Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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59. DALLA COMUNE VOCAZIONE BATTESIMALE
ALLE VOCAZIONI SPECIFICHE
Gli Istituti della Famiglia Paolina
Domenica XXI dopo Pentecoste, Ritiro alle ragazze,
Torino (SAIE), 4 novembre 1962
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Tutti abbiamo una vocazione comune. Vocazione vuol dir chiamata, e la chiamata è comune a tutti, cioè la salvezza, il paradiso: tutti chiamati per il cielo. Non sono molti anni [di vita], che poi lasceremo la terra. Vi auguro a voi una vita lunga e lieta, buona… ma tutti facciamo il nostro passaggio su questa terra e poi andiamo di là… paradiso, purgatorio, inferno: una delle tre. Però il purgatorio è temporaneo; e realmente le condizioni, gli stati dell’aldilà sono poi due: salvezza o perdizione. Quindi la chiamata al paradiso è comune a tutti. E quando ci hanno battezzati, il sacerdote che è venuto incontro al bambino ha fatto la domanda: Che cosa chiedi alla Chiesa?, cioè perché vieni qui in chiesa? I padrini rispondono per il bambino: Chiedo la fede. E [a] che cosa ti serve la fede, a che cosa ti giova?. E il padrino risponde: «Vitam aeternam»2, il paradiso, ecco. Quindi questa chiamata o vocazione è per tutti.
Secondo: non tutti però per la medesima strada. E quindi il Signore indirizza anime per una via, altre anime per un’altra. Quando il Signore crea un’anima, quando il bambino riceve il Battesimo, quando l’anima del bambino è creata, riceve dal Signore la grazia nel Battesimo, riceve delle tendenze,
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delle facoltà, dei desideri, delle attitudini, delle disposizioni secondo la via che3 il bambino, fatto grande, dovrà seguire e per la quale arrivare al cielo. E allora le due vie: vi è chi riceve le grazie, le tendenze e le attitudini per la via religiosa, ma in generale di più la via più ordinaria, quella della famiglia. Il Signore che vuole che una persona passi su una strada, la fornisce di tutte le grazie e di tutte le qualità, le tendenze che sono adatte per quella strada. Quindi è il Signore, quale nostro creatore, il nostro padrone, che indica la via. Via comune: la via della famiglia; la via di privilegio: la via della consecrazione a Dio.
Oh! Queste tendenze si fanno sentire, quando sono buone - perché alle volte possono essere passioni, non tendenze buone -, queste tendenze quando sono buone si sentono particolarmente dopo la Comunione, quando l’anima è in grazia di Dio, quando si fa un ritiro mensile, quando si fa un triduo di Esercizi, tre giorni, ad esempio, o di più. Le tendenze si fanno sentire in quei momenti di maggior riflessione e di maggior preghiera, e in cui anche è facile sentire consiglio adatto.
Oh, per la via dunque della famiglia: su questa via voi avete già sentito tante prediche come membri dell’Azione Cattolica, tanti consigli ed avvisi da parte dei genitori, e tanti consigli ed avvisi dai confessori, dai parroci. Quindi per questa strada già ognuna di voi è già abbastanza istruita.
Secondo: quando poi invece si tratta dell’altra via, cioè della consecrazione a Dio, allora occorre di nuovo pensare che nella consecrazione a Dio, nell’abbracciare la vita religiosa ci sono tre strade ancora: la strada comincia uguale, ma poi ha ancora tre suddivisioni.
E cioè: nella vita religiosa ci sono le suore di vita contemplativa, vita claustrale, le cui occupazioni sono la preghiera, la penitenza e il lavoro nell’interno dell’Istituto. Il loro lavoro, in primo luogo, è la santificazione, poi lavori anche comuni, e poi preghiera e penitenza. In Italia di queste suore pressappoco il numero è di venti, ventunomila.
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Oh!, dopo vi sono le suore che hanno la preghiera e l’apostolato insieme. Questa è la seconda stradetta, diciamo, la suddivisione della vita religiosa. Vita di preghiera: tutte; la preghiera che consiste nelle orazioni mattino e sera, la meditazione quotidiana, la Messa quotidiana, la possibilità di fare la Comunione ogni giorno; poi le altre preghiere, preghiere che sono alle volte preghiere determinate in un Istituto, le quali possono esser molto varie, e poi può esserci la Visita al Santissimo Sacramento o l’Ufficio della Madonna. Vita di pietà, quindi, ma nello stesso tempo vita di apostolato: ci si chiama vita apostolica, quindi. E possono essere le missioni; possono essere Istituti che si dedicano agli insegnamenti, alle scuole, insegnare nelle scuole; suore le quali si dedicano alle opere di carità negli ospedali, [per] gli orfani, i vecchi, i malati; suore che si dedicano alle opere sociali, e che oggi sono molti Istituti di vita sociale; e poi tanti altri apostolati. Quindi queste suore uniscono la vita di preghiera alla vita apostolica di azione perciò. Oh, però le une e le altre, sia quelle che hanno vita claustrale come quelle che hanno invece vita insieme di preghiera e di azione, hanno vita comune: vivono insieme ed hanno abito comune, religioso.
Ma poi vi è il terzo stato di anime consecrate a Dio: sono quelle che appartengono agli Istituti Secolari. E perciò, parlando solo di quel che riguarda la donna, signorine, le quali vivono nel mondo, quindi stanno anche nelle loro famiglie, stanno in pensionati, stanno a casa propria: non hanno la vita comune. Secondo: non hanno l’abito comune. Ma la vita religiosa è uguale in sé, perché in tutti e tre i gradi - claustrale, e l’altra che è mista, cioè insieme preghiera con azione, e questa in cui non c’è l’abito comune e non c’è la vita strettamente comune -, sempre sono vere religiose. Hanno i tre voti: povertà, castità e obbedienza… soltanto che questi tre voti li osservano nella maniera che è adatta: vita claustrale, contemplativa, in una maniera; vita invece religiosa, quando c’è vita comune e c’è l’abito, in altra forma ma sostanzialmente è uguale; e poi vita degli Istituti Secolari i quali osservano ugualmente i tre voti, povertà e castità e obbedienza, nella
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vita libera, cioè possono essere in famiglia, possono essere da sole, possono essere in pensione4 magari… è vita che ha maggiori relazioni con il mondo. E perché? Perché possono entrare nel mondo e operare in tutti gli ambienti. Una può essere una maestra: e quindi ha i ragazzi con cui lavorare, i ragazzi che deve educare. Può essere in una fabbrica a capo: e può essere che tenga l’ordine là e abbia un’influenza buona con il suo esempio e anche con la sua parola. Può essere negli uffici, può essere nell’Azione Cattolica, può dedicarsi a organizzazioni cattoliche, particolarmente l’Azione Cattolica, e può attendere ad altre mansioni […].

