PRESENTAZIONE
1. Importanza dell'opera
L'importanza di L'Apostolato dell'Edizione (AE) del 1944, a cura dell'Istituto Missionario Pia Società San Paolo, consiste già nel fatto che è presentato come un Manuale direttivo di formazione e di apostolato. L'opera era da usarsi, e di fatto è stata usata, da generazioni di paolini e di paoline. Che né in copertina, né nel frontespizio e neppure nella breve introduzione venga menzionato Don Alberione, non sembra sminuirne il valore. L'assenza del nome suggerisce che si tratta di un lavoro editoriale a più mani. La sua portata rimane però intatta, se non altro perché qualunque contributo di altri paolini o paoline è inserito sotto il controllo di Don Alberione, da lui stesso delimitato e sempre esplicitamente sollecitato.
Nel 1950 uscì la seconda edizione de L'Apostolato dell'Edizione e il 26 novembre del 1954 la Curia generalizia della Pia Società San Paolo concedeva il visto, o nulla osta per la terza edizione. Seconda e terza edizione, con poche varianti tra loro e perciò pubblicate con lo stesso imprimatur,1 furono stampate dalle Figlie di San Paolo. È anche questo un indizio del calibro di un testo destinato alla Famiglia Paolina per spiegare che cosa si intenda tra i paolini per apostolato.
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2. La struttura del manuale
L'opera, in due parti - la prima a carattere generale e teorico, e la seconda più pratica -, mira a illustrare chi sia e che cosa debba fare l'apostolo, che è il titolo con cui viene qualificato2 ogni paolino e paolina. La disposizione della materia, suddivisa in numerosi e brevi capitoli, è prova di una particolare attenzione pedagogica verso i più giovani lettori e lettrici.
1. L'Apostolato, con la descrizione-spiegazione della parola edizione (del suo oggetto, ordine, carattere, esigenze e metodo).
2. L'Apostolo. In questa ripartizione della prima parte viene descritto il ministro ordinario - sacerdote - e quindi i religiosi, o le religiose, che insieme al sacerdote intendono rispondere alle necessità dei tempi. La Pia Società San Paolo, con associato il ramo femminile della Pia Società Figlie di San Paolo, è sorta per l'edizione, un apostolato cioè che possono compiere anche i laici. Costoro, uomini o donne che siano, possono essere dei maestri di dottrina anche senza essere più sotto il controllo del sacerdote (cf. 251). Però è loro necessaria la formazione, spirituale innanzitutto, in quanto devono fare affidamento su una forte pietà quotidiana, comprendente Messa, comunione, meditazione, visita al Ss. Sacramento, esame di coscienza, e ispirarsi a Maria Ss., che ha editato (edidit) il Verbo generando il Cristo. Per gli apostoli paolini, caratteristica importante è il culto alla Scrittura.
La seconda parte ha come occhiello tipografico il nome specifico di tre apostolati nei quali si suddivide l'edizione: Stampa - Cinematografo - Radio. Nella terza edizione dell' opera (apparsa nel 1955) fu aggiunta anche la Televisione.
In questa prima edizione, i capitoli dedicati alla stampa sono 38 (diventeranno 39 nella seconda e nella terza). Al cinema sono stati dedicati 4 capitoli in questa prima edizione e 5 nella seconda e nella terza. In tutte e tre le edizioni, alla radio è dedicato solo e sempre un capitolo. Ma la televisione è già implicitamente accennata, in quanto è tra i mezzi che l'apostolo deve adottare perché più celeri e più estesi per la propaganda. La televisione è trattata in un capitolo a sé nella terza edizione, del 19553.
Si nota pertanto una sproporzione nello spazio dedicato alla stampa rispetto ai mezzi più moderni. Ma Don Alberione con il dito sollecita già il nuovo mappamondo della comunicazione. Soprattutto si intuisce in lui il desiderio di camminare con i tempi. La tecnologia è a servizio dell'edizione.
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3. La storia del manuale
Di questo orientamento al nuovo e al meglio per l'apostolato è testimone la stessa storia di AE. Questo manuale direttivo ha avuto, come si diceva, tre edizioni, ma ogni volta con aggiunte e aggiornamenti. Tali successive e periodiche integrazioni di un progetto iniziale indicano una espansione del concetto stesso di apostolato. Le modifiche apportate rivelano un processo di crescita e quindi certamente di continuità con un altro testo del passato, l'Apostolato Stampa (AS), che è l'originale stesso di AE.
Come introduzione al testo che presentiamo, è utile la lettura almeno di una scheda bibliografica del volume del 1933: SAC. ALBERIONE S.S.P., Apostolato Stampa. Alba, Pia Società San Paolo [1933]; 170 [2] p., 19 cm.
Nel confronto, è da notare subito, oltre il nome dell'Autore scomparso in AE, il visto messo nell'ultima pagina di AS: Visto, non solo si permette, ma si raccomanda vivamente la stampa. Alba, 10 giugno 1933. Mons. F. Chiesa, Amm. Ap..
Dietro AS c'è quindi l'autorità teologica del can. Chiesa, il padrino vigile e dotto della Famiglia Paolina.4
Sulla copertina di AS è riprodotto l'antico stemma paolino: un libro aperto con le parole di Gesù, tratte da Gv 14,6: Ego sum via veritas et vita; c'è la spada e, in alto, le lettere JHS (Jesus Hominum Salvator, Gesù salvatore degli uomini) con raggiera.
Buona parte di AS era già stata pubblicata su Gazzetta d'Alba (1932) e prima ancora su Vita Pastorale (1931ss), indirizzata ad un pubblico esterno, anche a scopi vocazionali.
