Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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INTRODUZIONE
A. COM'È NATO IL PRESENTE CATECHISMO

Il 18 aprile 1948 ci furono in Italia le prime elezioni politiche. Fu una battaglia dura e accanita; l'esito fu abbastanza soddisfacente per i cattolici. Ma non c'era troppo da illudersi. Il comunismo non si dava per vinto e programmava un lavoro a tappeto per infiltrarsi ovunque, tanto più che la grande massa della popolazione italiana mancava delle nozioni più elementari della sociologia cristiana (così mi disse espressamente il Primo Maestro).
Fu in questa circostanza che maturò in D. Alberione l'idea, direi anzi l'urgenza di preparare un opuscolo che in forma di catechismo e con stile semplice e piano, mettesse alla portata di tutti i princìpi fondamentali della dottrina sociale cristiana.
La sottoscritta si trovava in quel tempo a Grottaferrata, impegnata nel preparare le primissime guide delle singole classi di catechismo. Credo di essere abbastanza precisa dicendo che eravamo nel mese di marzo o aprile del 1949, allorché il Primo Maestro pregò M. Tecla di farmi venire per alcuni giorni a Roma al fine di scrivere, sotto sua dettatura, il suddetto «catechismo».
Ricordo che ci sistemammo nella nuova casa del Divin Maestro (in Via Antonino Pio) che era ancora in mano ai muratori e ai falegnami. Nessuno doveva sapere di quell'improvvisato alloggio, onde evitare telefonate e perdite di tempo per D. Alberione. La Prima Maestra fece preparare un bel tavolo 
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grande nella sala del primo piano di destra e lei stessa veniva ogni tanto a trovarci e a portarci qualche piccolo ristoro.
Il Primo Maestro aveva in mano un notes su cui aveva preso diversi appunti e già scritto i titoli e le suddivisioni principali dell'intero catechismo. Usava dettare lentamente, a volte correggendo e ricorreggendo un pensiero non bene espresso o lasciando sospesi quei punti che intendeva maggiormente precisare. Dettava stando in piedi e seguendo con l'occhio quanto io scrivevo; qualche volta passeggiava adagio avanti e indietro, tutto concentrato in se stesso; raramente si sedeva. La dettatura durava d'ordinario tutta la mattinata (solo due o tre volte fu sospesa per chiamate urgenti. La prima volta che lo chiamarono esclamò con sorpresa: «Oh, come hanno fatto a sapere che eravamo qui?». E soggiunse sorridendo: «Un'altra volta bisogna che andiamo lontano da Roma, dove nessuno possa scovarci»).
Nel pomeriggio io riordinavo quanto era stato scritto al mattino e lo completavo con qualche episodio desunto dalla Bibbia, e con testimonianze di Pontefici o di personaggi che le singole lezioni richiedevano.
Fu un lavoro impegnativo e nello stesso tempo rapido, a cui ci dedicammo per non più di dieci o quindici giorni. Il Primo Maestro mi affidò l'incarico di completare ulteriormente il lavoro a Grottaferrata, ma gli altri impegni che avevo riguardo ai Catechismi mi impedirono di farlo, come ricorda con abbondanza di dettagli una «testimonianza» di D. Silvano Gratilli che riferisco fedelmente e integralmente:

Nel 1949 il Primo Maestro, mentre era in visita alle Case dell'Estero, mi scrisse un biglietto col quale mi ordinava di prender visione di un Catechismo sociale da lui redatto e affidato a Suor Lucina Bianchini delle Figlie di S. Paolo perché cercasse esempi ed episodi con cui corredarlo.
Io avrei dovuto leggere bene il suddetto Catechismo, prendere
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in esame gli esempi, apportare eventuali correzioni e riferire a lui il mio parere.
Venuto a sapere che Suor Lucina si trovava a Grottaferrata, chiesi un passaggio sull'auto-furgone delle Suore che si recava colà quasi settimanalmente. La Casa delle Suore a Grottaferrata era in località chiamata «Colle delle streghe».
Trovai Suor Lucina la quale, con grande tranquillità, mi rispose che non aveva preparato nulla perché era oberata di lavoro di altro genere. Io le feci notare che se il Primo Maestro ordinava a me di correggere un libro, supponeva che questo libro fosse già pronto. Ma non conclusi nulla.
Tornò a Roma il Primo Maestro e, prima ancora di quanto potessi immaginare, mi mandò a chiamare. Mi domandò subito se avevo riveduto il libro. Io gli risposi che non avevo potuto rivedere una cosa non ancora compilata, e che Suor Lucina mi aveva risposto che non aveva avuto tempo perché doveva lavorare ai Catechismi.
Rimase molto sconcertato.
In seguito passò il lavoro ad un'altra Figlia di S. Paolo, Maestra Maria M. Leontina Vincenti (+ 1967), la quale, con grande alacrità, si mise alla ricerca degli esempi e fece un lavoro ordinato. Io le diedi parecchi suggerimenti e indicazioni e mi misi subito a rivedere tutto il lavoro.
Feci parecchie correzioni e riscrissi completamente qualche domanda e risposta.
Ricordo che rimasi sorpreso e ammirato che il Primo Maestro accettasse tutte le osservazioni e correzioni che avevo fatto. Di tutte però gli avevo detto la ragione.
Non so a che cosa si fosse ispirato il Primo Maestro nello strutturare in quel modo il
Catechismo sociale. Era però chiaro che egli era molto sensibile alla questione sociale.
Da giovane aveva letto e meditato le Encicliche di Leone XIII e aveva studiato la dottrina sociale di Giuseppe Tomolo.
La dittatura fascista aveva narcotizzato le masse e, dopo
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la seconda guerra mondiale, vi era un grande disorientamento.
Egli volle compilare un libretto facile e alla portata di tutti, simile ai Catechismi della Dottrina cristiana, per andare incontro al popolo che si riapriva alla libertà, illuminandolo con una dottrina sana sgorgata dalle fonti del Magistero ecclesiastico.


