Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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[LA BIBBIA LIBRO DELL'UMANITÀ... LIBRO DIVINO]


La vera forza reggitrice degli affetti del cuore, motrice nel regno invisibile del pensiero, nell'unione intellettuale e morale, individuale e sociale, che scorre in tutti i secoli, che si dilata in tutte le nazioni è la potenza della parola. Parla l'uomo e parla Dio; quello con pochi mezzi manifesta i suoi verbi mentali, questi con mezzi infiniti, come Infinito è Egli stesso. Ei parlò stampando1 il suo Verbo nella natura; onde l'uomo studiando la natura studia il Verbo di Dio, come ben fu detto di Socrate2 che conobbe il Cristo, perché studiò la natura. Ma l'uomo non è adatto a capire adeguatamente e direttamente verità divine nella natura; onde Dio, secondo l'idea di Tertulliano3 tenuta da S. Tommaso4, s'adattò alla capacita umana, raccogliendo le sue parole in un libro semplice, sublime, la Bibbia.
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Ecco un fine della Bibbia, ma ve n'ha un altro. Tra il caos di Teogonie, cosmogonie e mitologie antiche chi avrebbe potuto discernere il vero dal falso, chi avrebbe trovate le verità primitive, che pur sono il fondamento di tutta la storia, della teologia, in gran parte della filosofia, e dei principali dogmi della nostra religione? Dio permise bensì che la famiglia umana degenerasse in quelle stranezze dei gentili, come ammaestramento ai posteri di cosa è capace l'uomo abbandonato a se stesso, ma diede insieme all'uomo un lume per discernere come tutto era in preparazione del suo Cristo; diede la Bibbia. L'unico libro vero dell'antichità, le cui prime verità noi troviamo tra il caos del gentilesimo. Onde noi vedremo tutte le sue primitive verità riscontrarsi nel paganesimo, poi dimostreremo che derivarono da un unico focolare secondo il racconto biblico, e diremo in ultimo come si corruppero.

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[Le verità bibliche fondamentali esistono anche presso i pagani]

