Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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28. L’EUCARESTIA: SACRIFICIO DELLA NUOVA LEGGE,
PANE DI VITA, PRESENZA REALE
La Sequenza Lauda Sion Salvatorem
Festa del Corpus Domini, 2a Meditazione, Torino (SAIE), 21 giugno 1962
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Vi è una grazia che il Signore ha fatto per voi, come anche un segno di amore per voi. La città di Torino da secoli si chiama la città della Madonna [e] la città del Sacramento: e ieri abbiamo celebrato Maria, la Madonna: Benedetta tu fra le donne; e oggi celebriamo il suo Figlio: Benedetto il frutto del tuo seno, Gesù! E anche sentire l’atmosfera di questa pietà mariana che è a Torino, e di questa pietà eucaristica che è a Torino2.
E allora oggi i nostri pensieri si rivolgono a Gesù, al Figlio, il frutto benedetto di Maria… Oh! Il Santissimo Sacramento! Gesù non voleva rimanere soltanto per quel poco di tempo di vita che ha condotto visibilmente su questa terra - trentatré anni circa - e neppure voleva restare in quella piccola nazione - che sarà larga come il Piemonte o poco più -. E tutto il mondo, oltre quella terra? Ecco, io sarò con voi fino alla consumazione dei secoli [cf Mt 28,20]: ed è qui presente, sì.
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Per l’Eucarestia abbiamo tre considerazioni da fare.
La prima è che l’Eucarestia è il sacrificio della nuova legge, cioè è la Messa; è uno solo il sacrificio che salva e paga per tutti i peccati di ogni uomo di ogni secolo, di ogni tempo: il sacrificio della croce. E allora viene portato sull’altare dove vi è la medesima vittima, il medesimo Sacerdote principale - perché è Gesù che consacra, che cambia il pane nel suo corpo e il vino nel suo sangue -. E gli stessi frutti di redenzione e di salvezza ci sono; solamente il modo di offrirlo è diverso. Quindi è il sacrificio della nuova legge. E ogni mattina si sale verso il monte Calvario con Maria per assistere al gran sacrificio del Figlio di Dio incarnato per noi, per quel gruppo di noi che siamo lì presenti. E intanto possiamo allargare il frutto e domandare grazie per tutta l’umanità… questo è di fede.
Poi vi è la Comunione. Quindi è pane di vita, oltre che essere sacrificio della croce: Prendete e mangiate… questo è il mio corpo. Prendete e bevete… questo è il mio sangue. E subito, perché non cessasse la presenza di Gesù, egli ha istituito subito il sacerdozio: Fate questo in memoria di me, diede il comando di consecrare, di celebrare qui la Messa [cf Lc 22,19-20; 1Cor 11,23-26]. E noi con questo abbiamo che, come finite le ostie nella pisside se ne metton delle altre, si consacran delle altre e così si perpetua la presenza eucaristica, così muoion i sacerdoti e Gesù ne manda degli altri… si sostituiscono. Rimane sempre il Sacerdote che è Gesù Cristo, che è rappresentato dal sacerdote «usque ad consummationem saeculi» [Mt 28,20], fino alla consumazione dei secoli, ecco, fino alla fine del mondo. Ci sarà poi l’ultima Messa, quando sigillerà il mondo, quando l’opera della redenzione sarà compita, quando partirà l’ultimo sacerdote dall’altare: è rappresentata in un gran quadro l’ultima Messa del mondo… di lì, la fine.
E poi, in terzo luogo, l’Eucarestia è presenza reale: è di fede che Gesù Cristo continua a restare nelle ostie consecrate, perché non si consumano tutte, si tiene sempre la presenza di Gesù.
Perciò alla Messa, sacrificio dell’Eucarestia, ecco, noi partecipiamo ogni giorno… assistendo alla Messa, alla divozione
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della Messa. Poi, Gesù è cibo: noi partecipiamo alla vittima Gesù Cristo facendo la Comunione. Poi, Gesù continua a rimanere: e corrisponde la Visita al Santissimo Sacramento.
Riparare per tanti che dimenticano Gesù, che nelle chiese rimane solo tante ore del giorno e tutta la notte… e gli uomini poco ci pensano: neppure salutano alle volte la chiesa, neppure salutano Gesù passando davanti.
