Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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CAPO IX
IL DEFUNTO PARLA ANCORA

Trascrivo qui a comune nostra edificazione alcuni tratti di una conferenzina tenuta da Maggiorino ai suoi compagni: servirà di conclusione a queste brevi pagine.

Conferenzina.


«Volere è potere», cioè chi ha volontà riesce. A questo proposito io vi parlerò di un'altra massima che deriva da quella: «Chi vuole si fa santo».
Tanti credono che i santi siano uomini di natura differente dalla nostra, persone privilegiate che non hanno a soffrire le nostre lotte contro le passioni

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e la carne ribelle e che Dio abbia usata parzialità con essi, trattandoli da beniamini e concentrando la sua grazia onnipotente nelle loro anime. Alcuni poi pensano che la santità sia stato un fiore sbocciato nei secoli scorsi, nei primi tempi della Chiesa o del Medio Evo, ma non sia più possibile al nostro secolo corrotto e irreligioso. Altri credono bonariamente che per giungere alla perfezione faccia bisogno di abbandonare tutto: negozio, famiglia, patria e racchiudersi forse fra le mura di un convento; e siccome non possono uscire dal mondo abbandonano il pensiero di farsi santi, come impossibile. Quante fantasie! I santi furono e sono uomini come noi; vestiti della medesima carne di peccato, tentati al male dalle medesime passioni: ma arrivarono alla perfezione perché vollero, fermamente vollero con perseveranza. Dio è pronto a trattare con noi come trattò coi santi e a concederci le stesse grazie purché noi corrispondiamo alle sue ispirazioni e siamo fedeli alla sua legge.
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Egli ama tutti gli uomini ugualmente e desidera che tutti diventino perfetti.
Si può divenire santi in qualunque stato o condizione: e la santità consiste nella pratica esatta dei comandamenti di Dio e della Chiesa e nell'adempimento degli obblighi di nostra vocazione.
Anche nel nostro secolo si può divenir santi, perché abbiamo gli stessi mezzi dei primi tempi della Chiesa.
Dunque tutti possiamo farci santi purchè vogliamo. Bisogna che anche noi diciamo con Vittorio Alfieri: «Volli, sempre volli, fortissimamente volli». Chi vuole fermamente farsi santo e ne adopera i mezzi giunge in breve, poiché la grazia è sempre pronta.
I santi non si lasciano scoraggiare dalle difficoltà.
Dobbiamo metterci tutti con una volontà di ferro, formando un cuore solo, un'anima sola, dicendo tutti assieme: «Voglio farmi santo».
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Una raccomandazione.


Prego caldamente i buoni lettori a voler recitare un «requiem» di suffragio per il caro Maggiorino. Certo egli passò all'altra vita con molti meriti: ma il Signore è così santo che non può lasciare entrare in cielo alcun neo di macchia.

La parola ad un compagno.


Credo però anche utile riportare ciò che mi consegna scritto un suo compagno
«Ogni giorno mantengo diverse pratiche per suffragio al caro Maggiorino. L'intima convinzione che nutro però adesso è che egli già si goda Iddio, la Madonna, S. Paolo in Paradiso.
Mi sono anche raccomandato a lui e non sono stato deluso.
Mentre durava un periodo molto doloroso e tenebroso della mia vita spirituale in Casa, ho fatto con fiducia una novena al caro compagno defunto. Ai 16 agosto 1918 scrivevo sul mio taccuino: «Oggi termina la novena
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a Maggiorino: giorno di ringraziamento, di propositi. Domani incomincio un'altra novena».
Verso la fine di questa seconda scriveva di nuovo: «Settimana di fervore di molta, molta lotta... Sento che le novene a Maggiorino sono efficaci: più luce, più proposito, più dolore delle mie cadute, più desiderio dello spirito di Dio».
D'allora infatti la mia vita entrava più spedita nella sua via. Maggiorino accelerava la soluzione della crisi. Nei bisogni che riguardano la vita della Casa io mi rivolgo abitualmente al caro compagno e non mai inutilmente.
La mia parola è affatto senza autorità: tuttavia vorrei dire a tutti quei giovani che si trovano incerti, indecisi freddi o stanchi nella lotta spirituale; ai miei cari compagni che bramano davvero entrare nello spirito della Casa; ai più piccoli e ai nuovi specialmente: - Provate anche a raccomandarvi con fede a Maggiorino; egli era tutto di fuoco per l'ideale dell'Apostolato Stampa, ed è morto consunto dalla lotta contro i suoi difetti»
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