[1.] La Bibbia (parlo specialmente di quella parte che S Agostino chiama Lex gravida Christo, cioè il vecchio testamento)5 non è il solo libro antico; noi abbiamo gli Zendavesta dei Parsi, i Veda Braminici, il Koran Arabo, gli Edda scandinavi, le Massime di Confucio6, i poemi sanscriti e altri; in questi noi troviamo bellezze peregrine, il Dio d'un popolo, le leggi d'una nazione, i costumi d'un clima, il modo di pensare d'una gente, il suo stile, le sue credenze, la sua storia; ma nella Bibbia le bellezze sono più perfette, chiare, v'è un Dio di tutti che non distingue tra Giudeo e Greco, le leggi di tutti i popoli, i costumi di tutti i climi, insegnamenti per ogni gente, la storia del genere umano, la filosofia d'ogni uomo, la poesia comune; è lo storico, il giureconsulto, il dottore, il poeta dell'umanità, secondo l'espressione del Lacordaire7. Molti leggono e confrontano quelli, ma come prova di questa, non viceversa; leggono quelli e ridono della bonarietà o superstizione pagana, leggono questa e ammirano e si convertono. Ed invero ecco un effetto senza causa, per chi nega la possibilità del miracolo; fu spiegata al Copto ed al Canadese, ai Tartari ed ai Dervisci, ai bonzi ed Ottentotti e questi la trovarono conforme sostanzialmente alle loro tradizioni, e ne adottarono i costumi e ne copiarono le leggi e ne adorarono il Dio, ciascuno «in suo sermon l'udì»8. Fatto meraviglioso che ci dimostra la Bibbia essere libro dell'umanità e quindi divino.
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È condizione sine qua non per conoscere la verità l'ammettere l'intelletto passivo rispetto all'intelligibile, condizione che costituisce l'umiltà dell'intelletto. Ma allorché mediante il positivismo l'uomo giunse a trovare qualche verità nuova, s'inorgoglì, si credè fattore della verità, s'armò contro Dio e chiamò l'archeologia, la geologia, la paleografia e tutte le scoperte memorie antiche a negare le verità bibliche. Ma se queste scienze imperfette allontanarono l'uomo da Dio la più perfetta critica ve lo ricondusse, perché si basò sul consenso di tutti i popoli.
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Infatti nelle epoche più remote, cioè più vicine al fonte, noi vediamo più puri i costumi, più uni i miti, minor numero e confusione di Dei, più rispettata la donna, il vincolo coniugale, e nelle epoche seguenti man mano si moltiplicano gli Dei, si riduce a strumento di piacere e generazione la donna, degenerare9 i costumi. Di qui dovremo dire che l'uomo, contro la sua stessa natura, incominciò dal perfetto e discese all'imperfetto o non piuttosto ammettere che i popoli discesero da un unico stipite secondo l'idea biblica?
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Uguali alle ebree sono le cognizioni di tutti i popoli. Come trovarono quei barbari certi principii scientifici, che sembrano curiosità e richiedono diuturne osservazioni? Come il segno dello zodiaco, l'uso delle feste ai solstizi, agli equinozi, la divisione della settimana, che pur sono uguali presso tutti i popoli? Come il periodo luni-solare, il circuito della terra e desunta da questo l'unità di misura, la forma e l'estensione degli edifizi?
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Di qui il Bajli [?] conchiude la derivazione delle scienze da un fonte unico. Uguali gli edifizi rituali, le istituzioni religiose, i cicli di rigenerazione, le idee mistiche, simili i caratteri scritturali presso tutti i popoli e secondo il Parevej [?] e Buttner10 e Accademia di Pietroburgo11 uguali i Cinesi, Babilonesi, Egizii; ovunque è sacro il 12 e 30 e tutti venerano il fuoco. Di una sola tribù ormai si disputa se non avesse idea di divinità; gli estinti sono rispettati, leggi rigorose regolano il pudore e gli Olondesi [?], ben stimati gli infimi della scala umana, distinguono bene dal male, hanno sentimenti di giustizia e d'onore; [è] rispettata tanto la vecchiaia che l'Indiano non disputa sugli antichi Veda, Confucio12 li stabilisce come dogma e da queste idee comuni il Vico13 conchiude dover esse avere una fonte unica, secondo la Bibbia.
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La filosofia senza la scorta della fede non seppe darci apodittiche prove dell'immortalità dell'anima; ebbene tutti i più selvaggi popoli l'hanno come dogma. E l'Egiziano erige le piramidi ed eterna le mummie, ed il Carusciadalo [?] colloca il cane presso la tomba dell'estinto, e Brama fa vestire un abito nuovo, e Jo dirige le trasmigrazioni, e Confucio ordina lo studio della letteratura perché l'anima non perisca, e il Novandalese immerge i cadaveri nel mare onde si conservi[no] per riunirsi all'anima, e i Messicani raccolgono e seppelliscono unghie e capelli onde l'anima li trovi più facilmente; ma perché tutto questo? Perché credono l'anima immortale. Tale la dichiararono Ciro14, Numa15, Orfeo16, Teudate17, Odino18, Mancocapac, Virginiani, Canadesi, Vitzligultgli; tale la proclamarono universalmente l'evocazione delle anime trapassate, i sacrifizi per loro offerti, i timori dei superstiziosi.
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Se poi leggiamo i più antichi scritti dei popoli gentili, se confrontiamo le memorie che ci rimangono o scoperte nei recenti scavi presso Babilonia, in Grecia, in Egitto, in Etruria e Perù e Messico, se universalizziamo e ordiniamo un poco il caos delle credenze di quegli antichi popoli noi troviamo gli stessi dogmi della Bibbia.
