Anno XXXV
SAN PAOLO
Febbraio 1960
Roma Casa Generalizia,
AVE MARIA, LIBER INCOMPREHENSUS, QUAE VERBUM ET FILIUM PATRIS MUNDO LEGENDUM EXHIBUISTI (S. EPIPHANIUS EP.)
Auguri fervidi e preghiere di Buon Onomastico al Primo Maestro:
giorno di riconoscenza per la grande e bella vocazione;
giorno di letizia per i molti meriti raccolti nell'anno;
giorno di fiduciosa preghiera per il nuovo cammino.
I medesimi auguri vanno indirizzati a tutti i nostri Discepoli
PROBLEMI PSICOLOGICI E NEURO-PSICHIATRICI nella FORMAZIONE
PREMESSA
Nella seduta del Consiglio Generalizio tenutasi alla fine del gennaio scorso, accanto allo studio di altri problemi relativi alla scelta e al criterio di valutazione da adottarsi nei riguardi dei giovani dei nostri Vocazionari per la loro ammissione, è stata presa in esame e fortemente sottolineata la necessità di arrivare a «cogliere» con tempestività nei soggetti in formazione quanto può costituire una specifica contro-indicazione all'orientamento verso il Sacerdozio e verso la vita religiosa nell'Istituto, in base soprattutto alle precise disposizioni della S. Sede e alle esperienze acquisite negli ultimi anni.
Dal Consiglio s'è dato particolare risalto, a tale riguardo, alle anomalie del sistema nervoso, o più precisamente alle alterazioni dell'equilibrio neuro-psichico, oggi frequenti più che mai, le quali costituiscono oltretutto le forme patologiche più subdole e rovinose: le più subdole, in quanto pur latenti dall'infanzia «esplodono» quasi sempre in età già matura (verso i 30 anni e oltre); le più rovinose, perché buttano l'individuo ai margini della società e della vita e con scarse possibilità di ricupero o di normalizzazione.
UN PERICOLO GRAVE
Pubblicazioni recenti di specialisti in psicologia e neurologia hanno cercato di mettere a fuoco, col maggior senso realistico possibile, il preoccupante fenomeno del dilagare delle psicopatie: alcune di queste trattazioni, come «Il pericolo mentale» del Verdun, «Psichiatria pastorale» del Dobbelstein, o più ancora - per quanto fa al caso nostro - «Medicina e vocazione» del Géraud (tutte inserite in Collane di nostra edizione), costituiscono un autentico grido d'allarme a salvaguardia della comunità umana. Il Verdun, per fare un esempio, c'informa che in USA su 15 milioni di reclute richiamate alle armi nei quattro anni dell'ultima guerra, circa 1 milione e 900 mila furono esonerate per cause neuro-psichiatriche; del resto, il numero degli psicopatici - stando alle ultime statistiche - raggiungerebbe il 12-14 per cento della popolazione globale.
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Si comprende chiaramente come - dinanzi a siffatto «pericolo mentale» - ogni Seminario, o Istituto, o comunità religiosa senta la necessità di cautelarsi in maniera adeguata, sia per il bene della Chiesa, sia per evitare di caricarsi di «pesi» che bisogna poi trascinarsi dietro vita natural durante con pena enorme e con immensa fatica. Ogni Seminario, come ogni Istituto, date le esigenze e le responsabilità che gravano sui «chiamati» alla vita sacerdotale o religiosa, deve poter contare su individui sani di corpo e di mente, lieti della vita abbracciata e in grado di inserirsi, senza pesantezze, nell'ingranaggio della vita comunitaria, del ministero, dell'apostolato. Di questo direi che ha soprattutto bisogno la nostra Congregazione, nella quale la natura particolare dell'Apostolato che vi si svolge e il ritmo intensivo di vita che vi si deve sostenere, esigono nei membri un equilibrio fisico, fisiologico e psicologico a prova di strapazzo.
DIRETTIVE DELLA SANTA SEDE
D'altronde l'indispensabilità di una tale esigenza è categoricamente ratificata da documenti ufficiali della S. Sede. Un'istruzione della Sacra Congregazione dei Sacramenti, del 27 dicembre 1930 (Acta Ap. Sedis, 1 aprile 1931), sottopone ai parroci un questionario di 17 domande, alcune delle quali specificatamente relative a «fatti» di ereditarietà o a indizi di malattie, soprattutto mentali, da inviarsi ai Rettori di Seminario prima dell'ammissione agli Ordini di un loro parrocchiano.
