Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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MEDITAZIONE V

La preghiera vocale

SACRA SCRITTURA

«O Signore, ascolta la mia preghiera, porgi l'orecchio alle mie suppliche per la tua fedeltà, esaudiscimi per la tua giustizia.
Non entrare in giudizio col tuo servo, perché nessun vivente può aver ragione davanti a te.
Il nemico ha perseguitato l'anima mia, ha umiliata nella polvere l'anima mia, mi ha cacciato nelle tenebre, come i morti da gran tempo.
Il mio spirito è in grande ansietà sulla mia sorte, e il mio cuore trema dentro di me.
Io vo ricordando i tempi antichi, ripenso tutte le tue opere e medito i fatti da te compiuti.
Io stendo a te le mie mani, l'anima mia anela a te come arida terra.
Signore, non tardare ad esaudirmi; il mio spirito vien meno, non rivolgere da me la tua
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faccia, perché sarei simile a quelli che scendono nella fossa.
Fammi sentire fin dal mattino la tua misericordia, perché io in te ho riposte le mie speranze. Fammi conoscere la via che devo battere, perché a te ho sollevato l'anima mia.
Signore, salvami dai miei nemici: in te son rifugiato.
Insegnami a fare la tua volontà, perché tu sei il mio Dio. Il tuo spirito buono mi guidi per la retta via.
Pel nome tuo, o Signore, ridonami la vita nella giustizia. Togli dalla tribolazione l'anima mia.
E nella tua misericordia disperdi i miei nemici. Disperdi tutti quelli che affliggono l'anima mia, perché io sono tuo servo
».

(Salmi 142, 1-12)


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Non si può parlare della preghiera senza fermare la considerazione su quello che è una parte di largo uso: la preghiera vocale. Comunemente parlando della pietà, il pensiero corre ad un complesso di pratiche che esternano la pietà, cioè alla preghiera vocale, che è la più facile e comune.
La preghiera può infatti essere: sacramentaria, sacramentale, orazione. Quest'ultima può essere ancora: mentale, vocale, vitale.
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Noi consideriamo ora la vocale:
1) Che cos'è la preghiera vocale; 2) L'utilità della preghiera vocale; 3) Le condizioni della preghiera vocale; 4) L'uso della preghiera vocale.