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Tutti hanno l'idea d'una trinità di Dio; e la maggior parte dicono formare questi tre Dei l'Ente unico e supremo. Gli Indiani hanno la festa del Trimurti cioè della Trinità. I Persiani fanno una triplice offerta d'acqua a tre Dei ignoti. I Parsi venerano un Dio creatore, uno conservatore ed uno illuminante che ricorda bene le opere che noi attribuiamo allo Spirito Santo. I Bramini venerano un Brama Dio potente, che si manifesta per Visnù, Dio penetrante, e Naroiam, Dio che si muove sulle acque. Gli Egizi poi attribuiscono il potere supremo alla Trinità composta di Iside-Osiride e Aroveri; un obelisco egiziano trasportato nel circo romano porta scritto: «Il gran Dio – il genito di Dio; il Tutto splendente»; e Porfirio19 riporta quest'oracolo di Serapide20: «Dio in prima, poi nello stesso tempo il Verbo e lo Spirito con l'uno e l'altro». I Greci e Romani avevano tre Dei principali: Giove - Nettuno - Plutone. Gli Scandinavi adorano tre Dei: Odino, Frega, Iher. Gli A[u]straliani hanno una trinità formata da Tane-Tarva-Oro. Idea questa che quei selvaggi non poterono trovare da sé, ma che è ben data dalla Bibbia.
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Di 32 cosmogonie raccolte da insigni geologi, teologi, e filologi tra gli Scandinavi, gli Egizi ed Orientali, tutte convengono in ciò: Dapprima fu un caos, poi si separò la luce dalle tenebre, poi tutto si perfezionò fino allo stato presente; e di queste 32, 24 usano il verbo creare, azione che attribuiscono al loro Dio eterno. Perfettamente secondo la Bibbia.
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La credenza più comune e fondamentale d'ogni religione pagana si è il peccato del primo uomo, e come conseguenze il castigo di Dio, e la riparazione per mezzo di Dio stesso; e i sacrifizi da ogni popolo offerti per soddisfare a questo peccato. Ed infatti i Bramini dicono che pel serpente Feian cadde Adamo e venne redento da Siva e Fo afferma d'essersi caricate tutte le miserie del genere umano, che aveva meritato l'inferno e di essersene reso mallevadore e Zoroastro21 che un uomo ed una donna felici furono ingannati con un frutto da un Dewe e quindi divennero Darvand o disgraziati, ma però sperano in un ristabilimento, e Confucio22 la stessa cosa, e gli Egiziani hanno scritto: «Le anime prime disobbedirono a Dio, perciò abbandonarono il luogo felice, ma sperano in Dio che promise mandare un'emanazione della sua sostanza per cambiare le cose», e i Greci avevano ciò espresso nel mito dell'età dell'Oro e nel Prometeo. Che dirò dei romani i cui oracoli riferivano la caduta del loro impero per un impero d'Oriente come ci dicono Virgilio23, Orazio24, Svetonio25, Tacito26? Dei romani che coi Germani e Scandinavi dicevano che il Dio riparatore doveva nascere da una vergine, come ci consta dalle memorie Druidiche?
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E a che dovrò provare che tutti i popoli offrirono vittime in soddisfazione del peccato comune mentre è noto che ciascheduno popolo aveva la teoria delle espiazioni vuoi fondata sul principio di sostituzione, vuoi sul principio del male intrinseco, vuoi sul principio mosaico? Mentre è noto che non si peccò mai per difetto bensì sovente per eccesso trascorrendo a sacrifici umani come i Greci, sacrificando un uomo ed una donna ogni sesto dì del mese, i Romani seppellendo due persone nel foro durante i tumulti gallici, i Goti trucidando 9 vittime ogni nove mesi, i Peruviani bruciando a Viracoca il proprio figlio mentre è noto che ancora oggi la moglie deve perire col marito presso gl'Indiani, e questa idea è tanto radicata che alle proibizioni degli Inglesi rispondono colle ribellioni? Mentre è noto che nel fare i sacrifizi si usavano le stesse cerimonie che gli Ebrei, cioè aspergendo d'acqua o sangue gli astanti, e si consumavano sempre col fuoco, e presso molti popoli si offrivano e si riscattavano i neonati, e gli stessi furono le vittime?
E queste idee sono tutte conformi alle prime verità della Bibbia.
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Che poi se si vuole confrontare verità meno fondamentali mirabilmente pure convergono i popoli. 17 tra teogonie e cosmogonie confrontate, tutte convengono nell'ammettere l'esistenza di spiriti a Dio inferiori, ben 14 li distinguono in buoni e cattivi, 16 attribuiscono loro l'immortalità, ammettendo tutte, a loro modo, un paradiso ed un inferno ed 11 ritengono l'idea d'una specie di purgatorio, sebbene strana.
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Nel pregare tutti domandano queste 4 cose: Perdono dei peccati, difesa contro gli spiriti cattivi, freno delle passioni, felicità dopo morte. Simile il modo di celebrare le feste, conformi gli esercizi di pietà, e si nota sempre gran confidenza nei pellegrinaggi. Tutti consultano il volere degli Dei; sacro è il contratto matrimoniale, e il sacerdote mantenuto a spese comuni. Da ultimo chi trovò la distinzione tra spirito vitale ed anima mentre S. Agostino27, dopo il lume del vangelo, domanda ancora dubbioso: «Allora, Signore, io non sono più io?».
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Dunque, conchiudo con quel caro Teosofo le verità primitive-bibliche vi sono tutte nel paganesimo, sebbene in uno stato di putrefazione; e nelle opinioni più pazze e indecenti, nei costumi più atroci, nelle pratiche più mostruose noi riscontriamo gli avanzi di quelle che furono presso i popoli biblico-primitivi; e nell'analisi d'esse coi vasi rapiti in Egitto si forma il tabernacolo d'Israele.
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[Queste verità derivarono tutte da un'unica fonte].

