1946
Stati Uniti: 8 Meditazioni varie, in EMC, pp. 202-249.
Esercizi spirituali, 20-28 gennaio, in EMC, pp. 5-128.
Brasile: 7 Meditazioni varie, in Ds e Ms.
Italia : Esercizi spirituali, 13-22 settembre, in HM II/6, pp. 5-138.
Esercizi spirituali, ottobre, in HM II/6, pp. 139-250.
Sigla: FSP46
STATI UNITI - MEDITAZIONI VARIE 1946
Si raggruppa qui una predicazione varia tenuta in contesti diversi: quella dettata a bordo durante il primo viaggio del Fondatore oltreoceano e quella rivolta alla piccola comunità delle FSP di New York. Si tratta complessivamente di due Ritiri e sei meditazioni, già pubblicati in Esercizi e meditazioni del Primo Maestro e Conferenze della Prima Maestra (EMC), Figlie di San Paolo, Derby 1952. Nel volume originale queste meditazioni sono riportate dopo gli Esercizi (pp. 202-249), come evidenzia il numero a margine.
Dal 28 dicembre 1945 sulla nave "Andrea Gritti" diretta a New York, don Alberione viaggia con una piccola comunità paolina composta da Maestra Tecla Merlo, Maestra Paola Cordero, sr. Redenta Commentucci, sr. Tecla Ziliante, sr. Diomira Trolli, don Francesco Saverio Borrano. La traversata dell'Oceano Atlantico dura quindici giorni. Alla piccola comunità itinerante don Alberione detta il Ritiro di fine anno e la meditazione del giorno dell'Epifania. Sr. Redenta Commentucci1annota tutto con cura. Sono tre meditazioni, dal carattere familiare, con orientamenti precisi dettati al piccolo gruppo presente, ma rivolti nelle loro persone, a tutta la Congregazione:
- Il progresso: «Un'idea quest'anno deve dominare in tutto: portare progresso». Traccia quindi l'ampiezza di questo progresso integrale: progresso nella vita spirituale, nello studio, nell'apostolato, nella parte economica; progresso individuale e progresso di Congregazione (n. 1.I).
- La devozione a Maria. È la grande protettrice da eleggere regina della vita spirituale e dell'apostolato (n. 1.II).
- L'attenzione alle sorelle che vanno in America per restarvi: infonde fiducia, amore a quella terra, la convinzione che Dio susciterà molte vocazioni, la disponibilità ad offrire se stesse nello spirito della solennità dell'Epifania (n. 2).
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Giunti a New York l'11 gennaio 1946, don Alberione trova la comunità delle FSP ancora quasi agli inizi, ma in gioiosa attesa della parola del Fondatore e delle sue direttive per il futuro2.
Oltre agli Esercizi predicati dal 20 al 28 gennaio, vi tiene cinque meditazioni e un Ritiro: due al suo arrivo e due dopo gli Esercizi; una meditazione e un Ritiro al ritorno dal Brasile.
Il linguaggio è colloquiale e paterno. È difficile individuare fonti vere e proprie, oltre al riferimento a biografie che sta leggendo in quel momento, stampate dalle Edizioni Paoline: la vita di Francesca Cabrini e quella di Adolfo Petit, da cui attinge esempi ed insegnamenti.
Si riscontra:
- un richiamo ad aprire il cuore verso tutti i popoli (n. 3);
- un forte invito alla fiducia (nn.1, 8/II), alla fedeltà agli impegni della vita comunitaria e allo spirito della Congregazione, con un particolare e filiale riferimento a Maria e a san Paolo, invitando a imitarne la fortezza (n. 4);
- la presentazione delle devozioni specifiche, quelle della prima settimana del mese (n. 6);
- una paterna esortazione a progredire con coraggio nella vita interiore e nell'apostolato (n. 4);
- un richiamo particolare alla vita di preghiera (n. 8).
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2. I NOSTRI DONI A GESÙ BAMBINO*
[211] L'argomento della meditazione questa mattina, ci è suggerito dalla solennità che festeggiamo: l'Epifania.
È utile che accompagniamo i santi Magi nella visita al divino Infante. La S. Scrittura dice che Gesù era «infans»1 cioè: non parlante. Colui che è la sapienza del Padre si è fatto: non parlante! Si è fatto come un bambino, come se non avesse la facoltà della parola, l'uso della ragione. Colui che ha creato il cielo e la terra, ha bisogno della madre! Colui che nutre tutti gli esseri, non è capace a nutrirsi da sé ed ha bisogno del nutrimento della madre! Eppure, colui che giace bambino in quella greppia, colui che sembra così debole, muove i cieli, fa apparire la stella e chiama a sé i Magi dal lontano oriente!
Prima di tutti il Bambino aveva chiamato a sé i pastori perché poveri. I poveri, infatti, sono i più cari a Gesù. Quando noi osserviamo bene la povertà, siamo cari a Gesù come i pastori, e assomigliamo di più anche a lui che volle nascere, vivere e morire povero. Il religioso ha tutto in uso: come Gesù, che dalla grotta al sepolcro non ebbe mai nulla di suo.
Gesù, pur avendo preferenze per i poveri, non escluse nessuna categoria, e chiamò a sé anche l'aristocrazia.
I Magi erano piccoli re o capi di tribù, dediti particolarmente allo studio dell'astronomia, e perciò Gesù li chiamò a sé con una stella. Questi Magi, accortisi dell'apparire di questa stella straordinaria, si consultarono a vicenda e vennero a questa conclusione: Questo è il segno di un gran re. Una voce ispirava loro nel cuore, la voce dello Spirito Santo, che il re d'Israele era nato. Vennero a Gerusalemme e si interessarono alla corte di Erode. | [212] Erode interrogò i sacerdoti circa il tempo e il luogo della nascita del Messia. I sacerdoti e dottori della Legge, consultate le Scritture, risposero: «A Betlem di Giuda»2, e riportarono la profezia che conosciamo.
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Erode riferisce la cosa ai Magi e li prega di ripassare, perché anche lui vuole andare ad adorare questo nato-re. Intanto i suoi disegni sono maligni. Gli Erodi nella vita di Gesù fanno tutti una cattiva figura: il primo3 uccide la propria madre e ordina la strage degli innocenti, il secondo4 uccide il Battista e deride Gesù, ecc. I Magi trovarono Gesù, Maria, Giuseppe: illuminati dallo Spirito Santo, compresero e riconobbero e adorarono Gesù come Messia, Re del cielo e della terra, presentandogli oro, incenso e mirra.
Oggi, ai personaggi del presepio vengono aggiunti i Magi, vestiti all'uso orientale. Questa esteriorità però, conta poco. Bisogna rinnovare noi stessi. Bisogna riconoscere Gesù per quel che è e offrire a lui ciò che si ha e ciò che si è.
I Magi con l'offerta dell'oro riconobbero Gesù re di tutto l'universo. Con l'offerta dell'incenso lo riconobbero come Dio, e con l'offerta della mirra intendevano tutto quello che Gesù avrebbe sofferto per salvare l'umanità. Ora facciamo le applicazioni a noi.
I Magi vennero da tanto lontano, e si crede che non si siano contentati di una breve visita. Ricolmati di grazie singolari, si saranno sentiti compresi di amore, di riverenza davanti al santo Bambino e in quei giorni progredirono molto nella virtù, nella pietà, nell'amor di Dio.
Che offriremo noi a Gesù? L'uomo non può offrire nulla a Dio che non sia già di Dio. L'uomo è nulla. Di nostro non possiamo dar nulla, eccetto la libertà, di cui | [213] il Signore ci ha fatti come amministratori. Siamo liberi: uno sa che può dire una bugia o no, fare un'azione buona o no, ecc. Questa libertà è una perfezione nel senso che con essa possiamo dimostrare a Dio il nostro amore. È un'imperfezione d'altra parte, in quanto siamo sempre nella triste possibilità di fare il male. Abbiamo la libertà, siamo gli amministratori di questa libertà. Se l'adopereremo in bene meriteremo il Paradiso, se in male l'Inferno.
Offriamo al Signore allora questa nostra libertà. C'è una preghiera di S. Ignazio che esprime tanto bene questo concetto: «Signore, ricevi tutta la mia libertà»5 ecc. (La Chiesa la fa recitare ai sacerdoti dopo la Messa). È ottima questa preghiera ed è bene
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recitarla nelle preghiere di ringraziamento. Che non adoperiamo mai per peccare, per fare il male, questa libertà che il Signore ci ha dato!
1. Donare a Dio la libertà con l'obbedienza: quelli che fanno ilvoto di obbedienza, danno al Signore ciò che hanno di più caro, di più prezioso. Uno dice: Io posso leggere un libro cattivo e posso leggere il Vangelo; posso fare un'azione o un'altra...; ma col voto di obbedienza si lega la volontà, di modo che io faccio solo più quel che vuole l'obbedienza. Rinnoviamo davanti al Bambino il voto di obbedienza. Anzi, vi sono delle anime che vanno più avanti e fanno il voto di totale, universale sottomissione alla volontà di Dio. Questo voto però non si può fare se non col permesso, e da chi è molto avanti, e completamente abbandonato alla volontà di Dio. Ma per arrivare lì...
2. In secondo luogo, che cosa possiamo offrire a Dio? Possiamo offrire i beni del corpo: il tempo, la salute, la vita, le giornate, ecc. Questo tutto si può riassumere nel dono del corpo. Ebbene, doniamo il corpo a Gesù. Che | [214] cosa significa donare il corpo a Gesù? Significa essenzialmente: voto di castità. Il buon cristiano, come ci hanno insegnato fin da bambini, offre al Signore occhi, orecchi, lingua, ecc. Ma quando si fa il voto di castità questo è superiore. Quando si desidera di usare tutta la salute, di adoperare occhi, lingua, mani, forze, tutto per il Signore, allora si va più avanti. Il voto di castità è un modo di donare a Dio tutto l'affetto, di accendersi di amore di Dio, di sentire sempre più immedesimato il nostro cuore con quello di Gesù: «in Christo Jesu»6, e allora capite, come si progredisce! La via della perfezione, della santità, dell'amore è infinita. Neppure i cherubini, i serafini amano Dio infinitamente. Vi può essere una contadina che ami molto di più il Signore che un dottore della Chiesa, come diceva già S. Bonaventura7, grande padre della mistica.
