Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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TERZA PREDICA

La nostra anima, dice S. Francesco di Sales, si può paragonare alla città di Gerusalemme, la mistica città dove il Signore vuole abitare. Attorno a questa città si raggirano molti nemici in cerca del punto debole per potervi entrare; e purtroppo alle volte questi nostri nemici riescono ad abbatterle le mura or da un lato or da un altro. Noi dobbiamo riedificare le mura abbattute e prendere le rivincite, contro le passioni, il demonio, il mondo.
Il Ritiro mensile è per questo. Questa terza nostra considerazione dovrebbe quindi scendere alla pratica, a vedere cioè:

I. Come confessarci.
II. Come confessare.
III. Come predicare la Confessione, per rialzare questo lato forse abbattuto.
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Vi sono dei Sacerdoti che si possono veramente dire martiri della Confessione: chi è martire del dogma della Confessione; chi è martire del Sigillo sacramentale e chi della vita, spesa e consumata fra quei quattro assi. E al giorno del giudizio ne vedremo tanti di questi martiri. «Non è martire soltanto chi confessa Dio davanti agli uomini, dice S. Francesco di Sales, ma ancora chi confessa gli uomini davanti a Dio». «Ecce Agnus Dei, ecce qui tollit peccata mundi», diceva S. Giovanni B. di Gesù e similmente si potrebbe dire di ogni Sacerdote; perché il Sacerdote è veramente «Alter Christus». Chi è che toglie il peccato dal mondo? chi è che distrugge il peccato colla predicazione della divina parola, colla esortazione, ma in modo speciale colla Confessione? Il Sacerdote!
Sotto la protezione dei SS. Martiri, Martiri della Fede e Martiri della vita spesa tutta per il Signore, veniamo alla nostra considerazione.

I. Come confessarci?
a) Confessarci! Vuoi sapere come confessarti ? Prima cosa è quella di confessarti . E confessarci a tempo, ogni otto giorni saran
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sette, saran nove alle volte, ma che nella sostanza sia una volta alla settimana. Una volta sarà un poco prima, un’altra forse un poco dopo, ma che nel complesso siano 52 volte all’anno. Così prescrive il Diritto Canonico e così vuole una regola, così usano i buoni Sacerdoti, le anime pie e i Santi, considerati in generale. Vi sono anche dei Santi che si confessano più di frequente e alcuni anche tutti i giorni, ogni quattro, e altri anche più raramente, ma questi sono casi particolari. Noi dobbiamo stare alla comune, non alla comune per dire alla buona e all’ingrosso, ma alla comune dei buoni. Il can. Boccardo ha scritto grossi volumi sulla Confessione per i Preti ed insiste molto contro l’abuso del confessarsi soltanto ogni quindici giorni.
b) Inoltre: noi vogliamo fare un po’ di penitenza dei nostri peccati, nevvero? per non averla poi da fare tutta al di là; orbene, la Sacramentale penitenza è l’ ufficiale; il Sacramento della Penitenza è proprio ad hoc, per fare la penitenza dei nostri peccati, come il Battesimo è per togliere il peccato originale e la Cresima per irrobustirsi nella vita spirituale. La Penitenza Sacramentale dunque è
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proprio ad hoc, per riparare al misfatto dei nostri peccati; sì, possiamo anche aggiungere altre penitenze di contorno, ma la sacramentale ha valore ex opere operato, e quindi, farla bene la penitenza che si riceve dal Confessore, anzi desiderare che ne venga data molta, farsi elevare a valore di penitenza sacramentale per es. tutte le preghiere della giornata, del mese, tutti i rosari della vita. Di più la Penitenza sacramentale ripara non solo al passato, ma ancora giova al futuro: poiché nell’atto della Confessione si esercitano tutte le maggiori virtù: Si esercita la Fede nel valore sacramentale dell’Assoluzione; l’Umiltà col mettersi ai piedi del Confessore; la Diligenza nell’esame di coscienza; la Speranza nella Misericordia di Dio di avere il perdono; la Detestazione del male e di conseguenza la Carità di amore a Dio e di propositi per l’avvenire; e tutto questo avanti a Dio e avanti agli uomini.
