Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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MEZZI DI GRAZIA

I Sacramenti

1. Sono segni sensibili, istituiti da Nostro Signore Gesù Cristo, che significano e conferiscono la grazia. Si dividono per ragione dell’effetto, della necessità, del carattere, ecc.
2. Tra i mezzi di santificazione tengono il primo posto.
Essi servono alla generazione, accrescimento, riparazione, nutrizione della vita soprannaturale; come pure alla preparazione dei genitori naturali e soprannaturali.
Ognuno poi ha la sua particolare eccellenza e suoi particolari effetti.
3. Condizioni: altre sono esterne altre interne, altre per i sacramenti dei vivi, altre per i sacramenti dei morti, ecc.
La massima frequenza occorre per alcuni; il massimo rispetto per tutti.
Nascono sul Calvario, operano per lo Spirito Santo.
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La Confessione

1. La confessione: è grande mezzo di perfezione. Nella vita spirituale: gli Esercizi Spirituali fissano il proposito generale, il ritiro mensile il proposito particolare, la confessione settimanale è la rivista e l’emendazione della settimana. Ha ufficio e scopo di assoluzione e santificazione della settimana.
2. La confessione è il canale di grazia santificante speciale; è il ristoro per le forze perdute; è la luce per il cammino nuovo; è la mozione del cuore alle risoluzioni; è la benedizione o l’approvazione divina sul lavoro quotidiano nella grande impresa della salita a Dio.
3. a) Scegliere bene e chiari i propositi settimanali; b) farli oggetto dell’esame, dolore, accusa, proposito, soddisfazione settimanale; c) essere costanti nel rendiconto progressivo e nel cammino costante.

[DFin 24. 50. 114. 146. 191] Santa Comunione

1. La Santa Comunione: è unione con Gesù Cristo Dio e uomo, unione non comune, ma sacramentale. Essa opera l’adesione con
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Gesù Cristo con la mente, il cuore, la volontà.
2. Gesù Cristo è verità: è quindi utile intendere di assorbire e nutrirci delle verità che sono il pane dell’anima: in modo di sostituire la mente nostra con quella di Gesù Cristo. - Gesù Cristo è via: è la perfezione stessa in ogni movimento e passo e virtù: intendere quindi di acquistare il suo cuore per il Padre, il suo cuore per gli uomini, il suo odio al peccato, la sua umiltà interiore, la sua povertà, purezza. - Gesù Cristo è vita: cioè ogni grazia di medicina, di operazione, di elevazione, di santità, comune ed eroica; intendere perciò di venire santificati, compenetrati da questa divina realtà.
3. La preparazione riguarda la mente che abbomina ogni dottrina non conforme a Gesù Cristo e fa atti di fede e desideri di fede; riguarda la volontà che detesta ogni male, imperfezione, mal abito e fa atti di desideri e propositi di virtù; riguarda il cuore che vuol essere sanato e santificato e propositi. - Quindi è una preparazione completa. Uniforme il ringraziamento.
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[DFin 24. 38. 47. 50. 114. 160. 191] La Santa Messa

1) È la rinnovazione del Sacrificio della croce, in modo incruento, sui nostri Altari: per adorare, ringraziare, soddisfare, pregare, in Gesù Cristo e per Gesù Cristo, Dio nostro Padre.
2) Ha frutti generali, particolari, specialissimi.
È il centro e principale atto di culto.
È il centro e principale pratica di pietà.
È santo e salutare: sentirla, sentirla spesso, parteciparvi interamente facendovi la Santa Comunione.
3) Molti sono i metodi per assistervi: il liturgico, quello dei quattro fini, le orazioni comuni, la meditazione della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo.
Suggeriamo: a) da principio al Vangelo, onorare Gesù Verità, meditando ed applicando la dottrina sacra, specialmente Epistola e Vangelo. b) Dal Vangelo al Pater onorando Gesù Via al Padre, specialmente nella Passione e preghiera. c) Dal Pater al fine, onorare Gesù Vita dell’anima, con la Comunione e con la grazia santificante e medicinale.
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[DFin 24. 38. 84. 144. 152. 153. 154. 160. 191] Visita

