Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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III.
DIVOZIONE A MARIA

«Onorate la Vergine ed
avrete la vita e la salute eterna.


Culto a Maria SS.


Un germoglio spunterà dalla radice di Iesse, un fiore, verrà da questa radice; e sopra di lui riposerà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d'intelletto; spirito di consiglio e di fortezza; spirito di scienza e di pietà; lo riempirà lo spinto del Timor di Dio (Is 11,1-3).

L'iperdulìa e la più sublime specie di dulìa. La venerazione è dovuta all'uomo in ragione dell'affinità che ha con Dio. Ai santi si dà un culto di dulìa, a Maria un culto di somma dulìa, o iperdulìa.
Il culto a Maria poggia sull'affinità specialissima che ella ebbe con Gesù Cristo.
Leone XIII scrive nell'enciclica Magnae Dei matris: Maria per la pienezza di grazia trascende di molto tutti gli angeli ed i santi.
E altrove: Secondo la dottrina di S. Tommaso per l'annunciazione si aspettava il consenso di Maria; perciò con tutta verità e proprietà si può dire
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che dell'immenso tesoro recatoci da Gesù Cristo (giacché la verità e la grazia fu data da Gesù Cristo) nulla viene a noi comunicato se non per mezzo di Maria SS.
Ecco, dunque, tre motivi per dare a Maria un culto speciale, detto di iperdulia: è madre di Dio, è piena di grazia, è canale per cui noi tutto riceviamo da Dio.
Di fatto Maria ebbe fra i santi un culto superiore a quello di dulìa.
Ebbe un culto più largo. Esso incominciò nel paradiso terreste, quando Dio indicò la donna: «Porrò inimicizia tra te e una donna... Essa ti schiaccerà la testa» (Gn 3, 15).
Da quel giorno l'umanità cominciò a sperare in Maria come nella fortunata creatura, che avrebbe ottenuta la rivincita sul demonio.
Nell'Antico Testamento Isaia e Geremia ci parlano sempre più particolarmente di Maria. I più bei simboli sono adoperati per descriverla; vari tipi di donne la raffigurano: Sara, Rebecca, Rachele, Giuditta, Ester. La rappresentano l'arca di Noè, il tabernacolo dell'alleanza, la scala veduta da Giacobbe. Vultum tuum deprecabuntur omnes divites plebis: Tutti i rappresentanti del popolo alzano gli occhi al vostro volto, supplicando (Ps 44,13).
Nel Nuovo Testamento fin dai primissimi tempi, cominciando dagli apostoli, si diedero a Maria segni d'amore, venerazione, devozione.
Nelle catacombe vi sono numerose figure che lo dimostrano. Così nelle sacre liturgie; ad esempio
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nella liturgia siriaca è contenuta l'invocazione: Santa Maria, pregate per noi peccatori. Il culto a Maria vergine andò crescendo di giorno in giorno, come una splendida luce nella Chiesa; tanto che oggi tutto illumina, penetra, allieta. Esso continuerà fino al termine dei secoli.
È legge: l'uomo viene dalla madre; e da una madre spirituale il cristiano.
Maria ebbe un culto più lungo. Presso i pagani incontriamo segni di culto alla vergine che sarebbe diventata madre.
È noto che i Druidi avevano dedicato a questa vergine una statua nei loro luoghi sacri. Di questa vergine parlano talvolta le Sibille pagane, le quali secondo S. Agostino, S. Girolamo ed Eusebio, esprimevano pure alcune verità, fra tanti errori. Virgilio riporta l'oracolo della Sibilla cumana:

Ultima Cumei venit jam carminis aetas,
Magnus ab integro saeclorum nascitur ordo,
Jam redit et Virgo, redeunt Saturnia regna,
Jam nova progenies coelo demittitur alto.

(Virg. Egl. IV).


Gia viene l'età annunziata dalla Sibilla cumana,
già ritoma la vergine e il regno di Saturno,
e nasce rinnovellato un grande ordine di secoli,
e una nuova stirpe viene mandata dall'alto.

Si dice che quando i romani edificarono il magnifico tempio della pace, abbiano interrogato gli indovini per sapere quanto tempo sarebbe durato. Venne risposto: Fino a quando una vergine sarà madre.
Tra i cristiani è ben noto che ovunque arriva il vangelo ivi giunge il culto a Maria; anzi spesso la
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devozione a Maria precede l'entrata del vangelo.
Non v'è diocesi, né parrocchia, o missione, o casa religiosa nella quale manchi il culto a Maria; almeno un altare, un quadro, qualche pratica vi si trova. Anche gli scismatici e molti eretici onorano e sperano nella SS. Vergine.

Il Culto a Maria SS. fu il più sublime. Come vera madre di Dio, Maria entrò in una parentela speciale con la SS. Trinità; così da essere la figlia, la sposa, la genitrice di Dio. Perciò i cattolici prestano a Maria un culto così alto, che i protestanti ne prendono scandalo farisaico. I cattolici professano che tra Maria e Dio la distanza è infinita; ma tra i santi e Maria la distanza è immensa. A Dio, dunque, culto di adorazione; a Maria culto di suprema venerazione; ai santi ed angeli, culto di semplice venerazione.
A Maria si fanno sommi elogi, applicandole parole scritturali: «Io, la sapienza, risiedo nel consiglio e leggo il pensiero degli eruditi... Mio è il consiglio e l'equità, mia è la prudenza, mia la fortezza... Il Signore mi ebbe con sé dall'inizio delle sue imprese. Prima che alcuna cosa si facesse da principio. Anteriormente alla formazione della terra, io già ero generata e gli abissi non esistevano, e le fonti delle acque non scaturivano ancora... quando disponeva i cieli io ero presente, quando accerchiava gli abissi nei loro confini... e quando segnava i limiti al mare... io stavo con lui disponendo ogni cosa» (Pro 8,12-30).
I Padri e i Dottori della Chiesa, con discorsi, libri e trattati fecero alte lodi di Maria. Tra essi specialmente S. Efrem, S. Sofronio, S. Epifanio,
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S. Andrea Cretense, S. Giovanni Damasceno, S. Bernardo, S. Tommaso, S. Bonaventura, S. Francesco di Sales, S. Alfonso de' Liguori scrissero di Maria Santissima.
I libri sulla Madonna costituirebbero oggi grandi biblioteche.
Le feste ad onore di Maria, le litanie, il mese di maggio e di ottobre, i tanti santuari, il sabato dedicato a Maria, l'angelus Domini, sono altrettante prove dell'altezza di questo culto.
Nella recita del divino ufficio, ogni ora si comincia con l'Ave Maria e si chiude con un'antifona a Maria. Leone XIII scrisse dodici encicliche sul S. Rosario.
L'arte onorò sempre la Vergine; l'architettura servì a Maria nelle chiese e nei santuari. La scultura produsse belle statue; la pittura è inesauribile nel presentarci figure della Madonna; la musica cantò in ogni maniera Maria; i poeti ed i prosatori consacrarono le parti migliori della loro arte a Maria.

Il culto a Maria fu il più profondo. Infatti la fede nostra verso la Madonna crede verità e dogmi intimamente connessi con il mistero della Trinità, dell'Eucaristia, della Redenzione; con l'Incarnazione, la Chiesa, la distribuzione della grazia, la gloria finale.
Il nostro amore a Maria è connesso con l'amore a Gesù Cristo. Non vi è cristiano che non si senta portato verso Maria.
Chi trova Maria trova Gesù Cristo.
La devozione a Maria poi, è così legata alla vita cristiana che S. Alfonso e i Dottori recenti la dicono moralmente necessaria per la nostra salvezza. Per essa la fede si riafferma, la carità si accende, il
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culto cristiano prende forme e manifestazioni attraenti ed edificanti.
Una vera divozione a Maria è segno di una vera divozione a Gesù Cristo. Dio ha unito la madre e il Figlio, l'uomo non li separi, ognuno assecondi la volontà di Dio che si manifesta nella provvidenza Mariana.
Maria è la prima fra tutti i santi: in dignità, eccellenza, virtù. Ne segue che ella deve avere il culto più lungo, più largo, più profondo, più alto.
Tutto l'amore, l'imitazione, la fiducia, la lode che diamo a Maria SS. terminano in Dio. Lodiamo Maria SS. per cantare gli speciali doni che Dio le ha elargito: nel senso stesso con cui Maria SS. diceva: «Fece in me grandi cose Colui che è potente» (Lc 1,49).
Imitiamo Maria SS. Troveremo così più facile la pratica delle virtù.
Preghiamo la S. Vergine perché interceda presso il Signore; Dio è molto più onorato dalle domande di Maria che dalle nostre.
Fiducia in Maria; per assecondare il desiderio di Dio il quale volle che tutto ci venisse per Maria.

Preghiamo. - A noi, tuoi servi, concedi, te ne preghiamo, o Signore Dio, di godere perpetua sanità nell'anima e nel corpo, e di essere, per intercessione della B. Maria sempre Vergine, liberati dalla tristezza presente ed ammessi alla eterna allegrezza.

Maria, aiuto dei cristiani.-- Nell'anno 1683 i Turchi assediavano la città di Vienna. Gli abitanti innalzarono fervorose preghiere a Maria SS. onorata presso i popoli della Baviera col titolo di «Madonna dell'aiuto».
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Le preghiere furono esaudite: Vienna rimase libera dall'assedio.
A perpetua memoria del fatto, il Pontefice Innocenzo XI istituiva la confraternita di Maria Ausiliatrice, che in breve si diffuse in tutto il mondo.
Pio V, per la vittoria riportata a Lepanto contro le flotte turche, ordinò che nelle litanie venisse aggiunta l'invocazione «Auxilium Christianorum, ora pro nobis».
Il Pont. Pio VII, in ringraziamento a Maria per essere stato liberato dalla prigionia di Napoleone I, comandò che si facesse la festa ogni anno di Maria Ausiliatrice, in perpetuo, con messa e ufficio proprio.
A Torino, per cura di S. Giovanni Bosco, venne innalzato un maestoso tempio a Maria Ausiliatrice, officiato dai Salesiani. Straordinaria è l'affluenza dei fedeli a questo tempio, vero santuario, ove la Madonna dispensa le sue grazie, e le sue benedizioni.

L'Ave Maria - I


Ed entrato da lei l'Angelo disse: Salute, o piena di grazia; il Signore è teco! Benedetta tu fra le donne (Lc 1,28).

Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum, benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui, Jesus.
Questa è la preghiera più bella di quante se ne rivolgono alla Madre di Dio.
Si divide in due parti: la prima parte si può chiamare lode; la seconda contiene una supplica.
La lode è composta da parole scritturali, cioè di quelle dell'arcangelo Gabriele allorché venne ad annunziare il mistero dell'Incarnazione: Ave, gratia plena, Dominus tecum (Lc 1,28), e delle parole
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di S. Elisabetta quando ricevette la visita di Maria: Benedicta tu inter mulieres, et benedictus fructus ventris tui (Lc 1,42).
Queste parole contengono in breve tutti gli elogi che si possono fare a Maria.
La supplica si compone di parole della Chiesa: Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc et in ora mortis nostrae. Amen.

Consideriamo ora la prima parte.

1. Ave: è saluto che suona come salve; indica un augurio di più larghe benedizioni ed insieme una felicitazione per i beni che già si possiedono. Auguriamo a Maria che aumenti la sua gloria presso gli uomini, che dovranno ammirarla, imitarla, sempre più: vogliano che si dilati il regno di Maria, perché ovunque si estenda quello di Gesù Cristo. Con Maria ci rallegriamo per i privilegi, virtù, dignità e gloria che ella ha ricevuto dalla SS. Trinità.
Maria fu la prima creatura umana che dopo il peccato di Adamo ricevette il saluto: «La pace sia con te»; infatti ella era in pace e amata da Dio per la sua grazia: Gesù Cristo conquistò e distribuì la pace agli uomini ed usava augurare la pace. Così parlano S. Gregorio Nisseno, S. Germano, S. Giovanni Damasceno.
Notano parecchi scrittoli che Ave è il contrario di Eva, perché l'ufficio di Maria era quello di rifare ciò che Eva aveva disfatto: Sumens illud ave, Gabrielis ore, funda nos in pace, mutans Evae nomen.
Nell'aureo libro di S. Tommaso d'Aquino, sulla
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salutazione angelica è detto: Nel Vecchio Testamento era già una grande cosa che gli angeli apparissero agli uomini, e per questi un grande onore di poterli servire. Perciò la Genesi riferisce a gloria di Abramo l'ossequio e l'ospitalità da lui data agli angeli. Ma che un angelo ossequiasse una creatura umana, non si intese mai fino a che Gabriele, salutando la Madonna le disse: Ave.
Questo accadde perché Maria era superiore agli angeli per la dignità, per l'unione con Dio, per la pienezza della grazia.

2. Gratia plena. L'angelo non disse: Maria che sei piena di grazia; ma la chiamò invece la piena di grazia. Infatti Maria ebbe pazienza relativa, che ammetteva l'aumento; ma tale pienezza escludeva lacune secondo l'attuale sua capacità e secondo l'altezza della sua vocazione.
S. Tommaso d'Aquino dice che la madre di Dio fu piena sotto un triplice aspetto; e cioè: quanto all'anima, quanto al corpo, quanto all'umanità.
Quanto all'anima, poiché Maria poté, nella maniera più perfetta, stare lontana dal peccato, praticare ogni virtù, ed in grado eroico, onde è chiamata la regina dei santi.
Quanto al corpo, poiché era tanta l'esuberanza della grazia in lei che dall'anima si trasfondeva nel corpo il quale fu santificato, per essere degno tabernacolo del Figlio di Dio incarnato. Anzi Maria doveva dare qualcosa del suo corpo per la formazione della sacra umanità di Gesù Cristo; la grazia dell'anima irradiava nel corpo luce e bellezza.
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Quanto all'umanità, Maria ebbe pienezza di grazia per tutti gli uomini; destinata mediatrice universale. La grazia di ogni cristiano è grande quanto basta alla sua salvezza e santificazione; ma la grazia di Maria doveva bastare alla salvezza di tutti gli uomini.
Maria è simboleggiata nel sole, che illumina tutta la terra.

