Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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I.

CREDERE LE GRANDEZZE DI MARIA

«Credere fermamente
le grandezze di Maria
»;
«magnalia eius firmiter credere».

Invito


Riceverà lode in mezzo alla moltitudine degli eletti. Fra i benedettini, si benedirà, dicendo: Io uscii dalla bocca dell'Altissimo primogenita avanti tutte le creature; io feci nascere nel cielo una luce imperitura e come nebbia ho ricoperta tutta la terra. Io abito nei più alti cieli, e il mio trono sta sopra colonna di nubi (Ecli 24, 4-7).

LODARE LA VERGINE MADRE. - Dignare me laudare te,Virgo sacrata: Fammi degno di poterti lodare, o Vergine Santa.
Lodare Maria significa:
imitare Dio Padre che la creò più eccelsa fra tutte le creature;
imitare Gesù Cristo che aveva per lei il più riverente affetto filiale;
imitare lo Spirito Santo che effuse in lei i più singolari doni di grazia e di gloria.
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Lodare Maria è dovere di uomini. La poesia, la architettura, la pittura, la scultura, la musica cantano le sue glorie. È dovere di cristiani poiché da lei ci venne Gesù Cristo, la vita, ogni grazia. È dovere di cattolici: poiché la Chiesa le consacra belle festività, funzioni solenni e devote preghiere.
Lodare Maria è riconoscenza e amore, poiché ci ha corredenti ed accettati per figli. È condizione necessaria, poiché Maria è la distributrice delle grazie e noi siamo tanto miseri. È istinto del nostro cuore che cerca conforto, pace, paradiso; Maria è speranza nostra.

PREDICARE MARIA - L'amore difficilmente, si può comprimere. Perciò è ben scarso l'amore verso Maria in coloro che raramente ne parlano o poco pensano a farla amare. I veri devoti la pregano ovunque; in ogni occasione ne parlano o scrivono; con la parola e con l'esempio incoraggiano tutti ad amarla.
Sentiamo i Dottori della Chiesa. Afferma S. Bonaventura: «Coloro che si impegnano a pubblicare le lodi di Maria sono sicuri del Paradiso». Riccardo di S. Lorenzo dice che l'onorare Maria SS. equivale ad acquistare la vita eterna: Honorare Mariam est thesaurizare vitam aeternam. La SS. Vergine glorifica in Cielo chi l'ha glorificata in terra: Honorificantes se in hoc saeculo, honorificabit in futuro! La Chiesa pone sulle labbra di Maria le parole dell'Ecclesiastico: Qui elucidant me vitam aeternam habebunt: Coloro che mi illustrano avranno la vita eterna (Ecli 24,31)
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Da questa devozione verranno i più grandi frutti. S. Alfonso dice che Gesù essendo passato da Maria per arrivare al mondo, in Maria tutti troveranno Gesù Cristo. È noto il detto che esprime una dottrina ed un'esperienza: Per Mariam ad Iesum. I popoli che trovano Maria sono prossimi alla sorgente delle grazie.

LODARLA DEGNAMENTE. - S. Paolo scrive: «Fine del precetto è la carità procedente da un cuore puro, da una coscienza buona, da una fede sincera» (1Tm. 1,5). Così l'amore e la lode a Maria, ci devono procedere: de corde puro, de coscientia bona, de fide non ficta (ib).
Da un cuore puro: cioè infiammato di amore a Maria ed a Gesù.
L'amore filiale di compiacenza, di riconoscenza, di benevolenza, di concupiscenza verso Maria, ci porterà un vero amore a Gesù Cristo.
Da una coscienza buona: è buona la nostra coscienza quando si ha una speranza retta. La retta speranza confida di ottenere da Maria la salvezza e gli aiuti necessari a conseguirla: fuga del peccato, pratica delle virtù.
Da una fede sincera nelle virtù che riguardano la S. Vergine. La fede in Maria è principio di ogni misericordia e di gioia serena.

SIA PIENA DI LODE. - Sit laus plena, sit sonora.
La vera devozione ha tre atti: ammirazione, imitazione, preghiera.
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L'ammirazione cresce nel nostro spirito considerando i grandi privilegi, le virtù e le grazie da Dio concesse a Maria.
Ammirare e lodare la S. Vergine e ammirare Dio: Fecit mihi magna qui potens est: Grandi cose mi ha fatto Colui che è potente (Lc 1,49).
L'imitazione: i veri figli di Maria sono gli imitatori suoi. L'amore si stabilisce fra persone simili oppure le rende simili; somiglianza di vita, di fisionomia, di attitudini, rivela i figli ed i genitori.
La preghiera: pregare Maria seguendo la Chiesa. La Sacra Liturgia ci è guida; l'Angelus tre volte al giorno; il Santo Rosario o almeno la terza parte; la pratica delle tre Ave Maria e delle giaculatorie; la meditazione e la lettura spirituale; la Visita e la S. Comunione; la Messa ed i Sacramenti; una grande abbondanza di orazioni, di lodi, ecc., possono costituire una Filotea Mariana.
Il divoto di Maria si salva; chi è molto divoto di Maria si fa santo.
Assecondiamo la S. Chiesa: Essa è maestra non solo di fede e morale, ma ancora di preghiera. Chi prega la S. Vergine con la Chiesa, nella Chiesa, per la Chiesa otterrà fede viva e santità di vita.
Maggio è il mese che la pietà dei fedeli, secondo lo spirito della Chiesa, consacra alla Madre di Dio, questo tende a tre fini: accrescere la nostra fede nelle grandezze di Maria con opportune istruzioni e considerazioni; imitare le elette virtù di Maria, maestra e modello nella via della santità; pregare la Madonna, darle un debito culto di lode ed invocarne la protezione in vita e in morte.
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S. Giovanni Damasceno nacque da nobili parenti nella città di Damasco, donde il nome di «Damasceno». Venne istruito nelle scienze, sacre e profane. Il principe della città, benché saraceno, prese ad amarlo e lo volle come suo primo consigliere. In quei tempi era imperatore di Costantinopoli Leone III Isaurico, l'iconoclasta, nemico delle sacre immagini.
Giovanni, ardente di zelo, scrisse lettere apologetiche in difesa di esse. L'imperatore gli sollevò contro lo sdegno del principe di Damasco con calunnie, dipingendogli il santo come un occulto nemico. Il principe allora, secondo che si narra, gli tagliò la mano destra e la fece appendere sulla pubblica piazza.
Giovanni, che sentivasi innocente, mandò dei messi a pregare il principe saraceno di rendergli almeno la mano recisa: gli venne concesso. Il santo si prostrò dinanzi all'immagine di Maria e con calde lacrime la pregò di riunirgli al braccio la mano tagliata, promettendo che la avrebbe sempre adoperata ad onore di lei e del suo divin Figlio. Con grande meraviglia vide allora la mano ricongiungersi al braccio.
Lo stesso principe saraceno riconobbe in quel miracolo l'innocenza del santo. Giovanni si ritirò poi in un monastero ove continuò a scrivere delle grandezze, della bontà e della potenza di Maria.

L'Immacolata Concezione


Apparve nel cielo un gran prodigio: una donna vestita di sole, che aveva la luna sotto i piedi e su1 capo una corona di dodici stelle (Apc 12,1).

Il Papa Pio IX definì, nel 1854, con la Costituzione Ineffabilis Deus: «La B. Vergine Maria dal primo istante della sua concezione fu preservata immune dalla colpa originale per i previsti meriti
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del Salvatore Gesù Cristo e per una singolare grazia e privilegio divino: questa dottrina è di fede, come rivelata, e tutti sono obbligati a crederla fermamente». Essa è contenuta nelle Sacre Scritture, è insegnata dalla Chiesa, è conforme alla teologia cattolica, e di sommo onore alla Beata Vergine, ed è confermata da molti miracoli.

Il Signore aveva creato Adamo ed Eva nello stato di grazia; ma essi cibandosi del frutto vietato, peccarono, caddero su di loro i castighi minacciati da Dio.
Gravi e piene di senso sono le parole rivolte da Dio al serpente tentatore: «Porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua progenie e la progenie di lei; essa ti schiaccerà la testa e tu la insidierai al calcagno» (Gn 3,15)
Notiamo: queste parole sono del Genesi, il primo libro della sacra Scrittura. È Dio che parla agli uomini di ogni tempo; e parla con maestà, dignità e verità; avendo innanzi a se Adamo umiliato, Eva infelicemente caduta, il demonio tentatore. Adamo ed Eva, astenendosi dal frutto proibito, avrebbero avuto figli fortunati. ma ormai la rovina era compiuta. Dio però, perché Padre, dà loro una speranza ed una consolazione. Dice: serpente infernale, fra te e la donna vi fu un accordo rovinoso la proposta e l'accettazione; orbene fra te e un'altra donna vi sarà rottura completa, inimicizia piena. Sarà una inimicizia posta da me.
Eva per il suo sangue infetto darebbe sempre origine a figli infetti e sue vittime; ma io interromperò
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però la sua generazione con una generazione nuova, sulla quale tu non avrai potere.
Io costituirò una Donna tua avversaria, tua nemica; chi nascerà da lei sarà santo. Non soltanto ti sarà nemica essa, ma anche il suo seme; e tu da essa sarai schiacciato. Ti accosterai, ma non potrai arrivare alla sua anima, né alla sua mente; ma invano cercherai di accostarti al suo calcagno.
In Maria, dunque, Dio stesso pose un'inimicizia contro il demonio; questi tentò di avvicinarsi, ma non giunse al cuore, ne ebbe anzi il capo schiacciato. Ella è immacolata fin dal primo istante di sua concezione. Il trionfo sul serpente non sarebbe stato completo, se esso l'avesse tenuta schiava anche per un momento solo.

Maria è detta dall'Angelo «piena di grazia». Questa pienezza significa che in tutta la vita fu unita a Dio; che in nessun momento fu macchiata di peccato; che nel momento in cui uscì dalle mani creatrici di Dio già era immacolata e santa.
Aggiunse l'Arcangelo Gabriele: Dominus tecum (Lc 1,28). Il Signore è con Maria. Invenisti enim gratiam apud Deum: Hai trovato grazia presso Dio (Lc 1,30). Adamo aveva perduto questa grazia e Dio l'aveva cacciato dal paradiso terrestre. Il Signore non era più con lui. Maria trovò quanto Adamo aveva perduto; perciò fu esente dalla colpa che da Adamo discendeva nei figli; non solo, ma elevata all'ordine soprannaturale ed ornata di ogni prezioso dono e fatta la più bella creatura.
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S. Elisabetta nel salutare Madonna disse: «Tu sei benedetta fra le donne, benedetto è il frutto del tuo seno» (Lc 1,42). E perché? Perché il frutto del seno di Maria è il Figlio divino, il Redentore promesso. Maria è la donna predetta come riparatrice del peccato di Eva, secondo Dio aveva detto nel paradiso terrestre.
Maria doveva essere la madre sua; conveniva dunque, che fosse immune da ogni colpa. Non poteva prendere una carne di peccato, né abitare in un tabernacolo in cui già fosse stato il demonio.
Quando venne definito il dogma dell'Immacolata Concezione, si scrissero volumi per dimostrare come la tradizione, la liturgia l'arte antica, i Ss. Padri, i Dottori professarono questa verità.