Il libretto raggiunse effettivamente il suo scopo, come attestava anche il «Nihil obstat» che vi appose il P. Felice Cappello S.J., dell'Università Gregoriana, in data 21 dicembre 1949.
Il Catechismo sociale1 ha avuto cinque edizioni: la prima nel gennaio del 1950; la seconda a dicembre dello stesso anno; la terza nell'aprile del 1958; la quarta nel marzo del 1962 e la quinta nell'ottobre del 1963.
Non sono molte le differenze tra la prima e l'ultima edizione.
La terza edizione, quella del 1958, si distingue dalle due precedenti: 1) per la copertina che, oltre al semplice titolo, riporta la figura di Gesù adolescente al banco di lavoro (particolare delle pitture di Santagata nel tamburo del Santuario Regina degli Apostoli); 2) per il Nihil obstat che non è più del P. Cappello S.J., come per le due prime edizioni, ma di D. Dragone, e per l'Imprimatur che non è più di Mons. Traglia, Vicegerente del Vicariato di Roma, ma del Can. Trovalusci di Albano. Il testo ha subito qua e là qualche piccola correzione fatta probabilmente da D. Dragone (sacerdote scrittore della
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Società San Paolo cui spesso il Primo Maestro si rivolgeva, soprattutto per le opere di catechismo). La quarta edizione porta ancora il Nihil obstat di D. Dragone e l'Imprimatur di Mons. Traglia; la quinta invece, pur conservando il Nihil obstat di D. Dragone, porta l'Imprimatur di Mons. Tito Mancini, Vicario Generale di Roma.
Ancora, confrontando le cinque edizioni, si trova che la quarta e la quinta edizione sono state rivedute e aggiornate, com'è espressamente detto nel frontespizio di entrambe. La quarta riporta infatti alcuni stralci dell'enciclica Mater et Magistra di Giovanni XXIII e la quinta, oltre a quelli della Mater et Magistra, riporta stralci della Pacem in Terris di Giovanni XXIII. Viene qui spontaneo chiedersi chi può mai aver rivisto e aggiornato nel 1962 e nel 1963 il presente catechismo. Considerando che le due ultime edizioni fanno parte della collana «Orientamenti», possiamo supporre che D. Alberione abbia incaricato il sacerdote responsabile della stessa collana di fare le necessarie revisioni e aggiunte. Tuttavia, conoscendo quanto egli fosse geloso, diciamo così, dei suoi «catechismi» e quanto gli stessero a cuore, non è davvero arbitrario pensare che abbia fatto egli stesso i dovuti aggiornamenti2, o almeno che abbia diligentemente rivisto le correzioni e che le abbia fatte sue.
Il criterio che guida la presente pubblicazione è, come per gli altri volumi dell'«Opera Omnia», la più grande fedeltà al pensiero di D. Alberione. Ci si atterrà, come sembra più opportuno, all'ultima edizione, facendo però rilevare, volta per volta, i cambiamenti apportati rispetto alle edizioni precedenti.
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Gli argomenti o temi fondamentali di cui tratta il catechismo sociale, come risulta dall'Indice sia della prima che della quinta edizione, sono i seguenti:
I. L'uomo e la società
II. La famiglia
III. La società civile
IV. La Chiesa
V. Il lavoro e l'ordine economico
VI. La società internazionale3
Le domande dell'intero catechismo sono in tutto 155 e le lezioni 49; nella prima edizione avevamo invece 50 lezioni e 158 domande. Ogni lezione comprende: 1. due o tre domande (raramente quattro) di sociologia; 2. stralci di encicliche o dei discorsi dei Papi sull'argomento; 3. esempi tratti dalla Bibbia o dalla storia, e a volte qualche breve preghiera. Ciò secondo il metodo che tanto stava a cuore a D. Alberione e che era da lui detto di Gesù Maestro Via, Verità e Vita: metodo che consiste nel dare, insieme con la dottrina, anche sempre la testimonianza dell'esempio e la grazia o preghiera per praticarlo.
La numerazione marginale, che secondo il criterio dell'Opera Omnia verrà fatta in ordine progressivo, terrà conto non solo delle domande, ma anche dei documenti dei Papi, degli esempi ecc, di tutti gli elementi cioè di ciascuna lezione.

Lucina Bianchini FSP

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B. SIGNIFICATO STORICO-CULTURALE

Qualche elogio incoraggiante

Le prime due edizioni del Catechismo sociale, che com'è già noto avevano come titolo: «Elementi di sociologia cristiana», recavano annesso al «Nihil obstat» del P. Felice M. Cappello S.J., il seguente breve ma prezioso giudizio del celebre moralista-giurista dell'Università Gregoriana:

«Pontificia Universitas Gregoriana Piazza della Pilotta 4 - Roma 21 - 12 - '49

Ho letto attentamente il lavoro 'Elementi di Sociologia Cristiana'. Esso è fatto molto bene. La forma è semplice e piana, l'espressione chiara e ordinata, la dottrina esattissima. Le citazioni dei documenti pontifici sono assai opportune e confermano egregiamente la dottrina esposta nelle singole lezioni.
Sono certo che la pubblicazione farà un gran bene.

F.M. Cappello S.J.».


