Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

9. CHIEDERE LUCE AL SIGNORE PER LA SCELTA DELLA VOCAZIONE
Gli apostolati che tutti possono fare
Domenica di Quinquagesima, Ritiro alle ragazze, 3a Meditazione,
Torino (SAIE), 4 marzo 1962
1

[…Gesù] continuava a istruire… [in] quello che il popolo lo poteva udire.
A un certo punto della strada vi era un cieco che veniva portato lì dai parenti perché chiedesse l’elemosina ai passeggeri. Quel cieco, sentendo rumore di gente, domandò che cosa ci fosse e la gente rispose: Sta passando Gesù Nazareno. Allora si risvegliò in lui tanta fede: desiderava di vederlo anche lui, Gesù. E quindi cominciò ad alzare la voce: Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me. E gridava forte. E la gente che non sentiva più Gesù a parlare, perché egli gridava forte, cercava di farlo tacere. Ma più gli dicevano che tacesse e più egli gridava forte.
Allora Gesù si fermò, lo fece venire vicino a sé, e poi gli domandò: Ma che cosa vuoi da me?. Ut videam, che io veda! Cioè che mi si aprano gli occhi, che tu mi dia la vista che non ho mai avuto. Allora Gesù gli disse: Sì, lo voglio: vedi. E si aprirono i suoi occhi, e cominciò a vedere, contemplare Gesù; poi tutto pieno di gioia, ringraziava con parole alte, mostrando tutta la sua riconoscenza al Signore. Ut videam: finalmente vedeva anche lui la gente, la prima
~
volta che vedeva la strada, la prima volta che la vedeva con i suoi occhi2.
Nella gioventù, specialmente nei quattordici, quindici, sedici anni e andare avanti… si guarda che cosa sarà. Sono per la strada della vita, nella via della vita: quale via io dovrò prendere, quale strada? E allora con la fantasia si cerca di immaginare uno stato o un altro. E la giovane vede che altre compagne… chi prende una via, chi ne prende un’altra… chi è in cerca, chi precipita [le scelte], chi fa le cose per bene, chi invece sconsideratamente va a casaccio, eccetera… E allora: che ci vediamo! Che il Signore illumini! Ut videam bisogna dire, come il cieco. Perché, ad un certo punto, si dice: Io non so ancora cosa voglia il Signore da me. Allora c’è bisogno di luce, e luce divina.
Questa luce Gesù la comunica all’anima, che vive nell’innocenza però, che ama Gesù, che frequenta la Confessione e la Comunione. E dopo la Confessione e la Comunione, quando l’anima è in pace, serena, può domandare a Gesù: Che io veda!. Ecco questa luce quanto è importante.

