Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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16. PREPARARE L’AVVENIRE DELLA CHIESA
Impariamo il lavoro vocazionale
Relazione ai sacerdoti in occasione della Mostra delle Vocazioni,
Alessandria, 7 maggio 19621


Non vengo per insegnare a voi, ma piuttosto son venuto per imparare e studiare come risolvere il grande e più necessario e più attuale problema […]2. Da parte nostra, mercoledì scorso mi han scritto a Roma: Qui ad Alessandria mi ha fatto ottima impressione il sentire con quanta serietà e capillarità è stata condotta la preparazione spirituale sul piano parrocchiale, in ordine alla presente Mostra.
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Problema vocazionario: qui si parla del reclutamento delle vocazioni; la formazione poi delle vocazioni è da trattarsi in altra sede.

Impariamo dal vescovo3, primo punto.
È stata organizzata un’Associazione dal titolo Pia unione di preghiere, sofferenze e opere di carità per tutte le vocazioni4. Ciò significa: vocazioni per il clero diocesano, per la vita religiosa maschile e femminile, per le missioni, per gli Istituti Secolari. Nel suo zelo, appena sua eccellenza il vescovo è venuta a conoscenza di questa Associazione, ha voluto erigerla qui in Diocesi, Alessandria. Le parole del Decreto sono queste: Atteso che uno dei problemi che maggiormente interessano la Chiesa è quello di trovare, curare e condurre a buon termine le vocazioni ecclesiastiche e religiose; problema sempre vivo in ogni epoca, ma reso più grave nei tempi presenti. Considerate le particolari attenzioni e le speciali sollecitudini dedicate a questo problema dai sommi Pontefici, concretizzata anche in solenni Documenti, quali i Motu proprii Cum nobis del 1941, Cum supremae del 1955. - E poi - Nell’intento di promuovere sul piano dei più efficaci strumenti soprannaturali un effettivo ausilio alle vocazioni sacerdotali e religiose, ed in virtù delle Facoltà Nostre Ordinarie, abbiamo deciso
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di erigere, come di fatto erigiamo in questa nostra Diocesi di Alessandria, la Pia Associazione preghiere, sofferenze ed opere di carità, ed in pari tempo ne approviamo il relativo Statuto, mentre vivamente raccomandiamo la sua diffusione tra il Clero, le Case Religiose ed i Fedeli della Diocesi. Quale primo direttore della neo-eretta Pia Associazione per le vocazioni nominiamo il reverendissimo mons. Luigi Martinengo5, rettore del Seminario vescovile, che già con zelo apostolico si occupa delle vocazioni sacerdotali e religiose6.
Ora, l’unione con il vescovo significa cooperare con il vescovo; con il vescovo il quale si prende così a cuore il problema vocazionario.

