Da una meditazione del Primo Maestro
LA STUDIOSITÀNella presente meditazione chiediamo al Signore la grazia di acquistare la virtù della studiosità. Preghiamo, per gli insegnanti, per gli scolari, per tutti, affinché ognuno si impegni con buona volontà a imparare ogni cosa che si presenta da imparare e che secondo il proprio ufficio è bene imparare. Preghiamo perché possiamo anche frenare la nostra naturale inclinazione, onde non ci abbandoniamo alle curiosità vane, o peccaminose. Ci rivolgiamo al Maestro Divino, che è venuto a portarci dal Cielo la sapienza celeste, e gli ripetiamo tre volte la giaculatoria: «Emitte Spiritum tuum et creabuntur. Et renovabis faciem terrae. Onoriamo questo Maestro e gli cantiamo l'inno: «Lux una, Christe, mentibus» (pag. 218 dal Libro delle preghiere).
Che cosa si intende per virtù della studiosità?
La studiosità è la virtù che regola la nostra tendenza a sapere e anche il nostro istinto naturale. Da una parte essa porta a imparare ciò che è necessario per la vita e per l'eterna felicità, e dall'altra questa virtù tempera e modera l'istinto di curiosità, affinché noi ci teniamo sempre sulla via retta e santifichiamo la mente. La mente! il lume che il Signore ha acceso nell'anima nostra, la ragione. E che noi sempre più tendiamo alle cose sacre! Quindi la studiosità da una parte è virtù connessa con la temperanza, dall'altra parte è connessa con la fortezza. Per imparare è necessario usarci forza; per non lasciarci andare a pensieri cattivi è necessario guidare la nostra mente, cacciare i pensieri che non sono buoni e sostituirli con quelli buoni.
Imparare! Ecco quindi la scuola, ecco quindi lo studio. Imparare tutto quello che è necessario per corrispondere alla nostra vocazione. Imparare! Vi sono persone semplici, ma, quanto a spirito, quanto ad ascetica ne sanno più che i dotti. Vi sono persone semplici, ignoranti di molte scienze umane, ma in quanto allo spirito della liturgia, al modo di fare l'esame di coscienza, la visita, la meditazione, in quanto al modo di tenersi lungo il giorno uniti a Dio, in quanto a comprendere la Messa e la Comunione sono molto avanti. Vedete il Curato D'Ars: Era arrivato al Sacerdozio con grande fatica per la scarsità della sua intelligenza, ma quando si è trattato della sua ordinazione e aveva riportato negli esami voti scarsi, il suo Vicario disse: «È un giovane che sa recitare bene il rosario: farà del bene nella Chiesa». E che bene ha fatto! È diventato il consigliere di molti dotti e la sua persona era diventata come un'attrattiva per tanti i quali andavano a consultarlo, sebbene fossero talvolta uomini di studio. Illuminato da Dio! E quindi verso Ars andò formandosi a poco a poco quel pellegrinaggio che durò sino alla sua morte. Il solo suo apparire era un ammaestramento. Imparare quello che occorre, tutto: il modo di regolarsi riguardo alla salute: per il cibo, per il riposo, per la pulizia. Imparare! L'Istituto è tutto un libro. E qui si può imparare l'elettricità, e là si può imparare che cosa sia il cinema. Imparare le cose dell'ufficio. Dopo pochi anni che vi era un certo infermiere, tutti andavano con confidenza da lui perché si era così istruito e faceva le cose con tanta delicatezza che ognuno si trovava bene; e non solamente quanto al corpo; ma i buoni pensieri che sapeva dire, specialmente quando l'ammalato era travagliato da certi dolori, e ancora di più quando la malattia si mostrava grave e pericolosa, era conforto per ognuno. Quanto impegno a imparare la composizione, a tener da conto le cose, a tenerle in ordine! Quanto impegno a imparare la stampa, e tutto il lavoro delle macchine dell'Istituto! Ogni volta che si impara una cosa si acquista la possibilità di fare un altro bene, che prima non avevamo. Imparare il canto sacro, imparare la liturgia, imparare la brossura, imparare la legatura, il modo della propaganda, le sante industrie perché il libro e il periodico arrivino in quantità sempre più abbondante e siano sempre più formativi e pastorali.