Roma, 27 dicembre 1962 - Meditazione del Primo Maestro
1963: ANNO DI SANTIFICAZIONE7A Gesù Bambino chiediamo in questi giorni la grazia di chiudere bene l'anno 1962, e poi la grazia di iniziare bene l'anno 1963.
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Non solo iniziarlo bene l'anno nuovo, come vi auguro, ma soprattutto santificarlo. Il tempo che il Signore ci dà è per la nostra santificazione, affinché meritiamo un giorno, la contemplazione di Dio in cielo, l'eterna felicità.
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L'anno 1963, intendiamo sia l'anno della "santificazione"; esso comincerà propriamente, il giorno della Conversione di San Paolo per continuare fino alla festa della Conversione del 1964.
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Perché iniziarlo il giorno della Conversione di san Paolo? Perché san Paolo una volta che fu illuminato da Gesù Cristo, e Gesù Cristo si manifestò a Lui, non ebbe più mezze misure, ma compì subito l'atto di uniformità alla volontà di Dio, il più perfetto che si possa e che si debba fare sulla terra: "Che cosa vuoi che io faccia, o Signore?" La conformità al volere di Dio è tutta la santità. "Che cosa vuoi che io faccia...". San Paolo era disposto a rinnegare tutto il passato, a rinnegare quello che era il suo pensiero e che si era ostinato a sostenere. Rinnegò tutto e abbracciò in tutto la volontà del Signore.
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Quindi raggiunse immediatamente una perfezione che spesso dopo molto tempo non si è ancora conquistata.
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Occorre che noi guardiamo a Dio, a Colui che ci ha creati, e riconosciamo che tutto quello che abbiamo viene da Lui e che tutto quello che ci circonda è tutto opera Sua.
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Se togliessimo tutto quello che ha creato Dio, che cosa rimarrebbe? Nulla; come prima della creazione. Creatore di tutto è il Padre Celeste che ci ama e ci ha creati per farci partecipi della sua felicità.
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Gesù Cristo pensava, operava tutto in ordine al Padre; in tutto cercava la gloria del Padre, la volontà del Padre; era sempre alla presenza del Padre, e per questo il Padre Celeste attestò: "Questo è il mio Figlio diletto, in cui mi sono compiaciuto". Sì, gli piaceva questo Figlio. E il Padre contemplò il Bambino nato nel presepio, Dio come lui, che venne per prepararci la beatitudine eterna, che ci aspetta in cielo.
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Questo è il pensiero che deve dominarci: Dio! Vi adoro, mi avete creato, mi avete fatto cristiano, mi avete conservato finora, e mi avete condotto in questa Congregazione. E' il Padre che ci provvede tutto. Tutto quello che abbiamo giorno per giorno, viene da Lui. Il pensiero di Dio ci deve seguire ovunque. Mirare a Dio. Mai dispiacere a Dio, con il peccato; sempre compiacere questo Padre celeste, in tutto. Fare le cose per compiacerlo. E quello che dobbiamo fare ce lo ha indicato Lui, facendolo cantare dagli angeli sulla capanna di Betlemme "Gloria a Dio", glorificare Dio! Questo è il vero amore di Dio, è il "Vi amo con tutto il cuore, sopra ogni cosa". Dargli tutta la gloria che possiamo.
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I nostri atti di contrizione e di dolore siano per aver dispiaciuto al Signore, per aver impedito un po' di quella gloria che Egli si aspettava da noi, che aveva diritto di avere.
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Ne segue poi il dovere dell'amore per tutti gli uomini, perché tutti quei che sono attorno a noi, che furono e che saranno, sono sue creature. Amare queste creature è amare Dio. Amare gli uomini: è zelo perché Dio non sia offeso. Combattere il peccato: è zelo perché tutti conoscano Dio e lo amino, e si orientino verso Dio, cioè verso il Paradiso.