3. Offrire a Dio le cose esterne. C'è una scala in questa offerta: più uno si distacca dalle cose esterne e più facilmente si avvicina a Dio. Il voto di povertà e la virtù della povertà, hanno una
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importanza di fondamento nella vita religiosa. La perfezione o, meglio, la scala della perfezione, è stabilita dalle beatitudini evangeliche e a base di tutto sta la povertà, la mortificazione.
Quando l'aereo (idrovolante) si stacca dal mare, finché non ha lasciato le acque non può alzarsi; quando invece è completamente libero, allora può librarsi molto in alto.
La povertà si potrebbe spingere molto più avanti, ma per questa mattina basta.
Accompagniamo i santi Magi al presepio e facciamo anche noi la nostra offerta. L'offerta dei Magi fu simbolica, la nostra invece sia reale e facciamola a Gesù per le mani di Maria: ella purificherà
le nostre intenzioni. | [215] Rinnoviamola ogni giorno questa offerta, nella Messa, nella Comunione, nella Visita, e rinnoviamo pure lo spirito religioso. Il Signore sostiene le anime di buona volontà. Dicono che ci sono le virtù: italiane, americane, piemontesi, ecc. Io credo che per la religiosa vi siano le virtù religiose. La religiosa buona deve saper osservare sempre ed ovunque le sue virtù.
Il Signore vi benedica e perfezioni sempre più. Fate come le calamite, che tendono sempre al polo magnetico. Siate delle calamite... tendete sempre a Dio!
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3. LE MANIFESTAZIONI DI GESÙ E L'APOSTOLATO*
Oggi celebriamo l'ottava dell'Epifania. Abbiamo sempre ripetuta la stessa Messa della festa, per tutta l'ottava. Il Salvatore si è manifestato con l'Epifania e ciò che ci ha giovato è questo, che egli non è venuto solo per gli ebrei, ma per tutti gli uomini. La salvezza è venuta da Israele, ma poi si è allargata a tutto il mondo.
L'Epifania è festa più solenne del Natale: infatti il Natale ammette altre Messe nell'ottava (quella di S. Stefano, di S. Giovanni, degli Innocenti, ecc.), l'Epifania no. Festeggiamo la venuta del Salvatore per tutti gli uomini, che furono rappresentati dai Magi. Tutti i popoli presenti nei Magi ai piedi del Bambino.
Con l'Epifania festeggiamo pure altre manifestazioni di Gesù; e cioè: la manifestazione che Gesù fa di se stesso ai discepoli mediante il miracolo delle nozze di Cana, e la manifestazione che il Padre celeste fa al mondo, del suo Figliolo nel Giordano, al momento del battesimo di Gesù. Giorno grande, quindi, che ricorda la triplice manifestazione | [216] del Salvatore! Fino all'epoca del primo miracolo, Gesù era creduto semplicemente un falegname e non il Salvatore, il Messia, e per essersi dichiarato tale davanti ai connazionali, questi volevano precipitarlo dal monte.
Siamo nell'ottavo giorno dalla manifestazione del Salvatore alle nazioni: fra le nazioni vi sono pure gli Stati Uniti, la Germania, la Cina, l'Australia, ecc., tutta la terra.
Che cosa bisogna concludere allora? Ecco: 1) Grande riconoscenza a questo Dio che ha voluto chiamarci tutti alla fede: «Venite ad me omnes!»1. Nessuno eccettuato, nessuna distinzione. Gesù non ha fatto come gli ebrei che ritenevano i gentili come una massa di perdizione. 2) Grande riconoscenza perché il Signore ha voluto mettere le basi della Chiesa cattolica proprio fra i gentili, a Roma. 3) Grande riconoscenza per la redenzione. Questa redenzione però, normalmente il Signore non la comunica direttamente, ma per mezzo degli uomini (per es.: la Confessione, la Comunione, ecc.). La salvezza deve venire da Dio, ma attraverso gli uomini. Voi siete chiamate
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a cooperare alla diffusione di questa salvezza. Ricordate però che il mandato principale è stato affidato agli Apostoli (agli uomini). D'altra parte considerate pure che Gesù ci fu dato da Maria. La donna ha parte nell'apostolato e può averla anche principalissima, se ben fatta. Negli Stati Uniti vi sono centotrentaduemila suore che lavorano in vari apostolati, per la salvezza di questa grande nazione che sta a capo del mondo. Ieri sono stato a vedere l'ospedale dei tubercolosi militari: se ci fossero delle suore là dentro, aiuterebbero quegli infelici a prepararsi ad entrare in Paradiso. Invece i laici li aiutano a commettere peccati!
[217] «In domo Patris mei multae mansiones sunt»2: Voi avete la vostra parte. Considerate se fate bene il vostro apostolato, secondo lo spirito di S. Paolo: nessuno fu più efficace di S. Paolo nell'apostolato. Nessuno dei popoli allora conosciuti fu dimenticato, e dove non poté arrivare con la voce vi arrivò con la preghiera, ed ora vi arriva con le sue epistole, che sono il più bel commento alla dottrina di Gesù, al Vangelo.
Si può sempre migliorare nell'apostolato. Voi avete appena incominciato a dire qualche parola. Potete dire come Mosè: «Nescio loqui!»3. Come andrete? Riuscirete a spargervi per tutti i quarantotto Stati? Il risultato non dipende tutto da voi. Vedete, nonostante che Gesù e gli Apostoli avessero predicato e lavorato tanto, pure alla morte di Gesù e alla morte degli Apostoli, non erano tutti cattolici quelli ai quali avevano predicato. Però in generale si otterrà tanto di più, quanto di più si aspira, si ha fede.
Avete bisogno di estendervi, avete bisogno di vocazioni. Ricordate però che la gente che invitate deve vedere riflesso in voi un qualcosa di ultraterreno, vedano tutti in noi qualcosa di divino, di soprannaturale. Facciamo ragionamenti diversi da quelli umani. Promettete il Paradiso. S. Pietro allo storpio non diede né oro, né argento4. Fede, fede. Più ragionerete soprannaturalmente, più sarete benedette e andrete avanti bene. Ripeto: promettete quel che non passa, che non finisce più.
Riassumendo: 1) Riconoscenza al Signore per la chiamata alla fede. 2) Riconoscenza al Signore per la redenzione e pensare alla parte che voi avete nella distribuzione della redenzione. 3) Esaminare come esercitate il vostro apostolato: essere più soprannaturali. Vi benedica tanto il Signore.
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4. DEVOZIONE A S. PAOLO*
[218] Questo giorno è in preparazione agli Esercizi spirituali e la preparazione risulta di tre parti: 1) pensare a che cosa sono gli Esercizi; 2) preparare il cuore; 3) pregare per ottenere la grazia di farli bene. Gli Esercizi sono una grazia grande e un tempo in cui si deve pregare di più.
Il Vangelo ci parla delle nozze di Cana e noi nel Breviario leggiamo una esortazione di S. Giovanni Crisostomo1, a leggere le Lettere di S. Paolo. S. Giovanni Crisostomo, grande Padre e Dottore della Chiesa, diceva che tutto quello che sapeva lo aveva imparato dalle Lettere di S. Paolo. Sempre le meditava, e gli sembrava di sentire la voce di S. Paolo medesimo in quelle pagine, tanto ne era penetrato. Gli faceva pena che molti cristiani, non solo non le leggessero, ma non sapessero neppure quante fossero le Epistole paoline.
In un brano della seconda lettera ai Corinti, S. Paolo racconta a quei cristiani le pene del suo cuore2. Alle volte ci sono delle pene che rendono pesante la stessa vita; ma questa vita bisogna concluderla con una santa morte.
Le pene di S. Paolo erano molte: i fedeli non corrispondevano alle sue cure; era afflitto da malattie, perseguitato, contraddetto da nemici e anche mal voluto dagli amici, poiché vi era un gruppo di questi che non voleva che S. Paolo predicasse, perché essi dicevano che non era apostolo come tutti gli altri. Ma S. Paolo fu eletto e istruito direttamente da Gesù Cristo e dallo Spirito Santo3.
Tutto questo ci deve portare a due conclusioni: 1) grande amore a S. Paolo, alle sue Lettere; 2) grande pazienza nelle croci e nelle sofferenze della vita. S. Paolo è così grande, che molti stentano a capirne la devozione. | [219] È troppo grande per certe anime le quali si
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scoraggiano e rinunziano a questa devozione. Alcuni vorrebbero solo la devozione a S. Antonio4, ma che capiscono poi anche di questo santo? Lo invocano per riuscire a fare un buon matrimonio, e basta. Occorre pensare ai grandi insegnamenti che ha dato S. Paolo, a quanto ha scritto, a quanto è potente presso Dio.
Le Figlie di San Paolo, dove sono, devono portare tanta devozione a S. Paolo, almeno quanta ce n'è per S. Antonio. Sono tutti grandi i santi, ma i santi che la Chiesa invoca più spesso (es. nel Canone) sono S. Pietro e S. Paolo. Bisogna amarlo S. Paolo, dire a lui tutti i segreti del cuore, portare a lui tutte le piccole cose. La vostra fiducia in lui non sarà delusa. «O Dio, che vedi come noi non confidiamo in nessuna nostra azione, concedici propizio di essere difesi contro ogni avversità, dalla protezione del Dottore delle Genti»5. Così prega la Chiesa e così debbono pregare le Figlie di San Paolo. Contro ogni avversità, ecc., fortificaci, difendici, per l'intercessione di S. Paolo, contro le tentazioni, le inclinazioni del cuore, le difficoltà esterne, ecc.
Si può amare S. Paolo come figlie, e si può amare nel minimo grado, come coloro di cui lamentava S. Giovanni Crisostomo che non amavano S. Paolo. Fiducia filiale in S. Paolo! Considerare la vita di S. Paolo, gli scritti, i frutti. Non so come debba dirvi, ma non c'è un libro più adatto fra i protestanti e avversi al cattolicesimo che le Lettere di S. Paolo; nulla apre meglio la via alle Figlie di San Paolo che le Lettere di S. Paolo. Io ho fisso in mente che, in mezzo a una vita così mondana e movimentata, nulla è più efficace delle Lettere di S. Paolo. È necessario che le diffondiate!
[220] Secondo pensiero: pazienza nelle sofferenze, nelle pene. Molti pretendono andare in Paradiso con la macchina. Bisogna portare la croce! La prima croce siamo noi stessi: pene di spirito, pene fisiche, pene che ci vengono dalle difficoltà esterne, dai nemici di Cristo, e pene che ci vengono pure dagli amici, da quelli con i quali si convive quotidianamente.