Come poi in AE, già in AS Don Alberione si chiede che cosa sia l'apostolato-stampa (è la predicazione della divina parola con l'imprimere; è predicazione stampata); qual è il suo oggetto specifico, la sua origine (viene da Dio in quanto autore del Libro divino); il suo carattere (è pastorale); la preparazione; le esigenze o presupposti (sentire con Gesù, con la Chiesa, con San Paolo); i doveri dei cattolici; il lavoro materiale; Maria Regina della Storia; la Messa, la visita eucaristica e la comunione necessarie all'apostolo della Stampa; l'ordine (al primo posto nella gerarchia della stampa c'è la dottrina della Chiesa, seguita dalla Scrittura e dalla Tradizione); le illustrazioni; il bollettino parrocchiale; le biblioteche; come dare la dottrina ai principianti, ai proficienti, ai perfetti (o dotti); l'omnia vestra sunt; la redazione e la propaganda; il culto alla Scrittura come caratteristica essenziale; i religiosi nell'apostolato stampa; i peccati di stampa; la Bibbia e l'apostolato stampa; la propaganda (la pubblicità). A conclusione vengono stilate norme pratiche osservate e da osservarsi per redazione, stampa e propaganda.
AS ha un totale di 29 capitoli, alcuni di carattere più teorico, altri di carattere più pratico.5 Per A. Damino6 «si tratta di un libro originale e notevole; programmatico per l'Istituto paolino». In effetti, va riconosciuto che AS conserva la sua forza e un fascino singolare anche perché alcune pagine particolarmente significative non sono state più riprese in AE.
Se si dà uno sguardo all'indice del testo che presentiamo, ci si renderà conto tuttavia come AE abbia incorporato ed espanso, ben oltre il titolo, il concetto stesso di Apostolato Stampa con l'addizione di cinema, radio (e televisione), apostolati anche questi, compresi nella edizione.7
Nell'introduzione, invariata nelle tre edizioni di AE e che, almeno nella sostanza, esprime il pensiero di Don Alberione, si legge: «Questo complesso di attività [stampa, cinema, radio...] la Pia Società San Paolo lo denomina con espressione generica l'apostolato dell'edizione. Il presente libro si prefigge di trattare di questo apostolato, soffermandosi specialmente sull'apostolato della stampa. In esso si cerca di seguire con fedeltà il pensiero svolto in conferenze apposite [dal sac. Alberione] e contenuto, in parte preponderante, nell'Apostolato Stampa...».
La parentela tra AS del 1933 e AE del 1944 sembra dunque quella da padre a figlio. Ma a questa gestazione altri hanno dato una mano. Chi?
Sr. Luigina Borrano, delle Figlie di San Paolo, in una lettera a Don Antonio da Silva del Centro di Spiritualità Paolina, spiegava questa genesi. «In principio non si pensava a un libro, bensì ad Appunti fedeli di lezioni che il Primo Maestro tenne regolarmente, per più anni, ad un gruppo di circa 20 Figlie di San Paolo [...]. La direttiva precisa che mi ha dato poi per la pubblicazione è stata questa: si doveva compilare un Manuale direttivo di Formazione e di Apostolato per tramandare ai Paolini e alle Paoline del futuro il suo pensiero genuino, come l'aveva comunicato a noi sue alunne. Per questo ha voluto che L'Apostolato dell'Edizione riportasse - in forma semplice e didattica - tutto il contenuto del volume Apostolato della Stampa e seguisse, per intero, la sintesi delle sue lezioni [...] Per quanto riguarda gli appunti delle lezioni, le cose si svolgevano così: io cercavo di scrivere tutto e fedelmente ciò che egli diceva, lo ordinavo come mi riusciva possibile e poi gli sottoponevo tutto, in lunghe sedute, in cui si dedicava totalmente a questo. Non ricordo che mi abbia fornito manoscritti. Qualche volta correggeva il pensiero o dettava qualche passo».
Fin qui la Borrano. Ma «il capitolo VI, sul Metodo via verità e vita, lo si deve a Don Giovanni Pelliccia SSP, il quale ha messo per iscritto il risultato della sua ricerca. Don Alberione, pur rilevando che era difficile e in uno stile del tutto diverso dal rimanente, lo ha approvato. Questa trattazione è apparsa per intero nella prima edizione di L'Apostolato dell'Edizione. Ma nelle edizioni seguenti fu alquanto ridotta e semplificata».8
Per la revisione il volume fu passato a Don Attilio Tempra, il quale in un opuscolo dattiloscritto intitolato Don Giacomo Alberione visto e presentato da un suo vicino collaboratore, scrive: «Mentre mi trovavo a Genzano come cappellano delle Suore Pastorelle, un giorno il Primo Maestro venne a trovarmi e mi portò un grosso malloppo di manoscritti, dicendomi: Questo è un libro che mi sta molto a cuore: leggilo e preparalo per la pubblicazione... [Quegli appunti] mi sembrarono piuttosto approssimativi... L'ordine non mi sembrò molto logico e la differenza di stile appariscente. Per questo, dopo aver dato una lettura affrettata, giudicai... che non fosse il caso di pubblicarlo. Il Primo Maestro mi pregò di rileggere con più attenzione, assicurandomi che vi avrei trovato molto di buono... Feci alcuni cambiamenti, corressi varie espressioni e consegnai il libro al Primo Maestro che lo mandò ad Alba, al Maestro Giaccardo, il quale fu molto contento di pubblicarlo» (p. 34s).9
Non è obbligatorio per chi ora legge condividere l'opinione espressa allora da Don Tempra. Ma Don Tempra ci dà informazioni preziose circa l'iter dell'opera a cui probabilmente anche il Maestro Giaccardo mise mano, per volontà di Don Alberione che di lui si fidava.
Ciò spiega perché il manuale, anche in questa edizione,10 appare senza il nome di Don Alberione come autore, ma quasi come frutto dello stesso ambiente paolino, femminile e maschile, a cui, come compilazione a più mani, era destinato.
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4. Don Alberione apostolo della buona stampa dal 1931 al 1944
Per stabilire l'età di AE può essere preso a riferimento come data di inizio l'anno 1931, come per AS. Le date finali sono più precise: il visto per delega, di Don Tempra, è stato rilasciato a Roma il 10 dicembre 1943; il nulla osta alla stampa, del Teologo G. Giaccardo, è stato rilasciato ad Alba il 2 gennaio 1944; il visto con il permesso di stampa del Vicario diocesano, il can. P. Gianolio, è da Alba, 5 gennaio 1944. La stampa di AE, a opera delle Figlie di San Paolo, è stata ufficialmente ultimata il 15 gennaio 1944.
