Chi visita sia umile, chi è visitato lieto. Chi visita sia prudente, chi è visitato accogliente. Chi visita non rechi disturbi agli orari e persone; chi è visitato si presti e provveda ai bisogni del Visitatore.
Da una casa all'altra, come da una persona all'altra si faccia passare il bene, e questo soltanto; mai il male.
Si compensi l'ospitalità soprattutto edificando e pregando; ma si osservi pure quanto prescrive l'art. 145 delle Costituzioni. Le visite si facciano sempre per fine buono; e siano, in generale, brevi.
Più ancora che in altre circostanze, in queste Visite sono da ricordarsi gli articoli 169 - 170 - 171 - 173.
«Ricordino i religiosi che tutto il bene ha principio e compimento nella carità. La carità è paziente e benigna, non è invidiosa, non è insolente, non si gonfia, non è ambiziosa, non cerca il proprio interesse, non s'irrita, non pensa male, non gode dell'ingiustizia, ma si rallegra della verità; tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta».
«Perciò tutto sia fatto nella carità, osservando con sollecitudine il suo ordine, come conviene a persone sante».
«Accettino volentieri le quotidiane mortificazioni imposte dalla vita comune. Al mattino si alzino presto per attendere ai doveri; si astengano dal cibo fuori dei pasti; evitino ogni discorso vano; si applichino con diligenza alle occupazioni giornaliere, sotto la guida dei Superiori, in spirito di vera cooperazione fraterna, da cui le opere acquistano impulso ed efficacia».
«Ricordino anche i precetti del Signore: Imparate da me che sono mite ed umile di cuore, e mettiti a sedere all'ultimo posto; in maniera che chi comanda dimostri una paterna e dolce sollecitudine, e chi è soggetto mostri docilità».
Sac. ALBERIONE