Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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39. LA GRAZIA DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI
Atteggiamenti per vivere gli Esercizi: umiltà e confidenza in Dio
Esercizi Spirituali, Istruzione iniziale, Castel Gandolfo, 2 agosto 19621


Ecco un’altra grande grazia che vi offre il Signore, cioè gli Esercizi Spirituali. Gesù in mezzo di voi, con voi, in voi. «Nolite timere, pusillus grex, quia complacuit Patri vestro dare vobis regnum» [Lc 12,32], non abbiate timore, voi che siete un piccolo gregge, perché piacque al Signore di concedervi molta grazia, stabilire il regno suo, Gesù, nei vostri cuori e nella vostra piccola comunità.
Siamo anche piuttosto allo stretto, e pensiamo che dopo l’Assunta incominceranno i lavori della casa nuova2. Quindi sarà un po’ di sacrificio trovarvi così raccolte - e questo mi fa piacere3 -, ma [fate] il sacrificio di essere in un ambiente ristretto; lo offrite al Signore questo sacrificio, per l’abbondanza delle grazie, una maggior abbondanza di grazie.
«Son venuto a portarvi la vita e una vita più abbondante» [cf Gv 10,10], cioè una grazia più abbondante. Accettare questi
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giorni di Esercizi da Gesù come una grazia, e subito impegnare tutto il nostro essere per santificare questi giorni e ricavare il maggior frutto. I giorni degli Esercizi saranno sei, sì; avete anche bisogno di riposo, ma sei giorni ben occupati, possono produrre frutto anche di dieci giorni, perché sempre c’è questo da dire: che il buon grano che è caduto in terreno buono ha prodotto una parte il trenta per uno, una parte il sessanta per uno, una parte il cento per uno. Vuol dire che noi siamo il terreno, il buon grano che vien seminato è la Parola di Dio, è la grazia di Dio, e questa grazia, questa Parola di Dio può produrre nelle anime una santità, una santità maggiore, una santità ancora più alta, più grande [cf Mc 4,8.20]: dipende dalle preparazioni, dalle disposizioni delle anime.
Esercizi Spirituali vuol dire: alcuni giorni in cui si entra in comunicazione più intima con Gesù. Con Gesù: per sentirlo, cosa egli vuol dirci; per accompagnarlo, cioè essere disposti, docili alle sue ispirazioni; e poi pregare e quindi venire ai propositi. Esercizi Spirituali sono un complesso di esercizi di pietà: Messe, meditazioni, istruzioni, preghiere, rosari, Visita... sono esercizi di pietà. E si chiamano Esercizi, giorni di Esercizi, perché in tutto l’anno le anime buone fanno esercizi di pietà, specialmente al mattino, ma qui sono esercizi di pietà che riempiono la giornata, non solamente un poco della giornata ma tutta la giornata. Perciò hanno il nome, il titolo: Esercizi di pietà, Esercizi Spirituali, che è la stessa cosa.

Oh! Vi sono varie qualità di Esercizi. Vi sono gli Esercizi che hanno un fine particolare: per esempio, voglio conoscere la mia vocazione in questi giorni, vengo a questo scopo; e tutte le preghiere, le riflessioni, gli esami di coscienza e le conferenze, gli incontri spirituali con chi dirigerà… ecco, voglio che siano, tutte queste parti, tutte per conoscere la mia vocazione, esserne sicura e quindi prendere la via che il Signore mi ha indicato.
Secondo, vi possono [essere] Esercizi di chi ha bisogno di mettersi in grazia di Dio: il peccatore che arriva agli Esercizi con il peccato sull’anima, che tiene o ha tenuto una strada
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cattiva, e viene quindi per Esercizi di conversione, non più per la vocazione ma di conversione.
Poi vi sono gli Esercizi di ripresa spirituale, e cioè di fervore. Vi possono arrivare agli Esercizi anime che sono tiepide e vengono agli Esercizi per infervorarsi. Cosa vuol dire infervorarsi? Vuol dire una volontà più decisa. Anime tiepide che non davano una grande importanza a far le cose spirituali… un po’ più un po’ meno bene, anime un po’ abituate alle venialità volontarie, a imperfezioni che sempre ripetono: allora si tratta di Esercizi di infervoramento. Ecco, dice il Signore nel libro dell’Apocalisse, e cioè: Fossi almeno freddo! Ma giacché non sei né freddo né caldo, ma tiepido, io ti rigetto [cf Ap 3,15-16]. Al Signore dispiacciono tanto le anime tiepide che non amano né il mondo né il Signore: così… vanno avanti un po’ ciecamente, con la indifferenza.
