Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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MEDITAZIONE IV

Il Breviario

SACRA SCRITTURA

«In Te, o Signore, ho riposto la mia speranza: che non rimanga confuso in eterno.
Nella tua giustizia liberami, salvami; piega le tue orecchie verso di me e salvami.
Sii il mio Dio protettore, la mia rocca forte da pormi in salvo, perché tu sei il mio sostegno, il mio rifugio.
O mio Dio, salvami dalle mani dell'empio, dalla mano di chi viola la legge e dall'iniquo.
Perché tu sei la mia speranza, o Signore, o Signore, mia speranza fin dalla mia giovinezza.
Su te mi sono poggiato fin dalla nascita, fin dal seno di mia madre tu sei il mio protettore.
A te per sempre il mio canto. Son divenuto per molti un prodigio, essendo tu il mio valido protettore.
La mia bocca sia piena di lodi per cantare la tua gloria, la tua grandezza per tutto il giorno
.
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Deh, non mi rigettare in vecchiaia, non mi abbandonare quando mi verran meno le forze.
Perché i miei nemici han parlato contro di me e quelli che tendevano insidie alla mia vita han tenuto insieme.
Dicendo: Dio l'ha abbandonato, dategli dietro, afferratelo; ché nessuno potrà salvarlo.
O Dio, non t'allontanare da me, o mio Dio, guarda d'aiutarmi.
Siano svergognati, annientati quelli che insidiano la mia vita, siano coperti di confusione e di vergogna quelli che cercano la mia rovina.
Ma io spererò sempre e a tutte le tue lodi ne aggiungerò altre
»

(Salmi 70, 1-14)


I. - Che cos'è il Breviario
Il Breviario è un complesso di preghiere e di lezioni che vengono recitate dai sacri ministri a nome e per comando della Chiesa. E' la preghiera ufficiale della Chiesa.
Nel corso dei secoli il Breviario ha preso diversi nomi, vari nella forma ma identici nella sostanza. Nei primi tempi si chiamò Salterio, Opera di Dio, Orario, Canone. Dai SS. Padri venne comunemente chiamato Ufficio divino. Oggi prevalgono i nomi di Breviario, Ufficio Ecclesiastico, Ufficio Canonico, Ufficio Divino.
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Breviario perché riassume i tratti più belli e più significativi della Sacra Scrittura, delle Omelie dei Padri e delle vite dei Santi.
Ufficio Ecclesiastico perché prende valore dalla Chiesa ed è un Sacramentale.
Ufficio Canonico in quanto è prescritto dal canone ed è soggetto a determinate regole.
Ufficio Divino perché è tale nella sua sostanza e perché diretto a Dio.
La divisione in sette parti: Mattutino, Lodi, Prima, Terza, Sesta, Nona, Vespro e Compieta, che formano le tre ore maggiori e le quattro minori risale ai primi tempi della Chiesa e ricorda l'uso vigente presso gli ebrei riguardo alla preghiera: Septies in die laudem dixi tibi, dice il Salmista (Salmi 118, 164).
Veramente mirabile e piena di altissimo significato l'organizzazione dell'ufficio nelle sue sette parti!
Mattutino, è l'ora delle tenebre. La notte col suo silenzio favorisce la preghiera e la Chiesa con le preci del mattutino intende unire la sua preghiera a quella del Salvatore che nella notte della sua passione fu colmato di oltraggi.
Lodi, è il canto dell'allegrezza che la Chiesa scioglie al Signore al sorgere dell'aurora, ora della risurrezione del Salvatore.
Prima, costituiva la preghiera ufficiale del mattino. Con le sue preci chiede al Signore
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l'assistenza sulla nuova giornata.
Terza, ricorda l'ora della discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli ed ha per oggetto speciale la carità.
Sesta, corrisponde all'ora di mezzogiorno. Mentre il corpo piega sotto il peso del lavoro e del caldo, la Chiesa domanda l'assistenza divina nell'oppressione fisica e morale e l'unione dei cuori.
Nona, si recita verso il declinar del giorno, richiama alla memoria la morte del Salvatore e ci fa domandare la grazia di un felice passaggio dal tempo all'eternità.
Vespro, è la lode della sera, è la parte più solenne dell'ufficio. Un tempo si usò chiamarlo anche lucernare.
Compieta, è il complemento del Vespro. Costituisce l'ultima preghiera della giornata ed è tutta spirante pietà e poesia. Ha un doppio oggetto: la grazia di una notte tranquilla e quella di una morte santa.
Così la giornata intera con le sue vicende, i suoi bisogni, i suoi rischi, secondo le differenze delle notti e del giorno viene consacrata mirabilmente a Dio.

