Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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COOPERAZIONE DI PREGHIERE

Val Angiolina, Comunione settimanale; Guidarini Teresa, Messa settimanale; Bonacchi Catterina, Messa sett.; Sr. Teresa Leonardi e quindici giovanette, offrono ogni sabato la S. Comunione e una Messa settimanale; Veglio Ines, una decina del Rosario al giorno; Veglio Maria Messa e Comunione sett.; Veglio Francesco, un Pater Ave Gloria al giorno; Veglio Carlo una decina del Rosario al giorno; Veglio Maggiorino, Tre Ave Maria al giorno; Aimasso Giuseppina, Messa e Com. sett.; Aimasso Rosa, tre Ave Maria al giorno; Veglio Pierino, incapace a leggere offre tre volte al giorno un bacio a Gesù; Luisa Gurian, Coroncina a S. Paolo ogni giorno; Pedroni Cesarina, Comunione quindicinale; Di Paolo Giuseppina, Comunione spirituale; Oberto Teresa, Messa sett.; Tarditi Angiolina, Com. settimanale e giaculatorie; Settime Maria, Giaculatorie; Ramello Giuseppina, Com. sett. e giaculatorie; Sordo Giuseppina Com. mensile e Messa sett.; Boasso Luigina, Com. mens. e decina quotidiana dei rosarianti; Barberis Olimpia Giacul. quotidiana, Com. del Primo Venerdì; Cogno Lidia, Com. sett. decina dei rosarianti ogni giorno; Giordano Maria, Messa sett.; Trinchero Teresa, Messa sett., giacul. quotidiana; Capra Rina Com. Mensile; Gazzera Angiolina, Giaculatoria quot.; Maria Di Giovanni offre Messe 1 al giorno, Comun. ogni sabato; Visite al SS. 1 al giorno; Comun. Spirituale al giorno; Giaculatorie 10 al giorno.
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OPERA DUEMILA SS. MESSE

Il più bel regalo
Si racconta che Carlo IX, re di Franca possedesse un perla preziosa di rara bellezza, e che vi facesse incidere sopra queste parole: «Chi mi possiede non sarà mai povero». Vi è una perla assai più preziosa, alla portata di tutti e chi se ne servirà non sarà davvero mai povero di meriti e di grazie in questa vita, ed avrà certo il paradiso nell’altra. Questa perla preziosa è la S. Messa.
Sì nella S. Messa sotto le specie del pane e del vino vi è tutto Gesù Cristo vivo, vero, reale e sostanziale quale nacque nella capanna di Betlemme, quale morì sulla croce, quale regna in Paradiso, cioè in corpo e sangue coll’anima e colla divinità, come definì il Sacro Concilio di Trento e come ci insegnano le Sacre Scritture; sicché in ogni Messa Gesù di nuovo nasce sugli altari nelle mani del Sacerdote, e incruentemente, cioè senza spargimento di sangue, ma reale si sacrifica per noi, per dare a Dio in nostro nome il dovuto onore, per procurarci mediante il nostro pentimento, il perdono dei peccati, per pagare colla nostra cooperazione i debiti che noi abbiamo con Dio, e per ottenerci tutte le grazie, insomma per applicarci il frutto della sua passione e morte.
Dubitava di questa verità un uomo che, incontrandosi con il Beato Giovanni da Mantova, lo interrogò come mai le parole di un Sacerdote avessero tanta forza da tramutare la sostanza del pane nel Corpo di Gesù Cristo e la sostanza del vino nel suo sangue. Vieni gli disse il Beato Giovanni, e lo condusse ad una fontana, ove prese una tazza d’acqua e gliela diede da bere. Si meravigliò colui nel vedere quell’acqua cambiata in vino e, quando l’ebbe bevuta, confessò che in tutta la sua vita non aveva mai gustato un vino così delicato. Allora il Santo soggiunse: Se per mezzo di me, uomo miserabile, l’acqua si è convertita in vino per divina virtù, quanto più devi credere che per mezzo delle parole del Sacerdote, che sono parole divine, il pane e il vino si convertono nel Corpo e nel Sangue di Gesù Cristo!
Ciò bastò per convertire quell’uomo che credette e fece penitenza del suo peccato. Così io dico a voi: se Dio può fare tanti miracoli, perché non potrà fare anche questo di essere presente realmente nella S. Messa? Non dubitiamo di questa verità: Iddio può tutto e ogni giorno, in ogni Messa fa, per mezzo del Sacerdote, questo grande miracolo.

Mandando l’offerta di L. 10 una volta sola in vita alla Pia Società S. Paolo - Alba, si può partecipare con tutta la famiglia vivi e defunti a SEI messe quotidiane e perpetue.
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UNIONE COOPERATORI
APOSTOLATO-STAMPA

Opus fac Evangelistae (II Tim. IV, 5)


La festa liturgica di San Paolo


Quando comprendiamo il senso della festa e lo meditiamo; intendiamo le preghiere della Chiesa e vi partecipiamo, la celebrazione della festa opera in noi colla pienezza della verità e della grazia.
Perché noi siamo figli e membri della Chiesa, e come ogni membro vive e cresce rimanendo attaccato al corpo, così noi siamo spiritualmente nutriti con le preghiere della Santa Chiesa. E ancora: diamo più gloria a Dio e ai Santi celebrando le feste in unione di spirito con la Chiesa, che onorandoli con ossequi privati.
In questa forma di preghiera San Paolo è Maestro, e ci invita con le parole: «imitate me, come io imito Gesù Cristo». Egli possiede perfettamente il senso di Gesù Cristo, e il senso del corpo mistico di Gesù Cristo, che è la Chiesa, e il Signore diede a Lui questa grazia di evangelizzare alle genti le investigabili ricchezze del Cuore di Dio: e ancor oggi la Chiesa prende le parole di S. Paolo per svelare e spiegare a noi il senso delle sue feste e delle sue preghiere.
Tanto più le parole di S. Paolo ci saranno di luce e di guida nel celebrare la sua festa secondo lo spirito della Chiesa, e a rendere al caro Padre e Protettore un ossequio perfetto: il quale però non impedisce che ciascuno manifesti la sua divozione anche con preghiere private.

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La festa del 30 giugno celebra il martirio e la morte di S. Paolo. Questo giorno è chiamato dalla Chiesa il natalizio di S. Paolo, il giorno della sua immolazione in cui è nato al Cielo, ed ha ricevuto la corona di giustizia.
All’Apostolo Paolo fu troncato il capo lo stesso giorno che San Pietro fu crocifisso, il 29 Giugno dell’anno 67.
A Roma nella Chiesa delle Tre Fontane, si mostra la colonna e il posto dove fu decapitato.
Il corpo sacrosanto di San Paolo fu deposto nella tomba di Lucina sulla via Ostiense, e su questo glorioso sepolcro sorge la ricchissima basilica di San Paolo, oggi la più bella delle basiliche romane.
La liturgia romana, fin dai tempi antichi, celebrava con una sola solennità, il 29 Giugno, la festa dei due Principi degli Apostoli, e fondatori della Chiesa di Roma; e il Papa teneva il pontificale nelle due basiliche, a S. Pietro in Vaticano e a S. Paolo in via Ostiense. Ma, per la grande distanza di un tempio dall’altro (oltre 5 chilometri), più tardi il 29 Giugno teneva la funzione in S. Pietro, e il 30 Giugno si portava a S. Paolo.
Quindi il 29 Giugno porta il titolo di festa dei SS. Pietro e Paolo; e il 30 Giugno quello di «Commemorazione di San Paolo».
Ai due santi Apostoli Pietro e Paolo fa capo la Chiesa e fa capo il mondo. Il Tevere sacro, come lo chiamavano i Romani entrando in Roma saluta alla sua destra la tomba e la basilica di S. Pietro; uscendo di Roma saluta alla sua sinistra la tomba e la basilica di S. Paolo: la via di terra che porta i popoli a Roma fa capo a S. Pietro, e la via al mare fa capo a S. Paolo: la terra e il mare, la cristianità e l’umanità, le genti tutte quante si volgono
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a Roma, e Roma immagine della città celeste, è custodita dai SS. Pietro e Paolo, nuovi Mosè ed Aronne, che dirigono le anime al Cielo, e riaprono le porte del paradiso.
La Messa riporta davanti al premio che aspetta San Paolo, e alla gloria riservata agli Apostoli; rivolge a noi considerazioni, moniti, inviti, e ci fa in ogni punto abbondantemente pregare il Signore con l’intercessione di San Paolo.