S. Paolo, nel suo primo viaggio apostolico si trova con un santo: Barnaba; eppure non s'incontrano di carattere6: lui tutto ardente, l'altro tutto mite. Facevano la propaganda assieme, ma non andavano
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d'accordo. Ci possono essere persone carissime, ma con cui tuttavia non ci si va d'accordo. Che cosa fare? Pazienza! Pazienza! S. Paolo stesso scriverà più tardi, che bisogna sopportarsi l'un l'altro7.
Terzo pensiero: ricordiamo pure le nozze di Cana, di cui oggi ciparla il Vangelo. È importante questo brano di Vangelo, perché ci ricorda il primo miracolo fatto da Gesù e lo fece per intercessione di Maria SS. Per questo miracolo, che eccitò in loro la fede, i primi discepoli credettero alla divinità di Gesù. La porta alla vita taumaturga di Gesù fu aperta per intercessione di Maria. Così tutte le grazie ci vengono da Maria.
Voi, quando volete grazie, rivolgetevi a Maria. Lei otterrà tutto. Rivolgetevi a S. Paolo. Se noi metteremo assieme l'intercessione di Maria e quella di S. Paolo, avverrà questo, che più moltiplicheremo gli intercessori e più facilmente otterremo grazie.
I santi sono amici carissimi a Dio e sono ascoltati. Interponiamo sempre l'intercessione di Maria e di S. Paolo. S. Paolo parli di noi a Gesù e così le nostre preghiere saranno efficaci. Del resto chi ha di mira solo la gloria di | [221] Dio e prega, fa una preghiera che parte già da un cuore puro: Maria SS. e S. Paolo purificheranno ancor di più. Questa preghiera ben fatta e purificata, salirà al cielo, sorpasserà le nubi e ridiscenderà su di noi in grazie e misericordie.
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5. FRANCESCA SAVERIO CABRINI*
Ieri ho terminato di leggere la vita della B. Cabrini1, di colei che è chiamata «la santa americana». È americana di adozione, per cittadinanza, perché compì in America molte sue opere che rimangono tuttora e passò lasciando tanto bene e tanto ricordo di sé.
Credo giovi fare una breve considerazione su quest'anima, che si chiamava: «la povera monaca», dato che si avvicina alla gloria degli altari, alla gloria somma cui può giungere una creatura umana, quantunque goda già la beatitudine del Paradiso (poiché quando uno è stato beatificato, si è sicuri che sia in Paradiso).
La Cabrini era un'anima di cui il Signore poteva fare quel che voleva. Quando il Signore può fare di noi quel che vuole, allora va bene! Vediamo questa santa: era nata infermiccia e fu sempre tale per tutta la vita; perdette ogni appoggio umano. Nelle sue opere tutti le dicevano di no. Molti, sentendo i suoi progetti, la giudicavano pazza. Era povera, malata, senza mezzi di fortuna. Quando veniva in America aveva solo i soldi per venire, ma non per tornare. In lei non c'erano qualità straordinarie di intelligenza, di organizzazione. Ma il Signore si serve delle anime docili, umili, poi fa lui, perché è lui che vuole risplendere nelle sue opere, nelle sue creature.
[222] La Cabrini è chiamata anche «camminatrice di Dio». Quante volte fece la traversata dall'Europa in America! I mari allora erano larghi come lo sono ora; ma i mezzi erano molto più miseri e scarsi di adesso. «Camminatrice di Dio!». E anche adesso cammina. Vi è una legge canonica che stabilisce che non si può incominciare nessun processo di canonizzazione se non sono passati quarant'anni dalla morte di una persona. (Prima che partissi per l'America vennero chiamati i Superiori di Ordini religiosi a dare il voto per la causa di uno, morto sette secoli fa). La Cabrini è morta nel 1917, ed è già finita la sua causa! Il Santo Padre ha dato la dispensa per via eccezionale per lei, e così la Cabrini ascende sugli altari.
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È stata beatificata con la Mazzarello e la Rossello2: tre suore pie, buone; con poco ingegno, poca salute, nessun soldo, hanno fatto tanto per il Signore! Come hanno fatto a raggiungere la santità, l'apostolato? Come hanno fatto? La Rossello ha trecento case circa; la Mazzarello di più; la Cabrini ne ha un centoventi e più! Hanno fatto così, senza mezzi e senza soldi. La Mazzarello incominciò col raccogliere una bambina che moriva di freddo e di fame. La Cabrini incominciò con sette compagne.
Il loro segreto di riuscita non furono le ricchezze, ma: grande fede, grande amore alle anime, grande umiltà. Fiduciose che il Signore avrebbe fatto lui quel che loro non potevano e non capivano. Ricorrevano a lui e il Signor e benediceva, prosperava. Gran cuore, grande compatimento delle miserie umane, molta umiltà, molta umiltà.
Facciamo ora una breve applicazione. Carità, carità. Carità da praticarsi con tutti, carità da praticarsi in famiglia.
[223] La carità ha quattro atti: 1) Pensar bene di tutti. 2) Desiderare del bene a tutti. 3) Parlare bene di tutti, più che si può. 4) Fare del bene a tutti. Quale scuola vi è qui! Pensare bene: togliere i sospetti e i giudizi temerari, interpretare bene ciò che si può e scusare quel che non si può interpretare in bene. Togliere l'odio, il rancore. Pregare, desiderare ogni bene. Pensare sempre bene, più che si può. Far del bene a tutti, fosse anche solo aiutare una sorella in qualche piccolo lavoro, ravvivare lo spirito, portare la gioia a tutti. Se non si può aiutare con le opere si faccia con la preghiera che può estendersi alle anime del Purgatorio, ai sacerdoti, ecc.
Vorrei dirvi: pregate anche qualche volta la Madre Cabrini che vi dia il suo spirito. La chiamano «la santa americana»: protegga dunque anche le americane! Leggete bene una bella vita sua, che spieghi bene le virtù e soprattutto cercate di penetrare il suo spirito.
Oggi è il primo venerdì: offrire bene il mese al Cuore di Gesù. Tutto per la gloria di Dio, per la santificazione nostra e delle anime; per le intenzioni per le quali Gesù si immola sugli altari. Poi facciamo anche il proposito per il mese. Ognuna rinnovi il proposito degli Esercizi. Chiediamo al Signore una larga benedizione, che arrivi alle Figlie d'oltre mare: che possiamo avere molti più meriti e più santità. Ci benedica tanto Gesù.
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6. DEVOZIONI DELLA PRIMA SETTIMANA DEL MESE*
Quando nel corso dell'anno ci incontriamo, per mezzo della sacra liturgia, in qualche discepolo amante di S. Paolo, il nostro cuore si consola, si allieta, si riempie di fiducia.
Oggi è la festa di un discepolo amante e diletto di S. Paolo: S. Tito. Fu compagno dell'Apostolo, che lo ricorda in vari luoghi dei suoi scritti.
Arrivato S. Paolo in Macedonia, fu deluso di non vedere Tito1. Altra volta il suo cuore era in angustia, ma il Signore si degnò di consolarlo con l'arrivo di Tito. Questi gli portò delle buone notizie dei Corinti (poiché S. Paolo era in apprensione per loro).
Quando dunque nel corso dell'anno ci incontriamo con questi santi, amici di S. Paolo, pensiamo che, con questi suoi amici, ci sarà più facile ottenere le benedizioni e le grazie del nostro padre.
Siamo ancora nella prima settimana del mese: settimana delle nostre divozioni, dei propositi per il mese.
Il primo lunedì è dedicato a S. Paolo, e sta bene a lui. Dobbiamo in questo giorno cercare di conoscere meglio S. Paolo, i suoi scritti. La sua dottrina è profondissima, vastissima; non si esaurisce mai e si adatta a tutti i tempi, a tutti i luoghi. Per noi suoi figli, sarebbe una vergogna se non conoscessimo il nostro padre! Tra i cattolici che studiano S. Paolo ve ne sono molti dotti. Vi sono tante istituzioni intitolate a S. Paolo. Noi dobbiamo essere i più affezionati. Quando i figli in una famiglia amano il padre, tutta la famiglia cammina bene. Non volete mica farvi precedere dai Paolisti2 qui in America! Ho visto | [225] nel loro parlatorio esposti un quattrocento titoli di libriccini che trattano tutti i problemi e contengono il succo, sono come la sintesi, le pillole concentrate. Imitateli, se non proprio sorpassarli.
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Il primo martedì è dedicato alle anime purganti. Quando si ha un cuore di apostoli si sente il bisogno di pregare, di sollevare quelle anime che penano tra le fiamme e hanno una gran sete di Dio, di Gesù Cristo, che disse: «Io sono il pane vivo disceso dal cielo»3. S. Caterina da Siena4 dice: «Se ci fosse un solo pane sulla terra, immaginiamo come tutti desidererebbero di possederlo». Così è per quelle anime. Esse sospirano Dio, come gli uomini sospirerebbero quell'unico pane. Se amiamo Dio, se siamo veri apostoli, sentiamo il bisogno di liberare quelle anime: esse poi aiuteranno noi, e le anime divote delle anime purganti a poco a poco diventano delicate di coscienza. Chi dovrà suffragarle se nessuno ci pensa? Noi dobbiamo sentirne compassione.
New York fa molti milioni di abitanti. Dove sono quelli che vivevano sessanta, settanta anni fa? Sono passati all'altra vita. Suffraghiamo, suffraghiamo!
Il primo mercoledì è dedicato a S. Giuseppe, patrono della Chiesa universale. Ma è provvidenza divina, che Maria Vergine, la prima suora, fosse custodita da S. Giuseppe. Lui dovrà custodire tutte le suore. È il santo del silenzio: stiamo bene sotto la sua protezione. Ebbe la particolare missione di custodire il fanciullo Gesù. È custode quindi, anche di tutti i sacerdoti e patrono della buona morte. Che fortuna ebbe S. Giuseppe di spirare fra le braccia di Gesù e di Maria! Preghiamo che possiamo meritare questa grazia importantissima di una buona morte: «Spiri in pace con voi l'anima mia». Poi Paradiso | [226] eterno, eh! Sempre guardare al Paradiso. Solo noi possiamo opporci al Paradiso. Se uno non vuole non si perde. Neppure il peccatore se non c'è l'ostinazione si perde. Invochiamo S. Giuseppe per ottenere la buona morte.