I. - La preghiera vocale.
La preghiera vocale è quella che, oltre l'attenzione interiore, richiede anche l'emissione della voce.
La voce è un dono di Dio e non è mai così bene impiegata come quando si prega.
Chi prega bene in terra, loderà bene il Signore in cielo. Laudate Dominum, omnes gentes: «Lodate tutte il Signore, o nazioni» (Salmi 116, 1). Ad te, Domine, clamabo et ad Deum meum deprecabor: «A te, o Signore, alzo il mio grido, al mio Dio innalzo le mie preghiere» (Salmi 29, 9).
Preghiere vocali sono: l'Angelus, le giaculatorie, le orazioni del mattino e della sera, la via Crucis, il Rosario, l'ufficio della Beata Vergine, del S. Cuore, dei defunti, la recita del breviario e innumerevoli altre.
In generale è vocale la preghiera che si recita in comune.
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II. - Utilità della preghiera vocale.
La preghiera vocale piace a Dio. Si legge nella S. Scrittura un fatto molto significativo. Abramo aveva ricevuto dal Signore l'annunzio della distruzione di Sodoma e Gomorra. Rattristato da questo proposito divino, Abramo si presentò a Dio e pregò così: «Farai tu perire il giusto coll'empio? Se vi fossero in quella città cinquanta giusti, periranno insieme? E non perdonerai tu a quel luogo per amore di quei cinquanta giusti dato che ci fossero? Non sia mai che tu faccia tal cosa, e faccia perire il giusto coll'empio; trattare ugualmente il giusto e l'empio non è da par tuo; tu che giudichi tutta la terra non farai mai simile giudizio». E il Signore gli disse: «Se io trovo nella città di Sodoma cinquanta giusti, perdonerò a tutto il luogo per amore di essi». E Abramo riprese a dire: «Dacché ho cominciato parlerò con ardire al mio Signore, benché io non sia che polvere e cenere. E se ci saranno cinque giusti meno di cinquanta, distruggerai tu la città perché sono quarantacinque giusti solamente?». E il Signore disse: «Se ce ne trovo quarantacinque non la distruggerò». E Abramo continuando a parlargli, disse: «E se ne saranno trovati quaranta che farai?». Disse: «Non distruggerò per
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amor dei quaranta». «Non ti adirare, Signore, se io parlo, soggiunse Abramo: che avverrà se ve ne fossero trenta?». Rispose: «Non farò nulla se ce ne trovo trenta». «Dacché una volta ho principiato, disse Abramo, parlerò al mio Signore: e se ce ne fossero venti?». Rispose: «Non la distruggerò per amor di quei venti». «Di grazia, rispose Abramo, non ti adirare, o Signore, se io dirò ancora una parola: e se ne fossero trovati dieci?». E il Signore: «Non la distruggerò per amor di quei dieci» (Genesi 18, 23-32).
Questo episodio dimostra che la preghiera disarma Dio, che la preghiera piace a Dio.
Nell'antico T. quante preghiere vocali si ricordano! Mosé prega e Dio manda le piaghe in Egitto. Faraone sotto la prova promette la liberazione degli Ebrei e Mosé con la preghiera allontana le piaghe. Per dieci volte si ripete il fatto e la preghiera di Mosé è sempre esaudita. Mosé prega ed il mare si divide per lasciare libero il passaggio al popolo di Dio. Mosé prega nel deserto e ottiene dal cielo la manna; prega e fa scaturire l'acqua da una roccia; prega ed ottiene strepitose vittorie sui nemici.
Egualmente efficace fu la preghiera di Ester: «Signore mio, che sei il solo nostro Re, aiutami nel mio abbandono, perché fuori di te
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io non ho altro aiuto, e la mia rovina è imminente... perché peccammo innanzi a te, ci consegnasti nelle mani dei nostri nemici... Ma ora non basta loro di opprimerci colla più dura schiavitù... vogliono mutare le tue promesse, sterminare la tua eredità... Non dare, o Signore, il tuo scettro a quei che non sono... Ricordati di noi, Signore, e mostrati a noi nel tempo della nostra tribolazione...» (Ester 14, 8-12). La sua preghiera è esaudita e scongiura lo sterminio degli Ebrei.
Così prega pure Giuditta: «Signore, Dio d'Israele, dammi forza e getta in questo momento uno sguardo sull'opera delle tue mani, affinché, come hai promesso, tu sollevi Gerusalemme...» (Giuditta 13, 7). Dio l'esaudisce, le dà la testa di Oloferne e con questa la vittoria sugli Assiri.
Gli esempi sono innumerevoli e la Bibbia ci offre un libro intero di preghiera: «I Salmi».
Questi Salmi formavano la preghiera quotidiana degli Ebrei e formavano la preghiera sociale, con cui si onorava Dio nel gran Tempio di Gerusalemme. Come era solenne e bella la scena che offriva il popolo, allorché saliva a Gerusalemme cantando, e dalle colline che circondavano la Città Santa ripeteva a coro alternato i versetti dei Salmi! Al canto innalzato
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su una collina rispondeva il canto innalzato su un'altra, mentre risuonavano in tutta la vallata del Cedron le lodi del Signore. La preghiera vocale piace a Dio, ed anche il Nuovo Testamento ce ne offre esempi mirabili: Maria rivolge a Dio la sua preghiera e recita il «Magnificat»; Zaccaria prorompe nel cantico del «Benedictus»; Simeone pronuncia il «Nunc dimittis»; tutte bellissime preghiere vocali.
Venne interrogato Gesù: Come dobbiamo pregare? Ed Egli rispose: Quando pregate dite così: «Padre nostro, che sei nei cieli...». Questa è la più bella fra le preghiere.
Che cosa significa questo fatto? Significa che a lui è gradito tanto il pregare con la nostra mente, quanto il pregare colla nostra bocca. Nostro Signore G. C., dopo la cena, fece quella preghiera meravigliosa che è chiamata la preghiera sacerdotale. «Padre, io ho glorificato il tuo nome, l'ho manifestato agli uomini, ora vengo a te, glorifica me; ti prego per questi miei cari, non che li tolga dal mondo, ma che li liberi dal male; il mondo li odia e li odia perché non mi ha conosciuto. Ti prego che siano una cosa sola: ut unum sint. Questa preghiera vocale di Gesù riassume tutto quello che nostro Signore aveva voluto raccomandare ai discepoli nelle varie istruzioni
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che aveva tenuto e in pubblico e in privato. E' la preghiera eminentemente sacerdotale, è la preghiera che egli faceva e conchiudeva a favore dei suoi ministri: «Volo, Pater, ut ubi ego sum, ibi sit et minister meus». Ed anche dalla croce egli pregò, e nello stesso orto del Getsemani noi sappiamo le parole che disse al Padre: Si possibile est transeat a me calix iste: Verumtamen non sicut ego volo, sed sicut tu (Matteo 26, 39). E sulla croce: «Padre, perdona loro che non sanno quello che si fanno... Nelle tue mani raccomando il mio spirito» (Luca 28, 34-46).
Così suggellò la sua vita con delle preghiere vocali, come quando nella sua giovinezza interveniva nelle sinagoghe a cantare al sabato insieme al popolo i salmi, come era stato prescritto nella legge mosaica.
Gli Apostoli pure praticarono la preghiera vocale e, ritenendo le ore determinate per la preghiera degli Ebrei, salivano al Tempio a pregare.
La Chiesa ha iniziato molto presto la sua preghiera pubblica, formando il Breviario, che andò sempre più perfezionandosi. La Chiesa, interprete del pensiero dello Spirito Santo, ha compreso che queste preghiere sono accette a Dio. Nelle Catacombe le preghiere vocali si prolungavano assai, poiché la storia della
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prima liturgia cristiana ci ricorda le lunghe funzioni che ivi si celebravano fra canti e preghiere. In tutti i tempi poi, la Chiesa ha favorito la preghiera vocale, ha promossa la recita degli uffici della Madonna, del S. Cuore, dei defunti; vuole e raccomanda le preghiere e il canto nelle processioni, nelle sepolture, nelle Messe, nelle funzioni.
Ha stabilito i Vespri che sono una preghiera vocale più solenne. Ha approvate le litanie dei Santi, della Madonna, del S. Cuore, di S. Giuseppe, ecc., ha approvati molti libri di pietà, raccolte di giaculatorie; ha arricchito tante preghiere vocali di indulgenze. Anzi, certe indulgenze sono tali che non si acquistano senza la preghiera vocale, come il Rosario.
La preghiera vocale è utile, e tutti i cristiani degni di questo nome, devono recitare al mattino e alla sera le orazioni quotidiane.
Le preghiere vocali sono utili e buone in sé: 1) Perché onorano Dio. Onorare Dio internamente è bene, ma se all'esempio interno si aggiunge l'esterno è assai più gradito. Il sentimento è buono, ma non basta, bisogna esprimerlo; 2) Perché sono convenienti all'uomo. L'uomo è composto di anima e di corpo, e deve rendere a Dio ossequio interno ed esterno. Se alla preghiera mentale, alla preghiera dello
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spirito si unisce quella vocale, maggiore sarà il suo merito e maggiore la gloria in cielo.