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In tutto cercare Dio. Il vero nemico di Dio è l'egoismo, cioè il cercare noi stessi, noi, con quei pensieri che ci lusingano, con quei sentimenti che non sono conformi a Dio; con quelle tendenze, con quell'accontentare il sentimento, il gusto, gli occhi, l'udito, la fantasia, il tatto. Quale esame in profondità e ampiezza sapeva fare sant'Agostino, per scrutare se cercava in tutto Dio o se in qualche cosa cercava ancora se stesso!
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Dio merita tutto, ogni onore e gloria! Perciò quanta stoltezza vi è in noi, quando cerchiamo la nostra soddisfazione, sosteniamo le nostre idee, i nostri capricci, la nostra volontà nelle cose. Dio! Cercare unicamente Dio, il suo Paradiso! Il Padre così ci ha amati da darci il Suo Figlio. Ecco il Bambino nel presepio, ed eccolo nella casetta di Nazareth, obbediente, pio, laborioso; eccolo nella predicazione, rivolto specialmente ai poveri, ai semplici, a quelli che ricevono con sincerità la parola di Dio, eccolo sul Calvario, e ora alla destra del Padre. Il Padre ci ha mandato questo Suo Figlio, perché avessimo il modello di come vivere la nostra vita. Imitare Gesù e appoggiarci a Lui, ai Suoi meriti, alla Sua grazia per sperare la nostra santificazione e per aumentare i nostri meriti.
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Sì, il Padre ha voluto mandarci il Suo Figlio per farci conoscere la strada per arrivare a Lui. Egli ci aspetta in Cielo; e la via per arrivarci è la vita stessa che ha percorso Gesù Cristo; Egli ci dà la grazia di percorrerla, quella grazia che ci ha meritata con la Sua Passione e Morte. Egli ci ha amato così da darci il Suo Figlio unigenito, e fino al punto che il Suo Figlio istituisse l'Eucaristia e divenisse nostro cibo. Così Dio ci ha amato!
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Quindi la speranza in Gesù Cristo. La speranza che si appoggia ai meriti di Gesù Cristo, la speranza che si vivifica mediante le buone opere che dobbiamo fare, seguendo gli esempi di Gesù nostro Maestro.
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E quando il nostro cuore è teso verso Dio e cerca Dio, allora vi è l'amore, la carità. Amare il Signore - con tutto il cuore sopra ogni cosa - è tutta l'essenza della religione "Amerai il Signore Dio tuo, con tutta la mente, con tutto il cuore e con tutte le forze e con tutta l'anima tua". In modo tale che in noi ci sia sempre il desiderio, l'impegno di compiacere il Signore. Sempre orientare il cuore, la vita, la giornata, i pensieri verso Dio. Compiacere il Padre Celeste: In questa conformità della nostra volontà con quella del Padre celeste sta veramente la santità.
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Anzitutto conformità di pensieri: quante sciocchezze passano per la testa! Conformità del cuore; quanti sentimenti che non piacciono al Signore, perché procedono dall'amor proprio. Conformità di volontà: non ciò che vogliamo noi, ma come vuole Gesù, come piace al Padre celeste. Allora questo amore a Gesù, produce un orientamento di tutto il nostro essere a Dio.
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Lavorare perché si offenda di meno il Signore, specialmente riparare le offese che sono contro Dio: l'ateismo, che è il sommo peccato; poi riparare tutti gli altri peccati commessi da coloro che conoscono Dio, ma non lo servono come devono servirlo. Quante offese al Signore! Egli ci dà il giorno e la notte, e giorno e notte gli uomini lo offendono col peccato; riempiono di peccato il tempo che il Signore dà loro per operare il bene. Vi sono pure tante persone buone che fanno il bene: ma il bene fa meno rumore, perché il bene è sempre umile, silenzioso, e perciò il male dà più risonanza e si espande maggiormente con scandalo dei buoni. Vi sono tante anime che riempiono le giornate, i mesi e gli anni di opere sante, di conformità al volere di Dio ogni momento: che questo bene si moltiplichi e dia gloria a Dio!
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Che si eviti il peccato, che Gesù Cristo sia conosciuto e amato e che tutti arrivino alla Casa del Padre, al Paradiso, dove Egli ci aspetta.