II. - Importanza del Breviario.
L'importanza del Breviario si desume dalle sue prerogative:
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1) Il Sacerdote o il Religioso che recita il divino ufficio, non prega a nome proprio ma a nome e per comando della Chiesa. Egli viene rivestito dell'autentica missione di intercessore ufficiale tra il cielo e la terra, e tratta con Dio dei più gravi interessi dell'umanità. La persona del recitante scompare e solo il rappresentante della Chiesa militante e trionfante appare in lui.
Il Sacerdote nell'ufficio prega in unione con la Chiesa. Quando assolve la sua divina ambasciata non è solo: la Chiesa intera, quindi cielo e terra, si unisce a lui ed avvalora le sue domande. Le lodi, le suppliche sue si confondono con quelle delle gerarchie celesti, di Maria, di Gesù; la sua voce diventa la voce dell'intero corpo mistico del Verbo incarnato.
2) Il Breviario è importante, perché è preghiera scelta dalla Chiesa. Nessuna preghiera per quanto commovente, fosse pure sgorgata dal cuore di un Serafino, può avere la meravigliosa efficacia della preghiera liturgica.
Secoli e secoli la Chiesa ha impiegato per perfezionare il divino ufficio finché colla Bolla «Divino afflatu» di Pio X, ci diede la mirabile organizzazione del Breviario come è al presente. Preghiera perfetta dunque, opera della Chiesa «sine macula et sine ruga» come avverte lo Spirito Santo.
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3) Importante per il fine. La preghiera del Breviario è preghiera universale; ella non si ferma ad un bisogno particolare, ad un fine o ad un altro, ma abbraccia tutte le necessità, tutti i bisogni particolari e universali dell'umanità oltre quelli generali del Corpo Mistico.
E' il grido dell'umanità che combatte, che soffre, che espia, innalzato a Dio per bocca della Chiesa. E' il Papa che prega, il Clero che supplica, i fedeli vivi e defunti che sono raccomandati e sollevati.
4) Importante per la sua struttura. L'ufficio divino è la preghiera ispirata da Dio stesso, ha quindi in sé la ragione della sua efficacia. Presentandoci il Breviario Gesù sembra dirci: «Sic porro orabitis». Non è solo nutrimento per il cuore di chi lo recita, ma eziandio per la mente e per la volontà. Il Breviario infatti è costituito dai tratti più belli della S. Scrittura.
«Oh, i Salmi, esclamava S. Agostino, mi accendevano di entusiasmo per Te e mi consumavano d'ardore. Avrei voluto, se fosse possibile, cantarli a tutti per distruggere l'umana superbia. Oh, perché non si cantano ovunque? Chi allora potrebbe sottrarsi al tuo calore?» (Confess. 4).
Il Breviario contiene il sunto della dogmatica, della morale, dell'ascetica, della mistica
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e della pastorale, tutto quello che vi è di più santo.
E' una miniera di cultura per la predicazione e per chi deve scrivere. E' vita perché ci fa chiedere le grazie più importanti e più necessarie. Ci fa entrare nel vero spirito della Chiesa. Proponendo inoltre l'esempio di tanti santi eccita mirabilmente alla virtù. Così il Breviario viene ad essere Via, Verità, Vita, contiene il dogma cristiano, la morale del Vangelo, la preghiera liturgica. Il Breviario è istruzione. Nel Breviario abbiamo la storia del genere umano e la storia d'Israele, la vita di Gesù Cristo, la storia della Chiesa. Non soltanto una storia civile, ma la storia della religione. E nella storia sono innestate tutte le verità della fede. Le lezioni della Sacra Scrittura ci narrano la creazione dell'uomo, la caduta, il diluvio universale, la vita di Noè, di Abramo, di Isacco e Giacobbe, del popolo ebreo prima in Egitto, poi liberato; ci mettono sotto gli occhi i re, i giudici, i profeti maggiori e minori, finché si arriva alla vita di Gesù Cristo, questa vien considerata nell'Avvento, Natale, Epifania.
La Quaresima, la settimana di Passione, la settimana santa, la Pasqua ci narrano la redenzione. Nella Pentecoste e nelle domeniche successive dobbiamo considerare i frutti della