Maria fu libera: dall'ignoranza, Ella è sede della Sapienza; dalla malizia, perchè la sua volontà fu sempre retta e confermata nel bene; dal fomite del peccato, perché fu esente dalla concupiscenza.
Canta perciò la Chiesa: Tota pulchra es, Maria, et macula originalis non est in te.
Anzi, quanto al corpo, Maria fu liberata dalle conseguenze fisiche che suppongono il disordine del peccato originale. Sebbene sia andata soggetta alle conseguenze fisiologiche, connesse con la natura umana. Fu perciò esente dalle malattie, ma soggetta alla fame, sete, disgusti. Anche la sua morte non fu causata da malattia, ma dall'amor di Dio così potente, da superare le forze fisiche.
L'ufficiatura e la Messa dell'Immacolata mirano a scoprirci la bellezza soprannaturale dell'anima di Maria quando venne infusa nel suo corpo. È un
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grandioso commento fatto dalla Chiesa al saluto che l'Arcangelo Gabriele rivolgeva alla futura Madre di Dio con le parole: Ave, gratia plena (Lc 1,28). Per celebrarla convenientemente, noi dovremmo essere animati dagli stessi sentimenti che vibravano nel celeste messaggero. Non è difficile indovinarli. Adorava l'Angelo con fede la bontà divina che tanto si effuse in Maria. Ammirava l'umile Fanciulla elevata a così meravigliosa altezza. Gioiva dell'onore toccatogli di essere promulgatore del mistero dell'incarnazione e della redenzione.
La grandezza meravigliosa dell'Immacolata risulta nelle antifone, negli inni, nelle lezioni del breviario, nell'epistola, nel vangelo, nel graduale, tratto, offertorio, ecc., della Messa. Maria ha un nome ammirabile per l'universo intero: tutta bella, senza macchia, vestita di luce, risplendente come il sole, avvincente col profumo delle sue grazie; è gloria di Gerusalemme, onore ed orgoglio del popolo, benedetta fra tutte le donne, portento della divina onnipotenza, mistica città fondata in vetta ai monti santi. Ella è elogiata con le parole stesse onde è esaltata la divina Sapienza.

O vergine senza macchia e tutta santa, voi siete dunque stata scelta e predestinata ancora prima della creazione. L'uomo schiacciato sotto il peso della colpa, incerto della sua salute, immerso nell'afflizione, ha elevato a voi lo sguardo. Voi la speranza: affinché in voi e per voi il reo trovasse grazia, l'afflitto conforto, l'abbandonato rifugio, l'insensato sapienza, il peccatore giustificazione, il giusto perseveranza.
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Per onorare l'Immacolata occorrono tre disposizioni interiori:
Prima: Un grande orrore alla colpa. Nati nel peccato, ne fummo mondati nel battesimo. Ma non ci fu tolta l'inclinazione al male, né l'ignoranza, né la debolezza. Per non cadere in peccati attuali sempre vi è da vigilare e pregare. Così hanno fatto i Santi; così ci ha ammoniti Gesù Maestro.
Seconda: Grande stima della grazia divina. Essa è il tesoro dell'anima; ci comunica la vita soprannaturale; ci fa figli di Dio, eredi del Paradiso. Chi vive in grazia di Dio ha pure la fede, la speranza, la carità; riceve i doni dello Spirito Santo; può ogni momento crescere nei meriti per la vita eterna.
Terza: Una pietà profonda che si dimostra nel ricevere fervorosamente i sacramenti della confessione e comunione; nella devozione alla SS. Vergine madre della grazia, dei Santi e della Chiesa; in un amore vivo ed operoso verso Gesù Cristo; in un continuo impegno di rendere sempre più bella l'anima: studium pulchritudinis habentes.

Preghiamo -
O Dio, che, coll'immacolata concezione della Vergine, preparasti una degna dimora al tuo Figlio, fa, te ne preghiamo, che, come in previsione della morte dello stesso tuo Figliuolo, la rendesti immune da ogni macchia, così, per intercessione di lei, ci conceda di venire a te purificati.

S. Bernardino da Siena, rimasto orfano ancora bambino, fu affidato alle cure di una zia, la quale consacrò il fanciulletto alla Vergine immacolata. Cresciuto negli
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anni parlava sovente con la zia di una persona molto amata e le chiedeva; assai spesso permesso di visitarla. La zia sospettò che si trattasse di relazione pericolosa: ma Bernardino parlava dell'augusta regina del cielo.
In Siena, sulla porta Camollia era dipinta in affresco l'assunzione di Maria. Bernardino soleva visitare quella graziosa immagine, ogni giorno. La zia gli domandò una volta in qual luogo dimorasse la persona da lui visitata, e Bernardino rispose che essa abitava fuori dalla porta Camollia. Un giorno, non osservata, la zia lo seguì e con sorpresa lo vide genuflettere dinanzi alla SS. Vergine e intrattenersi in fervida preghiera.
Interrogò allora il giovanetto: «Bernardino, ti prego, toglimi da ogni dubbio, dimmi qual sia la persona che tu ami... Tu sei giovane ancora, e forse i miei consigli non ti saranno inutili!».
«Oh, ma cara zia, - rispose sorridente Bernardino, - datevi pace, io vado a visitare l'immagine tanto bella e amabile della Madonna; cerco lei sola».

Maria piena di grazia


Sitibondi, venite alle acque, ed anche voi che non avete danari, correte a comprare e a mangiare, venite a comprare senza denaro, e senza dar nulla per essi, vino e latte. Perché spendete il vostro denaro in ciò che non è pane, e la vostra fatica in ciò che non sazia? Ascoltate attentamente, e mangiate ciò che è buono (Is 55,1s).

Il Papa Pio IX nella bolla Ineffabilis Deus dice: «Il Signore radunò in Maria un'abbondanza così grande di carismi e grazie, che ella superò lungamente tutti gli Angeli e tutti i Santi: di modo che Maria SS. ha in sé tale pienezza d'innocenza
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e di santità, che si può trovare e pensare maggiore solo in Dio.
È principio di S. Bernardino da Siena: ogni volta che il Signore elegge una persona ad un officio le concede tutti i beni che gli sono necessari allo stato e lo decorano convenientemente.
Questa grazia si dice dai teologi significante.
Consideriamo: a) Maria fu immune da ogni colpa; b) la grazia superò in lei la pienezza degli Angeli e dei Santi; e ciò fin dal principio di sua esistenza.

La Vergine fu immune da ogni colpa. Quanto al peccato originale è di fede che ella fu preservata dalla colpa di Adamo.
Nella sua vita poi, non cadde mai in alcun peccato mortale né veniale. Quanto al peccato attuale, dice il Concilio di Trento, che nessuno, senza speciale privilegio, può evitare durante la vita tutti i peccati veniali; ciononostante la Chiesa ritiene che ne fu esente Maria SS.
L'Arcangelo Gabriele salutò la SS. Vergine: «Ave, piena di grazia» (Lc 1,28), e Pio IX commenta: Con questo solenne ed inaudito saluto, Maria è proclamata sede di tutte le grazie, adorna di tutti i carismi divini, anzi, abisso e tesoro quasi infinito di tali carismi.
Maria fu piena di grazia: perché non vi fu mai un istante, né al principio, né nel corso di sua vita, in cui non ne fosse adorna.
Maria fu piena di grazia, perché doveva aver tutto quanto la rendesse degna Madre di Dio. Dice San Tommaso: Maria fu creata per essere madre
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di Dio e fu resa idonea a tale ufficio: Virgo fuit electa ut esset mater Dei, et ideo non est dubitandum quin Deus, per suam gratiam, eam ad hoc idoneam reddiderit. In Beata Virgine fuit perfectio quasi dispositiva, per quam reddebatur idonea ad hoc quod esset mater Christi, et per hoc fuit perfectio sanctificationis. La Vergine fu scelta ad essere madre di Dio, e quindi senza dubbio, Dio la rese idonea con la sua grazia. In essa era una perfezione che la disponeva ad essere madre di Cristo e in ciò consiste appunto la sua santità.
In lei quindi le virtù teologali della fede, speranza, carità; in lei i sette doni dello Spirito Santo; in lei le otto beatitudini evangeliche, in lei i dodici frutti dello Spirito Santo; in lei la pienezza dei frutti della redenzione; per lei tutto questo doveva passare ed arrivare alle anime.
Maria fu piena di grazia. Fu elevata al grado di unione mistica più sublime. Per questa l'anima vive in intimità con Dio, pur essendo presente a tutti i doveri della vita.
Maria fu piena di grazia. Fu predestinata sopra ed innanzi a ogni creatura: ab initio et ante saecula (Ecli 24,14).
Ai Santi la grazia attuale fu data per vincere la concupiscenza; ma la Madonna fu immune dalla stessa concupiscenza.

La pienezza della grazia in Maria, fu tale che superò quella dei santi e degli angeli.
E' ben detto piena, poiché agli altri santi, le grazie furono divise, mentre in Maria furono infuse tutte.
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È dottrina che la Madonna al momento del suo beato transito da questo mondo, ebbe una quantità di grazia tale da superare la santità di tutti gli angeli e santi considerati insieme. Appunto per questo motivo è chiamata regina del cielo, degli angeli, degli apostoli, dei martiri, dei confessori, delle vergini e dei santi tutti.
I mezzi di progresso spirituale che ebbe la SS. Vergine, furono del tutto eccezionali: Ella ebbe un grado di grazia iniziale superiore ad ogni altra creatura; andò esente dagli impedimenti e tentazioni cui siamo soggetti noi, specialmente per l'ignoranza dell'intelletto, per la concupiscenza della carne, per la malizia della volontà.
L'intima convivenza, poi, con Gesù e S. Giuseppe, le eccezionali occasioni e prove cui andò soggetta, la sua specialissima vocazione, furono per lei un accrescimento mirabile di virtù e merito.

Sin dal suo immacolato concepimento, Maria SS. ebbe una pienezza di grazia. Fundamenta eius in montibus sanctis; diligit Dominus portas Sion super omnia tabernacula Iacob: Le sue fondamenta sono sui monti santi; il Signore ama le porte di Sion più che tutti i tabernacoli di Giacobbe (Ps 86,1s).
Commenta S. Alfonso: «Il principio della vita di Maria fu più elevato che non l'altezza raggiunta dai santi tutti in punto di morte».
La vita di Maria comincia là, dove culminano le più alte cime dei santi. La grazia è l'amore tra Dio ed un'anima. Ora il Signore ama i santi e gli angeli come servi; ama invece Maria come madre
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e come regina dei servi suoi. Per quanto siano numerosi gli angeli e i santi, e per quanto perfetti, non potranno mai tutti insieme essere più che servi, mentre Maria fu predestinata e creata madre e regina. Tutte le piante insieme non potranno mai raggiungere il grado della vita sensitiva, né innumerevoli animali quello della vita intellettiva. Così tutti i santi insieme non potranno raggiungere la dignità, la bellezza, la santità di Maria bambina, fin dal suo primo esistere.
Per Maria si tratta di una grazia di ordine superiore. Volendo il Verbo Divino incarnarsi per mezzo di una madre, era conveniente che la ornasse di una grazia proporzionata all'altissimo ufficio. E perché tale ufficio è incomparabilmente superiore ad ogni missione conferita a creatura, la Vergine dovette superare in grazia tutte le creature anche le più elette.
Maria fu esaltata come cedro del Libano. Siccome il cedro supera le altre piante per altezza, robustezza, incorruttibilità, frutto e virtù medicinale, così Maria supera come cedrus Dei le altre creature per l'altezza della contemplazione, la robustezza dello spirito, il profumo delle virtù, la profondità della grazia.
Maria e un paradiso in cui sempre abita Dio! Paradisus deliciarum (S. Efrem) ; paradisus divina plantatus manu (S. Atanasio); paradisus edem sanctissimum (S. Germano).
Maria è il paradiso della incarnazione; dove abitò il secondo Adamo, che il serpente non poté violare: paradisus spiritualis secundi Adami: paradiso spirituale del secondo Adamo (Liturgia di S. Giacomo);
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paradisus ad quem serpens adius non habuit: paradiso in cui non poté penetrare il serpente (S. Giovanni Damasceno); paradisus ex quo egredietur fluvius Christus: paradiso da cui sorge Cristo (S. Andrea Geros.).
Maria è un paradiso nel paradiso; per lo splendore singolare: paradisus immortalitatis: paradiso di immortalità (Esichio); coelum novum: cielo nuovo ( S. Giovanni Damasceno); coelum in quo rex splendet: cielo in cui splende il re (S. Andrea Geros.).