Secondo. Impariamo da Gesù Cristo7.
Gesù è il Maestro in tutto, anche nel campo vocazionario. Egli ha messo il lavoro vocazionario in primo luogo.
Apostoli significa testimoni di quanto avrebbero veduto e sentito da Gesù: Eritis mihi testes usque ad ultimum terrae8 [cf At 1,8].
Poi Gesù si manifestò. San Giovanni prosegue: Tre giorni dopo, partecipando con la madre e con questi primi apostoli alle nozze di Cana, egli, Gesù, si manifestò. Il testo dice: Gesù fece il primo dei suoi miracoli in Cana di Galilea e manifestò la sua gloria e così i discepoli credettero in lui [cf Gv 2,1-11].
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Prima cercare le vocazioni, prima di iniziare il ministero. Nel ministero pubblico, Gesù predicò alle turbe il Vangelo e compì la redenzione, ma la maggiore e miglior parte del suo tempo fu impegnata dal suo seminario, nel suo seminario, con i suoi dodici seminaristi. Li aveva eletti ut essent cum illo [cf Mc 3,14], perché stessero con lui, perché fossero testimoni di quanto faceva e sentissero quanto insegnava. Dovevano ripetere quaecumque dixi vobis: eritis mihi testes9 [cf Gv 16,4; At 1,8]. Per essi Gesù tanto faticò, spiegò i passi difficili, li corresse, sofferse: Vadam immolari pro vobis10; e per compiere la loro formazione, inviò dal cielo lo Spirito Santo.
Si legge in san Marco: Gesù, passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, suo fratello, che gettavano le reti in mare, perché erano pescatori. Gesù disse loro: Venite dietro di me, io vi farò pescatori di uomini. Ed essi, abbandonate le reti, lo seguirono. Andato più avanti vide Giacomo, figlio di Zebedeo, con Giovanni suo fratello, che stavano anch’essi in barca rassettando le reti. Egli subito li chiamò ed essi, lasciato il padre Zebedeo nella barca con i garzoni, lo seguirono [Mc 1,16-20; cf Mt 4,18-22]. Poi Gesù trovò Filippo e gli disse: Seguimi, e Filippo lo seguì; poi chiamò Natanaele, che rimase sorpreso, ma assicurato, rispose: Maestro, tu sei il Figlio di Dio!, e lo seguì [cf Gv 1,43-49].
La settimana delle vocazioni è ordinata esclusivamente a questo reclutamento.

Impariamo poi dalla Chiesa.
Il Papa Giovanni XXIII, in uno dei suoi primi documenti scrive: Confidiamo che anche ai nostri giorni i giovani, non meno che in tempi passati, rispondano generosamente alla voce del Maestro divino che li chiama.
La Chiesa cura i bisogni particolari ed i bisogni generali, cioè quelli delle singole diocesi e quelli della Santa Sede.
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Che le diocesi abbiano un clero sufficiente di numero e ben formato spiritualmente ed intellettualmente; e che, nel medesimo tempo, il Papa, il vescovo universale, possa disporre di un clero a sua diretta dipendenza per le opere di carattere generale, come le missioni, gli studi superiori, organizzazioni varie a carattere internazionale - che sono tante! - e supplire, in alcune regioni, alla scarsità del clero diocesano. Ad esempio il Papa, nella sua diocesi, tra le circa duecento parrocchie, per quasi due terzi di esse ha chiamato il clero religioso.
Perciò Pio XII ha istituito due Opere Pontificie e collaterali: una per il clero diocesano e l’altra per le vocazioni religiose. La prima, per il clero diocesano, porta il titolo Opera Pontificia per le Vocazioni Ecclesiastiche; è del novembre 1941, con il fine di custodire, incoraggiare, aiutare le vocazioni sacerdotali. Ha sede presso la Sacra Congregazione dei Seminari ed Università degli Studi. E l’Opera è consecrata a Gesù Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote, e sotto la protezione della Regina degli Apostoli.
La seconda: Opera Pontificia delle Vocazioni Religiose è del 1955, con la seguente motivazione: Suscitare, difendere le vocazioni religiose, tanto le vocazioni maschili quanto le femminili, compresi gli Istituti Secolari. Al Decreto di erezione segue un lungo elenco delle indulgenze. È consecrata alla Sacra Famiglia, modello delle famiglie religiose; e la sede centrale è presso la Congregazione dei Religiosi.
Dare alla Chiesa ciò che abbiamo ricevuto: la vocazione.

