Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Anno IX - n. 6
S. PAOLO
G.D.P.H., Alba, 15 dicembre 1934

[L'Apostolato-Stampa]

Carissimi in S. Paolo,
L'Apostolato-Stampa è, come l'Apostolato-Parola, la predicazione, spiegazione ed applicazione della Divina verità alle genti.
Esso richiede quindi: la stessa preparazione, le medesime disposizioni, i medesimi mezzi. È ben diverso fare un qualche articolo, o libro, o collaborazione ad un periodico, da quello che sia la direzione vera di un periodico.
Il segreto della Direzione è null'altro che il Dirigere: cioè una mente, un'anima, un cuore sacerdotale che risolutamente camminano verso il cielo e indicano la via, e innovano e trascinano appresso una turba di anime. Una mente ben illuminata illumina come una lucerna posta in alto per risplendere a quanti sono nella casa del Padre; un cuore pieno di grazia tutti penetra e fermenta i cuori, come il lievito evangelico messo in una massa di farina; una vita tutta di Dio, ardente, realizza l'augurio-comando del Maestro, e risplende innanzi agli uomini che vedono le opere buone e ne glorificano il Padre Celeste.
Chi studia le prediche fatte, e le ripete, si fa d'ordinario ammirare di più fra gli uditori semplici; ma chi si prepara da sé le sue prediche, cavandole dalla sua testa, vita e cuore, ha tanto più efficacia di frutti.
Copiare Gesù Cristo, la Chiesa e i Santi; ma prima digerire, far nostro pensiero, nostra condotta, nostra vita.
Si può e si deve prendere dalla Teologia, letteratura, giornalismo come si prende dal panettiere il pane, ma convertirlo in carne e sangue nostro; poi darlo ai lettori.
Dirigere davvero, al modo di Gesù Cristo, interamente, facendoci Via, Verità, Vita! poiché questo non è un metodo, una filosofia, una morale, ma è il metodo, la filosofia, la morale, l'Apostolato, il segreto, secondo l'uomo e secondo la rivelazione, secondo la natura e secondo la grazia.
Siamo non dei fiorai, ma dei giardinieri; siamo l'alter Christus, non l'aes sonans; siamo il sale, non i venditori di sale; siamo la luce, non dei riflettori; siamo la città posta sul monte, non gli scopritori della città; facciamo leva in massa per la guerra al peccato, ma partiamo come capitani in testa all'esercito; siamo dei motori, non dei rimorchiati; andare risoluti al cielo, non indicarlo soltanto agli uomini. Non siamo degli spettatori, ma lottatori nell'agone; anzi, capi squadriglia per cogliere bravium. Non siamo gregarii, né deputati per le parate, ma sapienti guide e pastori nel gregge di Cristo e nella Chiesa.
Dirigere davvero il periodico, la scolaresca, il reparto, secondo la totalità, è il buon segreto umano divino del Sacerdote; qui è la differenza ed il privilegio di chi è ordinato sacerdote da chi è religioso-laico.
O Sacerdoti scrittori, scriviamo dopo la S. Messa, e facciamoci canali per cui il Sangue di Cristo passi dal suo Cuore, riempia il nostro, e per troppo pieno versi nei lettori.
Intendiamo tutti i desideri, sospiri, spirito, sete di Gesù per gli uomini e diventiamo la sua voce ardente che chiami, che insista, che sgridi, che scongiuri in ogni pazienza e dottrina.
O scrittore Sacerdote, il frutto dipende più dalle tue ginocchia che dalla tua penna! più dalla tua Messa che dalla tecnica! più dal tuo esame di coscienza che dalla tua scienza!
Lo scrittore laico farà riflessi di luce; tu devi anche segnare la via, comunicare la vita. Grida, non cessare: ma come S. Giovanni Battista, come S. Paolo. Richiama dal peccato, mostra le virtù a tutti, comunica la forza dell'esempio e dello Spirito Santo.
Transeamus usque Bethlehem, et videamus hoc verbum, quod factum est, quod Dominus ostendit nobis (Luc. II,15). E sia a tutti noi il santo presepio: la cattedra prima del Divin Maestro, donde ci ammaestra, ci dà esempio, ci dispensa i doni.

In S. Paolo dev. M. Alberione.

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