L’Introito
è preso dalla II lettera di S. Paolo a Timoteo 1-12, che è il testamento dell’Apostolo.
Noi consideriamo un atto di grande speranza nel premio che il Signore darà anche alle fatiche apostoliche di S. Paolo. Anche a noi egli dice: «fratelli, abbondate nelle opere del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore, I Cor. XV - 58».
So bene in chi ho posto la mia fiducia, e sono certo che egli è potente a conservare il mio deposito fino a quel giorno, come giusto giudice.

Il Versetto
da la ragione di tanta fiducia e di tanta speranza: è del salmo 138. O Signore, tu mi hai provato e mi conosci: tu sai quello che io fo sedendo e quel che faccio camminando.
S. Paolo scriveva infatti a Timoteo (II Tim. II - 12): «Il Signore conosce quelli che sono suoi».
Portatici così a considerare i sentimenti di S. Paolo al termine della sua laboriosa giornata apostolica, la Chiesa con il Kyrie eleison invoca su noi le misericordie del Signore; poi con il Gloria, rende alla bontà di un grande omaggio di ringraziamento, e quindi di fiducia nei meriti di S. Paolo prega.

L’Oremus
O Dio, che hai ammaestrato la moltitudine dei Gentili colla predicazione dell’apostolo San Paolo; concedi a noi, ti preghiamo, che sentiamo presso di Te il patrocinio di lui, del quale celebriamo i natali. Per il Signor nostro Gesù Cristo.
Questa preghiera sgorga come un bisogno dell’anima dalle cose sopra meditate. In essa, colla S. Chiesa, presentiamo a Dio il campo apostolico di San Paolo, i Gentili, olezzanti di fiori spirituali e fragrante di frutti copiosi; 2. Facciamo un atto di fiducia nella intercessione e nel patrocinio di San Paolo; 3. celebriamo la sua gloria.

L’Epistola
Tolta dalla lettera ai Galati (Gal. I 11-12) è un mirabile tratto della vita dell’Apostolo; rivolge l’animo all’indietro, a considerare i titoli del suo apostolato. 1. La divina vocazione; 2. la autentica missione; 3. il suo fine santo.
Vi dichiaro apertamente, o fratelli, che il Vangelo da me predicato non è dall’uomo; perché io non l’ho ricevuto, né imparato dall’uomo, ma per rivelazione da Gesù Cristo. Voi infatti avete sentito parlare delle mie relazioni di una volta col giudaismo come accanitamente io perseguitassi la Chiesa di Dio e la devastassi, sorpassando nel giudaismo molti della mia età e della mia nazione, come straordinario zelatore della religione dei miei padri. Ma quando a Colui, che mi segregò fin dal seno di mia madre, e mi ha chiamato per sua grazia, piacque di rivelare in me il suo Figliuolo, affinché io lo predicassi ai Gentili, io subito, senza dar retta alla carne e al sangue, senza andare a Gerusalemme da quelli che erano apostoli prima di me, mi ritirai nell’Arabia, e poi tornai di nuovo a Damasco. Tre anni dopo salii a Gerusalemme per fare la conoscenza di Pietro e stetti con lui 15 giorni. Degli Apostoli non vidi che Giacomo, fratello del Signore. E riguardo a quanto scrivo, l’attesto davanti a Dio, non mentisco.
E perché v’erano eretici, i quali negavano a S. Paolo la dignità di Apostolo uguale a quella dei dodici, e perché nessuno giudichi che San Paolo sia nella dignità apostolica inferiore a quelli mandati direttamente da Gesù Cristo.

Il Graduale
ci testimonia che la missione è venuta a San Paolo da Gesù cristo direttamente, e che Pietro e Paolo sono Principi degli Apostoli.
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Colui che ha fatto di Pietro l’Apostolo dei circoncisi ha fatto di me l’Apostolo dei Gentili, (gli Apostoli) conobbero la grazia che è stata data a me (Gal. II, 8).

Il Verso
che segue (I Cor. XV, 10), è un profondo atto di umiltà dell’Apostolo, e attesta la sua fedeltà e corrispondenza alla grazia che accompagnava la missione di Dio. E’ un altro documenti di santità.
La grazia di Dio in me non è stata infeconda; (anzi ho faticato più di tutti loro, non io però) ma la grazia di Dio che è sempre con me.
E un altro verso esce dal cuore della Chiesa e dal nostro, dopo aver considerato la sublime missione di San Paolo:
O S. Paolo apostolo, predicatore della verità e dottore delle genti, intercedi per noi.

Il Vangelo
(Matt. X, 16-22)
In quel tempo disse Gesù ai suoi discepoli: ecco io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate prudenti come i serpenti, e semplici come le colombe. Guardatevi però dagli uomini, perché vi metteranno in mano ai tribunali e vi flagelleranno nelle Sinagoghe, e sarete menati innanzi a Presidi e a Re per cagion mia, per rendere testimonianza ad essi e alle nazioni. E quando sarete nelle loro mani non vi metterete in pena del come rispondere o di ciò che avrete a dire, perché in quel punto vi saran date le parole. Poiché non siete voi che parlate,
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ma lo Spirito del Padre vostro che è in voi. Ora il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio; e insorgeranno i figli contro i genitori, e li faranno morire: e sarete odiati da tutti a causa del mio nome: ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvo.
Le parole del Divin Maestro sono una profezia, una storia antecedente, delle incredibili sofferenze sostenute da S. Paolo nel suo apostolato, e della grazia invincibile con cui lo accompagnava; dolori e grazie che egli stesso ci descrive nella seconda lettera ai Corinti, e nella seconda a Timoteo e in vari altri luoghi.
Ma S. Paolo sino alla fine, anche nelle catene, «ha onorato il suo Vangelo» per cui sempre gli bastò la grazia di Dio; finché in ultimo ha potuto attestare «ho compito il mio corso» e cantare l’inno della speranza «ora mi aspetta la corona di giustizia». Davanti a una fede che è costata tanto patire, e per la cui predicazione l’Apostolo soffrì con tanto amore, noi recitiamo o cantiamo con trasporto il nostro Credo.

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L’Offertorio
apre la seconda parte della Messa.
E’ del Salmo 138.
O Dio, quanto i tuoi amici sono grandemente onorati, davanti agli occhi miei! Quanto il loro impero è diventato straordinariamente potente.
Ecco la Chiesa ci mostra gli Apostoli di Dio nella gloria, perché facciamo l’esame di coscienza sul fervore di apostolato che è in noi. L’Apostolato sarà coronato di doppia corona, e sarà grande nel regno dei cieli: e chi aiuta l’Apostolo avrà il merito dell’Apostolo. San Paolo ci conforta. «La nostra momentanea e leggera tribolazione produce in noi un eterno e soprammodo sublime cumulo di gloria» (II Cor. IV, 17).
E allora la Chiesa fa umilmente l’offerta a Dio dei nostri doni e di noi e lo prega ad accettare doni e noi per l’intercessione di S. Paolo.

