Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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38. IN CHI SPERO E HO FIDUCIA?
Il Padre nostro preghiera della fiducia
Meditazione, Torino (SAIE), 30 luglio 19621


Questa mattina un pensiero di fiducia nel Signore. La fiducia è insieme fede e speranza, ed è il risultato di una fede viva e di una speranza viva; risultato pratico per la nostra vita: fiducia. E il pensiero è questo: «In te, Domine, speravi; non confundar in aeternum» [Sal 31(30),2], ho sperato in te, o Signore, non rimarrò deluso; non mi illudo vanamente a fidarmi di Dio: non sarò deluso.
E in che cosa dobbiamo sperare? Per quali cose dobbiamo sperare?
Primo: che il Signore ci perdoni i peccati commessi e anche scancelli un po’ le conseguenze, le cattive abitudini che son pervenute, si son formate in noi per causa di negligenze, di peccati.
Secondo: che il Signore aggiunga grazia a grazia e cioè, dopo già le grazie che abbiamo ricevuto, ne aggiunga di nuovo; e se vediamo che le grazie che abbiamo ricevuto non sono state bastanti, sufficienti per evitare il male, per farci santi, il Signore aumenti, aggiunga grazia a grazia… e la grazia anche di corrispondere alle grazie, cioè la nostra buona volontà.
Poi che speriamo nella santità non solamente, ma una santità anche distinta… se non sarà del tutto eroica - potrebbe anche essere eroica -, ma anche una santità distinta.
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Perché sono tutti santi i cristiani che vivono in grazia di Dio, ma noi parliamo anche di quella santità che è distinta, cioè è più profonda, è più estesa, suppone un amore più vivo al Signore, una fede più viva, suppone in sostanza l’esercizio delle tre virtù teologali in modo più distinto.
E poi che l’apostolato sia veramente fatto bene e sia fruttuoso, e dia quei risultati che noi speriamo per il vantaggio delle anime e per la continuità e l’ampiezza e la larghezza… il progresso continuo dell’apostolato.
«In te, Domine, speravi; non confundar in aeternum» [Sal 31(30),2]: che ci sia tanta fede e tanta speranza… e di lì la fiducia.
Nei salmi si ripete tante volte: Noi non speriamo nei mezzi umani, ma speriamo in te, o Signore, «Hi in curribus, et hi in equis; nos autem in nomine Domini»2 [Sal 20(19),8]. Andavano a combattere le battaglie del Signore e gli altri erano tanto numerosi, i nemici, ed avevano tanti cavalli e tanti carri da guerra, tante armi in sostanza… «nos autem in nomine Domini», ma noi andiamo nel nome del Signore, nel nome del Signore! E la vittoria era per loro, sì.
In questi giorni passati abbiamo celebrato san Lorenzo da Brindisi3. Quando c’era la guerra contro i Turchi, i nemici di Gesù Cristo e della croce, egli, quel frate, dopo che aveva radunato i soldati, partì ad andare alla battaglia lui con la croce alzata, primo fra i soldati, incoraggiando tutti… e allora la vittoria! «In nomine Domini nos autem», nel nome del Signore.
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Ma questo può accadere rare volte nella vita, e cioè che ci possano essere le guerre, ma quello che c’è veramente in continuità, quello che è ecco di ogni giorno [è] la lotta nostra, e cioè vincere l’orgoglio, la superbia: Signore, prohibe me a superbia4, dice il salmo, Signore, allontanami dalla superbia… allontana me. E così tutte le giornate, perché abbiamo sempre il nemico dentro che sono le passioni, e abbiamo sempre il nemico esterno che è il diavolo, e l’altro nemico che sembra qualche volta ancor più astuto - sebbene è più astuto satana -: lo spirito del mondo che penetra in certe anime che non sanno premunirsi. Oh, dicevano, l’influenza a Torino, l’influenza a Roma… eh, bisogna passarla tutti e nessuno si salva, almeno pochi la eviteranno… eh sì, l’influenza del mondo è tanta! Sentir sempre queste cose, ragionamenti umani: e solo ciò che merita importanza è l’aver dei soldi, star bene, essere stimati; e che dicano tutti che siamo brava gente, eccetera; che sappiam far questo e quello… Eh, lo spirito del mondo è come l’influenza! Allora, «in te, Domine, speravi; non confundar in aeternum» [Sal 31(30),2].
Bisogna però che sia una fiducia molto viva, perché si fa presto a dirlo, a dire certe espressioni, a dire l’Atto di speranza; ma quando il Signore ha detto ad Abramo: Tu avrai una grande generazione, cioè avrai nei tuoi discendenti una famiglia così numerosa, più numerosa che le stelle del cielo [cf Gen 15,5], e lui aveva un solo figlio… e il Signore gli chiede che lo sacrificasse, ci deve esser stata una battaglia grossa nel suo cuore: come mai? E il diavolo certamente faceva la sua parte e lo scherniva: Vedi cosa vale fidarti di Dio, delle sue promesse? Una generazione più numerosa che le stelle… e adesso hai un solo figlio e ti domanda che lo sacrifichi, cioè lo uccidi e lo bruci sull’altare. Ed obbedì, si fidò di Dio… al Signore non mancano i mezzi. E andò fino al punto di averlo legato su un
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altare improvvisato di legno, e alzò il coltello. E basta, disse l’angelo che apparve [e] gli trattenne la mano [cf Gen 22,1-18].