La Costituzione Apostolica «Sedes Sapientiae» promulgata dalla Sacra Congregazione dei Religiosi con Decreto del 7 luglio 1956, è, al riguardo, ancora più esplicita, dettagliata, concreta. All'articolo 33, sull'ammissione dei candidati al Noviziato, è detto testualmente: «Si ponderino attentamente i segni e i motivi particolari di vera vocazione in coloro che devono essere ammessi al Noviziato, secondo la loro età e condizione; si esaminino con cura le doti dei candidati sotto ogni aspetto, sia morale che intellettuale; si indaghi inoltre sulla loro attitudine fisica e psichica, servendosi anche del giudizio preciso anamnestico e diagnostico di un esperto medico, in relazione anche alle possibili tare ereditarie, soprattutto mentali; si annoti il giudizio del medico sulla Scheda di ciascuno».
Si tratta qui, come si vede, non di un semplice suggerimento, utile fin che si vuole, quanto di una disposizione vera e propria, ben determinata nella formulazione di quegli aspetti che s'è inteso richiamare e mettere a fuoco.
Ora: come ottemperarvi sul piano pratico? Quale la prassi da adottarsi nell'Istituto?
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APPLICAZIONI PRATICHE
1) NOZIONI DI PSICOLOGIA
Si ritiene anzitutto indispensabile che i Superiori e i Maestri preposti alla formazione degli aspiranti al Sacerdozio paolino o alla vita religiosa, come Discepoli del Divin Maestro, posseggano in dote sufficiente nozioni di psicologia normale, così da saper distinguere - fuori da ogni precario empirismo - un «temperamento» dall'altro e le diverse «costituzioni mentali», e saper di conseguenza inquadrare opportunamente ricchezze e lacune di ogni singolo carattere, entro o al di là dei confini della norma. Non mancano certo tra le nostre Collane buoni trattati in tal senso (es. Demal: «Psicologia pastorale pratica» - Coll. Pastorale).
2) NOZIONI DI PSICHIATRIA
È inoltre necessario che, da parte di ogni responsabile alla formazione dei nostri, si abbia una conoscenza almeno elementare di problemi di psichiatria, tale cioè che consenta di individuare e valutare in qualche maniera, o almeno di sospettare, a tempo soprattutto, ogni possibile anomalia psichica, per allontanare da una strada che non è la loro elementi inadatti, o per cercare di aiutare - quando il caso lo esigesse, s'intende dietro favorevole parere di uno specialista - chi una tale strada potrebbe senza grave pregiudizio iniziare e percorrere.
3) ANOMALIE NEURO-PSICHICHE
Una «diagnostica» delle anomalie neuro-psichiche degli elementi in formazione comporta evidentemente delle difficoltà, dovute prima di tutto - lo si è fatto notare - alla natura subdola di queste forme, nonché alla gamma e varietà del loro manifestarsi. Riteniamo comunque non inutile, già in questa sede, accennare brevemente alle forme che s'incontrano più di frequente e che possiamo suddividere in: Psicosi propriamente dette (o malattie mentali), Psico-nevrosi, Nevrosi.
A) PSICOSI PROPRIAMENTE DETTE - Sono le forme più gravi, quasi sempre legate a ereditarietà psicopatica, alcoolica, sifilitica. I perturbamenti dell'equilibrio neuro-psichico, che vi si riscontrano, sono tali da rendere l'individuo «malato di mente», a comportamento imprevedibile (non guidato cioè dalla logica comune) e perciò incapace di vivere in mezzo agli altri. Le psicosi propriamente dette, essendo sempre conseguenziali a danneggiamenti notevoli delle strutture nervose, costituiscono una contro-indicazione assoluta all'orientamento verso la vita sacerdotale o religiosa tenuto anche conto del loro «fondo» di ereditarietà che inesorabilmente prima o poi verrà a galla, come l'esperienza insegna. Vi sono incluse: la schizofrenia, la paranoia, la psicosi maniaco-depressiva, le forme epilettiche ed epilettoidi, ecc...
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La schizofrenia consiste in una «disgregazione della personalità» spinta al massimo grado. Non v'è logica nel succedersi e nel combinarsi delle idee; non v'è nesso tra il pensiero e l'azione; le stesse parole vengono fuori a caso, secondo associazioni puramente verbali. Altri segni allarmanti: la notevole «introversione» che può giungere fino all'isolamento completo dal mondo esteriore per seguire unicamente i propri sogni o fantasmi; l'assenza o l'ottusità accentuata della sensibilità, fino a «non sentire un po' di compassione» neanche per la morte della persona più cara; il comportamento notevolmente strano, «originale», in pieno disaccordo con le esigenze esteriori. Sovente anche le «mancanze da solo», commesse con frequenza impressionante, e la crudeltà d'animo, sono sintomi riferibili a questa forma.