Oh! Ecco, allora, se facessimo la domanda: e nella vita paolina? Nella vita paolina [ci] sono sempre parte maschile e parte femminile: tutti però consecrati a Dio nei santi voti. Ma mentre che la preghiera è in comune, è in comune… è uguale cioè: Messa, meditazione, Comunione, orazioni mattina e sera, e c’è l’ora di adorazione per tutti, ogni giorno l’ora di adorazione per rinnovare lo spirito. Ma quanto poi alla vita, le Figlie di San Paolo si occupano particolarmente di quel che riguarda la diffusione della buona stampa e delle buone pellicole, dei buoni dischi, eccetera, di quello che viene sotto il nome di mezzi audiovisivi, mezzi audiovisivi. Questa è la Pia Società San Paolo, e queste a lato le Figlie di San Paolo, ciascheduno secondo la propria condizione, perché altro è l’uomo che può essere sacerdote e può essere invece non sacerdote, cioè religioso laico, e [altro] le suore di San Paolo, le quali si occupano dei medesimi apostolati ma secondo la loro condizione e attitudine.
Quanto quindi alla parte che riguarda la vita religiosa, per quello che si riferisce alla donna, sono quattro gli Istituti a cui si aggiunge un quinto, però, in quanto è Istituto Secolare. Vi sono le Figlie di San Paolo - già detto -, poi vi sono le Pie Discepole, poi vi sono le Suore Pastorelle, e poi vi sono le Suore Apostoline; si aggiung[ono] - poi ho detto - quelle
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persone consecrate a Dio, quindi vere suore, ma vivendo come Istituti Secolari: perciò non hanno né abito né la vita strettamente comune. Non hanno questo perché possano fare del bene stando in mezzo al mondo stesso, e portando quindi il buono spirito nell’ambiente in cui vivono.
Quanto alle Figlie di San Paolo, le conoscete di più perché avete avuto occasione di contatti o di essere da esse visitate.
Quanto alle Pie Discepole, hanno vita che è intramezzo tra la vita claustrale e la vita attiva. Quindi, mentre che prestano servizio domestico nelle case religiose, hanno la parte liturgica e hanno la parte di vita contemplativa più abbondante, cioè le due ore di adorazione ogni giorno, adorazione notte e giorno.
Quanto poi alle Suore Pastorelle, arrivano nelle parrocchie e fanno nelle parrocchie quello che il parroco chiede a loro e chiede secondo le loro possibilità, attitudini e condizione. Possono dedicarsi all’Azione Cattolica, ai catechismi, all’asilo; possono visitare gli infermi, insegnare il canto, avere cura della chiesa, eccetera… quello che in sostanza devono fare le suore ma nel senso più attuale, più moderno, poiché ci sono Istituti che si dedicano in varie maniere e che sono nelle parrocchie, ma queste Suore Pastorelle hanno un timbro di apostolato più secondo le necessità dei tempi.
Poi vi sono le Suore Apostoline, o che noi chiamiamo abitualmente Suore Regina Apostolorum. Il loro fine altissimo, nobilissimo, è quello di promuovere le vocazioni. Lavorare per le vocazioni è lavorare per la parte più scelta delle anime, perché si tratta delle anime chiamate alla consecrazione a Dio, in una condizione di vita più perfetta. Quindi il loro compito è particolarmente importante e particolarmente meritorio.
Ho detto che si aggiunge l’altro Istituto, il quale porta il nome di Istituto Secolare, sotto la protezione di Maria Santissima Annunziata: perciò il nome di Annunziatine. Come ho detto, queste non hanno la vita comune strettamente considerata e non hanno neppure l’abito uguale fra di loro, poiché devono vestire con abito civile. Oh! I loro apostolati sono vari e ciascheduno sceglie, preferisce quello che
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secondo loro è più adatto, a cui hanno più tendenza, a cui hanno più preparazione. E queste persone che si consacrano a Dio trovano certamente maggiori difficoltà, e perciò hanno meriti particolari: perché devono vivere il voto di povertà, eppure devono amministrare il loro denaro; devono fare il voto di castità, eppure sempre vivere in mezzo ai pericoli, quindi ci vuole virtù speciale; hanno il voto di obbedienza, e devono obbedire a parecchi: prima all’Istituto stesso che ha le sue leggi e disposizioni; e poi, se sono in un ufficio, dipendono dal capoufficio, se sono all’insegnamento, dipendono dai loro direttori didattici; e così possono anche qualche volta trovarsi a vivere ancora in famiglia, per cui hanno ancora dei doveri familiari. D’altra parte vi è la direzione spirituale di un buon confessore, il quale le guida nelle circostanze in cui esse si trovano a vivere.

