Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Anno XI - n. 28
S. PAOLO
J.M.I.P., 28 Ottobre 1936-XV

[Sul lavoro spirituale]

Carissimi in San Paolo,
L'autunno, specialmente il tardo autunno, è il tempo più adatto per il lavoro spirituale, come per lo studio: tempo di raccoglimento. È la natura stessa che ci aiuta. La Santa Chiesa poi ci ricorda delle verità, ci fa celebrare delle feste che ci aiutano moltissimo il lavoro dello spirito: la festa di Ognissanti, la Commemorazione dei Defunti, l'Immacolata, il sacro Avvento, il santo Natale, l'inizio dell'anno nuovo, la Epifania.
Ecce nunc tempus acceptabile, si potrebbe ripetere. Vi sono dei tempi che più ci spingono a pratiche esterne, erompenti di entusiasmo (canti, processioni, ecc.); il presente tempo è per vita interiore.
Argomento: Attendere veramente alla salute dell'anima. È necessario rivolgere qui tutto ciò che è energia e mezzi. Non solo credere, ma sentire, per pregare e mettere in pratica. Vedremo: la necessità, il modo, i mezzi.
I. NECESSITÀ: Perché Dio mi ha creato? Sono stato messo in prova; la vita deve terminare nell'eternità. Il tempo è moto, passa, l'eternità è fissa, resta; ma l'eternità dipende dall'uso del tempo. Siamo viaggiatori verso la città eterna: tutto ciò che si incontra, dobbiamo ordinarlo a fare un viaggio migliore ed arrivare più sicuramente al porto. Sento io questo? Fecisti nos, Domine, ad te et inquietum est cor nostrum donec quiescat in Te. Abbiamo noi questa preoccupazione? Se tale verità avessimo solo nella mente, se la sapessimo solo provare con argomenti teologici, e non la sentissimo, oh che poveri teologi saremmo noi! Scientia inflat, spiritus est qui vivificat. È necessario che la verità dalla mente passi alla volontà e al cuore.
Sono fatto per l'eternità: me lo dice la terra, me lo dice il purgatorio, me lo dice il paradiso: gli Apostoli e i martiri, i confessori e i vergini, e i santi tutti.
a) Me lo dice la terra. Dopo la nostra morte si dirà per un po' di tempo: qui riposa il tale; ma poi non rimarrà che un po' di polvere. L'avere un abito sacro non è già avere la tessera del paradiso; neppure il carattere sacerdotale è una tessera. Unusquisque mercedem accipiet secundum suum laborem. E intanto sono chiamato anch'io alla mercede: dispono vobis regnum. Tutto il meraviglioso complesso dei mezzi nella Chiesa è per l'eternità; tutto è un battere e ribattere lo stesso pensiero: tu sei fatto per il cielo. Solo questo è degno di tutte le nostre energie; per questo solo sono bene spese tutte le nostre forze.
b) Ce lo dice il purgatorio, alla cui memoria la santa Chiesa dedica il mese di novembre. Passa la morte, e l'uomo è portato in un mondo nuovo tutto spirituale, tutto soprannaturale: al giudizio di Dio vale soltanto quanto si è fatto di bene. Ed ecco, quelle anime hanno ancor bisogno di purificarsi; e quanto ora apprezzano la santità di Dio! Che sospiri in quei cuori che tendono a Dio; che sguardi, che voci, che invocazioni! tutte tendono qui: siamo fatti per Iddio. E com'essi condannano le sciocchezzuole che meritano tali pene. Solo in Dio è gioia e riposo.
c) E lo dice il cielo. Chi non vive con la mira fissa al cielo, è stolto. Salomone ripeteva: Vanitas vanitatum et omnia vanitas, e noi aggiungeremo col pio autore: praeter amare Deum et illi soli servire. Gesù proclamava: quid prodest homini si mundum universum lucretur, animae vero suae detrimentum patiatur? Gesù è la sapienza infallibile: sia da noi sentita questa verità, che Gesù con tanta energia ci ha proclamato: quid prodest... ripeteva S. Ignazio a quel giovane di buona volontà: e sappiamo che cosa ne ottenne. Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto: per acquistarlo quell'uomo vende tutto. Beate le anime che dànno tutto per il tutto. Non fece così S. Francesco e la sua discepola santa Chiara? E quante anime dietro di loro! Il regno dei cieli è simile a un compratore di pietre preziose: inventa autem una pretiosa dedit omnia sua et comparavit eam. Bisogna dar tutto per acquistare il tutto. Vi sono delle anime che non dànno tutto per il cielo: S. Ignazio ce lo fa intravvedere nei suoi esercizi. S. Luigi con tanta gioia rinunziò a tutto un principato, con la stessa gioia con cui i mondani esultano nell'accettarlo; ma quale fu l'esito della rinunzia? egli è santo glorioso in cielo.
Il regno dei cieli è conquista della Passione del Salvatore. Perchè Gesù Cristo ha sofferto? Perchè tanti dolori? perchè quella morte ignominiosa? Tutto per la nostra salvezza. O stolti, che non stimiamo la salvezza nostra, mentre per essa Gesù ha versato tutto il suo sangue divino. La salvezza è opera del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo. I mezzi sono offerti a tutti in abbondanza. Tanto fece il Padre, tanto il Figlio, tanto lo Spirito Santo per la nostra eterna salvezza; e noi che cosa facciamo?
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Conclusione. Riflettiamo e facciamoci queste tre domande: abbiamo una fede teorica o una fede pratica? Noi diamo veramente tutto per il cielo, oppure siamo ancora attaccati alla terra? Abbiamo zelo per le anime? Questa è conseguenza necessaria del nostro stato: il prete non si salva o si perde da solo. Festina et salvare.