Anche se con qualche mese di ritardo, la stessa Civiltà Cattolica (1951, II, 422) riprese e confermò questo giudizio positivo presentando così l'operetta di Don Alberione: «Manualetto popolare nel quale, in forma catechistica, semplice e piana si espongono i principi fondamentali della dottrina sociale del cattolicismo. Ogni capitoletto è corredato alla fine di squarci di documenti pontifici, segnatamente della Rerum Novarum, della Quadragesimo anno e dei messaggi di Pio XII».
A questi giudizi si aggiungeranno poi nel «nuovo mondo»
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quelli di alcune altre riviste, e l'Autore e l'Editore italiano si faranno premura di riprodurli, con tempestività, come facciamo anche noi in questa edizione, nell'appendice dell'ultima edizione pubblicata vivente Don Alberione. Nel 1976, inoltre, le Figlie di San Paolo di Boston, Stati Uniti, ristamparono la versione inglese: Design for a just society (274 pp.), che era uscita in prima edizione nel 1962.
Il Catechismo sociale in realtà è uno dei pochi libri di Don Alberione che avrebbero potuto e anche dovuto farlo conoscere ad un pubblico non strettamente «paolino», ma l'occasione non sembra sia stata molto «sfruttata» dal punto di vista pubblicitario, nonostante le cinque edizioni che ne sono state fatte. In realtà non sembra che l'Autore stesso abbia tenuto moltissimo a farsi conoscere come un teologo/filosofo del fatto sociale.
Questo è stato un libro molto opportuno e adeguato a un certo tipo di situazione, ma non c'è stata sufficiente volontà di «adattamento» quando la situazione si è evoluta. È una questione non secondaria se vogliamo almeno introdurre la problematica del valore storico-culturale di quest'opera alberioniana. Don Alberione è stato un pastoralista, certo, nel senso che ha colto talune esigenze della Chiesa e del mondo, ma non sembra si possa dire che sia stato un «leader» da questo punto di vista: nonostante il suo indubbio valore e il suo profondo impegno, il suo è stato un contributo molto episodico e abbastanza limitato.

Tempestività e adeguatezza, ma non troppo

Dai ricordi di una delle collaboratrici all'estensione del Catechismo sociale abbiamo appreso qui sopra dell'occasione prossima che spinse Don Alberione alla redazione di quest'opera. Se ne può ricavare un'impressione di buona tempestività.
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Dagli elogi prestigiosi del P. Cappello e della Civiltà Cattolica e delle riviste cattoliche riportati nell'appendice si può arguire che l'operetta di Don Alberione ebbe una sua vitalità e validità culturale. Tutto ciò è certamente vero, in linea di massima.
Se approfondiamo però anche solo un poco, ci accorgiamo che da un lato la sintesi divulgativa di Don Alberione arrivava abbastanza tardi per quel che riguardava il dibattito culturale e in particolare l'intervento politico-religioso nella situazione italiana e dall'altro essa sembrava realizzata in maniera un po' inadeguata per poter contribuire a una vera divulgazione culturale.
Il primo aspetto, quello della tempestività, ha la sua importanza per un operatore dei mass media cattolici, perché in maniera esplicita e persino quasi esclusiva egli deve proporsi di fare dei libri «utili» alla Chiesa, alla società o almeno alla cultura. Ora, nella primavera del 1949, quando Don Alberione «mise in cantiere» questo libretto, l'intervento politico-religioso dei cristiani nella situazione italiana era già avvenuto; il 13 luglio 1949 poi, il Sant'Ufficio emise un solenne decreto che condannava il comunismo ateo (che però Don Alberione e i suoi collaboratori non citarono, come forse sarebbe stato culturalmente e pastoralmente opportuno nella lezione XLIV, dove pure si riportavano altri giudizi molto severi dei Papi sul comunismo ateo).
Pur non avendo potuto fare un'indagine a tappeto per scoprire tutto ciò che venne pubblicato di «analogo» a quest'operetta di Don Alberione, abbiamo raccolto un materiale notevole che attesta quanto il tema fosse già stato ripetutamente e talvolta autorevolmente trattato in anni precedenti e quindi con una maggiore tempestività.
Non vogliamo evidentemente risalire troppo indietro nel tempo, ma non possiamo esimerci dal citare un'interessante
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curiosità: nel 1879 venne pubblicato a Magonza dall'editore Kirchheim un libro di 158 pagine di Arthur von Hohenberg che ha proprio il titolo dell'opera di Don Alberione: Sozialer Katechismus. Grundzuge der gesellschaftlichen Ordnung.
Venendo a un'epoca più vicina, segnaliamo tre opere degli anni '20 che ci possono interessare anche per altri aspetti: Giulio MONETTI S.J., La Questione Sociale. Corso Accademico [all'Istituto Cattolico di Scienze Sociali, di Bergamo] di Sociologia particolare ed applicata, pubblicata in seconda edizione proprio dalla Scuola Tipografica Editrice di Alba nel 1921: è un'opera ben diversa da quella alberioniana sia per la mole (le sue 500 pagine erano per la verità ancora intonse presso la Biblioteca Apostolica Vaticana in cui ne ho trovato copia!) e sia per il pubblico al quale si rivolgeva (un ambiente accademico): non vi manca tuttavia, anche se è molto raro, qualche dialogo-dibattito. L'edizione del 1927 del Codice Sociale dell'Unione Internazionale di Studi Sociali di Malines, che uscì nell'anno stesso della sua redazione presso l'I.P.A.G. di Rovigo (e che venne poi ripetutamente ristampato dall'I.P.A.G. stesso, per esempio nel 1944 e nel 1945, e anche da parte della Civiltà Cattolica che ne diede pure degli stimolanti commenti attualizzatori), è segno di una tempestività lodevole e più operante, in questo caso. Si potrà infine ricordare che già nel 1928 era uscito in prima edizione La dottrina sociale cattolica nei documenti di Leone XIII (che venne poi ristampato nel 1944, come IV volume della Biblioteca Sociale dell'A.V.E.).

Una fioritura di «catechismi sociali» negli anni '30...