Pio XI, a proposito di un simile resoconto, e cioè del resoconto che è stato pubblicato in ordine alle vocazioni del 196111, direbbe: È comune dire che le cifre sono fredde, ma qui bisogna riconoscere che i numeri coprono la più bella e santa poesia: contano il lavoro, la preghiera, i sacrifici, le sante industrie del clero, dei religiosi, delle religiose… poesia che già in gran parte si canta in stupenda armonia in cielo.
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Conseguenza: amiamo il prossimo come noi stessi? E significa allora volere al prossimo i beni che vogliamo per noi, la salvezza a tutti… ed aiutare le vocazioni come noi fummo aiutati. Vogliamo la gloria di Dio? Facciamo dei sacerdoti e dei religiosi che attuano il sia santificato il nome tuo e che ne estendano il regno, il regno di Dio, e che compiano la volontà di Dio [cf Mt 6,9-10]. Vogliamo corrispondere meglio ancora alla nostra vocazione? Chi lavora per le vocazioni riceve le grazie di Dio per vivere meglio la propria vocazione. E vogliamo un minimo impegno per l’apostolato vocazionario? Sia quello suggerito alla conclusione di un Congresso per le vocazioni: che ogni sacerdote lasci dietro di sé due sacerdoti, due missionari, due suore!

Le vie della vocazione.
Entriamo qui nell’intimità spirituale e psicologica. La vocazione è la volontà di Dio che ab aeterno indirizza un’anima che esce dalle sue mani creatrici. Egli, Creatore, infonde qualità, attitudini, carattere conforme alla via da lui segnata per ognuno; poi nel Battesimo lo Spirito Santo le eleva queste qualità e le conforta con la sua grazia. Nella Cresima già si delinea la preferenza per la vita contemplativa o attiva o mista. Qualche volta prestissimo anche nella prima Comunione, Confessione e nella Cresima l’invito divino si fa sentire a cuori puri, quelli di cui Gesù diceva: Lasciate che i piccoli vengano a me! [cf Mt 19,14]. Ci vuole in noi sacerdoti un cuore simile al Cuore di Gesù per capirli… Ma le piante delicate crescono in clima proprio, riservato; in clima ed atmosfera inadatta, il seme divino cade sulla strada o in terreno pietroso o seminato di spine, e non produce frutto. Piante tropicali muoiono in clima freddo. Il clima del fanciullo è costituito dall’ambiente familiare, dall’ambiente parrocchiale, dall’ambiente sociale, in ordine alle vocazioni.

Ambiente familiare. Curare la famiglia: buoni padri, buone madri. Dice a proposito Pio XI: Il primo e più importante giardino dove devono quasi spontaneamente germinare e
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sbocciare i fiori del santuario, è sempre la famiglia veramente e profondamente cristiana. La maggior parte dei santi vescovi e santi sacerdoti, di cui la Chiesa celebra le lodi, devono l’inizio della loro vocazione e della loro santità agli esempi ed insegnamenti di un padre pieno di fede e ricco di virtù, e di una madre pia e casta, di una famiglia dove regnano l’amore e il timore di Dio.
Vi sono parrocchie in cui i fidanzati sono preparati al matrimonio con un triduo di Esercizi Spirituali, nei quali si suggerisce anche di chiedere al Signore che conceda alla famiglia che sta per formarsi la grazia di avere un figlio, una figlia con il dono della vocazione.

