Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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I. - «HOMO... MULTIS REPLETUR MISERIIS» (Gb 14,1)


DIARIO


L'uomo non deve porre le sue fiducie in sé, ma in Dio.

1° Perché il porre le fiducie in sé è superbia. Ora la superbia è impedimento anzi opposta al fine. Dunque se l'uomo fida in sé non raggiunge il fine.

2° Perché se l'uomo fida in se stesso, ancorché ponga ragioni, motivi, ecc., se tuttavia non ha un timore soprannaturale cade.

3° Se l'uomo è già caduto la carne si rinforza, l'appetito cresce, la volontà si snerva e questa non può più comandare e frenare l'istinto malvagio.

4° Perché se fida in se stesso, ancorché sapesse dominarsi non proverà mai soddisfazione, pace, e la sua vita sarà arida, infelice.

5° Perché anche il Tasso1, Manzoni2 e Pellico3 gli uomini grandi caddero quando fidaronsi di loro; s'alzarono quando cominciarono a dire: – Gran Dio, se ci sei, salvami. – Quei che non fidarono che in sé caddero e perseverarono nei loro errori e vi morirono.

4In te, Domine, speravi, non confundar in aeternum (Sl 30, 2) 5.
1
L'uomo non deve insuperbirsi.

Si prova:

1° La superbia ha fatto cadere i più sublimi angeli, Adamo, Caino, tanti eresiarchi, tanti uomini eccelsi per virtù e dottrina; anzi ha prodotto ogni male nella società.
2° La superbia dev'essere un'enormità se per essa Gesù dovette essere trattato come pazzo, patire, morire, onde farne per noi la penitenza.
3° Per la superbia, o uomo, sei ricaduto anche tu, allorché già ti tenevi per qualche cosa.
4° Togli la superbia e saran tolte le discordie nelle famiglie, i mali delle società, le rivolte, le rivoluzioni, le guerre, gli odii, le invidie e si avrà la pace.
5° Togli la superbia dall'individuo, ed allora sarà contento del suo stato, non invidierà alcuno, non l'odierà, non si turberà allorché gli è preferito un altro, ed avrà la pace, l'amore, ogni consolazione poiché tutti i suoi desideri saranno adempiti.
6° Perché la superbia impedisce l'amore e la pace.
7° E tu che t'insuperbisci dimmi di che?
Avrai forse una natura essenzialmente superiore all'altrui?
Sapientia... huius mundi stultitia est apud Deum (1Cor 3,19)6.
Quale stima sarà migliore?
Ideo attraxi te miserans tui (dicit Dominus) (cf Ger 31,3)7.
2
Amore – Deve l'uomo amare.

1° Perché la sua vita più è d'amore, più è dolce, poetica, senza dolori, ovvero con sacrifici che crescono l'amore e fan provare la voluttà del lacrimare in pace8.
2° La vita d'amore è un intreccio, una corona poetica di dolce tristezza, di bellezza triste, di poesia del dolore, del sacrificio e questo riesce caro, quasi sospirato9.
3° Cerchisi quali sono gli amori più nobili. L'amore è tanto più nobile quanto più sublime è l'oggetto amato. L'amore è tanto più dolce quanto più è nobile la facoltà da cui emana.
4° Ama dunque l'oggetto più sublime: questi è il Verbo cioè la verità di Dio, ed in te sarà riprodotta l'immagine della Trinità, cioè ente, cioè essenza intellettiva esistente: conoscenza del Verbo Divino cioè la verità: amore verso questa verità cioè verso il Verbo divino, raccolto in Cristo.
3
5° La vita senz'amore è arida, triste, cinica, scettica, arrabbiata. È perché non s'ama che vengono tanti mali e molti uomini si danno volontariamente la morte. Oh, come è odiosa la vita senz'amore: la terra, gli uomini sembrano ingrati: il sole freddo e la morte...: oh, la morte l'unico bene che d'ogni dolor risana.
6° Tu inoltre vuoi conseguire il fine: Dio; vuoi divenire celeste farfalla: ebben l'unico mezzo è l'amore. La perfezione di un'anima sta nell'amar Gesù Cristo sopra ogni cosa. Quanti motivi d'amarlo! Egli ci ama dall'eternità. Egli ci trae all'esistenza. Egli ci dona intelletto e tanti doni. Egli cosparse la via d'ogni grazia per giungere a Lui. Egli ci chiama quando lo disprezziamo; ci abbraccia e perdona se ci pentiamo. Egli, pazzo d'amore, morì sopra la croce. Egli viene tanto sovente a visitarci nella Comunione. Egli vuole stare tra noi. Egli ci aspetta.
E Maria: fecit mihi magna qui potens est (Lc 1,49)10. Quanto è buona questa Mamma! Quanta cura ha degli infelici! Infelice tu se non amerai la verità; felice invece se persisterai in tale amore! Gustate et videte quam dulce et suave est iugum meum (cf Sl 33,9; Mt 11,30)11.
4
L 'uomo deve tendere ad acquistare grandezza d'animo.

1° Perché senza questa egli apparirà sempre un vigliacco e vile.
2° Perché senza questa non sarà mai grande né per il male né per il bene.
3° Perché senza questa egli sarà sempre schiavo dell'opinione altrui e mentre da una parte dinanzi al buono non oserà fare il male e confessare le false teorie, dall'altra non vorrà comparire buono innanzi al cattivo.
4° Da una parte si pentirà di non aver schivato questo, dall'altra di aver fatta quell'altra cosa; e quando si raccoglierà in se stesso, piangerà se stesso, il suo animo sarà dilaniato da opposti rimorsi, senza che egli sappia risorgere. Così la sua vita sarà odiosa a se stesso e senza felicità.
5° Vedrà gli altri di animo nobile e generoso e vilmente li invidierà, li odierà.
6° Non potrà mai farsi onore, né essere tranquillo e felice.
7° Sarà disprezzato dai buoni e dai cattivi e deriso da coloro cui tenta piacere.
5
L'uomo deve perseverare.

Si prova:

1° Perché il segreto dei grandi cuori, di coloro che fecero opere poderose e che sono onorati, sta nella parola perseverando.
2° L'uomo che persevera non è obbligato a pentirsi ogni momento del suo operare.
3° Perché non è una frasca l'uomo. E poiché si chiama uomo lo sia veramente, cioè agisca come tale, e si formi un carattere.
4° L'uomo che persevera è stimato, onorato, il suo avvenire sicuro, la felicità certa.
In malo perseverare diabolicum, resurgere et in bono perseverare angelicum est12.
6
6° L'uomo è creato per agire.
7° L'uomo pigro dimostra di non essere persuaso delle sue opinioni e della stima del bene.
8° Il Paradiso non è dei pigri.
9° Anche Cristo, già felicità per essenza, si è fatto uomo ed ha sofferto tanto; forseché non gli costò tutto ciò grandi pene? eppure Egli per solo amore dell'uomo le ha sopportate.
10° Il perseverare costa sacrifici, ma i sacrifici sono quelli che aiutano a perseverare, fortificano la già energica volontà, mentre per altra parte accrescono l'amore per cui l'uomo resta portato di peso a perseverare.
11° Se vuoi perseverare non promettere solo alla sera, ma rinnova e con ragionamenti fortifica i proponimenti al mattino.
12° Non chi incomincia, ma chi persevera sino alla fine è degno del regno dei cieli.
13° Allora comincia il merito e la gloria di un'opera, quando l'attore si sente scoraggiare, se vince se stesso.
14° Il cominciare è comune a tutti; il perseverare proprio degli spiriti forti.
7
Amando s'impara ad amare.

Desiderando quello stato che ha più sacrifici, è cercare e sforzare Dio a darne la sua felicità.
8
Lo sfogo delle passioni degrada l'uomo, lo rende simile al bruto.
L'uomo degradato dalle passioni, spira un certo che di orrore, di bestiale e di schifoso attorno a lui, che lo rende odioso nelle conversazioni; lo stesso suo fiato, le sue parole, i suoi atti, le sue mani, i suoi occhi hanno un non so che di turpe, che ogni uomo ben nato e ben pensante non può che odiare, detestare, fuggire, sprezzare.
Quanto è infelice un tal uomo!
La sua compagnia è fuggita, il contatto pare che contamini.
I suoi movimenti sono lenti e maligni, i suoi occhi senza gaiezza, senza moto; ei pare sempre in braccio alla follia animalesca, pare insensato, senza forze. Si direbbe che già è privo di quell'anima razionale, fatta per la contemplazione del vero, per l'appetizione del buono, di qualche cosa degno di sé.
L'anima sua perisce, si sprofonda nel più vil fango, proprio degli animali, emanando un non so che di triste.
La sua volontà si snerva.
L'intelletto si ottenebra.
9
Il corpo perde la bellezza ed il sublime suo candore.
Solo in qualche istante può riconoscere, come all'improvviso balenar d'un lampo, il sole della verità, lo schifoso suo stato; ma non può essere questo che per crescere l'infelicità, l'odio contro se stesso, contro la vita, se è ancor vita.
Qual rimedio? Ormai più niente può sperare dallo sfibrato corpo; l'anima avvilita, anzi senza neppur più essere intellettiva non vede che il suicidio! Infelice! Infame!
Dio mio, ab iniquitate mea munda me! (cf Sl 50,4)13
10
Salvami, o Maria, da sì terribile stato, da sì schifoso fango!
Fa' che non cada in quell'infame stato, in cui il corpo ancor ambulante è già più che infracidito; l'anima ch’ancor anima il corpo già soffre tristezze che preludiano e sono foriere di quelle dell'altra vita.
In simile stato cade l'uomo seguendo le passioni!
Ma il più si è che cominciasi dal poco e gradatim si comincia a discender per quella china che non si salirà più.
Il vortice non rigetta la sua preda.
Se si lascia impigliare un lembo di cuore in quei fatali ingranaggi delle passioni si viene stritolati.
11
L'uomo non si rialza più. La carne dominante sulla volontà non ha più freno; la verità s'oscura sempre più all'intelletto. S'alzerà? No. Ora la passione è più veemente, gl'intrighi più avanzati, le compagnie14... quanti ostacoli! L'uomo non si alza più. Gl'inganni, il cammino lascivio e lusinghiero, i discorsi, le parole... Dio mio, salvami.
Salvum fac servum tuum, Domine (cf Sl 85, 2)15.
12
Quanto invece è bella l'innocenza, il saper trionfare.
La volontà, la ragione! Con questo l'uomo si nobilita; sente, prova già fino in questa vita una pace, una gioia, un brio ben foriero della celeste beatitudine.