III. - Le condizioni per la preghiera vocale.
Tutte le condizioni per la preghiera vocale possono ridursi a una: l'attenzione interna, che è per la preghiera vocale quello che è l'anima per il corpo. L'attenzione interna può essere diretta a tre cose: Ad verba - alle parole; ad sensum - al senso; ad veritatem - a qualche verità.
1) Ad verba. E' l'attenzione che si pone per pronunciare le parole rettamente, per dirle con ordine e con la giusta moderazione della voce. Per chi legge la prima volta i Salmi in latino o segue il Messalino, o deve attendere al canto, costituisce una fatica anche questa prima attenzione. Non manchi questo sforzo, si ponga anzi quella diligenza che è necessaria per rendere la preghiera più decorosa nell'espressione e nella forma.
2) Ad sensum. Se nella preghiera si può giungere a riflettere sul senso delle parole che si dicono è ottima cosa. Quando si segue bene il senso della preghiera, questa riesce più facile, efficace e più perfetta.
Non è necessario seguire il senso di ogni parola, ma il senso complessivo. Così ad
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esempio nella recita del «Gloria Patri» si seguirà il senso se, colla pronuncia della parola, intenderemo di onorare ed adorare successivamente le tre Persone della SS. Trinità. «Bisogna dire le orazioni fermandovi sopra profondamente il vostro pensiero ed eccitando i vostri affetti sopra il senso delle medesime, non affrettandovi in modo alcuno per dirne molte, ma ingegnandovi a dire di vero cuore quelle che direte, perché vale assai più un solo Pater detto con sentimento, che non molti recitati in fretta e distrattamente» (S. Francesco di Sales).
3) Ad veritatem. Vi è poi una terza attenzione che è ancora più perfetta. Per alcuni riesce facile, per altri meno. Consiste nel considerare qualche verità contenuta nella preghiera stessa, o un'altra verità. Si avrà l'attenzione «ad veritatem» se per esempio nella recita del primo mistero gaudioso si considera questa verità: l'umiltà di Maria SS. oppure le parole dell'Angelo, o il detto: «Chi si umilia sarà esaltato».
L'attenzione della mente potrà seguire nelle preghiere, nella giornata, in tutto, la verità ricavata da qualche buona impressione, dalla meditazione, dalla considerazione di un fatto particolare come una morte, una disgrazia, un incontro qualunque, ecc.
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Ritenere questa verità e seguirla sempre è bene. Potrà durare molto oppure potrà essere breve, potrà ripetersi o essere sostituita da un'altra verità che colpisce maggiormente.
S. Antonio fu sempre animato dalla verità contenuta nelle parole: «Vieni e seguimi». Il B. Giovenale Ancina trovava pascolo per la sua devozione nelle parole: Quid sum miser tunc dicturus quem patronum rogaturus? «che dirò io misero quando il Signore mi chiamerà al giudizio?». Vi sono verità e fatti che nella vita fanno singolarmente impressione ed orientano. Queste verità e fatti sono pure quelli che guidano le comunità e formano lo spirito animatore di tutto.