Sono soprattutto i «catechismi sociali» degli anni '30 e particolarmente '40 che ci interessano per giudicare della tempestività ed adeguatezza culturale di quest'opera di Don Alberione. Elencheremo perciò ora tutti quelli che siamo riusciti a
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reperire (come indicazione e molto spesso anche come esemplare). Precisiamo preliminarmente che ne rimandiamo l'esame ad una ricerca specifica in altra occasione. Facciamo osservare inoltre che citiamo anche libri in altre lingue (praticamente però solo francese e spagnolo), che avrebbero potuto trovare un uditorio discretamente ampio anche in Italia (tra cui lo stesso Don Alberione). Precisiamo infine che adottiamo l'elencazione in ordine cronologico anziché in un possibile ordine logico (ossia per es. documenti pontifici, studi su di essi, veri e propri «catechismi» sociali, piccoli manuali e infine dizionari di sociologia cristiana), ritenendo che non sarà difficile al lettore ricercarli egli stesso in questo ordine. Si noterà pure che vi è una certa analogia tra i due titoli dell'opera di Don Alberione e quelli di diverse opere (per affermare una dipendenza, sarà però necessario quell'esame che abbiamo già detto di dover rimandare ad altra occasione).
Ecco dunque l'elenco, cominciando dal 1930: C. RUTTEN O.P., Manuel d'études et d'action sociale à l'usage du jeune clergé, La pensée catholique, Liegi, 430 pp. (venne ripubblicato dal Cerf a Parigi nel 1945, 352 pp.); Maurice RIGAUX S. J., À la découverte du monde social, 2.a ed., Spes, Parigi, XVI-100 pp.
Presso questo medesimo editore nel 1931 uscì il Précis de la doctrine sociale catholique, di Ferdinand CAVALLERA, 380 pp. (nella edizione rinnovata del '37 avrà 428 pp.); ma nel 1931 uscì anche l'importante I tempi e gli uomini che prepararono la «Rerum Novarum», Vita e Pensiero, Milano, 149 pp.: il nome dell'autore scritto sulla copertina, Mario ZANATTA, probabilmente non dice nulla a nessuno, ma sarà molto eloquente quando si saprà che quello era solo lo pseudonimo del ben più noto Alcide DE GASPERI.
Nel 1932 la Maison de la Bonne Presse di Parigi pubblicò di Emmanuel LACOMBE Les éléments d'un programme sociale catholique, 191 pp., e il Cerf pubblicò di G.C. RUTTEN,
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La doctrine sociale de l'Eglise résumée dans les encycliques «Rerum Novarum» et «Quadragesimo Anno», 408 pp. (di cui l'Editorial Poliglotta pubblicò nel 1936 a Barcellona la versione spagnola); ma soprattutto nel 1932 il vice assistente generale dell'Associazione Uomini Cattolici, mons. Giovanni BONI, pubblicò presso la Soc. Ed. S. Alessandro di Bergamo Il pensiero sociale di Leone XIII e Pio XI nelle due encicliche sulla questione operaia, XI-186 pp., e mons. Ugo MIONI pubblicò presso Marietti, Torino, il suo Manuale di sociologia, 392 pp. (giudicato piuttosto con severità dal Padre Angelo Brucculeri su Civiltà Cattolica per il suo conservatorismo in materia di diffusione della cultura e di emancipazione della donna).
Nel 1933 uscirono due raccolte di documenti pontifici, che ebbero diverse edizioni in seguito: in italiano uscì presso Vita e Pensiero di Milano Le Encicliche sociali di Leone XIII e Pio XI. Testo latino e traduzione italiana con riferimento ad altri documenti pontifici, 19-193 pp. (cfr. Encicliche, allocuzioni e messaggi sociali di Leone XIII, Pio XI e Pio XII, terza edizione, 1944, 12-314 pp.); in spagnolo uscì a cura di Joaquin AZPIAZU S. J. presso Razon Y Fé di Madrid la terza edizione delle Direcciones Pontificias, 534 pp., che nel 1939 uscivano in «primera ed. mexicana aumentando la tercera espanola» presso la Buena Stampa di Mexico, 472 pp.: l'ampliamento era stato curato da Pablo CERVANTES.
Nel 1934 uscirono nella lingua della Catalogna La missión social de la Clerecia segons les encicliques 'Rerum Novarum' y 'Quadragesimo Anno', di Iosep RICART (presso J. Vilamala, Barcellona, 341 pp.) e in francese i Fragments de Sociologie Chrétienne, di Tristan D'ATHAYDE (presso Desclée de Brouwer, XII-172 pp.) e soprattutto il Précis de sociologie, di A. LEMONNIER, J. TONNEAU e R. TROUDE, con prefazione di P. DELOS, presso le Editions Publiroc di Marsiglia, 503 pp. (di cui c'è copia presso la Biblioteca della Società San Paolo di Roma e che perciò è possibile che sia stato almeno preso in
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considerazione, se non proprio utilizzato, da Don Alberione per singole questioni, anche se non ne ha ripreso lo schema generale).
Nel 1935, dalla tipografia del Colegio Pio IX di Buenos Aires uscì Los Pontifes Romanos y la Cuestion social, di Carlos CONCI (XXVIII-296 pp.). Nello stesso anno uscirono numerose opere in francese tra cui Essai d'orientation sociale, Spes, Parigi, 256 pp., e Estil vrai que l'Eglise s'en désintéresse?, ivi, 239 pp., del già citato Maurice RlGAUX, e Principes catholiques d'action civique, di D. LALLEMENT (Desclée de Brouwer, 276 pp.). Era pure in francese, ma opera dell'italianissimo Don Luigi STURZO l'Essai de sociologie pubblicato a Parigi da Bloud & Gay, 251 pp. Erano invece in italiano e probabilmente vennero presi in considerazione da Don Alberione i due volumetti di Jacopo BANCHI, pubblicati dall'Anonima Veritas Editrice, di Roma, sotto il titolo generale Corso elementare di sociologia, e i titoli particolari: I. Principi generali e vita familiare (100 pp.) e II. La vita civica e lo Stato (112 pp.).
Nel 1936 vennero pubblicati in spagnolo il Catolicismo social, di Mio TOBAR DONOSO (Ed. Ecuatoriana, 6-259 pp.), in francese i fascicoli XX-XXII del Dictionnaire de sociologie, di AA.VV. (presso Letouzey), e in inglese: T. O'KANE, A Catholic Catechism of social questions, The Catholic Social Guild, 101 pp.
Nel 1937 uscì ancora un'opera del padre RIGAUX, Social parce que chrétien (Spes, Parigi, 118 pp.); altri due gesuiti, H. MATHIEU e Louis CHAGNON pubblicarono, rispettivamente presso L'Action Populaire di Parigi e L'Action Paroissiale di Montréal, L'ordre social chrétien (146 pp.) e Directives Sociales Catholiques (pp. 214). Ma è interessante soprattutto segnalare un'opera che ha qualcosa in comune con quella di Don Alberione: L'Encyclique 'Quadragesimo Anno'. Commentaire pratique par Quéstions et Réponses, edito da Spes, 420 pp.
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Nel 1938 Vita e Pensiero pubblicò di Igino GIORDANI Il messaggio sociale di Gesù. Seconda edizione, VII-316 pp. (la terza edizione uscirà nel 1943, e avrà ancora VIII-318 pp.): era il n° 4 della collana «Biblioteca dell'Unione Cattolica per le Scienze Sociali», che era stata inaugurata nel 1933 dal volume Le Encicliche sociali... che abbiamo già citato sopra e venne continuata poi da: Luigi BELLINI, Saggio di una teoria generale della società: vol. I: La morfologia sociale (XII-296 pp.) e II: La dinamica sociale (XVII-416 pp.); Amintore FANFANI, Cattolicesimo e protestantesimo nella formazione storica del capitalismo (VIII-160 pp.); José M. PALACIO O.P., Concetto cristiano della proprietà. A cura e con un'introduzione sopra 'Esperienze recenti e proprietà privata' di Amintore FANFANI (XXVII-276 pp.).