3. Dominus tecum. Effetto della pienezza di grazia è l'unione con Dio. Dio abita nell'anima in grazia. «Chi mi ama osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e verremo a lui e presso di [lui]* staremo» (Io 14,23). L'angelo quando pronunziava queste parole: Dominum tecum, non faceva quindi soltanto un augurio, ma constatava un fatto. Se Dio è in un luogo, lo è in modo speciale nell'anima in grazia. E' l'inabitazione di Dio in noi. In Maria però, questo avviene in un modo ben più perfetto che nei Santi; ella possedeva una grazia singolare; era amata da Dio più di tutti gli angeli e santi assieme.
Tutta la SS. Trinità, dicono i SS. Padri è in Maria, come nell'abitazione più onorata. La SS. Trinità penetrava tutta l'anima, i pensieri la volontà, il cuore di Maria. In lei, prodigio più grande della sua potenza, splendore più luminoso della sua sapienza, come nel calore più intenso. S. Tommaso d'Aquino dice perciò: Hoc verbum: «Dominus tecum» est nobilius verbum quod dici possit: è la parola più nobile che possa dirsi a Maria. E San Bernardo dice a Maria: «Né si trova in voi solamente il Figlio, che vestite colla vostra carne; ma
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ancora lo Spirito Santo per la cui virtù concepite, e il Padre che generò colui che voi concepite. Con voi è il Padre il quale ha fatto Figlio vostro, il Figliuol suo; con voi è il Figlio il quale compie l'ammirabile mister dell'incarnazione; con voi è lo Spirito Santo il quale, d'accordo col Padre e col Figlio, santifica il vostro seno verginale».

4. Benedicta tu inter mulieres. Dio è largo di benedizioni con i santi; ma con la madre sua è larghissimo. Davide diceva: «Il Signore è mio pastore, non mi mancherà nulla» (Ps 92,1); perciò Gesù chiamava amici gli apostoli: «Voi siete i miei amici» (Io 15,14); perciò li beneficò tanto. Tutte le creature, sebbene sante, sono amate come servi; Maria invece è amata come Madre.
Gesù la chiamava veramente con questo nome che le faceva balzare in petto il cuore per la gioia. Maria perciò è la benedetta per eccellenza, secondo le parole di S. Elisabetta.
Nella S. Scrittura la maternità è considerata una benedizione divina; ma in Maria la maternità è di ordine immensamente superiore e del tutto prodigioso. Perciò S. Elisabetta si stupiva: «E donde mai mi viene una tal fortuna che la madre del mio Signore sia venuta a visitarmi?» (Lc 1,43).
«Veramente benedetta, dice S. Pier Crisologo, è colei che fu più grande dell'universo. Lei sola contenne colui che il mondo intero non può contenere. Lei portò colui che porta il mondo; generò il suo creatore; nutrì colui che nutre ogni creatura».

5. Benedictus fructus ventris tui, Jesus. Benedetto
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il frutto del tuo seno, Gesù. Egli è il benedictus anzi il benedicente In stessa benedizione; e dalla pienezza di Gesù ricevette benedizione anche Maria; de plenitudine eius omnes nos accepimus (Io 1,16). Ecco perché S. Elisabetta vedendo tanto benedetta Maria, ne dava lode a Dio: «Benedetto è il frutto del tuo seno» (Lc 1,42). Maria fu la benedetta per eccellenza.
Gesù Cristo è la benedizione: a) per gli angeli, che secondo l'Apocalisse cantano a lui: Benedictio et claritas et sapientia et gratiarum actio: Benedizione, gloria, sapienza e ringraziamento (Ap 7,12); b) per gli ebrei, in mezzo ai quali è passato seminando benedizioni, ricevendo il loro canto: Benedictus qui venit in nomine Domini: benedetto colui che viene nel nome del Signore (Mt 21,9); c) per tutti i cristiani, come si esprime S. Paolo: Benedictus Deus et Pater Domini nostri Jesu Christi, qui benedixit nos in omni benedictione spirituali in caelestibus in Christo: Sia benedetto Iddio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, il quale ci ha benedetti in Cristo con ogni celeste benedizione (Eph 1,3).
San Tommaso d'Aquino fa un confronto tra il frutto che Eva mangiò e offrì ad Adamo, ed il frutto che Maria portò nel suo seno ed offerse al mondo. Tre cose, così il S. Dottore, desiderò Eva dal suo frutto. Fidandosi della falsa promessa del diavolo desiderò di diventare simile a Dio, a conoscenza del bene e del male. Invece peccando si trovò lontana da Dio ed esule dal paradiso terrestre. Invece il frutto di Maria ci riunì a Dio, rendendoci simili a lui.
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In secondo luogo, Eva desiderò diletto dal suo frutto, che stimò delizioso a mangiarsi. Invece, mangiatolo, si trovò immersa nella vergogna e nel dolore: Dolcissimo è il frutto di Maria, che mangiato specialmente nella S. Eucaristia, ci avvia sicuramente alle delizie della vita eterna.
Eva formò anche sogni di bellezza. Ma la vera bellezza sta in Gesù, frutto di Maria; perché di lui è scritto che è il più bello dei figliuoli degli uomini.
Egli è lo splendore dell'eterna gloria del Padre.

Preghiamo. - Dio, che per l'immacolata concezione della Vergine preparasti degna abitazione al Figlio tuo, ti preghiamo che, come in previsione della morte del medesimo tuo Figlio preservasti lei da ogni macchia, così pure a noi concedi di giungere mondi, per sua intercessione, a te.

S. Tommaso da Cantorbey - San Tommaso da Cantorbery aveva il pio uso di recitare sette Ave Maria in onore delle sette allegrezze di Maria SS.: annunciazione, visitazione, Natale di Gesù, epifania, ritrovamento al tempio, risurrezione e ascensione di Gesù al cielo.
Gli apparve un giorno la Vergine e gli disse: «Tommaso, la tua divozione mi è carissima; ma perché tu vuoi ricordare soltanto le gioie da me provate sulla terra? D'or innanzi onora anche le allegrezze che godo in cielo». E S. Tommaso: «Ma come posso io conoscerle?». Maria rispose: «Reciterai sette Ave Maria per commemorare l'onore che ricevo dalla SS. Trinità in Paradiso; l'eccellenza della verginità; lo splendore della gloria che viene dai santi; la lode degli angeli; l'accrescimento di gloria estrinseca man mano che si applicano i frutti della redenzione».
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L'Ave Maria - II.


Elisabetta fu ripiena di Spirito Santo, ed esclamò ad alta voce: Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno (Lc 1,41s).

Sancta Maria, mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc et in hora mortis nostra. Amen.
Alla lode segue la supplica alla Madonna. La prima esalta la Vergine SS. la seconda espone i nostri bisogni. È una supplica assai breve, semplice, umile, piena di fiducia.
La prima parte dell'Ave è composta quasi interamente di parole dello Spirito Santo; la seconda di parole della Chiesa, guidata dallo Spirito Santo.
1. Sancta Maria. La parola sancta riassume la prima parte dell'Ave; quindi segue il nome della Vergine: Maria.
Molto onora Maria il suo nome, che dopo quello di Gesù è il più bello, ed al cui suono esulta il cielo, trema l'inferno, e si anima di speranza la terra. Il nome riassume tutti i pregi di una persona, ed in tutte le lingue ciò che ad uno conviene, si può predicare del suo nome.
Col pronunziare il nome di Maria, mettiamo innanzi all'eccelsa regina tutta la catena interminabile di doni che ricevette da Dio.
Il nome di Maria risuona dolce al nostro cuore. È come una celeste rugiada che si espande sul nostro spirito.

... a noi solenne
è il nome tuo, Maria.

(A. Manzoni).


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2. Mater Dei. È il grande segreto della nostra fiducia.
S. Francesco di Sales scrive: Se Maria fosse soltanto madre di Dio, io la potrei onorare, come sovrana; ma non potrei sperare in lei come misericordia. Se Maria fosse soltanto madre mia, io confiderei nel suo cuore, ma non nella sua potenza. Ma perché Maria è madre di Dio e madre mia, io confido senza alcun limite nella sua bontà e nella sua potenza.

3. Ora pro nobis peccatoribus. La S. Vergine risponde sempre con favori a quelli che la salutano con l'Ave. «Chi, dice S. Alfonso, saluta Maria, sarà da lei pure salutato» così avvenne a S. Bernardo il quale una volta sentì rispondersi: «Ti saluto, o Bernardo».
«Il saluto di Maria, dice S. Bonaventura, sarà una grazia».

4. Nunc et in hora mortis nostrae. Ogni giorno, ogni momento abbiamo bisogno di Maria. Il tempo non cancella le nostre miserie, anzi le aumenta. Più indeboliscono col procedere degli anni le nostre forze, più difficili diventano i combattimenti che dobbiamo sostenere.
La lotta più terribile sarà quella che ci attende per l'ultima ora della nostra vita; il demonio farà allora un supremo sforzo.
Fin d'ora mettiamoci sotto la custodia di colei che è terribile per il demonio a come nemico schierato in campo», e quindi soggiungiamo: «e nell'ora della nostra morte».
Amen, è l'espressione della fiducia. Amen equivale
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a dire: nessuna preoccupazione ci angustia se Maria pensa a noi. Sorgano pure tutte le lotte contro di noi, la protezione di Maria non ci lascerà mancare la vittoria. Amen: assistiti dalla madre nostra confidiamo in vita ed in morte, nel tempo e per l'eternità.
Presentiamoci a Maria come peccatori, perché ella ha pietà dei miseri. Il peccato è la miseria che più muove a compassione Maria. L'atto di umiltà piace a Maria, come piacque a Dio la preghiera del pubblicano pentito, che in fondo al tempio, si percuoteva il petto dicendo: «Siate propizio con me, povero peccatore» (Lc 18,13).
«Con umiltà e con riverenza, scrive il Kempis, con devozione e con confidenza, io mi accosto a te, o Maria, per offrirti supplichevole il saluto, che ti ha fatto Gabriele. Te l'offro col capo chino in atto di riverenza e con le braccia distese in un tenero sentimento di devoto affetto. Anzi desidero e prego che tutti gli spiriti celesti te lo ripetano per me milioni e milioni di volte. Io non so qual omaggio per te più glorioso e per me più dolce mi sia possibile offrirti. Mi ascolti e mi creda chiunque sinceramente ti ama; il cielo si rallegra e la terra ha ben ragione di restare stupita, quando io dico: Ave Maria.
Quando dico Ave Maria, satana fugge e trema l'inferno. Il mondo più non mi attira; mi diventa anzi ripugnante quando prego: Ave Maria.
Al recitare dell'Ave Maria mi sparisce la tristezza e mi ritorna una nuova letizia. La freddezza svanisce ed il cuore s'accende dall'amore quando dico: Ave Maria. Mi cresce la divozione e mi nasce
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la compunzione quando dico: Ave Maria. Al dir l'Ave Maria l'anima si ricrea e si fortifica l'amore per il bene. È tale e tanta la soavità di questo saluto che né io né altra creatura riuscì ad esprimerla con parole. Per quanto di esso si dica, immensamente maggiore è quello che ancora rimarrà da dire. Non mi resta che piegare il ginocchio davanti alla SS. Vergine Maria e ripeterle: Ave, gratia plena... È questa un'orazione di poche parole ma piena di alti misteri, breve a dirsi, ma che arriva lontano con la sua forza. È più preziosa dell'oro, più dolce del miele: degna di essere incessantemente ruminata nel cuore, e di essere con ogni frequenza ripetuta con le labbra».
Il Pater compendia le preghiere che si fanno a Dio, l'Ave compendia quelle che si fanno a Maria.
La SS. Vergine gradisce molto quest'angelico saluto, che le rinnova il gaudio provato allorché le fu annunziato da S. Gabriele d'essere fatta madre di Dio, scrive S. Alfonso.
La Chiesa vuole che tutte le ore canoniche comincino e si chiudano col Pater e con l'Ave: e sarà bene al principio e alla fine di ogni azione, sia spirituale, come la confessione, la comunione, la lettura spirituale, l'udir la predica e simili; sia temporale, come lo studio, il lavoro, la mensa, il riposo, ecc. Felici quelle azioni che verranno chiuse fra due Ave. Felici pure le giornate aperte e chiuse tra l'Ave: in ogni tentazione in ogni pericolo, in ogni impeto di collera, o di gioia dire sempre una Ave Maria. Scrive S. Grignion de Montfort, che l'Ave Maria ben detta, cioè detta con attenzione, divozione e modestia, è il martello del
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demonio, la santificazione delle anime, la gioia degli angeli, la melodia dei predestinati, il cantico del Nuovo Testamento, il piacere di Maria, La gloria della SS. Trinità: «L'Ave Maria è una rugiada celeste, che rende l'anima feconda; è un bacio casto ed affettuoso che si dà a Maria; è una rosa vermiglia che le si presenta, è una perla preziosa che le si offre, è una coppa di nettare divino che le si porge». Tutti questi paragoni sono pure dei santi.
La storia dell'Ave ricorda anche moltissimi miracoli. Grazioso è quello del santuario di Folgoet in Bretagna. Folgoet nel linguaggio di quella regione significa: «il pazzo del bosco». Così era chiamato un povero giovane pieno di slancio e d'amore verso la Madonna. Fattosi solitario abitatore della foresta, non conosceva che una preghiera: l'Ave Maria, e la recitava incessantemente. Venuto a morire, sul suo sepolcro spuntò un giglio, sulla cui candida corolla spiccava in lettere di oro l'Ave Maria. La meraviglia ed il fervore di fede ridestatisi alla vista di quel miracolo, fecero tosto sorgere un magnifico santuario.