Il primo giovedì è dedicato all'angelo custode. Gli angeli custodi sono i nostri amici. Se noi potessimo, ci rivolgeremmo sempre a una persona potente. Ora, nessuno è tanto potente quanto l'angelo custode. Possono tanto presso Dio gli angeli: ci possono aiutare. La divozione agli angeli custodi è troppo poco compresa e vissuta. Ai nostri tempi sembra si risvegli un po'. Nella S. Scrittura sono
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ricordati molto spesso gli angeli e i loro uffici. Essi sono i nostri bravi amici e consiglieri. L'angelo custode ci è sempre vicino: sul ferry5, a casa, per la strada. Non rivolgergli mai una parola a questo amico, vi sembra una buona cosa? Invochiamolo spesso: «Illumina, custodi, rege et guberna me!»6.
Il primo venerdì è consacrato al divin Maestro, al divin Cuore nell'Eucaristia, il nostro tesoro. Non mi fermo su questo punto: è un argomento tanto vasto che non sarebbe possibile trattare tutto. Voi lo potete considerare.
Il primo sabato è dedicato alla nostra Madre, Regina e Maestra. Conoscere di più, amare di più, imitare di più Maria. Fiducia in Maria, come bambini semplici, affezionati, e: «Prega per noi, adesso e nell'ora della nostra morte». Invochiamo, amiamo Maria!
La prima domenica è dedicata alla SS. Trinità. Si dice: Tutti i salmi finiscono in Gloria. E tutte le settimane terminano con la SS. Trinità. Tutto fa capo alla SS. Trinità. La Chiesa nella sua liturgia termina tutti gli inni con la dossologia alla SS. Trinità.
La prima settimana del mese bisogna dedicarla alle | [227] nostre divozioni, e spero si penetrino sempre meglio. Il cuore, specialmente quando si è giovani, ha bisogno di questi sentimenti, di crearsi una cerchia di amicizie: sentiamo questo bisogno pure noi. Formarsi una famiglia spirituale. E questa per noi la formino questi nostri celesti protettori: gli angeli, S. Giuseppe, S. Paolo, ecc. Chi ha fede sente con più facilità sempre vicino a sé Dio. Per facilitare questo abbiamo stabilito la settimana delle divozioni. È piccola cosa, ma se fatta bene gioverà.
Vi benedica il Signore! Avete ricevuto una grande grazia con la visita della Prima Maestra e certamente ne avrete approfittato.
Le grazie più belle il Signore le fa passare attraverso i superiori. Il Signore vi ha mandato lei, la Prima Maestra per nutrirvi l'anima. Come in una casa il padre guadagna, la mamma adatta e provvede per tutti i figli, così nel campo spirituale, le grazie e i lumi vi sono comunicati per mezzo della Prima Maestra. Tale è la volontà di Dio. Approfittate bene, fate propositi, e il Signore benedica sempre e dia buoni frutti. Abbiate tanta fiducia nelle promesse divine. Adesso vi do la benedizione che vi accompagni sempre, in vita e in morte!
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7. IL PARADISO NOSTRA META*
Certamente avrete suffragato la sorella defunta1, tuttavia io vi invito ancora alla preghiera. I superiori non hanno solo l'ufficio di ammettere le figliole nella Pia Società Figlie di San Paolo, ma hanno anche quello di condurle fino al cielo. E quando finisce questo ufficio? | [228] Quando le hanno introdotte in cielo, sul loro trono di gloria in Paradiso.
Mi hanno detto che avete piacere di fare il Ritiro e va molto bene. Preparatevi allora, e la preparazione sia in questo senso: raccomandarsi tanto alla Passione di Gesù Cristo. «Passio Christi, conforta me»2. È la Passione di Gesù che ci deve confortare, illuminare e deve essere per noi pure una specie di gioia, perché è il più grande segno dell'amore di Gesù per noi.
Ora per prepararvi al Ritiro sarebbe bene spiegare il Vangelo di stamattina che parla della Maddalena3, ma ho pensato che è meglio che vi racconti una storia letta in Argentina. Abbiamo fatto gli Esercizi con i sacerdoti e a tavola si è letta la vita del P. Petit4, che si può chiamare il santo della gioia. (A proposito, ho visto che in Argentina hanno stampato tre libri sulla gioia: Gioia; Più gioia; Gioia dell'anima con Dio).
Il P. Petit, dunque, era andato a fare la visita a Gesù Sacramentato e si addormentò. Mentre stava dormendo in chiesa, ebbe un sogno. Non si sa se fosse un sogno o una visione, simili a quelli di
S. Giovanni Bosco5. Gli sembrò vedere Gesù, Maria e gli Apostoli che salivano sul monte dell'Ascensione. Gesù benedisse i suoi e incominciò a sollevarsi da terra. Il P. Petit disse tra sé: "Voglio
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provare anch'io a seguirlo" e provò a sollevarsi: la nube prese anche lui. Andò su su fino alla porta del Paradiso e poté godere la festa che gli angeli e i santi facevano a Gesù. A un certo punto tutti entrarono in Paradiso ed egli rimase solo con l'angelo portinaio che voleva chiudere. Gli chiese: "Non si può guardare un momento dentro?". "Non si potrebbe, fu la risposta, ma te lo concedo, fa'presto". Guardò il Padre, e vide tutti i troni degli | [229] angeli e dei santi: "Che bello!" esclamava. L'angelo aveva fretta di chiudere: voleva andare anche lui a godersi la festa, ma il P. Petit cercò d'intrattenerlo e guardò ancora. V'erano i troni dei martiri, dei vergini, dei confessori, degli apostoli. Varie categorie di troni distribuiti in tutto il Paradiso, secondo i meriti di ciascuno. Chiese all'angelo: "Ci sarebbe anche un trono per me?". "Sì", rispose l'angelo, e glielo mostrò. Era un trono vicino alla porta e molto povero. "Non se ne potrebbe avere uno più bello, più in alto? Da qui non si vede niente". "Sì, sì, rispose l'angelo, ma noi facciamo i troni secondo la materia che ci mandate dal mondo voi. Se è più bella, più preziosa, i troni saranno più belli".
P. Petit si svegliò e disse di aver capito due cose da quel sogno:1) che il Signore lo chiamava alla gioia eterna, al gaudio pieno, al Paradiso: «Ut gaudium vestrum sit plenum»6. (Lui predicava sempre la gioia). 2) Che doveva avere ancora tanti difetti da togliere se voleva meritare un trono più bello. Come conseguenza si propose di ricordare sempre le parole dell'angelo: "Noi facciamo i troni secondo la materia che ci mandate voi dal mondo".
Che cosa dobbiamo ricavare noi da questo sogno? Non vorrei mica che crediate ora ch'io vi insegni a credere ai sogni! Vi sono dei sogni che vengono parte da Dio e parte dall'uomo. Se si hanno sempre pensieri buoni, santi, pensieri di Dio, si faranno sogni buoni. Uno che ha sempre dei pensieracci naturalmente farà dei sogni brutti, perché l'immaginazione, come dice la filosofia, resta impressionata.
Perché S. Giovanni Bosco faceva tanti bei sogni? Perché pensava sempre di diventare padre di tanti giovani. Il Signore parla anche nei sogni qualche volta. «Sogneranno | [230] i vostri figli e le vostre figlie»7, dice lo Spirito Santo. Vi sono dei sogni di amore di Dio,
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di santità. Bisogna imparare due cose da questo sogno: prima, che il Paradiso è fatto per voi. Il Signore ci ha fatti per la letizia, per essere beati eternamente. È vero che dobbiamo prima passare sulla terra, essere purificati. Gesù è la Via. Egli è entrato per primo in Paradiso. Questa è l'ultima stazione. Vi è chi passa all'eternità in quattro e quattr'otto: qui hanno un fanciullo gravissimo. Parlando umanamente non c'è più speranza. A Roma, mi hanno telegrafato che è morto Melchiorre8: ha lavorato tanto anche per le Figlie di San Paolo. Lo raccomando anche alle vostre preghiere. Non so come sia morto. Paradiso dunque.
Seconda cosa da imparare è questa: c'è in Paradiso un posto anche per noi, ma come sarà? Dietro la porta? Se uno si porta dietro tanti difetti dove lo metteranno gli angeli? Correggere, esaminare bene l'interno: pensieri, intenzioni, sentimenti, cuore. Guardare bene gli esami di coscienza. Che cosa ha detto l'angelo al P. Petit? "Facciamo i troni secondo la materia che ci mandate voi dal mondo". Noi mandiamo su della buona roba, della buona materia? Ieri che cosa abbiamo mandato? Oggi che cosa manderemo?
Mi hanno detto ieri, che un sacerdote aveva spedito una valigia piena di roba. Alla stazione di arrivo qualcuno ha rubato tutto e vi ha messo dentro degli stracci. Noi mandiamo degli stracci agli angeli? Mandiamo buona roba! Non si richiedono tanto le azioni vistose, ma le azioni piccole, i doveri quotidiani fatti bene, i piccoli uffici compiuti bene, con amore. Soprattutto appoggiarsi ai meriti di Gesù Cristo. Io faccio questo, ma è zero: Gesù, tu | [231] ci metti l'uno davanti (i tuoi meriti) e tutto acquisterà un grande valore.
Dunque tre insegnamenti dal sogno di P. Petit: 1) Paradiso! Ci siamo veramente chiamati: è per noi. 2) Esami di coscienza ben fatti; togliere, correggere i difetti. 3) Mandare della materia buona; se manderemo cartaccia, che cosa avremo? Che trono? Vi sono le opere d'oro, di diamante, di argento. Poi vi sono altre categorie: opere di legno, di paglia, di stoppa9. Quali manderemo noi? Roba d'oro? O almeno almeno mandiamola di diamante, di argento. Il Signore vi benedica!
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8. LA PREGHIERA*
Ritiro mensile
I. Preghiera di domanda
Siamo ormai nella Settimana santa, poiché la Settimana santa incomincia coi primi Vespri di oggi (sabato di Passione) e i primi Vespri sono alle tre. Gli ebrei contavano i giorni un po' diversamente da noi.
La Chiesa in questa settimana ci invita a fissare gli occhi al Crocifisso.