Che cosa avvenne di Don Alberione come apostolo della stampa dal 1931 al 1944?
Con data 25 dicembre 1931 esce il primo numero di Famiglia Cristiana e nello stesso anno vengono pubblicate alcune istruzioni morali di Don Alberione sotto il titolo La passione predominante.
Nel 1932, 25° anno del suo sacerdozio, Don Alberione fa uscire, a stampa, il Donec formetur Christus in vobis (manuale di formazione paolina)11 e una raccolta di meditazioni, intitolata Per i nostri cari defunti, per il mese di novembre.
Assieme ad Apostolato Stampa, nel 1933 viene pubblicata altra predicazione di Don Alberione, come Considerazioni ascetiche sulla Confessione (ritiro mensile dei sacerdoti), Si vis perfectus esse (meditazioni ai chierici), Leggete le Ss. Scritture (dieci ore di adorazione sulla Bibbia).
In genere, gli stampati della Società San Paolo sono considerati devozionali e mediocri. In un annuario cattolico di questi anni (1934) si legge appunto che la Pia Società San Paolo di Alba pubblica La Domenica Illustrata e La Gazzetta d'Alba e inoltre «Il Divino Maestro della Famiglia Cristiana, La Madre di Dio, La Vita Pastorale, Una buona parola, La Domenica, periodici tutti di diffusione piuttosto limitata e locale».12
Avviene però, non solo più in teoria ma nei fatti, una identificazione tra predicazione orale e predicazione scritta.
Dando l'esempio come Primo Maestro, Don Alberione esercita in prima persona l'apostolato-stampa. La sua parola messa su carta mira a nutrire e ammaestrare la intera Famiglia Paolina in crescita, e possibilmente a guadagnare anche vocazioni tra un pubblico esterno sempre più vasto.
Scrivere è un'attività considerata primaria, se non la condizione sine qua non per essere paolini e paoline. Lo stesso manuale AE mira a formare degli apostoli-scrittori e apostole-scrittrici, oltre che personale addetto alla tecnica e alla diffusione.
Il prete paolino dovrebbe essere un prete-scrittore.
Se, infatti, nel 1935 esce solo un libro di Don Alberione, Esercizi e ritiri vol. I, molte sue prefazioni vanno a riempire le prime pagine di libri e opuscoli scritti da suoi chierici. Con prefazione di Don Alberione e in occasione della Conversione di San Paolo (il 25 gennaio) esce il volume I religiosi nella Chiesa, preparato interamente dai novizi paolini dell'anno 1933-1934.
Don Alberione non fa mancare parole di incoraggiamento neppure per la Geologia di G. Barbero; per le Nozioni di biologia vegetale di R. Casaliggi; per L'età contemporanea (lezioni di storia per i licei) di C. T. Dragone; per la Progenie eroica (sui Preti della Missione) di L. Fornari; per Oltre l'Oceano (missioni dei Servi di Maria) di E. G. Fornasari; per Il Medioevo (lezioni di storia per i licei) di S. Lamera; per la Geografia generale di F. Muzzarelli; per L'Eneide (brani scelti e annotati) di I. Pazzaglini; per L'Iliade (episodi scelti con note) di B. Roatta; per L'Orlando furioso (episodi scelti e commentati) di I. Tonni.
Come può immaginare chi legge, questo elenco non è completo. Di fatto, ogni anno Don Alberione incoraggia (anzi obbliga) i suoi giovani a scrivere.13
Nel 1936 egli trasferisce la sua sede da Alba a Roma. In quello stesso anno può finalmente concretizzare una dimensione della sua visione pastorale con la fondazione di un'altra Congregazione della Famiglia Paolina: le Suore di Gesù Buon Pastore, comunemente chiamate Pastorelle.
Nel medesimo anno 1936, con la data del 12 aprile, vedono la luce le Costituzioni della Società San Paolo.
Nel 1937 escono altri suoi libri, come Ss. Spirituali Esercizi (Istruzioni alle Maestre), Oportet orare, I Novissimi. Dal 18 aprile, nella tipografia paolina di Roma viene stampato il bollettino periodico San Paolo. E nel San Paolo del 1° agosto egli dispone che «nell'esame prima degli ordini ogni aspirante dovrà portare stampato un proprio libro».
Nel 1938 escono due libri di Don Alberione, Sectamini fidem (per i sacerdoti sampaolini, successivamente intitolato Mihi vivere Christus est) e Maria nostra speranza (mese di maggio).
È intanto cominciato l'apostolato del cinema.14 Il film Abuna Messias della Sampaolo Film (S.P.F.) ottiene addirittura un riconoscimento ufficiale (Coppa Mussolini) alla Mostra Cinematografica di Venezia, probabilmente anche perché la storia narrata ha un forte sapore coloniale.
Nel 1939 escono quattro libri di Don Alberione e il 13 maggio è la data di fondazione della Società Anonima Romana Editrice Film (R.E.F.)
Nel 1940 escono altri sei libri sotto il nome di Don Alberione e il 23 aprile è la data in cui si deposita il brevetto (n. 38.30.65) del sistema telefonico a divisione tempo del paolino Don Enzo Manfredi.
Nel 1941 escono tre libri di Don Alberione e il 10 maggio Pio XII concede alla Società San Paolo il decretum laudis approvandone le Costituzioni.
L'Italia respira aria di guerra (1939-1945), ma in AE Don Alberione sembra ignorarla, menzionando questa realtà solo in senso morale, riferendosi ad un combattimento con se stessi, contro la passione predominante, di ignaziana memoria.15
Forse si può interpretare questa produzione di Don Alberione dal 1931 al 1944 in chiave escatologica, dove cioè le parole importanti sono il peccato, la morte, il giudizio, l'inferno, il purgatorio e il paradiso.
Nel 1942 escono i libri Esercizi alle Maestre, Esercizi Spirituali vol. II e qualche volume di Hæc meditare, serie II.