Preghiamo - Concedi, te ne preghiamo, o Dio onnipotente, che i tuoi fedeli, i quali vanno lieti d'essere sotto il nome e la protezione della SS. Vergine Maria, siano liberati mercé la sua pia intercessione, da tutti i mali in terra e meritino di giungere ai gaudi eterni in Cielo.

S. Tommaso d'Aquino. - San Tommaso d'Aquino è grande esempio di devozione a Maria, come di eminente santità e immensa dottrina. Ancor bambino, raccolse da terra e strinse tra le mani una cartina sulla quale era scritta
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l'Ave Maria; se la pose in bocca e l'inghiottì. La sua prima parola fu: «Ave Maria».
Crescendo negli anni la sua divozione divenne sempre più affettuosa e illuminata. Da Maria, Tommaso ebbe la grazia della vocazione allo stato religioso, la forza per resistere alle insidie tese contro di essa, la grazia di una straordinaria sapienza che gli meritò il glorioso titolo di Dottore Angelico. Infatti si racconta che i suoi parenti ostacolarono fortemente la sua vocazione, giungendo perfino a rinchiuderlo in prigione. Lo tentarono poi in un modo indegno, mediante una persona di mala vita. Ma Tommaso, invocando l'aiuto di Maria, prese dal camino un tizzone ardente e con quello pose in fuga la donna tentatrice. In tal modo poté vincere ogni ostacolo e farsi religioso.
Vinta quella tentazione, Tommaso meritò di essere cinto ai lombi col cingolo della purità per mano d'Angelo; si estinse in lui ogni stimolo di concupiscenza. Mantenne integro sino alla morte il suo candore verginale. Si verificò in lui la sentenza del Salvatore: «Beati i mondi di cuore perché vedranno Dio». (Mt 5,8).

La Salve Regina - I


O figli ascoltatemi: beati quelli che battono le mie vie. Ascoltate i miei avvisi per diventare saggi, non li ricusate. Beato l'uomo che mi ascolta e veglia ogni giorno alla mia porta, e aspetta all'ingresso della mia casa. Chi troverà me avrà trovata la vita, e riceverà dal Signore la salute (Pro 8, 32-35).

La SALVE REGINA, ripete tante verità della Ave; ma è un'espressione più tenera. La confidenza filiale in Maria raggiunge qui la sua più larga espansione. Il concetto che pervade tutta
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questa preghiera, si è che Maria fu fatta regina, perché mettesse a nostro servizio tutto il suo potere.
Basta un solo suo sguardo amoroso per sollevarci dai nostri mali, per farci vincere tutte le tentazioni, e condurci sicuramente alla visione di Gesù. Questo con tanta evidenza, con tanta penetrazione psicologica e con tanta unzione, che la Salve Regina è un vero capolavoro teologico e pratico. S. Alfonso era così entusiasta della Salve Regina, che prese a commentarla e su di essa compose la parte principale della sua opera immortale: «Le glorie di Maria».
«In questo libretto, dice il santo, lasciando agli altri autori il descrivere gli altri pregi di Maria, ho preso a parlare della sua gran pietà, e della sua potente intercessione, avendo raccolto per quanto ho potuto, con fatica di più anni, tutto quello che i santi Padri e gli autori più celebri hanno detto della misericordia e della potenza di Maria».

Salve. È un compiacimento, un augurio, un saluto. L'anima si compiace con Maria perché ella è grande per natura e per grazia.
L'anima augura a Maria che cielo e terra la riconoscano regina: che la misericordia sua popoli il cielo di santi.
Io voglio dir salve a Maria: celeste visione di amore, di speranza, di bellezza: voglio dirlo con la riverenza dell'Arcangelo Gabriele, quando le si presentò ambasciatore di Dio e nunzio dell'incarnazione: «Ave, o piena di grazia» (Lc 1,28).
«Parea Gabriel che dicesse: Ave» (Ariosto).
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Io voglio dirle salve con le disposizioni di S. Giuseppe quando la riconobbe per sposa vergine destinatagli da Dio; la sposa vergine che doveva custodire purissima; la sposa vergine colla quale condivise pene e gioie, meriti e gloria.
Io voglio dir salve con le disposizioni di S. Elisabetta, allorché disse: «E come mai ho io meritato che venisse a me la madre del mio Signore? Dal momento che sei arrivata esultò nel mio seno il bambino: beata te che hai creduto, poiché si adempiranno le promesse che hai sentite» (Lc 1, 43-45).
Io voglio dir salve come gli angeli in paradiso, quando si accostano uno ad uno a questa regina per ossequiarla, per ricevere gli ordini, per associarsi a lei nel canto del Magnificat.
Io voglio dir salve con le disposizioni del fanciullo Gesù, quando Maria, al mattino, si accostava al suo lettuccio e gli sguardi del Bambino si incontravano con ineffabile amore con quelli della madre.

Regina. La SS. Vergine è chiamata regina apostolorum, regina prophetarum, regina patriarcharum, regina martyrum, regina confessorum, regina virginum, regina sanctorum omniu. Difatti in lei sono radunate tutte le virtù, grazie e glorie che si trovano divise tra i beati cittadini del cielo; anzi in lei si trovano in grado immensamente superiore. In Maria poi vi sono, di più, tanti privilegi, grazie e distinzioni che a nessuno degli altri santi vennero concessi. Infine, da Maria passò tutto quanto di bello e di grande è dato ai santi.
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Maria nacque regina, perché destinata a madre di Gesù, sommo re; Maria fu incoronata regina quando entrò in cielo e fu esaltata su tutte le creature: Exaltata est sancta Dei genitrix super choros angelorum ad coelestia regna: La santa madre di Dio è stata esaltata sopra i cori degli angeli ai regni celesti (Liturgia dell'Assunta); ella è figlia di Dio e sposa dello Spirito Santo, ed anche per questi titoli è regina.
Maria è regina del cielo e della terra; regina del purgatorio, regina delle Missioni, del rosario, della pace, regina universale.
S. Bernardino da Siena scrive: «Tutte le creature che servono Dio, servono pure Maria SS., infatti, tutte le creature, sia gli angeli che gli uomini e tutto ciò che è in cielo ed in terra, perché soggette al divin impero, sono pure sottomesse alla S. Vergine».
Regina mia, voglio anch'io essere uno dei tuoi sudditi d'amore; con lo spirito del S. Grignion di Montfort, io mi dichiaro tuo servo e schiavo d'amore oggi e sempre. Sono sicuro che se ti sarò affettuoso suddito sulla terra, sarò pure concittadino di quella celeste Gerusalemme, ove col tuo figlio, regno per tutti i secoli.

Madre. Maria è nostra madre. Ella ci ama di un amore che supera quello di tutte le madri. E ciò per varie ragioni: l'amor di Dio e l'amor del prossimo sono in proporzione, perché sono due fiammelle del medesimo fuoco: S. Paolo fu instancabile nel suo zelo per gli uomini perché amava senza limiti Gesù Cristo. La Madonna amò
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il Signore più di tutti, per questo ama pure noi più di tutti gli angeli e i santi.
La Madonna ci ama perché Gesù Cristo ci raccomandò dalla croce alle sue cure materne: per lei ogni raccomandazione di Gesù è sacra.
Maria ci ama inoltre perché siamo poveri, miseri e malati; le madri spasimano al letto di un figlio. Per questo Maria è chiamata pubblico ospedale gratuito. Due sono i titoli per entrare: l'attestato di povertà e di infermità, preferendosi sempre i più infermi ed i più poveri.
Maria ancora ci ha generati nel dolore alla vita della grazia. È caro ciò che tanto costò. E noi siamo costati a Maria molti dolori, specialmente sul calvario. Là, Maria divenne la regina dei martiri, per noi.

Di misericordia. Alla SS. Vergine non fu concesso il ministero della giustizia, riservato invece al Figlio. A Maria venne affidata la distribuzione della grazia.
È speciale questo suo regno: 1) perché per intercessione di Maria i peccatori, volendolo, possono sempre sfuggire alla giustizia, finché vivono sulla terra, rifugiandosi presso di lei, invocando la grazia di un vero pentimento, di una santa confessione e stabile emendazione; 2) per quel che dice S. Bernardo a Maria: «Voi siete la regina della misericordia, ed io sono il peccatore più miserabile di tutti; dunque, se io sono il più misero dei vostri sudditi, voi dovete avere di più cura di me che di tutti gli altri. Voi potreste forse ricusare le cause dei più miserabili, mentre siete stata costituita
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regina per i miseri?» 3) Maria è madre specialmente dei peccatori che vogliono emendarsi. Ella ha l'istinto del Cuore di Gesù, il quale venne per salvare ciò che era perduto: unita alla stessa missione del Figlio; vuol dunque cercare la pecorella smarrita e la dramma perduta. Ego mater peccatorum volentium se emendare; sono i malati che abbisognano del medico.

Vita. Vita dell'anima che vive di Gesù, della grazia, di spirito soprannaturale.
A Maria chiediamo la grazia: quaeramus gratiam et per Mariam quaeramus. S. Alfonso pregava così la Madonna: «O madre mia Maria, io ho una grande confidenza in voi. Da voi aspetto la grazia di piangere i miei peccati e la fortezza per non più ricadervi. Se io sono infermo, voi siete il mio medico. Io so che il vostro cuore trova conforto nel soccorrere i miserabili. Consolate dunque me, consolate il vostro cuore, consolate il cuore di Gesù: vi cerco la grazia di Dio».

Dolcezza. Vivere con la madre celeste è di grande conforto in ogni ora della vita. Maria solleva, porta anche di peso, se occorre. Gli orfani volontari sono stolti: anche Gesù volle questa madre: saremo noi tanto temerari da rifiutarla?
Chiediamo conforto a Maria. S. Bernardo esortava così: O uomo, chiunque tu sia, già intendi che su questa vita vai piuttosto ondeggiando fra i pericoli e le procelle, che camminando sulla terra; se non vuoi restare sommerso, non volger gli occhi da questa stella, Maria; guarda la stella,
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invoca Maria. Nei pericoli di peccare, nelle molestie, nelle tentazioni, nei dubbi di ciò che devi risolvere, pensa che Maria ti può aiutare e che, chiamata, subito ti soccorre. Il suo potente nome non parta mai dal tuo cuore colla confidenza, e non mai dalla tua bocca con invocarla.
Se segui Maria, non ti allontanerai dalla salute. Se ella ti tiene, non cadrai. Se ella ti protegge, non puoi temere di perderti. Se ella ti guida, senza fatica ti salverai. Insomma se Maria prende a difenderti, certamente giungerai al regno dei beati.
Maria è dolcezza per i moribondi. S. Giovanni di Dio trovandosi in punto di morte aspettava la visita di Maria. Perché tardava a venire, era afflitto. Ma quando fu tempo, apparve la divina madre e lo riprese dicendo: Giovanni mio, che pensavi? Che io ti avessi abbandonato? E non lo sai che io non so abbandonare nell'ora della morte i miei divoti? Eccomi a prenderti: andiamocene al paradiso. Poco dopo il santo spirò.

Speranza nostra. Speriamo che Maria ci ottenga, con la sua intercessione, il paradiso e le grazie necessarie per conseguirlo.
Sono teneri i sentimenti di S. Bonaventura: «Se il mio redentore per le mie colpe mi discaccerà, io mi butterò ai piedi della sua madre Maria, ed ivi prostrato non mi partirò, finché ella non mi ottenga il perdono. Poiché questa madre di misericordia non sa respingere i miserabili che a lei ricorrono per aiuto, se non per obbligo almeno per compassione non lascerà d'indurre il Figlio a perdonarmi».
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Mirateci dunque, o pietosissima nostra madre, concludiamo con Eutimio, poiché noi siamo vostri servi e in voi abbiamo riposta tutta la nostra speranza: Respice, o mater misericordiosissima, respice servos tuos, in te enim omnem spem nostram collocavimus.
Essa conviene perché la sua assistenza a pro dei fedeli è continua, accompagnandoli dalla nascita fino alla morte.

Preghiamo. - Signore Gesù Cristo, che hai voluto che Maria tua madre, di cui veneriamo l'insigne immagine, fosse anche nostra madre, pronta a soccorrerci in ogni istante, fa' ti preghiamo, che ne imploriamo assiduamente il materno soccorso, per sperimentare per sempre il frutto della tua redenzione.

S. Vincenzo de' Paoli e la Salve Regina.- Il Santo si recava un giorno da Marsiglia a Tolosa quando, da alcuni corsari turchi venne fatto prigioniero e condotto, secondo il loro uso, al pubblico mercato per essere venduto. Dopo essere passato dalle mani di due o tre maomettani, cadde poi in potere di un cristiano rinnegato di Nizza, che, attendeva alla mercatura in Tunisi.
Questo padrone era peggiore dei turchi e assai feroce. Ma la pazienza del povero Vincenzo aveva fatto impressione sull'anima del padrone e della moglie sua.
Questa disse una mattina a Vincenzo:
- Vincenzo, cantateci qualche bella canzone della vostra religione.
- Ah! signora mia - rispose Vincenzo - chi è lontano dalla sua patria non può cantare inni di esultanza. Come potremo noi cantare in terra straniera? Vi è però nella mia religione un cantico che si addice a me povero esule ed io lo voglio ripetere. E così dicendo intonò con tanta dolcezza e mestizia la Salve Regina che commosse fino alle lacrime i suoi padroni.
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Da quel giorno essi furono vinti dalle virtù del santo e dopo non molto si convertirono.
Così il santo della carità, con l'aiuto della Vergine, liberava se stesso dalle catene corporali, ridonava ai suoi padroni la santa libertà dei figliuoli di Dio.

La Salve Regina - II.


Alzo il mio grido a te, Signore, e dico: «Tu sei mia speranza, la mia porzione nella terra dei viventi» (Ps 141,6).