La paranoia è caratterizzata dalla ripresentazione di idee illusorie, ma fisse e sistematiche, in cui l'Io ha la parte preponderante. Conseguenza di questo orgoglio patologico: uno spirito di critica esasperato e una diffidenza invincibile, che rendono impossibile il contatto col prossimo. L'individuo finisce per credersi un incompreso, un perseguitato (idee di persecuzione), e la sua posizione rispetto al mondo esterno subisce pian piano un completo sconvolgimento. Ciò che rende ancora più grave tutto questo, è la incapacità che ha il soggetto di riconoscere l'irrealtà dalle proprie «convinzioni» e l'illogicità della propria «logica stringente»: per questo può diventare pericoloso, per sé e per gli altri.
La psicosi maniaco-depressiva (o follia ciclica) è un perturbamento grave dell'umore, che presenta cicli alternati, più o meno regolari, di «mania» (cioè di esaltazione) e di «depressione» (melanconia). Nella fase di esaltazione l'individuo è euforico all'ennesima potenza: «I malati - scrive il Bumke - si sentono come rinati; è come se un incantesimo si fosse sciolto: ora sì che si rendono conto di quanto la vita sia degna d'essere vissuta. La giornata non basta più per godere tutto ciò che c'è di bello. Il passato è ricco solo di bei ricordi, il presente è privo di ogni preoccupazione, il futuro è rischiarato da splendide prospettive. Il malato stesso è pieno di progetti grandiosi e di pensieri carichi di ottimismo...». Nella fase successiva, di depressione, l'individuo diviene invece sconsolatamente triste, melanconico. Il suo contegno è stanco, il gesto lento, la voce bassa, afona; sul suo volto si fissa un'espressione stereotipata di «pianto senza lacrime». Si comprende come allora egli faccia di tutto per non farsi notare e per sfuggire all'ambiente. E come possa arrivare ad accarezzare con voluttà e con insistenza il pensiero del suicidio, salvo a ritrovarsi nuovamente, di colpo, nella fase d'euforia...
Le forme epilettiche ed epilettoidi (la terminologia è dei neuro-psicologi moderni, per i quali è più esatto parlare di «epilessia» al plurale) comprendono quel complesso di affezioni nervose cerebrali che sono caratterizzate da crisi convulsive generali (caduta a terra improvvisa e fulminea, bava alla bocca, contrazioni muscolari, ecc...) accompagnate da perdita di coscienza; oppure da crisi convulsive localizzate con o senza perdita di coscienza; oppure da crisi con perdita transitoria di coscienza, senza convulsioni, ecc.
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b) PSICO-NEVROSI - Si tratta di forme meno gravi delle precedenti, in quanto non tolgono l'uso normale della ragione e non impediscono un inserimento dell'individuo nella vita sociale ordinaria. Non sono tuttavia passibili di una sufficiente reversibilità e normalizzazione, ancorate come le precedenti ad un «terreno costituzionale» psicotico. Le psico-nevrosi, per la loro palese affinità - sul piano organico e fisiologico - con le psicosi propriamente dette, costituiscono anch'esse una contro-indicazione, salvo parere contrario di uno specialista in casi particolari. Vi sono comprese: la psicosi ossessiva o psicastenia, le anomalie sessuali parossistiche, tutta la gamma delle manifestazioni isteriche, ecc.
La psicosi ossessiva (o psicastenia) è caratterizzata da uno squilibrio assai notevole della vita emozionale. La «idea ossessiva» che la contraddistingue non è che una idea del tutto assurda, inconsistente, e di tale assurdità l'individuo è perfettamente cosciente (al contrario di quanto si verifica nel paranoico); eppure non gli riesce di «cacciare» quell'idea dalla mente, per quanti sforzi egli faccia: essa vi rimane invischiata più che mai, causandogli un penoso senso d'angoscia e di continua ansietà. A volte, anziché di un idea, si tratta di un «impulso», altrettanto ossessivo e coatto, a compiere cose che non si dovrebbero, e non si vorrebbero, compiere. Si distinguono varie forme di ossessione: quanti sono, si può dire, gli oggetti che possono avere un interesse vitale. C'è l'ossessione dei «pensieri cattivi», delle «confessioni mal fatte», dei «pensieri contro la Fede», delle «bestemmie»; l'ossessione dei «microbi», delle «malattie», della «pulizia», ecc... Quando l'idea ossessionante (così come l'impulso) interessa il campo della coscienza, prende il nome di scrupolo (sia ben chiaro che lo scrupolo è essenzialmente una malattia psichica); quando spinge alla ricerca spasmodica di una cosa, si dice mania; quando muove alla fuga inconsiderata, si chiama fobia.