Preghiamo - Recitiamo spesso e bene il santo Rosario.
Il santo Rosario è pratica facile, potente, comune. È facile, perché si compone dei misteri principali della religione, di Pater ed Ave; si adatta quindi anche ai semplici operai, ai fanciulli, alle famiglie del popolo.
È potente giacché il Pater venne insegnato da Gesù Cristo, l'Ave fu composta dalla Chiesa, i misteri esprimono fatti della nostra religione.
È comune, poiché esso è preghiera che si recita in Chiesa, in casa, per istrada. Si dice nelle processioni, nelle sepolture, in luogo dei vespri, durante la s. messa. I Papi, i vescovi, i sovrani e i sudditi hanno recitato il s. Rosario.

Ampère. Il celebre scrittore Federico Ozanam, giovane di 19 anni mandato dai parenti a Parigi, per farvi gli Studi universitari, ebbe la fortuna di conoscere il grande scienziato cristiano, Andrea Ampère. «Un giorno, - racconta lo stesso Ozanam - pieno di tristezza, di ansia e di abbattimento, entrai nella chiesa di S. Stefano del Monte, per alleggerire il mio cuore. La chiesa era quasi deserta e silenziosa... in un angolo, solo, un uomo immobile sembrava immerso profondamente nella preghiera. Lo scorgo, m'accosto e riconosco Ampère umiliato davanti alla divina presenza. Dopo qualche istante di contemplazione,
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mi ritirai molto commosso e più unito a Dio che prima.
Lo scienziato di fama mondiale andava a ritemprare le forze dello spirito nella preghiera; il giovane studente apprendeva in quel luminoso esempio il modo come agguerrirsi contro gli assalti delle passioni.
E come pregava lo scienziato? Egli, assorto in Dio, stringeva tra le mani un caro segno visibile della sua fervida preghiera: il Rosario.
Oh, quanto è bello, insieme, e grave di significato questo segno di fervorosa pietà, creduto già dai cosiddetti «spiriti forti» devozione da donnicciole, in mano di quel grande fisico, il cui nome, anch'esso segno d'omaggio per la scienza e di gratitudine pei popoli, è per sempre legato a quella «corrente elettrica», che illumina, riscalda e vivifica.
Ed a questo rosario di Ampère, a questa visione inattesa di fede si deve se l'Ozanam tornò alla fede, quell'Ozanam cioè, che poi avrebbe illustrato la scienza, l'apologetica e soprattutto la carità cristiana, fondando in tutto il mondo il prodigio vivente delle conferenze di S. Vincenzo de' Paoli.
«Quel rosario di Ampère, - diceva Ozanam, - mi ha commosso e convinto più di mille prediche!».

Maria Madre di Dio


Di tutti, grandi e piccoli, io conquistai i cuori. Tra tutti questi io cercai un luogo di riposo e decisi di dimorare nell'eredità del Signore. Allora, il Creatore di tutte le cose mi parlò e mi diede i suoi ordini, e colui che mi creò riposò nel mio tabernacolo (Ecli 24,11s).

«Confessiamo che Maria SS. è vera madre di Dio, poiché da lei nacque nostro Signore Gesù Cristo, Dio e uomo. Così il Concilio di Nicea. La
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Madonna fu l'albero d'incorrotta purezza, che portò il frutto della salute universale: arbor incorruptae puritatis quae protulit salutis fructum (S. Procolo).
È l'agnella che diede il divino agnello: Agna pariens agnum tollentem peccatum mundi: Agnella che genera l'Agnello che toglie i peccati del mondo (S. Dionigi Aless.); Agna quae agnum vidit suspensum in cruce: L'agnella che vide il suo agnellino sospeso sulla croce (Giuseppe innografo).
Maria fu raffigurata nell'arca di Noè; perché come l'arca di Noè conservò il seme per popolare la terra dopo il diluvio, così Maria, (perché ab aeterno destinata a madre del Verbo incarnato), conservò e fecondò il nuovo seme di vita soprannaturale: Cristo Gesù.

Maria era destinata a dare Gesù al mondo.
È questa la ragione di tutta la grandezza di Maria: poiché tutti i privilegi, le grazie e i doni le vennero concessi onde fosse degna madre di Dio.
Questa verità fu sempre predicata e ritenuta nella Chiesa, senza difficoltà, fino a Nestorio, l'infelice patriarca di Costantinopoli, che per la grande temerità, negò ostinatamente la divina maternità di Maria. Egli insegnava che in Gesù Cristo vi sono due persone: la umana e la divina; e che Maria era solo madre della persona umana. Calpestava così il privilegio, che è il fondamento di tutti i privilegi di Maria.
La Chiesa tutta insorse: l'errore era rovinoso e la propaganda a mezzo del pergamo e fogli volanti, assai intensa. Maria si era preparato il difensore: S. Cirillo patriarca di Alessandria. Egli ribatté
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fortemente il disgraziato Nestorio. S. Cirillo scrisse contro Nestorio terribili Anatemi. Sono sue le lezioni che troviamo nell'ufficio della Regina degli apostoli, nelle quali inculca i benefici di Maria e la chiama lo «scudo della fede ortodossa».
Nestorio si ostinò nell'errore e nell'anno 432, fu convocato ad Efeso il terzo concilio ecumenico. S. Celestino Papa delegò S. Cirillo a presiedere il Concilio. I vescovi del concilio e il popolo efesino aspettavano la definizione del dogma con devozione ansiosa e trepidante. Il Concilio definì dogma di fede cattolica che la SS. Vergine è chiamata ed è veramente la madre di Dio. A tarda ora della notte furono aperte le porte del luogo dove era radunato il concilio, e alla folla che si accalcava, fu annunciata la condanna di Nestorio e la definizione della verità cattolica. Fu allora cantata l'antifona «Salve, o vergine perpetua, tu sola tutte le eresie hai sempre infrante nel mondo intero». Fu un'ovazione altissima, interminabile; per tutta la città s'improvvisò un'imponente fiaccolata e i Padri furono portati in trionfo alle loro abitazioni.
L'eresia era vinta. Nessuno osò più negare a Maria il privilegio di essere madre di Dio. Venne aggiunta allora alla Salutazione Angelica la seconda parte: «Santa Maria, madre di Dio, prega per noi peccatori».
Nestorio fu esiliato e terminò miseramente i suoi giorni. S. Cirillo per l'onore della Madonna sostenne il carcere, a motivo di false accuse dei seguaci di Nestorio; ma il trionfo del dogma della divina maternità di Maria era assicurato.
L'Arcangelo Gabriele disse a Maria: Hai trovato
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grazia presso Dio; da Te nascerà il Santo, il Figlio di Dio. Lo Spirito Santo discenderà in Te; la virtù dell'Altissimo ti adombrerà. E come Tu diverrai madre in modo miracoloso, così pure la tua parente Elisabetta, diventerà madre nella sua tarda età. Maria pronunciò il suo fiat. Ed in quel momento divenne madre di Gesù, nascosto nel suo seno immacolato. Pyxis nova unguentaria unguenti inexausti: Nuova pisside di un unguento inesauribile, dice Sant'Andrea Cretese. S. Alberto Magno chiama Maria Pyxis aurea: Pisside d'oro. Perciò quando Maria si portò nella casa di Elisabetta, questa, illuminata dallo Spirito Santo a conoscere il gran mistero, esclamò: «E che merito ho io, perché venga a visitarmi la madre del mio Signore?» (Lc 1,43).
I Magi venuti a Betlemme ebbero l'ineffabile gioia di trovare il Messia, come dice il Vangelo. «Entrati nella casa trovarono il Bambino con Maria sua madre (Mt 2,11). Quando Gesù, giunto sui dodici anni fu smarrito e ritrovato nel tempio, la Madonna lo interrogò: «Figlio perché hai fatto questo?» (Lc 2,48).
Paolo ha parole decisive, concise, chiarissime: «Il Padre mandò il suo Figlio fatto di donna». (Gal 4,4).
Perciò la Chiesa prega nella S. Liturgia: «Santa Maria, madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte».

Sono ben irragionevoli gli eretici che tentano strappare dal capo di Maria il più prezioso fra tutti i suoi ornamenti. Dice a proposito un autore:
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O nessuna delle donne può chiamarsi davvero madre, oppure Maria deve chiamarsi madre di Dio. Il Signore crea l'anima e la infonde in ogni bambino: ora il Figlio di Maria chi è? non è egli forse il Figlio di Dio stesso?
S. Girolamo scriveva: Cerca di imitare la purezza di Maria, perché è stata così sublime da meritare di essere la madre del Signore. «La verga di Aronne che, posta davanti all'arca dell'alleanza, fu trovata il giorno appresso preziosamente fiorita, anzi con frutto maturo, è la figura più bella di Maria SS. che divenne madre del più eccelso Figlio Gesù senza perdere il candore verginale producendo il frutto di vita Gesù Cristo» (S. Bernardo).

Certamente: la dignità di madre di Dio stupisce, non per la possibilità, ma per l'altezza. Dio che è infinito è l'autore di ogni grandezza concessa a Maria.
Dovremo perciò a Maria:
a) un'altissima stima, come a colei che è madre del Creatore e Signore dell'universo;
b) un grande rispetto, perché Dio l'ha voluta dotare di una dignità che ha dell'infinito;
c) un profondo amore, avendoci lei dato Gesù che è tutta la nostra forza ed amore.

Credere alla grandezza di Maria è il primo ossequio.
S. Gabriele dell'Addolorata si compose un credo delle grandezze di Maria.
Eccolo nelle sue parti sostanziali:
«Io credo, o Maria, che voi siete la madre di
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tutti gli uomini... Credo che voi siete la nostra vita e, dopo Dio, l'unico rifugio dei peccatori... Credo che voi siete il respiro dei cristiani ed il loro aiuto, massime in morte... Camminando dietro a voi, io non uscirò di strada, pregando voi, io non sarò disperato; stando con voi, non cadrò, non mi stancherò seguendo voi, se mi sarete propizia... Credo e riconosco nel nome vostro le stesse dolcezze che S. Bernardo considera nel nome di Gesù: giubilo nel cuore, miele nella bocca, armonia nell'orecchio... Credo che voi siete la cooperatrice della nostra Redenzione...; che tutte le grazie che Dio ci dispensa, passano per le vostre mani, e che nessuno può entrare in cielo, se non passa per voi, che ne siete la porta... Credo e vi ravviso per la paciera tra i peccatori e Dio per prendere gli uomini, e specialmente i peccatori, e darli a Lui... Credo che la vostra devozione è segno certissimo dell'eterna salute... Credo che la vostra altezza è superiore a tutti i santi ed angeli e che Dio solo può misurarla... Credo che Dio vi abbia dotata in sommo grado di tutte le grazie e doni generali e particolari, conferiti a tutte le creature... Credo che la vostra bellezza supera la bellezza di tutti gli uomini e degli angeli... Credo che voi sola adempiste perfettamente il precetto: Diliges Dominum Deum tuum: amerai il Signore Dio tuo, e che i beati serafini del cielo potevano scendere ed imparare nel vostro cuore il modo di amare Dio».