II. COME ATTENDERE ALLA NOSTRA SALVEZZA
Non solo Iddio ci creò ma ci destinò a un fine soprannaturale, facile a conseguirsi con l'aiuto della grazia, ma che richiede l'impiego di tutte le energie. Di qui si spiega la massima: fare da parte nostra come se tutto dipendesse da noi, sperare e pregare come se tutto dipendesse da Dio, come è certissimo. Qui creavit te sine te non salvabit te sine te e nemo potest dicere, Domine Jesu, nisi in Spiritu Sancto.
Come fare la nostra parte di cooperazione? Tre regole: 1) Fra le cose di questa terra ne troviamo che sono impedimenti: dobbiamo evitarle; 2) altre sono moraliter indifferenti: usarne nella misura che ci sono d'aiuto; 3) Ci sono delle cose buone, delle quali bisogna prendere quanto più si può.
1. Che cosa è che ci è di impedimento. Anche nel paradiso terrestre vi fu un'occasione, un impedimento: l'albero della scienza del bene e del male: bisognava astenersene. Il Signore fa sentire spesso l'abstine, l'abneget: abijce, abscinde, erue abs te. Sulla terra c'è il mondo col suo spirito: bisogna fare mortificazioni. Il mondo parla a noi con tante chiacchiere, principii falsi, letture, giornali, persone, esempi fatti, pericoli e attrattive. Bisogna mortificarsi nell'uscire, nell'udire, nel leggere, nelle compagnie, nei pericoli. Principiis obsta, anche quando non ci sia gravità le prime volte. Per noi c'è la sentenza di Gesù: Mundus gaudebit, vos vero contristabimi: mortificarsi. Certe cose possono diventare il principio di una catena di pericoli e di peccati, fino a travolgere la vita. Bisogna tener la regola che han seguito i santi. Vi sono delle cose disputabili, ma nella pratica è molto meglio seguire le orme dei Santi. Noi siamo tanto inclinati al male. Il nostro cuore poi è un covo di passioni, e tante volte dobbiamo dire: non quod volo bonum, sed quod nolo malum illud ago. Esaminiamo da quali cose dobbiamo astenerci individualmente: vanità e superbia, spirito di carne e di avarizia ecc. Anche col carattere sacro, anche celebrando, ci accompagna il nostro egoismo. Temiamo, supplichiamo, non siamo di quelli che dagli altri esigono tanto, e poco da loro stessi. Evitiamo di fare apparire il bene per essere lodati; coprendo il male che il giudizio svelerà.
2. Delle cose indifferenti prendere quanto ci aiuta e lasciare quanto non ci aiuta. È indifferente l'ufficio, il cibo, il riposo, la salute, s'intende moraliter: prendere quello che è necessario come S. Ignazio raccomanda, affinché la carne non sopraffaccia lo spirito. È indifferente lo studio, la stima, l'ambiente di vita - s'intende sempre moraliter - diventando buone o cattive secondo l'uso. Non essere schiavi di nulla, né del cibo, né del riposo; ma farci una buona regola quanto alle convenienze vere della salute. Un po' di mortificazione sempre giova, affinchè sia assicurata all'anima la libertà e il dominio sulla carne. Non attaccarsi alla stima degli uomini, ma temere il giudizio di Dio. Una parola di approvazione di Dio vale infinitamente di più della stima di tutti gli uomini, che spesso lodano falsamente. Così della salute: se ne abbiamo in abbondanza possiamo fare maggiori opere per la gloria di Dio; ma quando le forze non ci sono, bisogna mortificarsi dai grandi desideri anche se sono di cose molto sante; saperle adoperare o astenercene con indifferenza; santamente nella divina volontà.
3. Vi sono cose che veramente ci aiutano: di queste prendere quanto possiamo: Letture buone, specialmente della sacra Scrittura, compagnie sante, preghiera, esame, Sacramenti, Messa, spirito liturgico, direzione spirituale, spirito di mortificazione, le virtù della fede, della speranza e della carità. Questi sono mezzi che la Provvidenza ci offre e che ci fanno solo del bene. E noi come ne usiamo? Cerchiamo sempre di migliorare nell'uso di questi mezzi?
Conclusione. Nel nostro peregrinamur a Domino dobbiamo guardare a destra e a sinistra, cercare di evitare gli impedimenti al nostro viaggio, e prendere quanto ci facilita il cammino. Siamo elevati! Non lasciamoci dominare! Omnia vestra sunt; giudicare secondo la ragione e la fede. Vi sono santi che fanno un passo avanti: exultavit ut gigas ad currendam viam.