1. La Visita al Santissimo Sacramento è onorare l’Eucaristia come trono di grazia oltreché come Messa e Comunione. È l’anticamera del cielo; è il sospiro e la preparazione alla Visione celeste. È grazia, è luce, è conforto.
2. Essa ha i quattro fini della Messa: l’Adorazione di Nostro Signore Gesù Cristo Dio e uomo: e in Lui e per Lui il Padre; è il ringraziamento degno; è propiziazione per i peccati; è impetrazione per tutti i nostri bisogni.
3. Modo: a) farla realmente e costantemente; b) nel farla gradatamente e con semplicità, avvicinarci al metodo dei quattro fini; c) considerarla come il nostro rifugio poiché è qui che Gesù Cristo si mostrò specialmente Via, Verità e Vita.

* * *

[DFin 50. 81] 1. Molti sono i metodi insegnati, fra cui più spesso quello dei quattro fini, delle orazioni comuni, ecc. Fra essi: quello che onora Gesù Maestro Verità, Via, Vita, lo si indica particolarmente. Si divide l’ora in tre spazi.
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2. Importante perché gradito al Divin Maestro che pare avercelo insegnato con dichiararci: «Io sono la verità, via, vita».1 Conforme a natura perché noi abbiamo intelligenza, volontà, cuore. Realizza a poco a poco nell’anima «amare il Signore, con la mente, con le forze, con il cuore».2 Aiuta assai lo studioso ad essere completo; utilizza tutto: studio, mezzi di grazia, doni naturali. È specialmente buono per il Paolino.
3. a) Io sono la verità:3 si riassume tutto ciò che si sa di studio, di istruzione religiosa, di Bibbia e si riferisce in lode e ringraziamento al Divin Maestro. b) Io sono la via:4 si meditano tutte le virtù evangeliche: teologali, morali, ecc. praticate da Gesù Cristo e si paragona la nostra con la vita di Gesù Cristo con lungo esame di coscienza per conchiudere con il dolore e la lode a Gesù Cristo. c) Io sono la vita:5 Gesù Cristo è grazia: e perciò si prega per i bisogni spirituali, naturali, per il prossimo, tutto il mondo, non dimenticando l’intercessione della Santissima Vergine, degli Angeli, dei Santi.

[DFin 82. 114. 115-121. 160] L’orazione

1. È: «elevatio mentis in Deum»; o «petitio decentium a Deo».6 La prima definizione
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si riferisce specialmente all’orazione mentale; la seconda all’orazione vocale. Si divide in: mentale, dove predomina la mente; vocale, dove predomina la parola; vitale, dove predominano le opere; abituale, vi è lo stato o spirito di orazione.
2. È necessaria: per salvarsi. «Chi prega si salva».7 Di necessità assoluta; poiché agli adulti le grazie si concedono soltanto se si prega (Teologia).
Di fatto si salvò e si salva ognuno che prega. La preghiera è poi infallibile quanto ad effetto per le grazie spirituali; per le materiali in quanto utili. Si appoggia all’onnipotenza divina, ai meriti di Gesù Cristo, alle promesse del Signore.
3. a) Richiede tre condizioni: umiltà, perseveranza, confidenza. b) La mentale sia di ogni giorno ed ottimo è il metodo di Sant’Ignazio; la vocale specialmente di regola; molto importa la vitale poiché ogni opera oltre il valore soddisfatorio e meritorio ha valore impetratorio. Ottimo è lo stato abituale di orazione. c) Si provi di qua a indovinare: mi salverò? se prego. Mi farò santo? se prego molto.
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[DFin 27. 40. 42. 44] Direttore spirituale