Secreta
Santifica, o Signore, i doni del tuo popolo per le preghiere del tuo apostolo Paolo, affinché essi che ti sono graditi perché istituiti da te, ancor più accetti ti siano per il patrocinio di Colui che te ne supplica. Per il Signore Nostro Gesù Cristo.
Con questa fiducia si recita il Prefazio; e supplichiamo: «O Signore, pastore eterno, custodisci continuamente il tuo gregge con la protezione e con il governo dei tuoi Apostoli, che tu hai costituiti pastori del popolo e vicari dell’opera tua». Partecipiamo alla immolazione di Gesù, e lo riceviamo nel nostro cuore.
Ed ora il Divin Maestro stesso, per bocca della Chiesa, ci fa intendere il suo desiderio che l’offerta sia piena, e ci invita ad un proposito generoso, mostrandocene subito il premio nel verso della

Comunione
In verità, vi dico: voi che avete tutto lasciato, e avete seguito me, riceverete il centuplo e possederete la vita eterna. (Matt. XIX, 29-29).

Ecco la condizione per seguire il Divin Maestro nell’apostolato: ecco il regno beato che darà Gesù Cristo ai suoi servi. Che non cerchiamo le cose del mondo, né le cose nostre, ma solo Gesù, e avremo in premio la gloria di Gesù!
E di nuovo a conclusione, per l’efficacia di tanto proposito la Chiesa prega, e noi con lei, e abbandonando le nostre intenzioni a quelle di Gesù e di S. Paolo, chiediamo umilmente la medicina e la forza alla nostra inferma volontà. Ecco la preghiera del

Dopocomunione
Ricevuti i Sacramenti, o Signore, e intercedendo per noi il tuo beato ApostoloPaolo, noi ti preghiamo: che i misteri celebrati a sua gloria, a noi giovino a medicina. Per il Signore nostro Gesù Cristo.

N.B. – Leggete queste righe alla Messa di S. Paolo, il martedì 30 giugno.

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La festa del Papa
Auguri, doni e preghiere per il Papa

Nella festa di S. Pietro, davanti al portale della basilica vaticana si fa pendere una grossa rete di vimini. Essa ricorda la pesca miracolosa compiuta da Simon Pietro, sulla parola di Gesù, e le parole a lui rivolte dal Divin Maestro: «sarai un prenditore di uomini».
Ma S. Pietro vive nel Papa: e il culto maggiore che a lui rendiamo è quello di onorare la sua immortalità e la sua indefettibilità nel Pontefice romano: il quale, come Pietro è nocchiero della nave della Chiesa; come Pietro è Vicario di Gesù Cristo; come Pietro è il dolce Cristo in terra.
Il 29 giugno è l’onomastico del Papa, come Vicario di Gesù Cristo: quindi festa di preghiere, festa di doni, festa di auguri.
L’Augurio ce lo pone sulle labbra la Chiesa stessa, perché l’offriamo a Dio in forma deprecatoria: Il Signore lo conservi e lo vivifichi, lo renda beato in terra, e non lo abbandoni nelle mani dei suoi nemici.
Vi sboccia infatti l’attaccamento del discepolo, come un bel fiore che dice: Ci sia conservato e la sua vita diventi sempre più giovane. Si esprime la delicatissima tenerezza dell’amore figliale che brama vedere il padre felice. Si manifesta pure la ansiosità fiduciosa, di sudditi devoti, i quali conoscono di quanti nemici e di quanti attacchi sia fatto segno il pastore che ci guida a salvezza.
Il dono è l’obolo di S. Pietro. Lo istituì, dietro le supplici insistenze di tanti fedeli il Papa Pio IX, in tempi calamitosi, dopo il 1870, per sovvenire all’augusta povertà del S. Padre, che deve provvedere a tutte le genti.
Offriamolo tutti questo dono al Papa, carità dell’amore figliale.
La preghiera è la principale testimonianza della fede soprannaturale, che ci unisce al Papa come Vicario di Gesù Cristo, e della carità che ci tiene in comunione con lui, come pietra fondamentale della Chiesa, e dispensatore dei tesori divini di verità e di grazia.
Ecco una bella giaculatoria, indulgenziata dalla Chiesa: Signore, coprite della vostra protezione il il nostro Padre, il Papa: siate la sua luce, la sua forza, la sua consolazione.
Luce, perché il Papa è Maestro: forza, perché il Papa è Pastore; consolazione, perché il Papa è Padre. A lui infatti Iddio ha confidato il deposito della rivelazione, perché la difendesse e l’insegnasse a noi; la potestà delle chiavi, per il governo della Chiesa; e il suo sangue preziosissimo. Per salvare gli uomini.
Ecco un’altra orazione; quella che la Chiesa comanda ai Sacerdoti di recitare moltissimi giorni dell’anno durante la Messa:
O Dio, pastore e reggitore di tutti i fedeli, riguarda propizio il tuo servo Pio, che tu hai voluto a supremo Pastore della tua Chiesa: concedigli, ti preghiamo, di giovare con la parola e con l’esempio a coloro, di cui è capo, affinché pervenga alla vita sempiterna con il gregge, a lui affidato. Per Gesù Cristo nostri Signore.
Recitando questa soavissima preghiera facciamo tre atti di fede: Crediamo che la Chiesa è la società dei fedeli, società visibile e spirituale degli uomini che vivono in comunione col Papa; crediamo che il Papa è il Vicario di Dio e il Capo della Chiesa, pastore dei fedeli, maestro da ascoltare e imitare, padre di vita eterna; crediamo che il fine della Chiesa è la salvezza degli uomini, la quale si compirà nella gloria della chiesa trionfante, in cui regneranno quelli che vissero nella fedeltà al Papa.
Ecco ancora un’altra preghiera liturgica: Si recita nelle processioni delle Rogazioni.
O Dio onnipotente ed eterno, abbi pietà del tuo servo, il Pontefice nostro Pio, e dirigilo secondo la tua clemenza, nella via dell’eterna salute; affinché per tuo dono,
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o Signore, desideri solo quello che piace a te, e con tutte le forze lo compia. Per il Signore nostro Gesù Cristo.
Dove vediamo che il papa è costituito tra gli uomini per le cose che riguardano Dio, i diritti di Dio sugli uomini, e i doveri degli uomini verso Dio. Ma l’umiltà della supplica ci dice anche questo: che il Papa è uomo, pur essendo Vicario di Dio; ed ha quindi bisogno della clemenza e dei doni del Signore, e tanto maggiormente quanto sulla umana fragilità è stato posto il più gran peso! Preghiamo primieramente per il Papa.

Borsa di Studio
Maria Assunta
L’Assunta è la più antica tra le feste della Santa Madonna. Il Papa Leone IV nell’847 aggiunse alla Festa la vigilia e l’ottava; prima del 630 questa festa si chiamava «dormizione» o «riposo» della beata Vergine. La Santa Madonna morì di puro amore.
San Giovanni Damasceno riferisce che la salma della Madre di Dio fu deposta nell’orto del Getsemani, in presenza di tutti gli Apostoli, meno S. Tommaso, che giunse il terzo dì dopo la sepoltura; e desiderando vivissimamente rivedere ancora una volta le amate sembianze della sua Madre e Regina, si aprì il sepolcro e poi il feretro, ma non si trovarono che i lini olezzanti di aromi, perché il Signore aveva assunto in cielo il corpo immacolato della Santissima Vergine.
L’Assunzione segna l’ingresso trionfale di Maria in Paradiso, la sua glorificazione e la sua incoronazione.
Dio Padre l’accoglie come sua Figlia
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prediletta, Dio Figlio la riceve come Madre sua, Dio Spirito Santo l’accoglie come sua carissima Sposa; ed Ella side ora Regina del cielo e della terra.
Certo la Madonna gradisce moltissimo l’ossequio di una borsa di studio in onore della sua Assunzione che sarà come pegno di protezione specialissima e otterrà non solo di poter arrivare al Paradiso, ma di andare a Lei vicino. Ciò che auguriamo e preghiamo ben di cuore alla Fondatrice.