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redenzione. Gli Atti degli Apostoli ci narrano la vita della Chiesa nei suoi primissimi tempi; poi abbiamo la storia della Chiesa che risulta attraverso le vite dei santi, dei martiri, dei Dottori, dei coraggiosi pontefici e di molti vescovi illustri.
La storia della vera riforma e del duro lavoro della Chiesa per fronteggiare il Protestantesimo e tutte le sue derivazioni teoriche e pratiche viene narrata attraverso alle vite di molti santi degli ultimi secoli ed anche in atti pontifici di cui si vedono tracce nel Breviario.
Il Breviario è un sunto di storia esteriore ed interiore della Chiesa: e nella storia vi sono i dogmi, i precetti morali e le preghiere che dobbiamo rivolgere al Signore. Infatti la religione nostra si ricava dalla storia, e vive nella storia.
Chi amasse e intendesse bene, sempre il suo breviario, a poco a poco diverrebbe sapiente, dominatore dei tempi e si toglierebbe da egoismi e grettezze a cui spesso porta la vita quotidiana.
Il breviario è ancora un complesso di insegnamenti morali; e la teologia morale stessa è nel Breviario: e con essa la teologia mistica, l'ascetica, la pastorale.
La Teologia morale: sono ricordati i comandamenti, che si applicano alla vita; vi
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sono i libri sapienziali, i proverbi, l'ecclesiaste, l'ecclesiastico; specialmente ci passano sotto gli occhi gli insegnamenti del Vangelo, le vite dei santi nelle lezioni del secondo notturno e le applicazioni del Vangelo alla vita quotidiana nelle lezioni del terzo notturno. Il Breviario è un compendio di perfezione.
La teologia mistica appare dal Cantico dei Cantici, da Isaia, da Geremia, dai libri del Nuovo Testamento e specialmente da S. Paolo e da S. Giovanni Evangelista.
Il Breviario è specialmente preghiera: Contiene il Salterio: Iddio stesso si è fatto maestro di preghiera nei profeti, nei salmi, nella persona di Gesù Cristo: di modo che la Chiesa volendo insegnarci a pregare ha ricavato il complesso delle formole dalla Sacra Scrittura.
Se Iddio ce l'ha insegnate abbiamo qui come una caparra e una garanzia che siamo esauditi. Quali orazioni piacerebbero a Dio se non quelle che egli stesso ha insegnato all'uomo, quelle che Gesù Cristo ha rivelato agli Apostoli, quelle che la Chiesa guidata dallo Spirito Santo ha composte?
Pio IX fece rispondere a Lamennais che gli chiedeva la dispensa dal breviario perché aveva da studiare: «maledictum studium propter quod relinquitur officium». E perché? Che cosa si vuole studiare se si trascura proprio quello
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che è il libro dei libri nell'esposizione della dottrina della Chiesa? Il Breviario è il riassunto della dottrina della Chiesa, della Scrittura, della tradizione dei SS. Padri, e dei Dottori della Chiesa. Che cosa si vorrebbe studiare? Si vorrebbe sapere di più dello Spirito Santo o si vorrebbe evitare la scuola dello Spirito Santo, la scuola della Chiesa, la scuola di Gesù Cristo per trovarne altre migliori? E benedetto ufficio quando diventa anche nostro studio! Quindi la Chiesa a cui sta sommamente a cuore la formazione e la perfezione dei sacerdoti, ha imposto l'obbligo del Breviario.
Il Signore ha un coro in Paradiso, che continuamente lo loda, benedice, supplica; a questo coro, composto di Angeli e di Santi, corrisponde un coro sulla terra di ministri di Dio che sono scelti a questo: affinché preghino il Signore. Iddio si era riservato una tribù fra le 12 del popolo di Israele, che doveva essere tutta dedicata al servizio degli altari, al servizio di Dio e ricevere il sostentamento dalle altre tribù. Ora così è il Sacerdote: deve vivere per il soccorso dei fedeli. Ma perché? Perché il sacerdote, libero da occupazioni materiali, possa attendere più comodamente alle lodi del Signore, al servizio di Dio. Combattete, diceva Mosé a Giosuè e agli altri capitani
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del popolo di Israele, ed io andrò sul monte a pregare. Nos vero orationi et ministerio verbi instantes erimus: dicevano gli Apostoli (Atti 6, 4).

