Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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D. GHIONE GIOV. BATTISTA AGOSTINO

In occasione dei funerali solenni del Sacerdote paolino, Don Giovanni Battista Agostino GHIONE, celebrati nella Cripta del Santuario Regina Apostolorum, il Primo Maestro ha ricordato le eminenti virtù del Confratello scomparso.
Don Ghione era nato a Cortemilia il 30-6-1893. Dopo il servizio militare - lungo e faticoso - è stato ordinato sacerdote. Ha coperto vari uffici in Casa Madre ad Alba, e poi fu assegnato alla Casa di Pechino in Cina. Rientrato in patria, fu assiduo collaboratore nella Parrocchia paolina del Buon Pastore, dove il 3-2-1960 passò all'eterno riposo.


Roma, 5 febbraio 1960


Oggi dobbiamo pensare che si è accresciuto di un'anima bella il coro di coloro che della Famiglia Paolina già si trovano là, attorno al Maestro, padre, protettore e modello San Paolo. Egli gode di vedere accrescersi la sua famiglia di imitatori: imitatori della sua santità e del suo zelo nell'apostolato. E di quale discepolo si è accresciuta oggi la famiglia sua celeste col passaggio all'eterno riposo del nostro caro D. Ghione Giovanni Battista Agostino!
Per valutare convenientemente la vita bisogna ricordare che non è dare il molto o il più o il meno a Dio quello che conta; ma è dare il tutto, dare tutto, senza riservarci niente. Quando noi diamo a Lui quello che abbiamo ricevuto, è sufficiente. Così noi sappiamo dal Vangelo che il servo, che ha avuto cinque talenti e ne rese altri cinque, ebbe la sentenza: «Euge, serve bone et fidelis, intra in gaudium domini tui». E colui che ebbe soltanto due talenti, ne guadagnò altri due trafficando i primi, ebbe la medesima sentenza: Avanti! servo buono e fedele; entra nel gaudio del tuo Signore.
Don Ghione diede il tutto; quello che aveva da Dio ricevuto. Non possedeva talenti straordinari, ma tutto quello che aveva l'ha speso bene a servizio di Dio e delle anime: l'intelligenza con l'applicazione allo studio; al lavoro, alla vita di santità. Quale sforzo era costato a lui lo studio, durante i corsi ginnasiali, poi durante il corso di filosofia e nella teologia! Ma la sua applicazione, sempre unita alla preghiera, diede buoni risultati. Una intensa, costante pietà! Amava il Signore, e la sua vita era per Lui, per la Chiesa, per la Congregazione. Non erano altri i suoi pensieri.
Diede tutta la sua salute. Quando ritornò dalla prima guerra mondiale, le sofferenze e gli spaventi lo avevano danneggiato assai nel fisico, tuttavia il suo spirito era sempre vivo e fervoroso. Non so quante lettere mi abbia scritto durante quegli anni difficili di trincea, quante volte abbia insistito per voler entrare al più presto nella Famiglia Paolina; mai tentennamenti.
Dimostrò costantemente un ardente zelo in tutti gli uffici che gli vennero affidati. La sua devozione tenera e costante a Maria, a Gesù-Ostia, l'amore a S. Paolo sono esempi luminosi.
Passava lunghe ore nel confessionale. Quante volte la sua mano si è alzata sui penitenti a comunicare la misericordia! Prima in Casa Madre, poi nella lontana Cina; in seguito, ritornato in patria, nella Parrocchia del Buon Pastore. Il suo campo preferito fu sempre il confessionale. Quanto a questo ministero voi sapete, che anche l'ultimo sabato della sua vita venne qui nella Cripta per comunicare alle anime la sua parola e la grazia divina attraverso il potere sacerdotale.
Praticò assiduamente la povertà. Nessuno potrà, in questo, rilevare alcun difetto; appariva quasi trascurato nel suo vestire e nella povera camera. Diede tutta la forza del suo corpo. Amò l'obbedienza intera, per tutta la vita, sia che la volontà di Dio venisse comunicata dagli eventi, sia che venisse manifestata chiaramente dai superiori.
D. Ghione passava tante ore al confessionale: allorché non vi erano penitenti, o questi si facevano aspettare, lui pregava (Breviario, Rosario) o scriveva. La collana di opuscoli «Preghiamo» è sua; preparata con tanta pietà.
Nel tempo in cui era Maestro degli Immacolatini compose un prezioso regolamento per i piccoli aspiranti: era pratico, letto volentieri; ancora ricercato dopo esaurito; anche quando Egli aveva mutato ufficio. Il suo cuore e la sua mente erano sempre nell'ufficio assegnato dall'obbedienza.
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Raccolti attorno alla sua salma, quasi nel momento di dovercene distaccare materialmente, dobbiamo ricordare il suo esempio: dare tutto. Ciò che rende perfetti è dare il tutto.