Opera Bollettini Parrocchiali
PIA SOCIETA’ SAN PAOLO

Crediamo utile pubblicare integralmente la lettera del R.mo Can. Mons. Luigi Torcoletti Parroco del Duomo di Fiume nella quale oltre a esporre con chiarezza quanto possa riuscire efficace la stampa non solo per portare una buona parola in ogni famiglia, ma ancora e specialmente per tenere il Parroco a contatto coi suoi Parrocchiani, dà ottimi consigli pratici sul modo di superare tutte quelle difficoltà che si possono incontrare per introdurre, diffondere e sostenere il Bollettino Parrocchiale.
Spettabile Direzione della Pia Società S. Paolo - ALBA.
«Sono veramente gratissimo a codesta Pia Società di aver inviato in questa estrema vedetta d’Italia delle zelanti e agili Suore per la diffusione della buona stampa.
«Esse, con mirabile sacrificio, hanno voluto visitare casa per casa, sebbene nella nostra città vi siano molte famiglie non praticanti o di altra fede religiosa. «I frutti del loro apostolato sono stati certo ubertosi, se si considera che oltre duemila volumi di indole religiosa ed ascetica sono stati esitati dalle brave Suore.
«Ha contribuito al buon esito di questa santa impresa il locale Istituto del Sacro Cuore di Gesù, che volle gratuitamente ospitare per ben due mesi le Figlie di San Paolo.
«Il Signore ricompensi largamente il sullodato Istituto del bene fatto dalle apostole della stampa cattolica.
«Sono inoltre grato alle pie Suore di San Paolo perché nel mirare le loro sante industrie nella diffusione di una sana lettura, ho avuto anch’io una buona ispirazione. Perché il parroco – ho pensato – non potrebbe pure divenire un apostolo della buona stampa quando viene a contatto con i suoi parrocchiani?
«Perché non potrebbe egli pure introdurre, per esempio, il Bollettino Parrocchiale in tutte le famiglie della sua parrocchia in occasione della benedizione delle case.
«Abbiamo tentato l’ardua impresa tanto io che il mio cappellano, al quale avevo manifestato il mio divisamento. Esito: furono trovati 400 abbonamenti; e la prova continua tutt’ora, perché appena una parte della mia parrocchia è stata benedetta nei ritagli di tempo che possono aver un parroco ed un cappellano in una parrocchia di 18.000 anime.
«Generalmente nessuno ricusa di abbonarsi al Bollettino Parrocchiale che costa all’anno la miseria di L. 2- 2,50. L’importo di abbonamento i parrocchiani potranno pagarlo con loro comodo all’incaricato che porterà loro il primo numero del Bollettino e la ricevuta. Come si fa ad avere l’incaricato? Cosa facile. In ogni parrocchia si troverà qualche povero ragazzo che, verso il compenso di dieci cent. per abbonamento, riscuoterà i canoni.
«Il primo numero del Bollettino viene quindi mandato per mezzo dell’incaricato, agli altri in seguito regolarmente ogni mese a mezzo posta. All’Ufficio Postale il parroco deve aprire un conto corrente per il suo Bollettino e questo viene trasmesso regolarmente agli abbonati verso la minima tassa di neanche un centesimo
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e mezzo per esemplare 1,40 cent.
«Gli indirizzi vengono scritti dalle circoline o dai soci di qualche circolo giovanile, ed ecco risulta così la difficile e scabrosa questione del contatto spirituale tra il parroco ed i suoi parrocchiani, almeno una volta al mese anche con coloro che, di rado o quasi mai, frequentano la chiesa.
«Ci sono tanti Bollettini Parrocchiali in Italia, ogni parroco scelga quello che meglio gli aggrada, e si riservi una pagina per le notizie riguardanti la propria parrocchia e per i suggerimenti che il parroco vuol fare ai suoi fedeli.
«Con 300 abbonati, ed anche meno, si riescono a pagare i bollettini le spese tipografiche per la pagina speciale della parrocchia e quelle postali.
«Si abbia la bontà di pubblicare la presente nell’Unione Cooperatori Apostolato Stampa. Forse potrà giovare a qualche mio confratello che sta studiando il modo di introdurre la stampa cattolica nella sua parrocchia.
«Rinnovando i miei sentiti ringraziamenti per l’invio delle due zelanti Suore della Casa di Udine, mi professo di codesta Spettabile Direzione devotissimo».
FIUME, 25 - IV - 1931

Can. Luigi M. Torcoletti, Parroco del Duomo.


I NOSTRI BOLLETTINI
BOLLETTINI PARROCCHIALI

I. Tipo comune
Formato cm. 21x31, suddiviso in tre modelli:
Modello A – con quattro pagine proprie. Ottimo per quei RR. Parroci che ne possono almeno esitare 400-500 copie; adattissimo ai bisogni della Parrocchia, perché compilato interamente dal Parroco.
Primo centinaio L. 50; ogni centinaio di copie in più L. 5.
Modello B. – con tre pagine comuni, quarta pagina e testata propria.
La parte comune è fatta dai Parroci. E’ come un tipo medio e quindi il più richiesto ed il più adatto con generale soddisfazione.
Primo centinaio L. 20; ogni centinaio di copie in più L. 5.
Modello C. – con quattro pagine di indole generale, con sola testata propria. E’ un ottimo ritrovato per quei RR. Parroci che non hanno tempo di compilare la pagina propria o sentono assolutamente il bisogno di limitare le proprie spese. La testata propria lo rende molto accetto. E’ adottato specialmente dalle Parrocchie piccole, e serve per inviare una parola buona, in ogni casa.
Primo centinaio L. 10: ogni centinaio di copie in più L. 5.

II. Tipo grande
E’ nel formato cm. 25x25.
Va bene per le Parrocchie che ne possono fare una tiratura di almeno 500 copie.
Prezzo di 500 copie L. 100; ogni cento copie in più L. 7.

III. Tipo 8 pagine
E’ nel formato cm. 17x25, con sette pagine comuni e la prima pagina con intestazione propria.
Prime cento copie L. 22; ogni altro centinaio L. 8.

BOLLETTINI VICARIALI
E’ un nuovo trovato che la Pia Società S. Paolo propone ai RR. Vicari Foranei. Vi sono parroci che non possono sostenere la spesa di un proprio Bollettino Parrocchiale, altri non possono trovare il tempo per la compilazione. Per questo si è pensato di istituire il Bollettino Vicariale, per cui viene facilitata la compilazione e nello stesso tempo ridotta la spesa.

I. Tipo grande
Formato cm. 25x25, con quattro pagine proprie.
Per copie 500 L. 100; ogni cento copie in più L. 7.

II. Tipo giornale
E’ nel formato cm. 30x50. Adatto per le Vicarie più grandi.
Modello A – con quattro pagine proprie.
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Per copie 500 L. 200. Ogni cento copie in più L. 9.
Modello B. - con tre pagine di materia comune, quarta pagina ed intestazione propria; per copie 500 L. 85; ogni cento copie in più L. 9.