Un tal uomo spira un non so che d'innocente, di santo, di sublime che lo fa desiderare nelle conversazioni.
Quella fronte sempre calma, quegli occhi sempre sereni, quella bocca che sboccia ad ogni istante un sorriso che par il sorriso d'un angelo; quelle parole semplici ma sublimi, quegli atti puri nel loro candore, quell'anima che tramanda, che si sfoga tutta d'amore puro e celeste, quel corpo sempre bello, grazioso; quella felicità che gli circonda l'esistenza, non innamora, non rapisce il cuore, non ti porta una santa invidia?
13
La sua volontà è forte ed imperiosa.
L'intelletto sempre fresco, attivo, pieno di luce.
L'anima che par ringiovanire ed insemprarsi in un amore celeste.
Gli occhi che si riempiono di lacrime al solo volgere gli sguardi al cielo. Quanta pace e felicità!

Mater intemerata, ora pro nobis 16.
14
Ed egli è conscio della sua felicita, ei mira il cielo e con estasi di paradiso dice: Tu sarai mio – sidera scandere17 – volerò sopra gli astri.
Ei solo può esclamare: Ho visto l'infamie della terra, ma l'anima non se n'è lordata, è sorvolata sovra di esse.
I suoi occhi vispi e pieni di vita, si fanno amare.
Egli è felice: sempre allegro, sempre contento.
Il suo spirito è forte: egli è più che un eroe delle battaglie materiali18, poiché quelle spirituali sono più terribili e più forti.
Essi solo saranno tra quella schiera che canterà un inno particolare, perché sono Vergini!...
15
L'uomo deve seguire la sua vocazione.

1° Perché solo in questa via troverà soddisfatti i suoi desideri.
2° Perché solo in questa via potrà trovare la felicità.
3° Perché solo in questa via potrà con certezza arrivare al suo fine.
4° Perché solo in questa via Dio ha seminato le grazie necessarie all'uomo.
5° Perché ogni altra via non è conforme alle sue inclinazioni, alle sue disposizioni soggettive.
6° Perché l'uomo deve concorrere per quanto è in sé a formare l'unità da Dio voluta nella natura. Ora Dio ha voluto che per questa unità ogni uomo seguisse la via tracciatagli da Lui. Dunque l'uomo deve concorrere a formare tale unità.
7° Dio ha conosciuta questa verità, cioè che noi entriamo in questa via determinata (Verbo) ed Ei l'ama (Amore).
Ora noi dobbiamo amare Dio e fare ciò che vuole Lui, ma ciò non avviene se non amiamo ciò che19 ama Lui, cioè la verità, e nel nostro caso quella via determinata. Dunque noi dobbiamo amare e prima conoscere e poi seguire quella via20.
16
9° Chi poi non entra in questa via, non può amare la verità; e chi non ama la verità non ama Dio, e quindi non può ottenere le sue grazie, e neppure conseguirlo.
10° D'altronde come [può] essere felice l'uomo se non segue le sue inclinazioni, i suoi voleri, retti dalla ragione?
Egli non potrà acquistarsi onore nel suo stato; non potrà mai dire: Desiderio desideravi21, ho voluto, ho creduto bene così e faccio; ad ogni pena, ad ogni sacrificio esclamerà: Oh! se non avessi preso questa via!
Ma ciò cagionerà dolori, rimorsi; accrescerà le pene, l'odio contro la sua via, contro se stesso; ogni minima cosa gli sembrerà grave, dolorosa; perderà la pace, sarà infelice.
17
11° Dunque conosci la tua via? Seguila, l'amerai. È forse una via disprezzata, piena di sacrifici? Tanto meglio. Tu ti mostrerai al mondo che sei un animo forte, un animo che non è cosi vile da vergognarsi della verità, da cedere innanzi ad un pericolo, ad un ostacolo; farai dei sacrifici, ma ricordati: i sacrifici fatti per amore nobilitano e fortificano l'animo, lo imparadisano, crescono l'amore, fanno della vita un'anticamera del riposo eterno. D'altra parte Dio non dimentica alcuno e le grazie sue saranno seminate su quella via, che egli ti additò.
Mater boni consilii, ora pro nobis22.
18
«Nelle ricreazioni bisogna parlar poco e bene».
19
Non far la volontà altrui in questo affare. Se sarai infelice verranno essi a sollevarti?
Essi cercano noi finché abbiamo brio, vita: finché siamo giovani; apparsa la prima ruga sul volto eglino ci abbandonano come una barcaccia che ha cessato di essergli necessaria. Ma sarà allora che comincia la tua infelicità e per sempre forse. Pensa e risolvi.
Il mondo è ingrato. Cerchiamo la vita d'amore e di sacrificio: saremo felici!...
20
Mostrati quale sei: ne hai un dovere d'amicizia, un dovere per conoscere la vocazione; d'onore: acquisti la stima dei superiori e dei compagni. Compi i tuoi doveri verso Dio.
Cessa di essere ipocrita e vile; non i superiori, ma te stesso inganni.
Per sciogliere un quesito bisogna analizzare i termini e paragonarli tra loro.
21
Per non insuperbirti guarda il passato e il presente in relazione con Dio; considera come molti compagni possiedono ancor la stola battesimale, come essi sanno, cantano32, operano.
Quanto è bello l'amore verso Dio, i superiori, i compagni, la famiglia, il babbo, la mamma. Come bella la poesia dell'amore, dell'umiltà, del sacrificio. Respice stellam, voca Mariam24.
22
La fede senza le opere è propria degli stolti.
Ciò che è disapprovevole negli altri è pure disapprovevole, ed anche più, in te, perché tu lo disapprovi e vilmente lo fai.
Non bisogna lasciarsi abbattere da ogni parola, da ogni atto dei superiori.
Sii un uomo! Hai carattere? Ovvero sei una frasca, una banderuola che si piega ad ogni vento?
Né i superiori, né i compagni ti vogliono fare del male, anzi cercano il tuo bene.
È grave ostacolo alla grandezza d'animo.
(È grave ostacolo)25 alla libertà d'opinione.
Impedisce del tutto l'amore, la pace, la gioia.
Ostacola l'esatto adempimento dei doveri.
Fa giudicare appassionatamente delle cose.
Genera l'odio, l'invidia, fa sì che l'animo sia sempre agitato.
23
È solo in mezzo alle croci che l'anima sente di essere fatta per il cielo.
Nessuno è divenuto grande seggendo in piume, ma, chi più chi meno, [tutti] hanno sofferto, persecuzioni, calunnie.
L'animo che non sa trionfare di se stesso non sarà mai grande. E tu non meriti ciò? Non hai mai attristato nessuno, non i genitori, non Dio, non i superiori? Senza questo non troverai felicità!
24
Quanti motivi d'amare non si vedono attorno a noi! Vedi Cristo lungo il Calvario e sul Calvario. Vedilo nell'Eucarestia come chiama, come anela, con quanto amore ci aspetta!
Egli non lascia mai l'uomo, ma questo Lui.
Oh, come fu amoroso allorché io viveva lungi da Lui,... Maria ha sempre tenuto sospeso il fulmine di Dio, Mater misericordiae26, per i tuoi peccati e con tante grazie ti costrinse ad andare a Gesù, e poi questo a perdonarti.
25
Vedi la famiglia: quanti sacrifici, quanta premura per te! E tu come l'hai corrisposta alle sue fatiche? Dio mio, io l'ho...
Vedi la buona mamma, vittima dei dolori che soffre da quelli cui diede la vita a dispetto della sua.
I superiori di continuo pensano a te, consumano la loro esistenza per te, per la tua istruzione, per il tuo amore, per la tua felicità.
26
I compagni meritano venerazione. Quanti sono angeli in carne, quanti conservano pure l'innocenza battesimale: osserva il loro studio, la loro devozione assidua, perseverante! Vedi quegli occhi, mai stati lo specchio terribile del peccato, come sono limpidi, sereni, angelici; vedi quella fronte, mai solcata da rughe maligne, quella bocca che sboccia sorrisi d'amore fervido, puro, innocente. E tu?...
27
Non parlare mai di te. Non lasciarti guidare dalla fantasia.
Perché porta la manifestazione dei segreti che sono sacri, delicati e cadono se manifestati.
Impedisce l'amore.
Porta ciò negli altri ed in te invidia, odio, superbia.
L'anime grandi non parlavano mai di loro, si consideravano come fiorellini delicati che appassiscono al soffio altrui.
Studiandosi d'apparire si cessa di essere e l'essenza sarebbe uguale ad apparenza.
28
Oh, vedi le dolcezze dell'amore impedito e trema.
Si comincia la discesa per la china del male allora che si parla di sé e si studia di apparire.
Non ebbero lode i parlatori, ma gli esecutori.
La femmina non fa cose grandi perché si studia solo di apparire.
L'umiltà è una virtù delicata, che teme il contatto.
Credi dunque che sia cosa buona il tacere sovente e parlar poco. Dunque seguilo; sono gli stolti e vili quelli che non comandano a se stessi.
29
Impedisce la gentilezza nel discorso.
Costerà un sacrificio dapprima, poi verrà l'amore e sarai felice. Quanto è dolce il raccoglimento pieno d'amore, col sacrificio.
È uno dei mezzi più forti per acquistare amore forte, dolce, sublime.
I ciarlatani sono odiati e col sempre parlare stuccano, seccanti, e non sono più voluti ascoltare.
Coloro che ascoltano molto senza parlare tanto, sono desiderati nelle conversazioni e stimati.
Lascia parlare con pazienza gli altri e ti ameranno.
30
Non vi è stupidaggine che la pazza e superba pazza di casa non ci faccia ricordare, e pensare.
Vuoi dunque sempre promettere e non fare, promettere e non seguire; dovrai tu sempre pentirti del tuo agire? È da vile.....
La fantasia non intende, non porta l'amore di ciò che s'intende. Ella materiale e bestiale presenta un oggetto sempre buono in apparenza, ma non in realtà; sempre bello esternamente, ma non internamente.
Ella è una farfalla, che svanisce, che non si può ottenere. Chi le va dietro non otterrà mai un bene stabile reale, non potrà amare e provare le dolcezze dell'amore, raggirerà sempre nelle regioni delle nuvole, arido, illuso, sconsolato.
31
L'uomo, per fargli ottenere un bene, è necessario che lo si consideri quale è attualmente non....
Dio creò l'uomo e lo fece vero, buono, bello.
Ma perché una cosa è bella? Perché ha ordine. Ora se nell'uomo comandano i sensi e il mondo, e la carne e l'intelletto, e la volontà e uno si ribella all'altro, e questo non lo soggioga si ha il disordine e quindi non si ha più bellezza. Lavora dunque per stabilire la volontà signora dei tuoi atti. Ama e sacrificati. La volontà retta dall'intelletto conduce l'uomo al suo fine, non lo fa pentire e titubare ogni momento nel suo agire, ma lo fa felice.
32
La gloria verbosa accieca non contenta, turba l'animo e lo fa correre dietro ad utopie e chimere, che si desiderano se non si hanno; si odiano e fanno odiare avute, piangere perdute.
Si ha così il disordine, il dolore, l'odio, il cinismo ben preludiante al disordine più grande dell'inferno.
Quanto si sta male!
L'uomo che non pesa ogni atto non è un uomo, non è forte, non potrà mai essere grande.
33
Altro è il cessare d'avere un vizio, altro è l'acquistare la virtù opposta.
Non è mai forza di virtù, né virtù di forza se non quella che si acquista colla spada.
Cerchi la felicità, l'amore, il buono, vallo a cercare nella sorgente che è Dio e cercalo colla preghiera; poiché Dio prova un tal compiacimento per essa che te ne ringrazia e per questo ti concede ciò che vuoi, cioè l'amore. Abbi sete d'amore e lo troverai.
34
Persevera.
Non è vera virtù se non quella che si acquista colla spada.
Non si premia il soldato che fugge nel pericolo, ma colui che lo supera.
Non ci vuol molta forza di spirito ad operare il bene, quando si è quasi costretti o da qualche causa estrinseca o dallo stesso onore.
35
Nelle difficoltà si conosce il carattere e la forza d'animo.
Supera una piccola difficoltà, fa un piccolo sacrificio, poco dopo ti sentirai il cuore pieno d'amore e di coraggio.
Supera le difficoltà a seguire il bene, sono poche, riempiono il cuore di pace, d'amore e di speranza.
36
Credi? E qual ragione puoi opporre? Ora sei un uomo? Ebbene l'uomo conosce il vero coll'intelletto, l'ama e colla volontà l'appetisce. Poni dunque in te come sovrana del tuo agire la volontà, perché solo così sarà ordine in te, e nell'ordine bellezza da Dio voluta negli enti.
La fede senza le opere è propria degli sciocchi.
37
Il non seguire la verità, il non osare confessarla, è da Pilato, da vile. Tali uomini non sono degni di lode, neppure di compassione, ma di disprezzo, perché vigliacchi. Non sono questi gli scienziati, i gloriosi, non questi che faranno trionfare la verità e la patria.
Ama dunque la grandezza d'animo, questa sola disarmerà i tuoi avversari e da essi ti farà rispettare e stimare.
Ama la perseveranza e otterrai amore e la tua vita sarà tranquilla.
Frangar, non flectar27.
38
Non può l'uomo sbadato essere tranquillo e ordinato, correggere i suoi difetti, e mentre non è cattivo non può neppure essere buono.