Poi vi sono gli Esercizi di perfezionamento. Quando già un’anima si è decisa per il Signore, quando già un’anima anche è passata ad una vita fervorosa, ama proprio il Signore, pratica bene le cose di pietà, odia il veniale… e sacrifici che fa per il Signore, e vuole entrare nell’intimità di Gesù! Esercizi di perfezionamento.
Mi pare che posso dirvi che siete in questa parte, e cioè fervore o perfezionamento, perché già il peccato non lo si è voluto, perché già la vocazione è decisa; ma percorrere allora la via che abbiamo scelto, in cui magari noi ci confermiamo, non solo, ma [che] vogliamo percorrere risolutamente, e vogliamo che il Signore trovi in noi un terreno, un campo che produce non il trenta soltanto, ma il sessanta, il cento per uno. Mirare al cento, questi giorni! Che cosa me ne sto qui a fare? O essere del mondo o essere tutta di Dio! E siccome avete scelto la parte di Dio, ecco: tutta di Dio, non per metà! Non i pensieri ancora che sono quei pensieri un po’ di mondo, non quei sentimenti che sono sentimenti un po’ di vanità, di invidia, di superbia, di accidia, eccetera… ma un campo fertile che può produrre e che vuole produrre il cento per uno! Esercizi, allora, Spirituali, sia di infervoramento - se ce n’è bisogno - e di perfezionamento, se noi già abbiamo
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presa questa via e la vogliamo prendere: perché la via che è di perfezionamento la si può ancora percorrere più velocemente o meno velocemente. Venendo su adesso da Roma, eh, vi erano delle macchine [per] via, specialmente una che correva proprio con una velocità tale anche che si poteva dir pericolosa… eh, correre troppo velocemente. Ma, voglio dire, c’è un camminare lento, un camminare un po’ più svelto e un camminare sveltissimo. Se il Signore ci avesse dato4 un po’ poco tempo di vita, non avremmo voluto percorrere questo cammino che ci ha assegnato il Signore? vorremmo5 averlo percorso con tutte le energie, con tutta la forza, sì, con tutta la perfezione? Esercizi quindi di infervoramento e di perfezionamento.
Adesso viene la morte… può esser presto, può esser tardi. Per me non può esser più tar[di], tanto tardi; per voi può essere anche tardi e può essere anche presto. Oh! Viene la morte: quando taglia il filo della vita, quando chiude il tempo di meritare, di santificarsi. E la morte è la porta che immette nell’eternità… la morte. Come vorremmo trovarci in morte? Questa mattina ho visitato un infermo. Che pena, che pena! Quanto soffriva! Ma ciò che fa più pena è quando si trovano delle anime che non sono preparate a morire. Hanno avuto la vita, hanno avuto dei giorni, degli anni: come li han spesi? Di là vi è un giudizio: spinta la porta, che può indicarsi con la morte, ci troviamo davanti al Signore. Giudizio particolare: o paradiso subito, o salvezza ma ancora attesa in purgatorio, o inferno… una delle tre condizioni al di là, uno dei tre stati al di là: paradiso o purgatorio o inferno. Le anime che sono in purgatorio sono salve, ma hanno ancora da purificarsi attraverso molte pene più o meno lunghe secondo le responsabilità che ancora hanno portato al di là, cioè dopo la vita presente, nell’eternità. Il corpo va al camposanto, l’anima si è presentata al tribunale di Dio e ha avuto la sua sentenza. Quale sentenza vogliamo? Ecco. Vogliamo la sentenza che
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vogliamo! E cioè vuol dire [che] noi avremo la sentenza che adesso vogliamo davvero. Se vogliamo la sentenza subito in paradiso: purificazione di tutto, evitare anche le piccole venialità volontarie, perché delle involontarie ne capitano sempre; evitare tutto quel che dispiace al Signore - in una parola - e compiere quello che piace al Signore, amarlo sempre più; e giacché sei così unita strettamente a Gesù, eh, continua ad essere unita a Gesù al di là, con la differenza che qui avevi l’unione con Gesù ma non ti beatificava, di là è la stessa unione ma beatificante; ma il grado di unione che abbiamo di qua è il grado di unione che abbiam di là…, dal grado di unione che abbiamo qui, avremo il grado di unione e di gloria, di premio al di là.