BOLLETTINI DIOCESANI
Agli incaricati della Buona Stampa, proponiamo i nostri tipi di Bollettini Diocesani.

I. Tipo giornale
E’ nel formato cm. 30x50.
Modello A. – con quattro pagine proprie. Per copie 500 L. 200. Ogni cento copie in più L. 9.
Modello B – con tre pagine di materia comune, una pagina ed intestazione propria, per copie 500 L. 85; ogni cento copie in più L. 9.

II. Tipo 16 pagine
E’ nel formato cm. 17x25 con una o più pagine a disposizione delle notizie diocesane.
Per copie cento con una pagina ed intestazione propria L. 30. Per ogni cento copie in più L. 12.
Per ogni pagina propria in più L. 10.
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Non c’è nulla di male
nei… giornali che leggo io: anzi… il mio giornale ha anche la cronaca vaticana, parla spesso delle cerimonie religiose, non c’è pericolo che attacchi la religione.
Se anche fosse così non basta mica: il giornale non ha solo il compito di fornire notizie ma anche di formare coscienze.
Il tuo giornale ha la cronaca religiosa; ma spesso accanto alla cronaca religiosa c’è la cronaca profana, l’invito per la festa da ballo che si terrà in occasione della sagra – magari il giorno prima, il giorno dopo o la domenica seguente per poter salvare … capra e cavoli – o la relazione della festa danzante alla quale sono intervenuti molti amanti di Tarsicore – così scrivono i corrispondenti forniti di qualche cultura – o e che si è protratta fino alle ore piccine con grande profitto della moralità.
C’è nel tuo giornale la cronaca vaticana; ma chissà quante volte segue ad essa la narrazione di un fatto poco edificante o addirittura boccaccesco stesa in modo di sollecitare la morbosa curiosità; oppure c’è la critica – cioè il giudizio – del dramma o della commedia che si fa fuori al teatro o che se pure può avere qualche valore rispetto all’arte è addirittura da condannare sotto il rispetto della morale.
E magari si dirà – abbiamo letto qualche cosa di simile pochi giorni fa – che c’è quella o quella tal altra artista drammatica che sa presentarsi nelle situazioni… più arrischiate e attraverso le vicende… più disastrose senza mai precipitare… nella volgarità; così artiste che hanno portato sui nostri teatri sudice produzioni e ributtanti «pochades» acquistano fama e onori e simpatie e applausi anche presso e da quelle persone che sono capaci di mostrarsi molto severe quando non si tratta di artiste.
Non c’è nulla di male dunque in questa stampa?
E quei periodici illustrati che entrano nelle vostre famiglie e passano per le mani dei vostri figliuoli… non hanno nulla di male? Quelle illustrazioni sono veramente educative? Quelle figure di donne o di ragazze in atteggiamenti e acconciamenti tali che anche… la macchina oscura deve arrossire quando passano davanti all’obbiettivo; quella reclame fatta a girls, a dive e divette, a persone che vogliono conquistare fama con spudorate esibizioni o audaci stranezze; a donne che fanno concorrenza alle romane dei tempi peggiori che contavano gli anni dal numero dei mariti, è possibile che passino sotto gli occhi senza deporre qualche cattivo fermento nel cuore, senza offuscare la serenità dell’animo, senza almeno diminuire quel senso di ripugnanza e quell’istinto di difesa che le anime ingenue e i cuori puri hanno contro tutto ciò che ha potere di appannare quel candore liliale che il cristianesimo pregia tanto e di cui sono modelli sublimi Gesù Agnello Immacolato e Maria la tutta bella?
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NELLA PIA SOCIETA’ SAN PAOLO

ALBA
La Festa della Regina degli Apostoli. – E’ sempre una tra le più belle e più solenni feste che si celebrano in Casa. E’ la festa della Mamma, della Maestra e Regina nostra; ed essendo la festa della Mamma, è naturale che i figli in questo giorno a Lei si stringano per pregarLa, venerarLa, ossequiarLa, domostrandoLe tutto il loro affetto, la loro devozione, il loro amore la loro sudditanza.
Fu giornata di tante preghiere e specialmente di tanti Rosari e canti devoti.
Dal suo quadro riccamente addobbato, tra fiori olezzanti, sormontato da una grande corona,in un mare di luce, la SS. Vergine sorrideva ai suoi figli, ai suoi piccoli apostoli.
E noi siamo andati a Lei con gran cuore, L’abbiamo eletta per nostra Mamma e Regina, imitando così S. Giovanni. Abbiamo sentito di amarla tanto questa nostra Mamma così buona, il cui amore per ciascuno di noi sorpassa di gran lunga l’amore di tutte le mamme di questo mondo per i loro figli. Ed ai suoi piedi. Dopo di esserci consacrati a Lei e messi tra le sue braccia come il bambino nelle braccia della mamma, abbiamo fatto il proposito di ubbidirla di più d’ora e di imitarla nelle sue virtù.
Alla sera, non permettendolo l’inclemenza del tempo, la processione con il quadro della Regina degli Apostoli si dovette limitare all’interno della Chiesa di S. Paolo.

