Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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54. CONFESSIONE E COMUNIONE
Pregare per il Concilio, le vocazioni, la Mostra della Chiesa,
la costruzione della nuova casa
Domenica XVIII dopo Pentecoste, Meditazione,
Castel Gandolfo, 14 ottobre 1962
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Il Vangelo di san Matteo, capo IX:

«In quel tempo: Gesù, salito in una barca, ripassò il lago e andò nella sua città di Cafarnao. Quand’ecco gli presentarono un paralitico giacente nel letto. Veduta la loro fede, Gesù disse al paralitico: Figliolo, confida. Ti son rimessi i tuoi peccati. Subito alcuni scribi dissero dentro di sé: Costui bestemmia. E Gesù, avendo veduto i loro pensieri, rispose: Perché pensate voi male in cuor vostro? Che cosa è più facile dire: Ti sono perdonati i tuoi peccati, oppure dire: Sorgi e cammina? Ora, onde sappiate che il figliolo dell’uomo ha il potere sopra la terra di rimettere i peccati, alzati, disse allora al paralitico, prendi il tuo letto e vattene a casa tua. Ed egli si alzò e se ne andò a casa sua. Ciò vedendo, le turbe si intimorirono e glorificavano Dio che diede agli uomini tale potere»2.

Qui Gesù difende il suo potere di rimettere i peccati e difende la sua bontà, cioè che egli è venuto per scancellare il male dal mondo, per togliere i peccati dal mondo: Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato [cf Gv 1,36], e toglie il peccato specialmente nella Confessione. Sì, vi sono altre maniere per cui vien tolto il peccato, specialmente impedirlo il peccato; ma, in modo particolare, il peccato viene perdonato, scancellato
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nella Confessione. La Confessione la quale ci porta all’umiliazione: Ho mancato, son peccatore. L’umiltà è il segreto delle grazie: e chi si umilia sarà esaltato [Lc 14,11; 18,14], cioè chi riconosce i suoi difetti, le sue mancanze, non solo viene perdonato ma riceve la grazia per correggersi, emendarsi. Ecco, nella Confessione portare l’umiltà: quanto noi detestiamo le nostre colpe e i nostri difetti, tanto più riceviamo di grazia.
Il pubblicano era entrato nel tempio e non osava alzare gli occhi fino all’altare, ma stava in fondo al tempio inginocchiato con il capo chino e si percuoteva il petto: Signore, abbi pietà di me che son peccatore. Quella era la sua preghiera e stette là sotto quell’impressione, ripetendo quella domanda al Signore, sì: Abbi pietà di me, perché son peccatore. Ebbene, tornò a casa giusto, cioè santificato con la grazia di Dio [cf Lc 18,13-14]. Ecco.
Ciò che importa nella Confessione, e quindi nella preparazione alla Confessione, è proprio questo conoscere noi stessi, quello che ci manca, le grazie che abbiamo ricevuto, e se vi fu la corrispondenza o non vi fu la corrispondenza alla grazia. Quindi il confonderci, l’umiliarci… umiliarci pensando alle nostre deficienze, alle nostre miserie, sì, che sono sempre tante. Vi sono tante imperfezioni in noi, sempre, anche quando c’è la buona volontà; quindi l’esame di coscienza, il quale esame di coscienza ci porta all’umiliazione. Questo è il segreto, perché poi si riceve il perdono e la grazia di emendarsi; di emendare a poco a poco le nostre imperfezioni e i nostri difetti. E l’anima si va allora unendo sempre più a Dio e perfezionandosi, in maniera di sentire Gesù nel cuore, e di operare secondo le ispirazioni di Gesù, e parlare secondo le ispirazioni di Gesù, e operare secondo le ispirazioni di Gesù… pensare e sentire secondo Gesù.
Questo è veramente il segreto: umiliarsi e sperare, perché la umiliazione da sola porta anche allo scoraggiamento, e sarebbe un grave danno questo… allora l’esame di coscienza non è fruttuoso. Bisogna che, oltre a riconoscere i nostri difetti, confidiamo, speriamo! Figliolo - dice Gesù -, ti sono rimessi i tuoi peccati: fiducia in lui, in Gesù. E Gesù non solamente
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rimise il peccato, ma gli diede anche la salute: e non solamente il Signore ci rimette il peccato, ma ci dà la salute dell’anima, cioè più forza, più coraggio, più fede, più amore a Dio.
Il sacramento della Confessione [sia] sempre meglio stimato. Non è tanto il confessarsi dall’uno o dall’altro… c’è sempre da confessarsi a Gesù, a Dio. Mettersi davanti a Dio: il ministro di Dio fa la sua parte in quanto rappresenta Dio… ma occorre che abbiamo fede. Non considerare l’uomo ma considerare il ministro di Dio, e cioè Dio: è lui che interviene a perdonare. Il sacerdote pronuncia le parole: Io ti assolvo…, ma è lui [Dio] che assolve.
Quindi, la fede: credere alla bontà di Dio, credere al valore del sacramento, credere e sperare aumento di grazia e santificazione. A che cosa servono le cinquantadue Confessioni nell’anno? Poco a poco ripulire l’anima, poco a poco togliere quello che a Gesù dispiace. E tante cose vi sono sempre nell’intimo dell’anima che, anche noi quando ci confessiamo, non possiamo e non riusciamo a dir tutto, a rappresentare cioè all’esterno tutto quel che c’è dentro… ma Gesù ci capisce, ci conosce, vede la volontà, e cioè vede le disposizioni che sono in noi di umiltà e di fiducia. Ecco, il sacramento della Confessione che serve specialmente a mondarci.