Tra le anomalie sessuali parossistiche troviamo: le ossessioni impulsive, caratterizzate da un bisogno» irresistibile, o quasi, di compiere atti immorali, che vengono «metodicamente» ripetuti, nonostante il disgusto e il dispiacere che dopo se ne può provare; le perversioni dell'istinto, in cui vi è deviazione anormale; innaturale, della tendenza erotica; le inversioni, in cui si ha attrattiva per il proprio sesso: tale anomalia può essere costituzionale (inclinazione invertita), oppure solo occasionale, nata cioè da una simpatia morbosa passeggera o da una cattiva abitudine, come non di rado si può riscontrare nei Collegi e qualche volta anche negli Istituti religiosi (amicizie particolari). L'inversione occasionale può ritenersi superabile, quando l'individuo sia moralmente sano.
L'isterismo è una malattia proteiforme, variamente definita; sostanzialmente però caratterizzata da alcuni sintomi classici: da un preponderante intervento delle «rappresentazioni mentali» che tendono a farsi «realtà», ad essere cioè proiettate fuori di sé, come vere: per cui vengono anche «vissute», e vissute con intensità; da una spasmodica ricerca di se stessi; dal bisogno prepotente di farsi notare e di attirare su di sé l'attenzione, fino ad arrivare alla menzogna, più o meno in buona fede, alla mistificazione e alla perfidia, per raggiungere l'intento; dalla capacità di «produrre», nell'individuo che ne é affetto, disturbi anche fisiologici ed organici (paralisi, stigmate, ecc...), dovuti unicamente alla potenza di suggestionabilità che interviene.
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c) NEVROSI - Sono più che altro delle «malattie psicologiche», non interessando propriamente le strutture nervose, anche se poggiano su di un terreno neurologicamente predisposto. Trattandosi perciò di anomalie più leggere, passibili di sufficiente e anche completa normalizzazione, s'intende se prese in tempo e curate, le nevrosi non impediscono generalmente un inserimento dell'individuo nella vita comunitaria e solo nei casi più gravi vengono a costituire una contro-indicazione alla vocazione. Vi sono comprese: la nevrastenia o esaurimento nervoso, e le molteplici forme - oggi all'ordine del giorno - di «nervosità» e di squilibrio emotivo da ansietà, da agitazione, da stato d'attesa, da angoscia, ecc.
La nevrastenia (o esaurimento nervoso), ha per sintomo principale la stanchezza; il nevrastenico è sempre stanco, anche dopo attività ridotta e anche dopo il riposo: incapace di fissare a lungo l'attenzione su una cosa; spesso sofferente di disturbi alla testa, allo stomaco; incline allo scoraggiamento e al pessimismo; costantemente preoccupato. L'«esaurimento nervoso» può essere scatenato da sovraffaticamento fisico o intellettuale, da disordine di vita, da imprudenze d'igiene (vitto, riposo, ecc...). Va detto però che non è tanto il «surmenage» che di per sé porta all'esaurimento, quanto piuttosto il fatto di compierlo, quel «surmenage», in uno stato di ansia o di preoccupazione intensa.
Le semplici nevrosi da ansietà, da agitazione, da angoscia, ecc... riposano su di una accresciuta labilità del sistema neuro-vegetativo o involontario. Possono colpire organi particolari, come lo stomaco, l'intestino; frequente è la «nevrosi cardiaca», legata a stato d'angoscia, a intensa palpitazione e oppressione di cuore, a senso d'intermittenza delle pulsazioni cardiache. Va ricordato che uno stato di agitazione o di pena o d'angoscia possono provarlo anche persone normali, in particolari circostanze: nel nevrotico però, come ancor più nel nevrastenico, tali sensazioni sono a pretto sfondo psichico, non essendo legate ad alcun fatto oggettivo.