Oh, stamattina ho detto come riparare i peccati. Prima: non farne più: vuol del bene da noi, Gesù. Secondo, invece, preghiera di riparazione. E terzo: vita di riparazione.
Adesso, aggiungo altra cosa. Impedire il peccato degli altri, quanto si può; cioè fare l’apostolato.
Che cos’è l’apostolato? L’apostolato è continuare qualcosa di quello che hanno fatto gli apostoli. Gli apostoli hanno predicato, hanno dato tanto buon esempio, hanno insegnato a vivere bene, hanno poi salvato le anime per mezzo del Battesimo, dei sacramenti, della Confessione e Comunione, eccetera… Apostoli.
E gli apostoli possono essere tanti. E ci sono apostoli consecrati a Dio come sono, supponiamo, missionari, missionarie che vanno in terre lontane; e ci possono essere apostoli laici: una persona è una maestra, che con la scuola comunica pure
~
quello che è buono per l’anima; ci possono essere apostolati nell’Azione Cattolica, nella stampa, nel cinèma, nella radio, nella televisione… in parrocchia, ovunque… in famiglia, nella scuola, in società o in ospedali, sul mare - e c’è l’apostolato dei laici sul mare -. Oh! Nel Concilio Ecumenico che si sta per celebrare, vi è una Commissione addirittura propriamente per l’apostolato dei laici! E vi è una Commissione per l’apostolato della radio, e cinèma e stampa, televisione3. Allora l’apostolato può essere in tante forme e qualche apostolato lo si può fare da tutti, da tutti lo si può fare, qualche apostolato.
Prima c’è l’apostolato del buon esempio, c’è l’apostolato della vita interiore, c’è l’apostolato della preghiera, l’apostolato della sofferenza, l’apostolato delle buone parole. Oh! Chi vive già bene e dà buon esempio, fa già un apostolato! Apostolato che tante volte non adopera la parola ma adopera l’esempio: fa bene!
Si trova all’officina, si trova in un impiego, si trova in una scuola, si trova in famiglia, si trova in parrocchia l’esempio buono: quando si vive rettamente, quando si compie il proprio dovere, quando si evitano i disordini, quando si frequentano i sacramenti, quando si lavora attentamente nel nostro ufficio, in quell’impiego, in quel posto dove ci ha messo il Signore. L’esempio è una predica che tutti possono fare, fosse anche soltanto in un letto usar pazienza. Edificare… Sono stato l’altra mattina in una clinica e ho fatto una predica e poi ho domandato alla direzione: Sono tutti occupati i posti?. Oh, sì… dobbiam tante volte dire di no, che non c’è
~
posto. E ci sono malati gravi ora?. Quattro o cinque malati abbiamo, ma soffrono con tanta pazienza tutti, con tanta rassegnazione, che è una edificazione a vederli e sentirli come parlano… e sanno che il loro male senza un miracolo non è più guaribile. L’esempio anche di chi tace, di chi sa soffrire con pazienza, esercita una influenza, lascia un buon ricordo.
E altri, che poi magari tutti, quando ci troviamo poi gravemente infermi, travagliati da dolori, ricordiamo coloro che ci han dato l’esempio di pazienza e si sono preparati convenientemente all’ultimo passaggio eterno.
La predica dell’esempio non irrita nessuno perché è un tacere, e il silenzio stesso vale. Qualche volta in una famiglia vi è chi sa sopportare un po’ tutti con pazienza… esempio buono.
Poi vi è l’apostolato della sofferenza, quando uno accetta di essere vittima di Gesù per la salvezza di qualche peccatore, o per la salvezza delle anime purganti perché siano liberate, o per la conversione di qualcheduno che è malato grave e che non vuol ricevere i sacramenti, o per le missioni o perché vi siano nella Chiesa di Dio tante vocazioni, femminili, maschili, maschili religiose, maschili sacerdotali, vocazioni al clero diocesano per le parrocchie, eccetera… Sofferenza: un’unione con Gesù che è morto sulla croce, che ha offerto la sua vita per noi.
Poi vi è l’apostolato della preghiera: e chi non può pregare? Tutti possiamo pregare. Io non ho molto tempo!. E prega allora più di cuore, per quel tempo che hai. E qual è la preghiera che Gesù più aspetta? La Messa, e particolarmente la Confessione e la Comunione. Non dico la Comunione tutti i giorni, ma con la frequenza che è possibile secondo le condizioni di vita e le circostanze. Preghiera… Per esempio, quella preghiera per tutte le morti improvvise; la preghiera di Gesù sulla croce: Ho sete! [Gv 19,28], sete di anime: sì, sentire anche noi questa sete di anime; la preghiera di offerta al mattino: Vi offro le azioni della giornata, fate che siano tutte secondo la vostra volontà4, eccetera…; preghiera per tutti: il Padre nostro… Aver la devozione del Padre nostro…
~
che sei nei cieli. Si domandano sette cose: sia santificato il tuo nome, venga il regno di Dio celeste… l’estensione della fede, sia fatta la tua volontà come in cielo e così in terra, e avanti… il pane nostro quotidiano, la remissione dei peccati come noi rimettiamo agli offensori i dispiaceri che abbiamo ricevuti, eccetera… La divozione al Padre nostro, che bella! E chi è che non può dire un Padre nostro mentre che è per strada, mentre che discende le scale, mentre che al mattino si leva dal letto, alla sera va a riposare…
Del resto vi è un apostolato ancora più silenzioso: quando uno lavora per santificarsi, cioè per correggere i difetti e acquistare le virtù. È un vero apostolato. Ma come? Come vedono gli altri? Non han bisogno di vedere: quando c’è la santità in un cuore, si diffonde attorno attorno un certo calore spirituale. Un certo calore spirituale il quale ha influenza, anche se fossero tutti cattivi quei che sono attorno, fossero anche ostili della religione: tanto ha un’influenza! È come un calore, magari una sorgente di calore come sarebbe una lampada ma grande… molte lampade, tanti kilowatt: riscaldano.
Poi vi sono gli apostolati esterni, che sono anche apostolati più moderni. Vi è l’apostolato delle vocazioni, con la preghiera e con l’avvicinare persone, aiutare… e sì,5 non siete ancora in casa [religiosa], ma abbiamo tante persone che aiutano i giovani a fare i loro studi, diventare sacerdoti, missionari, direttori, scrittori, eccetera. Oh, ci sono le missioni! Oh, apostolato, il quale comprende quei quattro6
L’apostolato della stampa buona, come si compie? […]
~

1 Nastro originale 121/62 (File audio AP 191).
Questa meditazione parte subito dopo quella del File audio AP 111a. Non appartengono però all’attuale meditazione le prime parole del PM che si sentono, che fanno parte di una registrazione che è stata sovrascritta: “[…] dobbiam comprendere l’insegnamento di Gesù. La vita cristiana è una vita di amore verso [Dio]”.

2 Il PM cita la seconda parte del Vangelo del giorno: Lc 18,35-43.

3 Con il Motu Proprio Superno Dei nutu del 5 giugno 1960 [AAS 52(1960), pp. 433-437], Giovanni XXIII istituì dieci Commissioni preparatorie del Concilio, più la Commissione Centrale, e alcuni Segretariati, tra cui quello “per trattare i problemi attinenti ai moderni mezzi di divulgazione del pensiero (stampa, radio, televisione, cinema, ecc.)”. Ricordiamo che la Commissione per l’apostolato dei laici, istituita “per tutte le questioni riguardanti l’azione cattolica, religiosa e sociale”, presentò lo schema del De Apostolatu laicorum all’esame della Commissione Centrale il 18 giugno 1962; il Segretariato della Stampa e dello Spettacolo il 2-3 aprile 1962. Cf Il Concilio Vaticano II, Cronache del Concilio Vaticano II edite da “La Civiltà Cattolica”. L’annunzio e la preparazione, 1959-1962: volume I, parte I, 1959-1960, Roma 1966, pp. 185-187; volume I, parte II, 1961-1962, Roma 1966, pp. 377-379; 496-500.

4 Cf Preghiere, ed. 1957, pp. 12–13; ed. 1985, pp. 17-18. PR, p. 42.

5 Parola incerta.
6 Espressione incerta, perché la voce è coperta da colpi di tosse. Probabilmente, il PM intende riferirsi agli apostolati che tutti possono compiere, e di cui ha parlato prima.