... che divengono una valanga alla metà degli anni '40

Ma i libri che ci interessano di più per dare un giudizio «storicizzato» sulla tempestività e sull'adeguatezza del Catechismo sociale di Don Alberione sono quelli pubblicati negli anni '40. E bisogna dire che, se negli anni '30 c'era stata una «fioritura», alla metà degli anni '40 si verificava addirittura una «valanga» di libri che trattavano dell'insegnamento sociale della Chiesa. Anche qui procediamo in ordine cronologico e rinunciamo ad esprimere valutazioni per snellire l'esposizione e renderne più facile l'utilizzazione: per questo stesso motivo all'interno dei singoli anni elencheremo i libri secondo l'ordine alfabetico degli autori.
1942: Jacopo BANCHI, Le vie della Provvidenza. Conversazioni spirituali sul Radiomessaggio di S.S. Pio XII del 29 giugno 1941, Soc. Tip. Anonima, Vicenza, 182 pp.; Luigi CIVARDI, Cristianesimo e vita sociale, Ed. Gioventù Ital. di Az. Catt., Roma, 107 pp.; Igino GIORDANI, Le encicliche sociali
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dei Papi, Studium, Roma, 33-537 pp. (nel 1944 uscì: Le encicliche sociali da Pio IX a Pio XII, a cura di I. G., seconda edizione corretta e aumentata, XXXII-700 pp., e nel 1948, stesso titolo, terza edizione corretta e aumentata, 884 pp.); ID., La società cristiana, Ed. Salesiana, Pisa, 11-246 pp.
1943: Franco FEROLDI, Elementi di sociologia cristiana, A.V.E., Roma, 111 pp.; Pietro PAVAN, L'ordine sociale. Ragione e rivelazione, Studium, Roma, 175 pp.
1944: Jacopo BANCHI, Principi dell'ordine sociale cristiano, A.V.E., Roma, 278 pp. (= Biblioteca Sociale A.V.E., 2), Emile-Jean CHEVALIER-Emile MARMY, La communauté humaine selon l'esprit chrétien. Documents, Imprim. Saint-Paul, 16-784 pp. (ne venne fatta poi una seconda edizione riveduta e aumentata nel 1949, ivi, 19-911 pp.); Luigi CIVARDI, Ciò che il lavoratore deve a Cristo, ivi, 64 pp.; poi edito dalle Edizioni Paoline, Francavilla a Mare, 1959; Igino GIORDANI, L'insegnamento sociale dei Papi. Dalle encicliche, ivi, 155 pp. (= Biblioteca Sociale A.V.E., 3); Guido GONELLA, Principi di un ordine sociale. Note ai messaggi di S.S. Pio XII, Ediz. Civitas Gentium, Città del Vaticano, 321 pp.; ISTITUTO CATTOLICO DI ATTIVITÀ SOCIALE, Brevi principi di vita sociale, I.C.A.S., Roma, 35 pp.; Pietro PAVAN, La vita sociale nei documenti pontifici, Vita e Pensiero, Milano, 471 pp.; Card. Adeodato Giovanni PIAZZA, Il messaggio sociale cristiano, A.V.E., Roma, 135 pp. (= Biblioteca sociale A.V.E., 7); Giuseppe SIRI, La ricostruzione della vita sociale, ivi, 144 pp. (ivi, 1); Ferdinando STORCHI, I documenti di Pio XII sull'ordine sociale, ivi, 223 pp. (ivi, 5); ID., L'enciclica «Quadragesimo Anno», ivi, 208 pp. (ivi, 6); ID., I cattolici e i partiti politici, ivi, 56 pp. (ivi, 9); ID., Orientamenti internazionali per la ricostruzione sociale, Studium, Roma, 168 pp.; UNIONE INTERNAZIONALE DI STUDI SOCIALI [DI MALINES], Codice sociale. Schema di una sintesi sociale cattolica, La Civiltà Cattolica, Roma, 138 pp.