II. – Ora queste verità comuni sono veramente tratte, come narra la Bibbia, da un fonte unico? Sì. Lo prova la lingua, e poiché non sono filologo cito l'autorità dell'Accademia di Pietroburgo28 che dice: «Le lingue tutte sono dialetti d'una sola»; e quella stessa di Rousseau29 che tra le tante errate ne ha di giuste. Ed in questi ultimi tempi i filologi hanno trovato che sono uguali i nomi degli Dei Etruschi e Germani, e che i primi dèi Greci, Romani, Scandinavi ed orientali sono nella radice aggettivi che i primi uomini, secondo la Bibbia, attribuivano al Jeova.
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Nei tempi più prossimi gli Ebrei non poterono spargere le loro tradizioni perché Mosè30 aveva loro vietato ogni relazione cogli altri popoli e persino in gran parte il commercio, e d'altronde geroglifici scoperti a Babilonia anteriori a Mosè attestano il contrario; d'altronde popoli così lontani e selvaggi sarebbero convenuti in queste credenze uguali e sublimi? Ma passiamo a prova più positiva ancora.
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Tutti i popoli hanno caratteri tradizionali uguali a quei della Bibbia, per quanto alterati, confusi, allegorici; caratteri che si rilevano cogliendo le masse, universalizzando le tradizioni. I Patriarchi cinesi sono uguali agli Ebrei, e uno d'essi Fo-ì è lo stesso Mosè nelle opere. Zoroastro31 ricorda il paradiso terrestre ove non s'affaticava. Il Dio dei Parsi divise la luce dalle tenebre. Presso i Caldei Xisutur scampa dal diluvio colla famiglia e gli animali. Beroso32 descrive il diluvio con circostanze identiche a quelle mosaiche; un diluvio riferisce la tradizione armena. Gioseffo33 nomina una città detta dello sbarco, e presso il monte Ararat i viaggiatori trovano Nascidscevan cioè «discesa dalla barca» I Bramini affermano aver il loro Dio formato l'uomo col fango, essersene compiaciuto, averlo collocato nello Sciorsciam, paese d'ogni bene, ove si trovava un albero che dava l'immortalità. L'uomo lo vide, mangiò del frutto, ma il Dio ne fu sdegnato, versò il veleno su tutta la terra e ogni uomo sarebbe morto se Siva non avesse bevuto tutto il veleno. Dappoi il Dio irritato col genere umano vuol affogarlo, ma Visnù compare a Satiarti, l'esorta a fabbricarsi una nave su cui scampa coi 840 milioni dei germi delle cose. I Messicani hanno la memoria del diluvio in alcuni geroglifici, e così gli Egizi. Che dico dei Messicani che ci narrano come Tegpi s'imbarcò in un grande Acalli, con mogli, figli e semi, che quando il diluvio si ritirava spedì un avvoltoio che non ritornò, ed avendo spedito il colibrì questi tornò con un ramo verdeggiante, onde ei discese dalla barca?
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Chi d'altronde non vede il Dio Brama essere nella radice Abramo, e sua moglie Saras essere Sara moglie di Abramo? Gli Indiani ci narrano sotto il nome di Crisna la vita di Mosè, e la revisione delle tradizioni dei popoli gentili, fatta dal giornale asiatico ci dichiara che tutti i popoli hanno le memorie bibliche (?).
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Che se si vuol discendere ai Greci e Romani maggiori sono le somiglianze, se facciamo astrazione dagli ultimi tempi in cui si divinizzavano i Neroni34, i Caligola35 coi loro cavalli, Saturno non è che Noè che aveva per simbolo la nave, coltivò la vite, nasceva dall'oceano, e divise il mondo tra i suoi tre figli. Giove è Cam più vicino al sole perché popolò l'Africa, Plutone è Sem che cavò i metalli; Nettuno è Giapeto popolatore di Isole; i Titani sono i fabbricatori della torre di Babele; Pindaro36, Platone37, Aristotele38, Apollodoro39, Luciano40 e Plutarco41 descrivono il diluvio con circostanze identiche alle bibliche, solo Noè lo chiamano Deucalione. Pandora disobbedisce a Giove, apre il vaso, escono i mali su tutta la terra e solo ne rimane la speranza della riparazione compiuta dalle Muse. Come potevano meglio signif[ic]are la caduta d'Adamo e la riparazione di Gesù Cristo? Oh, sì, conchiudo con Bacone42: sebbene i fatti Biblici arrivino alle zampogne greche quali trastulli da ragazzi tuttavia sono Biblici, e siccome la Bibbia solo li spiega con ordine, precisione, cronologica esattezza, critica insuperabile deve tenersi come la stella di tutte le tradizioni e credenze antiche, e gli insegnamenti che in essa si contengono essere i soli veri, i soli divini.
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[Però presso i popoli pagani queste verità non si conservarono pure]