Medita: apparirai ordinato, gentile, avrai amore, perseveranza: frutto unicamente della meditazione.
Ricordati: se non mediti non persevererai, sarai una frasca, una banderuola, infelice, illuso. Pensa e risolvi.
39
Il mondo, perché non ragiona, non pesa ogni atto, è sempre ingannato, perde le sue forze, il suo coraggio, ha il disordine simbolo dell'inferno.
Quanta riconoscenza non devi avere a Dio che ti salvò dal mondo. Vedi quanto sono infelici, eppure si credono chi sa, corrono alla rovina del corpo e dell'anima, sprezzano coloro che ciò stimano e si credono... Ma dopo pochi anni d'infamia viene la vecchiaia e il mondo lascia la barcaccia sdruscita, perché ha cessato d'essergli necessaria. Infelici...
E l'anima loro quanto turpe...
40
Giudica perduto quel tempo che non è speso per il tuo fine. In ogni azione, benché piacevole, falla come un dovere, essa ti apporterà tre beni: il fine, diletto sensibile e diletto spirituale.
Non fermarti quando credi già di amare Cristo, perché questo non è progredire, non è forza d'animo e di volontà, non è dello spirito forte.
Non essere mai quindi contento di ciò che ami; forte, in ogni azione opera conforme alla ragione e non può essere difforme dal cuore.
41
La rassegnazione è il contentarsi e prendere in pace l'afflizione; la santa indifferenza è non desiderare una cosa più che un'altra e l'essere passivo.
Riguardo a ciò che vedi ed osservi in attivo, penetralo, fattene un'idea chiara.
La carità senza le opere è assurda e vana.
Le opere senza carità non durano e sono fatiche gettate invano, e doppiamente gravose.
42
L'uomo che teme di soffrire non è degno di tale nome, egli è infelice, perché gementes et flentes in hac lacrimarum valle27, bisogna soffrire, e con coraggio, forza, e le pene saranno dolci, ma se a malincuore, si soffrirà il doppio.
L'uomo pigro, inoperoso, è vile: egli liscia la carne che non ha la forza di spirito da assoggettare. Egli non so se merita sprezzo o compassione. Da lui non si può sperare né gran male, né gran bene; ei si pente, promette e non eseguisce, e poi si ripente, si arrabbia contro se stesso, è infelice.
Nella società bisogna trascurarlo, da lui e su lui non si può fondare speranze.
43
Il carattere consiste nel coraggio di formarsi e mostrarsi quale uno dev'essere.
Ma per questo bisogna mettere la volontà signora d'ogni atto, assoggettare, vincere la carne, essere forte, aver coraggio, brio, vita.
L'amore sensibile cercarlo per uno stimolo al bene, ma non per fine; per fine, Dio, i mezzi per conseguirlo.
44
Chi vince se stesso fa più di chi espugna una città.
Considera quanta forza, quanta abnegazione, quanto amore in Cristo nel suo patire, e tu non lo vorrai imitare? Non sei degno del cielo.
Il regno dei cieli si rapisce colla violenza: Violenti rapiunt illud (Mt 11,12)29.
Coraggio, il soffrire e l'agire è proprio degli uomini grandi.
Poni dunque la volontà signora di te e sta forte nel Signore. Omnia possum in eo qui me confortat (Fil 4,13)30.
45
Non porre dubbi intorno alla religione, perché non sei ancora atto a giudicare di essa. Non si giudica ciò che non si conosce, perché per dare un giudizio bisogna conoscere i termini.
Maria che conosceva tanto bene la religione non dubitò.
Dubitano quelli che sono vili da non saper vincere la carne per consacrarsi a Dio.
Non sono chi la nega31 gli uomini veramente sapienti, ma cicisbei e damerini, che non sanno che due teorie sconnesse e contraddittorie.
La negano perché non arrivano a capirla con le sue grandezze, sono pigri.
E tu stesso che dubiti che ragioni porti, quale è il sistema della religione che non ti pare vero? Certo il senso lo nega perché gli riesce duro il sottoporvisi, ma non lui, bensì la volontà deve in te comandare.
46
È una prova per la religione le dolcezze forti e sublimi che si provano in seguirla.
Come è triste il mondo: lusinga, attira, ti pone nel precipizio, dissolve il corpo, indebolisce l'animo e poi? Abbandona, come s'abbandona una barca che è cessata d'essere necessaria.
Non così la Chiesa che favorisce anima e corpo, li fortifica, e quando si separano, all'uno fa dare onorevole sepoltura, come quello che risorgerà; all'altra invoca requiem aeternam32.
47
Un'altra prova della verità della religione è che conviene a tutti e se tutti l'osservassero il mondo avrebbe pace e prosperità nell'anima e corpo, ed il mondo sarebbe uno, bello, buono, come dev'essere ogni ente.
È una prova della falsità delle religioni altrui le discordie, le guerre, le rovine che portano nel mondo, mentre quella di Cristo, unica al mondo porta la pace, la concordia, e dove più fiorisce più v'è pace, amore, felicità.
48
È una prova il trionfo, l'universalità della religione, che osteggiata, combattuta, più d'ogni altra, più d'ogni altra avversa alle passioni, sempre trionfò, sempre s'estese.
È una prova l'utilità che porta al mondo, l'unità, la chiarezza, la semplicità sublime della sua storia da principio del mondo.
Tutti gli uomini grandi, forti, sapienti, che tanto studiarono, l'essere entrati nella religione (...)33.
È una prova che non ebbero vera gloria che quelli le cui opere sono fatte, ispirate, modellate alla religione, poiché sono ben giudicati per la nostra natura, che impresso come ha la religione nel cuore non stima se non ciò che è naturale e quindi conforme a lei.
Dunque sii fedele alla religione; non abbandonarla anche colle sole parole per viltà. Ella è verità, dunque devi appetirla, amarla.
49
La fede senza le opere è degli stolti.
Forza e coraggio, gl'intelletti saranno sempre intelletti e la verità trionferà.
Si devono custodire più le piazze ricuperate che quelle non mai perdute, perché quelle sono già un po' diroccate e soccombono più presto.
50
Gli occhi sono le finestre dei ladri del cuore cioè i cattivi pensieri che o lusingano o dilaniano immediatamente; che traggono l'uomo nell'imboscate.
Il cattivo umore è la fonte dei peccati.
51
I motivi di cambiare, amare, perseverare.
Guardo il passato, non c'è che odio contro le cose sante, dunque ripariamolo.
Guardo il presente, quante indifferenze e ricadute e vezzi, frizzi; amiamo quel monte degli amanti.
Guardo le tribolazioni che mi circondano, oh, sono tristi se non sono per l'amore.
Vedo l'innocenza, lo slancio nell'amore di tante anime, ed io sono così indietro.
Vedo il passato da rimediare.
Il presente pericoloso se non amo e se non mi fo forza.
Il futuro tenebroso se non sopporto tutto per amore.
52
Vedo i tristi che gareggiano nel dileggiare Cristo; io che mi vanto suo figlio, non lo solleverò questo amante appassionato, che con occhi supplichevoli, con guardo amoroso, con desiderio ardente, dai suoi chiusi cancelli d'amore, mi attende, mi aspetta, mi desidera, mi domanda un sollievo per quel sangue sparso per me. Io resisterò?
Quanto soavi le dolcezze dell'amore: io non le vorrò provare? Disgraziati quelli che non le gustano!
Il sommo bene e sommamente da amarsi; Egli e il fonte, l'origine, il principio d'ogni bene, bello, vero, perché solo ente necessario.
Cerchiamo il bene nel solo buono, il vero nel solo fonte della verità; il bello nella fonte d'ogni bellezza.
L'amore verso Dio non è una fisima34, ma una realtà che solo può far felice, perché noi siamo creati per questo fine.
53
Se ti lasci guidare dalla fantasia, la carne prende vigore sull'anima, ne schiaccia i nobili e potenti affetti, li opprime, l'avvilisce. L'uomo allora diviene inferiore al bruto; comandi la volontà, allora l'anima sollevandosi dalle umane bassezze resta forte sui travagli, sulle pene, sulle croci.
Chi non è forte tanto da sopportare con pace ed amore una croce, chi non ha la forza di vincere una difficoltà, che non persevera, e caduto respinto non torna all'assalto non può impadronirsi del cielo, perché questo è alto e quindi bisogna salire i monti della penitenza, delle croci, del Calvario, per giungervi. Egli è uno stupido che non conosce il suo fine, è un vile che conosciutolo cede al minimo urto e non ha un po' di forza. Questi uomini sono quelli che sono rifiutati in qualunque luogo, perché in qualunque luogo ci sono le pene, i travagli.
Animo dunque, non chi fugge, ma chi resiste è spirito forte; coraggio degno di lode ed onore
54
La fantasia t'obbliga ogni momento a pentirti, la fretta a far ogni cosa male, a significare esternamente l'interna foga, fretta, disordine, a trattare male i compagni, a tirare fuori ogni momento degli spropositi e vanità.