Ora, che cosa fece Gesù? Dice san Paolo che lui dà a noi ciò che ha ricevuto dal Signore, e cioè Gesù, nella notte del suo tradimento: quando cioè gli uomini volevano toglierlo dal mondo, volevano farlo morire, finire, e invece il suo amore lo fece rimanere… e ha trovato un’invenzione: Prese del pane, e dopo aver ringraziato Dio, lo spezzò dicendo: Prendete e mangiate, questo è il mio corpo, che sarà dato a morte per voi; e quindi: Fate questo in memoria di me - fate: l’obbligo che abbiam di celebrare -. E parimenti, dopo aver cenato, prese anche il vino dicendo: Questo calice è il nuovo patto suggellato nel mio sangue. Tutte le volte che ne berrete, fatelo in memoria di me [cf 1Cor 11,23-26]. E allora si ricorda la passione di Gesù Cristo.


Però la Chiesa, quest’oggi, vuole che comprendiamo un po’ di più quanto riguarda l’Eucarestia. E perciò ha messo nella liturgia la Sequenza Lauda Sion Salvatorem3, che è stata composta da un’anima eucaristica, un’anima tutto amore, tutta semplicità, tutta sapienza: san Tommaso. Il suo primo biografo dice che a cinquant’anni, quando è morto, aveva ancora l’anima di un fanciullo: candida, semplice4. Ora perciò
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siamo invitati a lodare il Signore: Loda, o Sion - s’intende la Chiesa -, il Salvatore. Loda il capo ed il pastore con inni e canti. Perciò l’invito: il Salvatore che è Gesù… il capo ed il pastore con inni e canti: e il capo della Chiesa è Gesù Cristo, capo del Corpo Mistico, ed è il pastore delle anime. Inni e canti: prepararli e farli sentire. Quanto puoi tanto ardisci: perché egli è superiore ad ogni lode, e tu non basti a lodarlo: e cioè, per quanto tu ti studi, quanto ardisci di far dei bei canti, egli è superiore ad ogni lode, e cioè: per quanto lo lodi, non lodiamo abbastanza. Tu non basti a lodarlo: e ci voglion gli angeli del cielo, ci vuole Maria, ci vuole san Paolo, il quale proprio ha scritto le parole che ho letto adesso nell’Epistola ai Corinti.
Qual è il motivo di lode? Quale argomento di lode oggi? Domenica abbiam lodato la Santissima Trinità, oggi lodiamo il Pane vivo che dà la vita, cioè lodiamo l’Eucarestia, la vita… è la santità che dà. Quel pane che Gesù diede ai dodici apostoli durante l’Ultima Cena, è lo stesso; quando Gesù disse agli apostoli: Prendete e mangiate e spezzò il pane e ne fece passare un pezzo ad ognuno: quel pane che Gesù diede ai dodici apostoli durante l’Ultima Cena [cf Mt 26,26]. Lodiamolo a piena voce e la gioia del cuore sia grande! Cioè, quanti possono, lodino il Signore, cantino al Signore, ma anche quelli che non cantano, pregano e lodano nella maniera che si può, a piena voce, e così si canterà meglio in cielo per tutti… e la gioia del cuore sia grande, e cioè Dio con noi: che letizia! Il Signore è con noi.
Perché si celebra? Perché bisogna lodarlo quest’oggi? Perché si celebra il giorno solenne che ricorda l’istituzione dell’Eucarestia. In questo banchetto del nuovo Re, la nuova Pasqua pose fine a quella dell’antica [alleanza]: e cioè prima si celebrava la Pasqua con il mangiare l’agnello simbolico, simbolo del nuovo agnello: Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato dal mondo [Gv 1,29]; in questo banchetto del nuovo Re, la nuova Pasqua - che è Gesù Cristo adesso che s’immola - pose fine a quella antica. Adesso non si mangia più [l’agnello]; lo fanno ancora gli ebrei ma essi
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sono in errore perché già il fine dell’antica legge era venuto. Ciò che adesso è nuovo, cioè il sacrificio nuovo, sostituisce il vecchio, e quindi: allora quello era simbolo - l’agnello -, ora la verità fa dileguare l’errore… è chiaro. Non è più che si aspetti la salvezza da un agnello preso nel gregge: no! È l’agnello vero a cui, se si chiede perdono dei peccati, restano scancellati! E anche l’agnello antico poteva far qualche figura, era figura dell’agnello pasquale Gesù Cristo; e la luce perciò sopprime le tenebre in quanto che adesso abbiamo capito che cos’era l’agnello allora, come era un simbolo dell’agnello del nuovo tempo. Cristo perciò comandò di fare in sua memoria ciò che egli fece nell’Ultima Cena, perché non venisse mai meno l’Eucarestia. Seguendo la sua volontà, noi consecriamo il pane e il vino come Ostia di salvezza… chiaro, [è] volontà di Dio: e recitiamo le parole della consecrazione e, mentre che recitiamo le parole, Gesù Cristo cambia il pane nel suo corpo, il vino nel suo sangue… salvezza.