Confessarci dunque, fare questa penitenza. L’amor proprio porta tante scuse... ma col peccato ci siamo innalzati e inalberati contro
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Dio ed è giusto che colla penitenza ci abbassiamo ai suoi piedi.
c) Tenere lo stesso Confessore: non va bene cambiare sovente, né confessarci in giro, ma andare dai Sacerdoti della Casa: questa è regola generale di tutte le Comunità Religiose; e ve ne sono tanti, se non piace uno si va da un altro; ma se noi faremo questo sacrificio avremo più grazie di unità e di carità. Del resto se la nostra amicizia non viene fino a questo punto di dare uno le grazie all’altro, di comunicarci i tesori del Sangue di Gesù Cristo che teniamo nelle mani, non è vera amicizia e la fraternità spirituale ci fa membra di membra di uno stesso corpo, sangue che si comunica nelle comuni vene: l’amicizia e fraternità spirituale porta la comunione dei beni spirituali, per cui si viene a costituire una Casa.
Conffessarci dunque e bene: non essere scrupolosi, no: non va bene essere scrupolosi, perché fermeremmo l’attenzione su una cosa che non merita, trascurando altre più importanti: lo scrupolo, è una deviazione di attenzione, deviazione di attenzione messa dal diavolo, nemico giurato di ogni cosa buona; lo scrupolo
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esalta nel valutare una cosa, mette lo squilibrio nel giudicare, facendo apparire più importante ciò che non è: guasta le idee teologiche. Quindi via lo scrupolo, ma però confessiamoci.
«Io non vado perché non ne ho voglia, non mi sento disposto». Bisogna andare allo stesso ed eccitarsi alle disposizioni. Siam mica liberi di portare avanti le nostre miserie, no! E quindi, se non vi è il dolore , bisogna eccitarlo col considerare la bruttezza del peccato, i Novissimi, la Passione. E preghiamo fin che ci sentiamo la voglia vero? e colla preghiera e colla considerazione del gran male che è il peccato eccitarci al dolore e ai propositi.
Quindi: confessarci, far bene penitenza dei nostri peccati e confessarci dallo stesso confessore. È utile però cambiare qualche volta per provvedere alla propria santità.
b) Come confessarci? Colle dovute disposizioni, le quali si possono ridurre tutte a una e una per tutte: la sincerità! Ci vuole la volontà di farci santi; state sicuri che se c’è quello in noi c’è tutto, se non c’è quello tutto il resto è un’imbiancatura che vale nulla. Bisogna che noi esaminiamo più profondamente noi stessi: domandiamoci un po’: «ho
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io sinceramente la volontà di farmi santo?» massimamente dobbiamo far questo quando si tratta di peccati veniali, perché se no, la materia prossima, le disposizioni, dov’è? la materia circa quam c’è, ma la prossima no, non basta la remota.
Il dolore poi deve nascere da questa volontà, da questa disposizione generale; e il dolore c’è sempre quando c’è questa volontà. Consideriamo quindi sempre come ci confessiamo e come sono le nostre disposizioni, ma in modo particolarissimo questa volontà.
c) Quando? Ogni otto giorni, l’abbiamo già visto, ma è bene fissare il giorno. Fin’ora ognuno si regolava da sé, man mano che il numero cresce riesce più difficile, senza avere una data fissa e comune. È bene quindi che stabiliamo anche la data fissa comune per noi, adesso, dirò poi ancora quando dev’essere.1 Intanto consideriamo che quando c’è la
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regolarità è più facile fare bene e si fa anche più presto. Se vi è maggior ordine di coscienza vi sarà anche maggior frutto. E perciò, nella vita bisogna avere una certa regolarità, se no, non si è mai equilibrati; del resto; come si fissa l’ora del mangiare, del dormire, del giocare, così è utile naturale che si fissi anche l’ora dello spirito e precisamente il giorno e l’ora della Confessione. L’andare a sbalzi è fare la volontà propria, invece l’essere fissi nelle cose è fare la volontà di Dio.