Ama e non arrestarti quando già ami. Se è dolce tanto così di amore, quanto più dolce sarà se con fatica lo accresci? Amando, ami le croci, amando le croci, le pene le sopporti con coraggio, facilità, e con questo l'uomo si nobilita.
55
Coll'amore viene ogni virtù: Venerunt... mihi omnia bona pariter cum illa (Sap 7,11)35; quando la casa brucia (d'amore) tutte le cose si gettano dalla finestra.

Vuoi avere, acquistare carattere? Ebbene questo consiste nel coraggio di formarsi e manifestarsi quale uno dev'essere. Dunque forza e grandezza di cuore a ottenere le virtù, la verità, l'amore e poi non vergognarti delle tue convinzioni, di te stesso. Animo, non essere così vile. Non si vergognano i cattivi del loro male, anzi ne vanno pomposi. Ti vergognerai tu del tuo bene? Non sei [uno di] quegli uomini che soffrono tanto per la virtù, nel mondo.
56
Nelle tentazioni ricorri alle piaghe di Gesù, nasconditi in esse e riporterai vittoria. Voluntas bona, amor bonus36.
Costerà a te di più la salvezza di te stesso, di quanto costò a Cristo?...
Non cedere. Bisognerà ben dire che hai niente di carattere.
La pace la dà il solo Signore. Ma a chi se non a coloro che la cercano e gli sono amici? Forse ai nemici suoi? Non est pax impiis (Is 48,22)37.
L'amore viene dopo un po' di sforzo. Animo e forza. Che diranno se ti vedono sempre tentennare? Diranno che sei una banderuola che cedi a tutti i venti.
57
Se uno dopo che ha lavorato 5 o 6 mesi nella sua vigna l'abbandona, ricresceranno gli sterpi, e quando vorrà ricominciare dovrà rifare il lavoro già fatto.
Se è già difficile ad un albero produrre buoni frutti, sebbene avesse bei fiori, e poi impossibile affatto il produrne se non ebbe fiori. Così è dei tentativi e delle azioni.
Cedi e la carne prenderà dominio su te ed allora... Cedi ed il rispetto umano, l'odio, il cinismo... Cedi e non hai vis, non sei vir, non hai virtù.
Dunque vuoi pentirti ogni momento del tuo agire. Saresti ben infelice.
58
Gli uomini grandi, quante difficoltà, eppure quante vittorie!
Le vittorie non sono tali se non combattendo con gran forza.
Quante difficoltà il Pellico38, Colombo39, ma appunto per questo sono ammirati.
59
Sono uomo per la ragione; dunque piaceri consentanei alla ragione, ciò secondo la natura.
L'uomo ha tre facoltà più nobili: intelletto, volontà, sentimento. Dunque come uomo le faccia agire non come animale, perché egli ha il fine in alto, spirituale, ma se si abbassa diviene sempre più materiale, terreno, sempre più si allontana dal suo fine, cioè da se stesso.
L'amore è l'unica consolazione che Dio ha lasciato all'uomo, ma affinché questo amore perseverasse eterno, verso un oggetto immutabile, degno dell'uomo gli diede i dolori e le pene di quaggiù affinché disprezzasse il mutabile per tendere al solo immutabile e vero bene.
Quindi i sacrifizi si fanno per amore e crescono cosi l'amore.
60
Se non avessimo dolori il cuore si crederebbe fatto pel bene terreno e non tenderebbe più verso l'unico bene e sorgente di bene.
Se non avessimo l'amore non potremmo sopportare con frutto e con rassegnazione i dolori e non avremmo più alcun bene.