1. È l’angelo visibile che guida l’anima nel cammino della perfezione. Spesso si identifica col confessore abituale. Esso ha gli uffici dell’Angelo per Tobiuzzo: illumina, custodisce, regge fino alla casa paterna nel cielo l’anima docile.
2. Ragioni naturali: trovare un amico è trovare un tesoro: poiché troviamo una intelligenza, un’esperienza, un sostegno robusto.
Ragioni soprannaturali: Dio si serve delle cause seconde anche nel governo delle anime. Dio benedice l’umiltà e la docilità. L’esempio dei Santi: Beato Cottolengo, Beato Bosco,8 Sant’Ignazio, tutti i maggiori fondatori e formatori di anime.
3. Scelta: [a)] «si doctus, si sanctus, si prudens regat nos».9 b) Aprire la coscienza: facendogli conoscere: il passato, il presente, i propositi pel futuro. Inoltre giova sappia: inclinazioni, circostanze di vita, pericoli, abitudini. c) Docilità come Paolo ad Anania, specialmente nei punti più delicati, di scelta e orientamento della vita.
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[DFin 32] Virtù

1. È la virtù la perfezione della volontà che finisce di inclinare al bene per una lunga ripetizione di atti. Sono quattro le naturali: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza; sono tre le teologali: fede, speranza, carità; sono dodici le virtù morali.
2. La perfezione della volontà è importante quanto la perfezione dell’intelligenza. Le virtù si acquistano per via soprannaturale con la preghiera, i Sacramenti, i doni dello Spirito Santo, per via naturale coll’esercizio (ex repetitis actibus) finché si giunga a fare prompte, faciliter, delectabiliter.10
3. Come acquistarle: a) una per volta, generalmente; b) con gran cuore, usando tutti i mezzi.

Fuga delle occasioni

1. Dicesi occasione ciò che presenta un pericolo di peccato: persona, cosa, atto, lettura, male abito ecc. Può quindi essere interna od esterna. È poi prossima, se la caduta è molto probabile, sebbene sia incerta la caduta; remota, se la caduta è poco probabile. Il prossimo e remoto è spesso relativo alle persone o circostanze.
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2. Mettersi volontariamente o rimanere spontaneamente nel prossimo pericolo di peccato è mai lecito: diventa ciò peccato duplice, cioè contro la carità verso noi e contro la virtù che si può violare. Sarà grave o leggero secondo la gravità del pericolo o la gravità del male cui si espone di commettere.
Per giusta causa è lecito esporsi volontariamente a prossimo pericolo di peccare e rimanervi pel tempo necessario: purché si adoperino cautele per cui il pericolo sia reso remoto. Se però il pericolo di caduta costituisce morale certezza di caduta è da evitarsi absolute.
3. Ognuno ha pericoli gravi o leggeri: si evitino i volontari tutti; i necessari si rendano sempre remoti con vigilanza e preghiera.
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[DFin 18. 124-131. 199] Lo stato laicale

1. Ognuno ha sulla terra una missione: la studii, l’accetti. È gran fallimento «far nulla», il più grave, dopo la via del peccato: verrebbe da pigrizia, o da superbia, o da disonestà.
2. Nello stato laicale molti gradi e doveri: il lavoro però è di tutti; dar figli a Dio è grande sacramento: o l’apostolato, o la sofferenza, o le sostanze.

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1. Le vie su cui gli uomini camminano verso il Cielo sono tre: quella dei comandamenti, lo stato religioso, lo stato sacerdotale.
Lo stato dei comandamenti è lo stato laicale. È il necessario per tutti: giacché due sono i mezzi di salvezza: fede e opere.
2. La via dei comandamenti obbliga e stringe tutti. Gesù Cristo disse: «serva mandata».11 La legge stessa naturale contiene i comandamenti, se si eccettua la parte positiva del terzo. Perciò i comandamenti obbligano tutti, subito, sempre, appunto
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perché sono promulgati colla creazione dell’uomo, e scritti nel cuore. Della trasgressione di essi sono colpevoli anche i gentili (San Paolo).
3. a) Ogni persona che vuole essere cristiana, o religiosa, o pia, anzitutto deve osservare i comandamenti. La legge positiva si fonda sulla legge naturale. Gesù Cristo rimprovera i farisei che, fedeli alle tradizioni, violano la legge naturale; b) l’esame di coscienza in primo luogo portato sui comandamenti: nessuna virtù è ferma senza di essi; c) il Codice Canonico e ogni legge o consiglio evangelico suppongono di già l’osservanza della legge naturale.