Ad te clamamus exsules filii Evae.
Siamo figli di Eva per la nascita, ma siamo anche figli di Maria per la redenzione: Ad te clamamus exules filii Evae, a te ricorriamo esuli figli di Eva, per diventare figli tuoi, o Maria, nello spirito, come vuole Gesù, mentre secondo la carne siamo figli di Eva.
Eva è la vinta dal demonio, Maria è la vincitrice di satana.
Come figli di Eva siamo nati nel peccato, come figli di Maria siamo rinati nella grazia.
Eva è il tipo della donna imprudente, debole; Maria il tipo della donna prudente, forte.
Come figli di Eva portiamo le tre concupiscenze: avarizia, superbia, lussuria. Come figli di Maria aspettiamo umiltà, povertà, purezza.
Tre verità ci fanno sperare in Maria: Ella conosce i nostri bisogni; ne ha compassione e vuole soccorrerci; è ricca per tutti.
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Maria conosce i nostri bisogni. Tante sono le nostre necessità spirituali e materiali. Quando al corpo abbisogniamo di cibo, di vestito, di salute, di abitazione, di mezzi per operare il bene. Quanto allo spirito ci occorre vincere il peccato, trionfare delle tentazioni del demonio, dominare le passioni, distaccarci dal mondo; ci è necessaria la grazia, la vita di fede, una speranza ferma, l'amore di Dio; dobbiamo adempiere la missione che Dio ha affidato a ciascuno di noi, rimanere costanti dinanzi alle varie prove della vita, ottenere una santa morte, raggiungere il paradiso.
D'altra parte dal peccato di Eva, sono usciti tanti e così gravi mali che nessuno potrà mai descriverli pienamente. Sono le dolorose prove della vita; così frequenti, che spesso rimaniamo stanchi nel portare la nostra croce: dolori fisici di tante specie, dolori morali: tristezze, dubbi, ignoranza, inganni, malevolenze dei nemici, tradimenti degli amici.
Per il figlio però è sempre un gran conforto versare il proprio cuore in quello della madre. Così per noi figli di Maria è dolce sollievo aprire la nostra anima innanzi ad un'immagine di Maria.
Maria conosce i nostri bisogni: perché è pure figlia di Eva, e se per misericordia singolare di Dio andò esente dai mali che sono conseguenza del peccato, non andò esente dal dolore: Ella anzi è la donna che più sofferse, tanto da diventare la regina dei martiri.
La Madonna versò tante lacrime: «La tua anima sarà trapassata dalla spada del dolore» (Lc 2,35), le disse il vecchio Simeone. Gesù venne cercato
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a morte ancora bambino e l'odio del mondo non si placò neppure quando lo vide crocifisso e sepolto. Vide il più bello degli uomini, perché vero figlio di Dio, ridotto ad uno stato paragonabile ad un verme schiacciato. Le bestemmie che udì, il tradimento di Giuda, le persecuzioni della Chiesa nascente, il culto idolatra, gli errori ed i vizi degli uomini... tutto vide Maria.
La Madonna conosce in Dio i nostri bisogni. Ella gode la visione beatifica: in Dio, come in uno specchio tersissimo, si riflettono tutte le nostre necessità; ella le vede come noi e meglio di noi.
Maria sente le nostre suppliche, ode i nostri gemiti, ascolta le nostre domande: non è sorda. Più di qualunque creatura la Madonna ci sta ad ascoltare, capisce il linguaggio di ognuno, comprende più di quanto la parola dell'uomo sappia esprimere.
Maria dimostrò quanto i suoi occhi siano aperti a considerare le nostre necessità, nelle nozze di Cana. Colà i primi a far notare la mancanza del vino non furono gli sposi o le persone di casa; fu invece Maria che per prima si accorse e provvide.

Maria ha compassione di noi. Non basta che alcuno conosca i nostri bisogni: occorre ancora che si muova a compassione dei mali e li possa curare.
Il cuore di Maria è misericordioso: a) perché è il cuore più simile a quello di Gesù. Dal sangue di Maria si formò il cuore dell'adorato agnello che riscattò il mondo.
Gesù fu sensibilissimo a tutti i dolori dell'umanità: Misereor super turbam: Ho compassione di
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questo popolo (Mc 8,2); nello stesso modo la conoscenza che Maria ha delle nostre infermità non è sterile; in lei è una medesima cosa vedere i dolori e muoversi a compassione.
b) Perché Maria è nostra madre. Quando una persona è eletta ad un ufficio, viene dotata di tutti i doni e qualità che le occorrono per adempiere tutti i doveri. Ora il concetto di madre è diverso dal concetto che abbiamo di padre: nella madre il cuore, la compassione, la premura sollecita; nel padre la forza, l'intelligenza, il lavoro.
c) Il fatto e l'esperienza degli uomini lo dimostrano: S. Bernardo riassume la storia delle misericordie di Maria in queste parole: «Maria si è fatta tutta a tutti, a tutti apre il seno della sua misericordia, acciocché tutti ne ricevano: lo schiavo il riscatto, l'infermo la salute, l'afflitto il conforto, il peccatore il perdono, Dio la gloria; e con ciò non vi sia alcuno che non senta il suo calore, il suo grande affetto».
Nel secolo XII, la parte maggiore e più fiorente della Spagna gemeva sotto l'oppressione del giogo crudele di saraceni. S. Pietro Nolasco, ancora giovane andò dalla Francia alla Spagna, donò tutta la vistosa sostanza a pro dei cristiani caduti in schiavitù dei turchi ed espresse il desiderio di essere venduto lui o potersi sostituire ai poveri schiavi.
Una notte mentre meditava sul suo pensiero, gli comparve la Madonna con volto serenissimo e gli disse che era assai gradito a lei ed al Figlio suo che venisse istituito un Ordine con la missione speciale di liberare gli schiavi cristiani dai turchi.
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S. Pietro andò dal suo confessore: Raimondo di Penafort. La SS. Vergine, nella medesima notte era già apparsa a S. Raimondo e gli aveva espresso il medesimo desiderio. Mentre i due uomini di Dio conferivano, ecco arrivare Giacomo, re di Aragona. In quella notte la Madonna era apparsa anche a lui e gli aveva detto di aiutare l'Ordine che ella desiderava far nascere in suo onore.
Il 10 agosto 1218 i tre uomini iniziavano il nuovo ordine religioso e lo chiamavano di S. Maria

Maria può soccorrerci. Maria è ricca per tutti. Maria è potente per ogni debolezza. Maria è rifugio per tutti i perduti.
I motivi sono molti:
1. Maria è tanto potente presso Dio quanto fu santa sulla terra. Chi in terra esercitò una virtù, in paradiso ha potere di ottenere quella virtù e chi ne esercitò parecchie ha potere per quelle. Maria le esercitò tutte: ha, dunque, potere per tutte. Ella perciò è invocata per la purezza come per la fortezza; per lo zelo come per la sapienza; nei tempi di eresia come nelle calamità di guerra e malattie; nelle lotte dello spirito contro la carne come nelle malattie del corpo e nei pericoli temporali.
2. Ciò che nei santi è diviso, in Maria è unito. S. Luigi s'invoca per la purezza, S. Tommaso d'Aquino per la scienza, S. Francesco di Sales per la mitezza; agli apostoli si chiede lo zelo, ad un martire la pazienza, ad un confessore la fede; si prega S. Lucia per la vista, S. Camillo de Lellis per i moribondi, S. Vincenzo de' Paoli per le opere caritative; S. Giovanni Vianney è protettore dei
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parroci, S. Girolamo Emiliani è protettore degli orfani.
3. Anzi Maria ha un potere sopra tutti i santi come madre di Dio.
Grande è l'autorità delle madri sopra i figli, e di Maria su Gesù; e, sebbene questi fossero monarchi, esse non diventano mai loro suddite.
È vero che Gesù ora in cielo siede alla destra del Padre, cioè come spiega S. Tommaso, anche come uomo ha il supremo dominio sopra di tutti ed anche sulla S. Vergine; tuttavia un tempo, su questa terra volle farsi suddito di Maria: Et erat subditus illis. (Lc 2,51).
Le vergini, seguono il divino Agnello dov'egli si porta: Sequuntur Agnum quocunque ierit (Ap 14,4). L'Agnello seguiva invece Maria su questa terra.
Sebbene Maria in cielo non possa più comandare al Figlio, le sue preghiere sono sempre preghiere di madre e perciò potentissime: Grande privilegium Mariae, quod apud Filium sit potentissima: Grande privilegio di Maria che sia potentissima presso il figlio, dice S. Bonaventura.
Maria venne incoronata dalla SS. Trinità come regina.

Imperio Virginis omnia famulantur, etiam Deus. S. Bernardino da Siena dichiara con questa sentenza, che ai comandi di Maria obbediscono tutti, anche Dio, in quanto Dio esaudisce le sue preghiere come fossero comandi.
La madre ha la stessa potestà che ha il Figlio. Da Gesù che è onnipotente è stata fatta onnipotente
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Maria: il Figlio è onnipotente per natura, la madre è onnipotente per grazia.
Gesù è come debitore a Maria. Anzi, quasi per soddisfare l'obbligo che ha verso questa madre per avergli dato col suo consenso, l'essere umano, adempie tutte le sue domande: Filius quasi exolvens debitum implet petitiones tuas.
Rifugiamoci dunque presso Maria; ella è madre potente, madre misericordiosa, madre sapiente.

Preghiamo. - Dio, che a liberare i fedeli cristiani dalla potestà dei pagani ti sei degnato per mezzo della gloriosissima madre del Figlio tuo arricchire la Chiesa di nuova famiglia; deh! fa che mentre la veneriamo piamente istitutrice di tanta opera veniamo parimenti liberati per i meriti ed intercessione di lei, e da tutti i peccati e dalla cattività del demonio.

S. Francesco Saverio.- Il grande apostolo delle Indie e del Giappone, Francesco Saverio, per tutta la sua vita onorò la madre di Dio colla più intima divozione e vivo amore. Fu nella festa della Presentazione che egli in Parigi, nella chiesa del Monte dei martiri, dedicata alla Vergine SS., insieme con S. Ignazio e coi suoi compagni si consacrò a Dio per mezzo dei santi voti.
Così fu nella chiesa di Loreto, che ebbe la prima ispirazione di recarsi nelle Indie per annunziare a quei popoli il vangelo.
Non chiese mai grazia a Dio se non per intercessione di Maria e non intraprese mai opera alcuna senza raccomandarla al patrocinio di Maria.
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La Salve Regina - III.


Sulle rive dei fiumi di Babilonia ci ponemmo a sedere e a piangere nel ricordarci di Sionne. Ai salíci che vi erano appendemmo le nostre cetre. Perché là quelli che ci avevano menati schiavi ci chiedevano dei cantici...
«Cantateci qualcuno dei cantici di Sionne».
Come potremo cantare il cantico del Signore in terra straniera?
(Ps 136 1-4).

A Maria sospiriamo, gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Due cose hanno resa così spontanea ed universale la divozione a Maria: le nostre innumerevoli necessità da una parte; e la materna bontà della Madonna dall'altra.
Maria madre della Chiesa. La Chiesa è la società soprannaturale istituita da Gesù Cristo per istruire, guidare, santificare gli uomini. Essa è il corpo mistico di Gesù Cristo; e membra sono tutte le anime in grazia che si dicono e sono sante. La Chiesa è portata sulle braccia di Maria come sulle braccia di Maria fu portato Gesù Cristo.
Maria accettò di essere madre di Gesù Cristo e se lo prese in cura nell'annunciazione; adempì il suo ufficio.
Maria accettò la cura della Chiesa ai piedi della croce e adempie il suo ufficio ogni giorno.
Dice Pio XI: «Chiunque studi con diligenza gli annali della Chiesa cattolica, facilmente vedrà collegato con tutti i fasti del nome cristiano il valido patrocinio della vergine madre di Dio. Come nelle pubbliche sventure, così nei privati bisogni, i fedeli di ogni epoca si rivolsero supplichevoli a
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Maria, perché ella tanto benigna venisse in soccorso impetrando aiuto e sollievo ai bisogni dell'anima e del corpo. E mai fu atteso invano il suo potentissimo aiuto, da coloro che la implorano con pia e fiduciosa preghiera».
Esempio splendido è la vittoria riportata dai cristiani contro i turchi a Lepanto, per il santo rosario.

Maria e gli eretici. Eresia è l'ostinazione in un errore, circa le cose di fede; Maria è martello dell'eresia, ma è salvezza per gli eretici di buona volontà.
Gli eretici e gli scomunicati sono dei figli ribelli alla loro madre la Chiesa; i primi con l'intelligenza, i secondi con la volontà. La S. Vergine difese la Chiesa dall'eresia, convertì eretici, riconciliò scismatici.
Maria ha assistito in modo speciale S. Giovanni Evangelista, che scrisse il suo Vangelo contro i primi eretici.
Nestorio negò la divinità di Gesù Cristo e la divina maternità di Maria: ma la Madonna suscitò S. Cirillo di Alessandria a scudo della verità e i Padri del concilio di Efeso proclamarono la vera fede, e fu cantata l'antifona: «Salve, o Vergine perpetua, tu sola hai infrante tutte le eresie del mondo».
Gli Albigesi furono vinti e convertiti in gran parte da S. Domenico, col S. Rosario.
Nel secolo XIX fu l'Immacolata che per opera di Pio IX e per le apparizioni di Lourdes, distrusse il razionalismo ed il naturalismo.
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E se Leone XIII fu chiamato il Papa del rosario il suo successore, Pio X, fu il martello del modernismo.
Perciò Pio XI scrive: «Quando gli errori diffondendosi per ogni luogo si accanivano a lacerare la veste inconsutile della Chiesa ed a mettere a soqquadro l'orbe cattolico, a colei che sola tutte le eresie nel mondo distrusse, si rivolsero i nostri padri con animo fiducioso, e la vittoria per lei conquistata fece ritornare tempi migliori».