Quanto sopra descritto a riguardo delle forme più frequenti di anomalia neuro-psichica, lo si può trovare sviluppato esaurientemente (anche come casistica) in diverse pubblicazioni. Consigliamo: la citata «Medicina e vocazione» del Géraud («Psicologica» - I. Serie), «Itinerario medico delle vocazioni» dello stesso Autore (Idem - II.a Serie), «Guida medica delle vocazioni sacerdotali e religiose» di Biot-Galimard («Vita e Pensiero»).
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4 ) SCHEDA O CARTELLA PERSONALE
Nella Cost. «Sedes Sapientiae» si parla di una Scheda, propria di ciascun individuo che viene accettato in un Istituto religioso, nella quale tra le altre cose deve essere «annotato il giudizio preciso anamnestico e diagnostico di un esperto medico, in relazione anche alle possibili tare ereditarie, soprattutto mentali».
Se ne deducono due costatazioni, o meglio due esigenze: necessità di corredare ogni giovane che entra nell'Istituto di una Cartella personale, che dovrà accompagnarlo passo passo nei vari spostamenti e durante tutto il suo curriculum religioso; necessità di sottoporlo a una visita medica accurata, completa, anche in senso neuro-psichiatrico, possibilmente avanti la vestizione, o almeno prima dell'ammissione al noviziato e più ancora alla professione religiosa: risultato delle analisi e referto dovranno registrarsi con cura nella Cartella.
L'uso di una tale Cartella o Scheda (personale o medica o sanitaria) è ormai entrata nella prassi normale della maggior parte delle Congregazioni religiose, sia maschili che femminili. Presso la Sacra Congregazione dei Religiosi se ne trovano diverse, di diverso «tipo» e formulazione, nel senso che ognuna ha caratteristiche sue proprie che rispecchiano la struttura particolare e le peculiari esigenze dell'Istituto che l'ha approntata. Anche la Sacra Congregazione dei Seminari ne sta sperimentando un «tipo», che ha dato in dotazione a tutti i Seminari Regionali.
Una Cartella, per i giovani e i membri dell'Istituto, corredata di adeguato questionario, si spera di poterla approntare quanto prima.
5) ANTECEDENTI
Ciò che deve sempre figurare nella Cartella o Scheda, oltre naturalmente ai dati anagrafici personali, e ai risultati degli esami clinici e della visita medica, di cui s'è parlato, e di quelle che via via seguiranno, è la richiesta di un controllo approfondito sullo stato di famiglia, dal punto di vista demografico e della salute (particolarmente per ciò che concerne gli antecedenti familiari e le possibili tare ereditarie, specie psichiatriche), nonché sugli antecedenti personali, anch'essi tanto importanti per l'esatta valutazione del «quadro» individuale. Gli antecedenti corrispondono all'anamnesi.
6) VISITA MEDICA
Per la visita medica richiesta prima dell'ammissione: si ritiene non occorra, in via normale, una doppia visita, vale a dire di un medico generico e di uno specialista in psichiatria; dovrebbe essere sufficiente una visita ben fatta, minuziosa, da parte di un medico di fiducia (che può benissimo essere quello dell'Istituto), il quale abbia però competenza discreta anche in campo psicologico e psichiatrico. S'è del resto già fatto osservare come un primo esame, in questo senso, lo debba già saper effettuare il Maestro di Gruppo durante i primissimi anni, attraverso il contatto quotidiano coi suoi aspiranti. Allo specialista si dovrebbero tuttavia inviare i «casi» che si presentano un po' incerti; quelli che invece destano più preoccupazione che incertezza, vanno allontanati senz'altro e senza indugio: per il bene loro, della Congregazione e della Chiesa.
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7) CIRCA LA «RELAZIONE»
Di quanto s'è detto, bisognerebbe se ne tenesse conto specialmente nelle «relazioni» che vengono redatte e presentate a fine d'anno o biennio o triennio al Superiore locale, ovvero al Provinciale, o alla Casa Generalizia, per le varie ammissioni.
Non basta infatti «descrivere» il giovane, in ordine semplicemente alle quattro ruote paoline e a qualche dato più appariscente o caratteristico. Bisogna cercare soprattutto di «coglierne» e definirne i tratti psicologici fondamentali e le possibili sfumature, così da permetterne anche la valorizzazione più piena, nel senso della donazione e dell'Apostolato.
*** È necessario tenere in considerazione quanto è sopra esposto; sinora questo esame mancava, occorre che si incominci dalla terza media, ed in ogni caso, prima della vestizione. Se gli aspiranti entrano più tardi, l'esame medico di un analista psicologo venga fatto quanto prima con la guida delle Cartelle che si spediscono a parte. SAC.ALBERIONE
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