[DFin 12. 18. 21. 35. 87. 199] Lo stato sacerdotale

1. Lo Stato Sacerdotale è la seconda via che si innalza sulla prima, che già suppone percorsa. Il Sacerdote è un uomo, elevato a rappresentare Gesù Cristo, dispensatore dei doni di Dio. Quis in natura? quis in dignitate? quis in officiis?12
2. Emerge la sua grandezza considerando: che presso Dio è ministro, non servo; presso Gesù Cristo ha potere sopra il suo Corpo Reale; presso gli uomini ha facoltà divine sul Corpo Mistico di Nostro Signore Gesù Cristo.
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3. Doveri: a) occorre vocazione, studio, santità, zelo per ascendervi; b) al Sacerdote si deve aiuto, cooperazione, preghiera, confidenza, venerazione.

[DFin 18. 34. 35. 37. 57. 60. 70. 83. 86. 107. 124-131. 148. 159. 161. 199. 200. 211. 212. 213] Lo stato religioso

1. Lo Stato Religioso è uno stato di vita in cui si tende alla perfezione mediante l’osservanza dei tre voti nella vita comune. Stato: cioè ha una stabilità; di perfezione: e quindi tutte le famiglie religiose sono uguali nella sostanza per il fine primiero; che si conseguisce coi tre voti; distinguendosi solo per il fine secondario (educazione, infermi, stampa, ecc.). Vita comune essendo questa un obbligo.
2. Importanza. Per il Religioso: più grazie, più facilità alla santità, salvezza più sicura, morte più tranquilla. Per la società: fanno le grandi opere; sono una esterna manifestazione della santità della Chiesa, sono esempio santo, sono più fermi nella dottrina.
3. Pratica. Stima dello stato; considerarne i privilegi e le grazie; restare umili e santamente desiderosi.

[DFin 60. 66. 70. 105. 106. 161. 199] L’obbedienza

1. Come virtù impegna tutti ad assoggettarsi ai legittimi Superiori nelle rispettive
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materie; come voto obbliga il religioso per un nuovo impegno ad ascoltare in quelle cose che direttamente o indirettamente si riferiscono alla vita dell’Istituto, cioè all’osservanza dei voti e costituzioni. Talora l’obbedienza impegna solo all’atto esterno, per lo più anche all’atto interno; ottima se inclina pure il giudizio.
2. È virtù ottima perché dà a Dio la parte più eletta dell’uomo.
È virtù continuamente praticata dal Divin Maestro, dalla Santissima Vergine, dai Santi.
È virtù che in cielo innalzerà su tutti l’obbediente.
3. Deve essere: cieca, cioè obbedire sull’autorità, non solo sulla ragione; pronta, cioè eseguire immediatamente, con semplicità; totale a tutti i superiori, in tutte le prescrizioni, in tutte le circostanze di tempi, di luoghi, di persone.

[DFin 60. 66. 70. 106. 161. 199] Castità

1. È virtù e voto pel religioso: che vieta ogni atto di lussuria; tanto esterno che interno. Quindi impegna ad usare tutti i mezzi. È virtù difficile avendo nemici molti; è virtù delicata, essendo facile la gravità; è virtù eccezionale per la terra.
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2. Importanza: rispetto a Dio, a Gesù Cristo, alla Santissima Vergine e santi. Effetti: in terra, in cielo. Frutti: in noi, nel prossimo.
Meditare innanzi alla Santa Famiglia e al Crocifisso.
3. Richiede due mezzi: a) orazione, specialmente frequenza pia ai Santi Sacramenti e divozione a Maria Santissima; b) vigilanza sui pericoli interni (fantasia, cuore, pensieri), sui sensi esterni (vista, udito, tatto, gusto), sulle disposizioni inclinanti (superbia, accidia), sulle occasioni (vestito, divertimenti, compagni, letture, ecc).