Maria sede della sapienza. In Maria dimorò l'eterna Sapienza, discesa dal cielo per ammaestrare gli uomini. Per questo Maria è protettrice degli studi. Da lei S. Giovanni Damasceno riconosceva la sua scienza; da lei S. Alberto Magno ebbe la grazia di vedersi aprire l'intelligenza ad avanzare ed insegnare in ogni campo del sapere; da lei S. Tommaso d'Aquino invocava ogni giorno la sapienza celeste col santo rosario.
Maria ammaestrò gli apostoli sui misteri dell'incarnazione, infanzia e vita privata di Gesù.
Maria è invocata dalla schiera immensa dei missionari: Domenicani, Francescani, Carmelitani, Gesuiti, Servi di Maria, Figli di S. Giovanni Bosco. Da Maria i dottori della Chiesa e gli scrittori cattolici attesero e ricevettero luce; da Maria i pontefici domandarono ed ottennero saggezza e consiglio per il governo del popolo cristiano.

Maria e i bisogni materiali. Le nazioni in guerra ricorsero sempre a Maria e le belle vittorie cristiane provarono la sua potenza: Lepanto, Vienna, Murret, Temesvar, Corfù sono fatti insigni.
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Maria meritò il titolo che Benedetto XV le volle dare di: Regina pacis.
Sono ricorsi a Maria tanti infermi. A Lourdes arrivano da ogni parte treni carichi di infermi, tra i più sofferenti e disperati dalla scienza. Là si può dire che i ciechi vedono, i sordi odono, gli storpi camminano, i tubercolotici ed i malati di ogni infermità vengono risanati.

Maria e i bisogni morali. Leggiamo spesso nelle vite dei santi di tentazioni molestissime, convertite in vittorie splendide, per l'intercessione di Maria.
Così accadde a S. Benedetto, a S. Bernardo. a S. Nilo, a S. Alfonso Rodriguez, ed a mille altri. Troviamo soccorsi di provvidenza; ce ne fanno fede Gaetano da Thiene, Francesco Regis, Chiara d'Assisi ed altri senza numero, forniti miracolosamente di denaro e di viveri dalla SS. Vergine. Troviamo conforti recanti a persone calunniate, oppresse, perseguitate.
Troviamo tristezze, malinconie, angustie confortate da Maria.
Quanta ragione aveva perciò S. Lorenzo Giustiniani di chiamarla: Solatium peregrinationis nostrae! Dolce sollievo del nostro pellegrinaggio.
E perché tra i miseri, i peccatori sono i più miseri di tutti, Maria sta continuamente pregando il Figlio per i peccatori.
Tutti ricevono da Maria: lo schiavo il riscatto, l'infermo la salute, l'afflitto il conforto, il peccatore il perdono, Dio la gloria, e con ciò non vi sia, giacché ella è il sole, chi non partecipi del suo calore.
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Preghiamo - Dio, che per l'immacolata concezione della Vergine hai preparato al Figlio tuo una degna abitazione, ti supplichiamo umilmente, che, celebrando l'apparizione della medesima Vergine, conseguiamo la salvezza dell'anima e del corpo.

S. Elisabetta Vergine.- Elisabetta, afflitta da pene interiori e da corporali infermità, avendo la consolazione di vedere un giorno Maria, circondata da un coro di sante e caste vergini, così la pregava: «Ah santa Vergine, abbiate pietà di me, che tribolazioni crudeli mi opprimono; muovetevi a compassione di me, poiché i dolori mi straziano sino dall'infanzia, ed al presente la mia vita è un continuo martirio!».
Maria dolcemente le rispose: «Figlia mia, il Signore ti prova in questa vita, ma nell'altra ti consolerà; egli vuole purificarti quaggiù, affinché dopo la morte possa godere riposo e felicità sempiterna. Vedi queste vergini che mi stanno attorno: esse soffrirono, per amor di Dio, ed ora sono onorate, non soltanto al cospetto di lui, ma ancora dinanzi agli uomini».
Rinvigorita Elisabetta da tali accenti, disse poi con molta tranquillità di animo in mezzo alle sue tribolazioni. La sola consolazione nella suprema sua ora fu l'invocare il nome di Maria. Fra le sue braccia piamente spirò.

La Salve Regina - IV.


Ecco che egli viene sulle nubi, e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero, e a causa di lui si batteranno il petto tutte le tribù della terra (Ap 1,7).

Tutte le grazie vengono trasfuse dal capo Gesù Cristo, nel suo corpo mistico per mezzo di Maria. Dal tempo in cui ella concepì il Verbo di Dio, ottenne una certa giurisdizione su ogni azione dello
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Spirito Santo, così che nessuna creatura ottiene grazie se non secondo la sua disposizione. Perciò Maria dispensa i suoi doni, virtù e grazie a chi vuole e come vuole.
«Maria, dice S. Alfonso, è tutta occhi per scoprire le nostre infermità e soccorrerci». Ma la prima miseria da cui ci vuole liberare è il peccato. Se Dio porta al male un odio infinito, Maria odia il peccato con un odio immenso.
Maria odia il peccato perché esso offende il Signore, maestà infinita; il peccato è un'ingratitudine somma alla bontà di Dio; il peccato rinnova la passione di Gesù Cristo.
Il peccato è la rovina dei figli di Maria, rovina spirituale e materiale. Dice lo Spirito Santo: «Se tu non vorrai ascoltare la voce del Signore. Ecco che verranno sopra di te le maledizioni» (Dt 11,28).
Maria è venuta al mondo per rimediare al peccato, dandoci Gesù, del quale il Battista diceva: Ecce agnus Dei, ecce qui tollit peccata mundi: Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo (Io 1,29). Et finem accipiat peccatum et deleatur iniquitas: E avrà fine il peccato e sarà ricancellata l'iniquità (Dn 9,24) era stato predetto.
I giusti su questa terra non sono esenti da tentazioni del demonio, vi sono soggetti al pari dei peccatori e forse più ancora.
Maria ci esorta alla virtù come una buona madre, ora con ispirazioni, ora con grazie speciali, ora con consolazioni. Incoraggiò S. Margherita Alacoque a tollerare con pazienza le persecuzioni; ordinò
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a S. Luigi e a S. Stanislao Kostka di farsi religiosi della Compagnia di Gesù; a S. Maria Maddalena dei Pazzi ed a S. Rosa di Lima insegnò la via della perfezione.

Maria sostiene i giusti a perseverare. Si impegna presso Dio per ottenere ai giusti la perseveranza; li stimola a chiederla instantemente.
Il divin Redentore prima di incominciare la sua passione, con tutto l'ardore dello spirito, domandò all'Eterno Padre la perseveranza per i suoi discepoli: Padre santo, custodite questo drappello affinché nessuno abbia a mancare. Lo stesso fa Maria che ha lo spirito di Gesù.

Per i caduti nella colpa Maria compie due uffici: li difende presso la divina giustizia, e li invita alla conversione. Dice S. Alfonso: «Se temi di ricorrere a Gesù Cristo perché ti spaventa la sua giustizia, e vuoi un altro avvocato presso questo mediatore, ricorri a Maria. Ella intercederà per te presso il Figlio». E S. Bernardo: «Questa divina madre è la scala dei peccatori, è la massima mia confidenza; tutta la ragione della mia speranza».

Maria invita i peccatori alla conversione. Studia le vie più efficaci, i momenti più opportuni. Li sprona con aspri rimorsi ;che, tormentandoli giorno e notte, danno loro la spinta a cercare Dio. Quanti protestarono con le lacrime agli occhi di riconoscere che questa madre li condusse a Dio!

Li accoglie appena ritornato. Gesù non ha mai respinto alcuno, anzi ha detto di essere venuto a salvare i peccatori: «Sono venuto a salvare ciò
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che era perduto» (Lc 19,10). Maria, a somiglianza di Gesù, ha sempre accolto pietosamente i peccatori, ha detto di essere la loro madre.
S. Efrem la chiama: Hospitium peccatorum: Asilo dei peccatori; S. Bernardo: Scala peccatorum: Scala dei peccatori: San Lorenzo Giustiniani: Spes delinquentium: Speranza degli erranti; S. Tommaso da Villanova: Via brevior et facilior perveniendi ad Deum: Via più breve e più facile per giungere a Dio.

La gloria più grande di Maria, però, è quella di cambiare i peccatori in santi. Non solo li rimette sulla buona via, ma se essi non vi si oppongono, mira a cambiarli in vasi di elezione, e farli santi.
Grandi favori ha concesso a Margherita da Cortona, che era stata peccatrice; a Maria Egiziaca così famosa per le sue dissolutezze; a Guglielmo di Aquitania così noto per le sue crudeltà: Maria ne fece dei santi.

Maria è sempre, per tutti i peccatori, l'avvocata potente, universale, pietosa. Consolatevi, o pusillanimi, dice S. Tommaso da Villanova; respirate e fatevi animo, o miseri peccatori; questa grande vergine, che è madre del vostro Giudice, è anche l'avvocata dell'uman genere: avvocata idonea e potente; sapientissima, che sa tutti i modi di placare Dio; universale che tutti accoglie, e non ricusa di difendere alcuno».

Preghiamo - O Dio, il cui Unigenito con la sua vita, morte e risurrezione ci ha guadagnato il premio dell'eterna salute, concedici, te ne preghiamo, che richiamando alla
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mente, col SS. rosario della B. Vergine, questi misteri, imitiamo ciò che contengono e conseguiamo ciò che promettono.

La vittoria di Pelagio. - Mai popoli cristiani sono ricorsi indarno (invano)? a Maria. La Spagna quando gemeva sotto i Mori, sperimentò il suo soccorso. Tra gli altri nel 718 avvenne questo fatto. Il re Pelagio, con soli mille uomini, s'era trincerato in una spelonca, giudicata inaccessibile. Alamona con 80 mila Mori, si slanciò all'espugnazione della grotta dove Pelagio e i suoi invocavano a grande voce l'aiuto di Maria. I sassi e le saette piombavano addosso agli assalitori che furono costretti a precipitosa fuga. Inseguiti da Pelagio ne rimasero ventimila uccisi sul campo di battaglia con lo stesso generale, e gli altri perirono affogati nel fiume Reva. Un prodigio simile si rinnovò nel 1583 nella festa della purificazione della Vergine, quando 300 soli Portoghesi, con 30 mila Etiopi, riportarono segnalata vittoria contro un esercito d'un milione e 200 mila soldati del re d'Angola. Questi morirono quasi tutti o per le proprie saette, o perché travolti in una voragine.

La Salve Regina - V


Io sono la madre del bell'amore e del timore, della scienza e della santa speranza. In me ogni grazia della vita e della verità in me ogni speranza di via e di virtù. (Ecli 24,24s).

O clemens, o pia, o dulcis virgo, Maria.
S. Bernardo ha una bella interpretazione: Maria è clemente con i penitenti, liberandoli dalle loro colpe; è pia con i proficienti che vogliono crescere nella virtù; è dolce con quelli che l'amano, cioè coi perfetti.
Maria clemens indigentibus, pia exorantibus,

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dulcis diligentibus; o clemens liberando, o pia largiendo, o dulcis te donando: Maria clemente ai bisognosi; pia ai preganti, dolce a chi ama; o clemente che liberi; o pietosa che aiuti, o dolce che ti doni.
Clemente coi penitenti. Dopo aver aiutato il peccatore a pentirsi ed ottenere il perdono, Maria ottiene la grazia della perseveranza.
Dopo la confessione, il demonio ritorna all'assalto.
Altro è detestare il peccato, altro è vincere le cattive abitudini, fuggire le occasioni, rinnegare le passioni.
La perseveranza è la virtù che assicura il paradiso, ma richiede tante vittorie. S. Agostino parla degli assalti del demonio dopo la sua conversione. S. Pelagia tante volte era tentata di ritornare alla vita scandalosa. Così S. Margherita da Cortona e S. Maria Egiziaca; ma la Madonna ottenne loro la perseveranza.
La perseveranza secondo il concilio di Trento è dono del tutto gratuito che non si può da noi meritare; però secondo S. Agostino ed il Suarez, l'otterranno quanti fedelmente la chiedono.
S. Anselmo dice una cosa che a primo aspetto reca meraviglia: A volte si ottiene più facilmente la salute invocando Maria che invocando Gesù. Forse che la bontà di Dio non sia infinita, mentre la bontà di Maria è finita? È vero; ma la santa Vergine è solo misericordia, non giustizia. Ella unendo le sue alle nostre suppliche, ottiene una quantità di grazia maggiore di quanto avremmo ottenuto con le sole nostre deboli preghiere.
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Inoltre le grazie passano per le mani di Maria e quindi anche la perseveranza.
Nell'ufficio dell'Immacolata è messa sul labbro di Maria quell'espressione scritturale: «Quelli che lavorano per me non peccheranno, coloro che mi illustrano avranno la vita eterna» (Ecli 24,30s).
S. Francesco Borgia dubitava assai della perseveranza di coloro i quali non hanno una viva divozione alla Madonna. Un giorno trattenendosi con i novizi, si accorse che parecchi di essi erano freddi verso Maria. Avvertì allora il maestro, perché li tenesse d'occhio; avvenne difatti che quelli perdettero la vocazione e se ne ritornarono nel mondo.
Molti curano di far bene la confessione, ma poco prevedono le difficoltà che seguiranno per vincere le nuove tentazioni.
La perseveranza è la vera fortezza; cambia in virtù i buoni atti e le buone disposizioni. Ma la fortezza è dono dello Spirito Santo: e Maria la ottiene a chi gliela chiede.
Nell'ufficio della Madonna della Neve, la Chiesa mette sulle labbra di Maria l'espressione: Mea est fortitudo: Mia è la fortezza.
S. Andrea Corsini, da giovane, si era dato ad una vita disordinata, scandalosa: la madre lo riprese, narrandogli un sogno fatto prima che egli nascesse, nel quale aveva immaginato il figlio prima splendido come angelo, poi lupo rapace ed infine agnellino di Gesù Cristo.
Andrea si convertì; entrato in una chiesa dei Carmelitani, dopo aver pianto a lungo ai piedi della Vergine, si confessò e, con molte istanze, domandò di farsi religioso.
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Da quel giorno Andrea, il giocatore dissoluto, divenne uno specchio di penitenza: il lupo era diventato agnello. Ebbe molte tentazioni contrarie alla perseveranza, specialmente quando uno zio, con promesse di larga eredità e con minacce, tentò di farlo uscire dall'ordine Carmelitano. Vinse ricorrendo a Maria. I compagni dei suoi antichi disordini ritornarono all'assalto varie volte, ma egli, nella divozione a Maria, trovò non solo la perseveranza per se, ma la conversione per altri dalla cattiva vita.
Fu vescovo di Fiesole, esemplare per zelo, un santo della Chiesa.
Il divoto di Maria si salva; chi è molto divoto di Maria si fa santo.

