Anno XXVIII
S. PAOLO
SETTEMBRE-OTTOBRE - 1953
ROMA - Casa Generalizia
AVE MARIA, LIBER INCOMPREHENSUS, QUAE VERBUM ET FILIUM PATRIS MUNDO LEGENDUM EXHIBUISTI (S. EPIPHANIUS EP.)
FORMAZIONE UMANA
1) Fine dell'educazione nella Congregazione si è di formare il religioso paolino. Occorre procedere con sapienza ed amore.
Occorre che vi sia una base, un punto di partenza: l'uomo retto; su di esso si può costruire il buon cristiano, il figlio di Dio; su questo si può elevare il religioso santo, che potrà essere laico o sacerdote; e del religioso santo si può fare un apostolo sopra il grande modello S. Paolo.
Se mancasse la base, l'uomo retto: nell'usare dell'intelligenza, delle forze, del cuore, secondo ragione, crollerebbe tutto; come è chiaro in chi non osserva i Comandamenti.
2) Gesù Cristo, apostolo del Padre, fu prima «perfectus homo»; anche qui Egli è via. Il concetto «perfectus homo», non implica soltanto che Egli ebbe anima razionale e corpo organico; ma significa il perfetto ordinamento delle sue facoltà, da una parte, secondo Dio; dall'altra ed insieme, secondo ragione. Chi lo poté accusare di peccato su qualche punto? Fu il perfetto figlio di famiglia, il perfetto fanciullo, il perfetto giovane, il perfetto operaio, il perfetto cittadino, il perfetto suddito, il perfetto re; fu perfetto in casa, in società, nel tratto, nella preghiera, nella solitudine; fu perfetto nella prudenza, giustizia, fortezza, temperanza; fu perfetto nell'apprendere come discepolo e perfetto nell'insegnare come Maestro, nel cercare la gloria di Dio e la salvezza dell'uomo come Apostolo.
3) Il nostro interno ed il nostro esterno devono servire a Dio. Tutte le cose sono modellate da Lui: tutto, anche le cose più materiali, sono da Dio date in servizio all'uomo; e l'uomo dovrà usarle in servizio di Dio: «bonum ex integra causa, malum ex quocumque defectu»; esempio, il buon uso del tempo, della salute, dell'occhio: «Omnia vestra sunt; vos autem Christi; Christus autem Dei». Corpo ed anima dunque, a servizio di Dio; e come si conviene ad un figlio di Dio.
Il Concilio di Trento vuole che il Sacerdote sia completo e modello: anche nel tratto, nel vestito, nel camminare...
«Siamo compiti!» è una nota raccomandazione; ad esempio: fare discorsi degni, non pretenziosi; ma come frutti di serenità e prudenza: «Talis efficitur homo, quali conversatione utitur» dice S. Girolamo. Non si tratta di posa o di protocolli, ma neppure si può essere menzogneri o commedianti, o ridicoli.
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4) I Sacramenti constano di materia e forma; la materia può rappresentare il corpo, la forma può rappresentare l'anima, nell'uomo.
Ora molta cura ha la Chiesa, per divino mandato, della forma ed insieme della materia nei Sacramenti: per esempio, per l'acqua del battesimo che vuole pura, consacrata, conservata nel battistero, versata in modo debito; per gli Olii sacri che vuole di oliva, solennemente benedetti al giovedì santo, custoditi con somma diligenza, applicati secondo norme precise; così per gli altri Sacramenti. Pure occorre cura attenta per il corpo: assicurargli una buona educazione fisica, trattarlo con rispetto, usargli attenzioni igieniche, nutrirlo convenientemente, dargli il riposo necessario e moderato, custodirlo dai pericoli e malanni, curarlo nelle infermità, ecc. - Il buon educatore, come il buon superiore ed i buoni genitori, si formano a questo riguardo un corredo di nozioni almeno elementari e ricorrono a chi si deve per le cose più difficili. «Mens sana in corpore sano»; Dio è vita! Non ammazzare il corpo, neppure per giocare o lavorare troppo. Né diminuire con imprudenza o trascuranza le tue energie, ed i tuoi valori: cerca anzi di svilupparli in te stesso con i metodi di una buona pedagogia; sviluppa la tua arte, migliora il tuo ufficio, allarga la tua sfera d'azione, come le tue cognizioni, per te e per la società: sviluppa la tua personalità, badando alla verità, non alle apparenze. Il lavoro che industriosamente si aumenta, è imitazione e avvicinamento a Dio che è atto purissimo; sarà pure una principale mortificazione, sia esso intellettuale, o morale, o fisico prevalentemente. «Imitamini Deum sicut filii carissimi». Il denaro è dono di Dio: usarlo bene; e se potrai averne di più, moltiplica le opere a sua gloria! «Calcea te caligas tuas»! dice l'Angelo a Pietro: ha cura perfino delle scarpe! Avere cura di tutto: abiti, casa, mobilia, libri, mezzi di lavoro, ecc.
