Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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32. IL DINAMISMO INTERIORE
PER PROGREDIRE NELLA VITA SPIRITUALE
Festa di San Giovanni Battista, continuazione Ritiro Mensile, 4a Meditazione, Torino (SAIE), 24 giugno 19621


La santificazione richiede la vita interiore. Che cosa s’intende per vita interiore? La vita interiore può essere una vita secondo la natura, secondo l’umanità nostra, e può esser secondo lo spirito.
Quando uno interiormente sta pensando a cose che sono suggerite dalle passioni: pensieri di orgoglio, di superbia che nutre, sentimenti di invidia, di ribellione interna, magari pensieri contro l’obbedienza, contro la carità, desideri di vendetta, e studiare la vita più comoda, eccetera… questo è tutto interiore, ma è interiore non buono, non spirituale, non soprannaturale.
Quand’è che c’è la vita interiore spirituale? Quando lasciamo il nostro io e ci preoccupiamo di Dio. Ecco tutto! Quando lasciamo i nostri pensieri di vanità, i nostri pensieri di mondanità, quando lasciamo i nostri pensieri di orgoglio, i pensieri contro la speranza, la carità, l’umiltà, ecco. Quando noi conserviamo quei pensieri lì, sono dell’io. Quando invece cerchiamo Dio, e cioè pensiamo alle cose che piacciono al Signore: e come far la meditazione, pensieri della meditazione; e come compiere le altre varie pratiche di pietà; quando studiamo il modo di fare qualche cosa di bene e cioè il dovere della giornata; come si diceva prima: quando noi vogliamo
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fare quello che è la volontà di Dio, perché lì sta la santità, [nel] fare tutto secondo la volontà di Dio e per Dio… Allora, si cerca il bene, si cerca il Signore, si cerca il paradiso, si cerca di aumentare i meriti: quella è vita interiore, spirituale, vita interiore spirituale.
Vi sono persone che sanno conservare il pensiero della meditazione un po’ tutta la giornata: di tanto in tanto ci ritornano sopra; persone che di tanto in tanto offrono il loro lavoro al Signore e nel cuore hanno un sentimento di amore verso Dio; persone che studiano il modo di compiere la loro azione, qualunque essa sia, di compierla decorosamente, compierla bene, sì! E così regolarsi un po’ nell’esterno e un po’ nell’interno in modo che piaccia al Signore. Quello vuol dire vita interiore spirituale, vita interiore spirituale: è quella che porta alla santità, alla santità! Desidèri sempre di più… Vi sono persone che il loro proposito lo fanno agli Esercizi e lo portano fino alla fine dell’anno e ci ritornano sempre a confermarlo, eccetera… Vi sono persone che si studiano di andar d’accordo con tutte, e cercano di comportarsi in maniera da non essere sgradite e, se è possibile, anche di fare un po’ di bene agli altri. Quindi allora c’è la vita interiore, la vita che porta a compiere bene tutte le azioni… quindi, la santità.
Oh! La santità, abbiamo detto, è il far bene le cose comuni e vivere in grazia di Dio, non è vero? Se si fan bene le cose che abbiam da fare, cioè la volontà di Dio, si vive in grazia di Dio.
Bisogna però notare che lo stato di grazia, cioè di santità, è diverso dal bambino all’adulto. Il bambino, se muore dopo il Battesimo prima dell’uso di ragione, va in paradiso. La sua santità è statica, cioè ferma. Ha ricevuto la grazia, è stata infusa in lui la fede, la speranza e la carità, sono pure infuse le virtù cardinali: se muore prima dell’uso di ragione va in paradiso [da] santo, ma è una santità statica, senza progressi.
Poi vi è la santità, invece, che è dinamica. Dinamica: persone che lavorano seriamente nell’interno, per aumentare la loro fede, per avere una speranza più ferma, per nutrire pensieri di amore a Dio, al prossimo; persone che combattono il
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loro orgoglio; persone le quali vanno studiando delle occasioni per aumentare i meriti e sanno trovare queste occasioni. Allora, quella fanciulla aveva tanti difetti, ma poco a poco va avanti… va avanti… si arriva a un’età avanzata: è una persona tutta di Dio ed è stimata da tutti. Ma il lavoro che ha fatto interiormente? Lì è la santità dinamica! Come ha acquistato l’umiltà, mentre che era tanto tentata di superbia? Come ha acquistato l’obbedienza, mentre si ribellava così facilmente nell’interno? Invece ora è tutta adattata al volere di Dio, come vuole il Signore. C’è dinamismo… cioè lotta! Persone che sono né calde né fredde, non fan peccati gravi, non fanno dei meriti, dei meriti particolari, non lavorano… spiritualmente sono come ferme. Ma quelle che progrediscono sono le persone dinamiche: dinamismo… interno!