II. Come confessare?
Ci vuole preparazione remota, e perciò facciamo in modo di prepararci. Le doti che deve avere un bravo confessore sono: Scientia, probitas vitæ, prudentia e poi un complesso di altre doti che si riducono tutte a questa: pazienza o cuore pastorale.
a) Scienza: il trattato «De Poenitentia» va studiato bene, e ciò vuol dire non solo materialmente;
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come è nel libro, ma collo spirito e volontà; comprendere che è misericordia, persuadersi che il Sacerdote non è solo altare per la offerta a Dio, ma confessionale per la salute delle anime: comprendere che il Sacerdote è una continua remissione e conciliazione delle anime con Dio, è l’anello di congiunzione! comprenderne quindi bene lo spirito.
b) Probitas vitæ: Occorre essere buoni e perciò confessarci bene per confessare poi bene. Perché uno nella sostanza fa agli altri come, fa lui; e chi non si confessasse bene non rileverebbe poi negli altri neppure le cose più importanti dalle accidentali: non conoscerebbe poi neppure i bisogni. Chi si confessa bene, confesserà anche bene; chi si confessa male confesserà anche male.
«Ma io darò dei consigli già detti nei libri e molto belli». Sì, sì, tu potrai suggerire tante belle cose, ma le cose esteriori valgono poco. Bisogna che sentiamo ciò che diciamo: chi sente ha poche parole, ma taglienti! efficaci!
c) Prudenza: ci vuole prudenza nel confessare, ma non aspettare di essere nel confessionale per imparare la prudenza, bensì avere
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prudenza fin da giovane. Bisogna già che voi1 confessiate un po’ i piccoli...
Occorre perciò essere calmi, sereni, saper tenere un segreto. Alcuni vengono su così formati seri, taciturni... altri, non son mai capaci di un segreto: sbadati, chiacchieroni, pur che ridano... Saper tenere il segreto è gran cosa! essere misurati nelle nostre parole, pacieri, saper sempre aggiustare le cose, la via di uscita. Non quando si incontra un altro, che in un momento di debolezza acerbì, andare soffiando ancora e aiutarlo nel suo furore: ma saper mettere la pace e la tranquillità: «la, là, lascia un po’ stare! e cosa fai? vieni» e cose simili da spegnere e calmare.
Chi è prudente, dà importanza a ciò che merita, nelle cose sa tenersi in equilibrio, né troppo, né troppo poco; dà importanza secondo che merita la gravità della cosa.
Il sacerdote prudente sa distinguere per es.
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fra l’atto e l’ostinazione, fra peccato e debolezza di fragilità umana. Quante volte capita che non si fa distinzione fra peccato e peccato che si sente! Per es. altro è uno che dica: «ho avuto distrazioni nella preghiera» e altro che un secondo dica: «ho sbirciato in un libro parole brutte»; distrazioni nella preghiera, e... sbirciato parole brutte! bisogna fermarsi: «ma e come? e dove?» rimuovere il pericolo: «l’hai ancora quel libro? è tuo? chi te lo ha dato? ecc.» e tagliare corto, con poche parole: bisogna dare il taglio alla radice.
Per es. venire abili a capire quando le anime hanno pentimento o no, ciò che per noi non è mica soltanto consiglio, ma dovere di ufficio, e avvertirle come di cosa importantissima: perché se c’è sarà valida l’assoluzione e se non c’è no, non è valida.
Mi fa molto piacere perché da un anno o due si è divenuti più prudenti, in generale, più silenziosi. Questo mi ha spinto a dare le ordinazioni anche a chi non se l’aspettava, perché è molto buona cosa. Crescete! Dicono che per crescere nella prudenza ci vuole del senso comune: sia pure e allora se non l’abbiamo occorre domandarlo al Signore, che ce lo dia e ce lo accresca.
