Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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MEDITAZIONE DEL PRIMO MAESTRORoma, 30 giugno 19622
Questa mattina ho celebrato la S. Messa per tutta la Famiglia Paolina e in modo particolare per le Figlie di S. Paolo che oggi emettono la prima Professione e per quelle che emettono la Professione perpetua, definitiva. La preparazione è stata buona, le grazie, confidiamo nella misericordia di Dio, saranno abbondanti: così tutte in letizia potremo vivere la vita religiosa, nello spirito di S. Paolo.
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La formula della Professione va meditata per tempo. Va meditata oggi e va meditata nel corso di tutta la vita. E' vero, non si devono dare le Costituzioni alle aspiranti e tanto meno a quelle figliole che sono ancora nel mondo e studiano la loro via, la via della loro vita; ma la formula della Professione sempre si ha da far conoscere e sempre la si deve meditare.
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La formula viene pronunciata nella emissione dei voti, e oggi mentre le neo Professe la reciteranno, coloro che assistono la ripetano per se stesse rinnovando la Professione avvenuta, anche se da molti anni. Questo è necessario farlo perché si comprenda sempre meglio che l'unica via della nostra santificazione è la formula dei voti vissuta secondo le Costituzioni.
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Diciamo: "Ad onore della SS.ma Trinità, dell'Immacolata Regina degli Apostoli, di S. Paolo apostolo...". Ecco il fine per cui ci siamo consacrate o ci consacriamo, o vi consacrerete: La gloria di Dio, della Regina degli Apostoli, di S. Paolo apostolo; la propria santificazione devono essere il primo scopo, scopo che è indicato nel primo articolo delle Costituzioni.. La santificazione, il progresso spirituale, si deve compiere durante tutto il corso della vita. Ne segue il vantaggio delle anime, cioè la loro salvezza eterna, e questo secondo fine lo raggiungiamo con l'apostolato, come dice il secondo articolo delle Costituzioni. Ecco il nostro fine altissimo che tocca il cielo; e poi, guardando la terra, la santificazione del mio prossimo! Così si ricordano i due primi articoli delle Costituzioni, l'impegno della santificazione e l'apostolato.
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Allora, per questi fini tutto "mi offro, dono e consacro", cioè "offro, dono, consacro" tutta la vita, interamente, ossia la mente, la volontà, il cuore, il corpo. Sì, anche il corpo perché è creato da Dio e, anche se infermo o debole, deve essere glorificato nel giorno estremo della risurrezione finale. Questa glorificazione la si merita mediante l'osservanza dei tre voti, di povertà, castità, di obbedienza.
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Povertà: quella che Gesù ha abbracciato nella sua professione terrena e che in grado massimo ha voluto nel presepio: là vi era estrema povertà.
Castità: quella della Vergine, di Gesù.
Obbedienza: nella quale è il centro della vita religiosa.
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Ciò che distingue un genere di vita dall'altro è la castità; ma ciò per cui il religioso arriva alla santificazione e al buon esercizio dell'apostolato è l'obbedienza. Questa è il perno su cui tutta la vita deve girare.
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"Mediante l'osservanza delle Costituzioni": cioè, fare l'apostolato, raggiungere la santità con i santi voti, uniformando la vita alle Costituzioni. Le Costituzioni sono il punto centrale che vi assicura la santificazione e un buon apostolato, un fruttuoso apostolato.
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Propositi vaghi, espressioni incerte che non si sa cosa vogliano dire, parole vuote, di sentimentalità che non portano alla santità, sono un'illusione di possedere la pietà. La santità per la Figlia di S. Paolo sta nell'osservanza delle Costituzioni, e la loro applicazione, caso per caso, viene data dalla Superiora Generale, da chi è superiora in una casa. Non c'è proprio bisogno di cose nuove. Ho letto in questo tempo un libro di 1300 pagine, La vita interiore. Dopo 1300 pagine in cui si dicono tante e tante cose, si conclude che la santità consiste nella uniformità alla volontà di Dio, mediante l'adempimento esatto, generoso, costante dei doveri del proprio stato. In questa uniformità di obbedienza al volere di Dio è la vera e grande sapienza. Non cose vaghe, perché non concludono niente. Vivere in Gesù Cristo e, nello stesso tempo, vivere nell'esatto adempimento dei propri doveri. E' necessario venire alla pratica della vita e fare precisamente quella volontà che è scritta nelle Costituzioni e che nei vari casi viene applicata dalle Superiore.
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Cerchiamo di capire bene in che cosa consiste la santità paolina: essa è tutta raccolta in quel libro che è il vostro direttorio spirituale, il direttore generale di ognuna: il libro delle Costituzioni. Ho notato che agli Esercizi spirituali un buon numero di Suore si portano le Costituzioni e le leggono: questo è saggezza e vale più di tante cose vaghe, incerte, inconcludenti.
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Nella formula della Professione si specifica: "secondo le Costituzioni", cioè stare nello spirito delle Figlie di S. Paolo. La Congregazione deve essere come una pianta: essa è nata tanti anni fa, è cresciuta, si è sviluppata, ha allargato i suoi rami e ha raggiunto l'Australia e presto raggiungerà la Nuova Zelanda. Ma deve essere sempre un crescendo della stessa pianta: allora porterà fiori e frutti. Non nuove aggiunte: sarebbe lo stesso che voler aggiungere a una pianta di fiori altri fiori raccolti qua e là. Ma se la pianta è fatta per produrre certi fiori e determinati frutti, non pretendete di aggiungerne altri legandoli con lo spago: non sono fiori e frutti propri della pianta.