Nel foglietto Parola di Dio1 ho visto che è disegnato molto chiaramente il viaggio di Gesù nella notte della Passione, e al mattino lo portarono al pretorio di Pilato e successivamente al palazzo di Erode, quindi nuovamente da Pilato, dove venne condannato, poi la strada per raggiungere il Calvario fuori di Gerusalemme.
Il Crocifisso è la fonte di tutte le grazie: grazie spirituali e grazie
materiali. Tutto viene dal Crocifisso. Adamo aveva perduto tutto.
Occorreva la redenzione per riacquistare. E se i padri dell'Antico Testamento hanno ottenuto | [232] la salvezza è stato nella speranza del Crocifisso, è stato in vista della redenzione. Ora tutte le grazie si ottengono per i meriti di Gesù crocifisso, per suo mezzo.
Ora studieremo il modo di ottenere le grazie. Raccomandiamoci al divin Maestro che ci dia la scienza della preghiera, l'intelligenza della preghiera. È un fatto che: «Chi prega si salva, chi non prega si danna»2. Dovremmo essere al di là per comprendere il valore della preghiera. Bisognerebbe fossimo al di là per contemplare quelli che sono all'Inferno e i beati. Quelli che si sono perduti, si sono perduti perché o non hanno pregato o non hanno pregato abbastanza. Quelli che si sono salvati sono quelli che hanno pregato. Il buon ladrone pregò alla fine della vita e si salvò.
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È bene considerare un po' particolarmente la confidenza nell'orazione. Ecco il fine di questo Ritiro mensile: eccitare la confidenza nell'orazione.
Che cos'è l'orazione? Vi sono varie specie di orazione: adorazione, ringraziamento, domandare perdono dei peccati, offrire il cuore a Dio, riparare le offese che gli si fanno. I voti sono una preghiera, l'adempimento dei voti è preghiera. Io parlerò di un'altra specie di preghiera: della preghiera di domanda. La preghiera di domanda consiste nel chiedere al Signore ciò che occorre, prima per l'eternità e poi per la vita presente. Prima per Iddio, poi per la salvezza nostra. La preghiera di domanda è quella che Gesù ha insegnato ufficialmente, espressamente. Vedete, quando Gesù parla della preghiera, sempre ha accennato al domandare, chiedere. Ci sono tanti libri di meditazione, di preghiere, di mistica; però Gesù quando ha parlato di preghiera, ha parlato della preghiera di domanda, perché tutte le altre preghiere devono finire in | [233] domanda. Vi sono persone che non sanno meditare, contemplare. Possono subito saper domandare? Sì. Il bambino, nato appena da due o tre giorni, col suo pianto già domanda il latte e con le sue lacrime esprime ciò che vuole chiedere.
La preghiera è necessaria a tutti. Quando si tratta di cose necessarie, il Signore non le ha fatte difficili; altrimenti chi non è capace come farebbe? Il Battesimo per es., che è necessario a tutti, come l'ha istituito? Si amministra con l'acqua, l'elemento più semplice e comune, alla portata di tutti e c on le parole più semplici e brevi possibili. La preghiera è assolutamente necessaria e la possono fare tutti, anche le donnicciole, i bambini, tutti senza eccezione.
Gesù Maestro di orazione
Quando gli Apostoli dissero a Gesù: «Maestro, insegnaci a pregare»3, che cosa rispose Gesù? «Dite così: Pater noster qui es in coelis, ecc.»4. Sette domande ha insegnato Gesù: tre riguardano Dio e quattro riguardano noi. Ecco, la preghiera insegnata ufficialmente, espressamente da Gesù: è la preghiera di domanda. Della
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contemplazione ci ha fatto intravedere qualcosa Gesù. Fu veduto pregare e pregare spesso. La sua era contemplazione, ma soprattutto domanda.
Dopo che Gesù ricevette il Battesimo si ritirò a pregare e si aprivano i cieli alla sua preghiera5. Prima di incominciare il ministero pubblico si ritirò a pregare e poi incominciò il suo ministero. In principio del suo ministero la notte si ritirò a pregare e al mattino scelse i Dodici6. Spesso passava le notti in preghiera e specialmente quando doveva compiere qualche cosa di più importante. Quando pensò di dare il fondamento alla Chiesa, Gesù pregò, pregò anche per il suo vicario, Pietro, perché non venisse meno nella fede7. Quando Gesù si trasfigurò sul monte e il Padre celeste fece udire la sua | [234] voce, dice il Vangelo che Gesù pregava8. Gesù pregò e il suo corpo e il suo spirito furono investiti dallo Spirito Santo e fu trasfigurato. Il suo spirito investito dallo Spirito Santo, proferì le Beatitudini registrate da Luca e Matteo9.
Nel Vangelo si parla sempre della preghiera di domanda: «Qualunque cosa domanderete al Padre, in nome mio, voi l'avrete»10. «Se avrete fede, direte a questo monte: Levati e gettati in mare...»11. «Chiedete... picchiate... a chi chiede sarà dato, a chi picchia sarà aperto»12. «Finora non avete ancora chiesto niente... Domandate e riceverete»13. Qualche volta Gesù rimproverava gli Apostoli che non chiedevano abbastanza e sempre insisteva che pregassero. Anzi, Gesù, per farci comprendere l'efficacia e l'importanza della preghiera, portò pure due parabole.
Vi era un certo uomo, il quale a sera tardi ricevette una visita da un amico e non aveva niente in casa. Allora costui va da un altro suo amico, picchia alla porta di casa sua e gli dice: «Prestami tre pani, perché un amico mio è arrivato da viaggio in casa mia, e non ho di che porgli davanti». Quello di dentro risponde: «Non darmi noia; l'uscio è chiuso e sono già a letto con la moglie e i figlioli; non
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posso levarmi a darteli». L'altro seguita a picchiare. Se colui non si alza a dargli il pane per affetto, per amicizia, si alzerà almeno per non sentirlo più, ché non lo lascia più dormire14. Dice ancora: In una città v'era un giudice che non temeva Dio, né aveva rispetto ad alcuno. E c'era in quella [città] una vedova che andava da lui a dirgli: «Rendimi giustizia del mio avversario». E per molto tempo, non volle: ma poi disse tra sé: «Quantunque io non tema Iddio e non abbia riguardo agli uomini, pure, siccome questa vedova mi dà molestia, le farò giustizia, ché non venga più a rompermi | [235] il capo». Credete voi, conclude Gesù, che il vostro Padre celeste sia meno buono, meno generoso degli uomini? 15. Sempre preghiera di domanda!
Condizioni perché la preghiera venga esaudita
Ora noi ci facciamo una domanda: la preghiera ottiene? Sì, ottiene se fatta con le dovute disposizioni, con le dovute condizioni.
Nella preghiera c'è Dio che noi preghiamo. C'è la persona che prega, noi che preghiamo. C'è la cosa o la persona per cui si prega. Vi è Dio bontà e misericordia infinita. Da parte di Dio non ci sono limiti. Egli ha creato il mondo! Colui che ha fatto l'occhio non potrebbe guarirlo? Colui che ha fatto l'orecchio, che ha in mano i cuori di tutti gli uomini, non potrebbe guarirli? Egli è l'onnipotente: può tutto, non ha limiti la sua potenza. Riguardo alla cosa che si chiede, Gesù ha detto: «Qualunque cosa chiederete»16. (I libri fanno distinzioni!). Oh, lo capite questo? «Qualunque cosa!». Questo comprende tutto. Non c'è da dubitare! Gesù ha detto: «Qualunque cosa». Crediamolo! Vogliamo correggere le parole di Gesù? Non possiamo! Le parole di Gesù nessun dottore e nessun sofista di mistica e di teologia potrà correggerle. «Qualunque cosa!». Da parte di Dio e delle cose non ci sono limiti. C'è poi la persona che chiede. Gesù non ha detto: Se siete buoni, se siete giudei, cananei otterrete. Gesù non ha fatto nessuna distinzione. Chiunque prega! Ha pregato la Maddalena, ha pregato il buon ladrone. La cananea ha pregato, prega il centurione. Gesù predicava a tutti: aveva innanzi a sé anche migliaia di gentili.
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Certo, bisogna notare questo: se uno vuole ottenere un favore, l'otterrà più facilmente se è amico di quella persona che glielo deve fare. Bisogna rendersi amico Dio. E come? Chi se lo rende amico? Se lo rende amico chi ha | [236] buona volontà, chi è disposto al volere di Dio. Ecco una condizione perché la preghiera sia infallibile. E S. Agostino conclude: «La preghiera (ben fatta) è l'onnipotenza dell'uomo e la debolezza di Dio» in quanto Dio si piega alla preghiera dell'uomo.
Preghiera di domanda perciò. Con una similitudine chiarisco. Immaginate una città dove ci siano tanti impianti elettrici: ferrovie, trams, cucine, macchine, luce, treni, e ci sia l'interruttore staccato; tutto è fermo. Ma se attaccate l'interruttore metterete tutto in moto. L'interruttore è cosa piccola, ma mette in comunicazione tutti gli impianti con la centrale. Anche un bambino potrebbe girare l'interruttore e illuminare tutta la città, mettere tutto in moto. Più preghiamo, più abbiamo fede, più abbiamo fiducia in Dio, più saremo umili, e più piegheremo Dio a darci quel che chiediamo. Non vale esser grandi, essere costituiti in autorità, avere uffici nobili, importanti, è la preghiera ben fatta che vale ad ottenere!
Il valore della preghiera sta in un segreto solo: confidare, la fiducia in Dio. Questa preghiera confidente mette in moto l'onnipotenza di Dio, la mette a disposizione dell'uomo. Dio è fedele; siamo obbligati ad ascoltarlo: lo ha promesso di esaudirci! Ecco la confidenza!
Nel Vangelo c'è: «Se avrete fede... e non esiterete... otterrete»17. La fede l'hanno quasi tutti. Che Dio sia onnipotente tutti lo credono. Ma ciò che manca è la fiducia. Confidenza! Che poi teologicamente è chiamata speranza. Non esitare!
Noi per salvarci e per vivere abbiamo bisogno di molte cose. Entrando per es. nel Cottolengo18 che cosa si vede? Là hanno bisogno di tutto: di latte, di pane, secondo le condizioni di ognuno. C'è bisogno di vivere e di salvarsi | [237] e là tutti si salvano. È un ospedale singolare, ove si curano più le anime che i corpi. Di là si esce sicuri di andare in Paradiso. Là c'è bisogno di tutto: di medici, di preti, di suore; di chi canta, di chi lava, di chi scopa. Chiedono e ottengono tutto!