Nel 1943, vedono la luce altri volumi di Hæc meditare, serie II, e il vol. III di Esercizi Spirituali insieme a La Madonna di Fatima (con invito a pregare il Cuore Immacolato di Maria).16
In questa cronaca fino alle soglie del 1944, intesa a delineare un profilo di Don Alberione come apostolo della buona stampa, non si trova traccia di una sua attività radiofonica. La radio - esiste già da tempo quella vaticana17 - resta per i paolini e le paoline di allora un apostolato più teorico che pratico, nonostante la sua riconosciuta importanza in AE.18 Alcuni anni più tardi, però, Don Alberione si cimenterà di persona con un microfono radiofonico.19
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5. L'ambiente storico ed ecclesiale
Dal 1931 al 1944 Don Alberione interagisce necessariamente con una Chiesa e con un mondo, italiano soprattutto, che si allontana dalla prima guerra mondiale (1915-1918) per entrare nella seconda (1939-1945).
Dal 1922 al 1939 sul soglio di Pietro è insediato Pio XI. Gli succederà Pio XII (1939-1958). Sono questi i due Papi a cui Don Alberione obbedisce dal 1931 al 1944.
Il 1931 è l'anno della Quadragesimo Anno, l'enciclica di Pio XI per l'instaurazione dell'ordine sociale cristiano, nel quarantesimo anniversario della Rerum novarum. Nello stesso anno esce anche Non abbiamo bisogno, in difesa dell'Azione Cattolica avversata dal fascismo. Alla gravissima crisi finanziaria, la dolorosa disoccupazione di molti e la crescente corsa agli armamenti, tenta di rispondere la Nova impendent. Dello stesso anno è la Lux veritatis, nel decimoquinto centenario del concilio di Efeso.
Anche il Papa esercita dunque, e ne dà l'esempio, l'apostolato della stampa. Fa anche di più. Il 12 febbraio del 1931, alle ore 16,30, presentato al microfono dallo stesso Guglielmo Marconi e alla presenza del Segretario di Stato card. Eugenio Pacelli, Pio XI inaugura la Radio Vaticana, rivolgendo al mondo il primo radiomessaggio pontificio della storia.
Nel 1932 in Italia ha inizio la fase militarista e imperialista (coloniale) del regime fascista e Pio XI emana la Charitate Christi compulsi sulle preghiere ed espiazioni da offrire al Sacratissimo Cuore di Gesù nella presente distretta dell'umanità. Vengono condannate pubblicazioni e produzioni cinematografiche e grammofoniche ostili alla Chiesa.
Il 2 aprile 1933 inizia l'Anno Santo straordinario o Giubileo della Redenzione, per festeggiare il XIX Centenario della Redenzione del genere umano, operata sulla croce da Gesù Cristo. Sulle condizioni difficili dei cattolici sotto il governo repubblicano in Spagna esce l'enciclica Dilectissima nobis. Intanto Hitler diviene cancelliere del III Reich e a Dachau viene aperto il primo campo di concentramento.
Ancora nel 1933, l'11 febbraio, la Radio Vaticana inaugura le trasmissioni a onde ultracorte. Il 6 giugno il Papa riceve in udienza un pellegrinaggio di giornalisti e parla loro di unione della stampa cattolica. Il 18 settembre l'udienza è concessa a congressisti della pubblicità sul tema: «La morale, elemento dominante di ogni propaganda».
Il 1934 è l'anno della lunga marcia dei comunisti cinesi. La Stampa di Torino, per prima in Italia, pubblica una telefoto sportiva (su un incontro di calcio Italia-Inghilterra). Il 10 giugno Pio XI riceve in udienza giornalisti di Roma e parla loro esplicitamente dell'apostolato della stampa. Il 10 agosto l'udienza è per la Federazione Internazionale della Stampa Cinematografica sul tema «Preoccupazione per un cinema morale».
Nel 1935 Pio XI emana un'enciclica sul sacerdozio cattolico, Ad catholici sacerdotii. Sempre il 1935 è ricco di fermenti anche nel mondo della comunicazione: vengono fatti i primi esperimenti di trasmissione di notizie per i giornali a mezzo di telescriventi; in Giappone funziona il servizio radio-telefonico; ma dalla radio tedesca viene messo al bando il jazz negro o di origine ebraica. Dal 22 marzo a tutto agosto, una stazione a Berlino fa trasmissioni televisive a bassa definizione (180 linee).
In Italia, divenuta potenza coloniale, nel 1936 viene proclamato l'impero e Vittorio Emanuele III diviene imperatore d'Etiopia. Nello stesso anno, in Russia viene emanata una nuova costituzione che proclama la libertà di stampa esigendo però la completa socializzazione del giornalismo. Il 2 novembre la BBC (British Broadcasting Corporation) realizza le prime trasmissioni televisive con una buona definizione dell'immagine (405 linee) captata da circa 100 apparecchi tv.
L'anno 1936 è ricco di incontri di operatori dei mass-media con il Papa. Il 18 aprile, Pio XI tiene un discorso ai partecipanti al XXXVI Congresso de La Croix e in generale della Bonne Presse. Qualche giorno dopo, il 21 aprile, un messaggio pontificio è rivolto al Congresso internazionale della Stampa Cinematografica e riguarda l'elevazione morale del cinematografo. Il 12 maggio il Papa inaugura l'Esposizione mondiale in Vaticano della Stampa Cattolica.20 Qualche giorno dopo, il 16 maggio egli intrattiene i rappresentanti della stampa straniera sul tema «Portavoce delle idee». Le cose che il Papa è andato fin qui dicendo confluiscono nella enciclica Vigilanti cura del 29 giugno sugli spettacoli cinematografici. Il 31 ottobre il Papa tiene un discorso ai partecipanti al Congresso Cattolico della Pubblicità sui doveri morali. Il 10 novembre, parla invece di apostolato della radio a rappresentanti del Bureau Catholique International de Radiodiffusion. Benché vecchio e malato, Pio XI all'inizio di dicembre lancia ancora un messaggio di pace al mondo dai microfoni della Radio Vaticana.
Abbiamo raccolto tutte queste date per illustrare come negli anni 1931-1944 la Chiesa svolgesse già l'apostolato del cinema e quello della radio, oltre il più antico della stampa, adeguandosi alle nuove necessità dei tempi, e utilizzando direttamente e indirettamente i mezzi, a mano a mano che diventavano disponibili.