[DFin 60. 66. 70. 82. 106. 161. 199] Povertà

1. È virtù e voto pel religioso. Virtù in quanto importa distacco interiore ed anche esteriore se voluto da Dio: in quanto voto semplice e pubblico importa che tutto quanto il religioso acquista per sua industria, o intuitu religionis,13 sia della religione; inoltre per ogni cosa abdica il diritto di disporne ed usarne senza la licenza.
2. È la prima beatitudine e quasi gradino a tutte le altre; è la prima virtù che Gesù Cristo abbracciò sulla terra, appena comparve fra gli uomini; è apportatrice di
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molta pace e libertà; sorgente di meriti grandissimi; libera da mille sollecitudini e pericoli.
3. [a)] Occorre un certo grado a tutti. b) Occorre più amarla e preferirla che non esaminare fino a quanto obblighi strettamente. c) Si pratica nel vestito, vitto, alloggio, vita, morte, elemosina, cura del tempo e delle cose, preferenza alle cose e persone povere.

[DFin 23. 37. 59. 60. 66. 70. 132-136. 161. 199. 209] La vocazione del religioso

1. La vocazione del religioso è di natura speciale: «si vis perfectus esse»;14 quindi inchiude una volontà essenziale di farci santi: e vale per l’uomo, la donna, il Sacerdote; persino sono possibili condizioni speciali pel coniugato e per il secolare, purché in condizione di adempiere i doveri.
2. Quindi suppone: a) una maggiore infusione di grazie dal Signore; b) una speciale attrattiva alla vita pia con desiderio intimo e forte di perfezione; c) una responsabilità e un rendiconto maggiore.
3. Pratica: a) alcuni sentono la voce divina e non corrispondono; b) altri cominciano e si stancano; c) chi comincia e persevera avrà grande premio.
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[DFin 60. 161. 165. 199] Doveri del religioso

1. Prender i mezzi di santificazione che sono: i comuni: virtù ordinarie, frequenza ai Santissimi Sacramenti, assiduità alle preghiere; i generali: osservanza della povertà, castità, obbedienza, che sono i voti di ogni famiglia religiosa; gli speciali: cioè l’osservanza della regola ed i particolari impegni, indirizzi, ordini, offici, nella propria religione.
2. Il religioso è tenuto sub gravi ad attendere alla perfezione. Tutti vi sono invitati: egli ha obbligo: a) per forza della professione; b) perché qui sta tutto lo stato religioso e questo diventa quindi dovere di stato (come pel padre l’educazione dei figli); c) per tutte le ragioni che devono sollecitare il sacerdote ed il laico ed a maggior forza.
3. a) Pecca gravemente il religioso che trascura tutti i mezzi; b) i Superiori sono tenuti sub gravi ad avvertire, a far tenere gli Esercizi Spirituali, a curare le confessioni, ecc.; c) beato chi, abbracciando il mestiere o professione della perfezione, non ha più altro pensiero che questo: «Voglio farmi santo». È come uno scultore che vuol essere sommo nell’arte sua.
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[DFin 39. 60. 161. 199] Mezzi di santificazione del religioso

1. I mezzi generali di santificazione pel religioso sono: l’osservanza dei voti e la vita comune. I voti sono una legge privata imposta a se stessi, che prende senso e obbligazione dalla legge canonica e dalle regole. Trasformano e innalzano tutte le azioni del religioso ad uno stato e merito speciale.
2. Che importano? Il voto solenne di povertà importa l’abdicazione fino alla radice, cioè alla stessa possibilità a possedere; mentre per il voto semplice si ritiene il diritto o la possibilità di possedere: ma si rinuncia al diritto di disporre e di usare senza il permesso. Per il voto di castità il religioso rinuncia ad ogni atto interno od esterno contro la castità, anche a ciò che sarebbe lecito nel matrimonio. Per il voto di obbedienza si assume l’obbligo di obbedire ai superiori in ciò che directe vel indirecte15 riguarda la vita dell’Istituto, cioè i voti e le costituzioni.
3. Tutto questo: a) si deve fare volentieri; b) è facile perché le regole assicurano l’osservanza, essendo esse stesse i mezzi sufficienti.
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[DFin 39. 60. 105. 107. 161. 165. 199] La vita comune