Il Signore vi ha ispirato tanto, vi ha dato tanta luce nella vostra vita, vi ha fatto sentire la sua voce, vi ha accompagnato fino qui con le sue grazie! Quando l’anima nostra è uscita dalle mani di Dio, e ha creato l’anima nostra proprio per lui, per essere a lui consecrata, e ha infuso nell’anima nostra tendenze e disposizioni, qualità per una futura vocazione… e poi il Battesimo che è la seconda nascita, e quindi la grazia di Dio con le virtù della fede, speranza e carità… e poi, venendo avanti, siamo stati educati bene, in famiglia buona che ci ha preparato il Signore, e poi in ambiente parrocchiale buono, in ambiente sociale buono… e quante ispirazioni dentro e quanti catechismi e quante istruzioni, eccetera… quale quantità di grazia il Signore [ci ha riservato]!
E poi, la vocazione. Questo Gesù si è scelto una sposa, è ognuna di voi, è ognuna di voi. Ora, vuole la sposa bella. «Iesu, corona Virginum», Gesù corona dei vergini, ecco qui l’amore, sulla terra, là la corona dei vergini. «Quem mater illa concipit, quae Virgo sola parturit»6. La Vergine Maria… le vergini: le suore. Maria è la prima religiosa ed è la madre delle religiose, la madre delle anime consecrate al Signore. Volete essere più perfette? Piacere di più a Gesù? Che quando s’incontra
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con voi non vi trovi delle macchie, quando s’incontra con voi trovi un cuore caldo, trovi un cuore fervoroso, un cuore amante? Sì. Voi avete messo un muro tra il mondo e voi, perché di qua entro al muro c’è Gesù; e vi siete donate o volete donare a Gesù: ecco la vostra parte, la vostra gioia, la vostra ricchezza, tutto.
Quindi sono Esercizi di perfezionamento. Adesso veniamo. Come si faranno questi Esercizi? Come si devono fare per perfezionarsi, perché questo corso segni nella vita un passo importante nella santità? Prima di tutto ci vuole l’umiltà e poi, seconda cosa, ci vuole la fiducia in Dio: due [atteggiamenti].
Ci vuole l’umiltà. Che cosa siamo noi? Impastati di fango. E sappiamo bene che tante passioni ci sono nell’animo: un po’ la superbia, un po’ l’avarizia, un po’ la golosità, un po’ la curiosità, un po’ l’invidia, un po’ l’accidia, eccetera. Oh, quanto siamo ancora imperfetti! Quanto c’è ancora in noi di amor proprio! Cioè l’io, l’amor proprio che si oppone a Dio, non lo lascia entrare, non lascia che Dio regni nel cuore! E ci sarà ben tanto da togliere da questo nostro cuore? Gesù vuole occuparlo tutto, anche gli angoli del cuore. «Si quis diligit me… ad eum veniemus, [et] mansionem apud eum faciemus»7 [cf Gv 14,23], se tu mi ami, vi entriamo nel cuore, dice Gesù, cioè entra Gesù con il Padre e lo Spirito Santo: tutto vuole occuparlo! Molte persone vogliono Dio, ma pure lasciano ancor troppe volte trionfar l’io. Sì, lo vorrebbero, ma non sanno fare certi sacrifici, certi distacchi, certe rinunce. Ci vuole l’umiltà di riconoscere8 quel che siamo: siccome siamo impastati di terra, di terra che inclina giù, al male, ecco. Se Adamo ed Eva avevano la grazia e tanta grazia, eppure han peccato, che cosa succederà a noi se non c’è il Signore che ci difende, che ci salvi dal peccato!, dai sette vizi capitali specialmente. L’umiltà: fare come il pubblicano che entrò in chiesa, si mise al fondo del tempio, non osava andare vicino all’altare. Pensava: Io sono macchiato, io sono un peccatore,
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come faccio a stare vicino a Dio? Quale sarebbe il mio ardire ad accostarmi a lui?, anche soltanto con il corpo. Quindi, in ginocchio per terra, piega la testa, si picchia il petto: Signore, abbi pietà di me che sono peccatore. E ritornò a casa giusto, cioè santo [cf Lc 18,9-14]. Ritornerete alle vostre cose, eh, sante, se c’è questo pentimento! Avessimo anche solo commesso un peccato veniale nella vita. San Luigi commise due imperfezioni che si narrano di lui nella fanciullezza, ma li pianse e fece tanta penitenza a sangue per tutta la vita9. Uno direbbe: Eh, ma ha confessato… son solamente due venialità!. Ah, chi capisce che cos’è un peccato deliberato, non dice: Che cos’è offendere Dio, il Padre celeste, Gesù, e perder dei meriti!. È poca cosa questa? Atto di umiltà, quindi.