Il 1937 è l'anno della Mit Brennender Sorge (Con bruciante ansia, 14 marzo) sulla preoccupante situazione della Chiesa Cattolica nel Reich germanico. Il Papa mette sotto accusa il nazismo. Ma solo qualche giorno dopo, il 19 marzo, esce anche la Divini Redemptoris Promissio contro il comunismo ateo. In entrambe le encicliche ci sono riferimenti alla stampa (specialmente di propaganda) e alla comunicazione sociale in genere.
Nel 1937 a Roma sorge Cinecittà, il complesso dei teatri di posa in cui vengono realizzati la maggior parte dei film italiani. I giornali italiani cominciano ad impiegare stenografi addetti a raccogliere notizie fresche trasmesse per radio, mentre le trasmissioni televisive diventano già regolari in Francia.
In AE Don Alberione menziona il Quotidiano,21 però esso resta un sogno apostolico ma irreale.
Per il 1937 Pio XI aveva approvato, come intenzione missionaria per l'Apostolato della Preghiera, la formula: «Con la stampa, la radio, il teatro, il cinematografo si promuoverà la conoscenza e l'amore delle missioni».
Il 1938, anno del film paolino Abuna Messias, è anche l'anno dell'annessione (Anschluss) dell'Austria da parte della Germania, dove, dopo la pubblicazione del manifesto della razza, vengono emanati i primi provvedimenti antisemiti.
In Spagna, il 22 aprile 1938 è la data di leggi autoritarie contro la stampa.
Nel 1939 inizia il pontificato di Pio XII con un programma pastorale espresso nell'enciclica Summi Pontificatus.
L'Italia occupa l'Albania e Hitler invade la Polonia scatenando la seconda guerra mondiale.
In una lettera pastorale del 1° gennaio 1939, il card. Verdier, arcivescovo di Parigi, richiama i cattolici sui doveri riguardo al cinema e alla radio. Nello stesso anno, in Italia l'Episcopato Veneto promuove la promessa cinematografica di astenersi da film poco raccomandabili sotto l'aspetto religioso e morale. Nel 1942 tale promessa verrà estesa a tutti i membri dell'Azione Cattolica Italiana.
Il 31 luglio 1940, Pio XII tiene un discorso sulla potenza, efficacia e necessità delle sane letture, mentre il 7 agosto il discorso è sui gravi danni delle cattive letture.
Nel 1941, negli Stati Uniti la tv viene già utilizzata commercialmente.
Nel 1942 viene inventato il nastro magnetico, e un gruppo di scienziati americani, con H.H. Aiken, sviluppa ad Harvard, l'ENIAC, forse il primo calcolatore elettronico o automatico.
Il 2 dicembre entra in funzione a Chicago la pila atomica costruita da Enrico Fermi per la produzione di energia dell'atomo. La casa Kodak realizza le prime pellicole per fotografia all'infrarosso.
Il 27 ottobre 1942, Pio XII tiene un discorso a giornalisti rumeni sul peso educativo della stampa durante la guerra.
In sintesi è questo l'ambiente storico ed ecclesiale di AS e AE.
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6. Qualche suggerimento per la lettura
Due domande di carattere storico potrebbero esserci utili per cominciare. Che influsso possono aver esercitato la Chiesa e la Società su Don Alberione; e, viceversa, che influsso potrebbe aver esercitato Don Alberione, apostolo-scrittore, nell'ambiente del suo tempo?
Per trovare delle risposte soddisfacenti sarebbe utile leggere il manuale AE tenendo davanti le date paoline importanti tra il 1931 e la fine del 1943. Sarebbe anche più utile confrontare i riferimenti storici presenti nel testo con una particolareggiata cronologia di storia della Chiesa, e quindi della vita religiosa, sociale-economica e dello sviluppo degli strumenti della comunicazione, che sopra abbiamo compendiato in estrema sintesi.
Tentare di rispondere alle due domande può condurre alla scoperta di come Don Alberione abbia voluto mantenere il passo con la Chiesa del tempo, mettendo sempre meglio a fuoco forme di apostolato orientate ad un mondo moderno a raggio globale, inteso come la parrocchia del Papa.
Don Alberione non sembra voler precedere la Chiesa, quanto seguirla, come la sua Maestra, da intelligente e fattivo discepolo.
Si può intuire, anzi, oltre una lettura piatta del manuale, lo sforzo per praticare la teoria aggiornata circa i mezzi tecnici. Non si deve tuttavia dimenticare l'intenzione dell'opera, che praticamente coincide con l'intenzione esplicita dell'Autore. Don Alberione vuole formare e insegnare, limitandosi alle sue istituzioni, che cosa significhi l'apostolato dell'edizione e chi sia il vero apostolo.
A fondamento di questi che sono i termini più importanti di AE, traspare una visione teologica che pure ci sembra utile tenere presente.
Il punto di partenza per descrivere l'apostolato dell'edizione è l'esemplarismo trinitario,22 che in un progetto enciclopedico di Don Alberione è tradotto in scienze-arte-virtù, sotto l'influsso del trinomio cristologico Verità-Via-Vita. L'esemplarismo diventa apostolato o edizione, e quindi redazione-tecnica-propaganda, come magistero di Cristo e della Chiesa per la salvezza del mondo.
Tener presente questa esemplificazione aiuta chi legge a non ridurre da teologica a tecnico-organizzativa la visione che Don Alberione ha dell'apostolato - pur rispettando l'urgenza di una sintesi e completezza tra le tre parti. Apostolato è mèta dell'apostolo; è quanto lo avvicina di più a Dio, e agli uomini e donne di oggi; a tutto Dio (Padre, Figlio, Spirito) e a tutto l'uomo (mente, volontà e cuore) attraverso tutta la Chiesa (dogma, morale e culto), con tutta l'azione pastorale (profetica, regale, sacerdotale).
Don Alberione ci insegna ad andare avanti. Spinge ad aggiornarci, secondo una legge di perfettibilità, da intendere come capacità di superamento, progetto, progresso verso uno stato di pienezza che è reale solo se ci si spinge oltre dove si è già arrivati.
