Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Anno XLIV
SAN PAOLO
Febbraio 1969
Roma Casa Generalizia,

AVE MARIA, LIBER INCOMPREHENSUS, QUAE VERBUM ET FILIUM PATRIS MUNDO LEGENDUM EXHIBUISTI (S. EPIPHANIUS EP.)

19 Marzo, FESTA DI S. GIUSEPPE, ONOMASTICO DEL FONDATORE

Per l'onomastico del Primo Maestro, tutti i membri delle Famiglie Paoline, novizi e aspiranti, offrono auguri e preghiere espressi con il senso del più sincero affetto e riconoscenza.
Per l'intercessione del suo Protettore, chiediamo a Dio, che il corso della malattia, che ha superato la fase acuta, si risolva presto in una completa guarigione.
Che il Signore lo conservi a lungo in mezzo a noi, e gli conceda conforto e letizia.


Un importante Documento della Sacra Congregazione dei Religiosi:
L'istruzione «Renovationis causam» sull'aggiornamento della formazione alla vita religiosa

I. IMPORTANZA DEL DOCUMENTO

1. I documenti conciliari sulla vita religiosa
Com'è risaputo, tutti i documenti del Concilio Vaticano II sono ordinati all'aggiornamento della Chiesa, perché essa sia sempre più perfettamente e fedelmente discepola e sposa di Cristo suo Maestro e suo Sposo, e di conseguenza sia per il mondo odierno maestra sempre più materna ed efficace nel compiere la sua missione profetica, regale e sacerdotale. E come si è occupato dell'aggiornamento della sacra Gerarchia e del Laicato, così il Concilio ha dato le linee e la dottrina fondamentale per l'aggiornamento dei Religiosi, il cui stato, anche se non è gerarchico, è parte essenziale della natura e della santità della Chiesa. Alla dottrina sul posto che i Religiosi occupano nella Chiesa il Concilio ha dedicato un intero capitolo della Costituzione dommatica «Lumen gentium» (nn. 44-47) e per il rinnovamento della vita religiosa ha promulgato il decreto «Perfectae caritatis», al quale S. S. Paolo VI ha fatto seguire il Motu proprio «Ecclesiae sanctae» per dare le norme dell'esecuzione del decreto stesso.
I Religiosi hanno infatti un compito ben preciso e insostituibile nella Chiesa, dovendo essi essere un segno significativo ed efficace (quindi una specie di sacramento) «su tutti i membri della Chiesa per incoraggiarli a compiere con slancio tutti i doveri della vocazione cristiana» («Lumen gentium», 44), che è vocazione alla santità o perfezione della carità (ivi, 39-42), onde estendere il Regno di Dio (Decr. «Ad gentes», 23), unire tutti i cristiani (Decr. «Unitatis redintegratio», 7), svolgere attività apostolica per la salvezza del mondo (Decr. «Apostolicam actuositatem», 3), nel quale i cristiani devono essere efficacemente presenti e attivi (Cost. past. «Gaudium et spes», 43).
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Dato il compito fondamentale dei Religiosi nella Chiesa, in cui devono essere "segno" a modo della lucerna che illumina tutta la casa e del sale che dà sapore a tutti i cibi, sommamente importante diventa il "rinnovamento della vita religiosa" col ritorno alle genuine fonti del Vangelo e delle origini di ciascun Istituto e con l'adattamento della vita e dell'attività apostolica alle condizioni ed esigenze dei tempi (Decr. «Perfectae caritatis», 2). Ora «l'adeguato rinnovamento della vita religiosa dipende innanzi tutto dalla formazione dei Suoi membri» (ivi, 18).