Scire et cognoscere te, o virgo Deipara, est via immortalitatis, et narrare virtutes tuas est via salutis. Il conoscerti, o Maria Vergine madre di Dio,
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è la via della vita immortale; il propagare la tua potenza è la via della salute eterna (S. Bonaventura).

Preghiamo - Cara e tenera mia madre Maria, tenetemi la vostra santa mano sul capo, custodite la mia mente, il mio cuore, i miei sensi, perché non m'imbratti di peccato.
Santificate i miei pensieri, affetti, parole ed azioni, perché possa piacere a voi ed al vostro Gesù e Dio mio, e giunga al santo paradiso con voi. Gesù e Maria, datemi la vostra santa benedizione. In nome del Padre e del Figliolo e dello Spirito Santo. Così sia.

S. Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano.
Ogni giorno il Santo, benché oppresso dalle molteplici cure della diocesi, recitava, stando in ginocchio, tutto intero, il santo rosario e l'ufficio della Madonna. Digiunava a pane e acqua in ogni vigilia delle solennità di Maria. Al suono delle campane, al mattino, a mezzodì, ed alla sera, ovunque si trovasse, anche in mezzo a pubbliche vie, fra piogge e venti, s'inginocchiava e recitava l'Angelus Domini.
Istituì la confraternita del santo rosario nel duomo di Milano e ordinò che in tutte le prime domeniche di ogni mese, in ogni parrocchia, si facesse solenne processione ad onore di Maria SS., cantando le litanie lauretane.
Un giorno, mentre genuflesso, recitava le orazioni della sera ed il s. rosario, uno sciagurato, introdottosi clandestinamente tra i familiari del santo, scaricò sopra di lui alla distanza di pochi passi, un colpo di archibugio. Al fragore del colpo, la preghiera si arresta, lo sbigottimento ed il terrore turbano profondamente gli astanti, e mentre da tutti si riteneva mortalmente ferito, il santo sorridente e tranquillo, fa segno con la mano di proseguire la preghiera. Appena finita, si alza e vede, con sua grande meraviglia, cadergli ai piedi la palla omicida, che lacerata appena la veste superiore, erasi prodigiosamente arrestata. Da tutti si levò un coro di lodi e di ringraziamenti alla Madonna, per aver salvato, con evidente miracolo, il santo pastore.
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Dignità di Maria SS.


Allora tutti adorarono il Signore e dissero a lei: il Signore t'ha benedetta nella sua potenza, per mezzo di te annientati i nostri nemici (Idt 13, 22).

Confessiamo con S. Tommaso, ad onore di Maria: «La B. Vergine per la ragione che è madre di Dio, ha una dignità in qualche modo infinita, per ciò stesso che Dio è infinito. Sotto tale rispetto, Dio non poteva fare cosa più grande, perché niente è più grande di Dio».
Il Dottore della Chiesa S. Bonaventura dice: «Il Signore poteva creare un cielo più bello, poteva fare un mondo più grande..., ma non poteva creare una madre maggiore della madre di Dio».
Lo comprende ogni mente: ancorché, per ipotesi, si incarnassero il Padre e lo Spirito Santo, scegliendosi una madre, che cosa avremmo? Una madre uguale a Maria, non superiore; poiché il Figlio è uguale al Padre e allo Spirito Santo.
Per questa altissima dignità Maria acquistò una specialissima relazione con Dio. Il sangue di Gesù, il cuore di Gesù, il corpo di Gesù sono formati dal sangue di Maria. E nell'adorazione del sangue, delle piaghe sante, del cuore di Gesù, adoriamo qualcosa proveniente da Maria, che fu assunto dal Figlio di Dio.
Tutte le creature procedono dalla potenza di Dio da cui hanno ricevuto l'essere. All'incontro Maria generò Dio, avendo egli preso da lei la natura umana. Il Figliuol di Dio è come debitore a Maria.
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Maria fu come l'arbitra dell'Incarnazione. L'Angelo le propose il grande mistero; ma la Madonna acconsentì liberamente dopo aver chiesto spiegazione: «Ecco l'ancella del Signore, si faccia di me come hai detto» (Lc 1,38).
Ancora: in Maria dovettero trovarsi tutte le perfezioni e la santità necessaria onde non fosse indegna dell'alto ufficio di madre di Dio.

La B. Vergine acquistò una particolare relazione con la SS. Trinità.
La sua unione col Verbo è un riverbero dell'ipostatica: perché Maria somministrò un corpo al Figlio di Dio.
Per la divina maternità, Maria entrò in certo modo, nella famiglia divina, come la sposa che entra in una casa regale. Rispetto al Padre divenne la figlia primogenita:
«Io uscii dalla bocca dell'Altissimo primogenita avanti tutte le creature» (Ecli 24,5). Rispetto al Figlio fu madre; rispetto allo Spirito Santo fu sposa.
Ella procurò al Padre grande gloria, poiché il Padre non ebbe da alcuna pura creatura una lode così grande come l'ebbe da Maria; procurò al Figlio un corpo per cui divenne capace di soffrire e di redimerci; presentò allo Spirito Santo la fecondità perché diventò madre per opera di Spirito Santo: Conceptus est de Spiritu Sancto.

La B. Vergine è la vera madre di Dio. Acquistò perciò presso il Figlio di Dio incarnato un certo diritto ad essere obbedita. Mirabile cosa che una
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creatura comandi al Creatore! Acquistò un certo diritto all'amore che ogni figlio deve alla madre. Sublime cosa che Maria avesse dei diritti presso Dio! Acquistò un diritto alla riconoscenza. Così alle nozze di Cana, sebbene Gesù Cristo affermi che non è ancora venuta l'ora sua, Maria dispone, e il miracolo è operato. S. Pier Damiani dice che Maria presso il trono di Dio non prega, ma comanda; non è soltanto una serva, ma una signora.

S. Alfonso scrisse il magnifico libro «Le glorie di Maria». Il Suarez nelle feste della Madonna impiegava due ore a meditare le grandezze di Maria. Nessuno però potrà mai onorare la Madonna quanto l'onorò Dio stesso. «Una stupenda visione si fece vedere in cielo: una donna vestita di sole, la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle» (Ap 12,1).
Sia gloria a Dio! Sia onore alla madre di Dio!
Il Signore volle salvare il mondo per mezzo dell'incarnazione del Figlio suo ed a questi diede una madre che è la SS. Vergine. Unì così la Madonna a Gesù Cristo, come una madre è unita al suo figliolo. La Chiesa ed i santi, guidati dallo Spirito di Dio non disgiungono mai Gesù Cristo da Maria. I pastori ed i magi trovarono il Bambino con Maria sua madre. Maria è lo stelo, Gesù Cristo il fiore. Maria la pianta, Gesù Cristo il frutto benedetto. Separare significa rompere il piano redentivo di Dio, avvicinarsi al protestantesimo. Gesù è il vertice del cristianesimo, Maria la scala. Dove entra la devozione a Maria si ottiene come frutto la devozione a Gesù Cristo.
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All'aurora segue il sole: Ex te enim ortus est sol iustitiae Christus Jesus: Da te è sorto il sole di giustizia Cristo Gesù (Liturgia: Natività di Maria). Il ramo porta il fiore: Egredietur virga de radice Jesse, et flos de radice eius ascendet: Un germoglio spunterà dalla radice di Jesse, un fiore verrà su da questa radice (Is 11,1).
A poca devozione a Maria corrisponde poco amore a Gesù Cristo. A fervente devozione a Maria corrisponde fervente amore a Gesù.
Il culto e la devozione verso la madre di Dio sono segno sicuro di predestinazione: chi serve, onora, prega Maria, prega, onora e serve Gesù Cristo.
Maria è la guida, la regina, la madre, la custode degli eletti. I suoi veri servi fuggono il peccato e camminano fedelmente nella via delle virtù. Felici, dunque, e infinitamente beati coloro che amano Maria e la venerano con fervoroso culto.

Preghiamo - «Io sono tutto tuo e tutto quanto posseggo te l'offro, o amabile mio Gesù, per mezzo di Maria tua SS. Madre».

Grandi devoti del rosario.
S. Luigi IX, re di Francia, recitava il rosario anche in guerra stando a capo del suo esercito.
S. Giovanni Berchmans spirò stringendo tra le mani il crocifisso, la corona, le regole della sua compagnia: «Queste furono le tre cose a me carissime durante la mia vita, - andava ripetendo, - con esse muoio contento».
S. Filippo Neri percorreva le contrade di Roma, col rosario in mano, cercando anime traviate, e con esso le riconduceva a penitenza.
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L'imperatore Carlo V non voleva udire mai questioni di guerra senza aver prima compiuta la quotidiana recita del santo rosario.
Così praticava Luigi XIV re di Francia. Un giorno gli ambasciatori del re d'Inghilterra lo trovarono mentre recitava la sua corona, e chiese loro permesso di terminarla. «È questa una pratica, disse, che ho ricevuto dalla regina mia madre e sarei dolente di mancarvi un sol giorno della mia vita».
Emmanuele Filiberto, duca di Savoia, si gloriava di recarsi coi Cavalieri dell'Annunziata nella chiesa dei Domenicani, a Torino, per recitare il Rosario, pubblicamente insieme al popolo.
L'infelice regina Maria Stuarda, nei lunghi anni di sua prigionia, attingeva forza e consolazione nella recita del santo rosario.
Daniele O' Connel, col s. rosario, salvò l'Irlanda dalla oppressione dell'Inghilterra.
Garcia Moreno, presidente della Repubblica dell'Equatore, Alessandro Manzoni, Contardo Ferrini, Silvio Pellico, Federico Ozanam, Andrea Ampère, e tanti altri grandi furono costanti nella divozione del santo rosario.

Verginità di Maria SS.


Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e nel suo tempio apparve l'Arca del testamento (Ap 11,19).

La Madonna rimase vergine sempre, ed in modo tanto mirabile quanto singolare perché la sua perpetua verginità andò congiunta con la divina maternità. Il concilio Lateranense III dichiara scomunicato chi non ritiene tale verità cattolica. San Leone Magno scrive: «L'eterno Unigenito del Padre nacque dallo Spirito Santo e da Maria Vergine... Infatti fu concepito di Spirito Santo nel seno
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di Maria la quale come vergine lo concepì, così, vergine, lo diede alla luce».