Le cose create sono per farci conoscere Dio, per portarci ad amarlo, per servirlo degnamente. Non violentare le cose, la nostra natura, la ragione; ma tutto servirsene come mezzo per la gloria di Dio, per l'elevazione, il fine nostro.
Esempio pratico troviamo nei salmi e nei santi; in modo speciale in San Francesco d'Assisi che sciolse anche l'inno al sole.
5) Prima occorre scegliere buoni aspiranti.
Se si parte bene si può sperare di arrivare bene: se si parte male come si arriverebbe bene? Se per le edizioni si sceglie male il libro od il soggetto cinematografico, come si spererebbe un risultato, un'accoglienza, una diffusione buona? Perciò Gesù dice al giovanetto che vuole il cielo: osserva i comandamenti! e solo dopo che questi poté asserire di averli praticati sempre, gli offerse la via di perfezione.
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Qualità fisiche. Il giovane non abbia notevoli difetti corporali. Anzi, d'ora in avanti, è utile tenere più conto della statura, di una presenza conveniente, della sanità e robustezza fisica. È necessaria certamente un'accurata visita di un medico di fiducia, per tutti; e nei primi tempi che sono nell'Istituto; ma è assai meglio esigere già nelle condizioni di accettazione l'attestato medico. Oggi, per un complesso di cause, sono molto numerose le deficienze psico-fisiche. Altre provengono per ereditarietà, altre da nascita, educazione, nutrizione, malattie... Accogliamo aspiranti, non per un ricovero, ma per un vocazionario; che non ha speciali mortificazioni, ma lavoro e sacrificio quotidiano.
Qui va ricordato quanto detto e scritto per gli illegittimi; come pure quanto vi è nelle Costituzioni, circa l'età (art. 22,3); quanto è stabilito dal Diritto Canonico.
In generale nelle famiglie numerose e ben costituite, vi è più sanità fisica e morale. Vedere di conoscere prima dell'accettazione, in quanto è possibile: il giovane, la sua cultura, l'indole;
così i genitori, la famiglia; l'ambiente della parrocchia dove crebbe.
6) La vita comune suppone:
un carattere mite, socievole, ottimista: parte di natura, parte di educazione;
una mente larga, premurosa, comprensiva, inclinata ad interpretare favorevolmente;
una disposizione retta verso i poveri, i sofferenti, i superiori, gli inferiori;
l'osservanza delle regole di cortesia, galateo, sottomissione, gentilezza; ovunque, ma specialmente stando in compagnia;
la disposizione a perdonare i torti ed i mali e ricordare i benefici ricevuti; senza rinfacciare le colpe, umiliare l'inferiore, ecc.
l'essere sempre uguali e semplici, senza orgoglio nella fortuna e nell'onore; ma senza avvilimento nelle contraddizioni.
7) L'osservanza della castità suppone:
l'abitudine ai pensieri elevati, lo slancio del cuore verso le cose belle e buone, un fermo proposito di voler vivere da uomini;
il dominio abituale dei sensi: vista, udito, lingua, tatto, odorato, ecc.;
la forza di volontà e tattica nel governo di noi stessi;
la vera concezione della vita, della nobiltà dell'anima rispetto al corpo e della soggezione di questo allo spirito;
la vigilanza ad evitare le occasioni prossime del male ed i pericoli: cose, persone, spettacoli, luoghi, letture, audizioni, ecc.;
la fuga dell'ozio, della golosità, delle libertà soverchie da soli ed in compagnia;
una tenera divozione a Maria con la fervorosa frequenza alla Confessione e Comunione.
8) Lo spirito di povertà suppone:
la pratica della giustizia, anche nelle piccole cose;
la convinzione che i beni della terra sono per la vita naturale ed eterna dell'uomo;
la salute buona e robustezza fisica;
la pulizia ed il buon uso del tempo; una giusta economia.
L'ordine in casa, il tener bene il vestito, i mobili, gli strumenti di lavoro, ecc. sono richiesti dalla ragione; l'amministrazione saggia, tutta unita, provvidente e previdente in una famiglia, è del tutto necessaria; la fuga dell'ambizione, delle inutili soddisfazioni, del superfluo, dei vani ornamenti ed unguenti, rivelano tante cose.