III - Chi deve recitare il Breviario?
Per alcuni è d'obbligo, per altri solo di consiglio.
Ratione ordinis vi sono tenuti tutti i Sacerdoti e tutti i Chierici in sacris anche se sospesi e scomunicati.
Ratione beneficii tutti coloro che godono il frutto di qualche beneficio ecclesiastico.
Ratione religionis tutti i religiosi addetti al coro o alla recita privata dell'ufficio.
L'obbligo di recitare le ore canoniche è grave. Secondo S. Alfonso perché l'omissione costituisca colpa grave, si richiede ed è sufficiente l'omissione di un'ora intera. Per la recita si deve tener conto della forma prescritta, dell'ordine dovuto, del tempo, del modo.
1) Forma prescritta. Si devono seguire le disposizioni della Chiesa al riguardo, sia per la forma generale prescritta dalla costituzione «Divino Afflatu» di Pio X, e sia per quella speciale data dal calendario della propria Diocesi.
2) Ordine dovuto. Si deve tener conto
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dell'ordine degli Uffici e quello delle ore. Il primo è dato dal Calendario, il secondo dallo stesso Breviario.
3) Tempo e luogo conveniente. Riguardo al tempo si deve tener presente che: Matutino si deve recitare dopo la mezzanotte (extra chorum può essere anticipato); Lodi all'aurora; Prima dopo la levata del sole; Terza alle nove antimeridiane; Sesta a mezzogiorno; Nona alle tre pomeridiane; Vespro al tramonto; Compieta al crepuscolo.
Riguardo al luogo, per coloro che sono obbligati al coro, nel luogo a ciò destinato in chiesa; per gli altri, in qualunque luogo, di modo però che questo non sia insociabile con l'attenzione e l'intenzione.
4) Modo. Il Breviario deve essere recitato in modo degno e quindi:
Vocalmente, che non sia cioè solo orazione mentale, ma anche vocale. Integralmente, senza omettere nulla di quanto è prescritto. Continuatamente, senza interruzione nella medesima ora a meno che non vi sia grave necessità. Si richiede inoltre l'attenzione e la divozione, che sia cioè l'attento esercizio della mente e del cuore.
L'impotenza fisica e morale, la carità verso il prossimo e la dispensa, sono cause che scusano legittimamente dalla recita del Breviario.
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L'ufficio divino è fonte di gioie sante che sono preludio e saggio dell'allegrezza propria degli Angeli in adorazione davanti alla SS.ma Trinità.
Il Breviario rende felici: «Psalterium meum gaudium meum!» esclamava S. Francesco Saverio. Chi persevera nella recita del Breviario si assicura la perseveranza.
Vi è più bisogno di preghiera che di oratori. Chi solleverà la società non sarà un dotto ma un santo.
PREGHIAMO. - Apri, o Signore, la mia bocca a benedire il tuo santo nome: monda il mio cuore da ogni vano e cattivo pensiero; illumina l'intelletto, infiamma l'affetto affinché possa recitare questo Divino Ufficio, attentamente e devotamente e meriti di essere esaudito al cospetto della tua divina Maestà. (Preghiera prima della recita del Breviario).