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1945: AA.VV. (ossia U. LOPEZ, F.M. CAPPELLO, A. ODDONE, A. BRUCCULERI, A. MESSINEO e F. FILOGRASSI), Il pensiero sociale cattolico, Università Gregoriana, Roma, 152 pp.; AA.VV. (ossia BOUYER, CORDOVANI, CARNELUTTI, GUNDLACH, SARACENO, VANONI, GRAMATICO, NOSENGO e GABRIELE DI S. MARIA MADD.), La persona umana e gli odierni problemi sociali, Studium, Roma, 238 pp.; AA.VV. (ossia un gruppo di studiosi amici di Camaldoli), Per la comunità cristiana. Principi dell'ordinamento sociale, ivi, 19-155 pp.; Giuseppe BALOCCO, Educazione al senso sociale, Coletti Editore, Roma, 187 pp.; Luigi BENDER, Chiesa e Stato, A.V.E., Roma, 110 pp. (= Biblioteca Sociale A.V.E., 13); Natale Bussi, La persona umana nella vita sociale, Pia Soc. S. Paolo, Alba, 390 pp.; Vincenzo CAMPO, Schemi di lezioni di Sociologia Cattolica, vol. I, Tipografia Vescovile, Agrigento, 263 pp.; Giovanna CANUTI, Gesù e la vita sociale, S.A.L.E.S., Roma, 84 pp.; Luigi CIVARDI, Il clero e l'azione sociale, ACLI, Roma, 60 pp.; Leonida DE GOBBI, Sociologia cristiana, con prefazione del prof. Francesco VITO, Gregoriana Editrice, Padova, VII-279 pp.; Amintore FANFANI, Summula sociale, Studium, Roma, 188 pp. (nel '53 ne uscì la 2.a ed. aggiornata, 179 pp.; nel '56, la 3.a, 185 pp.; nel '59, la 4.a, 197 pp.); Venanzio PELISI, Iprincipi sociali della Chiesa nei documenti degli ultimi Pontefici, Àncora, Pavia, 223 pp.; Robert KOTHEN, La pensée et l'action sociales des catholiques, 1789-1944, Warny, Lovanio; Ugo LATTANZI, Marxismo e cristianesimo, A.V.E., Roma, 80 pp.; Andrea ODDONE S.J., Principi cristiani per lo studio della sociologia, Magi-Spinetti, Roma, 344 pp.; Vincenzo SCHILIRÒ, I. Sintesi dell'evoluzione storica del problema sociale; II. Autonomia, S.E.I., Catania, 181 e 68 pp.; Aurelio SORRENTINO, Sintesi di una dottrina sociale cattolica, Pia Soc. S. Paolo, Roma, 375 pp.; Aldo VALENTE, Elementi per un piano organico di economia sociale, Il Popolo Nuovo, Torino, 140 pp.;
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Francesco VITO, La riforma sociale secondo la dottrina cattolica, Vita e Pensiero,.Milano, X-121 pp.; ID. (a cura di), Le encicliche e i messaggi sociali di Leone XIII, Pio XI e Pio XII, Vita e Pensiero, Milano, 8-215 pp. (= Biblioteca dell'Unione Cattolica per le Scienze sociali, 10).
1946: AA.VV., Dizionario sociale, Democrazia Cristiana, Roma, 188 pp.; Mario BARONCI, La politica sociale della Rerum Novarum, Coletti, Roma, 211 pp.; Alessandro CANTONO, Economia Sociale, Marietti, Torino, 226 pp.; Luigi CIVARDI, L'azione sociale cristiana ieri e oggi, ACLI, Roma, 64 pp.; ID., Cristianesimo e vita familiare, A.V.E., Roma, 151 pp. (= Biblioteca Sociale A.V.E., 14); Federico MARCONCINI, Democrazia, Pia Società San Paolo, Alba, 195 pp.; G.B. SCAGLIA e A. TONIOLO (a cura di), Encicliche e messaggi sociali, S.E.S.A., Bergamo, XII-231 pp.
1947: Jacopo BANCHI, Istituzioni di sociologia, voi. I: Sociologia fondamentale, Soc. An. Tipogr. Editr., Vicenza, 327 pp.; Igino GIORDANI, Il messaggio sociale di Gesù, voi. IV: I grandi Padri della Chiesa, Vita e Pensiero, Milano, 350 pp.; Giuseppe LAZZATI, II fondamento d'ogni ricostruzione, ivi, VIII-86 pp.; Giuseppe TOMOLO, L'odierno problema sociologico, Tipogr. Poliglotta Vaticana, Roma, XXIV-490 pp.
1948: AA.VV., Sozialkatechismus. Papstliche Weisungen von AZ (Papst Pius IX., 1846-Papst Pius XII., 1948), Roma, 104 pp.; Mariano CORDOVANI, Spunti di sociologia, Belardetti, Roma, 295 pp.; Robert KOTHEN, L'enseignement social de l'Eglise, Warny, Lovanio, XIX-519 pp.; Jacques LECLERCQ, Introduction à la sociologie, Institut de Recherches économiques et sociales de l'Université de Louvain, Lovanio, 272 pp.
1949: Iridio BÀLMANIS, I problemi sociali risolti dalla ragione e dalla fede, Simar, Milano, 128 pp.; Carlo CECCHELLI, Fondamenti della società cristiana, Ferrari, Roma, 20-194 pp.;
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Luigi STURZO, La società: sua natura e sue leggi, Edizioni Atlas, Bergamo, 384 pp.

