Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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24. IL GRANDE MISTERO DELLA TRINITÀ
Vero fervore è fare la volontà di Dio, avere retta intenzione e operare per le vocazioni
Festa della SS. Trinità, Meditazione, Castel Gandolfo, 17 giugno 19621


Quest’oggi si celebra il grande mistero, il più grande mistero della nostra fede, la Santissima Trinità. Un Dio solo in tre Persone realmente distinte: Padre, Figliolo e Spirito Santo.
Mistero: il più augusto; mistero che, credendolo, noi guadagniamo il massimo merito con il professarlo, con il confessarlo e con la fiducia; la fiducia fino a operar tutto, ricevere tutto da Dio e tutto offrire a Dio… tutto ricevuto. E san Paolo ci insegna a fare questo atto di fede2.
Il Vangelo dice:

«In quel tempo Gesù parlò ai suoi discepoli così: Mi è stato dato ogni potere in cielo ed in terra. Andate, rendete tutti i popoli miei discepoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e insegnando loro a osservare tutte le cose che vi ho comandate. Ed ecco: io son con voi tutti i giorni sino alla fine dei secoli»3.

San Paolo ci insegna a fare questo atto di fede e cioè: non capisco, ma credo. Quello, d’altra parte, che disse Gesù: Beati quelli che non han veduto e credono [cf Gv 20,29]. Quale merito professare il mistero della Trinità! Fare il nostro
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atto di fede con il Credo e con l’Atto di fede che diciamo nelle orazioni4. Credere. San Paolo dice:

«Quale profondità di ricchezze nella sapienza e nella scienza di Dio! Quanto sono incomprensibili i suoi giudizi e imperscrutabili le sue vie! - Ecco, cosa possiam conoscere noi? Chi può conoscere le sue vie? - Chi può conoscere il pensiero del Signore? E chi gli è stato consigliere? Egli non è debitore a nessuno, perché da nessuno ha ricevuto. Da lui e per lui e in lui son tutte le cose: a lui gloria nei secoli».