Ambiente parrocchiale. Tra parrocchia e parrocchia vi è tanta diversità per la cura o non cura dei fanciulli e della gioventù maschile e femminile. Necessità in primissimo luogo: catechismi ben organizzati, come si ha in molte parrocchie, con catechisti preparati, con oratori e locali appositi, con Comunioni frequenti e quotidiane, con meditazioni adatte, brevi Esercizi Spirituali, ritiri… promuovere la vita di grazia, la conoscenza della liturgia, la divozione a Maria, eccetera.
Inoltre Associazioni di crociatini, chierichetti, rosarianti, piccolissimi, beniamine, riparatrici, devozione a Gesù fanciullo, eccetera… Poi l’Azione Cattolica per la gioventù più sviluppata.
Da notare: le necessità odierne vogliono una più ampia cultura religiosa, catechistica, teologica ai padri e madri di famiglia: che sentano la Chiesa come società a cui tutti contribuire! Il sacerdozio e lo stato religioso nelle rispettive funzioni: che conoscano l’onore ed il merito di dare del loro sangue a Dio, la sicurezza di chi prega per i defunti della famiglia… genitori che lasciano un figlio, una figlia consecrati a Dio.
Vi sono testi di catechismi e molti libri sopra la vocazione. Le difficoltà sono enormi. Qualche ombra di scoraggiamento tenta di coprire lo Spirito, ma chi prega e ama, allora si spende e sovraspende e qualche cosa ottiene… se non fosse altro il sicuro merito dinanzi a Dio; ed è quello che più conta.
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Terzo: l’ambiente sociale. La scuola, i divertimenti, i posti di lavoro, l’impiego del tempo libero, i compagni, eccetera, formano questo ambiente. Qui il sacerdote ha spesso, molte volte, un’azione limitata. Allora arrivi fino là dove riesce ad entrare, anche sforzandone alquanto la porta… A Bologna un vescovo diceva, parlando al clero: Utili molto a favore delle vocazioni sono i catechismi che si fanno nelle scuole, specialmente nelle medie, a favore delle vocazioni.
Potrà almeno il sacerdote, con un’azione contraria, rimediare al veleno che altrove alla gioventù è stato somministrato. Perché arrendersi, si direbbe, come con un fatalismo, ed assistere alla gioventù che diserta la parrocchia? Opporre bene al male: i mezzi del mondo, ma sani. Le geremiadi sui tempi passati non servono: dobbiamo salvare non gli uomini di ieri, che già sono arrivati a destinazione, ma salvare gli uomini di oggi.
Servirsi abilmente dei laici: membri delle istituzioni secolari, di Azione Cattolica; servirsi della donna, specialmente delle madri; dei maestri per sanare gli ambienti, quando è possibile.
La pastorale, che prima si affacciò timidamente alle porte d’Italia, oggi ha l’ingresso libero, anzi obbligato! Non temiamo di imparare da altre nazioni! E confessiamolo innanzi a Dio: siamo un po’ ritardatari noi. Non pronti a piangere che l’ovile sia svuotato, ma a pregare e operare secondo la fede, che crea un sano ottimismo.

Mezzi per il reclutamento delle vocazioni, sono tanti. Ma il mezzo dei mezzi è formarsi una coscienza vocazionaria, illuminata, profonda, che poi passi alle opere.
E la via regale? La preghiera e la sofferenza: sono i mezzi possibili a tutti, voluti da Dio, utilizzati dai santi. Il cardinal Schuster diceva: Le più belle vocazioni vengono dal cielo.
Il richiamo divino è: La messe è molta, gli operai pochi: pregate il padrone della messe che mandi mietitori [cf Mt 9,37-38; Lc 10,2]. E altrove: Alzate lo sguardo: le messi biondeggiano! [Gv 4,35].
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Vi sono attualmente sulla terra due miliardi ottocentocinquanta milioni di uomini, e la popolazione cresce ogni anno di quarantatré milioni di unità: così si arriva presto a tre miliardi fra pochi anni, se l’andamento sarà normale. Per avere un sacerdote su ogni mille persone, ne occorrerebbero tre milioni, di sacerdoti; e per avere tre suore, ne occorrerebbero nove milioni, per aver tre suore ogni mille uomini. Invece i sacerdoti, fra diocesani e religiosi, sono meno di cinquecentomila, le suore qualche cosa di più di un milione e cinquecentomila. In Italia vi sono centocinquantacinquemila suore, tre volte il numero dei sacerdoti; di esse, però, un ventimila sono claustrali, oranti; le altre per opere caritative, sociali, religiose… eppure non bastano! Esempio: nel 1960 - se posso dire qualche cosa che mi riguarda - ho avuto oltre centocinquanta domande da parte di vescovi e di parroci delle suore, per le opere parrocchiali. Solo sette parrocchie sono state esaudite: manca sempre il personale. Date, et dabitur vobis [Lc 6,38]: se sacerdoti mandano figlie aspiranti, una volta formate si rimanderanno ai parroci. E se noi sacerdoti chiederemo sempre aumento di personale nelle parrocchie - perché aumentano le opere: le necessità dei tempi - e per Case nuove - la parte che riguarda i religiosi -, allora il numero di vocazioni è in aumento? Ora attualmente no, per la parte maschile; per la parte femminile, un aumento leggero si è notato.
Tra i mezzi: organizzare le preghiere, la sofferenza e le opere di carità nelle diocesi e nelle parrocchie a favore delle vocazioni; tra anime pie, ospedali, ricoveri, militanti, eccetera… Ore di adorazione il giovedì o venerdì: questo o mensilmente o settimanalmente; celebrazione di Messe con partecipazione dei fedeli; giornate di preghiere o crociate di preghiere; illustrare e celebrare le Quattro Tempora con qualche particolare funzione; scelta di piccole mortificazioni e sacrifici: le migliori riuscite sono generalmente quelle che sono costate di più a noi.