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d) La quarta dote, e che comprende tutte le altre che ancor si potrebbero dire, è la Pazienza o Cuore Sacerdotale. Bisogna che noi crediamo che la Confessione è la risurrezione delle anime: risurrezione che si compie attraverso a tre penitenze: di Gesù C., del penitente, e del Confessore.
Attraverso alle penitenze di Gesù Cristo, il quale si è addossato sulle proprie spalle i nostri peccati «peccata nostra Ipse tulit... Ipse portavit» e li ha scontati nel proprio Sangue.
Del penitente , al quale costa quest’atto di umiliazione: è vero Sacramento di Penitenza! ... e del Confessore che deve chiudersi fra quei quattro assi a ricevere la confessione. È penitenza! Occorre quindi amare, amare molto le anime: andare a loro con un cuore largo! E questo voler loro bene deve consistere nel desiderio e premura di condurle alla massima perfezione, di cui ne saranno capaci. Quando uno si accorge che un’anima corrisponde ed è molto favorita da Dio, allora bisogna condurla molto avanti, suggerire sempre nuovi mezzi, aprire sempre nuovi orizzonti avanti ai suoi occhi; e quando invece
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l’anima è più indietro, allora usare più carità, tutta la carità del cuore di Gesù, tutte le premure di Gesù per i peccatori.

III. Come predicare la Confessione?
a) Predicarla e predicarla spesso. Tutte le volte che predicherete su questo argomento ne vedrete subito i frutti; tanto più se dopo la predica entrerete in confessionale, ne sentirete subito la eco, se avete predicato bene. Perché l’uomo sente che è caduto, e Adamo dopo la caduta sentì il bisogno di nascondersi, e tutti capiscono che la Confessione è risurrezione. L’uomo è proprio così, che caduto, non è più capace di rialzarsi da se
«qual masso che dal vertice
di lunga, erta montana
abbandonato all’impeto
di rumorosa rana
per lo scheggiato calle
precipitando a valle
batte sul fondo e stà»
Così è l’uomo dopo la colpa.
È così radicato e profondo il sentimento di non poter fare da sé, ma di aver bisogno di un aiuto dall’alto, che anche i pagani già capivano ciò e aspettavano il Redentore.
Facciamo spesso la predica sulla Confessione,
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quindi. Quante volte? negli Esercizi? certo negli Esercizi ci vuole la predica sulla Confessione, perché Esercizi senza Confessione non sono Esercizi: quindi lì sicuro, ci vuole una buona predica, anche due sulla Confessione. Ma poi nell’anno bisogna ancora parlarne almeno 4, 5 volte ex professo: e un po’ si tratta l’importanza, un po’ le qualità; una volta il modo, l’altra il dolore; un po’ si tratta della Confessione ordinaria e un po’ della straordinaria; questo ex professo. E poi occasionalmente, anche più in breve, un richiamo per es. a Pasqua: per fare bene la Pasqua ci vuole una buona Confessione e Comunione. Siamo a Maggio: per volere veramente bene alla Madonna bisogna essere ben in pace col Figlio: siamo alla festa di S. Paolo: per celebrare bene la festa del nostro Protettore è molto utile una buona confessione, più le anime saranno pure e più riceveranno le grazie in abbondanza. E così per il mese del Rosario, così per la solennità di tutti i Santi, così a natale, così nell’Anniversario di qualche data memoranda, come l’anniversario del proprio Battesimo, Professione, Prima Messa, ecc. Servirsi di
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tutte le occasioni per parlarne spesso e, non solo in pubblico, ma ancora dal confessionale e dalle relazioni esterne, alle anime in particolare:
sei scoraggiato? fa una Confessione generale:
sei invitato dalla Grazia ad andare più avanti? fa una confessione straordinaria, di maggior purificazione e maggior dolore;
hai da scegliere la vocazione? ci vuole la Confessione genera;
state per ricevere gli Ordini? è prescritta la Confessione.