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Vi è sempre la tentazione di prendere da altri, più da altri che dal centro, che dal proprio spirito. Guardarsi specialmente da quelli che si presentano come parti interessate, quasi desiderosi di perfezionare: perfezionarsi sì, nello spirito della propria Congregazione, il che vuol dire allargare i propri rami, che devono portare gli stessi fiori e i medesimi frutti; non aggiungerne altri. Il vostro spirito non è servire nei particolari, non è star tanto coi secolari, con altri Istituti, con altre Suore, con altre scuola...; no, questo guasta sempre. Ciò che importa è approfondire la radice perché la pianta sia sempre più alimentata, si sviluppi sempre di più e porti i suoi frutti.
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Innestate in S. Paolo, sulle Costituzioni. Sono specialmente pericolosi non i nemici (perché se incontrate un comunista sapete già che ha altre idee, altre dottrine), ma le persone che si presentano sotto l'aspetto di bene, come interessati, come intenzionati di perfezione, come chi vuole aiutarvi; ma non si può stare a lungo sotto un'altra direzione anche coi fini più santi, e neppure sotto la direzione di chi non è nostro superiore e di chi non ha il nostro spirito, di chi ci vorrebbe far compiere un altro apostolato.
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Questa è la sapienza che ha sempre adoperato la Famiglia Paolina. Ecco: il vostro principale lavoro è sempre il Catechismo, quanto alla redazione e quanto alla diffusione; occorre stare nella vostra via: qui è la vostra santificazione, qui il vostro onore, qui il bene delle anime.
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E' nella Professione che si prendono questi obblighi, questi impegni. Ma il Signore, nella sua misericordia, ha voluto che aveste non solo la sapienza delle Costituzioni, ma anche la guida saggia di chi vi conduce; avanti! L'alimento, l'aiuto, la grazia vi viene dalle adorazioni: Costituzioni ben osservate e adorazioni ben fatte, assicurano e sono garanzia di santificazione e del buon apostolato.
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Quando si prende dalle Costituzioni si prende dal Papa, da colui che guida perché, infine, sono state date da lui dopo essere state elaborate; si prende da Gesù. Essere veramente discepole del Maestro Gesù, nutrite di Gesù, dare Gesù come è, Via, Verità e Vita. Vedete un po' come si comporta S. Paolo: nelle sue tredici lettere (lasciamo da parte quella agli Ebrei), nomina Gesù col nome di Signore ben 280 volte; nomina espressamente Gesù 200 volte e Cristo 404 volte!
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Innestati sulle Costituzioni: perché se una pianticella ancora debole la si mette in un terreno non adatto, la pianta muore; così voi se non tenete sempre bene la radice nel vostro terreno, la pianticella di ognuna di voi non si nutre e finisce col disseccare, col disgustarsi; finisce col sentire che si trova a disagio tra le Costituzioni, l'indirizzo delle Maestre, della Prima Maestra, lo spirito dell'Istituto e conduce una vita un po'... scontenta. Invece quando la radice è sempre nello stesso terreno buono, allora il frutto può essere del 30, del 60 e anche del 100 per uno. Unione in Cristo; unione in particolare in cose che hanno corrispondenza col volere di Dio. Ecco, sempre in Gesù Cristo, così! Le Costituzioni sono il Vangelo applicato alla vostra vita, sì il Vangelo applicato alla vostra vita, e vivendo le Costituzioni si vive in Cristo, si vive nel Vangelo e si vive nello spirito paolino.
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Questa giornata santa, tutta lieta servirà certamente a riconfermare i buoni desideri, il buon indirizzo.
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Guardatevi da chi si presenta con aspetto interessato, ma che è seducente; chi vi vuole veramente bene è l'Istituto; chi vi vuole il vero bene, vi guida, vi nutre è il Maestro Gesù: ad esso conformatevi sullo spirito di S. Paolo, cioè secondo il Vangelo interpretato da S. Paolo.
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Che bella giornata per tutte! Per chi è aspirante e guarda a che cosa aspira; per chi ha già fatto i voti e li rinnova, per chi li emette per la prima volta: ecco, tutti vi accompagniamo con la preghiera.
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Così, con queste intenzioni ho celebrato la santa Messa e ho messo nel calice tutte le vostre intenzioni.
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Pregare con il cuore largo, pensando a tutto il mondo come S. Paolo. Oggi sarebbe tanto bello leggere l'elenco delle vostre case, per far arrivare a tutte le vostre Sorelle l'aiuto della vostra preghiera. Esse pensano a voi, voi pensate a loro. Tutte nella radice che è buona e santa, e per cui la pianta crescerà e darà sempre maggiori fiori di vocazioni e maggiori frutti di santità e di apostolato. Coraggio! e ferme, ferme nei principi. L'unità sta nelle Costituzioni, applicate ai casi singoli da chi guida. Il Signore sia largo di benedizioni con voi.
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Intanto si può fare anche un esame di coscienza: come è la mia vita attualmente? La mia vita mi garantisce il premio? In reliquo reposita est mihi corona justitiae! Avete anche delle Sorelle malate e qualcuna può ripetere: In reliquo reposita est mihi corona justitiae quam reddet mihi Dominus justus judex! Accompagnate tutte con la preghiera, anche le inferme.
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2 In RA, giugno 1962, p. 2-4. C'è la registrazione.