L’Enciclica Sacra virginitas ci fa considerare alcuni punti che è bene conoscere.
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Primo. È dogma di fede, definito dal Concilio di Trento, che la verginità ed il celibato è superiore al matrimonio.
Secondo. Pio XII condanna l’opinione che il matrimonio sia il solo mezzo di assicurare alla personalità umana il suo sviluppo e perfezione umana. Aggiunge: Noi denunziamo questa dottrina come errore pericoloso.
Terzo. Condanna altro errore: allontanare i giovani, ed ancor più le giovani, dalla consecrazione a Dio con il pretesto che oggi il mondo ha più bisogno di padri e buone madri di famiglia. Aggiungendo: Le anime consecrate a Dio danno un maggior apporto al bene della Chiesa.
Quarto. La castità è virtù difficile, ma è possibile. Perciò aspiranti, confessori, direttori spirituali, prima che venga abbracciata, notino che essa è propria di anime forti, nobili, convenientemente provate, divote di Maria, amanti della preghiera.
[Quinto.] E poi Pio XII ancora condanna l’opinione di coloro, che sotto vari pretesti, vorrebbero la gioventù allo sbaraglio: veder tutto, leggere tutto, assistere a qualsiasi spettacolo, frequentare qualsiasi persona… e così buttano la gioventù nel mare del mondo per vedere se sa nuotare e salvarsi. No – aggiunge –, no! Intanto tenetevi al sicuro: prudenza, vigilanza, preghiera, istruzione a tempo debito, nel luogo debito e da persona che ne ha l’ufficio.
[Sesto.] Ricorda ancora una erronea tendenza: per non privarsi dell’aiuto di una giovane o di un giovane in una parrocchia, si cerca di distoglierli dalla vita più perfetta, con danno spirituale delle anime.
Tuttavia oggi si rimedia in parte, mediante l’entrata in Istituti Secolari. Per cui i membri degli Istituti Secolari, o maschili o femminili, possono dare un ampio aiuto nelle parrocchie: e sono anime consecrate a Dio, hanno i meriti della vita religiosa, hanno l’approvazione della Santa Sede.

Mezzi generali.
Sono stati interrogati i vescovi di ogni parte del mondo: ecco i mezzi che suggeriscono.
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Primo. Centro vocazionario nazionale, Centro vocazionario diocesano, Centro vocazionario parrocchiale; contatti personali con genitori e giovani; ed un vocazionista di Seminario o di Istituto Religioso.
Secondo. Contributi economici per il Seminario, gli Istituti Religiosi, oppure per i singoli aspiranti o seminaristi. Vi sono le giornate annuali di raccolta, l’opera delle borse di studio, disposizioni testamentarie, ma in debita prudenza, prestazioni professionali, eccetera…
L’iscrizione alle due Opere Pontificie per le vocazioni ecclesiastiche e per le vocazioni religiose sono due mezzi.
Mostre vocazionarie e convegni nazionali, regionali, diocesani, come già si usa in varie nazioni.
Esercizi Spirituali e tridui, e giornate vocazionarie per i genitori e per i giovanetti e giovanette.
Periodici e libri sull’argomento delle vocazioni; corsi di orientamento nella vita; rappresentazioni, pellicole, filmine, dischi.
Poi l’anno vocazionario, il mese vocazionario, il triduo vocazionario.
Infine, visite dei parenti e dei giovani al Seminario o all’Istituto.