Ma poi c’è il sacramento della Eucarestia che nutre, ristora, allieta, fortifica, aumenta la grazia. È il cibo in sostanza: La mia carne è veramente cibo [cf Gv 6,55]. Quindi, da una parte la purificazione con la Confessione, e dall’altra parte la crescita nella grazia di Dio, perché il bambino si nutre e cresce, ecco. E fin che si può crescere? Si può crescere fino [che] al Signore piace che noi viviamo sulla terra, crescere nella virtù, nell’amore a Dio. Crescere particolarmente in quello che sono le fondamentali virtù: fede, speranza e carità. La vita religiosa è per santificarsi, ed ecco i due grandi mezzi: da una parte togliere il male, dall’altra parte mettere Gesù in noi; e non solamente sentirlo quando si è appena ricevuto, finché le sacre specie durano… ma rimane Gesù spiritualmente: rimane in noi e allora la giornata è eucaristica, la giornata in cui si
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sente l’unione con Gesù, si sente l’unione con Gesù. Ecco adesso quante grazie riceverete in questo tempo in cui particolarmente entrate decisamente nella vostra vocazione e, con l’anno prossimo, avrete un progresso notevole.

Sono stato a Pescara. Tutti quei ragazzi, una cinquantina, come pregano per la casa! Perché han bisogno di costruirsi una casa, la casa dove sono è vecchia ed è insufficiente. Per la costruzione della casa: e come pregano, domandano… tutti hanno delle giaculatorie particolari: Dà a noi il nostro nido, o Signore… questa giaculatoria che abbiamo sempre recitato: Signore, che avete detto [che] noi siamo più che i passeri, dà anche a noi il nostro nido3. E d’altra parte non vi darà solo la casa4, ma lo spirito vostro si svilupperà. Però a queste due condizioni: belle Confessioni, e Comunioni che non stanno solamente in quel quarto d’ora, ma stanno nella giornata: comunione, cioè unione con Gesù, com-unione, comunione.
Ecco Gesù Esposto: quest’oggi chiedete la purificazione, stando umilmente: Signore, abbi pietà di me che sono peccatore [cf Lc 18,13]; e poi fede: E tu rimetti i peccati e tu mi santifichi; e ripetere anche la Coroncina: Fatemi santa… fatemi santa5.
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Allora fiducia nel Signore, fiducia sempre più larga. E anche come avete fatto per altre Mostre, tanto più questa di Roma che ha un frutto generale, non soltanto particolare come nella diocesi6. Essa è in particolar modo per l’Italia, ma anche per fuori d’Italia, per le vocazioni, tutte le vocazioni nella Chiesa che sono necessarie. Questa adorazione che fate oggi: per il Concilio, per le vocazioni, per la Mostra delle Vocazioni.
Fiducia. Dire dei rosari: con i rosari si vince sempre tutto, si vince sempre tutto. Avanti, perseverando, si vince; e le cose vengono benedette da Dio e prosperano. Dunque, guardate a Gesù: Signore - guardate quell’Ostia -, abbi pietà di me che sono peccatore. Signore, se toccherò il lembo del tuo vestito, sarò salvo [cf Lc 8,43-48], diceva l’emorroissa, e voi non toccate solo il lembo del vestito di Gesù, ma l’avete in voi, l’avete toccato, Ostia santa: un’unione fisico-sacramentale. Quanto più fiducia. Ed ebbero subito la sanità: ed avrete la santità!

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 142/62 (Nastro archivio 129b. Cassetta 129, lato 2. File audio AP 129b). Titolo Cassetta: “La guarigione del paralitico. Il peccato”.
2 Vangelo: Mt 9,1-8.

3 In diverse occasioni viene ricordata dal Fondatore e dai primi paolini e paoline questa “giaculatoria”, che ha accompagnato gli inizi di molte Case in Italia e all’estero. Vedi, per esempio, il bollettino Unione Cooperatori Buona Stampa, n. 2, 1920, pp. 2-3: «I giovani pregano, pregano!! E la casa deve venire certamente! perché neppure ai passeri dell’aria il Signore lascia mancare un nido dove starsene al calduccio! quanto meno agli operai della Buona Stampa! E noi attendiamo con vivo desiderio, ma anche con certa fiducia nella Divina Provvidenza che ha suscitato e susciterà tanti benefattori». E sempre nello stesso bollettino a p. 5 l’accorato appello: «Cooperatori! Cooperatrici! “Le volpi hanno le loro tane e i passeri il loro nido” ha detto Gesù. Ma noi non abbiamo ancora la nostra casa. E ben sa lo scrivente che da sei anni, dal tempo cioè che è fondato il nostro Istituto, ed ha potuto vivere una vita intima con esso, tutte le peripezie ed i disagi che apporta il non avere una casa nostra. Ogni giorno i giovanetti della Scuola pregano Gesù e gli dicono: “Signore, che avete detto: voi siete più che i passeri, date anche a noi il nostro nido!”. Oh, il Signore non mancherà di ascoltare le loro candide preghiere. E ricordatelo, o Cooperatori, o Cooperatrici, o amici della buona stampa, essi attendono molto da voi. Attendono che ci aiutiate, ed essi confidano molto in voi!».
4 I lavori per la nuova casa di Castel Gandolfo risultano iniziati il 18 ottobre 1962.
5 Cf AP 1961, p. 161, nota 12.

6 Vedi l’Introduzione a questo volume, pp. 9-12; anche pp. 387-389.