Poi siamo tanto deboli ancora per l’atto di umiltà: propositi al mattino, alla sera son già dimenticati; propositi alla settimana confessandoci, e poi si dimenticano; propositi nel ritiro mensile, e poi passa qualche giorno e poi non ci si ricorda neppure più; si fanno gli Esercizi e si è poi poco perseveranti. Siamo deboli, deboli!
E ciò che ci deve umiliare di più è di essere superbi, di confidare in noi: umiliarci della nostra superbia, bisogna. Questa è una maniera di combattere l’orgoglio, la superbia: umiliarci della superbia stessa. La medicina viene proprio là dove c’è la deficienza, il male, viene proprio di là; quindi venire davanti a Dio e pregare, pregare, pregare.
Ed ecco la seconda cosa. Perché se pensiamo a noi, qualche volta ci sarebbe da disperarsi: Ma come faccio io a farmi santo?. Ma… da me nulla posso, ma con Dio posso tutto: c’è la grazia! «Non ego autem, sed gratia Dei mecum» [1Cor 15,10], non che possa farmi santo da me, ma la grazia di Dio con me, la buona volontà e la grazia! Allora in secondo luogo ci vuole
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la preghiera. Umiltà da parte nostra e preghiera, confidenza in Dio. Sì, da me nulla posso, ma con Dio posso tutto. Avete voglia proprio di farvi sante, stavolta? Ecco i giorni di salute, i giorni di santificazione sono questi, sono questi, se vogliamo [cf 2Cor 6,2].
Oh, per questo, molto silenzio: che Gesù possa parlare. Perché se una persona parla con un’altra, Gesù che è ben educato non va a disturbare e interrompere… Non andrebbe bene, mentre si vede una persona che parla con un’altra, andarci di mezzo e chiamarla e volere anche noi intrometterci in quella conversazione. Gesù è ben educato: Non ti parlo, non ti chiamo. Silenzio, allora… allora parla Gesù […]
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1 Nastro originale 135/62 (Nastro archivio 122b. Cassetta 122, lato 2. File audio AP 122b). Titolo Cassetta: “Gli Esercizi Spirituali”.
Gli Esercizi vennero tenuti dal 2 agosto pomeriggio all’8 agosto mattina. Furono predicati in gran parte da don Alberto Barbieri (1919-2004), ssp e da Don Alberione che dettò sempre l’ultima meditazione del giorno. Complessivamente, meditazioni e istruzioni furono 25, delle quali 8 del PM; non abbiamo rintracciato però le registrazioni di una sua istruzione del 6 agosto e di una meditazione del 7 agosto.
2 Fu dato inizio a questi lavori il 18 ottobre 1962.
3 Naturalmente il PM intende dire di essere contento che le Apostoline siano raccolte insieme, visto che le sorelle di Torino tornavano a Castel Gandolfo per gli Esercizi Spirituali.

4 Il PM dice: ci desse.
5 Parole incerte.

6 «Gesù, corona delle Vergini, che tale madre concepisce, che una Vergine unica mette al mondo». Cf Breviarium Romanum, Commune Virginum, Hymnus; Liturgia delle Ore, Comune delle vergini, Vespri, Inno.

7 «Se uno mi ama… noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui».
8 Il PM dice: l’umiltà che riconosciamo.

9 Il primo biografo di san Luigi Gonzaga (1568-1591) ricorda due fatti della sua fanciullezza per i quali venne rimproverato: usò della polvere da sparo rischiando di farsi male e ripeté parole sconce, senza conoscerne il significato, ascoltate dai soldati. Pur essendo inconsapevole di queste “imperfezioni”, «per tutta la vita se ne dolse, come se avesse commesso un gravissimo peccato» (CEPARI VIRGILIO, Vita di S. Luigi Gonzaga della Compagnia di Gesù, Alba 1928, parte I, capitolo I: Della sua discendenza, nascimento, e educazione fino all’età di sette anni).