Maria è pia con i proficienti: Il progresso nella virtù e nei meriti, nella vocazione, nell'apostolato richiede una continuità di grazie. Si tratta di sostituire a pensieri umani, principi e ragionamenti cristiani. Si tratta di mettere nel cuore tendenze, affetti, aspirazioni soprannaturali. Si tratta di formare una volontà soprannaturale che voglia la povertà, la purezza, la mansuetudine, la pazienza, ecc. Insomma, si tratta di mettere la vita soprannaturale là dove era la vita naturale; si tratta di far vivere Gesù Cristo in noi, invece del nostro egoismo. Si tratta di arrivare a dire con verità:
«Non son più io che vivo, ma è Gesù Cristo che vive in me» (Gal 2,20).
Tutto questo è opera di Maria. Ella formò Gesù Cristo considerato come persona fisica; ella ricevette allora la vocazione, la grazia di formare
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Gesù Cristo considerato come corpo mistico, cioè i fedeli.
Gesù Cristo nacque da Maria per opera dello Spirito Santo, così la Madonna è principio della nostra vita, la grazia.
Gesù bambino volle essere da lei formato, nutrito, educato, cresciuto. Uguale è la nostra felicissima sorte, perché da lei ed in lei si forma e cresce il cristiano fino alla pienezza dell'età. Per questo quando l'ufficio di Maria verso Gesù era compiuto, Gesù raccomandò a Maria di fare da madre a noi tutti.
Sappiamo per esperienza che le anime pie, devote della Madonna sono più coraggiose nei sacrifici, più pronte all'obbedienza, più pure di costumi, più ardenti nella carità; in una parola, progrediscono di più.
La Madonna ha la missione di rendere facile ciò che è arduo e difficile.
Grignion di Montfort nella formula di consacrazione a Maria così la prega: «Mettimi nel numero di quelli che tu ami, istruisci, dirigi, nutri e proteggi come tuoi figli e schiavi tuoi. O vergine fedele, rendimi in ogni cosa un sì perfetto discepolo di Gesù Cristo che io giunga, per la tua intercessione ed a tuo esempio, alla pienezza dell'età sua qui in terra».

Maria è dolce con i perfetti. I perfetti sono coloro che hanno già progredito molto nella virtù. Per essi il nome di Maria è dolcezza, perché dopo il nome di Gesù, Maria è il più gran nome in cielo e sulla terra.
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Il Vangelo stesso ci presenta questi due nomi grandi e dolcissimi. «Chiamerai questo figlio Gesù» (Mt 1,25). Et nomen Virginis Maria: E il nome della vergine Maria (Lc 1,27).
S. Antonio di Padova dice: I nomi di Gesù e di Maria, sono giubilo pel cuore, miele alla bocca, melodia alle orecchie.
Ma qui piuttosto si deve parlare della dolcezza salutare di conforto, di amore, di letizia, di confidenza e di fortezza che dona questo nome a chi lo invoca divotamente.
Il nome di Maria infatti, libera dalle tentazioni ed è inizio di castità.
Il nome di Maria porta coraggio nelle angustie e nei dolori.
Il nome di Maria conforta e riempie di speranza il morente.
S. Francesco di Sales era desolato di spirito per una profonda crisi che lo aveva esaurito di forze fisiche e morali. Ma inginocchiato ai piedi della Madonna, consacratosi a lei si sentì riempito della gioia più soave e divenne il conforto di tanti infelici.
S. Gabriele dell'Addolorata trovò nella meditazione dei dolori di Maria la pace e la gioia che per un momento aveva chiesto alla dissipazione ed al mondo.
Siamo dunque, di Maria! In ogni età e condizione di spirito speriamo in lei. In Maria si confidi il penitente, il proficiente, il perfetto. Maria è la madre di tutti.
O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.
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Preghiamo. - Salve, o regina, madre di misericordia; vita dolcezza, e speranza nostra, salve. A te ricorriamo esuli figli di Eva; gementi e piangenti in questa valle di lacrime, a te sospiriamo. Orsù, dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi quegli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del seno tuo, o clemente, o pietosa, o dolce Vergine Maria.

S. Bernardo. - «O clemente o pia!...».
La vigilia del Natale nell'anno 1146 S. Bernardo arrivò a Spira, in qualità di delegato apostolico. Il santo vi fu ricevuto con solennità straordinaria. Lo si condusse fra i suoni delle campane e i cantici degli inni sacri, attraverso alla città, fino alla cattedrale dove l'imperatore ed i principi l'accolsero con tutti gli onori.
Il corteo (avanzando verso il coro, cantava l'antifona preferita da S. Bernardo, la Salve Regina. Egli procedeva in mezzo ad un'immensa folla. Quando gli ultimi accenti della bella invocazione cessarono di risuonare sotto le volte del tempio, dopo le parole: Nobis post hoc exilíum ostende», Bernardo trasportato da uno slancio d'amore per Maria, facendo tre genuflessioni, soggiunse: o clemens, o pia o dulcis Virgo, Maria.
Queste parole sì tenere e soavi furono scolpite in lamine di bronzo sul pavimento della cattedrale.
Noi stampiamole nei nostri cuori e ripetiamo spesso con lo stesso amore di S. Bernardo: «O clemente, o pia o dolce vergine, Maria!»

La Salve Regina - VI.


Tu, o Dio, esaudisci la mia orazione; dai l'eredità a quelli che temono il tuo nome...
Cosi per tutti i secoli cantero lodi al tuo nome per adempiere di giorno in giorno i miei voti
(Ps 60,6-9).

E mostraci dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. Dice S. Bernardo: Maria è
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un canale pieno, affinché dalla sua sovrabbondanza tutti possiamo godere. Prima che nascesse la SS. Vergine non vi fu per tutti questa corrente di grazia, mancando tale acquedotto: ma poi è stata data al mondo Maria acciocché da questo canale, il cui corso doveva essere continuo, tutti ricevessero.

Consideriamo:
1. La devozione a Maria è moralmente necessaria; 2. Maria ci libera dal purgatorio; 3. Il divoto di Maria si salva.

1. Necessità della divozione a Maria. La grazia suprema che intendiamo ottenere con certezza da Maria è il paradiso.
L'intercessione dei santi è utilissima; la divozione verso Maria SS. è moralmente necessaria alla nostra eterna salvezza. Gesù Cristo è intercessore di giustizia, Maria mediatrice di grazia.
La devozione a Maria, secondo S. Anselmo, è necessaria affinché la dignità dell'intercessore supplisca alla nostra deficienza.
Pregare la S. Vergine, non è diffidare della divina misericordia, ma temere della propria indegnità. Insegnano questa dottrina: S. Agostino, S. Alfonso, S. Germano, S. Anselmo, S. Giovanni Damasceno, S. Bonaventura, S. Antonio, S. Bernardino da Siena, e tutti i teologi cattolici.
S. Alfonso scrive: Chi non crede a questo insegnamento si dimostra ben poco divoto di Maria; ed io non voglio essere di questi, ne vorrei che lo fosse il mio lettore.
La divozione a Maria è moralmente necessaria
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perché il Signore salva ognuno in particolare, come salvò l'umanità in generale. Ora Dio volle associare all'opera della redenzione Maria Santissima. In tre modi, dice il padre Suarez, Maria ha cooperato alla nostra salvezza: primo coll'aver ella meritato de congruo l'incarnazione del Verbo; secondo coll'essersi molto impegnata, mentre viveva, a pregare per noi; terzo, coll'aver sacrificata volentieri la vita dell'amatissimo figlio, per la nostra salute.
Questa divozione è poi moralmente necessaria per le massime difficoltà in cui viviamo: l'uomo rassomiglia a una barca sconquassata; il mare, cioè il mondo, è assai pericoloso, tante sono le insidie delle navi nemiche.
In ultimo prova S. Anselmo: «È impossibile che si danni un divoto di Maria, che fedelmente la ossequia ed a lei si raccomanda». Ciò si applica ai veri divoti, che vogliono emendarsi dai difetti, non già a chi abusa della divozione per peccare di più. Perciò sant'Anselmo ancora scrive: «Come chi manca della divozione e protezione di Maria è impossibile che si salvi; così è impossibile che si danni chi prega la Madonna, ed è da lei protetto».

2. Efficacia della divozione a Maria. La divozione a Maria è mezzo per evitare o abbreviare il purgatorio.
S. Alfonso dice: «Le anime purganti sono soccorse dalla SS. Vergine molto di più che le anime viventi ancora sulla terra. Infatti quelle sono più degne di misericordia, non potendosi aiutare a salvare da se stesse».
E S. Bernardino da Siena: In quel carcere di
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anime spose di Gesù Cristo, Maria ha un dominio, sia per sollevarle, come per liberarle: B. Virgo in regno purgatorii dominium habet.
La Chiesa ha approvato l'Istituto religioso di «Nostra Signora del Suffragio», che ha lo scopo di pregare Maria SS. per le anime purganti. Queste suore la chiamano regina del purgatorio e madre di quelle anime sante.
Maria SS. soccorre tutte le anime purganti; ma le prime a ricevere soccorso e sollievo sono i suoi divoti. «Vedi quanto sia importante essere divoti di questa madre. Ella non sa dimenticare le anime cadute nel purgatorio, e sebbene a tutte porti sollievo, tuttavia è più sollecita per i suoi divoti»(Novarino).
Singolare privilegio è la promessa fatta da Maria SS. al Papa Giovanni XXII. Gli apparve mentre egli stava pregando, rivestita di luci tenendo fra le mani l'abitino del Carmine. Tra l'altro gli disse: «Se fra i religiosi od i confratelli del Carmelo vi sono di quelli che per le loro colpe vanno nel Purgatorio, io, come tenera madre, scenderò in mezzo ad essi il sabato dopo la loro morte e li condurrò sulla santa montagna della vita eterna». Così il pontefice fa parlare Maria nella celebre bolla del 3 Marzo 1332, comunemente chiamata Bolla Sabatina.
Per questa pietà materna di Maria, la Chiesa affida a lei la causa di tali anime gementi, che sono passate da questo mondo, affinché per intercessione della Beata Vergine Maria e di tutti i Santi, Iddio conceda loro di pervenire al godimento dell'eterna felicità.
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3. Come e quando praticare la divozione a Maria. Potremo qui considerare che chi è molto divoto di Maria si fa santo. Il modo è così spiegato da S. Metodio il quale dice a Maria: Voi, o grande madre, siete il principio, il mezzo e il compimento della nostra felicità: Tu festivitatis nostrae principium medium, et finis.

a) Maria è principio, perché ci fa trovare la grazia. Il peccatore che ricorre a Maria ottiene la conversione: Maria Egiziaca, Alfonso Ratisbonne, S. Margherita da Cortona e tanti altri, sono esempi, che confermano questa verità.
Vi è un periodico che riporta continuamente tali fatti, ed è l'organo dell'Arciconfraternita del Sacro Cuore di Maria per la conversione dei peccatori; vi è un libro intitolato «Maria e le conversioni», che lo conferma con tanti fatti; vi è inoltre la quotidiana esperienza che ce lo fa constatare. Conversioni di eretici, pagani; conversioni di apostoli, scismatici, protestanti, conversioni di increduli, bestemmiatori, comunisti ecc.

b) Maria è il mezzo della nostra salvezza. Infatti, per Maria, l'innocente conserva la stola battesimale, ed il convertito persevera nella buona via.
S. Bernardino da Siena ancora bambino si trovava in pericoli gravissimi.
Rimasto orfano di madre a tre anni, e di padre a sei, fu raccolto da una cugina, Tobia, gelosissima della virtù. A 11 anni fu portato a Siena.
Un giorno Bernardino, disse alla cugina: «Sai ch'io sono tanto innamorato di una bellissima signora che darei volentieri la vita per goder della
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sua presenza, e che, se passassi un giorno senza vederla non potrei chiudere occhio nella notte?» Tobia stupì: e nella sua meraviglia volle tener d'occhio segretamente il cuginetto.
Bernardino si portò un giorno presso porta Camollia, dove si venerava una bella immagine della Madonna degli angeli: s'inginocchiò, si raccolse, compì una pratica divota e tornò a casa. Continuò ad assicurarsi del fatto per diversi giorni e finalmente ne volle la confessione dalla bocca del fanciullo.
L'innocente e casto Bernardino non nascose: «Cugina mia, poiché così tu vuoi, ti manifesto il segreto. Io sono acceso d'amore per la beata vergine Maria, madre di Dio». E conservò per tutta la vita la divozione a questa immagine, la quale si venera ora a Siena nella chiesa di S. Luca.
Maria custodì fra le spine il giglio di verginità e la stola battesimale di Bernardino, il quale abbandonati gli studi profani, ricevette e coltivò la vocazione alla vita religiosa e all'apostolato.

c) Maria fine nella santificazione. S. Francesco di Sales studente a Parigi, consacrò la sua purezza alla B. Vergine nella chiesa di S. Stefano dei Greci.
Egli era chiamato ad essere il soave direttore di spirito, che facilita la via della perfezione: il dottore della divozione e della pietà. Ma lo aspettava una dolorosa prova. Francesco che amava tanto il Signore, diventò insensibile, arido nella vita spirituale: l'opprimeva il terrore di non essere in grazia di Dio. La tentazione durò sei settimane. Il giovane nella lotta intristì così gravemente che il suo servo lo credette perduto.
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Un giorno Francesco entrò in Santo Stefano dei Greci e, nell'abisso dello sconforto andò diritto all'altare della Madonna e pianse a dirotto: recitò la dolce preghiera di S. Bernardo: «Ricordatevi, o piissima Vergine Maria», e soggiunse: «O Dio, se è decretato ch'io non vi ami in cielo, fate almeno ch'io vi ami sulla terra con tutte le mie forze». La Madonna lo soccorse. L'incubo cadde, e Francesco ricuperò salute e letizia: alla grazia della liberazione, seguì la grazia della vocazione.
Scrisse la Filotea, il Teotimo, che dedico a Maria; libri sapienti, nei quali viene esposto il metodo della vita spirituale.
Ogni anno, alla Purificazione, Francesco rinnovava il voto di castità, e ogni giorno, per voto, recitava il santo rosario intero.