III – Ma se non sbaglio c'è ancora una difficoltà da appianare. Come questi racconti Mosaici si corruppero così presso gli altri popoli? Ne assegno le principali cause. L'inclinazione al male, innata nell'uomo dopo il peccato. Al Dio unico primitivo si davano vari nomi, che quindi significarono varii Dei. Ed il nome di Dio rivelato è Jeova, ma a questo nome se ne sostituivano vari altri che poi formarono Dei distinti; questo Dio aveva varii attributi che poi ciascuno formò un nuovo Dio. Così avvenne che essendosi fatte le litanie di Brama ciascuna applicazione fu un Dio distinto. Si aggiunga l'amore del meraviglioso, l'allegoria, la boria nazionale, la poesia orientale.
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La fantasia chiama alla ragione chi sia Dio, la ragione lo rivela in quanto si presenta dalla natura; talché adora Dio nel mondo che lo rivela poi lascia il significato pel segno e cade nella Deificazione della natura. La fisica non spiegando certi fenomeni naturali e il movimento degli astri, questi sono divinizzati, ed il sabeismo e la religione che segue il monoteismo. Quindi si passa ad adorare i fenomeni e gli elementi e le forze occulte sono uomini, e le genealogie mitologiche si moltiplicano, mentre il volgo esagera, il tempo altera e i sacerdoti stessi devono col popolo far uso di simboli e miti.
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Grande influenza esercitarono pure le età, perché il ragazzo fa finzioni miracolose, il giovane grandi glorie avite, il vecchio una morale esagerata. Il clima poi, la civiltà, il governo vi mettono il loro modo di vedere. Il negro si fa un Dio che lo ristori dal caldo sole, il superbo persiano assomiglia il cielo alla sua reggia; l'India bagna i suoi dei in freschi laghi, e sarebbe strana la Val...43 al Bramino, come i Veda all'Islandese, e mentre Ercole è un eroe pei Greci, pei Fenici è un mercante; i popoli vincitori impongono i proprii Dei ai vinti che li associano ai natii. Poi mentre gli scrittori e sofisti spiegavano e diminuzzavano i fatti d'un eroe il popolo li attribuiva ad altri personaggi che subito divinizza[va], la baldanza nazionale vi formava novelle poetiche, la fantasia sopra vi lavorava e quindi ne derivò quella confusione che né gli Stoici, né Eraclito44, né Giuliano45, né Bacone46, né Vico47, né il Cantù47 poterono ordinare o capire. Ecco le cause del disordine.