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Chiedere e si otterrà. Certo, bisogna chiedere ordinatamente: prima il regno di Dio. Abbiamo bisogno del letto e del cucchiaio, il Signore manderà il letto e il cucchiaio e i confessori e i predicatori e le cuoche.
Possiamo dire: Qualunque cosa chiederemo, otterremo. Gesù lo ha detto: «Se avrete fede e... non esiterete, otterrete». Ci vuole questo abbandono in Dio: questa certezza di essere sentiti da Dio! E se l'anima si abbandona a Dio con questa certezza, sarà ascoltata. Facciamo un po' di esame di coscienza: se, e come preghiamo, se domandiamo, se mettiamo questa fiducia, questa confidenza in Dio.
II. Preghiera confidente
Abbiamo tre virtù teologali: fede, speranza e carità. Nella preghiera si fa anche esercizio di carità, ma soprattutto di fede e di speranza. La fede sta nel credere che Dio può tutto, e la speranza sta nel credere che Dio, non solo può tutto, ma vuole, si è impegnato ad ascoltarci. La speranza suppone la fede, e soprattutto si fonda sulle promesse di Dio.
Che cos'è la confidenza? Quali sono le ragioni su cui si fonda? Come esercitarla?
Noi usiamo promiscuamente: fede, fiducia, confidenza. La confidenza, o fede, o fiducia è sempre la speranza che cade sotto vari nomi. Cosa comprende? La fiducia di | [238] arrivare al Paradiso e poi tutti i mezzi, tutte le grazie necessarie per arrivare al Paradiso. Per arrivare al Paradiso ci vogliono i sacramenti e tanti altri mezzi. La grazia grossa, finale, assolutamente necessaria è la salvezza nostra: ma per arrivare in una circostanza o in un'altra, con certe grazie o con altre; per una via o per un'altra, dipende da Dio. La speranza è quella fiducia serena, sicura di ottenere le grazie e il Paradiso.
Portiamo un paragone. Vi sono tante forze nel mondo. Il dollaro lo credono una forza onnipotente: "l'onnipotente dollaro!". Un'altra forza è l'elettricità, un'altra la benzina che servono a tanti usi. La preghiera è oltre, è superiore a tutti questi mezzi, a queste forze. Archimede19 diceva: «Datemi un punto di appoggio e vi solleverò
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il mondo». Voleva intendere che con la leva si potevano faretante cose. Voi conoscete che cos'è la leva. È la macchina più semplice che ci possa essere. Abbiamo la leva quando si poggia un bastone sopra un punto, un sasso, e si solleva un mobile, per es. Tutta la meccanica, le macchine, tutti i motori sono tutti fondati sulla leva. La leva è la macchina più semplice, ma è un grande mezzo per ottenere tanti risultati. Così la confidenza è il grande mezzo per ottenere grazie da Dio: e più abbiamo confidenza e più otterremo. Non creda di ricevere colui che esita. Occorre la confidenza, la sicurezza che Dio ascolterà la preghiera.
Perché dobbiamo avere questa confidenza? Per tre motivi:
1) Dio è onnipotente. Chi può resistere alla potenza di Dio? Tutto è stato creato da lui: le forze, la vita. Vi era nulla: il suo «fiat» ha fatto tutto!
2) La sua bontà di Padre amoroso. Pensare a Gesù che si è immolato per noi, che ci ha dato il suo corpo e il suo sangue nella SS. Eucaristia! Si può pensare che non | [239] voglia ascoltarci, se ci dà tutto se stesso? La nostra fiducia si basa sulla sua bontà di Padre. La bontà del cuore di Gesù, la bontà di Maria nostra madre! Il Signore è Padre! Noi non comprendiamo e non comprenderemo mai la bontà del suo cuore.
3) Il Signore vuole darci le grazie, vuole aiutarci! Egli è sempre pronto. Quando noi chiediamo, gli permettiamo di dare; aspetta solo la nostra preghiera che ha posto come condizione. Un santo vide il Signore affacciato dal cielo, che offriva fiori agli uomini sulla terra, ma nessuno gli dava ascolto. I fiori erano simbolo delle grazie che Iddio vuole offrire agli uomini. Essi le rifiutano.
La preghiera ci viene raccomandata più di cinquecento volte nella S. Scrittura. Se l'acqua discende dall'alto, se è nella tubazione, nel rubinetto, per fluire ha solo bisogno che si apra il rubinetto. Così, il cuore di Dio è pieno di grazie, di desiderio di darcele le grazie. Dio è bontà infinita. La bontà è diffusiva. La preghiera è come aprire il rubinetto e il cuore di Dio riverserà su di noi le sue grazie. È vero che certe volte non otteniamo subito, ci fa aspettare il Signore; ma perché? Perché non portiamo nella preghiera tutte le condizioni, la confidenza necessaria. Iddio è onnipotente, confidiamo!
Vi sono delle persone che dicono: Io ho chiesto tanto e non ho ottenuto. Perché? Per una di queste tre ragioni: o hai chiesto cose
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non convenienti, non necessarie alla tua eterna salute; o hai chiesto male; o non eri nelle disposizioni richieste.
Vi sono delle grazie che bisogna chiedere absolute, altre che si devono chiedere conditionate. Bisogna chiedere assolutamente: l'amore di Dio, la salvezza nostra, il | [240] Paradiso; i mezzi, e tutto ciòche ci aiuta ad andare in Paradiso: la santità, la virtù, la bontà, ecc.; e poi le altre grazie temporali, queste bisogna chiederle condizionatamente, cioè se piace al Signore, se sono di volontà di Dio. Chiedere assolutamente la gloria di Dio e ciò che è contenuto nelle prime tre domande del Padre nostro. Ecco l'esempio di Gesù nel Getsemani. Vide presentarsi il calice della passione. Vorrebbe si allontanasse. Come prega? «Padre, se è possibile, passi da me questo calice... ma sia fatta la tua volontà»20. È absolute? No, è conditionate. «Se è possibile...». Una persona è malata e non vorrebbe più esserlo: «Signore, vorrei guarire, ma se tu vuoi ch'io rimanga così, sia fatta la tua volontà».
Adesione alla volontà di Dio
Noi molte volte chiediamo e vogliamo che si compia la nostra volontà, e vogliamo quella! Chiedere condizionatamente, ed essere disposte secondo la volontà di Dio, ad avere una vita lunga o breve; un ufficio o un altro; vivere nella povertà o meno; avere stima o meno; salute o malattie, ecc. Il Signore non si è impegnato ad ascoltare queste domande particolari. La volontà di Dio si deve chiedere in assoluto. Il bere o non bere il calice è condizionato. Ciò che dobbiamo chiedere in assoluto è di fare la sua volontà. Tutto dobbiamo chiedere e volere secondo la volontà di Dio, come dispone lui. Il Signore vuole tutti salvi21: questo è assoluto, è volontà di Dio; ma non vuole tutti salvi nello stesso modo. Di due miliardi di uomini che vivono sulla terra, non ce ne sono neppure due che si somigliano nella fisionomia; tanto meno spiritualmente.
Al mattino disporsi sempre: Signore, che oggi non abbia la minima opposizione a voi, alla vostra volontà! Vi sono secchi, bicchieri, cucchiai: ci mettiamo l'acqua dentro e l'acqua prende la forma dei recipienti. Essere | [241] come l'acqua con la volontà di Dio: niente di
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duro; docili, docili; prendere in tutto la forma di Dio, come l'acqua che, se la versate in un vaso rotondo o largo o piatto, prenderà la forma di questo. Abbandonati in Dio! Mica che Dio non ci ascolti, ma è che non ci ascolta secondo i nostri capricci, le nostre vedute.
L'angelo portò il calice a Gesù. Gesù pregò e poi si alzò e disse: «Fiat voluntas tua!»22. Ciò che si deve esigere è di venire a compiere la perfetta volontà di Dio. Ho da confessarmi? Mi costa tanto? Ho il rispetto umano? Ma se è volontà di Dio andarvi? Volontà di Dio!
Il domandare male, il non essere ascoltati, dipende, il più delle volte dal non aggiungere alla fine della domanda: «Fiat voluntas tua!», dalla mancanza di fiducia. Dunque: volontà di Dio, absolute: «Fiat voluntas tua!». "Ma io preferisco fare tanta propaganda piuttosto che stare tre giorni a letto". Volontà di Dio! Non che non ci ascolti il Signore, ma non ci ascolta se siamo noi che chiediamo male.
Abramo credette, ebbe una confidenza grande in Dio! Doveva diventare padre di un gran popolo... ha un figlio solo, e Dio gli comanda di sacrificarglielo. Abramo crede, e Iddio, per mezzo di un angelo, ferma la sua mano mentre sta per immolare il figlio23. Mosè sente che tutti si lamentano. Il Signore gli dice: «Colpisci la roccia e scaturirà l'acqua». Mosè dubitò dando il primo colpo; al secondo mise fede, l'acqua venne, ma Iddio castigò subito Mosè: «Non condurrai il mio popolo nella terra promessa»24.
Umiltà di cuore e perseveranza
Non ho detto che qualche volta non si ottiene per il peccato mortale: allora si capisce che non si ottiene. Altre volte la preghiera non è ascoltata perché ci mancano | [242] altre condizioni, che sono l'umiltà del cuore e la perseveranza. Bisogna picchiarsi il petto come il povero pubblicano, che non osava alzare il capo25. Ci vuole ancora perseveranza. Perseverare nella preghiera!
Se un'anima non ha umiltà e chiede l'amor di Dio, naturalmente il Signore aspetta che si prepari all'umiltà quell'anima. Se manca la
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base come si potrà mettere il tetto? E finché l'anima non avrà acquistato l'umiltà non avrà l'amor di Dio. Vi sono anime superbe, dure e finché non c'è l'umiltà il Signore aspetta a dare altre grazie.
Qualche volta manca l'umiltà, altre volte la perseveranza. Altre volte manca la fiducia. Niente dubbio. Non tentennare, altrimenti ci perdiamo tutto.