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9) L'apostolato suppone:
istruzione civile sufficiente per la convivenza nella società quale si presenta oggi, e con desiderio di ampliarla;
persuasione profonda di dover concorrere tutti al bene comune, come le singole membra al tutto;
possedere una mente larga, che comprenda i bisogni dell'umanità e dei singoli;
un cuore sensibile per tutti quelli che sono infelici fisicamente o moralmente o intellettualmente;
inclinazione a comunicare le proprie cognizioni e convinzioni ed una tendenza al proselitismo.
10) Lo spirito di obbedienza suppone:
un carattere mite, equilibrato, docile;
un rispetto, naturale od acquisito, verso i Superiori; sufficiente capacità intellettuale a capire il voto religioso dell'obbedienza;
che gli aspiranti provengano da famiglie esemplarmente unite al Parroco.
11) Qualità intellettuali. L'aspirante allo stato religioso soltanto, abbia capacità per compiere le opere proprie del Discepolo; l'aspirante allo stato religioso e sacerdotale, abbia anche le attitudini per gli studi sacri e le opere del ministero. Quanto più è istruito all'ingresso nell'Istituto, tanto più sarà abbreviato il corso dei suoi studi.
12) In secondo luogo; la formazione umana per la parte prevalentemente esterna:
Le case, i locali, siano sani, arieggiati, abbondanti di sole.
Tutto in essi sia ordinato, pulito convenientemente, specialmente ciò che è sacro e riguarda l'apostolato.
Il vitto abbondante, adatto all'età, ed alle occupazioni; ma soprattutto ben confezionato e presentato decorosamente. Vigilare paternamente nell'età dello sviluppo.
La pulizia personale sia curata: tutta la persona sia ordinata, vestita decorosamente sebbene forse poveramente: denti, mani, faccia, piedi... libri, quaderni, banchi di scuola, ecc.
Su questi punti ogni Maestro avrà da faticare, ogni giorno, ogni momento, ma non si stanchi: perché queste cose, come tutto il galateo, l'urbanità ed in genere l'osservanza delle regole di buona convivenza sociale costituiscono già mezza virtù, che poi la vita interiore completa.
13) La cortesia può in parte essere naturale; ma in tutto od in parte deve essere acquisita: per diventare, in un religioso, soprannaturale. Un uomo davvero buono e discreto sarà di conseguenza cortese: un uomo delicatamente cortese sarà necessariamente buono e discreto almeno all'esterno. Sia però interna la cortesia.
Non tutti quelli che escono da famiglia distinta sono ben educati: vi sono figliuoli che vengono da classi umili e si mostrano un po' impacciati, ed in realtà per virtù, buon cuore e vera cortesia li superano.
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Dovere naturale rispondere ad una lettera, anche solo per dire che non si può o non si sa cosa dire! - È grande errore ignorare, o fingere di ignorare le convenienze sociali: l'urbanità dei modi e le dimostrazioni di stima facilitano le vie della convivenza lieta e conferiscono una superiorità rispettata... mentre la parola mordace, volgare, sgarbata, brutale, quanti sconcerti e scontenti produce in chi la dice ed in chi la sente! Non bastano la saggezza, l'istruzione, la virtù; occorre che tutto sia completato con modi e tratto di veri religiosi.
Il fanciullo può essere abituato a dare baci al Crocifisso senza amarlo davvero; può recitare preghiere senza sentirle; assistere ai più santi atti di religione annoiandosi. L'istruzione e l'esempio vivo di chi parla, invece, formeranno il suo cuore, la sua vita.
14) Per la parte prevalentemente morale:
L'uomo è educato quando è stato abituato ad usare bene della sua libertà.
Sono da richiamarsi alcuni punti.
Abituare tutti ad agire per coscienza, per convinzione, alla presenza di Dio. La coscienza è la voce della ragione e di Dio, che dal fondo del cuore guida l'uomo, lo sostiene, lo richiama.
Non frodare il dovere, anche se ti trovi solo.
Non frodare la verità, né con bugie, né con ipocrisie.
Non frodare la giustizia, rispettando il prossimo nell'onore, negli averi, nella vita.
Fuga costante del peccato, con la delicatezza di coscienza; accompagnarsi con buoni; tenersi volentieri con i superiori, amandoli come padri e benefattori, cercando in essi la guida sicura.
15) Formare nei giovani il carattere, educando la volontà. Il giovane di buon carattere ha un ideale da raggiungere: farsi santo, consacrarsi a Dio, l'apostolato, ecc.; e tutto opera in quella direzione: pietà, studio, apostolato, amore all'istituto, docilità a chi lo guida.