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Questa santificazione dipende dal farsi una grande idea di Dio - cioè grande fede e fiducia nei meriti di Gesù Cristo, questo è il modo più efficace per arrivare al Padre: prendere i meriti di Gesù e la sua grazia per vivere secondo il volere del Padre. Dunque cercare Dio è cercare il bene delle anime: questo è amor di Dio, e amore del prossimo. Perciò la vita di santificazione, poggiata sopra queste tre virtù, fede, speranza e carità; virtù che il Signore ci ha infuse nell'anima, quando siamo stati battezzati.
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Che cosa faremmo della nostra vita, se non un ossequio a Dio? Se il nostro cuore, la nostra anima, la nostra volontà non vengono orientati verso Dio, che cosa cerchiamo sulla terra? Potrà questa terra bastarci? Ce ne basteranno pochi metri per coprirci. Ma Dio è eterno e solo Lui è la felicità. Siamo saggi, andiamo a Dio.
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Dalle tre virtù teologali, poi, procede ogni altra virtù. Approfondire nella visita la fede, contemplando interiormente la maestà di Dio e la sua bontà. Poi ravvivare la speranza, speranza nei meriti di Gesù Cristo, e la grazia di fare il volere del Padre e cioè di vivere secondo il Padre e arrivare ad un amor vivo, pieno, che ci porti a distruggere il nostro maggior nemico, l'amor proprio, per dar pieno adito a Dio. E' Gesù Cristo che ci insegna ad andare al Padre. Vivere quel mirabile libro che è stato ristampato "Andiamo al Padre" per mezzo di Gesù Cristo. E questo andare al Padre è l'amore, cioè quando tutta la mente e tutto il cuore e la volontà sono ordinate a Dio. Mostrare questo amore a Dio, mediante l'apostolato che è la vera espressione dell'amore verso il prossimo; cercare che gli uomini si salvino e vadano a Dio.
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Che grande grazia ha dato il Signore all'Istituto affidandogli questo ministero della parola di Dio: dare agli uomini ciò che ha dato Gesù Cristo nella sua predicazione; dare i mezzi per arrivare al Padre, cioè insegnare come vivere e come approfittare dei Sacramenti e di tutte le grazie che il Signore offre giorno per giorno.
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Fede, speranza e carità: più approfondiamo queste tre virtù e più noi arriviamo alla contemplazione, più il nostro cuore si innamorerà di Dio e cercherà solo più la sua gloria.
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Così l'anno passerà santamente come vi auguro di cuore. Aiutiamoci con la preghiera vicendevole, per avere maggior luce ogni giorno, affinché la nostra fede sia sempre più viva e si abbia maggior fiducia in Gesù Cristo, nei suoi esempi, nei suoi meriti. Vivere profondamente le tre virtù teologali e la professione nostra con cui abbiamo consacrato tutta la mente, tutto il cuore, tutte le forze, tutta l'anima a Dio; e vivere l'ufficio santissimo che il Signore ci ha dato, cioè l'apostolato. Chi lo sfugge non ama Dio; che lo ama e cerca con ogni impegno, di compierlo nella miglior maniera che è possibile, raggiunge la pienezza dell'amor di Dio e dell'amor del prossimo. Amore alle anime, amore ai figli di Dio.
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Facciamo l'esame di coscienza, per vedere se l'anno che sta per finire è stato tutto orientato verso il Signore e impegnato nell'apostolato. Poi pensiamo ai propositi da fare nel primo giorno dell'anno. Considerare il nostro "io" come il nostro grande nemico, perché abbiamo in noi le passioni, le tendenze al male; chiedere molta grazia perché la nostra vita sia tutta orientata verso il Signore. Allora di anno in anno progrediremo in età, come Gesù; ma non solo in età, anche in sapienza e grazia.
Sia lodato Gesù Cristo.
Tip. Figlie di S. Paolo - Roma - Gennaio 1963
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7 Ottavo. Sempre con la medesima carta e formato. A pagina 7: "Tip. Figlie di S. Paolo - Roma - Gennaio 1963". C'è la registrazione.