1. È parte ormai costitutiva della vita religiosa. Essa è la esterna e viva espressione di società: una moltitudine che ha in comune i mezzi allo scopo, sotto la guida di un’autorità, che rappresenta Dio.
2. a) Salva da infiniti pericoli: che sono il capriccio individuale, la solitudine, la incostanza, il polverizzamento, la mondanità, ecc. ecc.
b) Dà infiniti mezzi: l’istruzione, la vigilanza, la correzione, il conforto, il sostegno, la forza al fine eterno e particolare, le preghiere, l’esempio, ecc. ecc.
3. a) Sopportarla con pazienza: poiché ha i suoi pesi e i suoi sacrifizi di intelligenza, richiedendo umiltà di mente; sacrifizi di volontà, richiedendo obbedienza; sacrifizi di cuore, richiedendo amore vicendevole. b) Amandola, con generosità ed entusiasmo: è là che si guadagna il cielo, si avrà conforto in morte, suffragio per l’eternità. «Charitas numquam excidit».16

[DFin . 60. 105. 162. 163. 166. 199] Le regole particolari

1. Sono i regoli della vita in particolare, poiché ogni comunità ha il suo
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timbro speciale. Sono necessarie per l’esistenza; sono utili per il conseguimento del fine; sono il conforto in morte come a S. Giovanni Berchmans.
2. Poche volte è peccato grave trasgredirle: eccetto che si faccia o tocchi la materia dei voti per principio e per disprezzo, con grave scandalo, con pericolo di grave danno spirituale proprio o della comunità. Ma esse regole non sono un semplice consiglio, quindi raramente sono prive di peccato le varie trasgressioni. L’abituale trasgressione poi è uno stato peccaminoso e di gravi conseguenze. La fedeltà abituale invece le rende dolci, meritorie, ed eleva la vita ad un grado superiore.
3. Si devono osservare: a) ciecamente; b) prontamente; c) costantemente. «Odisse ut pestem dispensationem in regulis».17
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1 Gv 14,6.

2 Cf Mc 12,30 e par.

3 Cf Gv 14,6.

4 Cf Ibid.

5 Cf Ibid.

6 Cf note 69 e 70 al capitoletto Il mezzo della Grazia (DFst 58).

7 Cf S. ALFONSO DE’ LIGUORI, Del gran mezzo della preghiera, capo 1, ultimo capoverso: «Chi prega, certamente si salva; chi non prega, certamente si danna».

8 Ora S. Giuseppe Benedetto Cottolengo e S. Giovanni Bosco.

9 «Se santo, se dotto, se prudente ci governi». La frase completa, attribuita a S. Teresa d’Avila, è: «Si doctus doceat, si sanctus oret, si prudens regat nos - Se è dotto, insegni; se è santo, preghi; se è prudente, ci governi».

10 «Con prontezza, con facilità e piacevolmente». Espressione non facilmente riconducibile ad un autore singolo. Haering dice: «La Scolastica mette in rilievo, nella virtù, specialmente la fermezza della disposizione, la prontezza e la facilità nell’agire, tutte qualità che si acquistano prima di tutto con l’esercizio e caratterizzano l’abitudine. Non vi sarebbe, però, nulla di più assurdo che il dare eccessiva importanza all’esercizio meccanico e all’abitudine materiale» (B. HAERING, La legge di Cristo, Trattato di Teologia Morale, Libro I, Morcelliana, Brescia, 1961

2 , p. 602).

11 Mt 19,17: «Osserva i comandamenti».

12 «Chi è nella natura, chi nella dignità, chi nei doveri?».

13 «In vista della religione o dell’istituto». Si veda Codice di Diritto Canonico, promulgato da Benedetto XV, nel 1917, can. 580,2.

14 Mt 19,21: «Se vuoi essere perfetto».

15 «Directe vel indirecte»: direttamente o indirettamente.

16 1Cor 13,8: «La carità non verrà mai meno».

17 «Odiare come peste il dispensarsi dalle regole». - La frase è attribuita a S. Giovanni Berchmans e la si trova nel volumetto del Testore: La perfezione della virtù.