Oh! Ecco, riassumendo: tutti chiamati al cielo, ma chi è per una vita e si chiama la vita cristiana, cioè di famiglia, e chi è chiamato per la vita religiosa, la quale vita religiosa ha tre mansioni: e cioè la vita claustrale, solamente contemplativa; e poi c’è la vita che abbina, che mette assieme la vita di contemplazione con la vita di azione, cioè con la vita di apostolato; e poi vi sono gli Istituti Secolari i quali non hanno l’abito comune e non hanno l’apostolato comune e non hanno la vita comune. Perché l’apostolato è scelto da chi…come lo prendono? Con il consiglio dei loro superiori. E non hanno la vita in comune e non hanno l’abito in comune.

Oh, la conclusione. Non c’è cosa più libera che la scelta dello stato! Ma se uno vuole assicurarsi di avere una vita sulla terra serena e la grazia di compiere i doveri che vi sono in quella vita, si prepara anche ai sacrifici che vi sono in ogni vita: la nostra vita non è per godere, la nostra vita è per prepararci al cielo, sì.
Oh! Quindi la via bisogna sceglierla e sceglierla bene: tutti chiamati al paradiso, però per la via cristiana o la vita religiosa. Così vi assicurate il cielo.
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Come conoscere il proprio bene, quello che vuole il Signore da quella persona, da quell’anima? Ci vogliono tre cose.
Prima, pregare per orientarsi nella vita, pregare: Signore, cosa vuoi da me?.
Secondo: occorre rifletterci. La vita non si sceglie là dove c’è l’allegria o c’è il divertimento o vi è qualche compagnia non buona… si riflette: quando la persona prega, quando fa la Comunione bene o fa qualche ritiro, eccetera… Quindi preghiera e riflessione.
E terzo: consigliarsi da chi è capace. La vita religiosa, specialmente la scelta della vita religiosa, non è che dipenda dai genitori, eh! Il Signore è lui che chiama, perché noi siamo di Dio prima che dei genitori. Perciò il Signore destina ogni persona secondo il suo volere e secondo che questa persona, se vive bene, potrà guadagnarsi il cielo. Consigliarsi. Generalmente nel mondo attuale si trova sempre un po’ di ostacolo, e qualche volta molti ostacoli si trovano per consecrarsi a Dio, ma non sono le persone interessate né le persone di famiglia che in primo luogo devono consigliare. Quando si tratta di matrimonio, di vita di famiglia, lo sanno i genitori come si fa; quando si tratta di consecrazione a Dio, no, non se ne intendono! Perché non hanno provato, non hanno provato cosa sia… loro sanno e provano ciò che è la vita di famiglia. Chi lo saprà? Il confessore, ministro di Dio, e anche persone che sono illuminate da Dio, persone che abbiano già fatto quella vita e che fanno quella vita. Quindi, ognuno può ottenere i consigli e può darli in quello che è pratico; altri, e cioè chi è già consecrato a Dio, può ottenere e dare quei consigli per le persone che vogliono consecrarsi a Dio.
Qualcheduna è venuta… già è la seconda volta; altre torneranno… finiranno con l’avere più luce per una scelta santa: quella che è nella mente di Dio, quella che vi assicura di più il paradiso.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 143/62 (Nastro archivio 131a. Cassetta 131, lato 1. File audio AP 131a). Titolo Cassetta: “La scelta dello stato di vita. Le varie congregazioni della Famiglia Paolina”.
2 Vedi p. 16, nota 3.

3 Il PM dice: la via a cui.

4 Sta per: vivere in un pensionato.