ESEMPIO

S. Giovanni Bosco

Ho stupito spesse volte - scrisse il Card. Alimonda - nel considerare il moral carattere di Don Bosco, sempre tranquillo, sempre uguale a sé, nelle gioie e nelle pene, sempre imperturbabile. Ma io stupii rilevando il grado di perfezione cui era giunto e non perché ignorassi il principio donde l'aveva attinta. Era
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imperturbabile in mezzo al mondo, perché si era gettato in braccio a Dio.
L'unione sua con Dio era abituale anche in mezzo a occupazioni materiali disparatissime. In casa e fuori di casa, nei viaggi a piedi e in carrozza, nei tram e nei convogli, discorrendo con i suoi e con estranei, era ognor penetrato dal pensiero di Dio e dal desiderio di accrescerne la gloria. «Si sarebbe detto - scrive Don Albera - che la vita del Santo era una preghiera continua, una non mai interrotta unione con Dio. Ne era indizio quell'inalterabile eguaglianza d'umore, che traspariva dal suo volto invariabilmente sorridente. In qualunque momento ricorressimo a Lui per consiglio, sembrava che interrompesse i suoi colloqui con Dio per darci udienza, e che da Dio gli fossero ispirati i pensieri e gli incoraggiamenti che ci regalava».
Parlava volentieri di Lui, ne predicava la bontà verso gli uomini e l'onnipotenza nella creazione, contrapponendola alla nostra nullità. Qualche sera, passando sul poggiolo scoperto per andare a riposo, spingeva lo sguardo nella profondità dei cieli ed esclamava: - Mi sento così piccolo, che sono costretto a ritirarmi in camera, non potendo reggere ad uno spettacolo di tanta magnificenza! - Noi stessi l'udimmo più volte esternare questi pensieri; in quei momenti l'ardenza del suo amore per Iddio si manifestava persino nell'espressione del volto e nel tremolio delle labbra...
Di qui deriva lo zelo che spiegò nel propagare la fede tra i fanciulli, gli adulti e tra gli infedeli; l'ardore con cui combatté contro gli eretici; la tenera divozione verso il SS. Sacramento, verso la Madre di Dio, l'Angelo Custode e i Santi; e l'altissima venerazione per la Chiesa e il Romano Pontificato e le persone stesse dei Sommi Pontefici, dei Vescovi e di tutti i Superiori Ecclesiastici, anzi di tutti i Sacerdoti.
Di qui il suo raccoglimento nella preghiera. Quando
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pregava non aveva nulla di affettato nell'atteggiamento. Genuflesso, immobile, ritto sulla persona, le mani giunte appoggiate sull'inginocchiatoio o sul petto, la testa leggermente inclinata, lo sguardo fisso, il volto sorridente, niun rumore che si facesse all'intorno lo distraeva. Non aveva nulla di singolare, e chi gli stava vicino non poteva fare a meno di pregare bene anche lui, scorgendogli riflesso sul viso lo splendore della fede e dell'amore a Dio.

(Vita di S. G. Bosco del Lemoyne - pag. 231 vol. II).

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