2. L'Istruzione$ "Renovationis causam»
a) Primo scopo. - La Chiesa non poteva quindi lasciare alle iniziative individuali o dei singoli Istituti il rinnovamento della formazione dei religiosi. Giunge perciò attesa e opportuna l'Istruzione «Renovationis causam», che la Sacra Congregazione per i Religiosi e gli Istituti secolari ha pubblicato il 6 gennaio scorso «sull'aggiornamento della formazione alla vita religiosa», dopo aver seguito, incoraggiato e vagliato quanto è già stato fatto e si sta facendo dalle varie Famiglie Religiose e dai loro Capitoli generali per l'aggiornamento della loro vita, Regole e Costituzioni. Con l'Istruzione «Renovationis causam» la Sacra Congregazione intende rispondere alle richieste e alle proposte rivoltele dai vari Istituti per avere una serie di norme e direttive da seguire nel complesso lavoro e nel profondo impegno di ciascun Istituto e di tutti gli Istituti per rinnovare e aggiornare la formazione dei loro membri. Il supremo Dicastero dei Religiosi non fa imposizioni, non detta leggi - lasciando questo compito al futuro nuovo Codice di Diritto Canonico - ma concede facoltà e indica norme che gli Istituti possono adottare in tutto o in parte per procedere più sicuri nell'impegno della formazione dei loro membri.
b) Secondo scopo. - L'Istruzione si propone anche un altro scopo e lo dichiara apertamente: quello cioè di «salvaguardare i valori essenziali dell'attuale legislazione» ecclesiastica sulla vita religiosa (proemio). C'è infatti il pericolo che la febbre di rinnovamento prenda la mano e qualcuno finisca con l'invertire la scala dei valori, dando il primato a valori secondari e derivati e relegando in un secondo piano i valori essenziali e primari, assicurati dall'attuale legislazione canonica sulla vita religiosa. Lo stesso Concilio ha messo in guardia contro il pericolo suddetto quando ha dichiarato che «l'aggiornamento si attuerà solo se sarà animato da un rinnovamento spirituale» (Decr. «Perfectae caritatis», 2 e). Il pericolo, tutt'altro che ipotetico, è quello della «secolarizzazione» della vita religiosa, ché pretende assegnare il primo posto all'amore verso il prossimo e alle opere apostoliche, a scapito dell'amore e del culto a Dio e della vocazione di tutti e dei singoli religiosi alla santità, col pretesto di avvicinare di più il mondo per inserirvisi.
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Chi opta per la «secolarizzazione» della vita religiosa, dimentica che è impossibile un apostolato autentico ed efficace, che non si alimenti abbondantemente alle fonti della grazia e che non sia l'irradiamento d'una profonda vita interiore di unione e di amore a Dio, di rinuncia a sé stessi e al mondo, di sequela disciplinata dietro a Cristo vergine, povero, obbediente fino alla morte di croce! L'amore al prossimo nasce dall'amore a Dio. E i religiosi per vocazione e professione sono innanzi tutto consacrati al culto di Dio. Sua Santità Paolo VI ricordava opportunamente a un gruppo di Superiori Maggiori il 23 maggio 1964 (AAS LVI (1964) p. 569/70) che nel rinnovamento degl'Istituti la parte principale spetta sempre alla vita spirituale dei religiosi, e che il frutto delle opere apostoliche è assicurato solo quando si progredisce nella vita interiore di unione con Dio. Così dicendo il sommo Pontefice non faceva altro che commentare questa dottrina del Concilio: «Tutta la vita religiosa» dei membri degl'Istituti di vita apostolica «deve essere penetrata di spirito apostolico, e tutta l'azione apostolica deve essere animata dallo spirito religioso. Affinché adunque i religiosi corrispondano in primo luogo alla loro vocazione, che li chiama a seguire Cristo, e servano Cristo nelle sue membra, bisogna che la loro azione apostolica si svolga in intima unione con Lui. Con ciò viene alimentata la carità stessa verso Dio e verso il prossimo» (Decr. «Perfectae caritatis», 8).

II. FINALITÀ DELL'ISTRUZIONE

La salvaguardia dei valori essenziali della legislazione attuale sulla vita religiosa e le facoltà di introdurre profonde innovazioni nella formazione dei membri dei vari Istituti hanno l'unico e dichiarato fine di orientare tutta la formazione alla professione perpetua e alla vita successiva che essa comporta. Dalla natura della professione perpetua dipende l'orientamento della formazione, come dalla meta di arrivo dipende l'orientamento della via. E proprio in vista della professione perpetua occorre che la preparazione ad essa e quindi la formazione sia più lunga, più graduale e progressiva, più conforme al fine dell'Istituto in cui si professa.
La professione perpetua, infatti, per sua stessa natura è una consacrazione totale e un dono assoluto di sé a Dio per via della pratica dei tre consigli evangelici. Per essere perfetta, essa deve abbracciare tutta la vita, rimuovere tutti gli ostacoli e legare definitivamente a Dio per vivere più pienamente a imitazione di Cristo Maestro (che è Profeta, Re e Sacerdote), la vocazione cristiana, che è insieme, e unitariamente, profetica, regale e sacerdotale.
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III. CONTENUTO DELL'ISTRUZIONE