Il Signore un giorno si avvicinò a un fico, cercava dei frutti, ma non ne trovò; lo maledisse e seccò26. Gli Apostoli stupiti ne facevano le meraviglie, e Gesù: «Se avrete fede e non esiterete, farete miracoli simili: anzi, se avrete fede quanto un granello di senapa, direte a questo monte: "Levati e gettati in mare" e avverrà»27. Gesù altra volta predicava a Cafarnao: città centro, una delle città più comode per il ministero e per le comunicazioni. Ecco che mentre si trovava là gli viene incontro un centurione (capo di cento soldati). «Signore, il mio figlio è paralitico...». «Io verrò e lo guarirò». «Ma no, o Signore; non disturbarti a venire. Di' solo una parola e il mio figlio sarà salvo». Gesù si voltò indietro e: «Finora non ho trovato tanta fede in Israele». «Va', disse al centurione, ti sia fatto come hai creduto!»28. È la fede che conta; e si riceverà in proporzione di questa fede!
Passa Gesù nella terra di Canaan e gli viene incontro una donna cananea. Aveva la figlia posseduta dallo spirito maligno, e gridava: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di | [243] me!». Gli Apostoli dicevano a Gesù: «Ascoltala, ché ci grida dietro». E Gesù: «Io sono stato mandato per i figli d'Israele. Non è bene prendere il pane dei figli e darlo ai cani!». La tratta male, quasi la paragona a una cagnetta. Ma quella ribatté: «È vero, Signore, ma anche i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla mensa dei padroni». E Gesù: «O donna, è grande la tua fede! Va', ti sia fatto come hai creduto»29. Noi manchiamo di fede!
Sapete perché le Figlie di San Paolo sono state salve dalla guerra? Perché hanno avuto fede, confidenza, che è speranza. Che cos'è che salvò il buon ladrone? La fede. Non sapeva quasi che cosa dire a Gesù e: «Ricordati di me quando sarai nel tuo regno» disse all'ultimo momento; quasi volesse dire a Gesù: Tu sei buono,
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e se ti ricordi di me, non puoi farmi che del bene. Gesù cosa rispose? «Oggi sarai con me in Paradiso»30. Ecco che cosa fa la confidenza!...
Si ha la confidenza con gli uomini. Infatti si va dal panettiere per avere del pane; si chiede un favore a una persona con la sicurezza di ottenerlo. E con Dio camminiamo sempre guardinghi, quasi che Dio fosse severo, stretto. E certi libri, certi predicatori dicono certe parole che non hanno fede. Per es.: Strappare le grazie a Dio. Queste parole sono eretiche in sé. Ma no! Piuttosto è Dio che deve strappare a noi la preghiera!
Quante volte si fanno solo domande esterne. La preghiera modello è il Pater noster. Le altre sono tanto più belle in quanto più si avvicinano al Pater noster. Domande absolute: volontà di Dio; salvezza; Paradiso e mezzi per conseguirlo. Tutte le altre grazie conditionate. Se il Signore vuole ce le darà. Cosa dobbiamo chiedere al Signore? Che sia più amato, più temuto, che la Chiesa si estenda. In sostanza: «Venga | [244] il tuo regno». Che si osservino i voti, le Costituzioni, i doveri di stato. In sostanza, che sia fatta la sua volontà.
Quante volte noi abbiamo tante volontà; vogliamo la nostra volontà! E intanto, quelli che sono disposti alla volontà di Dio si fanno dei meriti e si fanno santi; e noi, con tanti voleri?... Anime che dicono tanti rosari, pregano da mattina a sera e in sostanza non pregano perché non sono disposte alla volontà di Dio.
Dunque: domande absolute e domande conditionate. Anche le virtù condizionate? Sì, anche le virtù, perché il Signore altri vuol far santi con una virtù, altri con un'altra. Quando si trattava del processo di S. Giovanni Bosco, c'erano delle discussioni, perché dicevano alcuni che S. Giovanni Bosco non pregava. Il Cardinal Salotti31 allora disse al Papa: «Ma non è capita l'anima di don Bosco. Quando si capirà, il mondo conoscerà che gigante di santità è don Bosco!». Chiedere anche il pane materiale, il pane eucaristico, il pane della verità, il pane della volontà di Dio: «Mio cibo è fare la volontà del Padre mio»32. Sempre camminare così: volontà del Signore! Alle volte domandiamo tante cose, ma la nostra volontà non è con Dio. Indirizzare bene le nostre preghiere: volontà di Dio,
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Paradiso, salvezza. Tutto il resto conditionate: Se lo vuole il Signore.
Una viene e dice: "Mi faccia fare il digiuno, mi faccia dare dei colpi di disciplina, voglio soffrire"; per indebolirsi. Un'altra invece ha paura di ammalarsi. Non è una cosa o un'altra che ci santifica, ma è la volontà di Dio. Nelle preghiere di domanda absolute, il Signore ci sente sempre. Le grazie assolute le concede assolutamente, le condizionate le concede condizionatamente. Una deve andare in Paradiso con l'umiltà, una con la fede, ecc. Volontà di Dio! C'entri sempre questo: «Sia fatta la tua volontà!».
[245] Al mattino sciogliersi come acqua: Signore, voglio essere nella tua volontà. Ah, la santità da gigante di don Bosco! Invece certe volte ci sono tanti fastidi, lacrime, lacrimucce perché è successo questo e quest'altro. Volontà di Dio! Confidenza!
III. Che cosa chiedere nella preghiera
Oggi è domenica delle Palme, in cui la Chiesa commemora l'entrata trionfale di Gesù in Gerusalemme. Gesù aveva risuscitato Lazzaro, fratello di Marta e Maria e il fatto era avvenuto in tali circostanze, che il popolo era rimasto ammirato, entusiasmato per Gesù e allora andò incontro al salvatore Gesù che veniva verso Gerusalemme, con palme, rami di ulivo, stendendo i mantelli sulla strada. E i fanciulli cantavano: «Osanna al Figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore»33. Questo, Gesù lo fece, quasi in preparazione alla sua passione, per premunire i suoi Apostoli, per prevenirli di quanto avrebbero veduto nel venerdì santo, affinché non si scoraggiassero, non si scandalizzassero. Nella domenica delle Palme prevalse lo Spirito Santo. Nel venerdì santo prevalse lo spirito delle tenebre, perché poi doveva prevalere definitivamente lo Spirito della verità con la risurrezione.
Occorre imparare da questa circostanza, alcune cose. Non bisogna dare troppa importanza al parere, al favore del popolo, della gente. Vedete come fecero con Gesù? «Osanna!». «Crucifigatur!»34. Quindi, quando si è lodati non dare importanza alle loro parole; quando, viceversa, si è insultati, odiati, disistimati... non dare
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importanza. Nell'un caso e nell'altro, chi ci giudica è il Signore, e il suo giudizio | [246] è infallibile. Il giudizio degli uomini tante volte è errato, specialmente quando quelli che giudicano non riflettono alle parole che dicono, non studiano a fondo le cose per dare un giudizio retto. Occorre che seguiamo il giudizio di Dio che è santità.
Ora continuiamo il nostro argomento sulla preghiera. La preghiera di domanda comprende i sacramenti, la Messa che ha quattro fini: adorazione, ringraziamento, propiziazione, domanda; ma specialmente quello di ottenere misericordia e condonazione della pena dei nostri peccati e tutte le grazie necessarie per l'anima nostra e anche per il corpo. In primo luogo però sempre quello che riguarda la gloria di Dio e la sua volontà. Come usare la preghiera?
Vi sono tre specie di preghiera: mentale (meditazione, lettura spirituale, esame); vocale (preghiere della mattina e della sera, rosario, Via crucis); vitale (azioni buone fatte per ottenere qualche bene). La preghiera di domanda deve dominare in tutto. Se si fa per es. la meditazione, deve terminare con la domanda. Sempre avere di mira di ottenere grazie: si deve cioè finire con la preghiera l'ultima parte.
Importanza della preghiera di domanda
Vi sono persone che hanno più facilità a meditare, altre più facilità a domandare, e a queste persone è molto buono che si consigli di abbondare di più in orazione anziché stare distratte e non occupare bene il tempo, perché non hanno l'energia mentale e l'abito a meditare. Per queste la parte di domanda sia più abbondante. Man mano che l'anima però ottiene il raccoglimento, la riflessione, riflettano, considerino, meditino, contemplino. Alla fine della meditazione che cosa si chiede? L'osservanza dei propositi, in modo speciale di quelli che la persona ha fatto negli Esercizi, nel Ritiro, nella Confessione, la pratica | [247] degli avvisi, delle correzioni, di quanto può avere ricevuto da discorsi buoni, prediche, ecc. Chiedere al Signore di mettere in pratica tutto questo. Così è per la lettura spirituale: chiedere la grazia di capire, di ricordare, di praticare. Le persone che hanno l'abitudine di fare la lettura spirituale sulla Bibbia, sul Vangelo, sulle vite dei santi, si servano di queste cognizioni, delle letture spirituali per elevarsi maggiormente a Dio, anzi, si sforzino per ricordare.
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Vi sono delle persone, che subito, dalla mattina si sforzano di ricordare quanto hanno letto, udito. Quando si ha la grazia di convivere con persone buone, si possono imparare tante cose. Vi sono persone assai superbe che non fanno conto di nulla. Ve ne sono altre invece, che danno tanta importanza ai fatti che osservano. Per loro le persone, i fatti, le letture, gli esempi, sono scuole continue. Vi sono persone che credono di avere lo Spirito Santo in tasca, e credono a tutte le loro fantasie. Vi sono invece altre persone che riflettono molto sulla liturgia, ecc. Nelle persone buone abbiamo il riflesso dello Spirito Santo, la voce di Dio. Vedono in tutto quello che succede attorno e dentro di loro, una continua attenzione di Dio per farle sante. Per chi vive di fede, una giornata di sole raffigura lo splendore, le bellezze del cielo. «Invisibilia enim... a creatura mundi, per ea quae facta sunt, intellecta conspiciuntur»35. Non siate ciechi! Nelle cose visibili vedete qualcosa di più; è Dio che dispone tutto, «in numero, peso e misura»36. Per l'anima che non riflette, l'andare a New York e veder tutti quegli uomini che vanno e vengono, quella moltitudine di uomini che studia, si diverte, lavora, è una cosa materiale. Per chi riflette invece, quelle sono anime da salvare. Io devo salvarle! Come? Prima di tutto con l'esempio: passo facendo la predica, poi studiando sempre | [248] nuovi mezzi, nuove forme di apostolato e mettendoci tutto il cuore.
Dunque alla fine della meditazione, della lettura, dell'esame, si faccia la domanda. Può essere che una non sia tanto abituata, sia novizia..., impiegherà più tempo a recitare preghiere che a meditare.