Insieme al consolidamento e al dimensionamento di un carisma che quando diventa istituzione necessariamente stabilisce più la prudenza o la legalità che la creatività e la profezia a criteri di comportamento apostolico, in questo manuale è percepibile l'ansia della crescita, che è animazione a fare molto e bene e a fare bene il bene.
Bisognerebbe a questo punto guardare a Don Alberione in persona come ci si guarda in uno specchio per sapere chi siamo.
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Conclusione
Destinatario di
AE è chiunque ritenga necessario ristabilire il significato di apostolato e apostolo - vale a dire una propria identità carismatica - secondo Don Alberione. E se Don Alberione ha ignorato parole come computer, informatica, telematica, satelliti, cavo a fibre ottiche, linguaggio multimediale, CD-ROM, telefonino cellulare, telefonino satellitare, televisione ad alta definizione o qualsiasi altro mezzo di comunicazione interattiva che il progresso oggi ci mette a disposizione, è solo perché è fisicamente vissuto prima di noi.
23 Ma a noi egli affida lo stesso suo mandato di andare avanti nell'apostolato, seguendo l'etica della comunicazione, o della carità della verità.
Con parole magari dal sapore antico, egli incoraggia chi legge ad affrontare le nuove sfide invitando ad appropriarci, con responsabilità e dignità di adulti, del suo stesso titolo - di apostolo dell'edizione - che compete di diritto a qualsiasi paolino o paolina. Apostole e apostoli di oggi, con gli strumenti e i linguaggi degli uomini di oggi, per arrivare domani a mietere mannelli pesanti nella messe del Signore sempre più scarsa di operai.
Per Don Alberione il domani a cui tende la formazione apostolica è l'eternità. Da questa parola, comune nel suo vocabolario, potrebbe partire la prospettiva giusta per interpretare ognuna delle altre parole importanti di questo manuale.
Roma, 4 aprile 1998
ANGELO COLACRAI
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AVVERTENZE
1. Il testo adottato nel presente volume è quello della prima edizione (L'Apostolato dell'Edizione, Alba, Figlie di San Paolo, 15 gennaio 1944), la quale è indubbiamente la più completa, anche se non esente da errori. Nella impossibilità di confrontarla con il manoscritto originale (introvabile), abbiamo cercato di riportare al meglio il testo originario. Con alcune avvertenze:
a) Talora, in presenza di evidenti errori di senso (dovuti a cattiva lettura del manoscritto, o a refusi, o a righe saltate), ci siamo riferiti a espressioni parallele ricorrenti altrove; o uniformati alla seconda edizione (1950), anch'essa tuttavia difettosa e non sempre attendibile, perché incompleta.
b) Alle frequenti irregolarità ortografiche e sintattiche (abuso o assenza di interpunzione, di iniziali maiuscole, ecc.), abbiamo ovviato uniformandoci, nei limiti del possibile, alle forme correnti.
c) Nell'adozione dei caratteri tipografici (grassetto, corsivo ecc., usati in modo irregolare e talora impropriamente), abbiamo proceduto a omologarne l'uso, riservando il grassetto ai sottotitoli e rispettivamente il corsivo alle espressioni latine o alle citazioni di particolare rilievo, già evidenziate nell'originale.
2. Le note presenti nella prima edizione sono state riportate fedelmente e, all'occorrenza, integrate con nuovi elementi. Le parti aggiunte (come la traduzione italiana delle espressioni latine), o le note introdotte ex novo, sono indicate con l'asterisco (*).
3. La numerazione dei capitoli, in cifre romane conforme all'originale, è stata conservata anche là dove avrebbe dovuto essere corretta, come nel caso del Capo XXVI ripetuto, la cui iterazione è stata indicata con Capo XXVI/bis anziché XXVII. Ciò per non modificare la numerazione dei capitoli successivi.
4. La numerazione marginale, in grassetto (con l'eventuale uso del simbolo | , che indica l'inizio della pagina), rimanda alle pagine della prima edizione originale. Tale numerazione è stata adottata negli Indici finali del volume, e deve essere usata per tutte le citazioni del testo, in qualsiasi edizione, comprese le traduzioni.
5. Alla fine del testo è stata aggiunta una Appendice, costituita dal contenuto di un numero speciale del bollettino Unione Cooperatori Buona Stampa (n. 5, 15 luglio 1921), interamente dedicato alla giustificazione dell'apostolato editoriale. Possiamo considerarla una lucida anticipazione o, se preferiamo, una Postfazione a tutto il discorso sviluppato nel presente volume.
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1 Concesso ad Alba il 12 novembre 1950 dal canonico P. Gianolio.
2 “Apostolo di Gesù Cristo” è il titolo con cui Paolo normalmente si identifica all'inizio delle sue lettere.
3 Può essere utile ricordare che il servizio televisivo regolare iniziò in Italia solo il 3 gennaio 1954 (anche se già nel 1952 era stata assegnata alla RAI [Radio Audizioni Italia] la concessione, una volta stabilito lo standard di 625 linee). Bisognerà aspettare il 4 novembre 1961 per le trasmissioni del secondo programma televisivo italiano.
4 Negli anni 1930-1933 il Can. Francesco Chiesa andava elaborando una originale sintesi teologica, confluita poi nei quattro volumi di Lectiones Theologiæ Dogmaticæ recentiori mentalitati et necessitati accomodatæ. Ispirandosi a tali Lezioni, Don Alberione ha approfondito la comprensione di Gv 14,6 alla luce di tre funzioni salvifiche: Cristo Verità (Maestro/Profeta), Via (Re/Pastore), Vita (Sacerdote e Vittima), facendo di questa chiave di lettura il cardine principale per interpretare non solo la sua visione ecclesiologica, ma anche il suo orientamento pastorale e l'impostazione delle sue fondazioni.
5 Se la prassi paolina non è sempre stata all'altezza della teoria sull'apostolato di Don Alberione, ciò non è da attribuire a difetti del manuale quanto a difficoltà di ordine pratico e forse anche ad una consolidata mentalità gutenberghiana (più presente in AS che in AE), che istintivamente identifica apostolato con stampa. Del resto, la buona stampa può essere da sempre equiparata alla “Scrittura” o “Bibbia”, il libro-biblioteca per antonomasia, e quindi con le opere dei Padri, dei Santi e dei teologi.