* * *

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Restano dunque provate pel consenso di tutti i popoli le verità primitivo-bibliche, resta dunque provato che la Bibbia è la fonte da cui vengono tutte le memorie dell'antichità, e che ella è la stella che rischiara tutta la critica moderna, nella confusione antica, e che contro questo consenso universale s'infrangono tutte le difficoltà obiettate dalle nuove scienze positive che imperfette allontanano da Dio, perfezionate vi fanno ritornare. Restano così assodate le fondamenta della storia, filosofia e teologia, il peccato originale e la necessità della redenzione e la indissolubilità coniugale.
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Via le teorie del Lamarck49, Spencer50, Rousseau51, Moleschot52; la Bibbia è libro dell'umanità e quindi divino. Non più meraviglia se nonostante i sogghigni scettici dell'Enciclopedismo e del paganesimo rinascente ella fu ed è l'ispiratrice di tutti i codici, di tutte le regole morali; non più meraviglia se ispirò la Divina Commedia a Dante53, il Paradiso perduto al Milton54, le Orazioni funebri al Bossuet55, l'Atalia al Racine56, la Messiade al Klopstok57, gli Inni sacri al Manzoni58, e il Mosè e la Risurrezione al Perosi59.
Non più meraviglia, [perché] la Bibbia, secondo il consenso di tutte le genti, è libro dell'umanità e quindi libro divino.
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1 Fu scelto questo termine escludendone due altri: esprimendo e manifestando.

