TENDENZE MODERNE...
Nell'Adunanza dei Superiori Generali a Roma,
l'8 giugno 1954, venne tenuta anche una relazione
su questo argomento: Alcune tendenze che si manifestano
in certi religiosi con una certa frequenza. -
Ne trascriviamo i punti principali. REALTÀ DEI FATTI SEGNALATI
Il Sommo Pontefice, nella esortazione «Menti nostrae» del settembre 1950, così scrive: «...In conseguenza della recente guerra non solo i popoli e le nazioni sono angustiate da gravi difficoltà materiali, ma sono anche profondamente sconvolti nello spirito».
Un tale turbamento dello spirito, purtroppo, non è soltanto fra gli uomini del mondo, ma si trova anche in non pochi religiosi, con le conseguenze che ognuno può facilmente pensare. E si noti che tale disagio non investe soltanto il campo della vita pratica, ma si estende anche a quello delle idee o dei principi, come voglia dirsi. Chi non ha notato, ad esempio, specialmente nei giovani religiosi, un esagerato concetto della propria personalità; false idee intorno alla mortificazione, particolarmente nelle forme tradizionali, su la necessità delle pratiche di pietà che vengono a togliere tanto tempo prezioso all'azione, su la libertà di pensiero e di parola anche di fronte alla volontà espressa dei Superiori, su la precedenza delle occupazioni di un sacerdote-religioso, su l'aggiornamento degli istituti religiosi, di cui tanto si parla, ecc.? Evidentemente, da questo disagio o insofferenza della disciplina religiosa non è poi difficile il passaggio alla defezione dalla vocazione, anzi ciò è come il naturale epilogo.
CAUSE DEL DISAGIO
Le cause di una tale situazione sono molteplici. Tra queste tengono generalmente il primo posto la mancanza di una tempestiva selezione delle vocazioni e di una soda formazione religiosa. Vorrei, tuttavia, fermare l'attenzione su alcune di esse che - a mio avviso - hanno una non trascurabile influenza su la situazione che lamentiamo.
a)
Diminuita stima della vocazione. - Non so se mi sbaglio, ma ho l'impressione che oggi in molti religiosi sia diminuito il concetto della grandezza e dell'importanza della vocazione religiosa. Da che cosa dipende? Non potrebbe a-vere la sua parte di influenza il fatto di parlare e di trattare di questa grazia divina senza la dovuta delicatezza e il senso di responsabilità?
Un tempo, e non eccessivamente lontano da noi, si considerava la vocazione religiosa come un raro tesoro da doversi custodire gelosamente da coloro che lo avevano trovato, pena il pericolo della propria salvezza eterna. I fedifraghi, poi, della vocazione religiosa erano riguardati con un senso di commiserazione e bene spesso a loro si ricordava il testo evangelico:
«...Nemo mittens manum suam ad aratrum et respiciens retro, aptus est regno Dei…» (Lc. 9, 62), con i relativi commenti molto severi. Oggi si pensa diversamente e non si potrebbe davvero portare in ballo il succitato testo evangelico.