6 Cf. A. DAMINO, Bibliografia di Don Giacomo Alberione, Roma 1994, 36.
7 Più tardi si parlerà di “apostolato della comunicazione sociale” o di “apostole di Gesù Cristo nel mondo della comunicazione”, didascalie che potrebbero comprendere anche i settori più moderni come informatica, telematica, multimedialità, comunicazione interattiva. Ciò che possiamo apprendere in generale da un confronto di AS con AE è l'urgenza di assumere o “evangelizzare” le stesse nuove tecnologie utilizzandole per l'apostolato. Un “aggiornamento” o “formazione” continua fa parte del modo di pensare del Fondatore.
8 Così A. DAMINO, o.c.
9 Cf. A. DAMINO, o.c., 50.
10 Esiste già una edizione più recente in portoghese, São Paulo (Brasile) 1967.
11 In Donec formetur (nn. 251-259) troviamo un sunto di AS.
12 Cf. L. GIOVANNINI, Don Alberione e i Paolini nella storia della Chiesa e della cultura. Cronologia comparata, Roma 1982, 145.
13 «Per attuare quanto prescritto dalle Costituzioni della Pia Società di San Paolo, il Fondatore volle che già ad Alba, nei primi anni, fin dal 1921, vi fosse un locale per la redazione paolina. Successivamente questo locale fu battezzato Sala San Paolo, e fu dotato di maggiori mezzi e di maggior personale specializzato nella redazione. Il Papa Pio XII, come condizione per l'approvazione definitiva delle Costituzioni, volle che Don Alberione erigesse una Casa apposita per gli scrittori paolini. Questa Casa fu embrionalmente costituita, durante la guerra, in Roma, presso la chiesa di Santa Caterina della Rota, poi alla Borgata Laurentina o Montagnola, presso la Casa parrocchiale di Gesù Buon Pastore. In un terzo tempo la Casa della redazione fu trasferita nei locali della nuova sede della Casa Generalizia, e nel 1948 ad Albano Laziale (Roma). Le Figlie di San Paolo, per avere la loro approvazione definitiva, giunta il giorno 15 marzo 1953, dovettero sistemare la loro casa di redazione o Casa delle Scrittrici, a Grottaferrata (Roma)» (G. BARBERO, Il Sacerdote Giacomo Alberione: un uomo - un'idea, Roma 1991, 741).
«Alcuni dicono che poeti si nasce, ma che scrittori affermati si diventa dopo un lungo tirocinio, faticoso studio, e preziosa esperienza fatta sui propri sbagli ed errori. Don Alberione si sobbarcò a fatiche ed a spese pur di formarsi i suoi scrittori. Per questo fine è lo stesso lavoro manuale in tipografia stabilito per gli alunni e che continua fino ai primi anni di sacerdozio; per questo la famosa e sempre in buona memoria Sala di San Paolo, di Alba, vero tirocinio pratico di redazione; per questo la Scuola di Apostolato; per questo in anni più avanti la sospirata Casa degli Scrittori» (Ibid., 456).
14 Cf. al riguardo la testimonianza di Don Barbero: «Don Giacomo Alberione non fu il primo a pensare che si poteva adoperare il cinematografo anche per predicare il Vangelo e fare il Catechismo ai fanciulli ed agli adulti. Suo merito fu di adoperare nel bene anche questa nuova invenzione, che dai cristiani veniva guardata con un senso di diffidenza. L'apostolato del cinematografo sembrava un'impresa irta di difficoltà insormontabili; non adatto ad essere svolto dai membri di una Congregazione religiosa. Il cinematografo era considerato un'arma usata dal nemico del bene per corrompere i costumi, e si poteva tutt'al più fare opera di difesa, come avevano fatto i cattolici americani organizzando la Legione della Decenza, nel 1934, con lo scopo di allontanare il pubblico dai film indecenti. Quantunque il compito di questa Legione della Decenza fosse solo negativo, il Papa Pio XI aveva benedetto ed incoraggiato questo movimento nella enciclica Vigilanti cura, del 29 giugno 1936, tutta rivolta a considerare il cinematografo: esso è una realtà, che può essere incentivo al male come al bene. La censura non è che la parte negativa; occorre influire sui produttori perché mettano in circolazione pellicole educative. Il cinematografo era considerato ancora come mezzo di svago, ma esso doveva essere elevato a mezzo di istruzione religiosa e di predicazione della Verità. Questa considerazione fu la molla che fece scattare Don Alberione: “Dobbiamo iniziare l'apostolato del Cinema: andiamo a fare un'ora di adorazione presso la tomba di San Paolo”, disse un giorno ad alcuni suoi collaboratori e si avviarono verso la Basilica dell'Apostolo Paolo in Roma. Per iniziare l'apostolato cinematografico fu scelto il giovane sacerdote paolino Don Fortunato Gregorio Delpogetto, e con la collaborazione di missionari esperti si progettò un film di grande respiro sulla vita e l'attività del cardinale Guglielmo Massaia apostolo dell'Etiopia. Ne venne fuori il film Abuna Messias, girato in Etiopia, sotto la direzione del regista Goffredo Alessandrini (1905-1978). Alla VII Mostra Internazionale Cinematografica di Venezia, la pellicola su Abuna Messias riceve come primo premio l'ambita Coppa Benito Mussolini, il 9 agosto 1939. L'opera missionaria di Guglielmo Massaia (1809-1889) si prestò bene a dare al film un vivo interesse, sebbene la finale a sfondo politico facesse sorgere qualche critica. La Santa Sede incoraggiò Don Alberione con queste parole: “Lei, Padre, vada avanti, non si fermi; il Signore benedirà sempre di più. L'autorità ecclesiastica approva l'operato della Pia Società San Paolo anche in questo, come nell'apostolato della stampa. Vi dedichi un maggior numero di persone”. L'esperienza acquistata nella produzione di Abuna Messias servì per rafforzare l'organizzazione della Pia Società San Paolo in campo cinematografico, e dopo la pausa imposta dagli anni di guerra 1940-1945, si riprese con maggior vigore il lavoro nel 1946. A questo primo risultato ne seguirono altri. Si passò dalle pellicole a passo normale a quelle a passo ridotto; dai film direttamente realizzati dalla San Paolo Film, ad altri realizzati in collaborazione o acquistati direttamente da società di produzione, per la riduzione di passo, o per la proiezione in determinati paesi e nazioni. Per svolgere l'attività cinematografica, specialmente nel campo finanziario, si costituì una società anonima chiamata Romana Editrice Film, abbreviata in R.E.F. (anni 1939-1951); a questa subentra la Parva Film (anno 1947), che nel 1952 adotta la ragione sociale Parva-Sampaolo Film, che dura fino al 1955. Sorge infine l'ente morale “San Paolo Film”, approvato dal Vescovo di Alba (Cuneo) monsignor Carlo Stoppa il 22 maggio 1956, e approvato come ente giuridico dal Presidente della Repubblica d'Italia Giovanni Gronchi, il 5 febbraio 1957» (G. BARBERO, Il Sacerdote Giacomo Alberione: un uomo - un'idea, Roma 1991, 527).
