Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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61. L’APOSTOLATO È IL RISULTATO DELL’AMORE A GESÙ
Sapienza e pedagogia vocazionale
Domenica I di Avvento, Meditazione, Castel Gandolfo, 2 dicembre 19621


Incomincia oggi l’Avvento, cioè la venuta e la preparazione alla venuta di Gesù… presepio: l’aspettazione del Messia che a Natale contempleremo nella culla. Questo è l’avvento storico, l’avvento che già è stato realizzato e che noi adesso ricordiamo, 1962 anni fa, 1962 anni fa.
Ma poi ci sarà un secondo avvento. Quel Gesù che è andato in cielo dopo la sua risurrezione, nell’ascensione, ritornerà: il secondo avvento. Ritornerà alla fine del mondo ad invitare quei che saranno stati fedeli al cielo, nel regno beato del paradiso.
Perciò il Vangelo di oggi ricorda quell’avvento, l’avvento finale, quando Gesù giudicherà i buoni e i cattivi e darà a ciascheduno ciò che ciascheduno avrà meritato.

«Disse Gesù ai suoi discepoli: Vi saranno dei segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra costernazioni delle genti, spaventate dal rimbombo del mare e dei flutti; gli uomini tramortiranno dalla paura nell’aspettazione delle cose imminenti a tutta la terra; perché le potenze dei cieli saranno sconvolte. E allora vedranno il Figlio dell’uomo venire con grande potenza e gloria sopra le nubi. Or quando cominceranno ad avvenire queste cose, alzate il vostro capo e guardate in alto, perché la redenzione vostra è vicina. E disse loro una similitudine: Osservate il fico e tutte le altre piante. Quando le vedete germogliare, voi sapete
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che l’estate è vicina. Così pure quando vedrete accadere tali cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità vi dico che non passerà questa generazione avanti che tutto ciò s’adempia. Cielo e terra passeranno, ma le mie parole non passeranno»2.