La vita senz'amore è arida, cinica, infelice, tende al non ente, all'inesorabile nulla, o privazione del bene, la pace non sorride più a quel cuore, tutto ciò che impressiona, ciò che scuote a lui è indifferente e cinismo, volge allo scetticismo perché è impossibile il credere ciò che non s'ama. Vede un tramonto, una veduta, alcunché che ad ognuno conquide il cuore, ed egli resta muto, triste. Dove gli altri raccolgono pace, forza, animo egli non ha che tristezza, odio, invidia, viltà, rabbia contro ogni pena. La sua vita triste, grossiera40, infelice fa schifo ad ogni animo gentile, nobile, conscio della dignità dell'uomo. Invece il cuore che ama, ha sempre ciò che desidera, perché desidera ciò che vogliono gli altri; ha sempre la via piana innanzi a sé; se è davanti ad una gioia la prende coll'anima negli occhi, con ineffabile forza d'amore; davanti al dolore non cede ne fa un sacrifizio al suo amore, nobilita l'anima, soggiogando la carne e dopo si vede l'amore, la pace, la gioia cresciuta a mille doppi.
Quanto è felice nelle gioie e nei dolori!
61
L'uomo che non ama, cerca il bene particolare, attuale, fugace; l'uomo che ama, non questo, ma il bene universale, eterno, immutabile.
Voglio amare, per amore fare i sacrifizi, e questi cresceranno e fortificheranno l'amore eterno a parte post come l'anima mia.
Amaranto, bel fiore che parli di speranza al caduco figlio del tempo, eternami l'amore, fammi tendere all'amore eterno, aspirazione del fervore del genio, dell'anima, del palpito del cuore che cerca quest'arcano, della fede. Anche questo è il mio sospiro, il desiderio di chi ama e spera e crede.
Cupio dissolvi et esse cum Christo (Cf Fil 1,23)41
62
Nobilitiamo l'amore perché egli è il fonte delle due felicità, del mondo e dell'eternità.
Resurgere angelicum42. In bono perseverare è degli uomini grandi, forti; il cominciare di tutti, il cedere è dei deboli e dei vili, di coloro che non faranno mai né gran bene, né gran male, passano ingloriosi, spazzati via [come] una debole nube.
Ama et sic semper esto43.
Non si può mai apparire veramente buoni, pietosi, amanti, gentili, se non quando lo si è internamente.
Ama et venerunt tibi (interne ed esterne) omnia bona pariter cum illa (Cf Sap 7,11)44.
63
Quando si prepara il modo di trattare non lo si eseguisce. Si studi d'amare e caldamente e non ve ne sarà più bisogno, il resto verrà e con miglior effetto da sé.
Quanti buoni effetti ha l'amore nell'amico, ma questo viene meditando, pensando, ragionando, sforzandosi d'amare, però senza fantasia.
Considerando un uomo fantastico si trascura il presente, non lo si perfeziona, anzi degrada senz'alcun vantaggio.
64
Infermo, travagliato da dolori, angustiato per gli adorati genitori e gentili sorelle, pallido, magro, sfinito, volge un occhio al crocifisso poi al cielo, e nella sublime estasi dell'amore esclama: – Tu sei mio, tu sei l'oggetto dei miei sospiri. –
La coscienza l'assicura, la ragione lo accerta, la fede gl'imparadisa i suoi desideri, gl'insemprisce il suo amore grande, immenso.
I genitori l'adorano, i superiori l'amano, i compagni gareggiano nell'amarlo, lodarlo, stimarlo, Egli contento d'un bene infinito, immutabile, certo, quasi trasparente, cogli occhi limpidi, colla fronte serena, venerabile, tra i bianchi guanciali, il letto bianco, è un angelo, invidiato dagli angeli. Nel suo dolore ha una calma, una pace, un amore, che non par possibile a un uomo, e ancor s'affatica per piacere a tutti, per amarli. Oh, sublimità del suo amore, grandezza d'animo, forza e slancio di cuore. Quanto è felice!
Ma quanto ha lavorato per giungere a questo punto. Gli assalti forti, il cuore che svia sensibilissimo, il suo intelletto che...45 sfugge tanti pericoli, guai.
Eppure come con ragioni, sforzi, ritentati colpi si è frenato!
Oh, Gesù! fammi amante, fammi conoscere le dolcezze dell'amore. Sequamur hunc nos principem46.
Mamma, dammi amore. Il mio cuore ha sete d'amore, ma il finito non gli basta; l'illusione troppo incerta e crudele.
65
La virtù vera è come il balsamo che se è puro va al fondo del vaso.
La virtù vera scorre solo nelle dolci valli dell'umiltà.
Humilibus gratias, superbis autem resistit (Cf Gc 4,6)47, cioè li respinge, li rigetta, li odia, come si odia un ladro, volendo essi rubarsi quelle lodi che son di Dio.
66
Bisogna evitare le cose piccole; le cose grandi fanno già orrore da sé; le piccole sono strada a quelle.....

Queta scendea la sera
D'un giorno limpido
Di primavera.

Ed io pensava al sole
Pensava al placido
Bacio del sole.

A quel bacio infocato
Che il sol dà ai teneri
Fiori del prato.

Desiderai anch'io
Un bacio vivido
Sul labro mio.

Tramontò il sole, la luna
Ascese candida
Dalla laguna48.
67
L'amore si acquista col raccoglimento, con sforzi.
L'amore grande bisogna che sia unito e rivolto ad un fine solo sebben a più mezzi.
Quindi è necessario raccogliere tutta la forza del cuore dispersa, tutto l'amore che si ha ad oggetti o materiali o indifferenti o vani o malvagi.
Regnum divisum desolabitur (cf Mt 12,25)49.
Raccoltolo tutto nel cuore lo si rivolge contro un Bene, grande, infinito, immenso, affinché la forza dell'amore possa esplicarsi sempre, senza limiti ed ostacoli. Però questo Bene innanzi all'intelletto e volontà conviene coll'arte abbellirlo, farlo piacere per tendervi.
68
La fantasia è contraria all'amore perché lo disperde e lo fa tendere al desolante nulla.
Chi è solo speculativo non può amare, perché è difficile l'amare ciò che si crede puramente; invece vestendo il vero coll'arte di bellezza e poetiche immagini lo si fa amare e maggiormente credere ed agire.
L'amore poi porta consolazioni immense, ma non bisognavi fermarsi quando si ha sempre [da] tendere avanti.
E le conseguenze? Lo studio facile, il raccoglimento sicuro. Le passioni si lascieranno guidare dalla ragione e faranno tendere a Dio tutte insieme.
69
Fuori si apparirà sempre gentili, sempre attuali, sempre costanti, forti, convinti delle proprie opinioni; non ad ogni istante uno si deve pentire dell'operato, perché guidato com'è dalla ragione, è posato, tranquillo, fermo, giudizioso prima di parlare o fare calcola[to]re assiduo e spassionato prima d'intraprendere, resistente, fermo, pieno di carattere nel continuare.
Costerà un poco in principio, ma l'amore viene da Dio e da Maria, quindi l'anima già forte nel signoreggiare il corpaccio sempre lo terrà sotto con costanza, fervore, efficacia, dolcezza, estasi d'amore. Oh, allora la vita sarà di pianto dolce e patetico, sarà una corona poetica di dolce tristezza, di dolcezza e bellezza triste, infinita, eterna, sublime di poesia del dolore, di sacrificio.
70
E l'esterno e l'interno saranno come due cori vibranti all'unisono, cantanti dolcezza, amore, sacrifici poetici, ispiranti nel cuore lac et mel (cf Ct 4,11)50.

Respice stellam, voca Mariam52.