Maria fu vergine prima di diventare madre. Scrive S. Epifanio «In qual tempo vi fu mai chi osasse pronunziare il nome di Maria SS. senza aggiungere subito la qualifica di Vergine? Tale aggiunta indica lo splendore della virtù di Maria. Maria è chiamata vergine e quest'appellativo non sarà mai cambiato, ella rimase infatti perfettamente illibata».
Gerusalemme era assediata dal re Rasin e da Facee re d'Israele. Il Signore mandò il profeta Isaia ad Acaz, re di Gerusalemme per assicurarlo che gli assediatori non avrebbero vinto; e perché Acaz ne fosse persuaso, gli volle offrire una prova. Gli disse perciò Isaia: «Domanda al Signore un miracolo come segno o dal profondo dell'abisso o sopra dall'alto. Ma Acaz rispose superbamente: Non chiederò e non tenterò il Signore. E Isaia replicò: Udite, dunque, o genti della casa di David... il Signore lo darà lui un segno: Ecco la Vergine concepirà e partorirà un figlio e lo chiameranno Emmanuele» (Is 7,10 14). Il Signore voleva dire: Tu non hai voluto chiedere il segno, ed io te ne darò uno che è il colmo dei segni; tu non hai voluto chiedere a Dio l'aiuto, ma io ti annunzio Dio stesso come aiuto; tu sei stato pigro a chiamare, ma il Signore chiamerà dal seno della vergine il Verbo che salverà ogni nazione: la Vergine concepirà e darà alla luce un figlio ed il suo nome sarà Emanuele.
Questo tratto si riferisce senza dubbio a Maria.
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Infatti S. Matteo nel suo Vangelo racconta come Maria abbia concepito per opera dello Spirito Santo e aggiunge: «Tutto questo fu fatto perché si adempisse ciò che fu detto dal Signore per bocca del Profeta: ecco che una vergine sarà madre ed avrà un figlio chiamato Emmanuele, cioè Dio con noi» (Mt 1,23).
Dice S. Luca: «Fu mandato l'Angelo Gabriele da Dio in una città di Galilea chiamata Nazareth ad una vergine sposata ad un uomo di nome Giuseppe, discendente da David, ed il nome della Vergine è Maria» (Lc 1,26s).
S. Matteo: «Essendo Maria sposata a Giuseppe, prima che fossero venuti ad abitare insieme, si trovò che ella aveva concepito per virtù dello Spirito Santo» Mt 1,18).
Maria disse all'angelo: «Com'è possibile che io divenga la madre di Dio, mentre non ho relazione con uomo?» (Lc 1,34). Il Signore voleva che apparisse ch'egli nulla aveva di comune col peccato. Venne a noi in una maniera diversa da quella ordinaria: la via dello Spirito Santo e della verginità.

Maria fu vergine nel darci Gesù. La Vergine concepirà e darà alla luce un figlio; questo è detto prodigio. Dunque avviene all'infuori delle leggi naturali in modo diverso dall'ordinario nascere dei figli, e non solo la concezione, ma anche il parto.
I Santi Padri applicano a Maria le parole di Ezechiele: «Questa porta sarà chiusa, non si aprirà, e nessun uomo passerà per essa, perché il Signore Dio d'Israele passerà per essa e resterà chiusa
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al principe. Il principe si siederà in essa» (Ez 44, 2). S. Girolamo commenta: Questa porta chiusa per la quale solo il Signore è entrato, simboleggia, secondo gli antichi scrittori, la vergine Maria.
Dicono i Santi Padri che la verginità di Maria è pure simboleggiata nell'orto chiuso: Hortus conclusus; nel fonte segnato: fons signatus; nel sepolcro da dove il Signore, risuscitato, uscì, senza rompere i sigilli, ne rovesciare il sasso.
S. Efrem in una preghiera alla Madonna esclamava a O Vergine Signora, Immacolata madre di Dio, signora mia gloriosissima, mia gran benefattrice, più eccelsa dei cieli, molto più pura degli splendori, dei raggi, dei folgori solari...; tu davvero apparisti verga d'Aronne e fiore fu il figlio tuo, vero Cristo nostro, Dio e mio creatore, tu generasti secondo la carne, conservando la verginità prima, durante, dopo il parto».
Maria fu pure vergine nel rimanente di sua vita. Scrive S. Agostino: Alcuni vollero negare la verginità di Maria dopo il parto: un così grave sacrilegio non devesi lasciare senza condanna.
S. Gerolamo compose un libro intero per dimostrare la perpetua verginità di Maria: Scrive: «Crediamo che Dio nacque dalla Vergine. Io affermo che fu vergine anche San Giuseppe, in grazia di Maria; affinché da un verginale matrimonio nascesse il figlio vergine».
Da princìpi e verità così sante vengono sante conseguenze:
Maria era disposta a rinunciare all'onore della
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divina maternità piuttosto che alla verginità votata a Dio. Quanto è dunque preziosa ai suoi sguardi una figliolanza casta!
Le madri più pure hanno, d'ordinario, figli più predisposti alla virtù, alla santità; e, forse, tra essi, delle vocazioni.
Più atte ad istruire nel bene, ad edificare nella virtù, a profumare nel mondo.
Chi sa elevarsi sopra i desideri della carne, desidera di più i beni celesti. La persona monda è serena nel suo sguardo, ha pietà ardente e sparge il buon odore di Gesù Cristo e di Maria.
Maria è una fioritura, un'aiuola di gigli.
Lilium inter spinas: Giglio tra le spine (Gn 2,2); lilium candidissimum: Giglio bianchissimo (S. Efrem); lilium candidius nivis: Giglio più candido della neve (S. Germano); lilium cuius proles, Jesus Giglio che ha per figlio Gesù (S. Giov. Dam.); lilium incorruptum: Giglio incorrotto (S. Giov. Cris.); lilium castitatis: Giglio di castità (S. Bonaventura); lilium verginitatis: Giglio di verginità (S. Bernardino da Bustis).

Preghiamo - O Maria, vergine e madre santissima, ecco io ho ricevuto il tuo dilettissimo Figlio, che tu concepisti nel tuo seno immacolato, generasti, allattasti e con soavissimi amplessi stringesti al petto. Ecco quel medesimo che ti allietava col suo aspetto e ti riempiva d'ogni letizia, io lo presento e l'offro umilmente ed amorevolmente alle tue braccia, perché lo stringa al tuo cuore, perché tu lo ami e lo offra alla SS. Trinità in supremo culto di latrìa, a tua gloria e tuo onore e per i miei bisogni e quelli di tutto il mondo. Ti prego dunque, o madre piissima, d'impetrarmi il perdono di tutti i miei peccati, abbondante grazia
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di servire in seguito con più fedeltà al tuo Figlio, e in ultimo la grazia finale, affinché io possa lodarlo con te per tutti i secoli dei secoli. Così sia.

L'Ave Maria ripetuta dai santi.
S. Bonaventura assicura che chi saluta la Vergine con l'Ave Maria, sarà risalutato dalla stessa Vergine con qualche grazia. S. Bernardo appunto, solito a salutarla in tutte le sue immagini, si sentì un giorno risalutato colle parole: «Ave Bernarde».
S. Alfonso de Liguori per recitare l'Ave Maria rompeva qualunque occupazione appena sentiva scoccare le ore.
Santa Caterina da Siena cominciò all'età di cinque anni a recitare tante Ave quanti erano i gradini che saliva.
Dice S. Bernardo che il cielo sorride e gli angeli gioiscono ogni qualvolta si recita divotamente l'Ave Maria.
Cesario chiama la salutazione angelica voce di trionfo e S. Efrem l'inno ed il cantico degli angeli.

Maria corredentrice, mediatrice di grazia, madre nostra


Or presso la croce di Gesù stavano sua Madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria Maddalena. Avendo Gesù veduto sua madre e lì presente il discepolo suo prediletto, disse a sua madre: Donna, ecco il tuo figlio. Poi disse al discepolo: Ecco la tua madre, e da quel punto il discepolo la prese con sé (Io 19, 25-27).

Maria SS. ebbe uffici verso Gesù Cristo, ma ne ha pure verso di noi. Ella cooperò all'acquisto della grazia, e perciò è corredentrice, ella espone le nostre necessità a Dio, e perciò è mediatrice di grazia; ella ci ama e comunica la divina misericordia e perciò è nostra madre spirituale.
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Corredentrice. Cooperò con Gesù Cristo Redentore, sebbene in un modo secondario e dipendente, a salvarci dall'eterna dannazione.
Dice Pio X: «La beata Vergine merita a noi de congruo quanto Gesù Cristo ci meritò de condigno». La Vergine Maria diede liberamente e volontariamente il consenso all'incarnazione del Figlio di Dio; l'Angelo le propose la divina maternità.
Maria volle una spiegazione: «Come avverrà questo se io non conosco uomo?» (Lc 1,34). San Bernardino da Siena così interloquisce: «Maria, l'angelo attende una risposta; aspettiamo ancora noi, o Signora, la risposta salvatrice che ha da liberarci dalla condanna ricevuta in Adamo. Ecco che la nostra salvezza è nelle tue mani, dipende dal tuo consenso». E S. Agostino: «Presto, Maria, rispondi; perché lasci il mondo e la salvezza così in sospeso?»
Che sarebbe stato di noi senza questo fiat di Maria per cui si compì la grande opera dell'incarnazione?
Maria inoltre fu associata al figlio nella passione del Calvario: «Stava presso la croce di Gesù la madre sua» (Io 19,25). Maria aveva un dominio poiché madre, ed un certo diritto sul Figlio: l'offerse, in quanto suo figlio, al Divin Padre per la redenzione del mondo. In tutto unita al cuore del Figlio, che volontariamente pativa e moriva.
S. Francesco di Sales dice: «Come Eva disobbediente divenne per sé e per tutti i suoi figli causa di rovina, così Maria, fatta obbediente fino all'immolazione
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del Figlio, divenne per sé e per tutti gli uomini causa e fonte di salute».

Mediatrice di grazia. Nelle feste di Maria mediatrice di tutte le grazie, la Chiesa prega così: «Signore Gesù Cristo, nostro mediatore presso il Padre, concedici nella tua bontà che chiunque ricorrerà a te per domandare i tuoi benefizi, si rallegri d'impetrarli per intercessione di Maria». Ella infatti è il mezzo per cui la grazia è venuta a noi. Ella è, secondo S. Bernardo, il collo attraverso il quale tutto dal capo discende alle membra.
S. Alfonso seguendo il grande Dottore di Maria, S. Bernardo, dimostra questa verità con molti argomenti, che tutti si riassumono in quest'espressione: «Questa è la volontà di Dio, che volle darci tutto per mezzo di Maria. Fine ultimo di questa disposizione divina è sempre la gloria di Dio. Fine secondo è di onorare Maria per il suo grado, virtù e dignità».
Quando la S. Vergine si trovava alle nozze di Cana, e durante il banchetto nuziale, venne a mancare il vino, ella disse a Gesù: «Non hanno più vino» (Io 2,3). La risposta di lui però parve a prima vista negativa: «Che ho da fare con te, o donna? L'ora mia non è ancora venuta» (Io 2,4). Ma il non essere venuta l'ora di Gesù, mostra appunto la potenza dell'intercessione di Maria, la quale con la più ferma certezza di essere esaudita, dice ai servi: «Fate quanto egli vi ordinerà» (Io 2,5). Furono riempite di acque le idrie; l'acqua fu mutata in vino; Gesù Cristo convinse i discepoli i quali credettero alla sua divinità.
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È bello scorrere Le glorie di Maria, libro in cui S. Alfonso de' Liguori raccoglie tante espressioni dei santi e Dottori della Chiesa i quali proclamano non venire grazia dal Cielo, che non passi per le mani di Maria. S. Bernardo dice: «Fedele e potente è il mediatore fra Dio e gli uomini Gesù Cristo. Ma gli uomini temono la sua maestà; hanno perciò bisogno di una mediatrice, presso il mediatore stesso; né si incontrerà mediatrice migliore che Maria madre di Dio». S. Girolamo aggiunge: «In Cristo vi fu la pienezza della grazia come nel capo-fonte, in Maria vi è questa pienezza come nel collo che trasfonde». E S. Bonaventura: «Come la luna sta fra il sole e la terra e le comunica la luce che riceve dal sole, così Maria sta fra Dio e gli uomini; da Dio riceve e agli uomini distribuisce».
Perciò Benedetto XV nell'approvazione dell'ufficio di Maria mediatrice di grazie, volle stabilito l'invitatorio che riassume tutto l'insegnamento e lo spirito della festività: «Venite, adoriamo Cristo redentore, il quale volle che tutto ricevessimo per Maria».
Come si formano i cristiani? Per la grazia, cioè per la vita nuova che si acquista nel battesimo e si alimenta e cresce per tutte le grazie successive.
Belle sono le espressioni contenute nella liturgia di questa festa. Il graduale canta: «In me ogni grazia della vita e della verità, in me ogni speranza di vita e di virtù. Venite a me voi tutti che mi bramate e saziatevi dei miei frutti. Salve, o Maria, madre di misericordia, madre di speranza e di grazia». Ed il communio: «Tu sei oltremodo ammirabile,
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o Maria, e la tua faccia è piena di grazia».