Abbiamo anche noi venerata la SS. Sindone
O Signore noi abbiamo venerato la tua santissima Sindone, ed essa ci ha lasciato un ardentissimo desiderio di sé e di Te.
Tutti siamo andati a Torino. I Maestri hanno accompagnato i diversi reparti di alunni in giorni diversi, dal 7 al 13 maggio. Una corsa al mattino sull’autobus da Alba a Torino attraverso i bei paesi e le lussureggianti campagne piemontesi, tra canti e preghiere: e una corsa da Torino a S. Paolo a sera.
Dopo l’ossequio alla SS Sindone, i piccoli pellegrini visitarono e pregarono al Santuario della Consolata e alla tomba del B. Giuseppe Cafasso; al Santuario dell’ausiliatrice e alla tomba del B. Giovanni Bosco, alla Piccola Casa della Divina Provvidenza e alla tomba del B. Cottolengo; al Corpus Domini, dove avvenne il miracolo eucaristico.
A mezzogiorno pranzo al Monte dei Cappuccini, di dove l’occhio contemplava le Alpi e le nevi.
E si visitarono altre cose belle: chiese, esposizioni, l’armeria, il palazzo reale e s’ebbe la fortuna di vedere il Principe e la Principessa, come si potè baciare la mano all’Arcivescovo.
La Cappella della Sindone che s’erge colla sua cuspide tra il Duomo e il Palazzo Reale, costituendo l’abside della Chiesa primaziale ci sembra unire nella difesa e nella diffusione del regno di Gesù Cristo la Cattedra episcopale e il trono, il pastorale e la spada, la mitra e la corona reale.
Il Sacro Lenzuolo è disteso in ricchissima teca sull’altare maggiore della Cattedrale ai piedi della Cappella reale. Davanti alla Reliquia si celebra la S. Messa continuamente, per tutte le ore antimeridiane.
I Chierici ebbero non solo libero ingresso nel presbiterio, per essere i più prossimi alla Santissima Sindone, ma vi poterono rimanere a piena soddisfazione della loro pietà, a pieno nutrimento del loro amore. A pieno gaudio del loro spirito.
Il Sacerdote è infatti un altro Gesù Cristo!
Ma anche i giovani restarono alla presenza del quadro un tempo notevole: dal pulpito un sacerdote spiegava la reliquia con parole chiarissime, in forma semplicissima, piena di unzione devota, e di fervore spirituale.
Ed oh!come ci sembrarono scialbe e fredde le descrizioni lette e scritte, quando abbiamo rimirato cogli occhi la figura desideratissima del Salvatore.
Le divine parole dei profeti e degli evangelisti, sotto quella luce divina, si comprendono in un senso che non era quel di prima, in un senso divino.
E gli occhi non si stancavano di contemplare le piaghe dei piedi, più visibili nella figura che rappresenta la parte posteriore del Sacratissimo corpo di Gesù; i segni alle ginocchia; la piaga orrenda del polso della mano destra, e quella della sinistra; il dorso lacerato, tempestato; il costato aperto; e i segni pietosi, commoventissimi della corona di spine sulla fronte e nella parte posteriore di quel capo benedetto!
E soprattutto colpisce il volto di Gesù! Quanto è ammirabile, quanto è pieno di maestà, e di fascino il volto del Divino Maestro! Nessun volto d’uomo è così potente sui cuori! I pittori non ci hanno dato un volto di Gesù che s’uguagli a quello, e nemmeno le fotografie ricavate dalla Sindone stessa: perché la pittura non distende il divino, e la fotografia lo rapisce: sul volto della Santa Sindone splende la luce della divinità.
L’occhio non si stanca di guardare il volto di Gesù, e si innamora sempre di più. E il fascino grande che ne esce ci spiega, perché lo Spirito Santo con tanta minutezza di particolari dettò all’Evangelista che Pietro nel sepolcro vide le bende deposte, e il Sudario che era stato sopra il volto di lui, non con le altre fasciature,
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ma piegato e collocato a parte in luogo suo.
E ancora: il volto di Gesù nel Sudario, tranquillo nella sua maestà, sembra ripetere a ognuno in ogni momento: et tertia die resurget!
La Sindone ci fa intendere la Via Crucis ed eccita l’amore alla Passione di Gesù.
La Sindone dà impulso a predicare Gesù Crocifisso, e a moltiplicare la parola della Croce.
E abbiamo pregato perché questa parola a nessuno sia di morte, nessuno la prenda a scandalo, nessuno la reputi stoltezza, affinché per nessuno torni inutile la Croce di Gesù e la sua Passione.
E abbiamo ricordati e pregato per i nostri parenti carissimi. Davanti alla Santa Sindone abbiamo esultato nel vedere tanti giovani avviati al Sacerdozio, i quali saranno perciò tanti alter Christus, altri Gesù Cristo. Che belle messe dovranno celebrare i chierici e i giovani che han veduto la Sindone!
In ringraziamento al Divin Maestro, che ci ha concesso tanto beneficio, ci sembra ottima cosa dare a Gesù un Sacerdote, che ricordi sempre questo pellegrinaggio; costituendo una Borsa di Studio intitolata alla SS. Sindone.
Non lasciamo cadere la proposta: facciamo l’invito specialmente alle anime devote della Passione di Gesù, e a quelle anime che pregano per la conversione di persone care.

LA SALA S. PAOLO
La mattina di lunedì, 18 Maggio, si è avuto in Casa una bellissima funzione: la benedizione di una vasta sala intitolata Sala S. Paolo.
Vi si radunarono, al mattino presto, i Sacerdoti, i Chierici e i Novizi della Casa, in presenza dei quali il Primo Maestro celebrò la Santa Messa. Durante la funzione furono eseguiti vari canti, fra i quali a modo di Salmo, il Prologo del Vangelo di S Giovanni «In principio erat Verbum»; e fu distribuita la S. Comunione. Dopo la S. Messa il Primo Maestro benedisse la sala.
Perché questa funzione per l’inaugurazione della Sala S. Paolo? Perché questa è la Sala degli scrittori della Pia Società. Ma perché dunque la celebrazione della S. Messa e la Benedizione? Lo disse il Primo Maestro nella meditazione che fece precedere la Messa.
1.o Dove prendiamo noi le cose da scrivere? Da tre cuori: dal nostro cuore, che lo prende dal cuore della Chiesa, che lo prende da cuore di Dio; e deve giungere al cuore degli uomini.
2.o Che cosa insegniamo noi? Ciò che ha insegnato Gesù Cristo: il S. Vangelo. Qui vi è la Verità ossia tutta la dottrina, tutto l’insegnamento; la Via, ossia tutto l’esempio; la Vita, cioè tutta la grazia che muove a fare ciò che si è capito e si è visto praticato da Gesù.
3.o Come insegniamo noi? In patientia et doctrina: si vince morendo e si muore vincendo… Allora la dottrina avrà la forza attrattiva. G. C. ha insegnato ed ha vinto morendo: «cum exaltatus fuero a terra omnia traham ad meipsum».
Ecco perché il Primo Maestro ha voluto, all’inaugurazione della Sala degli Scrittori, mettervi prima di tutti, Gesù Cristo, il Divin Maestro, perché sia nel cuore e nella penna di tutti i nostri scrittori: Via, Verità e Vita.

ROMA
I settimanali Diocesani che si pubblicano attualmente a Roma sono in numero di sette: la Voce delle Marche, la Voce di S. Matteo, la Voce di Bari, la Voce del Molise, la Voce di Calabria, la Voce del Popolo di Montefiascone.
Riportiamo da «La Voce di Roma» il programma di questi settimanali, che come del resto, è pure il programma di tutte le altre pubblicazioni.
A Catanzaro aveva scritto al Primo Maestro della Pia Società San Paolo per l’Apostolato della Stampa per sapere quale fosse il programma nel dare la vita al settimanale «Voce di Calabria» ed edizioni consimili.
Ecco quanto egli rispondeva al nostro Direttore:
In Cristo Gesù, caro direttore,
Mi arriva una lettera da Catanzaro in cui viene chiesto si esponga un programma preciso per cotesto settimanale, il metodo che seguirà, il fine che vuole raggiungere.
Un programma?! Parola grossa, ma, tu lo sai, di programmi abbiamo solo questo: quello che il Divin Maestro incominciando la sua vita mortale ha fatto annunziare al mondo:
«Gloria a Dio, pace agli uomini». E questo nostro Maestro lo realizzò mostrandosi a noi «Via, Verità e Vita». Non programma nuovo, no, no; ma l’umile e meschina esecuzione del mandato divino: Andate, insegnate! E se vogliamo che la cosa sia anche applicata: «Fa opera di evangelizzazione» di San Paolo.
Metodo? Ma S. Paolo ha già detto: Predica la Divina Parola; insisti opportunamente ed importunamente; correggi, scongiura, sgrida, con ogni pazienza e dottrina. E basta!
Cosa vogliamo? Ciò che voleva il Maestro Divino: « Che gli uomini conoscano il Padre e Colui che dal Padre fu a loro mandato ». Poiché questa è la vita eterna. «Questo è il mio Figlio Diletto, ascoltatelo».
Non cerchiamo né danaro, né onore: ma Dio ed anime.
A Te, caro Direttore, di cui conosco cuore ed aspirazioni; a Te, che ugualmente conosci il sottoscritto, lo posso dire. Questa «Voce di Roma», anzi del primo cittadino di Roma «Cristo Romano» sia benedetta!