Il calvario è il monte degli amanti, ma di quelli forti, coraggiosi.
Se l'amore non è rivolto tutto verso un bene in modo che formi una forza grande, e se ancora questo bene è contrario alla carne è facilissimo cadere, anzi più che naturale.
Non par mica vero che ti volti ad ogni vento e ti lasci guidare dalla fantasia: guarda il passato, considera il presente, scruta con l'esperienza le conseguenze del futuro.
71
Il passato non è che un intreccio di sciagure, iniquità, disonestà, una corona dolorosa di falli, d'inganni. Ogni cosa mi rimprovera: l'amore dei genitori, dei compagni, dei superiori; la carne che acquistato tanta prevalenza sull'anima diviene quasi invincibile; l'anima che debole e sottomessa ha perso la sua dignità. La viltà di aver sempre approvato ciò che fecero gli altri, di adattarsi alle circostanze, un continuo d'ipocrisie, rispetti umani, azioni sempre senza convinzione, senza forza d'animo. La brutalità schifosa della crudeltà, dell'odio, della rabbia, contro l'amore; l'infelice insensibilità verso ciò che contenta veramente il cuore e lo insemprisce d'amore, ciò che è amore per essenza, bene infinito, eterno, vero, fonte di luce e grandezza. I furori, le ignobili derisioni cui attesi. La degna di compassione direi bestialità, ignoranza. Le azioni degne di sprezzo.
Vanitas vanitatum (cf Ec 1,2)52.
Non aver mai provato la dolcezza d'un amore!.....
72
E il presente? Io perdo il capo, sono infelice.
La fantasia che ti fa tendere alla superbia, alla vanità, all'ignoranza. Che non lascia studiare, che distrugge tutto lo sforzo dell'amore, poiché lo porta in oggetti irrealizzabili e quindi lo fa lavorare senza fine, senza scopo. Impedisce la preghiera, l'umiltà, il ragionare e speculativamente, e praticamente; impedisce la posatezza dell'agire, generando ridicolaggini che mentre ti faran burlare da una parte, dall'altra lavori senza oggetto.
73
Se non fosse di questa schifosa, ridicola fantasia, che t'agita e conturba, otterresti grandi vittorie su te; ella distrugge tutto, tutti i tuoi sforzi e tu solo per quella sciocca lavori inutilmente. Ed ora è il tempo in cui ti comanda di più; ed il diavolo non sa più da che parte prenderti, ti prende di qui che è già stata la tua rovina; e il Signore ti dà la più forte prova, per vederti se sei fermo poi tra poco se la vinci avrai l'amore.
La vittoria è di chi lavora. Forza e coraggio.
Cursus in fine velocior53. Maria, soccorrimi.
74
Sono i cretini e gli sciocchi che si lasciano guidare dalla fantasia, da un fumo, che è una certa illusione in fine; pazienza se fosse da una ragione. I primi non avranno mai gloria, solo i secondi; perché la gloria vera, sentita e del cuore viene quando non si desidera.
Tu non essere una banderuola: forza e coraggio; il cominciare è di tutti, il perseverare solo dei grandi e dei forti. Maria, salvami!
75
Per la genesi dell'amore.
1° Mi mostrerò sempre di buon umore, sebben non lo sia.
Incontrando una persona augurerò sempre salutando alcunché nel modo più gentile. Ogni volta che ricevo una persona o sono invitato dirò: vous me faites plaisir. Sotto l'influsso di una tempesta interiore dirò: Maria e Dio.
76
2° Sopporterò, senza far vedere che sopporto, i difetti degli altri; non facendo vedere i miei travagli interni ed esterni se non nel bisogno. Mi mostrerò molto affabile con coloro che possono avere stizza o timidezza di me. Può essere che l'influenza della gioia mia, dell'amore, del buon umore, della grazia, mentre esercita il mio spirito, faccia correggere gli altri. Oseranno mostrarsi cattivi quando con le mie parole dimostro di amarli, e di crederli amanti, avendo cura di essi?
Un sorriso a certe maligne parole e un po' di garbo fa amare e stimare.
77
3° Cogli altri cercherò sempre di rendere servizi.
Questo desiderio può trasformare il viso e far ansare.
Cogli inferiori o soggestionati54 si donano graziose e blande parole, piene di confidenza e compatimento.
Coi più alti un motto che tocca delicatamente, un sovvenirsi che ricordi il ben fatto, una parola che mostri che t'interessi dei loro progetti, gioie, pene, con offerta sincera di servirli. Soprattutto li ascolti con dolcezza e volentieri, domandi consigli, li persuadi che li credi savi55, li lascierai sempre contenti.
78
4° Ricomincierò ogni giorno, tutti i giorni, facendo provvista presso il buon Dio di umiltà, di doveri, d'amore, di spirito di sacrificio. Entrando a parlare cerca subito il modo di trattare, il soggetto di discorso che gli credi più caro e più versato.
Non voglio che passi un giorno senza avermi adoperato per rendere uno felice, contento, consolato, speranzoso, amante.
79
Fai il tuo dovere?
Disgrazia a chi non l'intende.
Ogni dovere trasgredito è un vuoto che si fa nell'anima e un'entrata che si dà al diavolo.
È un impoverimento di forze e lumi.
È un principio [di] disordine e di odio e quindi d'infelicità.
Il dovere è l'omaggio più caro a Dio e dev'essere
Fatto a tal ora,
In tal maniera.
Con tutta la perfezione di cui si è capaci in quel momento.
Fatto in modo da dimenticare ogni cosa, come se una cosa sola avessi da fare.
80
Il dovere, la fatica, le pene, bisogna soffrirle; se per buona volontà, amore di dovere, saranno meritorie, stimate, dolci, perché condite d'amore, se no colpevoli, disprezzate, odiose, perché condite d'odio.
I doveri attuali e la volontà di Dio attuale.
Il non farlo è non fare ciò che vuol Dio in quel momento.
Ogni sera esame su questo punto.
Credo appartenga alla genesi dell'amore.
81
Dio elegge l'anima nostra per sua abitazione. Ma bisogna che la casa sia pulita e non abbia nemici per ricevere un re. Togliamo dunque ogni cosa e verrà ad abitarla Dio, e porterà i suoi doni, il suo amore, la sua pace.
Una casa deve sempre essere abitata, se non lo è da Dio deve esserlo dal Diavolo.
L'uomo non segue il bene particolare, ma l'universale, perché proprio a lui; il particolare è del bruto. L'uomo viva da uomo. E sappia anche sacrificarsi momentaneamente per il bene universale.
82
Adveniat regnum tuum (Mt 6,10)56.
Chi non ha non può dare. Ora se nel tuo cuore non hai il regno di Dio non potrai mai efficacemente e realmente stabilirlo nel cuore altrui. Dunque se vuoi seguire bene il tuo dovere, se vuoi dare al popolo ciò a cui ha diritto devi prima stabilire in [te] il regno di Cristo, il suo amore, la sua pace.
Fatiche grandissime, pene smisurate, assalti terribili si oppongono, ma entrato nella città è facile il conservarla. Là c'è il riposo, l'amore, la pace, la sicurezza ed il nemico combatterà invano perché noi siam più forti con Cristo, e questo Cristo non si allontanerà se non verrà scacciato.