Quello che si dice: «Non passerà questa generazione avanti che tutto ciò si adempia», si riferisce a quello che era in antecedenza, e cioè quando Gesù parlava della distruzione di Gerusalemme: la desolazione e la distruzione di Gerusalemme erano rappresentate con una figura del giudizio universale [cf Lc 21,20-24]. Allora, tutto si è avverato: la distruzione di Gerusalemme, la desolazione, la distruzione del tempio stesso. Quello è in figura di ciò che avverrà alla fine del mondo, quando Gesù verrà a prendere gli eletti e condurli nella felicità eterna con sé.
Oh! Da oggi, dunque, cominciamo la preparazione al Natale, cioè celebriamo il fatto storico. Preparazione al Natale: il fatto storico del Natale. Ci presenteremo con umiltà e gioia presso il Bambino, lo accoglieremo e a lui andremo con tanta fede e con tanto amore: tanta fede e tanto amore.
Oh, per questo, cosa occorre? L’umiltà e l’amore.
L’umiltà: abbiamo bisogno di lui, perché ci troviamo sempre in tanti bisogni spirituali, sempre in tanti bisogni spirituali… e sempre abbiam bisogno della misericordia di Gesù e del perdono dei nostri peccati.
Il cuore orientato del tutto verso Gesù; il cuore che cerca Gesù; l’anima nostra che cerca Gesù. Per questo, sempre meglio comprendere e vivere il primo comandamento, che è il principale: Amerai il Signore Dio tuo con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutte le forze, con tutta l’anima; e di conseguenza poi: Amerai il prossimo tuo come te stesso [Lc 10,27]. Amare il prossimo, sì! Quando si ama Dio, si vorrebbero impedire tutte le offese che si fanno a Dio: e allora lo zelo, lo spirito di riparazione, il lavoro perché le anime siano buone e non offendano più il Signore. Se amiamo davvero Gesù,
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vogliamo che egli regni nel mondo, regni nelle anime, santifichi le anime. Sì! Quando una persona è amata, si vorrebbero riparare tutti i dispiaceri che riceve, si vorrebbe contornarla con tante cose buone, gradite. Così se amiamo veramente Gesù, ecco, l’apostolato è il risultato dell’amore a Gesù.
Anime che amano a metà Gesù, sentono poco l’apostolato; anime che sentono tanto amore a Gesù, sentono anche tanto l’apostolato: in proporzione! Perché un apostolato che non procede dall’amore a Gesù, è piuttosto una cosa esteriore, che potrà fare qualche bene, ma non procede dall’amore a Gesù. Quindi, poco merito per noi e anche meno efficacia nello zelo, nell’apostolato per gli altri. Crescere nell’amore a Gesù sempre di più! Sì… e allora si diviene inventivi, industriosi, per riparare a Gesù le offese, per allontanare le offese che dispiacciono a lui, e per trovare sempre nuovi mezzi per farlo amare, per portargli le anime a lui, sì, specialmente quelle anime che son chiamate, chiamate al servizio particolare di Dio e quindi alla consecrazione a Dio.
Avete lavorato bene in questi giorni, con generosità. La settimana che sta per cominciare è ancora più impegnativa, perché si tratta di raccogliere i frutti3. Oh! Allora, se vi è in noi - ve lo dico - un grande amore al Signore, ecco, le parole, i fatti, le azioni, tutto sarà orientato in questo senso e tutto si farà con quell’entusiasmo che non è un entusiasmo esteriore, ma è una gioia del cuore, è uno zelo dell’anima nostra, sì.
Certo le fatiche, le umiliazioni, le difficoltà ci sono, ma è appunto lì: quando c’è il vero amore, tutto si supera! Eh, quando uno vuole riuscire in una cosa, trova mille vie per realizzarla e vi pensa notte e giorno! Così quando noi amiamo Gesù: quando sappiamo che Gesù chiama tante anime e non rispondono… e non rispondono… che cosa pensate? Che cosa sente Gesù? Grazie che son perdute… grazie che le anime addirittura disprezzano alle volte; grazie che sono impedite e grazie non corrisposte, e anche grazie tradite: quello che
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si dice nella vostra Preghiera4, sì. Allora, ecco, nelle Visite intendiamo di riparare le vocazioni non corrisposte, impedite e tradite, nell’adorazione.
E poi la supplica: che tutti si facciano la coscienza vocazionaria. Quella Preghiera, in questi giorni, deve essere vissuta, sentita, ripetuta. Eh, sì! Che Gesù dia più luce alle anime, che il Signore attragga con più forza queste anime, perché «nemo [potest] venire ad me, nisi Pater meus traxerit eum» [cf Gv 6,44], nessuno viene a me, se il Padre celeste non lo attira.
Allora, in coraggio e fede, preparazione al Natale: che cresca in noi l’amore. Allora c’è il doppio frutto: santificazione e apostolato. Impegno di santificarci: con la buona volontà; e nello stesso tempo: vocazione… nello stesso tempo: zelo con l’apostolato. E quando c’è lo zelo, le parole sono forti, cocenti, entrano nelle anime, colpiscono!
D’altra parte il Signore dà la sapienza a voi di scoprire chi è chiamato e chi non è chiamato; e quali parole dobbiamo usare e quali sentimenti, e più di tutto come operare, come operare… sempre lì c’è una pedagogia vocazionaria: occorre saperlo, occorre poi viverla, praticarla. Una pedagogia vocazionaria ci vuole! E come il sacerdote deve studiare eloquenza - c’è l’anno di pastorale -, così voi la pedagogia vocazionaria; e tra di voi consultarvi, scioglier le difficoltà, vedere i mezzi… diventare inventivi. «Amor meus pondus meum»5, il mio amore è il mio peso, sì: il mio peso, cioè, è tutto l’impegno, è quel che porta la fatica, quel che porta al lavoro incessante, sì. E quando non abbiamo potuto far di più, pregare e riparare, riparare e pregare insieme.
Oh! Avanti… perché il Signore visibilmente aumenta le grazie nella vostra piccola famiglia, sta aumentando le grazie, sì! E sarà sempre più abbondante la grazia e la letizia, e nello stesso tempo il progresso spirituale.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 144/62 (Nastro archivio 132a. Cassetta 132, lato 1. File audio AP 132a). Titolo Cassetta: “Preparazione al Natale: fede e amore”.

2 Vangelo: Lc 21,25-33.

3 La settimana che inizia vede i giorni conclusivi dell’esposizione della Mostra della Chiesa. Vedi pp. 9-12; 387-389.

4 Si tratta dell’Offertorio Vocazionale. Vedi AP 1961, p. 76, nota 11.
5 AGOSTINO DI IPPONA, Confessioni, XIII, 9. Il testo recita: «Pondus meum amor meus», «il mio peso è il mio amore».