Noi non dobbiamo volere adesso [di essere] indovini: come il Signore farà, che cosa ci metterà in mano… facciamo il nostro dovere, buona volontà e avanti! Interverrà il Signore in modo che per adesso noi non lo sappiamo indovinare. Anche quando abbiamo fatto tutti i nostri propositi, tutti i nostri conti… e si dice che l’aritmetica è una scienza esatta, ma va esatta per gli uomini! Dio, anche se non ci sono soldi, li può mettere; e anche se non c’è del pane, può moltiplicare i pani che saziano cinquemila persone. Noi dobbiamo fidarci di Dio! Egli è il Padre che tutto sa e tutto dispone per noi: «Deus, cujus providentia in sui dispositione non fallitur»5, il Signore che non si sbaglia nel disporre le cose. Fidiamoci di lui, fidiamoci di lui! Anche quando ci sembra che tutto vada al contrario di quello che speravamo. Noi però domandiamo le due grazie grosse generali: che ci allontani il male, e che ci dia i mezzi di santità pro futura, quelle cose che sono utili per noi. Attenti a non confidare in noi stessi, perché può essere che di lì a mezz’ora che hai fatto i propositi, ne commetti una più grossa di quella che hai commesso ieri. Dio, Dio, la sua grazia, sperare in lui! Che ci difenda, che ci sostenga! «Roboretur cor tuum»6 [cf Sal 27(26),14], dice il salmo, che il Signore fortifichi il tuo cuore!
Quante speranze vane che non son fondate! Le speranze sono buone quando: Fa’ quel che puoi e fidati di Dio in quel che non puoi; e Dio dà la forza sufficiente e dà i buoni pensieri e ci dirige, ci sostiene. Fidarsi di Dio! Fidarsi di Dio e non allontanar la provvidenza, perché se pecchiamo, come vogliamo sperare i beni di Dio? Li allontaniamo! Quindi [sta] a noi fare quel tanto che possiamo, sì.
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E poi, dopo, «omnia possum in eo qui me confortat» [Fil 4,13], tutto posso in quel Dio che mi sostiene. Fiducia in tutto, eh! Le anime che hanno tanti problemi, difficoltà, sperino tutto in Dio. Le cose non andranno il più delle volte come le pensiamo che7 dovrebbero andare, ma vanno secondo la sapienza di Dio, cioè secondo il Padre celeste che ci ama e nello stesso tempo ci protegge e ci guida. Ci ama, ed è l’amore paterno nel suo cuore; ed è sapiente: quel che è utile e quello che è invece dannoso… dannoso è solamente il male, il peccato.
Qual è la preghiera della fiducia? Il Padre nostro!
Che sia santificato il suo nome: vediamo tante lotte contro Dio, contro la Chiesa… sia santificato il tuo nome: vincerà Dio. E venga il suo regno: si estenda la Chiesa in tutto il mondo; il regno di Dio entri in ogni anima.
E che possiamo sempre fare la volontà di Dio e che abbiamo il pane quotidiano: i due mezzi, perché la santità è la volontà di Dio eseguita e dimostrata, questa conformità al volere di Dio, con l’esatto e continuo adempimento del dovere di stato.
E che rimetta i peccati, e che tolga anche le conseguenze dei nostri peccati, le debolezze che han seguito i disordini che ci son stati nella nostra vita… e poi che sia scancellato anche il purgatorio, cioè la pena meritata per i peccati, e che ci conduca per la via della santità.
E noi però mettiamo insieme: rimettere ai nostri debitori il male che ci han fatto e fidarci di Dio che non ci mandi tentazioni superiori alle nostre forze, e che, se vengono tentazioni anche forti, possiamo vincere per la sua grazia. E che tolga dal male passato e presente e futuro, che tolga questo male dalla nostra anima, dalla nostra vita. C’è fede, fiducia cioè nei nostri cuori?
Il Padre celeste ci ha dato suo Figlio… e come non ci darà quello che è meno, immensamente meno del suo Figlio? Il Figlio suo, bene infinito, eterna felicità. E se ci dà le sue carni a mangiare, come non ci darà anche le altre cose che hanno un
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valore proprio misero tante volte? E se ci dà questo Figlio, perché non ci dà la sua grazia… non crediamo che dia la sua grazia di santificarci? Anche con una santità distinta, voglio dire.
Fiducia! Che possiam pregare sempre un po’ meglio, che teniamo sempre un po’ più la lingua a freno, che sappiamo occupare il tempo, che abbiamo pensieri più di cielo che di terra, che facciamo l’apostolato soprannaturalmente, che siamo docili al volere del Signore, che facciamo bene le nostre pratiche di pietà e che viviamo le tre virtù teologali, fede, speranza e carità, che son sempre la base necessaria di ogni santità, e nelle quali tre virtù si comprendono poi anche le altre virtù e quindi la santità stessa.
C’è fede, c’è fede? La fede di don Cafasso? La fede di don Bosco, la fede del Cottolengo? E quante anime si son santificate in questa città! Un certo numero, una santità eroica e una santità molto distinta; ma anche quante anime di santità vera e anche distinta… che non sono ricordate, tante persone! Le persone che sono veramente sante non fanno impressione all’esterno in generale, perché loro guardano di essere sante nell’interno, non di cose esteriori che riempiono gli occhi, che facciano meravigliare, no! Ab intus: tutto il loro bene è nell’intimo, cioè nell’amor di Dio che è la carità, nella fiducia in Dio che è la speranza, e nel credere a Dio che è la fede. Sì, l’interno.
Ora, conclusione. C’è un po’ di speranza nel nostro cuore, c’è un po’ di fiducia? E quanta ce n’è? E abbiamo solamente fiducia per le grazie materiali o soprattutto fiducia per le grazie spirituali? Come siamo? Ecco l’esame.
E poi chiedere al Signore: «Adauge nobis fidem» [Lc 17,6], Signore, accresci la nostra fiducia, la fiducia. La fiducia che è fede e che è speranza, sì.
Ci son proprio tante anime che ne hanno poca fiducia, e ci sono anime che hanno una fiducia distinta: e allora cor-risponderà una santità distinta.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 134/62 (Nastro archivio 122a. Cassetta 122, lato 1. File audio AP 122a). Titolo Cassetta: “Fiducia e speranza”.