Formare persone di una personalità forte e decisa: fondata sopra profonde convinzioni e sempre perseverante nel seguirle. Sarà un giorno uomo che trascinerà i deboli e gli irresoluti, dominerà la varietà delle opinioni e dell'ambiente, sarà capace di raggiungere con costanza il proprio ideale. Non è testardo; né solo fisicamente forte.
È sereno, semplice, aperto.
È benevolo con tutti, moderato, calmo.
È simpatico, umile, leale.
Lavora su se stesso chi vuole acquistare un buon carattere: domina i pensieri, i sentimenti, la fantasia, la lingua, tutto il suo comportamento.
16) Formare il cuore del giovane. Che ami Dio, che ami gli uomini, che sia compassionevole, umile, generoso. Il cuore è una grande potenza.
Sempre è da considerarsi la forza dell'esempio. La formazione non può essere cosa fittizia o superficiale. Ciò che viene dalla vita forma una vita; ciò che esce solo dalla bocca appena sfiora l'orecchio. Il fanciullo che non vede praticato ciò che gli viene consigliato o comandato eseguirà, forse, materialmente; ma sospirerà insieme il momento dell'indipendenza per operare secondo il suo istinto.
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La religione non si riduce a formule, cerimonie, atti esterni: esige l'istruzione, la fede, la persuasione.
Per formare il cuore: guardarsi dalle simpatie od antipatie.
Infondere nel cuore un odio eterno al male. Infondere tendenza verso gli ignoranti per istruirli; verso i sofferenti per consolarli, verso gli infelici ed i poveri per aiutarli. Radicare nel cuore del giovane l'ideale della vocazione. Sempre plasmare alla bontà, ai pensieri benevoli, al vero desiderio del bene altrui con una continua lotta all'egoismo.
Il cuore ben formato ama tutti: non nutre rancori, né invidie, fugge ogni amicizia pericolosa.
Chi è aperto con i Maestri, i genitori ed i confessori, è aiutato, gode gran pace; nella sua preghiera è umile ed ha fede semplice.
Insegnare e specialmente educare al retto compimento dei doveri quotidiani: di pietà, studio, apostolato, rettitudine.
17)
Educare la fantasia.
Vigilare sopra la fantasia del giovane è cosa sempre necessaria; oggi più ancora, perché il cinema, le stampe a fumetti, le strane narrazioni a voce o scritte hanno spesso il danno di sostituire alla realtà l'immaginario, alla volontà ed al cuore la fantasia.
Eppure la fantasia educata e guidata ha tanta parte nella buona formazione; talvolta una parte decisiva.
Che il fanciullo distingua tra il reale e l'immaginario è un primo passo. Che il fanciullo si serva della fantasia per ricordare, per capire, per seguire. Che il fanciullo si abitui a scoprire, con l'osservazione ed il ragionamento, la parte sua nella vita. La fantasia può sempre riprodurre cose o cattive in sé od almeno pericolose; e può sempre riprodurre cose buone od almeno capaci di portare ad un miglioramento. Educare la fantasia considerandola nei diversi periodi del giovane.
Di qui dipende ancora la somma attenzione nella scelta delle pellicole.
18)
Educazione fisica.
Occorre che la ricreazione possa giovare alla salute ed allo spirito. Per la salute è necessario il moto; per quanto possibile una ricreazione in movimento.
Distinguere tra gioco e gioco: sempre il decoro; ed insieme un movimento che non serva solo ad irrobustire gambe e braccia; ma serva alla salute ed allo sviluppo progressivo degli organi più necessari alla vita: polmoni, cuore con la circolazione, la digestione, ecc. Per lo spirito: niente ozio, niente distrazioni o discorsi che lasciano il vuoto nell'anima, e indisposizioni ai doveri di studio, pietà ed apostolato.
***Se tutti i Superiori sono intimamente collegati in carità potranno ottenere un'alta percentuale di buone riuscite.
***Conclusione: formare prima l'uomo saggio, giusto, socievole: retto innanzi a Dio, a se stesso, alla società;
sopra: porre il cristiano che segue Gesù Cristo, Via Verità e Vita; mediante fede viva, imitazione del Maestro, vita in Cristo e nella Chiesa;
aggiungervi il religioso santo che tende alla perfezione nella vita comune, nella pratica dei consigli evangelici, nell'apostolato paolino.
Sac. ALBERIONE
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Dopo la visita alle case di America
La casa e l'opera incominciata in umiltà, fede, prudenza è come un granello di senapa, minimo fra i semi, che nasce e si svolge sino a produrre un grande albero, che si coprirà di foglie, fiori e frutti belli, abbondanti, duraturi.