Perché tutta la formazione prepari il candidato alla consacrazione totale e al dono assoluto di sé a Dio nella professione perpetua e nella pratica dei consigli evangelici, deve comprendere almeno due periodi: noviziato e professione o vincoli temporanei; e conviene che al noviziato preceda come periodo di preparazione il postulato (n. 6).
Primo periodo della formazione: il postulato. - E' un periodo di prova già vigente in molti Istituti e che tutte le Famiglie religiose possono rendere obbligatorio (n. 12). Il postulato ha lo scopo di preparare i giovani perché siano umanamente e affettivamente maturi, distaccati dal mondo e dottrinalmente preparati quando entreranno in noviziato. E' il tempo in cui e candidati e superiori si devono accertare se vi è vera vocazione religiosa (nn. 4, 11, 12).
Secondo periodo della formazione: il noviziato. - E' il vero e proprio inizio della vita religiosa. Esso ha quindi lo scopo di far conoscere e sperimentare al novizio le esigenze della vita religiosa, la pratica dei consigli evangelici e l'attività apostolica o caritativa dell'Istituto (n. 13). Gli Istituti di vita apostolica devono formare i loro novizi ad attuare nella vita vissuta l'unità, che è di somma importanza, tra contemplazione e azione, preghiera e attività apostolica, amore a Dio e amore al prossimo. In vista di questa formazione più completa anche nell'attività apostolica, l'Istruz. concede al Capitolo generale la facoltà di introdurre nel tempo di noviziato periodi formativi all'azione apostolica, per far scoprire ai novizi le esigenze della vita e della vocazione dell'Istituto, perché possano poi testimoniare per tutta la vita nella Chiesa e nel mondo Cristo che contempla e prega e opera apostolicamente per la salvezza degli uomini (cfr. «Lumen gentium», 46). Tali periodi apostolici possono riguardare un solo novizio, più novizi e anche tutto il gruppo; possono essere trascorsi anche fuori della casa del noviziato, ma devono sempre essere fatti sotto la direzione del Maestro dei novizi; inoltre non devono cominciare se non dopo che siano trascorsi almeno tre mesi dall'inizio del noviziato, si devono aggiungere ai dodici mesi richiesti per la validità del noviziato e devono permettere che almeno sei mesi continui siano trascorsi nella casa del noviziato, alla quale dovranno tornare i novizi almeno un mese prima della prima professione (nn. 5, 21, 23). I periodi apostolici formativi, che si possono tramandare anche a dopo la fine del noviziato, hanno lo scopo di formare i novizi nell'attività apostolica del loro Istituto, nella responsabilità personale e nella conoscenza degli uomini; di far conoscere le loro attitudini e di fare ad essi sperimentare «la realtà della povertà e del lavoro». L'avvicendamento dei periodi di attività con quelli di ritiro nella casa del noviziato - avvicendamento che in avvenire caratterizzerà il noviziato - dovrà rendere più sicura e più fruttuosa la perseveranza nella futura vita religiosa (n. 25).
L'Istruzione «Renovationis causam» dà inoltre norme, direttive e facoltà circa la sede del noviziato, le sue mete e le occupazioni dei novizi (n. 15), la costituzione del noviziato (nn. 16-17), la vita comune (nn. 18-22), i rapporti, gli studi e il maestro dei novizi (nn. 27-32).
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Terzo periodo di formazione: professione o sacri vincoli temporanei. - Affinché i giovani giungano più maturi alla professione perpetua, il Capitolo generale può stabilire di prolungare il tempo da trascorrere con i voti temporanei, o anche di far precedere tali voti da altri vincoli sacri o sostituirli con essi (n. 6). Tali vincoli non solo non devono diminuire la stima e l'importanza dei voti, ma devono accrescerne la stima, preparare a professarli e osservarli con più fedeltà e costanza. Non si tratta quindi, nel caso che vengano sostituiti i voti con altri vincoli, di rimettere in discussione la vocazione religiosa, ma di renderla più impegnativa e stabile, sicura e fruttuosa (nn. 7, 34, 36). Il periodo dei voti o dei vincoli temporanei deve durare per tutto il tempo stabilito dal Capitolo generale, senza che possa essere inferiore ai tre anni o superiore ai nove (n. 37).
Preparazione immediata alla professione perpetua: una specie di secondo noviziato. - Anche se non è ancora obbligatorio, è almeno molto conveniente che alla professione perpetua - la quale dovrà sempre essere fatta prima della recezione degli ordini sacri - preceda un'abbastanza lunga preparazione immediata, che sia «come un secondo noviziato» (n. 37), da trascorrere in «raccoglimento e preghiera». In tal modo la formazione religiosa sarà più graduale e progressiva, e sarà meglio distribuita, impartita e ricevuta nelle varie tappe della vita di preparazione alla consacrazione definitiva (n. 9), che potrà e dovrà essere conosciuta e vissuta sempre più impegnativamente, seriamente e fruttuosamente.

D. Tommaso Dragone

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