Da lui: se siam creati da Dio. Credo in Dio Padre onnipotente… e poi nel Figlio… e poi nello Spirito Santo: così professiamo nell’Atto di fede, credendo a quello che ha insegnato Gesù e che la Chiesa propone a credere. Da lui: noi siamo venuti da lui, è lui Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Dio uno, che ci ha dato l’essere. E per lui: dobbiamo fare tutte le cose per lui! E in lui son tutte le cose, perché è lui che guida con la sua provvidenza tutte le cose.
Fra le preghiere, questa è di grande merito: Gloria al Padre, e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era in principio, e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Come era in principio vuol dire da tutta l’eternità, perché Dio è sempre esistito: e quella gloria che deve ricevere da noi è quella gloria che egli gode per tutta l’eternità… Preghiera tanto cara al Signore! Professione di fede in questo grande mistero!
Ugualmente, facendo il segno di croce [e] dicendo: In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, facciamo un atto di fede. Di fede in Dio uno nella natura e trino, cioè in tre Persone realmente distinte; e insieme professiamo l’altro mistero che segue subito di importanza, e cioè: credo che il Figliolo di Dio si è incarnato; credo cioè all’incarnazione, alla passione e morte di Gesù Cristo. E questo mistero si professa con il segno di croce: la redenzione per mezzo della croce. Quindi, con l’atto che facciamo - il segno di croce al mattino
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svegliandoci, alla sera andando a letto -, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo: grande atto di fede! E poi il segno della croce ricorda la redenzione. Quindi i due grandi misteri che professiamo.
Al mattino, perché il Signore ci ha dato la notte, ci ha conservato in questa notte; alla sera, perché il Signore ci ha conservato nel giorno e perché ci dia la buona notte5. Alle volte siamo abituati così a fare il segno di croce, che non riflettiamo più sulle parole e sul segno che si sta facendo, sì. Tuttavia, meglio lo ricordiamo e più grande è il merito!
E il segno di croce si può fare semplicemente, prima di tavola anche, prima dell’apostolato, del lavoro, e dopo pure. Ma se si fa anche con l’acqua benedetta, ci sono indulgenze più numerose; ci son sempre delle indulgenze nel segno di croce, ma quando ci si aggiunge l’acqua benedetta ci sono più indulgenze e, quindi, entrando e uscendo di chiesa, è utile cosa che facciamo il segno di croce con l’acqua benedetta.
E d’altra parte questo segno di croce serve a benedire noi stessi, a benedire il corpo. C’è6 questo: offriamo anche tutto il nostro spirito a Dio, ma anche il corpo, appunto perché diamo la benedizione a noi stessi, benedizione che consiste nell’invocare la benedizione di Dio sopra di noi.
E se il segno di croce si fa al Vangelo: sulla fronte per credere sempre di più; sulla bocca per parlare sempre meglio e insegnare sempre meglio il catechismo, ad esempio; e sul cuore perché il cuore sia rivolto a Dio! Che amiamo lui solo, che il cuore sia di Dio fino all’ultima fibra!
Quand’è che un’anima è veramente in fervore? Alle volte si confonde il fervore vero con una sembianza di fervore. Il fervore vero consiste in due punti: fare tutto quel che vuol Dio e offrirlo tutto a Dio, cioè intenzione retta; la sua volontà, e tutto offerto al Signore quel che viene fatto. Ecco, lì c’è il vero fervore, quando un’anima vuol passare bene la giornata tutta in obbedienza al Signore! E l’obbedienza al Signore, per
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quello che sappiamo, sono i comandamenti di Dio, la volontà del Signore; e quella volontà di Dio che viene comunicata per mezzo di chi guida. Primo atto di fervore.
Secondo: solo per Dio, tutto per Dio, per il paradiso… che è sempre per Dio. Quando, cioè, le nostre intenzioni sono rivolte a Dio, non a farci vedere, non a soddisfare noi stessi perché abbiamo il gusto di far questo, di far quello soltanto. Ma purezza di cuore, intenzioni rette: tutto, sempre e solo per il Signore.
Poi, legando questo atto di fede, legandolo ad una intenzione particolare poi, oltre che alla gloria di Dio in sé… ma [attraverso] i mezzi, e cioè fare quello che è nella volontà di Dio: le vocazioni, il lavoro per le vocazioni! Perché, entrando in questo Istituto indirizzato alle vocazioni, quali intenzioni? Vi offro le orazioni, azioni e patimenti della giornata, della vita…7 a che scopo? Allo scopo delle vocazioni: vocazioni che siano tante, vocazioni che siano seguite, vocazioni che siano ben formate, vocazioni che operino, sì.
Perché non basta arrivare alla professione, ma quando si professa, si impegna tutta la vita per un determinato fine. Dio e le vocazioni per voi: [la] sua gloria e le vocazioni. Sempre le intenzioni: gloria Dio e pace agli uomini… questa pace che viene da Dio; e che coloro che son chiamati da Dio per un apostolato diano la pace, cioè la grazia, e contribuiscano alla salvezza delle anime. Una volta che si è legati ad una vocazione, quella sola rimane nelle nostre intenzioni: tutta la giornata si opera con quella intenzione; e anche le sofferenze, le mortificazioni, per quella intenzione; e l’osservanza dei voti stessi, povertà, castità, obbedienza - e anche prima si osservano, prima di aver fatto la professione -, tutto questo, l’osservanza stessa della povertà, castità e obbedienza, tutto per le vocazioni, ecco.
Questo è il vero fervore: fare e compire del tutto la volontà di Dio, e nelle nostre intenzioni tutto e sempre quello che piace a Dio. E Dio si aspetta da voi di operare, vivere per le
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vocazioni; pregare e vivere per le vocazioni; osservare la vita religiosa, santificar la giornata per le vocazioni.
Avete tutti, tutte, lo stesso fine generale, cioè la gloria di Dio; ma in particolare vi è qualche cosa che Dio si aspetta da noi e che vuole da noi: il lavoro per le vocazioni. Altri avranno la cura dei malati, per esempio degli orfani, dei vecchi… voi questo fine particolare. La vocazione importa che uno abbracci quel fine e viva per quel fine la giornata. E cioè, si fa tutto per Dio ma facendo proprio quello che vuole Dio da ciascheduna anima: e vuole che si contribuisca per le vocazioni. Allora tutto sarà benedetto e tutta la vita sarà impiegata per quello, giacché la nostra vita è breve: quanto durerà? Oh! Vi auguro una vita lunga ma anche fosse di cento anni, è sempre breve in confronto all’eternità! Allora facciamo presto, intensifichiamo le nostre intenzioni in questo! Purezza di intenzione… quanto ottiene di più! Quanto ottiene di più l’anima veramente fervorosa, [e] cioè: solo la volontà di Dio, sempre la volontà di Dio, e tutto per Dio, la sua gloria e la salvezza mia, la santità mia.
Quanto [è] più pura questa intenzione e quanto più noi ci studiamo di far tutta la volontà di Dio, qui sta il fervore, sta il fervore. Non sbagliarsi a capire che cosa è il fervore, o se giudichiamo se siamo in fervore o meno: siamo in fervore se tutto, solo e sempre facciamo ciò che piace al Signore; e se lo facciamo per il Signore… per il Signore! E per il Signore in generale, e in particolare per le vocazioni che sono le anime che devono dar più gloria a Dio, e che devono consolare e riparare a Gesù le offese che si fanno, e anime che devono contribuire alla salvezza poi degli altri. Che privilegio vi ha dato il Signore chiamandovi e affidandovi questo compito come un mandato… la sua volontà! Nella vocazione è compreso quello, far quello: è la chiamata ad una cosa particolare. In generale, alla gloria di Dio; ma in particolare a qualche cosa che contribuisce alla pace degli uomini e alla loro salvezza… qui in particolare: le vocazioni.
Questo mese è dedicato a san Paolo. E quante vocazioni ha fatto! Oh, la sua vita come fu mirabile! Ovunque dove
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andava, stabiliva quei che dovevano operare per gli altri, cioè coloro che egli conosceva che avevano vocazione: e li impegnava a fare secondo la loro vocazione… e li formava, e li formava: e, ad esempio, come formò san Timoteo, san Tito, eccetera.
Chiedere questa grazia di capire sempre meglio l’importanza delle vocazioni, e lavorare e operare e pregare in questo senso: per le vocazioni.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 109/62 (Nastro archivio 117a. Cassetta 117, lato 1. File audio AP 117a). Titolo Cassetta: “La Trinità. Riflessione sulla vocazione e sul fine speciale delle Apostoline”.
2 Epistola: Rm 11,33-36. Il PM la cita e la commenta più avanti.
3 Vangelo: Mt 28,18-20.

4 Cf Le Preghiere del Cristiano. Vedi Preghiere, ed. 1957, pp. 16-17; ed. 1985, p. 22. Di seguito, cita ancora l’Atto di fede.

5 Cf Le Preghiere del Cristiano, Vi adoro, mio Dio. Vedi Preghiere, ed. 1957, p. 13; ed. 1985, pp. 19; 30.
6 Parola incerta.

7 Vedi p. 71, nota 4.