15 Cf. pp. 67 e 105. - In realtà la guerra era un fatto ben presente alla coscienza dell'autore, e non solo nella sua veste di Fondatore e responsabile di centinaia di persone in pericolo, ma anche in qualità di scrittore cristiano. È noto l'incidente provocato da un suo articolo del Natale 1942, pubblicato sul settimanale La Domenica Illustrata, in cui s'invocava la sospensione delle ostilità almeno per il tempo natalizio, conforme all'antica prassi della “tregua di Dio”. L'autore fu accusato di disfattismo e minacciato di carcere. Si veda più avanti (p. 290, nota 3).
16 Nel 1944, assieme ad AE, vedrà la luce qualche volume di Hæc meditare e il vol. IV di Esercizi Spirituali.
17 Il Papa la usava. Pio XII, il 24 agosto 1939, in un suo radiomessaggio disse: “È con la forza della ragione, non con quella delle armi, che la giustizia si fa strada... Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra...”.
18 Don Alberione ne parla con entusiasmo: «L'opera che spetta all'apostolato cattolico specialmente nel campo di conquista radiofonica, fu egregiamente compresa in Italia dal primo apostolo della radio: il P. Vittorio Facchinetti, ora Vescovo di Tripoli. In un primo tempo lanciò sulla rivista Frate Francesco la sua idea circa la necessità di consecrare all'apostolato questo meraviglioso dono di Dio» (p. 480).
19 La prima trasmissione radio sperimentale fu fatta il giorno di Natale del 1948; alle ore 8 precise la «Radio San Paolo» (I 1 RSP) incominciava a chiamare gli ascoltatori precedentemente avvisati; alle 8,10, Don Alberione, molto emozionato, si sedeva davanti al microfono e cominciava a parlare: «“Gloria a Dio nel Cielo altissimo e pace in terra agli uomini di buona volontà”. Questi auguri degli Angeli sono anche gli auguri miei. In questa splendidissima giornata dell'amore di Gesù Cristo al Padre ed agli uomini, li faccio tanto di cuore a tutti, Figli e Figlie; sapendo come bene li comprendete ed accettate; li faccio dopo aver celebrata la Messa questa notte per tutti, vicini e lontani; con la sola preferenza per quelli che soffrono. Sentendo di essere il servo inutile ed incapace, ho detto a Gesù di fare tutto, solo, sempre Lui... Che Dio sia conosciuto, servito, amato! Che tutti appartengano un giorno a quel Regno che Gesù Cristo venne a conquistare sulla terra, e che presenterà al Padre suo. Che sia amato prima da noi; e che possiamo farlo conoscere ed amare, come Egli venne dal Cielo per predicare il Padre: “Questa è la vita eterna: che gli uomini conoscano Dio e Colui che da Dio fu mandato: Gesù Cristo”. “Pace agli uomini!”... L'anno che si chiude ha portato un progresso nell'apostolato con il cinema; vi è tanta volontà di migliorare... L'organizzazione internazionale dell'apostolato per mezzo del Centro di Roma, del Bollettino Bibliografico e delle nuove Librerie internazionali dà buoni risultati, pur fra le difficoltà portate dalla natura stessa della bella opera... Grande fiducia viene dal sapere che ovunque, vicino e lontano, si ripete l'offerta delle orazioni, azioni e patimenti secondo le intenzioni di Gesù nella Santa Messa e le intenzioni del Primo Maestro: che sono l'attuazione dei primi due articoli delle Costituzioni, sostanzialmente. Ho presenti in questo momento tutti i Figli e tutte le Figlie dell'Italia e dell'estero, e ripeto come al termine della Santa Messa: “Benedicat vos omnipotens Deus, Pater et Filius et Spiritus Sanctus”». La trasmissione durò sei minuti, ed appena terminata, da una casa vicina telefonarono che l'audizione era stata ottima (cf. G. BARBERO, Il Sacerdote Giacomo Alberione: un uomo - un'idea, Roma 1991, 743-745).
20 Il 22 giugno 1936 Don Alberione, giunto a Roma da qualche giorno, celebra la Messa nella cappella dell'Esposizione della Stampa Cattolica in Vaticano.
21 Cf. il capitolo XVIII, da p. 284 in poi.
22 Su questo tema, v. G. ALBERIONE, Ut perfectus sit..., I, 368ss; II, 149ss; - cf. A.F. DA SILVA, Il cammino degli Esercizi spirituali nel pensiero di Don Alberione, Centro di Spiritualità Paolina, Ariccia 1981, 79ss.
23 Comunque, resta significativo che già le Costituzioni della Pia Società San Paolo, pubblicate nel 1942, al n. 2 (fine speciale dell'Istituto), impongono ai membri di lavorare «soprattutto mediante l'apostolato dell'edizione, usando i mezzi più fruttuosi e celeri e maggiormente adatti alle necessità e condizioni dei tempi».