Maria madre nostra. Pio X, nell'Enc. Ad diem illud, del 2 febbraio 1904, dice: «Non è forse Maria madre di Cristo? Dunque è anche madre nostra. Difatti ognuno deve ritenere che Gesù, Verbo fatto carne, è anche salvatore del genere umano. Ora, in quanto Dio-Uomo, ebbe un corpo materiale, come tutti gli altri uomini; in quanto poi restauratore dell'uman genere, una specie di corpo spirituale o mistico, ed è la società di coloro che credono in Cristo». Siamo molti in un unico corpo di Cristo (Rm 12,5). Ma la Vergine non concepì il Figlio eterno di Dio soltanto perché divenisse uomo, assumendo da lei la natura umana; bensì perché per mezzo della natura assunta, potesse divenire il salvatore degli uomini. Perciò disse l'angelo ai pastori: «Oggi è nato a voi il salvatore che è Cristo il Signore» (Lc 2,11). Dunque nel medesimo grembo della purissima madre in cui Cristo assunse la carne, s'aggiunse una specie di corpo spirituale, costituito da coloro ch'erano per credere in lui. Sicché Maria in quanto portò il salvatore, può dire di aver portato anche coloro la cui vita era contenuta in quella del Salvatore. Tutti dunque, quanti siamo uniti con Cristo, e che, al dire dell'Apostolo, siamo membra del corpo di lui, della carne e delle ossa di lui (Eph 5, 30), tutti siamo chiamati figli di Maria, ed ella è madre di noi tutti. «Madre, a dir vero, spirituale... ma davvero madre delle membra di Cristo, che siamo noi» (S. Ag.). Se dunque la beatissima
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Vergine è madre di Dio e degli uomini, chi mai potrebbe dubitare ch'ella non faccia ogni sforzo affinché Cristo, capo del corpo della Chiesa (Col 1,18) diffonda su noi, sue membra, i suoi doni, specialmente quello di riconoscerlo e di vivere per lui? (Io 4, 9).
Infatti due vite sono nel cristiano: una vita naturale umana ed una vita soprannaturale cristiana. Per la prima si è costituiti uomini e si tende ad una felicità naturale, per la seconda si è costituiti cristiani, si tende ad un fine soprannaturale in Gesù Cristo.
Ora, se la vita naturale ci viene da una madre terrena, la vita soprannaturale ci viene da Maria. In lei passò Gesù Cristo nostra vita: Ego sum vita (Io 14,6), anzi da lei Gesù Cristo prese quella natura umana in cui patì e si acquistò questa vita. E non è già una vita simbolica, ma la più duratura ed alta. Perché, se noi chiamiamo madre colei da cui siamo nati, tanto più dobbiamo chiamare madre colei per cui siamo nati ad una vita immensamente superiore.
Maria acconsentì ad essere madre nostra nell' annunciazione, accettando di essere madre di Gesù. Sul calvario poi Gesù Cristo la proclamerà tale. Lo narra l'evangelista: «Stava presso la croce di Gesù, la madre di lui... Avendo Gesù veduto sua madre e lì presente il discepolo suo prediletto, disse a sua madre: Donna ecco il tuo figlio. Poi disse al discepolo: Ecco la tua madre, e da quel punto il discepolo la prese con sé» (Io 19,25-27).
S. Bernardino da Siena commenta «In Giovanni
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sono rappresentati tutti gli uomini, dei quali Maria divenne madre».
Leone XIII, nell'enciclica Adiutricem populi del 5 settembre 1895 scrisse «Il mistero dell'esimia carità di Cristo verso di noi ci si dà chiaro a veder anche da questo, che egli, morendo, volle lasciare per madre al discepolo Giovanni la sua madre stessa, con quel solenne testamento: Ecco il tuo figlio (Io 19,26). Nella persona poi di Giovanni, conforme al sentimento perenne della Chiesa, Cristo additò tutti gli uomini e primieramente coloro che avrebbero creduto in lui. A questo proposito S. Anselmo Cantauriense esclama: Che può concepirsi mai di più degno, che tu, o Vergine, sii madre di coloro, ai quali Cristo si degna essere padre e fratello? Ella pertanto accettò ed eseguì di gran cuore le parti tutte di quel singolare e laborioso ufficio, che iniziò nel cenacolo».

Preghiamo - O Signore, nella cui passione, secondo la profezia di Simeone, la spada del dolore trafisse il cuore dolcissimo della gloriosa vergine madre Maria, concedi propizio, che, mentre con venerazione ne celebriamo i dolori, conseguiamo il felice frutto della tua passione.

S. Girolamo Emiliani, l'istitutore dell'ordine religioso dei Somaschi, datosi nell'età giovanile alla carriera militare vi trovò molte occasioni di cadute, di pericoli, che lo condussero ad una vita licenziosa.
Chiamato a difendere la città di Venezia, cadde nelle mani dei nemici e fu rinchiuso in un orrendo carcere.
Oppresso dagli affanni e da tanti mali, egli si aspettava ad ogni istante la morte. Ma ecco: in mezzo ai rimorsi, che gli laceravano il cuore, gli balenò alla mente, come visione celeste, l'immagine soave di Maria. Pieno di speranze,
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ne invocò la protezione, promettendo di recarsi a visitare il celebre santuario della Madonna presso Treviso. Lo sventurato giovane, dopo qualche mese, è finalmente libero dall'ergastolo. Fedele alla promessa, si reca al santuario di Maria, si prostra dinanzi al suo altare, piange per tenerezza e gratitudine e si confessa con viva contrizione.
Abbandona poi il mondo, entra nella vita ecclesiastica, e consacra con febbrile attività tutte le sue forze nell'educare cristianamente la gioventù abbandonata, nel fondare seminari, collegi, accademie a vantaggio della società e della Chiesa.

Assunzione di Maria SS.


Gettai le mie radici in un popolo illustre, nella porzione del mio Dio, nel suo retaggio, ho presa dimora tra l moltitudine dei santi (Ecli 24,16).

L'Assunzione di Maria al Cielo è festa di precetto.
La prima antifona delle lodi in tal giorno dice: «Maria è stata assunta in cielo: gioiscono gli angeli, ne lodino e benedicano il Signore».
Nell'antifona del primo notturno leggiamo: «La santa madre di Dio è stata esaltata sui cori degli angeli nel regno celeste».
Tre verità sono ricordate in questa festa: Maria SS. morì realmente; venne risuscitata; fu gloriosamente assunta al cielo.

S. Giovanni Damasceno, narra la morte, la sepoltura e l'assunzione di Maria secondo la tradizione:
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«Sebbene la S. Scrittura non descriva quanto avvenne alla morte della Madonna, dalla pura ed antichissima tradizione, apprendiamo come nel tempo glorioso del suo transito, gli apostoli i quali erano sparsi su tutta la terra per l'evangelizzazione delle genti, avvisati miracolosamente del fatto, convennero in Gerusalemme ove godettero essi pure l'angelica visione, udirono i canti divini e videro con qual celeste gloria Maria ridonò la sua santa anima nelle mani di Dio. Il suo corpo poi fu sepolto devotamente presso il Getsemani. Quivi tutti i cori angelici, per tre giorni, non desistettero dal cantare. Terminati questi giorni e cessati i canti, gli apostoli che erano presenti, desiderando ardentemente rivedere e venerare il corpo della B. Vergine, perché uno di essi, Tommaso, non era stato presente alla di lei sepoltura, aprirono il tumulo. Non trovarono però quel sacratissimo corpo, ma soltanto i lini dai quali emanava un'inenarrabile soavità. Ammirati da quel mistero, non poterono concludere se non che il Verbo divino, Signore della gloria, il quale da lei volle prendere carne e farsi uomo, volesse pure conservare immacolato e immune da ogni corruzione quel corpo, anche dopo la morte, onorandolo della risurrezione, dell'assunzione ed incorruttibilità».
Dopo la discesa dello Spirito Santo, la Vergine rimase ancora qualche tempo sulla terra, poi morì. Padri antichi ci parlano de dormitione Virginis. Nel Sacramentario di S. Gregorio nella messa dell'Assunzione, si dice appunto: «E' veneranda per noi questa festività nella quale la Vergine passò da questa all'altra vita».
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«La SS. Vergine doveva assomigliare in ogni cosa al divin Figlio, scrive S. Alfonso, e perché Gesù Cristo era morto, conveniva che così pure avvenisse della madre. Sebbene immune dal peccato originale, Maria non andò esente dalla condizione della natura umana, composta di un'anima spirituale, ma anche di un corpo mortale.
La morte può avvenire per cause patologiche quali sono le malattie; non fu così della Madonna. Ma può inoltre avvenire per cause fisiologiche che si verificano anche senza il peccato originale; così appunto fu per la B. Vergine la quale morì di puro amore di Dio. Dio volle che Maria acquistasse il gran merito che dipende dall'accettazione della morte e dall'umiliazione del sepolcro; il Signore ebbe gloria grande dal transito di Maria; a noi venne un degno esempio, un gran conforto, una viva fiducia. Per tal merito la Vergine viene ad assisterci nelle nostre agonie.
Tuttavia, riguardo le circostanze, e il tempo preciso della morte, gli scrittori ecclesiastici, non sono pienamente d'accordo.

La B. Vergine venne risuscitata e assunta al cielo.
Dice S. Modesto, patriarca di Gerusalemme (614) nel suo discorso sulla dormizione della Vergine: «Oggi il Signore del cielo e della terra ha consacrato il tabernacolo umano nel quale egli stesso era stato in maniera meravigliosa, ed ha voluto che partecipasse con lui in eterno dell'incorruttibilità, procurando così a noi cristiani tutti, una validissima protezione... O beatissima dormizione della
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gloriosa madre di Dio, sempre vergine, che non ha conosciuto per nulla la corruzione del sepolcro...».
Possiamo dire con S. Agostino: «Considerate tutte le cose e la retta ragione, tengo per fermo essere Maria in Cristo e presso Cristo. In Cristo giacché in lui vivimus, movemur et sumus; presso Cristo perché assunta gloriosamente con lui ai gaudi eterni, per la benignità di Cristo. Tanto più onoratamente sopra tutti i santi, quanto in terra l'aveva sopra tutti onorata con la grazia; non fu assoggettata alla comune putredine dei vermi e della polvere colei che aveva generato il Salvatore suo e del mondo intero. Se egli ha potere di non lasciar cadere un capello dal capo dei suoi servi, ha pure potere di conservare la sua madre intatta di anima e di corpo».

