione dell'Ordinario del luogo ed essere sottoposti a lui solo (7). Similmente possono essere lasciati o affidati alle proprie autorità patriarcali. Gli stessi membri nel compiere, secondo il loro speciale genere di vita, il dovere verso la Chiesa, devono, conforme alle leggi canoniche, prestare riverenza e obbedienza ai Vescovi, a causa della loro autorità pastorale nelle Chiese particolari e per la necessaria unità e concordia nel lavoro apostolico (8).
La Chiesa non solo erige con la sua sanzione la professione religiosa alla dignità dello stato canonico, ma con la sua azione liturgica la presenta pure come stato consacrato a Dio. La stessa Chiesa infatti, con l'autorità affidatale da Dio, riceve i voti di quelli che fanno la professione, per loro impetra da Dio con la sua preghiera pubblica, gli aiuti e la grazia, li raccomanda a Dio e impartisce loro la benedizione spirituale, associando la loro oblazione al sacrificio eucaristico.
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46. I Religiosi pongano ogni cura, affinché per loro mezzo la Chiesa abbia ogni giorno meglio da presentare Cristo ai fedeli e agli infedeli, o mentre Egli contempla sul monte, o annunzia il Regno di Dio alle turbe, o risana i malati e i feriti e converte a miglior vita i peccatori, o benedice i fanciulli e fa del bene a tutti, e sempre obbedisce. alla volontà del Padre che lo ha mandato (9).
Tutti infine abbiano ben chiaro, che la professione dei consigli evangelici, quantunque comporti la rinunzia di beni certamente molto apprezzabili, non si oppone al vero progresso della persona umana, ma per sua natura gli è di grandissimo giovamento. Infatti i consigli, abbracciati secondo la personale vocazione di ognuno, aiutano non poco alla purificazione del cuore e alla libertà spirituale, tengano continuamente acceso il fervore della carità e, come è comprovato dall'esempio di tanti Ss. fondatori, hanno soprattutto la forza di maggiormente conformare il cristiano al genere di vita verginale e povera, che Cristo Signore si scelse per sé e che la Vergine Madre sua abbracciò. Né pensi alcuno che i religiosi con la loro consacrazione diventino estranei agli uomini o inutili nella città terrestre. Poiché, anche se talora non assistono direttamente i loro contemporanei, li tengono tuttavia presenti in modo più profonda con la tenerezza di Cristo, e con essi collaborano spiritualmente, affinché l'edificazione della città terrena sia sempre fondata nel Signore e a Lui diretta, né avvenga che lavorino invano quelli che la stanno edificando (10).
Perciò il Sacro Concilio conferma e loda gli uomini e le donne, Fratelli e Sorelle, i quali nei monasteri, o nelle scuole e negli ospedali, o nelle missioni, con perseverante e umile fedeltà alla predetta consacrazione, onorano la Sposa di Cristo, e a tutti gli uomini prestano generosi e diversissimi servizi.
47. Ognuno poi, che è chiamato alla professione dei consigli, ponga ogni cura nel perseverare e maggiormente eccellere nella vocazione a cui Dio l'ha chiamato, per una più grande santità della Chiesa e per la maggior gloria della Trinità una e indivisa la quale in Cristo e per mezzo di Cristo è la fonte e l'origine di ogni santità.
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NOTE DEL TESTO

N.43
(1) Cfr. Rosweydus, Vitae Patrum, Antwerpiae, 1928. Apophtegmata Patrum: PG 65, Palladium, Historia Lausiaca: PG 34, 995 ss. ed C. Butler, Cambridge 1898 (1904), Pius XI, Const. Apost. Umbratilem, 8 luglio 1924: AAS 16 (1924) pp. 386-387. Pio XII, Alloc. Nous sommes heureux, 11 aprile 1958: AAS 50 (1958) p. 283.
(2) Paulus VI, Alloc. Magno gaudio, 23 maggio 1964: AAS 56 (1964) p. 566.
(3) Cfr. C. I. C., c. 487 et 488, 4°. Pius XII, Alloc. Annus sacer, 8 dic. 1950: AAS 43 (1951) p. 27 s. Pius XII, Const. Apost. Provida Mater, 2 febbr. 1947: AAS 39 (1947) p. 120 sS.

N.44
(4) Paulus VI, 1. c., p. 567.
(5) Cfr. S. Thomas, Summa Th. II-II, q. 184, a.3 et q. 188, a. 2. S. Bonaventura, Opusc. XI, Apologia Pauperum, c. 3, 3: ed. Opera, Quaracchi, t. 8. 1898, p. 245 a.

N.45
(6) Cfr. Conc. Vat. I, Schema De Ecclesia Christi, cap. XV, e Adnot. 48: Mansi 51, 549 s. e 619 s. - Leone XIII, Epist. Au milieu des consolations, 23 dic. 1900:
AAS 33 (1900-1901) p. 361. Pius XII, Const. Apost. Provida Mater, 1. c., p. 114 S.
(7) Cfr. Leo. XIII, Const. Romanos Pontifices, 8 maggio 1881: AAS 13 (1880-81) p. 483. Pius XII, Alloc. Annus sacer, 8 dico 1950: AAS 43 (1951) p. 28 s.
(8) Cfr. Pius XII, Alloc. Annus sacer 1. c., p. 28. Pius XII, Const. Apost. Sedes Sapientiae, 31 maggio 1956: AAS 48 (1956) p. 355. Paulus VI 1. c., pp. 570-571.

N.46
(9) Cfr. Pius XII, Enc. Mystici Corporis, 29 giugno 1943: AAS 35 (1943) p. 214 S.
(10) Cfr. Pius XII, Alloc. Annus sacer, 1. c., p. 30.
Alloc. Sous la maternelle protection, 9 dic. 1957: AAS 50 (1958) p. 39 S.
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