IV. - L'uso delle preghiere vocali.
E' utilissimo fare largo uso delle preghiere vocali. Nelle comunità religiose alcune pratiche sono lasciate alla libera scelta di ognuno e possono essere recitate nel tempo, nel luogo, colla frequenza ed abbondanza desiderata, mentre altre sono stabilite per tutti e sono comuni. A queste bisogna dare la preferenza, perché sono più perfette, corrispondono maggiormente alla vocazione speciale e corrispondono alla promessa di Gesù: Ubi enim sunt duo, vel tres congregati in nomine meo, ibi
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sum in medio eorum: «Dove sono due o tre adunati in nome mio, ci sono io in mezzo a loro» (Matteo 18, 20), e favoriscono l'esercizio dell'umiltà e dell'obbedienza e portano quindi più direttamente alla santificazione.
Giova assai sforzarsi di penetrare il senso delle pratiche di pietà anche quando sono più difficili, in modo speciale le preghiere e gli atti liturgici, come i Vespri e le Messe.
E' utile l'uso del Messalino e dei libri liturgici, seguendo le tradizioni date; così le funzioni non saranno solo un complesso di cerimonie, di atti, di suoni vari, ma un complesso di verità alte e profonde. Si penetrerà sempre più il senso della Liturgia, che è voce dello Spirito Santo.
Concludiamo con S. Agostino: Ascendit oratio et descendit miseratio: «Sale dalla terra la preghiera e discende dal cielo la grazia e la misericordia».
PREGHIAMO. - «Loda, o Gerusalemme, il Signore: loda, o Sion, il tuo Dio.
Perché ha rafforzato le sbarre delle tue porte: ha benedetto i tuoi figli dentro di te.
Ha stabilito la pace nei tuoi confini e ti sazia col fior di frumento.
Manda egli i suoi ordini alla terra: la sua parola si diffonde velocemente
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Ei fa cadere la neve a fiocchi come la lana: come cenere spande la nebbia.
Lancia a briciole il suo ghiaccio; chi potrà reggere al suo freddo?
Manderà la sua parola e lo scioglierà: spirerà il suo vento e scorreranno le acque.
Egli fa sentire la sua parola a Giacobbe: i suoi giudizi e i suoi precetti a Israele.
Non ha fatto così a tutte le nazioni: e non ha manifestato loro i suoi precetti
».