«Io porrò inimicizia fra te (il demonio) e la donna, tra il seme di lei ed il seme tuo; ella ti schiaccerà il capo» (Gn 3,15). In questo passo Dio predice il trionfo di Gesù Cristo sul demonio. Questo trionfo è certo: contro il peccato, conto la concupiscenza e contro la morte; ma è anche un trionfo comune alla madre. E, come contro Gesù non ebbe vittoria il demonio, né per il peccato, né per la concupiscenza, né per la corruzione del sepolcro, così neppure contro Maria. La beata vergine fu immacolata; Maria fu esente dal fomite del peccato; Maria fu salva dalla corruzione del sepolcro.
«Maria, dice S. Gregorio Nisseno, fu trasportata in paradiso fra il canto dei cori angelici, preceduta dal Figlio suo».
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Sembra che la festa dell'Assunzione sia la più antica delle feste Mariane. Già parzialmente inculcata nel concilio di Efeso nel 431, la troviamo celebrata a Roma nel secolo VII; nell'847 Leone IV vi aggiunse la vigilia e l'ottava.

Gesù è nostro salvatore, Maria dispensiera delle grazie; Gesù mediatore e Maria mediatrice; Gesù via, verità e vita e Maria vita, dolcezza, speranza; ora tutte queste verità ricevono molta luce considerando Maria già unita a Gesù nella trionfale risurrezione del paradiso.
Betlemme, Narazet, il Calvario, il monte dell'Ascensione hanno veduto Maria sempre accanto al Figlio, a noi sembra pure tanto conveniente contemplare Gesù e Maria uniti nella gloria dell'anima e del colpo in paradiso.
La gloria della madre è pure gloria del figlio; ed il Figlio, ha in Maria il maggior frutto della sua morte. Maria non già purificata dalla colpa d'origine, ma per i meriti del Figlio preservata; Maria non entrerà col corpo in cielo, perché già vi è entrata.
Gloria a Dio, onore alla Vergine Maria, pace agli uomini!
1) Accettiamo la morte e l'umiliazione del sepolcro.
2) Tra le pene e le fatiche corporali consoliamoci nella speranza della risurrezione.
3) Confidiamo in Maria che assisterà in morte i suoi divoti.
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Preghiamo - Perdona, o Signore, i peccati dei tuoi servi, affinché, non potendoti piacere con le nostre azioni, siamo salvati dall'intercessione della madre del tuo Figliolo Signor nostro.

S. Stanislao Kostka.
Santo privilegiato di Maria, fu chiamato al premio prima della fatica; ma non prima del merito, perché di meriti era tanto ricco!
A Vienna il giovane si trovava gravemente infermo, in casa di un protestante; suo fratello era mondano ed egli assolutamente non poteva ricevere i sacramenti. La SS. Vergine allora, lo fece comunicare per il ministero di due angeli. Venne poi ella stessa e gli pose in braccio il S. Bambino e lo guarì con un miracolo. Gli diede la vocazione alla Compagnia di Gesù e lo guidò per la via, che egli percorse a piedi, da Vienna a Roma.
Stanislao è il santo della Madonna; è una gloria della Compagnia di Gesù! Quando gli si diceva: Stanislao, ami la Madonna? elevava gli occhi e le mani al cielo ed esclamava: «Oh! se l'amo, ella è mia mamma!».
A 18 anni decise di andare a passar l'Assunta in paradiso. Lo scrisse a S. Lorenzo, in un biglietto che posò sull'altare del santo e che non fu più ritrovato. Postosi a letto annunziò prossima la sua morte. Il superiore gli disse meravigliato: Ma, per sì lieve malattia, sarebbe maggior miracolo morire, che rimettersi in salute. Eppure la mattina del 15 agosto, all'alba della festa, la Madonna l'aspettava, ed egli ubbidì: la SS. Vergine lo chiamò, e Stanislao lasciò la terra e volò con la madre celeste. Morì nella casa annessa alla chiesa di S. Andrea al Quirinale in Roma ove si venerano parecchie delle sue reliquie, mentre in parte sono state portate nella sua patria in Polonia.
Il mondo non sentì la sua voce: ma esercita dal cielo il suo apostolato.
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Maria regina degli apostoli


Salirono al cenacolo, Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo d'Alfeo, e Simone Zelote e Giuda di Giacomo. Tutti questi perseveravano unanimi nella orazione, insieme con le donne e con Maria, madre di Gesù, e con i fratelli di lui. (Ac 1,13s).

La Chiesa nella Messa di tale festa ci fa leggere il seguente tratto di vangelo: «Or presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria Maddalena. Avendo Gesù veduta sua madre e lì presente il discepolo suo prediletto, disse a sua madre: Donna, ecco il tuo figlio. Poi disse al discepolo: Ecco la tua madre, e da quel punto il discepolo la prese con sé» (Io 19, 25-27).
Gesù aveva tenuto con sé gli apostoli fino all'ultimo momento, li aveva guidati, ammaestrati, sostenuti. Ma già stava per lasciare la terra, ed essi erano tanto deboli, sfiduciati ed avviliti; occorreva loro un conforto. Gesù le diede questo conforto, assegnando loro per madre colei che era madre sua e l'aveva confortato con la sua presenza durante la crocifissione e l'agonia in croce. Maria fu data madre a tutti, ma specialmente agli apostoli. Difatti S. Giovanni era un apostolo e se rappresentava tutti gli uomini, rappresentava particolarmente gli apostoli.
Maria già era stata predestinata regina degli apostoli.
Dio creatore ha operato tutto secondo la sapiente
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ordinazione del Figlio e nell'amore dello Spirito Santo. Consideriamo la vastità del piano operativo di Dio, secondo le parole di San Paolo «Il mistero della volontà di Dio secondo il disegno che si era proposto e da eseguire nella pienezza dei tempi, di riunire in Gesù Cristo tutte le cose» (Eph 1,9s); «E quando venne la pienezza dei tempi, Dio mandò al mondo il suo Figliuolo fatto di donna» (Gal 4,4), Figlio cioè di Maria, per mostrare così nei secoli futuri le abbondanti ricchezze della sua grazia.
Dio, dunque, ha ordinato tutto un piano grande, redentivo e santificativo. Secondo tal piano Gesù Cristo passa per Maria, formato nel suo seno. In Maria ebbe forma il corpo di Gesù Cristo destinato ad essere il capo del corpo mistico. Gli apostoli e i sacerdoti formeranno i fedeli, cioè le membra di Gesù Cristo: essi coopereranno con Maria. Tutti gli apostoli sono anche ministri di Maria, fino alla fine dei secoli. Due sono le pienezze dei tempi: la prima è già avvenuta, e per essa già ricevemmo la persona di Gesù Cristo. La seconda avverrà quando sarà edificato il corpo mistico di Cristo, compiuto il numero degli eletti. In Maria, dunque, ogni apostolato, per tutti i tempi.

Maria possedeva e possiede le qualità che formano l'apostolo. Esse sono: sapienza, santità, zelo. L'apostolo è un maestro che insegna la verità, perciò deve sapere. Maria è sede di sapienza, è madre del buon consiglio. Ricevette più di tutti il dono di sapienza, del consiglio, della scienza, della intelligenza.
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Maria ebbe la più alta santità. La Chiesa le dice nell'Ave e nelle litanie: Sancta Maria... e poi ripete tante volte sancta, anzi santissima, superlativo che non è usato per alcun altro santo. Ciò per indicare la specialissima virtù, grazia, merito, e gloria che sono in Maria.
Maria è piena di zelo: lo dimostrò durante la vita di Gesù, lo mostra ora dal cielo, poiché: custodisce gli innocenti, santifica i suoi devoti, converte i peccatori, conforta i moribondi, prega per la Chiesa, libera le anime purganti.

Maria esercitò gli uffici di regina degli apostoli. Ella fu la prima a presentare il Divino Maestro a San Giuseppe, ai pastori, ai magi, al vecchio Simeone, al mondo.
Confortò gli apostoli, li raccolse, li guidò nella preghiera dopo l'Ascensione di Gesù, fino ad ottenere lo Spirito Santo sulla nascente Chiesa.
Prima della sua morte, circondata, secondo la tradizione, dagli Apostoli, fece loro materne raccomandazioni per la diffusione del Santo Vangelo; ricevette dagli apostoli devota sepoltura; venne incoronata da Dio regina nel giorno dell'assunzione.
In tutti i secoli Ella sconfisse le eresie, protesse la Chiesa, fu ausiliatrice del popolo cristiano; suscitò vocazioni; fu lume dei dottori, regina delle missioni, corroborò ogni forma di apostolato: predicazione, opere caritative, scuola, edizioni, missioni.

Gesù Cristo è la via per andare a Dio; Maria è la via per trovare Gesù Cristo. Dice il Santo
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Grignion de Montfort: «È per mezzo di Maria che venne a noi Gesù; ed è per mezzo di Maria che noi andiamo a Gesù Cristo».
La Chiesa pone sulle labbra di Maria queste parole: «Chi trova me, trova la vita e avrà salute da Dio» (Pro 8,35).
Man mano che si succedono i tempi e nei tempi i popoli, e si realizzano le circostanze: uomini, popoli, tempi e circostanze ricevono l'influsso dell'apostolato di Maria, regina degli apostoli. Maria è vivente in Cielo in anima e corpo come Gesù Cristo, per continuare l'apostolato.
L'apostolato della Vergine è come il sole: manda raggi benefici di luce, di calore e di salute.

Ancora un rilievo: la vita di Maria non fu tutta scritta da quelli che la conobbero, come non fu tutta scritta la vita di Gesù Cristo.
Tutto il dogma e l'apostolato mariano fu affidato alla Chiesa ma i primi uomini non conobbero tutto, perché molte cose riguardavano i posteri: molte cose non le scrissero perché vive e palpitanti e non era necessario fissarle. In seguito i Padri scrissero queste verità mariane: e il loro testimonio unanime che la Chiesa così tiene, forma la tradizione.
Ed ecco la luce dei fatti. I profeti, che non mancarono mai nel popolo di Dio, vedevano in Maria ordinati tutti i tempi di preparazione e di aspettazione del Messia. Gli apostoli, che non mancano mai nella Chiesa, e per nessun bisogno, invocano tutti Maria come protettrice d'ogni missione, riconoscono tutti Maria madre della loro vocazione,
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custode, maestra, regina del loro singolo apostolato. È un fatto imponente ed universale nella Chiesa!
Maria è colei che infrange tutte le eresie; Maria è la stella che guida tutte le missioni cattoliche; Maria è la regina delle edizioni. In Maria si concentra l'apostolato universale e l'aiuto universale per l'apostolo. È la posizione di Maria, è il posto determinato a lei dal Signore, è la sua vocazione.
Questa la volontà di Dio: che tutti gli apostoli ricevono grazie da Maria, esempio di virtù e di spirito apostolico, luce per predicare e scrivere, prudenza per operare.
Accoglici, o madre nostra regina, e prega il tuo Figliolo, Signore della messe, che mandi operai nella sua messe. Fa', o madre e regina nostra che la tua potente intercessione maturi il giorno in cui tutte le genti siano congregate presso il Pastore Supremo.

Preghiamo - O Dio, che mandasti lo Spirito Santo sopra gli apostoli raccolti in preghiera con Maria madre di Gesù, concedi di poter fedelmente servire la sua maestà sotto la protezione della madre nostra e regina degli apostoli e di propagare con la parola e con l'esempio la gloria del tuo nome.