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Le opere divine sono diverse dalle umane: quelle sono come una piramide che ha il vertice in basso e la base (cioè Dio) in alto; le umane invece hanno la base in basso (i mezzi umani) e terminano in punta. Spesso perciò abbiamo delusioni e fallimenti! con grande apparato di mezzi umani (intelligenza, attività, denaro, consensi, appoggi, ecc.) poco o nulla si ottiene; mentre altrove con nulla di umano, Dio opera Lui, e produce le meraviglie della sua sapienza e potenza: ciò perché l'uomo si è messo nella sua giusta posizione «da me nulla posso» «con Dio posso tutto»; nell'umiltà e fede si è lavorato e pregato, pregato e lavorato.
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Incominciare come Gesù da un presepio, continuato con l'esilio; e poi nella casetta di Nazaret, il ministero pubblico, conchiuso con la ignominia della croce; ma il tutto con la gloria celeste: «dedit ei nomen quod est super omne nomen».
Gesù Cristo è via: ed i grandi istituti l'hanno seguita: S. Benedetto, S. Francesco d'Assisi, Sant'Ignazio, S. Giovanni Bosco, S. Giuseppe Cottolengo.
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Non vi è vera preghiera se è discorde la mano. Orazione, quindi, e lavoro. Azione che procede dall'orazione.
Il seme per portare frutti: in primo luogo deve essere buono, vivo e vitale; poi che sia messo giù nel terreno, a profondità conveniente, onde le radici abbiano alimento: sopra vi si metta buon terreno e stabio ed acqua... Così nascerà, crescerà, darà foglie, fiori, frutti. Il significato è chiaro: che siamo vivi e vitali per la santità; che vi sia profonda umiltà; che se dicerie, calunnie, sofferenze, anche da parte dei più fidati sopraggiungono, si aspetti l'azione di Dio in preghiera e dedizione generosa... che niente ci fermi... e si attenda! finché il Signore faccia suonare l'ora. Il premio nella vita futura: paradiso! che è bello ed eterno.
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Ho trovato del gran bene in tanti luoghi.
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DECRETO DI APPROVAZIONE DELLE SUORE PASTORELLE
IOSEPH S. R. E. Cardinalis PIZZARDOMiseratione Divina Episcopus Suburbicarius Albanensis - Supremae Sacrae Congregationis Sancti Officii Secretarius - S. Congregationis de Seminariis et Studiorum Universitatibus Praefectus.
Bonus Pastor Christus Dominus qui est Via, Veritas et Vita, Ipse profecto est qui, saeculorum decursu, quotiescumque est sui gregis necessitatibus occurrendum, nova instituta excitat, vivificat, roborat, in quibus ipsius gregis illustrior portio, sublimiorem evangelicam perfectionem sectantes, ad maiorem Dei gloriam et animarum salutem procurandam impensius adlaborent.
Huiusmodi est pia puellarum societas cui nomen «Sorores a Iesu Bono Pastore», vulgo: Pastorelle,
quae anno Domini 1938, opera Rev.mi Sacerdotis Iacobi Alberione, Superioris Generalis Piae Societatis a Sancto Paulo Apostolo, in hac nostra dioecesi Albanensi ortum duxit.
Societatis finis specialis est ut sodales, iuxta propriam conditionem, in paroeciis, sub ductu et dependentia animarum Pastorum, ipsorum zelo pro viribus cooperentur triplici operum genere: a) operibus pro Christiana doctrina docenda;
b) operibus pro morali et religiosa institutione tradenda; c) operibus pro divino cultu fovendo.
Pia haec societas brevi ad alias dioeceses propagata est, in Italia et in Brasilia; preces proinde ad Sedem Apostolicam una cum litteris commendaticiis Ordinariorum locorum delatae sunt ad licentiam obtinendam pro erectione eiusdem puellarum Societatis in Congregationem iuris dioecesani ad normam can. 492.
Porro, litteris Sacrae Congregatonis de Religiosis diei 5 iunii 1953 (Prot. N. 11540/48) attentis, re mature perpensa, praefatam societatem «Sororum a Iesu Bono Pastore» in Congregationem iuris dioecesani praesenti Decreto erigimus et erectam declaramus; insuper Constitutiones italico idiomate exaratas cuius autographum in Archivo nostrae Curiae asservatur, approbamus et confirmamus, atque earumdem observantiam ad Dei gloriam procurandam, ad sodalium religiosam perfecionem assequendam, ad animarum bonum promovendum enixe commendami.
Datum Albani 23 iunii 1953.IOSEPH Cardinalis PIZZARDO
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