Aff.mo M. Alberione

AGRIGENTO
BENEFATTORI. – Suore della Misericordia: L. 100, 6 tazze da caffè, tante delicate premure – Suore di S. Anna: il pranzo per Pasqua – Reverendo Comm. Dott. Sclafani: uova, dolci, numerosissime cure e forte sostegno – Suore del Boccone del Povero: uova, vino – Figlie della carità: Commestibili.
A tutti giunga il nostro Deo gratias.
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ANCONA
La visita del nostro Primo Maestro ci portò letizia spirituale, desiderio di progredire nel bene e più nello zelo per l’Apostolato: la sua parola sempre forte e penetrante ci animò ad incontrare e superare con serenità le difficoltà mediante il Santo Rosario. Deo gratias! Cercheremo di far tesoro dei suoi preziosi insegnamenti e di corrispondere con sincerità di propositi. Con l’aiuto del Signore incoraggiate dalla benedizione degli Ecc.mi Vescovi, aiutate dal R. Clero e in particolare dai MM. RR. Parroci, si continua anche nelle Marche a spargere il buon seme.
Finora si sono visitate le diocesi di Senigallia, Ancona, Iesi, Loreto, Recanati, Fabriano, Matelica con esito soddisfacente. Di questo se ne deve il merito oltreché ai RR. Parroci, anche alle associazioni Femminili, che ci aiutarono molto accompagnandoci nelle varie famiglie. Si può dire che in ogni casa è entrato un buon libro o giornale cattolico; si ritirarono parecchi libri protestanti, si rifornirono Biblioteche, si iniziarono nuovi deposti a Fabriano, Pesaro ecc. Il nostro Deo gratias per tutti coloro, che in qualche modo ci aiutano nel nostro Apostolato. Il Divin Maestro renda a tutti il cento per uno e renda loro il premio dell’apostolato.

CATANIA
Riconoscenti porgiamo il nostro ringraziamento vivissimo a S. E. Mons. Vescovo, al Segretario Vescovile, al Rev.mo Sig. Parroco della Collegiata per il grande interessamento per l’Opera nostra ed il loro forte aiuto e sostegno che continuamente ci prestano e dimostrano in tante minute e delicate cure.
Ringraziamo pure tutti i RR. Parroci ed affezionati Cooperatori, che già vollero venire in nostro aiuto anche con offerte: S. E. Mons. Vescovo, L. 50; N. N. 10; Germanò Francesca, guardaroba, tavolino, sedie, stoviglie ecc.; Lino Gindo, 6 tazze da caffè. Il Divin Maestro ricambi tutti largamente.

ROVIGO
Ci è caro ricordare i nomi dei nostri cooperatori, i quali generosamente si sono offerti per dare inizio alla Casa: Sig. Tenani Alessandro, Spett. Fam. Prof. Pinelli, Ill. Sig. Direttore Collegio Rosal, Sig.a Luisa Gurian. A tutti porgiamo sentiti ringraziamenti e preghiamo il Divin Maestro a ricompensare, mentre ci auguriamo che molti altri si uniscano a queste anime generose per sostenere la causa dell’Apostolato Stampa a favore di tante anime.

POTENZA
Anche a Potenza S. Paolo ha voluto suscitare un gruppo di anime dedicate all’Apostolato-Stampa, onde concorrere rapidamente alla diffusione della dottrina di Gesù tra le anime, ch’Egli invita a sé. Questa tenera pianticella va spargendo i suoi frutti. Si è da poco dato inizio alla propaganda dei buoni libri nelle famiglie, con esito soddisfacente. Ovunque si trova la buona accoglienza ed aiuto da parte dei Reverendissimi Parroci e delle popolazioni. Le Figlie di S. Paolo operano così un bene profondo ma silenzioso, preparato dalla grazia ed anche dalla parola autorevole e convincente di S. Ecc. Mons. Vescovo, che quale fedele Araldo apre loro la via con la sua Visita Pastorale. Ringraziamo il Divin Maestro e preghiamo a benedire tutti quelli che ci aiutano e sostengono.

BRESCIA
Annunziamo ai nostri affezionati Cooperatori il nuovo centro paolino aperto in Brescia.
Ancora una volta sia assieme lodato e ringraziato il Signore, che proprio opera cose grandi cogli strumenti più inetti. Deo gratias!Anche qui ci accompagna il particolare amore del Divin Maestro, che suscita buone e generose persone che ci offrono il loro aiuto.
Ci auguriamo che il nuovo seme abbia a crescere e fortificarsi e spargere ovunque i suoi frutti a gloria di Dio e bene delle anime e menti travolte dal male e dall’errore. Di cuore preghiamo San Paolo a benedire largamente quanti ci amano ed aiutano nella nostra belle Missione, ed anche a tutti presentiamo i più vivi ringraziamenti.

CATANZARO
Deo gratias! Qui il Divin Maestro ha voluto agire con particolare misericordia. Vista la bontà e la buona disposizione di queste popolazioni, e lo zelo dei loro ferventi Pastori ha attuato subito un vivissimo desiderio e cioè ci ha dato il «Giornalino Diocesano». Subito la sua larga diffusione per opera delle Figlie di San Paolo che lo diffondono a tutte le famiglie, ricevuto ovunque con amore e generosità. Riconoscentissime per tanta grazia porgiamo il nostro ringraziamento al Divin Maestro ed a tutti quelli, che generosamente si unirono in quest’opera in modo particolarissimo a S. E. Mons. Fiorentini, che ci prestò tuttoil suo fortissimo aiuto e sostegno, a tutti i nostri sostenitori e benefattori. S. Paolo ottenga largo ricambio di benedizioni e di grazie.

SPEZIA
Stabilite da poco in un nuovo centro per la maggior diffusione della Buona Stampa, abbiamo potuto notare generosa aderenza dai buoni. Non sono mancate anime generose e pronte che vennero in nostro aiuto e specialmente il Rev. Clero che pose in campo il suo forte sostegno. In questi giorni poi abbiamo ricevuto la graditissima Visita di Mons. Vescovo di Pontremoli, che ebbe parole calde ed incoraggianti per l’Opera della Stampa, che Egli ben comprende ed apprezza. Con affetto veramente paterno ci impartì la sua benedizione ed animò con forza a superare le difficoltà che si frappongono alla divulgazione della Dottrina Cattolica e del bene generale. Per tutti giunga riconoscente il nostro Deo gratias e la promessa di fervide preghiere presso Dio.
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Vittorino Bernardi
Chierico della Pia Società S. Paolo

Era un chierico fervoroso di spirito, e la più bella espressione del suo fervore la troviamo in queste parole che egli diceva alla mamma: «Mamma tu non devi aspettarti nulla di terreno da me, perché io sono di S. Paolo, e se guarisco, ritornerò subito a S. Paolo e farò e andrò dove i Superiori mi manderanno; se muoio, andrò in Paradiso. Ma io ti amerò sempre, e sempre pregherò per te».
Aveva 22 anni. Era nato a Povegliano di Verona.
Le difficoltà che incontrò da piccolo per la vocazione lo resero più fervoroso nella preghiera, più forte nella pazienza, più generoso nello zelo, più fermo nella speranza.
Quando al tempo della sbossolatura, le mamme s’impiegavano a lavoro presso altre famiglie e lasciavano da soli i figliuoli, Vittorino riuniva attorno a sé i più piccoli, li custodiva e insegnava loro la dottrina e l’amore a Gesù.
Il Signore compì le sue aspirazioni e per mezzo del suo Parroco gli fece conoscere e gli aprì la via alla Pia Società S. Paolo. Vi entrò nell’ottobre 1925.
Qui si conformò in ogni punto alla vita di preghiera, di studio e di apostolato.
Ogni anno s’avvicinava di un passo al Sacerdozio; ma la via non pareva lunga, poiché la vita di apostolato già lo costituiva nel ministero.
Aveva avvertito disturbi gastrici il giorno di S. Giuseppe, l’anno scorso. Ne guarì e fu mandato in famiglia per una vacanza, e una più tranquilla convalescenza.