Anche se non fu tra i primi, Don Alberione è arrivato in tempo

Gli elenchi che terminiamo di proporre sono ben lungi dall'essere completi, ma proprio per questo sono ancora più significativi. Si sarà notato che il grande «boom» di libri sulla dottrina sociale della Chiesa è caduto alla metà degli anni '40, e più esattamente nel biennio '44-'45, o se vogliamo includere anche il '46, in un triennio. L'opera di divulgazione di Don Alberione arrivava pertanto abbastanza tardivamente, nel '49, ma era pur sempre attualissima, soprattutto per la non mai completamente realizzata opera di informazione e di orientamento della coscienza cristiana.
Questo resta confermato anche dal fatto che contemporaneamente e dopo il libretto di Don Alberione anche altri sentirono il bisogno di contribuire a questa opera di informazione e di orientamento. Incompleta per il periodo precedente all'opera di Don Alberione, la nostra ricerca lo è ancora di più per il periodo contemporaneo e soprattutto successivo, ma siamo in grado ugualmente di indicare numerosi titoli a documentazione di questa costante necessità di proporre la «dottrina sociale» della Chiesa.
Nel 1950: John F. CRONIN, Catholic social principles. The social teaching of the Catholic Church applied to American economic life, The Bruce Publishing Co., Milwaukee; Pietro PAVAN, L'uomo nel mondo economico, Figlie della Chiesa, Roma. Nel 1951: AA.VV. (ossia i vescovi del Québec), Il problema operaio e la dottrina sociale della Chiesa, Ist. Soc. Ambrosiano, Milano; Constantius van GESTEL O.P., De Grote Keure von de sociale Orde. Rerum Novarum
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historisch ingeleid en toegelicht, 'tGroeit, Anversa-H. Nelissen, Bilthoven (trad. it.: La dottrina sociale della Chiesa, Città Nuova Editrice, Roma, 1965); L. GIANCOLA, Introduzione alla morale sociale, Belardetti, Roma; G. JARLOT, Compendium Ethicae Socialis, Gregoriana, Roma. Nel 1952: AA.VV. (ossia il Comitato teologico consultivo del card. Gerlier), Questioni di morale sociale, Ist. Soc. Ambrosiano, Milano; G. JARLOT, De principiis ethicae socialis. Documenta ultimorum Romanorum Pontificum. I: Leonis XIII, Pii X, Benedicti XV, II ed. aucta et emendata, Gregoriana, Roma (il voi. II: Documenta Pii XI et Pii XII, uscirà nel 1955); Raimondo SPIAZZI O.P., Orizzonti sociali della Chiesa, Belardetti, Roma; Gustave THILS, Théologie et realità sociale, Casterman, Tournai; Saverio ZUPI, Schema di un codice cristiano del lavoro. Testi pontifici disposti informa di codice, Edizioni Paoline, Alba.

Ci fermiamo qui. Probabilmente non ha più molto senso continuare a elencare i non pochi libri che uscirono successivamente soprattutto a commento di qualche importante documento ecclesiale in materia, come la costituzione conciliare Gaudium et Spes o le encicliche Populorum Progressio, Octogesima Adveniens e Laborem Exercens, perché non sarebbe più necessario per dare il senso della collocazione storica dell'operetta di Don Alberione. È ormai sufficientemente documentato, ci sembra, che, anche se non fu... tempestivissimo, Don Alberione fu pure in questa occasione particolarmente attento ai segni dei tempi.
In questo nostro saggio di introduzione ci interessava precisare la tempestività e l'adeguatezza dell'operetta di Don Alberione. Sulla tempestività crediamo di avere già detto abbastanza. Sulla questione dell'adeguatezza, bisogna forse distinguere il giudizio che possiamo dare noi oggi e quello che si poteva e si doveva dare «a caldo». E in questo senso sembra doveroso
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rifarsi al giudizio positivo e anzi alle parole di plauso di autentici esperti ed operatori in questo difficile campo come il P. Cappello, la Civiltà Cattolica e alcune riviste americano-canadesi, come osservammo fin dalle prime righe di questo saggio. Né si può dire si trattasse solo di parole di circostanza, perché soprattutto il giudizio del P. Cappello fa dei riferimento concreti, frutto di una lettura «attenta».
Dopo aver espresso il giudizio complessivo che questo «lavoro... è fatto molto bene», lo precisa e lo fonda dichiarando che «la forma è semplice e piana, l'espressione chiara e ordinata, la dottrina esattissima. Le citazioni dei documenti pontifici sono assai opportune e confermano egregiamente la dottrina esposta nelle singole lezioni». Insomma l'operetta raggiungeva pienamente il suo scopo di mediazione dal punto di vista culturale e apostolico. A conclusione del suo giudizio il P. Cappello poteva perciò dichiarare di essere «certo che la pubblicazione farà un gran bene».

Attualità e opportunità di questa riedizione nell'«Opera Omnia»