È un dogma per i cristiani, questo, è una verità di fede: che il pane si cambia in carne ed il vino in sangue: crederlo profondamente. È il terzo grande mistero: unità e trinità di Dio; e poi la passione e morte di Gesù Cristo, cioè la redenzione; e poi il mistero eucaristico.
E ciò che non comprendi e non vedi, lo afferma la fede però. È un miracolo che viene fuori della legge naturale cioè: non potrebbe, secondo la legge naturale, il corpo di Gesù Cristo star tutto in una piccola ostia, ma lì è il mistero, lo afferma la fede, e noi quest’oggi facciamo atto di fede. Sotto il pane e il vino che sono apparenza e non sostanza - perché non c’è più la sostanza del pane dopo la consecrazione, la sostanza del vino non c’è più -, ma sotto quell’apparenza, cioè la specie, la sembianza, è presente Cristo stesso, è lui. La carne è cibo, il sangue è bevanda ma Cristo è intiero nell’una e nell’altra specie. Quindi ci sono chiese in cui si fa anche la Comunione sotto le due specie - l’Ostia e poi una goccia del Sangue -, ma questo ha degli inconvenienti e tuttavia non è necessario che si faccia la Comunione con le due specie, perché Cristo è intiero nell’una e nell’altra parte.
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Cristo non è più morto, è vivo, e cioè non c’è più la separazione del sangue e della carne, ma c’è Cristo vivo e risuscitato, ed è il Cristo vivo e risuscitato che viene consecrato nella Messa.
Da chi lo riceve non viene spezzato. Se venendo in bocca lo si spezza, è necessario che sia spezzato per inghiottirlo, non viene però spezzato il Cristo, né rotto né diviso; ma anche sotto una sola specie e sotto una piccola parte di ostia, lo riceve tutto intiero. Come quando il malato non può più inghiottire un’ostia intiera, gli si dà una piccola parte, un frammento, e lo si aiuta con l’acqua perché possa inghiottirlo: è tutto intiero. Lo riceve uno e lo ricevono mille: se sono mille a far la Comunione, viene tutto intiero in ciascheduno, moltiplicato senza fine, cioè fino alla fine dei secoli. Oggi quasi cinquecentomila sacerdoti consacrano nel mondo, e quante particole… moltiplicato senza fine, quanti cioè si presentano. Lo ricevono però i buoni e lo ricevono i cattivi. Ma come diversa sorte c’è: che cosa succede? Di vita per i buoni, e morte perché chi mangia la mia carne e beve il mio sangue [Gv 6,54.56] con il peccato mortale, tradisce [cf 1Cor 11,27].
[…]
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1 Nastro originale 129/62 (Nastro archivio 118b. Cassetta 118, lato 2. File audio AP 118b). Titolo Cassetta: “Eucaristia, sacrificio della nuova legge”.
2 Sulla pietà mariana di Torino, legata al Santuario della Consolata, vedi pp. 173-177. Riguardo la pietà eucaristica, per cui Torino è chiamata “la città del SS. Sacramento”, la tradizione ricorda un prodigio avvenuto il 6 giugno 1453 dopo un saccheggio in Val di Susa, ad opera di soldati francesi, di oggetti sacri e di un ostensorio, portati a Torino per essere venduti: si aprì il sacco dove erano custoditi e caddero a terra. L’Ostia che uscì dall’ostensorio si librò in alto, emanando una luce sfolgorante; quindi, si sarebbe “posata” su di un calice. Sul luogo del miracolo fu eretta poi la basilica del Corpus Domini (cf JOSIANE BARTOLINI VILIGER, Miracoli Eucaristici. Piccola guida, Cinisello Balsamo 2005, pp. 119-121).

3 Questa Sequenza, attribuita a san Tommaso d’Aquino (1225-1274), si canta o proclama nella solennità del Corpus Domini, prima della lettura del Vangelo. Il PM cita in italiano e commenta di seguito le parole di questo Inno, che abbiamo trascritto in corsivo.
4 Si riferisce probabilmente alla Vita redatta da fra Guglielmo da Tocco tra il 1318 e il 1323 in vista della canonizzazione del santo. Cf la prima edizione italiana: GUGLIELMO DA TOCCO, Storia di san Tommaso d’Aquino, Milano 2015, Vita, pp. 157-160; 218. Circa le fonti storiche più antiche sulla vita di san Tommaso, vedi SPIAZZI RAIMONDO, San Tommaso d’Aquino, Biografia documentata di un uomo buono, intelligente, veramente grande, Bologna 1995, pp. 414-417.