Come usare inoltre della preghiera di domanda? Ecco: alla fine della meditazione, dei misteri, della Via crucis, nella Messa, nella Comunione, sempre alla fine vi sia la preghiera di domanda. Il ringraziamento alla Comunione è specialmente per questo, è specialmente domanda. Vi sono persone che hanno già un elenco di grazie o scritto o a memoria, che chiedono sempre, ogni giorno, in ogni occasione.
Per dare un ordine, quali grazie domandare prima? Chiedere in primo luogo tre grazie: 1) Che io ti conosca, o Signore, con tutta la mente. Quindi penetrare sempre di più il Signore. Sarebbe un'enorme disgrazia dire: Io ho finito di studiare il catechismo, le Costituzioni,
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ne ho basta! No, non se ne ha mai basta! Progredire nella conoscenza del Signore, nell'amor di Dio. Le persone sagge studiano sempre, riflettono sempre, pensano sempre. 2) La grazia di servire Iddio e la santificazione della volontà. Chiedere quindi aumento di fede, di speranza, e di carità; le virtù cardinali, morali, le virtù religiose che sono quelle dei voti. Chiedere i doni e i frutti dello Spirito Santo, le Beatitudini, la pratica delle Costituzioni, del proposito principale, ecc. 3) La santificazione del cuore, che è specialmente esercizio di carità verso Dio e verso il prossimo. Si può mettere prima il servizio di Dio e poi l'amore, ma fa lo stesso. Queste sarebbero le grazie che si riferiscono a noi, poi vi sono le grazie che si riferiscono | [249] alla gloria di Dio. Preghiera di domanda per l'apostolato, per la Chiesa, per il Papa, per i bambini, per i peccatori, per la salvezza di tutte le anime. Poi vi sono intenzioni particolari che ognuno ha. Quando l'anima arriva qui, allora si lascia lavorare da Dio. Vi sono grazie che non si nominano mai nelle prediche, ma che sgorgano spontanee dal cuore di chi prega.
Il Signore ci benedica e ci conforti. Molte domande le fate molto di cuore! Ditelo bene mattina e sera: «Fateci santi!». «Spiri in pace con voi l'anima mia!».
Ricordate: salvezza nostra, gloria di Dio, «Fiat voluntas tua» absolute. Le altre grazie come vuole Iddio. Non sappiamo se alla Chiesa giovi più mezzo secolo di gloria, o mezzo secolo di persecuzione. Chiediamo sempre, ma poi: «Padre, fiat voluntas tua!».
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1 Sr. Redenta Commentucci, Diario di Bordo. Dal 28 dicembre 1945 al 10 gennaio 1946, Arch. storico FSP.
2 La cronaca registra l'animo con cui il Fondatore e M. Tecla sono stati accolti: «Dopo la lunga prova dei lunghi silenzi della guerra […], il Signore ci ha dato la più bella delle grazie. Abbiamo con noi i carissimi e Ven.mi Sig. Primo Maestro e Sig.ra Prima Maestra […]. Chi può dire la nostra gioia, la nostra consolazione? Abbiamo con noi coloro che formano il centro di tutti i nostri affetti: il movente, lo sprone dei nostri sforzi, dei nostri sacrifici, dei nostri ideali grandi di Apostolato. Abbiamo con noi le guide supreme che ci amano, ci governano, ci indirizzano a Dio, alle anime» (VN, 2 [1946] 8).
* Nell'originale il titolo è: "Meditazione del P. Maestro a bordo". Si è ancora in nave. La comitiva ha vissuto giornate difficili, essendo il mare molto mosso. Il Diario dà informazioni particolareggiate: «Domenica, 6 gennaio: Epifania. Notte tranquilla […] Ore 6: meditazione del Sig. Primo Maestro in cabina n. 1» (p. 17).
1 Cf Lc 2,12.
2 Cf Mt 2,5.
3 Erode I il Grande (73-4 a.C.).
4 Erode II Antipa (20 a.C.-40 d.C.).
5 Ignazio di Loyola, Gli Esercizi spirituali, n. 234c.
6 Cf Rm 6,11; ecc., espressione tipica di Paolo: «In Cristo Gesù».
7 Bonaventura da Bagnoregio (1217-1274), francescano dell'Ordine dei Minori, teologo-mistico, dottore della Chiesa. Don Alberione lo fa raffigurare, quale esemplare di vita mistica, nella pala dell'altare di san Paolo (Santuario Regina Apostolorum).
* Nell'originale il titolo è: "Meditazione, N. Y., 1946". Dal testo si deduce che fu tenuta il 13 gennaio.
1 Mt 11,28: «Venite a me, voi tutti».
2 Gv 14,2: «Nella casa del Padre mio vi sono molti posti».
3 Cf Es 4,10: «Non sono un buon parlatore».
4 Cf At 3,6.
* Nell'originale il titolo è: "Meditazione, N. Y., 1946". Dal testo si deduce che fu tenuta il 20 gennaio 1946, seconda domenica dopo l'Epifania.
1 Cf Breviarium Romanum , Domenica II dopo l'Epifania, II Notturno: "Praefatio in Epistulas B. Pauli" (PG 60,391 A). Giovanni Crisostomo (347-407) vescovo di Costantinopoli. È uno dei quattro maggiori Padri della Chiesa orientale.
2 Cf 2Cor 6,4-11.
3 Cf Gal 1,11-17.
4 Antonio di Padova (1195-1231), portoghese, francescano. Eloquente predicatore, Dottore della Chiesa.
5 Orazione che la liturgia pregava nella Messa di Sessagesima.
6 Cf At 15,36-39.
7 Cf Ef 4,2.
* Nell'originale il titolo è: "Meditazione, N. Y., 1946". Dal testo si deduce che fu tenuta il 1° febbraio 1946, primo venerdì del mese.
1 A. Grossi, La Madre Cabrini. PSSP, Alba 1944. Francesca Saverio Cabrini (1850-1917), lombarda. Fondò le Suore Missionarie del Sacro Cuore per la cura degli emigranti italiani. Canonizzata il 7 luglio 1946.
2 M. Domenica Mazzarello (1837-1881), piemontese. Fondò con S. Giovanni Bosco l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. M. Giuseppa Rossello (1811-1880), ligure. Fondò l'Istituto delle Figlie di Nostra Signora della Misericordia.
* Nell'originale il titolo è: "Meditazione, N. Y., 1946". Dal testo si deduce che fu tenuta il 6 febbraio 1946, allora memoria liturgica di san Tito.
1 Cf 2Cor 2,12-13.
2 Paolisti, Società Missionaria di S. Paolo Apostolo, fondata nel 1858 a New York da Isaac Thomas Hecker (1819-1888), con carattere missionario, ecumenico, pastorale.
3 Gv 6,41.
4 Caterina da Siena (1347-1380), terziaria domenicana. Molto operò per il ritorno del Papa a Roma da Avignone. La sua dottrina mistica è espressa in molte lettere e nel Dialogo sulla divina Provvidenza . Patrona d'Europa e dottore della Chiesa.
5 Nave-traghetto.
6 «Illumina, custodisci, reggi e governa me».
* Nell'originale il titolo è: «Meditazione, N. Y., 1946». Dal testo si deduce che fu tenuta l'11 aprile 1946.
1 Deve trattarsi di sr. Edvige Vitali, morta ad Alba il 3 marzo 1946.
2 «Passione di Cristo, confortami», invocazione della preghiera: Anima di Cristo, santificami.
3 Cf Lc 7,36-50, brano letto nella Messa del giovedì della prima settimana di Passione, che in quell'anno ricorreva l'11 di aprile.
4 Adolfo Petit (1822-1914), gesuita belga, servo di Dio. Non si è potuto precisare l'autore e l'editrice della biografia a cui si fa cenno.
5 Giovanni Bosco (1815-1888). Fondò la Pia Società di San Francesco di Sales o Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice per l'educazione della gioventù.
6 Gv 16,24: «...perché la vostra gioia sia piena».
7 Cf Gl 2,28.
8 Melchiorre Povero, lavorava presso la SSP come "famiglio", occupandosi particolarmente della manutenzione della casa. Era fratello di don Maggiorino Povero SSP (1908-1981).
9 Cf 1Cor 3,12-13.
* Nell'originale è riportato come titolo: "Ritiro, Stati Uniti, 1946". Dalle prime righe della prima meditazione si ricava che fu tenuto tra il 13, sabato di Passione, e il 14 aprile 1946, domenica delle Palme.
1 La Bibliografia di don Giacomo Alberione di A. Damino non elenca nessun foglio con il titolo Parola di Dio . Le parole della meditazione che seguono fanno pensare al foglio La Domenica, che riporta la Parola di Dio e che è sempre stato diffuso anche in USA.
2 Cf S. Alfonso M. de' Liguori, Del gran mezzo della preghiera , I, 1.
3 Lc 11,1.
4 Mt 6,9: «Padre nostro che sei nei cieli…».
5 Cf Lc 3,21-22.
6 Cf Lc 6,12-16.
7 Cf Lc 22,32.
8 Cf Lc 9,28.
9 Cf Lc 6,20-22; Mt 5,3-11.
10 Cf Gv 14,13; 16,23.
11 Lc 17,6.
12 Lc 11,9-10.
13 Gv 16,24.
14 Cf Lc 11,5-8.
15 Cf Lc 18,1-7.
16 Gv 14,13.
17 Cf Mt 17,20.
18 Piccola Casa della Divina Provvidenza, per accogliere gli abbandonati, detta Cottolengo, dal nome del fondatore: S. Giuseppe Benedetto Cottolengo (1786-1842).
19 Archimede, matematico e fisico, nato a Siracusa (287-212 a. C.).
20 Mt 26,39.
21 Cf 1Tm 2,4.
22 Cf Lc 22,41-43.
23 Cf Gen 22,12.
24 Cf Nm 20,12.
25 Cf Lc 18,13.
26 Cf Mc 11,12-14.
27 Cf Mc 11,21-23.
28 Cf Mt 8,5-13.
29 Cf Mt 15,21-28.
30 Cf Lc 23,43.
31 Carlo Salotti (1870-1947).
32 Gv 4,34.
33 Cf Mt 21,9.
34 Cf Mt 27,22: «Sia crocifisso».
35 Rm 1,20: «Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute».
36 Sap 11,20.