Preghiamo - Signore, Gesù Cristo, il quale volesti che la beatissima vergine Maria, tua madre immacolata fin dalla sua concezione risplendesse per gl'innumerevoli miracoli, concedici, che implorando continuamente il suo patrocinio, conseguiamo le gioie eterne.

Una conversione sul letto di morte. - Nel 1856, a Parigi, una persona sconosciuta chiedeva premurosamente il sacerdote per portare i conforti religiosi ad un infermo in fin di vita.
Il prete entrato nell'appartamento trovò una giovane, la quale a stento poteva contenere la commozione. Singhiozzando disse al curato che suo padre non credeva nulla in fatto di religione e aveva ordinato ai congiunti che lo lasciassero morire in pace e temeva che la presenza del sacerdote lo facesse andare in ismanie e morire d'improvviso.
Il curato consolò l'afflitta, la consigliò di affidarsi al patrimonio della Vergine e la esortò a vegliare l'infermo, recitando a bassa voce il s. rosario onde ridestare in lui il sentimento religioso.
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Verso sera l'inferno, chiamata la figliuola, le disse:
«Tu non mi lascerai questa notte, non è vero?»
La figlia si pose accanto al letto, e, con le lacrime agli occhi, recitava il rosario sommessamente. L'infermo soffriva più nell'anima che nel corpo: e la guardava con visibile compiacenza. La serenità della figlia faceva contrasto con l'agitazione dell'infermo.
Terminata la recita del rosario, l'ammalato trasse un profondo sospiro: «Oh se avessi la fede!» A questa improvvisa rivelazione, lacrimando, la figlia disse: «Ho pregato la Vergine, perché ti dia questo dono celeste; pregala ancor tu, caro babbo».
Nella notte l'infermo sognò di trovarsi in grande imbarazzo; un fiume rigonfio d'acqua gl'impediva il tragitto all'altra sponda ove, a braccia aperte l'attendeva la sua diletta figlia, quando una donna di meravigliosa bellezza lo prese affettuosamente per mano, e gli mostrò un ponte con 150 archi, che conduceva sicuramente all'altra sponda. Svegliatosi raccontò il sogno alla figlia, la quale glie ne diede la spiegazione. Quella donna era la S. Vergine; il ponte con 150 archi era il rosario per mezzo del quale poteva guadagnare il Paradiso. Il vecchio infermo pianse di tenerezza e richiese subito il curato per confessarsi e comunicarsi. Fece una morte edificante.

Le Litanie Lauretane


La parola Litania deriva dalla voce greca litaneo e vuol dire: prego, con insistenza.
Il nome indicò quella forma di preghiera collettiva ed alternata che si usò fin dai primi tempi della Chiesa.
Le litanie della B. Vergine, dice il Bossuet, sono titoli di onore che i SS. Padri hanno dato a Maria SS. a motivo principalmente della sua qualità di madre di Dio.
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Sono invocazioni mirabili, auree, indirizzate alla grande madre di Dio.
Le litanie fanno parte della preghiera ufficiale della Chiesa.
Le litanie lauretane si possono dividere, quanto al loro contenuto, in quattro parti. Nella prima parte viene ricordata e celebrata la persona di Maria.
La seconda parte accenna alle principali figure dell'Antico Testamento che si riferiscono a Maria. Nella terra parte, che comincia col salus infirmorum, si proclama la parte che Maria prese alla redenzione del mondo e la sua potenza a favore dei fedeli. Nell'ultima parte si loda la Vergine per la gloria che gode in cielo come regina universale.
È noto che dalla prima metà del secolo XVI si usava nel santuario di Loreto ogni sabato e in tutte le vigilie e feste della B. Vergine, recitare una litania mariana; e specialmente quella detta scritturale, perché tutta composta di titoli e frasi tolte dalla Sacra Scrittura.
Nella seconda metà di quello stesso secolo, su tutti gli altri testi, lo scritturale compreso, riuscì ad avere il sopravvento, quello che venne in seguito riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa e chiamato lauretano. Di esso una prima stampa risale al 1576. Il testo completo delle litanie lauretane, non compare che nel 1578 in un libretto scritto ad uso dei pellegrini della Santa casa di Loreto.
Nel 1857, il Papa Sisto V concesse indulgenze alla recita delle litanie.
Vengono in seguito aggiunti alcuni titoli:
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8 dicembre 1854, Pio IX: Regina sine labe originali concepta;
24 dicembre 1883, Leone XIII: Regina sacratissim i rosarii;
22 Aprile 1903, Leone XIII Mater boni consilii;
16 novembre 1915, Benedetto XV: Regina pacis;
1 novembre 1950, Pio XII: Regina in coelum assumpta.
Come le altre litanie, anche quelle lauretane s'aprono con invocazioni a Gesù Cristo ed alle tre persone della SS. Trinità, e si chiudono con le parole di S. G. Battista «Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo» (Io 1,29).

La prima parte delle invocazioni celebra la dignità di Maria come madre di Dio e il privilegio della sua verginità.
Sancta Maria: ricorda la santità eminente di Maria ripiena di Spirito Santo; ed inoltre la dolcezza del nome di Maria che è il più grande dopo quello di Gesù.
Sancta Dei genitrix: la Chiesa esprime la sua fede, cioè che Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo, che in lui vi è una sola persona, che Maria vien chiamata ed è vera madre di Dio.
Sancta virgo virginum: Maria è vergine, ma la sua verginità è privilegiata: perché attirò col suo esempio tante anime a imitarla, e perché è verginità unita all'ufficio di madre.
Mater Christi: Madre del Messia, l'unto del Signore. Si consacravano con l'olio i re, i sacerdoti, i profeti; ora Gesù Cristo è il profeta, è il sacerdote eterno, è il re supremo.
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Mater divinae gratiae: infatti da Maria venne ogni grazia per Gesù Cristo, Maria è mediatrice della grazia.
Mater purissima, castissima, inviolata, intemerata: sono quattro gradi dell'incontaminata illibatezza di Maria.
Infatti: Maria fu purissima nella sua anima, tanto che si turbò al primo annunzio dell'incarnazione; Maria fu castissima nel suo corpo, occhi, cuore, sempre, ovunque; Maria fu vergine inviolata, perché Dio stesso la volle rispettare prima, durante, dopo l'incarnazione; intemerata per lo splendore della sua purezza innanzi al mondo, e al Cielo.
Mater amabilis, admirabilis, boni consilii: Maria è amabile per la sua somma bellezza spirituale e corporale che si riprodusse nel Figlio; è ammirabile, poiché se è admirabilis Deus in sanctis suis, Maria è un cumulo di prodigi e meriti; è madre del buon consiglio, poiché è consigliera d'ogni dubbioso.
Mater creatoris, salvatoris: madre del creatore, perché il figlio suo Gesù Cristo, come Dio, è creatore d'ogni cosa per quem omnia facta sunt: e come uomo è salvatore del genere umano.
Virgo prudentissima: Maria ci guida nella vita con oculatezza serena, prevenendo e provvedendo a quanto è di gloria di Dio e di nostra santificazione.
Vírgo veneranda: a Dio culto di latria; a Maria di venerazione somma: ai santi culto di venerazione o dulia.
Virgo praedicanda: si deve celebrare Maria perché
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merita sommi elogi; e perché bisogna estendere il suo culto fra gli uomini.
Virgo potens: la potenza di Maria dipende dalla sua qualità di madre di Dio e dalla sua altissima santità.
Virgo clemens: la Madonna è pietosa perché ha il cuore più bello e pio dopo quello di Gesù.
Virgo fidelis: Maria è fedele al suo ufficio di distribuire la grazia ai figli più bisognosi, come fu fedele alla sua missione in terra.
Speculum justitiae: la giustizia è il complesso di tutte le virtù: e Maria le ebbe tutte ed in sommo grado.
Sedes sapientiae: la sapienza è il primo dei sette doni dello Spirito Santo; si oppone alla stoltezza.
Causa nostrae laetitae: in Gesù, Maria est salus, vita, resurrectio nostra; ora l'incarnazione avvenne solo dopo che Maria vi diede il consenso.
Vas spirituale, vas honorabile: poiché in Maria le tre virtù teologali, le quattro virtù cardinali, le otto beatitudini, i sette doni ed i dodici frutti dello Spirito Santo sono raccolte come in un vaso prezioso.
Vas insigne devotionis: la devozione è una generosa volontà di fare quanto richiede il servizio divino; Maria in questa disposizione fu la più insigne.

La seconda parte delle Litanie lauretane ricorda simboli e figure dell'Antico Testamento, con cui Maria fu designata.
Rosa mystica: poiché come la rosa, Maria ebbe spine e sono i misteri dolorosi; ebbe foglie verdi,
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e sono i misteri gaudiosi della speranza; ebbe petali candidi, e sono i misteri gloriosi.
Turris Davidica la torre di Davide, Maria forte nelle prove, ed è il nostro rifugio nelle tribolazioni.
Domus aurea: Salomone profuse oro nella costruzione del tempio, degli ornamenti, degli oggetti del culto; Maria fu ornata d'ogni splendore perché in lei doveva abitare il Figlio di Dio incarnato.
Foederis arca: l'arca conteneva la tavola della legge, dell'alleanza fra Dio e il suo popolo: in Maria abitò colui che si proclamò, via verità e vita.
Janua coeli: Giacobbe disse: hic est domus Dei et porta coeli; per Maria tutti hanno la salute; per le grazie di Maria ognuno può salvarsi.
Stella matutina preannunciò il gran giorno anzi il sole di giustizia, Gesù Cristo.

La terza parte delle Litanie lauretane, raccomanda particolarmente alla Madonna i bisogni nostri.
Salus infirmorum: la povera umanità va soggetta a tante malattie, quanto al corpo: e Maria ne ha compassione.
Refugium peccatorum: molto più gravi sono le malattie, dell'anima, e Maria riconcilia i peccatori con Dio.
Consolatrix afflictorum: tante sono le pene interne dello spirito e del cuore, e Maria ha compassione di tutti.
Auxilium Christianorum: molti sono i bisogni
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sociali nella Chiesa e nel civile consorzio, e Maria, invocata, di tutti ha pietà.

La quarta parte delle Litanie lauretane esalta Maria che venne fatta da Dio regina del cielo e della terra.
Regina angelorum: anche gli angeli sono superati in grazia da Maria, e servono a lei come a regina.
Regina patriarcarum: la virtù dei patriarchi, specialmente la fede in Cristo venturo, fu grande; Maria li superò però tutti.
Regina prophetarum: Maria fu oggetto di tante profezie ed ella stessa profetizzò cose altissime.
Regina apostolorum: Maria fu maestra e madre degli apostoli; li superò tutti nello zelo. Ella diede al mondo Gesù Cristo stesso.
Regina martyrum, confessorum virginum, sanctorum omnium, per tre motivi: Maria radunò in se le grazie di tutti, le possedette in grado superiore, le elargisce ai Santi tutti.
Quasi appendice: Regina sine labe originali concepta, dogma definito da Pio IX.
Regina in coelum Assumpta, dogma definito da Pio XII il 1° Novembre 1950.
Regina sacratissimi rosarii, perché Leone XIII si attendeva la restaurazione sociale.
Regina pacis, Benedetto XV durante la prima guerra europea volle che il mondo si rivolgesse a Maria, unica e sicura speranza di pace.

Preghiamo - O Dio, che nella tua misericordia consacrasti mediante il mistero dell'incarnazione del Verbo la casa della beata Vergine Maria e la collocasti miracolosamente
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nel seno della tua Chiesa, concedi che siamo segregati dal consorzio dei peccatori e siamo degni di abitare la tua santa Casa.

Le litanie sui monti dell'Abissinia. - ll Card. Massaia racconta: «Si era nel 1850, ed io, colpito di taglione dal vescovo eretico Salama, me n'andavo profugo pei monti d'Abissinia. Erano con me due domestici ed un giumento carico di viveri: era trascorsa da poco la mezzanotte. Splendeva una magnifica luna, e ne vedevamo i raggi attraverso le foglie di un bosco di bambù. Non senza terrore ascoltavo da lontano il ruggito delle belve, ed io, fiducioso nella protezione di Maria, che sperimentai sempre sicura e quasi visibile nel lungo corso della missione, presi a salutarla col canto delle litanie. A quelle invocazioni sentivo crescermi di coraggio, e mi rinfrancava la speranza di uscire illeso da tanto pericolo. Ma, ad un tratto, il nostro giumento imbizzarrisce, gli otri che portava si rompono, cade al suolo la bisaccia dei viveri. I due domestici scompaiono sotto i bambù per fermarlo. Rimasi solo in quella sconfortante solitudine e continuai a cantare le mie litanie.
D'improvviso sentii uno scricchiolare di ramoscelli e vidi un agitarsi di fogliame. Credetti sulle prime che mi s'avvicinasse una iena, la quale laggiù è comunissima, assale di rado l'uomo e non è molto temuta. Invece scorsi a pochi passi un enorme leopardo, dagli occhi di brace, grosso come un vitello. Abbassai gli occhi terrificato e vidi i miei piedi ignudi. Mi rammentai allora che la vista della carne nuda esaspera le belve e subito li coprii col bianco lenzuolo, che mi avvolgeva la persona. Il leopardo fermo e ritto mi guardava con pupille di fuoco. Allora strinsi sul petto la mia croce di missionario e pregai la Vergine, di cui avevo cantato le lodi, che mi salvasse da quel pericolo.
Fu allora che il leopardo si volse dall'altra parte e lentamente s'allontanò. Durai un bel pezzo per ripigliare le forze smarrite dello spirito, e per riprendere la mia strada. Frattanto i domestici mi raggiunsero col giumento carico di viveri, ed io, dopo aver ringraziato la Vergine, ripresi il cammino».
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Voglio lodare Maria


I miei fiori danno frutti di gloria e di ricchezza. Io la madre del bell'amore e del timore, della scienza e della santa speranza. In me ogni grazia della vita e della verità; in me ogni speranza di via e di virtù. (Ecli 24,23-25).

