Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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48. LE NOSTRE OPERE48
1. E' necessario che noi ci esaminiamo non solo se operiamo, ma se operiamo per Dio, con retta intenzione, perché le opere che noi facciamo per meritare la vita eterna, devono essere fatte in grazia di Dio, con retta intenzione e compiutamente.
Nell'apostolato potete fare molte cose, ma dice san Paolo: "Al giorno del giudizio di Dio si vedrà quali siano state le opere di ciascuno" (Rm 2,6), (notate che san Paolo parla di coloro che compiono l'apostolato). Così egli si esprime: "Nessuno può porre altro fondamento che Gesù Cristo, badi però ognuno come egli vi costruisca sopra" (Ef 2,20).
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2. E c'è chi su questo fondamento costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, stoppia; l'opera di ciascuno si farà manifesta; il fuoco proverà le qualità del lavoro di ciascuno. Colui il cui lavoro di sopraedificazione resiste, riceverà la mercede; colui invece il cui lavoro sarà bruciato, ne soffrirà danno, quanto a lui però si salverà, come attraverso il fuoco" (1Pt 1,7).
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3. Al giudizio di Dio, dunque, il fuoco della divina giustizia proverà se le opere di ognuno si potranno paragonare all'oro o all'argento o alle pietre preziose o al legno o al fieno e alla stoppia. Parla ancora di opere buone, di apostolato: quindi uno anche facendo l'apostolato può guadagnare solo| della paglia.
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4. Quali opere si possono catalogare nell'oro, cioè tra le più meritorie? Sono quelle che non solo si compiono in grazia di Dio, nel modo stabilito e con retta intenzione, ma che si fanno ancora con spirito sacerdotale, in unione cioè al sacerdote.
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5. Le vostre opere si paragoneranno alle preziosità dell'oro quando voi vi unite in spirito, ai sacerdoti, ai pastori delle anime. Voi avete in questo un privilegio che non ha nessun altro Istituto. Quando una, credendosi sapiente, disgrega questa unione, danneggia tutte le sorelle, poiché fa sì che le loro opere non possano più annoverarsi nel titolo "oro".
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6. Se si avrà la grazia di capire questo (e per capire questo bisogna capire bene la dottrina del Corpo Mistico) si aumenteranno tanto i meriti. Questo spirito sacerdotale è unione e dipendenza nell'apostolato: dipendenza non nella direzione o amministrazione, ma nello spirito, nell'apostolato.
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7. La seconda categoria di opere, cioè quelle dal titolo "argento" comprende le opere compiute con le intenzioni degli iscritti all'apostolato della preghiera e con le intenzioni del cuore di Gesù che s'immola sui nostri altari. Chi per ignoranza, non arrivasse alla prima categoria di opere, arrivi almeno a questa che è propria di tutti i cristiani.
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8. Alla terza categoria appartengono le opere che si possono paragonare alle "pietre preziose", cioè le opere in cui non si mettono le intenzioni precedenti. Si compiono ancora in grazia di Dio, con retta intenzione, ma da soli: esse valgono meno dell'oro o dell'argento. Hanno ancora molto merito, ma meno delle precedenti, perché compiute isolatamente.
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9. La quarta categoria di opere elencate da san Paolo è quella delle opere paragonate al "legno" Sono ancora buone, ma difettano già di qualche cosa. Quella persona fa il bene, ma se ne compiace, lo fa grossolanamente, non si preoccupa dei peccati veniali: per l'apostolato trascura la preghiera, è distratta, ecc.: opere di legno, queste! E sono molte le suore che fanno solo di queste opere. Bisogna vigilare per non perdere i meriti.
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10. La quinta categoria è delle opere paragonabili al "fieno". L'erba secca, il fieno non è del tutto inutile, ma è assai meno prezioso del legno, dell'argento, dell'oro. Opere "fieno" o "erba secca" sono quelle che non sono dirette a Dio: che si fanno per invidia, per non esser da meno delle altre, che hanno una segreta vanità. Vi sono persone che perfino nel confessionale raccolgono solo del fieno: vogliono apparire spirituali, mentre farebbero meglio ad essere semplici. La vana compiacenza, se escludono ogni buona intenzione: lo guastano in parte, a seconda dell'intenzione più o meno vana.
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11. La sesta categoria è quella delle opere paragonabili alla "stoppia". Sono quelle che non guadagnano più nulla o quasi nulla. Così i meriti vengono ridotti e il bene diventa inutile per la vita eterna. Le persone che compiono queste opere si possono ancora salvare, perché in punto di morte possono fare una buona confessione, ma non hanno alcun merito. Sono quelle opere che o furono compiute in peccato mortale o furono fatte così malamente, da non meritare proprio nulla.
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12. Proviamo ad esaminarci e a catalogare le nostre opere. Facciamo in modo che, al giorno del giudizio, alla luce divina che il Signore farà sfolgorare nella nostra anima, non si veda poi una vita vuota; ma si vedano opere tali da potersi paragonare all'argento e all'oro.

Albano Laziale (Roma)
giugno 1951

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48 Albano Laziale (Roma), giugno 1951