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Nel Vangelo avete sentito cantare: «Resurget frater tuus». Mi sembra che tutti i presenti abbiano ascoltato questa consolante assicurazione: il tuo fratello risorgerà. D. Ghione era umilissimo. Quando si trattava della professione, mi domandò di poter prendere il nome di Agostino. «Perché?», gli domandai. «Perché voglio fare una vita silenziosa e di penitenza», mi rispose. E prese questo nome cui fece costantemente onore. Di fatto la sua vita fu umile e silenziosa. D. Ghione sembrava sempre in cerca dell'ultimo posto. Ma ora, avete sentito tutti, «risorgerà»: Resurget frater tuus. Bisogna dire che si risorgerà tanto più gloriosi quanto la vita è stata umile, pia, raccolta e silenziosa. Noi godiamo in questa fiducia, quando il nostro Confratello sarà esaltato nel gran giorno della risurrezione finale. Quando il suo corpo sarà ornato di splendore e delle doti del corpo di Gesù risuscitato.
Qui sulla terra i posti non sono distribuiti del tutto secondo i meriti; alle volte si va per ordine di alfabeto, altre volte per ordine di età, altre ancora per ordine di statura. I posti veramente meritati, e che saranno occupati eternamente, il Signore li darà nel gran giorno. Quanti che ora stanno all'ultimo posto, faranno allora una bellissima figura: quasi vorremmo applicare: «Gli ultimi saranno i primi».
Pensavo poco fa: tutti noi che siamo qui, raccolti nella Cripta, guardiamo l'ambiente, gli altari, le varie figure, sculture e quanto rende bella la Cripta. Pochi però pensano alle fondazioni che stanno nascoste. Non si pensa ai diciotto metri di profondità a cui si è dovuto arrivare per assicurare la stabilità alla Cripta e al santuario. Ecco, don Ghione è stato uno dei fondamenti della Famiglia Paolina, generoso come altri parimenti generosi, con la preghiera, l'umiltà, l'osservanza religiosa, il suo costante buon esempio. Si può considerare veramente come un fondamento, che ha contribuito allo sviluppo e solidità delle Congregazioni; contribuirà ancora più dal cielo. «Chi si umilia sarà esaltato».
Confidiamo che egli sia già al premio eterno. Tuttavia sappiamo il nostro dovere:
1) raccogliere i suoi esempi che si possono compendiare in poche parole: dare tutto al Signore.
2) Mandare suffragi all'anima sua. Tanto avete già pregato. D'altra parte don Ghione aveva fatto una preparazione molto remota per presentarsi al tribunale di Dio, e ne fece un'altra anche più immediata e fervorosa, specialmente negli ultimi 30-40 giorni della sua vita.
Per queste ragioni noi lo speriamo già all'eterno riposo. Tuttavia continuiamo la nostra preghiera. Canterete l'antifona: «In Paradisum deducant te angeli...». Gli angeli ti accompagnino a quel posto di gloria che hai meritato; là con i fratelli e le sorelle già passati all'eterna dimora. Durante tutto il primo mese della sua morte, ricordarlo nelle preghiere, specialmente nelle Messe e Comunioni. Noi sacerdoti sempre commemoriamo i defunti dopo la consacrazione; e tra i defunti particolarmente le persone con cui si è vissuto ed a cui dobbiamo più amore e riconoscenza.
Ricordiamo l'iscrizione che sta sulla tomba dei nostri Defunti: Siamo stati uniti nella medesima professione religiosa e nell'apostolato: la morte non ci separi! Stiamo uniti a quelli che sono già in cielo, che ci aspettano e pregano per noi; e preghiamo per quelli che possono ancora avere bisogno delle nostre preghiere e stanno nell'attesa di congiungersi eternamente a Dio.
Requiem aeternam, dona ei, Domine.

SAC. ALBERIONE.

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