(Salmo 147)


ESEMPIO

L'apostolo della divozione: S. Franc. di Sales

Il 21 luglio 1527, ancora nel seno della madre fu consacrato a Dio nella Chiesa della Madonna di Liésse ad Annecy.
Bambino, lasciava i trastulli per cantare le litanie lauretane.
Giovanetto studente a Parigi, consacrò la purezza alla Madonna nella chiesa di S. Stefano dei Greci.
Maria lo prese in custodia: e S. Francesco portò al tribunale di Dio l'innocenza battesimale. Decorato a Padova del titolo e delle insegne dottorali si recò a far omaggio del suo diploma alla Madonna di Loreto. Ma a Padova la bellezza dell'animo del giovane si trovò in grave cimento e Maria lo liberò.
Già prima però, a Parigi era stato preparato con una terribile crisi. Francesco di Sales era chiamato ad essere il soave direttore di spirito, che facilita la via della perfezione: il Dottore della divozione e della
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pietà. E la prova fu una penosa agitazione spirituale. Il giovane Francesco che amava tanto il Signore, diventò insensibile, arido nella vita di spirito... lo opprimeva il terrore di non essere in grazia di Dio... la tentazione durò sei settimane, e si impossessò del suo animo la convinzione di essere dannato! Il giovane Francesco nella lotta intristisce così gravemente che il custode lo credette perduto. Ma le anime dei giusti non hanno da perdersi. Un giorno Francesco entra in S. Stefano dei Greci, nell'abisso dello sconforto: va diritto all'altare della Madonna e piange a dirotto; recita la dolce preghiera di S. Bernardo: «Ricordatevi, piissima Vergine Maria...» la preghiera della confidenza e dell'onnipotenza, e soggiunge: «O Dio, se è decretato che io non vi ami in cielo, fate almeno che io vi ami sulla terra con tutte le mie forze». Oh eroismo di carità! L'incubo cadde, e Francesco ricuperò salute e letizia: alla grazia della liberazione seguì la grazia della vocazione.
Scrisse la «Filotea», il «Teotimo», libri sapienti, in cui fa risplendere e spiana il metodo della vita spirituale.
Ogni giorno per voto recitava il santo Rosario intero.
Lasciò alla Chiesa un fiorente istituto religioso. Fu Sacerdote. Il Vescovo di Ginevra gli affidò la missione del Chiablese, dove erano migliaia di anime rovinate nella fede dal protestantesimo.
Il missionario affidò l'opera della conversione degli eretici a Maria e in quattro anni convertì settantadue mila eretici.
Spirò nelle braccia di Maria che tanto aveva amata.
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