La ripubblicazione del Catechismo sociale tra i primi volumi dell'«Opera Omnia» di Don Alberione ha il significato di una valutazione positiva e della speranza di un'ulteriore valorizzazione da parte della comunità ecclesiale e particolarmente dei Paolini. Ed è una speranza ben fondata, anche se non possiamo certo trascurare di mettere in evidenza che gli oltre trent'anni dalla prima edizione e gli oltre venti dall'ultima non sono trascorsi invano.
È aumentata infatti la «materia» dei documenti pontifici dai quali attingere ulteriori conferme delle posizioni e degli insegnamenti già presenti: è ben nota l'abbondanza e la qualità
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Il Catechismo sociale non è l'unica opera in cui Don Alberione si sia interessato del significato umano e cristiano e persino religioso del lavoro. Questo è infatti l'argomento principale dell'opuscolo del gennaio 1954 Il lavoro nelle Famiglie Paoline (cfr. CISP 1075-%), che parla del lavoro come virtù umana e religiosa e particolarmente paolina; non vi si affrontano invece per nulla i problemi dell'organizzazione del lavoro «profano» e quindi della «questione sociale». Analogamente, l'opuscolo Per una coscienza sociale, del novembre 1953 (cfr. CISP 1061-74), non riguarda tanto la «sociologia» quanto la «socievolezza», ossia le esigenze che derivano (particolarmente ai Paolini) dal fatto di vivere insieme ad altri.
C'è in quest'ultimo opuscolo un'affermazione veramente interessante: «Oggi, più che nei tempi passati, è necessario uno studio sufficiente della sociologia. La nostra vita si svolge in parte notevolissima in società; ed è nella società che si deve esercitare l'apostolato e santificare le relazioni» (CISP, p. 1062). È un'affermazione sorprendente se si pensa che agli inizi dei suoi studi filosofici e teologici, Dante Brandi di Roma si vide ritirare e sigillare le opere di sociologia dal vicerettore del Collegio Capranica, mons. Carinci (cfr. A. ADAMI, Cinquant'anni tra i netturbini, Edizioni Paoline, Bari, 1964, pp. 23s). C'era probabilmente il timore di cui si fece eco anche Paolo VI nel suo discorso del 13 agosto 1969, osservando che «perfino la teologia cede sovente il passo alla sociologia» (udienza generale del mercoledì 13 agosto 1969: cfr. Insegnamenti di Paolo VI, Tip. Poliglotta Vaticana, VII [1969], p. 1013).
Si deve riconoscere che c'è molto di vero nell'amara constatazione del filosofo Nicola Berdjaev: «I cristiani hanno provocato, in seno alle moltitudini dei lavoratori, accostamenti gravemente dolorosi collegati con la religione, hanno fatto tutto il possibile per facilitare la propaganda antireligiosa in mezzo agli operai».
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Don Alberione però veniva da un ambiente nel quale non era mancata l'opera di autentici apostoli, oltre che studiosi del fenomeno «sociale», come S. Giovanni Bosco, S. Leonardo Murialdo e soprattutto il Toniolo, e quindi non solo conosceva i problemi ma anche il tentativo di dare loro una risposta nelle idee e nei fatti.

I cristiani del passato hanno la loro responsabilità per le insensibilità e i ritardi di cui hanno dato prova su questo problema come su altri. Ma forse qualche volta li si «colpevolizza» oltre misura. La lettura di quest'opera di Don Alberione potrà contribuire a stabilire un'immagine più vera di un cristianesimo certo insufficiente culturalmente e operativamente, ma che non ha cessato di sforzarsi per rendere tutti e ciascuno coscienti della propria dignità naturale e soprannaturale, che non è ostacolata dall'obbedienza alla volontà di Dio, ma anzi trova in essa la sua conferma e la sua garanzia suprema. Dio e l'uomo sono i due poli perenni per impostare e risolvere tutti i problemi, ivi compresi quelli che si riferiscono all'organizzazione del lavoro, alla «questione sociale». E questo il Catechismo sociale di D. Alberione lo propone con chiarezza e rara capacità di schematizzazione e di sintesi.

A prescindere dalla concorrenza di altri autori e altre opere sul mercato generale, il Catechismo sociale di Don Alberione fu soppiantato ben presto nello stesso catalogo delle Edizioni Paoline da diverse altre opere e soprattutto dall'omonimo e ben più ampio Catechismo sociale in tre grossi volumi del domenicano Eberhard WELTY, pubblicato già nel 1966. In tempi più recenti hanno conosciuto un singolare successo presso le Edizioni Paoline la sintesi piuttosto «tradizionale» redatta dal card. Joseph HOFFNER, La dottrina sociale cristiana, 2 ed. nel 1979, e l'edizione commentata da Don Giuseppe MATTAI della Laborem Exercens, che abbiamo citata sopra
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(e che si avvale anche di un ampio indice analitico preparato dal sottoscritto).
Di fronte a queste opere, il libro di Don Alberione è più «datato» e più '«limitato», ma testimonia un amore a Dio e all'uomo che continua ad essere veramente «esemplare» ed è perciò un libro attuale e opportuno ancor oggi.

Luigi Giovannini SSP


NOTA PER LA CRITICA TESTUALE

Come si rileverà, abbiamo fatto un attento confronto testuale tra le prime quattro edizioni e la quinta, che si può considerare quella «definitiva»: le indichiamo con i rispettivi numeri romani: I, II, III, IV e V. Allo scopo di risparmiare spazio, senza tuttavia nulla perdere in chiarezza, precisiamo che per evidenziare le aggiunte delle varie edizioni, indichiamo queste ultime in nota insieme alla prima e all'ultima parola dell'espressione o del periodo o del capoverso aggiunti; analogamente, per indicare le variazioni tra un'edizione e l'altra, in nota riferiamo l'indicazione dell'edizione (in cui è avvenuta la variazione) con la prima e l'ultima parola definitive e quindi, per esteso, com'erano formulati l'espressione, il periodo o il capoverso nelle precedenti edizioni. Per semplificare la lettura del testo non vi abbiamo introdotto segni diacritici, ma unicamente degli esponenti letterali che rimandano alle suddette note.
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PONTIFICIA UNIVERSITAS GREGORIANA
Piazza della Pilotta 4 - ROMA

21-12-'49
Ho letto attentamente il lavoro «Elementi di Sociologia
Cristiana
». Esso è fatto molto bene. La forma è semplice
e piana, l'espressione chiara e ordinata, la dottrina
esattissima. Le citazioni dei documenti pontifici sono assai
opportune e confermano egregiamente la dottrina esposta
nelle singole legioni.
Sono certo che la pubblicazione farà un gran bene.

F. M. CAPPELLO, S. I.

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1 In origine, Don Alberione intitolò il presente catechismo: Elementi di sociologia cristiana. Nella prima edizione, forse per una svista, le segnature interne dei sedicesimi portano il titolo «Primi elementi...». Con la terza edizione, il titolo Elementi di sociologia cristiana fu cambiato in quello definitivo di Catechismo sociale.

2 Questo è particolarmente evidente per l'aggiunta dei nn. 405ss, nella 49.ma lezione.

3 È solo con la quarta edizione che i sei argomenti vengono contrassegnati con un numero romano e con la parola «capitolo».
Nelle edizioni precedenti i sei temi sono contraddistinti semplicemente dal titolo tutto in maiuscolo e magari in neretto.