L'uomo, essere uno, ha due costitutivi: anima e corpo. Dunque o l'uno o l'altro dirigerà le sue azioni. Dunque se non la più nobile cioè l'anima, il corpo, tanto più che circondati come siamo da cose sensibili, più facilmente se non astraiamo in esse cadiamo.
83
Adveniat regnum tuum (Mt 6,10)57; sì, perché quel del demonio degrada la ragione, indura il cuore, l'attacca alla terra, l'allontana dal vero fine.
Come si sta male quando il cuore s'indura.
Le consolazioni dell'uomo tutte si perdono, e continuando ad insensibilirsi, a venire fiacco, debole, inerte non sente neppur più i piaceri terreni ed allora che dovrà fare se non disperarsi e darsi la morte, non avendo più il fine suo cioè il bene?
84
Gustate et videte (Sl 33,9) quam dulce et suave est iugum meum (cf Mt 11,30)58. Sì, io lo voglio stabilire nel mio cuore, perché voglio amarti. È tanto dolce il tuo amore, tanto sublime la tua verità, tanto infinita la tua bontà!
Il mio cuore ha sete d'amore! Sitio (cf Gv 19, 28)59.
Sitio, perché ho servito tanto il mondo e non mi ha mai pagato i miei sacrifici e minacciava ancora d'abbandonarmi tra poco come una barcaccia vecchia.
Sitio, perché non posso restare indifferente ed insensibile a tanti benefizi, ricevuti da te, buon padre, Redentore, potenza, sapienza, amore infinito.
Sitio, perché io scorgo che quanto più aumenta la sete, tanto più bevo e son felice.
Sitio, perché non ho mai trovato una contraddizione nelle tue verità, mai un errore, anzi ho visto e vedo confutate con ragioni fortissime l'eresie, che non hanno se non errori, inganni, discordie.
Sitio, perché tu solo appaghi intelletto, volontà, cuore; trasporti l'uomo fuori dell'illusione, nella realtà, in oggetti infiniti e degni d'amore immenso, puro, infinito nel tempo e grandezza.
85
Maria, pacem et amorem tuum da mihi, cetera tolle60.
Io amo molto recitare la Salve Regina, perché c'è «Mater Misericordiae», «Vita Dulcedo», e «gementes et flentes in hac lacrimarum valle»61; sento il bisogno di Misericordia, di triste dolcezza, e di essere afflitto.
86
Che sia la vita? La vita è una rosa dal colore smagliante ed affascinante, ma il suo stelo è tutto irto di spine. L'uomo non vede che la rosa, si getta sopra con ansietà per goderne l'apparenza, il soave profumo e dopo un poco si trova punzecchiato dalle spine che travagliano l'esistenza; il fugace gaudio dell'istante si è trasformato nelle perenni pene. Beati voi, o fanciulli, che non sentite se non il profumo di questa rosa, non siete soggetti se non alla bellezza affascinante di questo fiore, o voi, sappiatelo tenere a lungo. Ma le pene che travagliano la vita, le lotte che il mondo vi prepara, le lusinghe, gl'inganni, l'illusioni, che vi si stanno apprestando, mentre voi, inconscii, state divertendovi, mi fanno piangere. Oh, quanto è breve la vita! Ella è un fiore che appassisce, sotto il troppo caldo bacio del sole.
87
La vita è triste e dolce, patetica ed odiosa, cinica e piena d'amore, credente, fiduciosa e scettica, disperata e piena di attrattive, secondo l'uomo ha forza più o meno grande di formarla; dipende da noi.
La fede allieta l'esistenza; ce l'attestano quelle consolazioni, quella pace, la voluttà di quelle lacrime che dopo abbandonato il mondo si sente sotto le maestose navate del tempio di Dio.
La vita può aver anche l'amore; questo se vile e sensuale degrada l'animo e l'avvilisce, fa l'uomo schiavo d'un inferiore, lo toglie alle pure contemplazioni dell'infinito; bisognerebbe essere bestia per contentarci di ciò. Io tendo a qualche cosa di più santo, di più nobile.
L'amore verso il Bene, proprio dell'uomo, conforme alla natura sua, innalza l'uomo dalla terra al cielo, alle contemplazioni, all'infinito.
La vita di quest'amore è di triboli, ma dolci, poetici, amati, sospirati, è una rosa dardeggiata dal sole infocato d'amore, che a forza d'amare e contemplare si consuma, bevendo a quel lago infocato con avidità, nobilitandosi l'animo, incielandosi, insemprendosi, finché, consumato il corpo, passa ad un amore immenso, infinito, eterno.
88
Da mihi amorem62.
Acquistalo colla gentilezza, coi sacrifici, colla sublimità dell'abnegazione.
Oh, la vita passa! Quante esistenze vengon troncate nel fiore degli anni; ma non passano le opere. Esse, se buone, saranno come la legna che dovrà arderci eternamente d'amore dolce; se cattive, dovrà arderci nell'odio, nella rabbia, nel furore. L'uomo non sarà più bello perché in lui non vi sarà più ordine.
89
Vadam ad portam inferi (cf Is 38,10)63.
Confidite, ego vici mundum (Gv 16,33)64.
Age quod age65.
L'espressione patetica d'un cuore che soffre, il raccoglimento d'un'anima che ingannata ed illusa del mondo ritorna con amore e confidenza, con slancio, con estasi amorosa al suo Dio, per bere assetata a quel lago d'amore, per godere quella pace che il mondo irride ma che non può dare, si manifestano tutte nelle singole azioni, nell'applicazione direi quasi appassionata della singola opera, nell'attenzione del fugace istante.
90
Il naturale che vuol sapere tutto, che vuol studiare tutto, che vuol tendere a tutto, vuol porre i piedi in tutte le staffe, non fa mai che divenire imbiancato, infarinato, mediocre in tutto senza profonda conoscenza in alcuna cosa; senza poter così farsi onore o da una parte o dall'altra.
Di qui, allorché si è in questo stato, l'animo non sente né più gran dolcezze per una parte né per l'altra, perché il cuore ha l'amore disperso in tanti raggi e da nessuna parte è forte, caldo, dolce, poetico; allora egli comincia a lasciarsi andare ai dubbi di fede, a perdere di mira il cielo, alla ricerca della terra; poi si passa a negare la fede, e abyssus abyssum invocat (Sl 41,8)66; l'animo si ravvoltola in un fango indegno di sé, l'uomo si degrada, ed imbestialisce.
Io vidi di tali uomini, degradati dal vizio, in preda sempre ai loro piaceri animaleschi, parevano non aver più l'anima intellettiva. Li vidi e piansi. Piansi per la compassione che mi destavano, piansi per l'ingratitudine che ho verso coloro che mi salvarono da simile stato.
91
Regnum divisum desolabitur (cf Mt 12,25)67. Il cuore non ha più forza d'amore. L'intelletto tocca tutto senza mai mangiar niente; la volontà non riceve oggetti nobili da appetire dall'intelletto; la fantasia allora ha pieno campo e più nulla di bene si fa.
Non si può amare, non si può gustare alcuna dolcezza, alcuna gioia pura. Non si può avere alcuna gloria, perché non si sa niente di profondo. Allora l'uno s'invidia, l'altro si odia; ogni momento bisogna pentirsi dell'agire; e come resta una tal vita? Disperata, scettica, cinica.
Age quod age68, così avrai amore, avrai fortuna, pace, sapere, e di più una coscienza intemerata che ti assicura.
Ogni cosa riuscirà bene, perché fatta con impegno.
È il segreto dei santi.
92
Salva me, fons pietatis69.
In dimidio dierum meorum vadam ad portam inferi (cf Is 38,10)70.
Era giovane, fanciullo adorato dai genitori, amato dai fratelli, stimato dai superiori, ammirato dai compagni, le speranze più belle pareano arridermi, l'indole mia sognava felicità e grandezza, si beava nell'amore, ma io volgeva sovente il pensiero al sepolcro, mi pareva dolce e desiderato; io l'amava, coll'amore con cui può un fanciullo...; sperava che presto sarei entrato nell'eternità; tali pensieri non m'affliggevano, mi consolavano.
Trascorsero anni turbinosi per il mio naturale, fatali per il mio istinto che anelava alla lode, alla grandezza.
Ed ora conto 18 anni...71: le illusioni tenner dietro all'illusione, abisso ad abisso,... ma la grazia di Dio e Maria mi salvò. Ed ora, ora desidero di vivere...
Mi pare d'essere troppo giovane,... mi pare d'essere ancora forte per vivere a lungo. Qual mistero è il cuore umano!
93
Ben me lo mostri: tu non sei figlio del tempo!
Creato da Dio per l'eternità, figlio dell'eternità, eterno ed immortale non dovevi morire. Ma per peccatum mors (Rm 5,12)72. È il cuore dell'uomo un nobile decaduto, ma ancor sente la fierezza natìa; è un figlio di principe che dal trono rovinò nella polvere, ma della polvere sente orrore. Per peccatum mors (Rm 5,12)73. Ed io non sono innocente. Un uomo solo conosco vero innocente ed è il Crocifisso, colle estremità crivellate, il fianco aperto, coronato di spine.
Morrò giovane,... ma in manibus tuis sortes meae (Sl 30,16)74.
Perché non vorrei morire? Dio mi ha dato i giorni, ma non è una donazione incondizionata.
94
Tu solus Dominus75.
Io non voglio essere trascinato alla morte, perché t'amo. Coserio76 innanzi alla ghigliottina trema e solo per forza ha la morte...; non sia di me così...; io bacierò la mano che mi percuote. Striderò forse, ma sarà il belato dell'anima che sospira l'eternità; sarà lo stridore dell'anima che trema nel presentarsi a Te. Sicut columbae gementes gememus (cf Is 59,11)77. E la morte sia un sacrifizio d'espiazione.
95
Perché non desiderare di morire? I travagli, le pene che travagliano l'esistenza di questa valle di lacrime sono tante e sì grandi che il nostro cuore creato per il bene e per l'infinito si sente insoddisfatto.
Le tentazioni, i pericoli, gli assalti, che si provano quaggiù fanno tremare ogni giorno che più grande in avanti sia il timore e tremore della morte, più terribili le partite da saldare con Colui che scorge macchie negli angeli.
La prigione della terra che ci tiene incatenati, ci impedisce di godere l'infinite dolcezze dell'infinito, di conoscere ciò per cui siamo creati: e ci fa ben provare giornalmente quali legami abbiamo verso lui e verso il mondo.
96
Io amo; la vita mi par bella perché amo, ma il mio amore è soggetto a controversie, a grandi sacrifizi, desidero che questo amore sia infinito, eterno, immenso. Questo solo può darmi la morte, dunque l'amo..... E perché non amarla? Dio, salvum me fac (Sl 3,7)78. Solum mihi superest sepulcrum (Gb 17,1)79. Quando io riposerò sotto la pacifera ombra di un cipresso ignaro del gran movimento dei vivi,... tu fa' che l'anima mia sia con te.
O Maria, fa' che il corpo che compie il sacrifizio sia compagno all'anima nel novissimo die80.
Il sapere, il dire bene, il giudicare bene non consiste nel dire differente dagli altri, ma nel dire bene sia secondo gli altri sia differente dagli altri.
Chi precipita il suo «pare» dimostra il suo giudizio essere molto probabile che sia appassionato.
97
Rinforzati, coraggio, non cedere.
Quanto è breve la vita. Non si è ancora incamminati per la strada della vocazione e già il ferro inesorabile, ma spesso pietoso della morte ne recide l'esistenza. Il corpo sempre lisciato, sempre corrisposto, cade nella mollezza, nella fiacchezza illanguidisce, diviene debole, snervato, perde la forza digestiva e comincia a disciogliersi, comincia a farsi più simile alla terra, finché la nostra noncuranza lo trascina ad un tratto sotto la terra.
Quando io ancor tèsso, quando io vo fabbricando castelli in aria, quando io mi credo sul più bello della vita, sul fiore, quando tutto mi sorride l'inesorabile Parca mi recide l'esistenza.
98
Verrà come un ladro... disse Gesù (cf Mt 14,43), ed il ladro non viene quando il padrone vigila, ma allorché non si aspetta.
Carità e sacrificio, amore ed amarezza dolce sono i conforti a tante lotte e tanti travagli. Oh, come è bello vedere una persona contenta, vedere un'anima felice, in pace mentre tu stai nel sacrificio amoroso per un Bene eterno e poter dire: Io ho allietato quell'esistenza, ho troncata quella pena.
99
Ecce in pace amaritudo animae meae amarissima (cf Is 38,1.7)81.
Ma perché non amo? Onde tanta ingratitudine.
Le teste di legno son quelle che fan più fracasso.
Dunque voglio imitare l'esempio di quel mio amico: quanta forza nel soffrire! Quanto amore nelle pene; quanta umiltà nel suo agire; quanta gentilezza nel suo trattare; quanta prudenza nell'agire, e nel parlare; quanta profondità nel giudicare. Ed aveva egli grande ingegno? No, era l'assiduità del pensare. Aveva egli una bontà naturale? I combattimenti fervidi, estremi, tenaci, quasi disperati che sofferse sono infiniti. Tutto proveniva dalla serietà, dalla forza d'amore.
100
Coraggio, la vita è breve, il premio eterno; la vita è pur dolce, bella se ami, se stai raccolto.
Quanti conti da aggiustare, da rendere al Gran Giudice! I benefizi immensi ricevuti; le singole grazie quasi prodigiose; e la tua ingratitudine.
Tutti quelli che son nel mondo avrebbero amato di più se avessero ricevuti tanti favori.
Eppure il conto da rendere, la rigorosità della divina giustizia è in proporzione diretta colle grazie, col tempo ricevuto, coi consigli, colle esortazioni datiti!
Ho consumato il meglio delle mie forze in olocausto al demonio; non consacrerò almeno il resto per Dio? Come ti pagò il demonio? Coi travagli, colle pene, col diminuirti la forza intellettiva, coll'imbestialire, col rendere cinica e disperata l'anima. Quanto stavi male allora! E a Dio cosa offri: ciò che non puoi più godere! Infelice. O Maria, intercedi per me; Mater Misericordiae, gementes et flentes in hac lacrimarum valle82, soccorri, difendi, proteggi. Mostrami la via, la strada.
Se tu non m'aiuti, non posso.
Salva me, fons pietatis83.
101
Gesù è il nostro fine. Ma se è tale conosce le vie per cui si giunge là con certezza. Ei desidera che noi andiamo a lui (ci ha creati per amarlo...). Dunque le vie che ci additò sono vere, ci conducono al fine. Dunque se vogliamo andare al fine dobbiamo fare ciò che dice lui, Gesù, che ci amò tanto sino alla morte.
102
Presto, molto e bene, di rado, anzi, mai avviene.
Meglio poco e perfetto, sì davanti agli uomini come davanti a Dio. Il molto e non perfetto (perché siamo molto finiti) disperde l'amore, regnum divisum desolabitur (cf Mt 12,25)84, non si gusta più niente, niente appare bello, dolce e si comincia a cadere e a perdere il gusto del bene. Perdendo il gusto, non amandolo più, si comincia a dubitare delle verità, poi a negarle, e allora il vortice non rigetta la preda, il fatale ingranaggio stritola ed avvilisce il cuore dell'uomo inesorabilmente.
103
I grandi meriti non stanno già nel far gran cose, ma nel far con diligenza e bene le piccole anche, tutto ciò che dobbiamo. Impieghiamo il tempo voluto in ogni azione, la faremo bene, contenteremo Dio e il cuore ed inoltre mentre si fa quella non siamo obbligati a farne altre e stancarci tanto.
La ragione è la voce di Dio. Infatti ella esprime la verità; ora Dio è la stessa verità. Dunque la ragione è la voce di Dio.
Ma la voce di Dio è quella che ci conduce a Lui, dunque seguiamola.
Ma essa dice che ogni cosa bisogna sacrificare alla virtù. Dunque ogni cosa si deve sacrificare alla virtù.
104
O aver forza per patire o patire per forza.
Quando si vede una lucerna dar più fumo che fuoco non ci vuol molto a dire che non arde come deve. Così è degli uomini. Quando vanno dietro a vanità, a gas, a profumi od incensi ci vuol poco a dire che a loro manca dell'olio, o vi hanno dell'acqua.
105
Quei che sanno poco nell'insegnare, nel dar consigli, non sapendo far star zitti gli altri colla scienza, tentano di farli tacere colla superbia. Sanno una proposizione senza saperne le ragioni ed a quelli che ne li interrogano, vedendoli superiori a loro, non essendo grandi d'ingegno e di sapere, si fan grandi d'invidia e li maltrattano.
È tanto bello, consolante, amabile, l'insegnare con dolcezza, il dar consigli con umiltà piacevole.
106
Ti lamenti che non puoi pregare e per ciò ti senti infelice. Non è questo per superbia fina? Quando si è o nel cuore o nel cervello superbi non si riconosce altro idolo che se stesso e se non si riconosce come si potrà pregare?85
107