Mille occasioni si prestano e si suscitano per parlare di questo grande mezzo di salute. Inoltre: cercare di facilitare la strada: scrutare l’anima se ha sinceramente sincerità di volontà nel farsi santa, vedere se fa il lavoro spirituale, se ha il proposito vero: di più, non basta questo, ma bisogna che venga a dire: «sì, correggerò la mia superbia» oppure «...la mia pigrizia, l’ira», secondo che sarà il difetto principale, certamente uno dei sette vizi capitali, con tutto il fardello di miserie che ognuno porta seco.
Predicare dunque spesso sulla Confessione
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con la parola e con lo scritto. Chi vuol scrivere un libriccino sulla Confessione? Si potrebbe trattare la parte dogmatica e la morale assieme, oppure a parte: meglio ancora se a parte e allora la parte dogmatica dovrà essere illustrata con esempi, spiegata bene, resa facile ed attraente; la morale poi è più facile, perché nella pratica è più comune e più necessaria. Lì non occorre insistere tanto perché tutti ne capiscono il valore; vengono mai i dubbi lì sopra, difficilmente vengono; sono pochi quelli che abbiano a lamentare dubbi sul valore sacramentale della Confessione, perché tutti ne sentono il bisogno e il grande vantaggio che ne viene alle anime. Piuttosto è che alle volte non se ne ha voglia. Perciò il modo pratico sia chiaro, semplice, alla portata di tutti. Quanti bei volumi abbiamo qui sopra di S. Alfonso, di S. Antonino, dello Scabrino, la Praxi peri Confessori, ecc. In generale però rivolgersi al popolo, perché i teologi sono pochi e il popolo è molto: quindi lasciare le dispute che gli studiosi possono trovare altrove, ma scegliere ciò che è più utile per le anime. Il Libro «Confessatevi bene» per es. è già pratico, sì,
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ma si può migliorare ancora: basterebbe anche soltanto tradurre il Marck, arricchendolo die esempi popolari.
Parlarne poi spesso sui Bollettini e sui Periodici, con articoli e con fatti, figure anche. Parlarne in tutte le occasioni e se le occasioni non si presentano inventarle: servirsi della Confessione per celebrare bene la festa della Madonna, dei Santi, del Natale, del Protettore, ecc., ecc. Parlarne ora in particolare ed ora in generale: ai fanciulli, ad ai pasqualini; grandi frutti si riceveranno sempre.
Si dirà: ma lì vi è il sigillo e bisogna essere fedele al segreto e quindi si può fare poco per le anime. Non ci vogliono anche delle belle funzioni, delle occorrenze?... Sì, sì, si possono dire tante cose, ma intanto con la Confessione si comincia a liberare le anime dal peccato e questo non è poco! Ma poi: facciano qual che vogliono, se non si sciogliono le anime dal peccato, si fa niente, per condurle a Dio, bisogna allontanarle dal peccato; e quindi, bisogna andare li: tutto è per condurre le anime all’unione con Dio; e l’esteriore, come sono le funzioni, i canti, la musica, le Feste, tutto deve essere per condurre lì, all’unione dell’anima col suo Dio!
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1 Alcuni giorni dopo, precisamente di Venerdì, ci diceva nella meditazione: «...È bene che oggi facciamo la nostra confessione e così rimane fissato il giorno. Insistiamo inoltre, insistiamo molto che si scelga il Venerdì come data di confessione in ossequio al Divin Maestro che in questo giorno ha versato il Suo Sangue da cui ci viene il perdono di cui il Sacramento della Penitenza è applicazione». Il giorno stabilito, quindi, per le Confessioni qui in Casa è al Venerdì, per tutti, fatta qualche piccola eccezione portata dalla necessità.

1 Queste parole erano rivolte ai novelli ordinandi, non ancora preti quindi, e vogliono dire: di sapersi attirare già la fiducia e le piccole confidenze dei piccoli, interpretare i loro fastidi ecc.