Un Congresso di sacerdoti si conchiudeva con questo voto: che ogni sacerdote si proponga, appunto come ho già detto prima, di lasciare dietro di sé il seme.
Il parroco lavora per formare dei buoni cristiani, anime che vivono in grazia. Tra i fanciulli potrà notare qualcheduno che mostri migliori doti: sarà… si confida… che potrà essere indirizzato al Seminario o, se maggiormente dimostra altra tendenza, anche ad Istituti Religiosi. L’unione di lavoro tra Istituti Religiosi e clero diocesano per le vocazioni è di grande importanza e favorisce anche l’unione di collaborazione, poi, fra il clero diocesano e il clero religioso.

Oh! Ora ho veduto questa Mostra come è stata organizzata e come è stata preparata. Sua eccellenza il vescovo diceva:
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La nostra diocesi, per grazia di Dio, ha ancora un numero sufficiente di sacerdoti. E vi sono, difatti, altre diocesi che hanno molte parrocchie scoperte.
Tuttavia, i tempi attuali esigono da noi un’attività sempre più adatta, perché dobbiamo preparare l’avvenire: l’avvenire della Chiesa, l’avvenire delle diocesi, l’avvenire degli Istituti. Quindi, quello che abbiamo adesso meditato, ecco, è di massima importanza: tutti siamo compresi della necessità… anzi, non solo dell’importanza. E qui si sono organizzate preghiere in abbondanza per la preparazione di questa Settimana Vocazionaria, ma nella Famiglia Paolina specialmente con le adorazioni notte e giorno, continuate, si è pregato dal primo annuncio che si è avuto, anzi dal primo invito che abbiamo avuto dalla diocesi perché si organizzasse qui una Mostra vocazionaria.

Ora, oremus ad invicem12.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 2grande (Nastro archivio 113b. Cassetta 113bis, lati 1/2. File audio AP 113b). Titolo Cassetta: “Gesù è Maestro in campo vocazionario. Necessità di lavorare per le vocazioni”.
Ad Alessandria la Mostra delle Vocazioni si tenne dal 6 al 13 maggio 1962, ospitata all’interno di una nuova, bella e grande struttura dell’Azione Cattolica. Vennero allestiti ventitré padiglioni: i primi due sul Seminario e sulla parte generale di istruzione sulla vocazione; i restanti sulle Congregazioni Religiose. Cf la Guida alla Mostra delle Vocazioni, Alessandria, Casa dell’Azione Cattolica, 6-13 maggio 1962, 63 pp. Per la cronaca, cf Il Cooperatore Paolino, maggio-giugno 1962, pp. 18-19 (l’articolo rimanda ad un numero successivo della rivista, dove si sarebbe trattato più diffusamente dell’evento, ma non fu pubblicato altro). Anche sulla rivista SE VUOI… vieni e seguimi (2/1962, pp. 24-26) viene riportato un resoconto di questa Mostra e di quella di successiva tenuta a Mondovì (ivi, pp. 120-131). Tra le altre cose, si sottolinea che “d’accordo con i Provveditorati agli Studi, studenti dalle elementari alle classi superiori, hanno visitato la Mostra accompagnati dai loro insegnanti”. Inoltre, si ricordano le varie iniziative collegate all’evento e come, “in entrambe le Mostre, nella giornata dedicata in modo particolare ai sacerdoti, ha tenuto una conferenza il Rev.mo Teol. D. Giacomo Alberione”.
La presente Relazione del PM ricalca in gran parte quella ai sacerdoti di Alba del 15 settembre 1961, pronunciata in occasione della prima Mostra delle Vocazioni. Vedi AP 1961, pp. 289-306. Non riportiamo qui le note già presenti in quella Relazione e neppure segnaliamo le diverse varianti, le omissioni o le aggiunte che differenziano i testi stessi.
2 Interruzione del nastro.