Questo lavoro dinamico, questo dinamismo, è duplice: può essere negativo e può essere positivo.
Il negativo. Il mio difetto principale - supponiamo - è la superbia: e si combatte la superbia… dinamismo negativo, reprimere i sentimenti di orgoglio. Può un’altra persona trovare molta difficoltà nell’obbedienza: e si sforza a vincersi nelle varie occasioni, accettare quel che vien disposto, eccetera… e allora è un dinamismo negativo, cioè che reprime, che toglie il male in sostanza, uno dei sette vizi capitali toglie. E anche se [uno] ha un brutto carattere, cerca di moderare il suo carattere, correggerlo. Questo è lavoro negativo.
Poi c’è quello positivo. Esempio: un’anima che vuole vivere l’unione con Gesù, l’unione di mente: quindi pensieri elevati, pensieri che son conformati al Vangelo; l’unione di cuore, e cioè ama veramente il Signore e desidera il bene a tutti, sì, come Gesù, il quale: «Venite ad me omnes qui laboratis, et onerati estis, et ego reficiam vos»2 [Mt 11,28], egli ci ha amato intieramente e ci vuole vicini a lui, santi. Sì! Poi, questa unione anche di attività. Come imiterai Gesù? Conformarti al modo di viver di Gesù! Nel presepio, a Nazaret, nella vita
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pubblica, nella vita dolorosa, eccetera: imitazione. Allora è un lavoro positivo, positivo! Quando uno vuol proprio raggiungere l’abituale raccoglimento: e si prepara prima di pregare! E poi, se ritornan le distrazioni, si rimette a posto e si industria e chiede questa grazia dell’abituale raccoglimento. È un lavoro positivo, un dinamismo positivo: l’unione di preghiera e il raccoglimento nella preghiera. San Luigi voleva fare un’ora di orazione: cominciava con il raccogliersi; poi entravano le distrazioni [e] allora, la preghiera fatta fino a lì lui non la contava più; e ricominciava: Faccio un’ora. E così, alle volte, arrivava a far tre ore, perché vi erano ancora, di tanto in tanto, distrazioni3. Oh! Questo, arrivare lì non vi conviene! Ma tuttavia l’impegno a volere conservare il raccoglimento nella preghiera e il raccoglimento della giornata, questo è un lavoro positivo. Anime che vogliono acquistar proprio l’amore di Dio! Anime che per Gesù farebbero qualunque cosa! Anime a cui si dice: Guarda, fa’ un merito!… Scattano, pronte! Lavoro positivo è quello, è un dinamismo positivo, è la vera vita interiore attivata!
Oh! Che cosa dobbiamo noi conchiudere dalla nostra parte? Il pensiero del paradiso, ecco. Pensare che momento per momento noi possiamo aumentare i nostri meriti. Allora, anche quando una cosa costa molto sacrificio, la si fa ugualmente, la si desidera, e si vanno anche a cercar le occasioni, a cercar le occasioni: proprio, alle volte, una si trattiene più a lungo con una persona che è ripugnante per lei, di un altro carattere. E non sapevano mai quale gusto avesse quella persona: il fatto è che quando prendevano a tavola i cibi, ecco, si sapeva quale gusti avevano le sorelle e allora [quella persona] lasciava la parte che era più gradita alle sorelle, per prendersi quella meno gradita a lei.
Vi sono persone le quali nella giornata moltiplicano i meriti, sembra che anche la loro vita sia normale, tranquilla, non ci sia cosa particolare; ma nel loro interno, nel lavoro e nello studiar le occasioni per aumentare i meriti, oh come sono
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industriose! Vite che alle volte hanno una certa esteriorità di fervore, ma interiormente non c’è; e all’incontrario, persone che non dan nell’occhio, e dicevano [di loro]: Ma noi non ci siam mai pensati che quella persona lì fosse santa!. Quando il Papa ha dichiarato santa la suora ultimamente canonizzata, chi non voleva erano le sorelle, le altre suore, la superiora: Quella lì non è santa! …talmente [era] naturale nel suo operare! Ci si è messo il vescovo che l’aveva conosciuta bene e che aveva l’occhio spirituale, diciamo, da scoprire dove c’è vera virtù e dove non c’è… e lui l’ha voluto! E si sono succeduti i miracoli, il che vuol dire che c’è l’approvazione di Dio: ecco la canonizzazione, ecco la canonizzazione4. I veri santi sono stimati tali dopo morte, in generale, perché fanno le cose con tale normalità, tranquillità e modo comune di operare che la virtù non appare, la virtù non appare… Intanto nell’intimo tutto è fatto secondo il volere di Dio e secondo la retta intenzione: per Dio, per il paradiso.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 130/62 (Nastro archivio 119c. Cassetta 119bis, lato 1. File audio AP 119c). Titolo Cassetta: “Santità statica e santità dinamica. Il lavoro interiore”.

2 «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro».

3 Vedi AP 1960, p. 227, nota 10.

4 Si riferisce a santa Maria Bertilla Boscardin. Cf AP 1961, pp. 253-254.