L'anima mia loda Maria. Ed esultò il mio spirito nella mia madre, regina, maestra.
Perché Dio riguardò la verginità e l'umiltà della sua fedele ancella: ecco che la terra ed il cielo la proclamano madre di Dio.
Operò grandi cose in Maria: ella infatti è immacolata, vergine, assunta al cielo.
La misericordia di Maria di generazione in generazione, a tutti quelli che l'amano e la cercano.
La bontà di Maria attira tutti quelli che la riguardano; tutti seguono il profumo delle sue virtù.
Riempie di beni i famelici, dà luce agli ottenebrati.
Il mondo da Maria ricevette Gesù Cristo, benedetto frutto del suo seno.
In Maria Gesù Cristo è diventato per noi sapienza, giustizia, grazia e redenzione.

1. L'anima mia loda Maria. Io lodo Maria con la lingua, con la mano, con le opere.
La mia lingua predica Maria, le mie prediche più care, più frequenti, più accese saranno sulla Madonna; non mi lascerò sfuggire occasione di parlare di Maria, cercherò con ogni industria di scegliere questo argomento. In ogni scuola terrò presente che da Maria ci viene la verità: Gesù
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Cristo. In ogni conversazione quando si presenterà l'occasione, ne ricorderò la misericordia ed i privilegi. Canterò la Vergine nelle lodi, nei vespri, e funzioni che ha disposto la Chiesa.
La mia mano scrive di Maria; il nome di Maria sarà in capo ai quaderni ed ai libri; in ogni articolo, opuscolo, libro.
Le mie opere loderanno Maria; perché io esporrò la sua immagine in ogni ambiente ove arriverò; la farò custode e protettrice di tutte le imprese; curerò altari, chiese, statue, immagini, medaglie a suo onore; diffondendo il suo culto nelle varie manifestazioni.
Lodo Maria con la mia intelligenza. Voglio conoscere Maria, voglio leggere di Maria, voglio sentire di Maria, voglio meditare di Maria. La mia mente sarà spesso rivolta a questa splendida visione di cielo.
Io lodo Maria con la volontà: desidero imitarla nella sua fede, nella sua speranza, nella sua carità; voglio imitare Maria nel suo spirito di preghiera; di ritiratezza, di unione con Dio; voglio imitare Maria nella prudenza e nell'umiltà, nella vita privata e nella fedeltà alla sua missione.
Io lodo Maria con il cuore. A Maria le primizie degli affetti ed il primo aprire degli occhi al mattino; a Maria frequenti giaculatorie lungo il giorno.

2. Ed esultò il mio spirito nella mia madre, regina e maestra. Il mio cuore esulta celebrando la madre. Gesù Cristo fu vero tuo figlio, o Maria. E così egli ha voluto che pur io fossi figlio tuo egli
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è la via e me la insegnò; tutto volle da te ricevere; ora tocca a me ricevere dalle tue mani.
Esulta il mio spirito celebrando la regina. Il tuo regno è il più dolce regno di misericordia; io mi faccio tuo suddito per sempre.
Sempre ti dirò: Abbi pietà di me, perché sono il più infermo, e le mie piaghe sono putrefatte; abbi pietà di me.
Esulta il mio spirito celebrando la maestra. Tu, Maria, sei la più santa delle creature, modello di ogni virtù. L'imitazione di Maria è facile; se io imito la Madonna, imito Gesù Cristo.

3. Perchè Dio riguardò la verginità e l'umiltà della sua fedele ancella: ed ecco che la terra ed il cielo la proclamano madre di Dio. Tu vieni chiamata e sei veramente la madre del Verbo incarnato. Una madre maggiore non poteva creare Dio. Tu hai veduto nascere, prendere il latte, obbedire a te, colui che i cieli e la terra non possono contenere. Ti salutò madre di Dio Santa Elisabetta. Tu chiamavi Gesù con la parola «Figlio». Gesù sempre, e specialmente ora in cielo, ti onorò ed onora come madre sua. Anch'io, sebbene indegno di pronunziare il tuo nome santissimo credo a questo dogma, e prego con la Chiesa: «O Dio che hai voluto che il tuo Verbo all'annunzio dell'angelo, prendesse carne nel seno della beata vergine Maria, concedi a noi supplichevoli, che mentre la crediamo veramente madre di Dio siamo aiutati e salvati dalla sua materna e potente intercessione presso di te».

4. Operò grandi cose in Maria: Ella infatti è
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immacolata, vergine, assunta al cielo. Perché eletta madre di Dio, il Signore ti preservò dalla colpa di Eva; tu eri destinata a portare nel seno Gesù; Dio santificò il suo tabernacolo; eri destinata a formare del tuo sangue il cuore di Gesù, perciò ti creò bella, piena di grazia.
Per prodigio, il Signore unì la maternità divina con la verginità illibata.
Il tramonto corrisponde all'aurora: fosti preservata dalla colpa e dalla corruzione.

5. La misericordia di Maria di generazione in generazione a tutti quelli che l'amano e la cercano. Accanto al cuore di Gesù io saluto, venero il cuore di Maria e spero in lei. Questo cuore è il mio asilo, rifugio, riposo in ogni tentazione, in ogni pena, in ogni fatica. Nel tuo cuore, o Maria, io mi riparerò, come in un porto sicuro, specialmente nel momento della morte. Vi attendo Maria al letto di morte! Fate che possa chiamarvi, che possa vedervi; e poi morire nelle vostre braccia. Vi dirò sempre: «Cara e tenera mia madre Maria, tenetemi la vostra santa mano sul capo, custodite la mia mente, il mio cuore, i miei sensi, perché non m'imbratti di peccato. Santificate i miei pensieri, affetti, parole ed azioni, perché possa piacere a voi ed al vostro Gesù e Dio mio, e giunga al santo paradiso con voi. Gesù e Maria datemi la vostra santa benedizione».

6. La sapienza, la potenza, l'amore di Maria salvano gli umili di cuore. Tu, o Maria vedi le nostre necessità; tu sei potente a soccorrerci, tu sei premurosa verso tutti i tuoi figliuoli.
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Nessuna ti ha mai chiamata invano, Tutto quanto è diviso e distribuito fra le miriadi di angeli e le miriadi di santi si trova raccolto in te, o Maria: tutto: l'amore, la sapienza, la potenza.

7. La bontà di Maria attira tutti quanti la riguardano; tutti seguono il profumo delle sue virtù. Maria, sei buona: ecco ciò che veramente ho da dirti; Maria, sei misericordiosa, ecco quello che soprattutto vorrei predicare; Maria, sei premurosa per tutti: ecco quanto vorrei che conoscesse ogni peccatore ed ogni bisognoso.

8. Riempie di bene i famelici, dà luce agli ottenebrati. Si canti a Maria su ogni lido e in ogni deserto; su ogni monte e su ogni mare; in tutte le città ed in ogni campagna; in cielo e sulla terra. Di Maria si scriva in prosa ed in poesia; di Maria canti la musica e per Maria lavorino i pennelli; a Maria eriga monumenti lo scultore e per Maria operi l'architetto; a Maria s'inchinino i monarchi ed a Maria corrano i popoli.
La scienza, la filosofia e la teologia il cinematografo, la radiotelefonia, la stampa servano a Maria.

9. Il mondo da Maria ricevette Gesù Cristo, benedetto frutto del suo seno. Questa Verga ha dato il fiore, Gesù Cristo: la luce del mondo. Maria l'ha presentato ai pastori ed ai magi, al tempio ed agli apostoli, al mondo tutto, meglio di ogni apostolo: Ella è la regina degli apostoli. Virgo, cuius filius Christus: Vergine il cui figlio è Cristo (S. Girolamo); Vas divinitatis: Vaso di divinità (S. Bernardo); Thronus Christi Pontificis: Trono di Cristo
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Pontefice (S. Atanasio); Terra germinans salvatorem: Terra che produce il salvatore (S. Idelfonso); Templum impollutum habitantis in se Verbi Dei: Tempio intatto in cui abita il Verbo di Dio (S. Epifanio).

10. In Maria, Gesù Cristo è diventato per noi sapienza e giustizia, grazia e redenzione. Tutto è venuto da Gesù per Maria. Al suo apparire si chiude l'antico Testamento e comincia il nuovo; il demonio sente scosso il suo regno e vede avanzarsi il regno di Gesù Cristo; il cielo e la terra si danno il bacio di pace; le tenebre del paganesimo si diradano: virtù, amore nascono e crescono sulla terra; l'idolatria indietreggia; Dio è adorato in spirito e verità; a Dio una gloria nuova ed al mondo una nuova pace; gli schiavi sono liberati, i tiranni vinti, le famiglie ricostituite, un nuovo diritto, una nuova filosofia, una nuova teologia. Ecco, tutto è rinnovato! Poiché Dio Padre volle tutto restaurato nel Figlio suo, tutto! Sia quello che è in cielo, come quanto è sulla terra.
Tu urna continens Deum: Tu sei urna che contiene Dio (Giov. Geom.); Tu urna mannae coelestis: Tu sei urna della celeste manna (S. Tommaso d'Aq.); Vitis veritatis fertilissima: Vite fertilissima di verità (S. Epifanio); Vitis vitem ferens Ecclesiae Christum: Vite che porta la vite della Chiesa Cristo (S. Andrea C.).
L'anima mia loda Maria; e Maria loda Dio. Maria riconosce ogni sua grandezza dal Signore. All'augusta Trinità ogni onore, lode, virtù, ringraziamento, amore, adorazione per tutta l'eternità.
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Maria loda Dio; ed io mi unisco a lei: e per Maria, con Maria, in Maria canto.
L'anima mia loda il Signore; ed il mio spirito esulta in Dio mio salvatore; perché egli ha rivolto lo sguardo alla bassezza della sua serva; ecco, da questo punto, tutte le generazioni mi chiameranno beata; perché grandi cose mi ha fatto colui che è potente.

Preghiamo. - O mia signora, Maria, ricevetemi sotto la vostra benedetta protezione e singolare custodia, nel seno della vostra misericordia, a voi raccomando oggi e sempre e nell'ora della mia morte l'anima ed il corpo mio; a voi affido ogni speranza e consolazione, ogni angustia e miseria, la vita e la morte mia; affinché per la vostra santa intercessione e pei vostri meriti, tutte le opere mie siano regolate e disposte secondo la volontà del vostro figliuolo e vostra. Così sia.

Il ricordo di una madre morente - Viveva a Parigi una povera vedova con un figlio unico, che era tutta la sua delizia. Il defunto marito, l'aveva lasciata in desolante miseria. La buona madre per il dolore di aver perduto il consorte, gli stenti e i digiuni, poco dopo si ammalò a morte.
Giunta agli estremi, chiamò al letto il figliuolo Ubaldo che non contava ancora 18 anni: «Ubaldo, disse, io sono prossima a morire, voglio fare il mio testamento». «E qual testamento, domandò il figlio, potete fare, dal momento che siamo nella più deplorevole povertà?» «Ecco, ciò che ti lascio: metti la mano sotto il mio capezzale, e troverai il tesoro». Ubaldo frugò e trovò un rosario. «Ecco, quanto ti lascio figlio mio: io non posseggo altro, ma ti lascio abbastanza. Ricordati, in memoria della tua povera madre, di recitarlo ogni giorno». Ubaldo con le lacrime agli occhi promise alla madre di non lasciarlo giammai. Rimasto così solo al mondo senza mezzi andò soldato in Crimea.
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In breve passò ai più alti gradi della milizia, cosicché a trent'anni venne eletto colonnello. A poco a poco però Ubaldo perdette ogni sentimento cristiano.
Tuttavia mantenne sempre la parola data alla madre, e non tralasciava mai la recita del rosario. Mentre lo recitava, pensava tra sé: In quale stato mi sono ridotto! oh! mia povera madre, se tu sapessi come sono divenuto. Recito il rosario ma io non ho più religione. La mia anima è piena di peccati. Mentre così rifletteva, con la corona in mano sentì battersi sulla spalla e dire: «Colonnello, siete ancora desto?» Ubaldo si volse indietro e vide che era il cappellano dell'armata; gli diede la mano, ed il cappellano sentì fra le mani del colonnello la corona. «Oh! come, colonnello voi dunque dite ancora la corona? Me ne rallegro; non vi credevo tanto pio».
Ubaldo contò per filo la storia di sua madre.
Il Cappellano approfittò di quel momento di emozione per guadagnarlo. Lo confortò dicendogli che Iddio era così buono da perdonargli tutti i suoi peccati. Lo stimolò a confessarsi, assicurandogli che avrebbe trovata la pace e la tranquillità del cuore.
La grazia di Dio operò. Il colonnello, colle lacrime agli occhi, fece la sua confessione generale. Non può descriversi la gioia, che provò. Poco dopo suonano le trombe, si grida da ogni parte all'armi, il nemico s'accosta. Il colonnello s'alza dal letto, schiera le sue truppe, e marcia contro al nemico. Giunti sotto le mura di Malakoff, s'impegna un accanito combattimento; cadono da ogni parte i soldati. Poche ore dopo l'esercito francese riesce vittorioso.
Ma, terminata la battaglia, e fattasi la rassegna, si constatò che il colonnello, colpito da una palla, era spirato sul campo del valore. Il rosario gli aveva aperto il cielo.
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