Festina et salvare.
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III. I MEZZI SOPRANNATURALI DI GRAZIA.
Dobbiamo prenderne quanti più si può: sono intrinsecamente buoni. Triplice è l'opera di Dio a nostro riguardo: creazione, conservazione, cooperazione al fine, e questo tanto nell'ordine naturale che nel soprannaturale. Abbiamo una triplice classe di mezzi: 1) quelli che dipendono dalla virtù di Dio, 2) altri dalla virtù della Chiesa; 3) altri dalla virtù dell'uomo.
1. Da Dio: la grazia fundamentalis (voluntas Dei salvifica, redemptio Christi), la grazia habitualis, la grazia actualis. Dovunque c'è l'altare - nuovo Calvario - e la divozione alla Messa, c'è la speranza e fondamento di salvezza. Al Calvario risponde la rissurrezione. Perciò Messe, Messe, divozione alla Messa. Oh il valore della S. Messa! Se lo comprendessimo anche noi bene! Nelle pene, nelle difficoltà, nelle avversità, nelle ostinazioni delle anime, quando più non si sa che cosa fare, si ricorra alla Messa. Che grazia poter assistere a tante Messe! Le grazie attuali si devono chiedere. Molte volte la grazia sufficiente arriva solo fino a darci la possibilità di chiedere l'efficace: allora occorre la preghiera, per non lasciarci sopraffare dalle tentazioni, ed edificare il tempio di Dio.
2. Dalla Chiesa, alla quale Gesù ha conferito poteri sublimi, ma tutti a bene nostro. La Chiesa è la estensione e continuazione della Redenzione. Ella ci offre tre ordini di mezzi: Maestra di verità e di fede, ci offre un complesso di istruzioni; e noi discepoli docili dobbiamo ascoltarla; ella regge, e noi dobbiamo esserle figli, ossequienti; ella santifica le anime coi sacramentali, e noi dobbiamo prenderne quanti possiamo. Che fortuna per noi poter attendere per tanti anni a studi sacri. Beato colui che li considera e li fa come una comunione. Gesù Verità; non solo apprende ciò che è lettera, ma specialmente ciò che è spirito. E la santa Chiesa poi - lo sappiamo dai sacri Canoni - vuole che si continui lo studio per parecchi anni dopo il sacerdozio.
Governo sapiente quello della Chiesa: sia quello generale per tutta la Cristianità, come quello particolare per ogni anima, per mezzo della confessione, la direzione spirituale, ed esortazioni al bene. La Chiesa è infallibile non solo nelle cose di Fede, ma anche in ciò che riguarda i costumi, in modo che se noi prendiamo i mezzi che la Chiesa ci offre non sbagliamo, ma raggiungeremo sicuramente la santità. In pratica, preferire sempre i libri che più sono conformi allo spirito della Chiesa: i Padri, i Dottori, i Santi.
3. Altri mezzi sono ex parte hominis, dalle disposizioni individuali. È una triplice classe: incrementum meriti, vis orationis, potentia intercessionis. Ogni atto di virtù aumenta la nostra gloria: tutte le azioni dalle più materiali alle più alte possono portare un aumento di grazia, se fatte con retta intenzione e con le dovute disposizioni interne ed esterne. Che cumulo di meriti le vite lunghe di tanti Santi, bene spese per intero (es. S. Alfonso). Abbiamo la preghiera, necessaria di necessità di mezzo molte volte, quando non abbiamo la forze di vincere; mentre altre volte è di necessità di precetto.
Potenza di intercessione: i giusti sono incorporati a Gesù, e la comunione dei Santi è fondata su questa verità. Il paradiso dà gloria a Dio e impetra per il purgatorio e per la Chiesa militante; il purgatorio dà gloria a Dio e impetra per la Chiesa militante; la Chiesa militante dà gloria a Dio, onore ai Santi, suffraga le anime pruganti, ottiene grazia e santità per gli uomini. Abbiamo gli Angeli Custodi, i Santi, speciali protettori: la Madonna, S. Giuseppe, S. Paolo. Tutto concorre per divina Provvidenza ut vitam habeant et abundantius habeant. Non vorremo morir di fame in mezzo a tanta ricchezza spirituale!
Riflettiamo su queste cose e mettiamoci decisamente nella vita della santità.
Festina et salvare.

Aff.mo M. ALBERIONE

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