S. Ignazio di Lojola al santuario di Monserrato in Ispagna.
Non lungi dalla città di Barcellona vi è il celebre santuario di Monserrato uno dei più frequentati della Spagna. La taumaturga immagine di Maria, venerata col più vivo trasporto di fede, attrae ogni anno gran folla di persone. Pochi in quella regione sono coloro che non procurano di recarsi una volta almeno in vita in devoto pellegrinaggio
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a quel santuario. In quel santuario sant'Ignazio di Lojola risolvette di abbandonare il mondo per consacrarsi interamente al Signore, legandosi a lui con voto di castità perpetua.
Dimorò per ben due anni nella dolce solitudine di quel santuario e nel frattempo meditò e conobbe la vanità del mondo. Ignazio ebbe dalla SS. Vergine la verità che sviluppò nel suo celebre libro degli Esercizi Spirituali. Propose di lavorare sempre alla maggior gloria di Dio. Questo era appunto il motto da lui sempre ripetuto e che anche oggidì si ripete con nobile slancio dai suoi figli spirituali, i Gesuiti.
Prima di abbandonare il santuario, appese in trofeo le armi di cavaliere all'altare di Maria, e nel giorno dell'Annunziata del 1522 partiva per ritornare nel mondo senza più essere del mondo.
Pieno dello spirito di Gesù Cristo, fondò la Compagnia di Gesù. Divenne un prodigio di santità, nuovo fervente apostolo della chiesa cattolica riempiendo la terra della fama delle sue gloriose gesta.
Le principali verità che inculca nel libro degli Esercizi Spirituali, che meritò i più grandi elogi dei Pontefici, sono il salutare pensiero del fine per cui siamo creati, il dovere di vivere nel timore santo di Dio, l'imitazione di Gesù Cristo, la devozione fiduciosa e perseverante all'augusta madre di Dio e madre nostra Maria.

Maria nella liturgia


Ella sarà esaltata in mezzo al suo popolo, e sarà ammirata nell'assemblea dei santi; sarà encomiata dalla moltitudine degli eletti e benedetta dai benedetti di Dio (Ecli 24,3s)

Il Signore ha fatto grande Maria nella creazione e nella redenzione; l'ha fatta grande nell'assunzione ed esaltazione; ma l'ha pur fatta grande nella
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Chiesa, nella quale occupa un posto regale e riceve un culto altissimo e larghissimo.
La Chiesa è consona a se stessa nel dogma, nella morale, nel culto; e come insegna grandi cose di Maria, così la propone a modello d'ogni perfezione e le dà nella sacra liturgia, un culto specialissimo, detto di iperdulìa.
Le feste fanno conoscere Maria e risvegliano la fede; purificano il cuore; sono preghiera e grazia.

Fanno conoscere e risvegliano la fede in Maria. La Chiesa ha un grande libro, la sacra liturgia nel quale ci presenta la teologia mariana. Tali feste ci espongono verità mariane con linguaggio penetrante e semplice. Esse ci mostrano Maria nei suoi rapporti con Dio e con l'umanità, nella luce della sua grazia, nella pienezza della sua potenza, nell'acerbità delle sue prove e nell'imponenza dei suoi trionfi; nella sua esaltazione celeste e nella sua materna condiscendenza verso gli uomini.
Considerata nelle sue feste, Maria ci appare prescelta da Dio fin dall'eternità come madre e corredentrice e regina degli apostoli.
Ci si presenta candida colomba, sposa immacolata dello Spirito Santo, più pura degli angeli, immune da ogni peccato, portento della divina onnipotenza; stella mattutina, foriera del divin sole di giustizia; insignita di un nome che è il primo dopo quello di Gesù.
Ci appare vergine che nel tempio si consacra a Dio interamente; sposa purissima di S. Giuseppe, madre vergine del Salvatore, serva umilissima di Dio...
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È l'Addolorata del calvario. È la tesoriera di tutte le grazie, la consolatrice dei miseri.
Dopo la teologia mariana speculativa, viene una teologia mariana pratica. La Chiesa ci desidera formati su Maria, perché diventiamo più facilmente e perfettamente simili a Gesù, il grande modello. Perciò nell'anno è un seguirsi di feste mariane; la Madonna ci è presentata nelle circostanze della sua vita e della sua esaltazione.
Per questo il calendario della Madonna è molto ampio. Le feste di Maria non si limitano a quelle solo registrate nel Messale. Esse sono: quattordici per la Chiesa universale e ventidue pro aliquibus locis. Nella prima serie abbiamo: 1) la Purificazione; 2) l'Annunciazione; 3) l'Apparizione di Lourdes; 4) la Visitazione; 5) la Vergine del Carmelo; 6) la Madonna della Neve; 7) l'Assunta; 8) la Natività; 9) i Sette dolori di Maria (che vengono festeggiati due volte); 10) la Madonna della Mercede; 11) il nome di Maria; 12) il S. Rosario; 13) l'Immacolata Concezione; 14) la Presentazione di Maria al tempio.
Nella seconda serie vi sono queste altre: 1) la Madonna del buon consiglio; 2) Maria Auxilium christianorum; 3) la Vergine della Consolazione; 4) il Cuore purissimo di Maria; 5) lo Sposalizio; 6) la traslazione della Casa di Loreto; 7) l'aspettazione del parto; 8) la festa dell'Umiltà di Maria; 9) la medaglia miracolosa; 10) la maternità di Maria; 11) Maria e Mater pulchrae dilectionis»; 12) la Madonna delle Grazie; 13) dei Miracoli; 14) della Misericordia. 15) del Divin Pastore; 16) del Perpetuo Soccorso; 17) della Divina Provvidenza;
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18) la Purità di Maria; 19) Maria rifugio dei peccatori; 20) regina degli apostoli; 21) Regina di tutti i santi; 22) Salute degli infermi.
Questo catalogo poi è prolungato dall'elenco di feste nazionali, regionali e locali.
Per formarsene un giudizio approssimativo gioverebbe leggere i dodici volumetti intitolati: L'Anno di Maria di Ilario Maurizio Vigo (Torino 1904), oppure i due volumi in foglio del Calendarium SS. Virginis Mariae del Colvenerio (Donai 1638), oppure il più breve, ma sostanziale Fasti Mariani, sive Calendarium S. M. V. Deiparae dell'Holweck (Friburgo i B. 1892). Si vede come tenendo calcolo delle pratiche delle diverse chiese sparse nel mondo sia d'oriente che d'occidente, l'anno è ricchissimo, anzi addirittura saturo di feste in onore della regina del cielo e della terra.
«La solennità della Vergine è argomento di purezza, scrive S. Proclo, è glorificazione di tutto il sesso femminile. Maria, dico, ancella e madre, vergine del cielo, unico ponte tra Dio e gli uomini, venerando telaio dell'incarnazione, nel quale in una maniera ineffabile fu tessuta la tunica di quell'unione della quale il tessitore è lo Spirito Santo e la congiungitrice, la virtù obumbrante dell'alto».
La Chiesa nelle feste di Maria è a Cristo che indirizza in primo luogo le sue lodi. Celebriamo l'Assunzione della B. Vergine ed onoriamo Cristo sono Figlio (Invit.) Gli angeli si rallegrano del trionfo di Maria e lodano il Figlio di Dio; Maria è in realtà il più bel trofeo della vittoria di Gesù sopra il demonio. Cantare le glorie della madre è
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glorificare il Figlio, dal quale quelle derivano. Niente è più glorioso per Maria che gli omaggi resi al Figlio suo.

È così varia, sapiente e affettuosa la pietà liturgica mariana che si può dire miniera inesauribile.
Per celebrare convenientemente e con frutto le feste di Maria, bisogna entrare in esse con quelle pratiche e con quello spirito che sono richiesti in genere per la santificazione di tutte le feste. Quello che si può chiamare ed è realmente l'elemento formale per la compiuta santificazione di una festa qualsiasi, è immedesimarsi col suo oggetto. La Chiesa prende sempre da esso l'ispirazione per i riti e le preghiere che vi adatta nella liturgia ma anche il devoto a sua volta deve dalla meditazione di esso ricavare elevazioni, affetti, risoluzioni convenienti. È evidente per esempio, che diversi saranno i sentimenti dell'animo nella festa dell'Immacolata Concezione da quelli dell'Assunzione.
Per riuscire a questo, chi ha capacità e preparazione sufficiente, troverà innumerevoli e preziosissimi sussidi nel messalino in lingua volgare, nei manuali liturgici e di preghiera. La liturgia è una letteratura delle più meravigliose. Le svariate composizioni liturgiche, benché nella costruzione formale obbediscano invariabilmente a dei canoni fondamentali, non sono sempre legate ad un ordine logico, ma spesso solo ad un ordine psicologico.
Fortunatamente ai giorni nostri c'è un grande risveglio di studi liturgici anche nel popolo, ed il
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merito di ciò risale all'ardente ed illuminato apostolato che in codesto campo vanno dispiegando i Padri Benedettini delle diverse nazioni. Circolano in gran numero Messali e Vesperali in tutte le lingue, in grazia dei quali le ricchezze liturgiche vengono messe alla portata di ognuno.
Quanto più approfondita e diffusa diventerà la cognizione e la comprensione del pensiero formulato dalla Chiesa nei testi liturgici, tanto più santo sarà il modo di celebrare le feste tutte e specialmente le feste di Maria.
Ma conoscere i diversi aspetti dei misteri di Maria celebrati nelle sue feste, ed esaltarli col formulario officiale della Chiesa, non è tutto. Bisogna offrire alla gran madre il nostro culto con mani pure e con cuore innocente. Quindi, oltre l'assistenza alla S. Messa, occorre la frequenza ai sacramenti, nei quali l'anima si purifica dal peccato e si fortifica con le carni e col sangue del Salvatore.

Preghiamo - O Signore, che hai voluto si presentasse al tempio, la beata sempre vergine Maria, abitazione dello Spirito Santo, concedici, te ne preghiamo, che, per la sua intercessione, meritiamo di essere presentati nel tempio della gloria eterna.

La Porziuncola - Nell'anno 1221, l'umile servo di Dio S. Francesco, mentre una notte pregava nella piccola chiesa di S. Maria degli Angeli presso Assisi, venne favorito di una singolare visione. Maria e Gesù gli apparirono cinti da una schiera di spiriti celesti. Gesù rivoltosi al pio religioso disse: «Chiedimi, o Francesco, qualche favore a vantaggio delle anime per la cui salute tu consacri la tua vita».
A queste parole esitava Francesco, ma poi confortato
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ed animato dalla Madonna disse a Gesù «Una grazia vi chieggo: ed è che chiunque visiterà questa chiesa, pentito dei suoi peccati, acquisti l'indulgenza plenaria, ossia la remissione totale della pena temporale delle sue colpe».
Piacque tanto a Gesù questa preghiera, che venne subito concessa l'indulgenza per la mediazione di Maria SS., a condizione però di recarsi dal Papa per avvisarlo della visione avuta, e in pari tempo pregarlo di ratificare con un suo decreto la detta indulgenza. Stupì a tale domanda Onorio III; ma l'accordò. Siccome non era stabilito alcun giorno preciso per lucrarla, il santo pregò Iddio di fargli conoscere in proposito la sua volontà, e Gesù gli apparve una seconda volta con la sua SS. Madre nella stessa cappella, per annunziargli che la grande indulgenza cominciava dai primi Vespri della festa di S. Pietro in Vincoli (1 agosto) e dura fino alla sera del giorno seguente.
L'insigne favore, chiamato il Perdono d'Assisi, assai più veniva poi esteso dai romani Pontefici.
Approfittiamo del singolare dono che il poverello d'Assisi ottenne per l'intercessione di Maria, e concepiamo orrore del peccato, purifichiamo l'anima nel sangue di Cristo, rimettiamoci nella grazia e nell'unione con Dio.
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