Il Sacerdote e il DiscepoloDue nomi, che indicano due stuoli di anime aventi un unico e medesimo spirito: quello del Divin Maestro... «Io vi manderò il mio Spirito»; aventi pure un'unica e medesima missione: «glorificare il Padre e salvare le anime», donando Gesù Maestro, Via, Verità e Vita; conseguentemente, anche la stessa promessa del premio imperituro: «Avrete la vita eterna».
Sono Discepolo, perciò non celebro il S. Sacrificio della Messa; però partecipo misticamente al sacerdozio di Gesù e dei suoi Ministri immolandomi per lo stesso duplice ideale: gloria di Dio, salvezza delle anime.
Il mio tempio è il mondo; il mio altare è il posto assegnatomi dall'ubbidienza; le mie funzioni sacre sono le mansioni che compio nell'apostolato; il mio modello è Gesù Maestro, nei suoi anni di vita mortale, specialmente nel tempo del suo nascondimento a Nazaret.
Non invidio il Sacerdote che celebra la Santa Messa, che distribuisce la S. Comunione, che amministra i Sacramenti... No! lo venero come ministro di Dio, lo amo è sono felice di coadiuvarlo nella sua santa missione, ma so di essere anch'io sacrificatore, anch'io distributore di beni eterni, anch'io salvatore di anime, con la mia vita interiore, con l'ascesa costante verso la santità.
Il Sacerdote guida le anime sulla via del bene, le forma e le spinge verso la santità... Ma so di fare questo anch'io, quando, con cuore ardente di zelo, compongo o stampo o diffondo quel libro, quell'opuscolo, quella rivista che richiamerà sulla retta strada un'anima che sta perdendosi, che santificherà un'anima mediocre, che farà fiorire una vocazione di più nella Chiesa, che darà forse un santo di più al Paradiso; so di fare questo anch'io, quando un'anima si avvicina a me e so trasfonderle lo splendore della mia consacrazione, il calore del mio ideale; so di fare questo quando prendo per mano un confratello più giovane e più inesperto di me, lo conduco ai piedi di Gesù che assolve e che si dona a noi per fonderci nel suo cuore e comunicarci l'unica felicità: il suo amore.
E capisco, anche, che la mia posizione di Discepolo è necessaria nella nostra Congregazione e nella Chiesa... Io sono la «longa manus» del Sacerdote; io ho modo di avanzare fin dove egli, con la sua divisa, non può portarsi; ho modo di avvicinare anime che a lui non si avvicinerebbero; ho modo e soprattutto tempo, di compiere un apostolato esterno che lui, preso dal suo ministero e dai suoi studi, non può compiere.
Io gli sono necessario come la mano è necessaria al cervello per compiere un'azione; e so che solo da questo movimento collegato del Sacerdote e del Discepolo Sampaolino la Congregazione trae la sua vitalità e la sua forza di conquista spirituale.
Per questo io vivo con santo entusiasmo la mia vocazione e penso al premio grande che mi aspetta lassù... Grande, perché io sono
Religioso; ho lasciato la famiglia e il mondo per consacrare a Dio tutte le mie forze, tutto il mio essere, e avrò quindi il premio del
Religioso: «... Avrai il centuplo in questa vita e la vita eterna»; grande perché sono
Apostolo, se la mia vita e le mie intenzioni saranno state apostoliche: «Risplenderanno come stelle nella perenne eternità».
Fra Celestino Rizzo