2 Socrate (+ 399 a.C.).

3 Tertulliano (160-222/223).

4 S. Tommaso d'Aquino (+ 7.3.1274).

5 S. Agostino (334-430). Il passo citato non fu trovato.

6 Confucio (551-479 a.C.).

7 Lacordaire Giovanni Battista Enrico (1802-1861).

8 Alessandro Manzoni (1785-1873), Inni Sacri, La Pentecoste, strofa 6.a.

9 Meglio: degenerano.

10 Buttner Cristiano Guglielmo (1716-1801).

11 Accademia di Pietroburgo dal 1724; poi di Pietrogrado, e di Leningrado.

12 Confucio, filosofo, umanista e uomo politico cinese (551-479 a.C.).

13 Giovanni Battista Vico, filosofo italiano (1668 1744).

14 Ciro il Grande, principe achemenida (sec. V a. C.).

15 Numa Pompilio, re leggendario di Roma, dal 715 al 673 a.C.

16 Orfeo, cantore leggendario, fondatore dei misteri orfici.

17 Teudate (Teutates), divinità celtica.

18 Odino, divinità germanica.

19 Porfirio di Tiro, pensatore greco (n. 232/233 dopo C.; m. sec. IV).

20 Serapide, divinità egizio-greca.

21 Zoroastro o Zarathustra, fondatore della religione mazdaica, antica religione dell'Iran.

22 Confucio, filosofo, umanista e uomo politico cinese (551 a.C. - 479 a.C.).

23 Publio Virgilio Marone, il massimo poeta di Roma (70-19 a.C.).

24 Quinto Orazio Flacco (65-8 a.C.).

25 Gaio Tranquillo Svetonio, biografo ed erudito romano (sec. I).

26 P. Cornelio Tacito, storico romano (sec. I - II d.C.).

27 Aurelio Agostino, santo e dottore della Chiesa (354 430).

28 Accademia di Pietroburgo, dal 1724: poi di Pietrogrado, e di Leningrado.

29 Jean-Jacques Rousseau (1712-1778).

30 Mosè, visse tra il secolo XV e il XIII avanti Cristo.

31 Zoroastro o Zarathustra.

32 Beroso, sacerdote del supremo dio babilonese Bèl (Marduk), vissuto nel secolo IV-III a.C.

33 Forse Giuseppe Flavio (37-100 dopo Cristo).

34 Nerone, imperatore romano (37-65 dopo C.).

35 Caligola, imperatore romano (12-41 dopo C.).

36 Pindaro, lirico greco (515-438 avanti C.).

37 Platone, filosofo (n. 428/427 a.C.: m. 348/347 a.C.).

38 Aristotele, filosofo greco (384-322 a.C.).

39 Apollodoro, forse quello di Seleucia, filosofo (II sec. a.C ).

40 Luciano di Samosata (secolo II d.C.).

41 Plutarco, storico e filosofo greco (secolo I-II d.C.).

42 Bacone Ruggero (1214-1294).

43 Parola incerta.

44 Eraclito, filosofo greco (secolo VII-VI a.C ).

45 Sembra che questo Giuliano sia Giuliano Flavio Claudio, imperatore romano (331-363).

43 Sembra che anche qui si parli di Ruggero Bacone (1214-1294) e non di Francesco Bacone (1561-1626). – Ruggero Bacone insegna infatti che la primordiale Rivelazione divina che Dio concesse ai primi uomini è stata trasmessa in succinto all'umanità dai Patriarchi e dai Profeti del popolo ebreo per mezzo della Bibbia. Presso gli altri popoli invece questa primordiale Rivelazione divina è stata offuscata da innumerevoli errori (cf Enciclopedia cattolica, vol. II, Città del Vaticano, 1949, colonna 673).

47 Gian Battista Vico, filosofo italiano (1668-1744).

48 Cesare Cantù (1804-1895).

49 Lamarck Jean-Baptiste (1744-1829).

50 Spencer Herbert (1820-1903).

51 Rousseau Jean-Jacques (1712-1778).

52 Moleschot Jakob (1822-1893).

53 Dante Alighieri (1265-1321).

54 Milton John (1608-1674).

55 Bossuet Jacques-Benigne (1627-1704)

56 Racine Jean (1639-1699).

57 Klopstock Friedrich Gottlieb (1724-1803).

58 Manzoni Alessandro (1785-1873).

59 Perosi Lorenzo (1872-1956). Sul manoscritto vi era La Risurrezione di Lazzaro; di Lazzaro venne cancellato. L'accenno sembra perciò riferirsi all'oratorio La Risurrezione di Cristo. Opportuno sembra qui ricordare la Cristiade del vescovo di Alba M G. Vida. Cf G. Barbéro Marco Girolamo Vida (1485-1566), su Palestra del clero 45 (1966) 1281-1285.