***
Andò al paese natio e di là al Cielo. Poiché verso la fine di ottobre ricadde, la malattia si complicò, e riprese il letto e non se ne levò più.
Quali sacrifici non si compirono in quella casa, quali cure ebbe dal Parroco!
Il suo letto è stato una scuola di edificazione, un apostolato.
Mostrò quant’era delicato e con quale vigilanza custodiva il giglio della sua virtù.
Soffriva moltissimo e ripeteva spesso: «Io sono sempre contento». Anche negli ultimi giorni, quando la paralisi gl’impediva di farsi capire, diceva: «Faccio la volontà di Dio e sono sempre contento».
E soprattutto desiderava il Paradiso. Man mano che diminuivano le forze fisiche, e si scheletriva la sua persona, e accrescevano in acutezza i dolori, il suo cuore diventava più ardente nell’amore di Dio, e sempre più vivo e veemente il desiderio del Cielo.
San Paolo gli concesse la grazia delicatissima e desideratissima di poter essere visitato e assistito da un sacerdote della sua Pia Società. Ne ebbe l’avviso, ed esultò di gioia, e quando il Sacerdote che il Superiore mandò a visitarlo e a ricevere i suoi voti religiosi, accompagnato dal Parroco entrò in camera, ed egli lo vide, si è come svegliato da uno stato comatoso, dimostrando la sua grande gioia con quanti segni d’amore poteva, tanto che i presenti stupirono di questa ripresa di vita e di forze.
E quindi nelle sue mani, alla presenza di papà e di Mamma, emise i suoi voti religiosi con coscienza e intelligenza e con grande fervore di carità.
Il sabato entrò in agonia, che diventò gravissima la domenica, col rantolo della morte.
Fu un’agonia accompagnata da una continua preghiera.
E il Sacerdote mandatogli dal Superiore ne ha assistito con paterna carità, ed ha raccolto ed offerto a Dio la sua anima bella.
Quando il rantolo cessò, il giovane mosse le palpebre e si atteggiò ad un dolcissimo sorriso, come davanti a una persona carissima: subito dopo lo sforzo della morte gli provocò alcuni contorcimenti delle labbra e delle mani: quindi il viso ritornò placido e spirò.
Erano le 16,45 di domenica 26 aprile, in cui la Chiesa festeggiava la solennità del Patrocinio di San Giuseppe: e la campana ne dava avviso alla popolazione che usciva dal Vespro.

***
Al martedì la salma del chierico vestita del suo abito religioso, della cotta, della berretta, colle mani incrociate, la corona e il crocifisso, e sul cuore il libro dei suoi voti, fu adagiata nella bara. Era sorridente e sembrava ripetere le parole di S. Paolo: «Aspettiamo il Salvatore Gesù, il quale riformerà il corpo della nostra umiliazione, e lo trasformerà nel corpo della sua gloria».
La Parrocchia partecipò alla sepoltura, come ad un lutto di ogni famiglia; e il suo Parroco disse ad edificazione ed ammonimento dei vivi, belle e pastorali parole del defunto: che ancora oggi ci parla, dopo la morte.
Fu deposto nella tomba dei Sacerdoti.
Si pregò tanto subito a Povegliano e in Alba: si celebrarono suffragi in Parrocchia e nella Chiesa della Pia Società S. Paolo.
Ora edificandoci dei suoi esempi continuiamo a raccomandare a Dio la sua anima.

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Disse il suo Parroco: «offrì la vita per la Pia Società San Paolo, per l’Azione Cattolica, e per la Parrocchia, per la conversione dei peccatori».
Voleva essere apostolo nella Pia Società di S. Paolo e apostolo fu e apostolo sarà e il suo apostolato si perenna nella «Voce di S. Martino» che gioì, che si gloriò di poter stampare ad Alba e di là mandare ai suoi concittadini di Povegliano come voce del suo apostolato: quella voce che continua dal Cielo e a mezzo dei suoi confratelli d’Alba la ripete a noi. E noi l’ascolteremo, o Vittorino, la tua voce, voce di S. Martino, voce di San Paolo, voce di Dio. E tu dal Cielo prega perché anche noi angelicamente o almeno cristianamente muovendo, possiamo raggiungere il Paradiso che tu hai raggiunto».
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Ricordando un illustre scomparso
Il Card. Pietro Maffi

La morte dell’Em.mo Card. Pietro Maffi, Arcivescovo di Pisa, gettò in un grave lutto la Chiesa, la scienza e l’Apostolato della Stampa di cui era tra i primi e più caldi promotori.
Qundo Benedetto XV istituì l’Opera Nazionale Buona Stampa il Card. Maffi ne fu Presidente; e l’amò tanto questo vasto Apostolato, lavorò, ne scrisse e ne parlò tanto che divenne quasi impossibile ricordare il Card. Maffi e non ricordare la stampa, come il parlare della Stampa e non ricordare il suo grande propugnatore e difensore.
E per ogni manifestazione, ogni opera dell’apostolato della stampa, il Card. Maffi diventava quasi un giovane membro: largo di consiglio, affettuoso nell’incoraggiare, quasi profetico nell’indirizzare e guidare.
E molto fece per la sua Diocesi e per la Toscana e per l’Italia; e molto spese; e, quando uomini, che cose e tempi non comprendevano distrussero il suo giornale e la tipografia, divenne leone, e le sue gravi parole, suonarono sì forti, che la condotta mutò, e il male si arrestò.
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Fu tra i primissimi ad approvare, benedire e far parte dell’«Unione Cooperatori Apostolato-Stampa».
Amava tanto la Pia Società S. Paolo e il suo Superiore, cui scriveva nel 1921 la seguente lettera:

Pietro Maffi, Cardinale Arcivescovo di Pisa e Primate di Sardegna e Corsica.
«Sento con piacere dello sviluppo che l’opera Sua va sempre più acquistando, e rallegrandomene vivamente con Lei, ne benedico il Signore. Per me quest’opera è provvidenziale. Furono provvidenziali i monaci medioevali che copiavano i codici, e non lo saranno ora i Sacerdoti che moltiplicheranno le pagine sane e buone? Ed io penso che nel medioevo non vi era chi facesse contro; ma ora, mentre il nemico infuria con una stampa infernale! Ottime le Suore che attrendono alle scuole e alle missioni; ma allora non saranno ottimi quelli che con la stampa provvedono ai malati dell’errore, agli asili per i bambini dell’ignoranza, agli infedeli tra i fedeli per la grande diffusione dell’errore? Un Ordine religioso stampatore io l’ho sempre sognato, e quando ho sentito che Lei questa missione l’aveva abbracciata, proprio ne ho benedetto il Signore.
Del resto non è una gran prova della benedizione del Cielo, quanto finora ha potuto avere di sussidi, di aiuti, di opere?
Rallegriamoci e permetta che una volta ancora se ne rallegri il

Suo aff.mo in G. C. + Pietro, Arcivescovo.

Pisa 21 Settembre 1921.
E noi l’abbiamo suffragata la sua bell’anima che ora già speriamo possedere il premio dei giusti e vedere S. Paolo che amò tanto su questa terra e a pregarlo per la Pia Società, per l’Apostolato-Stampa e per la grande famiglia dei Cooperatori.

Monumento di libri
Alla fiera del libro di Genova, il banco del libro cattolico, intorno al quale fino a tarda sera si è adunata numerosa folla, ed al servizio un buon numero di giovani si sono per l’occasione tramutati in commessi, portava nel centro suo un piccolo monumento, che per piani gradatamente diminuenti sollevavano una colonnina sul cui capitello si ergeva un grosso volume, la Bibbia, il Libro dei Libri, e sulle cui facce stava scritto: «Buona Stampa» e «Libro Cattolico».
Motivo architettonico di grande significato, la stampa tanto è buona quanto viene dal Vangelo.
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