1 Torquato Tasso (n 11.3.1544; m. 25.4.1595).

2 Alessandro Manzoni (n 7.3 1785; m. 22.5.1873).

3 Silvio Pellico (n. 25.6.1789: m. 31.1.1854).

4 Sul manoscritto qui vi è un segno che sembra una elle.

5 In te, Signore, ho posta la mia speranza, che io non resti confuso in eterno.

6 La sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio.

7 Per questo ti ho attratta a me pieno di misericordia:... dice il Signore.

8 Sul manoscritto si legge: della lacrimare in pace.

9 Accostamento di concetti di buon effetto.

10 Grandi cose mi ha fatto colui che è potente.

11 Gustate e vedete quanto è dolce e soave il mio giogo.

12 Detto comune ad autori di ascetica, per i due termini antitetici diabolicum e angelicum. - Perseverare nel male è diabolico, risorgere e perseverare nel bene è angelico.

13 Purificami dalle mie colpe!

14 Sul manoscritto vi è qui un segno indecifrabile. Sembra debba leggersi: oh!

15 Salva il tuo servo, o Signore.

16 Dalle Litanie lauretane – Madre illibata, prega per noi.

17 Breviario Romano, 19 Marzo: Festa di S. Giuseppe, Primi Vespri, Inno Te, Ioseph, celebrent. – Salire al cielo.

18 Parola incerta.

19 Sull'originale si legge: se non amiamo ciò che non ama Lui.

20 Sul manoscritto manca il n. 8°.

21 Cf Lc 22,15 – Ho desiderato ardentemente.

22 Dalle Litanie lauretane. – Madre del buon consiglio, prega per noi.

23 Nel testo la parola cantano è semicancellata. Parola incerta.

24 S. Bernardo di Chiaravalle (1090 1153), Super Missus est, homilia II, 17 (ML 183 70s) - Guarda la stella, chiama Maria.

24 Nel testo manoscritto, la frase: È grave ostacolo, non è scritta, ma significata con virgolette.

26 Cf Breviario Romano. Antifona Salve, Regina.– Madre della misericordia.

27 Locuzione latina, attribuita a diversi, che si può tradurre: Mi spezzerò, ma non mi piegherò.

28 Cf Breviario Romano, Antifona Salve, Regina. – Gementi e piangenti in questa valle di lacrime.

29 Lo afferrano i violenti.

30 Io posso tutto in Colui che è mio conforto.

31 Meglio: Non sono coloro che lo negano.

32 Liturgia funeraria. – L'eterno riposo.

33 Periodo a senso sospeso.

34 Fisima, termine possibile. Il vero termine non si riesce a decifrare.

35 Insieme con essa (con la sapienza) mi venne ogni bene.

36 Buona volontà, amore vero.

37 Non vi è pace per gli empi.

38 Pellico Silvio, scrittore e patriota (1789-1854).

39 Colombo Cristoforo (1451-1506).

40 Piemontesismo: si può tradurre con grossolana.

41 Sul manoscritto vi è: cum Cristo – Desidero di morire e di essere con Cristo.

42 Risorgere (dal male) è angelico.

43 Ama e conservati sempre tale.

44 Adattamento della frase scritturale. Cf nota 35.

45 Nel manoscritto, dopo che si legge vasta. Periodo difettoso.

46 Seguiamo questo principe.

47 Dà le grazie agli umili, e resiste ai superbi.

48 Rev. chierico Prandi G. – L'autore di questa poesia è Prandi Giuseppe di Carlo, nato il 5.7.1884 a Neive (Cuneo). Abbandonò il seminario di Alba nel 1902. Morì a Torino l'11.12.1957.

49 Ogni regno diviso sarà devastato.

50 Latte e miele.

51 S. Bernardo, Super Missus est, homilia II, 17. – ML 183, 70s. – Guarda la stella, chiama Maria.

52 Vanità delle vanità.

53 Adattamento della locuzione latina: Motus in fine velocior. – Il moto è più veloce alla fine.

54 Piemontesismo: soggestionati = coloro che sono in soggezione, che sono confusi, che hanno vergogna o timore.

55 Che li credi savi: sul manoscritto vi è: che li gradi savi.

56 Venga il tuo regno.

57 Venga il tuo regno.

58 Gustate e vedete... quanto è dolce e soave il mio giogo.

59 Ho sete.

60 O Maria, dammi la pace e il tuo amore, prenditi tutto il resto.

61 Cf Breviario Romano, Antifona Salve, Regina. – Madre di misericordia – Vita e dolcezza – Gementi e piangenti in questa valle di lacrime.

62 Dammi l'amore.

63 Andrò alla porta dell'Inferno.

64 Fatevi coraggio; io ho vinto il mondo.

65 Meglio: Age si quid agis. – Sta' attento a quello che fai.

66 Un abisso chiama l'altro.

67 Ogni regno diviso sarà devastato.

68 Meglio: Age si quid agis – Sta' attento a quello che fai.

69 Messale Romano, Sequenza Dies irae. – Salvami, o fonte di misericordia.

70 Alla metà dei miei giorni, andrò alla porta dell'inferno.

71 Notazione cronologica molto importante; Giacomo Alberione iniziò il 18° anno il 4 aprile 1901, lo compì il 4 aprile 1902. Per uso comune di contare gli anni, poté dirsi di diciotto anni di età, fino al giorno in cui compì l'anno 19°, ossia al 4 aprile 1903.

72 A causa del peccato venne la morte.

73 A causa del peccato venne la morte.

74 Il mio destino è nelle tue mani.

75 Messale Romano, Gloria – Tu solo Signore.

76 Personaggio non meglio identificato, anche perché la grafia è incerta.

77 Come colombe gemeremo.

78 Salvami.

79 Non mi resta altro che il sepolcro.

80 Si intende il giorno della risurrezione.

81 Ecco si cambia in pace la mia più grande amarezza.

82 Breviario Romano, Antifona Salve, Regina. – O Madre della misericordia,... gementi e piangenti in questa valle di lacrime...

83 Messale Romano, Sequenza Dies irae. – Salvami, o fonte di misericordia.

84 Ogni regno diviso sarà devastato.

85 La frase ultima andava forse così completata: Se non si riconosce Dio, come [Lo] si potrà pregare?