2 «Chi fa affidamento sui carri, chi sui cavalli: noi invochiamo il nome del Signore».
3 Giulio Cesare Russo (1559-1619), entrò nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini nel 1575, assumendo il nome di fra Lorenzo da Brindisi. Fu un brillante predicatore e un mistico. Svolse importanti uffici nel suo Ordine, fu consigliere di re e rappresentante del Papa in diverse trattative politiche. Fondò nel 1599 la prima missione cappuccina a Praga, affiancando all’attività missionaria anche quella di cappellano militare dell’Esercito imperiale di Rodolfo II: la sua costante presenza in prima linea e l’incitamento alle truppe, che si batterono nel 1601 contro i Turchi in Ungheria, fu decisiva per la vittoria.
Fu beatificato nel 1783, canonizzato nel 1881 e proclamato dottore della Chiesa da Giovanni XXIII nel 1959. La sua memoria liturgica ricorre il 21 luglio. Cf ARTURO M. DA CARMIGNANO DI BRENTA, Lorenzo da Brindisi 1559-1619: Dottore Apostolico, in MARIANO D’ALATRI (a cura), Santi e santità nell’Ordine cappuccino, I, Roma 1980, pp. 121-152.

4 L’espressione a cui sembra rifarsi il PM si rintraccia nel Salmo 18,14, nel testo della Vulgata di san Girolamo traslato dall’ebraico («A superbis quoque libera servum tuum si non fuerint dominati mei») e nel Psalterium Pianum, a cura del Pontificio Istituto Biblico, del 1945 («A superbia quoque prohibe servum tuum, ne dominetur in me»).

5 «Dio, la cui provvidenza non fallisce mai nei suoi disegni». È l’incipit dell’Orazione della Messa della settimana: cf Missale Romanum, Dominica Septima post Pentecosten, Oratio. Abbiamo sostituito l’espressione usata dal PM: Deus, in tua providentia non fallitur.
6 «Si rinsaldi il tuo cuore». L’espressione latina è propria della Vulgata poiché nelle altre versioni della Bibbia il verbo è confortetur.

7 Il PM dice: come.