3 Si tratta del domenicano Giuseppe Pietro Gagnor (Frassinere, 18 ottobre 1884 - Roma, 4 novembre 1964), missionario in Turchia, Grecia e Georgia tra il 1913 e il 1929. Divenne vescovo titolare di Alessandria il 30 ottobre 1945, dopo qualche anno trascorso a Caserta come vescovo ausiliare. Grande figura di pastore e padre, per quattro volte compì la visita pastorale della Diocesi; indisse il Sinodo diocesano e il Congresso catechistico, oltre un Congresso eucaristico (1951) e un Congresso mariano (1954), Settimane liturgiche e del Vangelo; e scrisse molte Lettere pastorali. Morì a Roma mentre partecipava ai lavori del Concilio Vaticano II. Un suo brevissimo profilo anche sulla Guida alla Mostra…, op. cit., pp. 5-6.
4 Questa Pia Unione ebbe il riconoscimento pontificio in Unione Primaria con il Breve di Giovanni XXIII Alumni Sacrorum del 19 febbraio 1963 (cf San Paolo, Aprile-Maggio 1963, pp. 1-3; SE VUOI… vieni e seguimi, 3/1963, pp. 4-5), ma il PM vi aveva dato già vita. Cf UPS, IV, 59-60; Vita Pastorale, giugno-luglio 1962, pp. 180-182, in cui è riportato il Decreto di Erezione dell’Associazione da parte del card. Tisserant e il relativo Statuto; Le Associazioni…, op. cit., pp. 86-96. Vedi anche l’articolo a firma C.P. (Carmelo Panebianco) su Vita Pastorale, aprile 1962, pp. 119-121 dal titolo: La preghiera e la sofferenza per tutte le vocazioni. Documenti della S. Sede e dell’Episcopato.

5 Don Luigi Martinengo, nato e deceduto a Quargnento/AL (13 aprile 1922 - 20 marzo 2004), fu per breve tempo vicerettore del Seminario di Alessandria, e quindi rettore dal 1955 al 1966; poi, parroco per lunghi anni; canonico della cattedrale; assistente ecclesiastico dei medici cattolici a partire dal 1960; ufficiale del tribunale ecclesiastico dal 1962. È stato ricordato da don Maurilio Guasco come “uno dei personaggi più significativi e buoni che abbia avuto la diocesi negli ultimi decenni”.
6 Il testo di questo Decreto è sostanzialmente uguale a quello che il card. Eugenio Tisserant (1884-1972) promulgò il 24 gennaio 1962 per le sue Diocesi di Ostia, Porto e S. Rufina (vedi p. 103, nota 4). Nel Decreto del card. Tisserant il nome dell’Associazione è: Pia Associazione “PREGHIERA E SOFFERENZA PER LE VOCAZIONI”; e viene inoltre dichiarato: “Quale primo Direttore della neoeretta Pia Associazione nominiamo il Rev.mo Sac. Giacomo Alberione, Superiore Generale della Pia Società San Paolo”.
7 In questa parte della Relazione è più evidente una certa discontinuità rispetto ad alcuni testi biblici citati nella Relazione di Alba.
8 “Di me sarete testimoni [a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e] fino ai confini della terra”.

9 “Ciò che vi ho detto: di me sarete testimoni”.
10 “Vado ad essere sacrificato per voi”. Cf Breviarium Romanun, Feria V in Coena Domini, In I Nocturno, Lectio II, Responsorium.

11 Nella Relazione di Alba, il PM dà resoconto del fatto che il 17 per mille delle vocazioni provengono dalla diocesi di Alba. E quindi vi collega il pensiero di Pio XI sulle statistiche.

12 Preghiamo a vicenda.