Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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60. QUALE MALATTIA C’È IN NOI?
Unire bene la vita interiore e l’apostolato
Domenica XXIII dopo Pentecoste, Meditazione,
Castel Gandolfo, 18 novembre 1962
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[…] Tanto bello e tanto istruttivo assieme.

«In quel tempo, parlando Gesù alle turbe, ecco che uno dei capi della sinagoga, gli si accostò e lo adorò, dicendo: Signore, or ora la mia figlia è morta, ma vieni, imponi la tua mano sopra di essa e vivrà. Gesù alzatosi gli andò dietro con i suoi discepoli. Quand’ecco una donna, la quale da dodici anni pativa una perdita di sangue, gli si accostò e toccò il lembo della sua veste. Ella infatti diceva dentro di sé: Solo che io tocchi la sua veste, sarò guarita. Ma Gesù rivoltosi e miratola, le disse: Sta’ di buon animo, figlia! La tua fede ti ha salvata! Ed a quel punto, la donna fu liberata. Giunto che fu alla casa di quel capo della sinagoga, vedendo dei suonatori e una turba di gente che faceva lutto o strepito per la defunta, Gesù disse: Ritiratevi, perché la fanciulla non è morta ma dorme. Ed essi si burlavano di lui. Ma dopo che la gente venne fatta sgombrare, egli entrò in casa, prese la giovane defunta per mano e questa si alzò. E se ne divulgò la fama per tutto quel paese»2.

Ecco, Gesù è il grande medico. Il medico spirituale e anche il medico corporale. Quella donna era malata da dodici anni. Un altro testo del Vangelo aggiunge che aveva speso i suoi denari ormai, tutti in medici e medicine senza alcun
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vantaggio [cf Mc 5,26; Lc 8,43]. Ma allora la sua fede si concentrò in Gesù. E ragionava così: Solo che io riesca a toccare il lembo del vestito, sarò guarita. Ma Gesù, quando essa aveva toccato il lembo del suo vestito, le si rivolse e la guardò: E miratala le disse: Sta’ di buon animo, o figlia, la tua fede ti ha salvato. Si tratta qui di una guarigione, una guarigione miracolosa; guarigione miracolosa anche per il fatto che la donna, senza bisogno di rimedi, fu all’istante guarita: è un miracolo questo molto chiaro.

Ma Gesù si mostrò oltre che medico. I medici non riescono a fare iniezioni o ad applicare altri rimedi, altri mezzi meglio, dopo che la persona è defunta. E difatti era defunta, e il capo della sinagoga aveva detto così a Gesù: Signore, poco fa la mia figlia è morta!. Dunque era morta, e intanto il capo era andato a cercare Gesù. E dice a Gesù: Vieni, imponi la tua mano sopra di essa e vivrà. Quindi più che medico. I medici non ridanno la vita, anche se i parenti piangono, anche se i genitori piangono la morte di qualche loro figliolo, di qualche loro figliola… ma il medico, quando vede che l’infermo sta per chiudere la sua vita, oppure è già spirato, il medico parte: lascia il defunto e lascia i parenti. Vieni, imponi la tua mano, e sarà guarita: sarà… vivrà. E tanto era vero che era morta, che stavano già, secondo l’uso di quel tempo… andavano i suonatori e tutti i conoscenti a mostrare il lutto, suonare cose funebri, e [c’era] una turba di gente che faceva strepito. Gesù disse: Ritiratevi, perché la fanciulla non è morta ma dorme, ed essi lo deridevano: È defunta, morta da un po’!. Ma Gesù voleva dire che dormiva, dormiva un sonno, ma un sonno di morte… era morta. Gesù diceva dorme, perché doveva esser richiamata alla vita… e quando noi passiamo all’eternità: L’eterno riposo dona loro, o Signore. Si burlavano di lui, ma Gesù entrò, impose la mano, anzi prese per la mano la defunta e questa si alzò, ed egli la riconsegnò viva ai genitori, e se ne divulgò la fama. Quindi Gesù è medico per l’emorroissa, per quella donna, ed è più che medico per questa figliola defunta.
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Spiritualmente dobbiamo dire: Gesù è medico della nostra anima ed è anche lui che può risuscitare la nostra anima. Quando l’anima è macchiata di peccato, e quindi spiritualmente è morta: la Confessione, l’assoluzione. Ecco, quell’anima risuscita, cioè tornerà ad avere la vita interiore, la vita della grazia, la vita spirituale.
Quindi, un medico straordinario, che supera tutti i medici, in primo luogo perché cura in particolare le nostre necessità spirituali, le nostre miserie e le nostre infermità spirituali. È più che medico, perché non solamente sana l’infermo, ma ridona la vita a chi è caduto in peccato, e quindi peccato mortale: si dice mortale, appunto perché l’anima perde la vita spirituale, è morta alla grazia, è morta spiritualmente.
Fiducia! Noi siamo tutti ammalati, siamo tutti ammalati! E Gesù: «Venit salvum facere quod perierat»3 [cf Lc 19,10], e non sono i sani che han bisogno del medico, ma i malati. Dobbiamo confessare le nostre infermità spirituali, le infermità che un po’ sono della mente e un po’ sono del cuore e un po’ sono della volontà: tre ordini di malattie che riassumono tante altre specie di malattie… queste tre sono un riassunto.
Allora, quale malattia c’è in noi? Quella donna finalmente aveva conosciuto che i rimedi e i medici non valevano a guarirla. E allora la sua fede: che toccherò il lembo del suo vestito: e noi, con la Comunione, più che l’abito, riceviamo Gesù in noi! Egli, vivo, vero, corpo, sangue, anima e divinità. Forse abbiamo la fede in questo medico? Ci guarirà da quali malattie? I sette vizi capitali… son tutte le malattie. Una ha più bisogno di una cura, l’altra ha più bisogno di un’altra, ma Gesù è il medico che vale per tutti ed opera nella nostra anima, opera nella nostra anima con il dar la buona volontà, con l’infondere più fede e più forza, sì!
Oh, andare a Gesù, confidare in Gesù! «Ecce agnus Dei, ecce qui tollit peccatum mundi» [Gv 1,29]: toglie il peccato. Toglie il peccato quando il sacerdote assolve: è lui che toglie; e toglie il peccato, cioè le venialità, i difetti, le tendenze,
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le passioni che ci trascinano alle volte. E alle volte abbiam più da curare la mente, alle volte più il cuore, alle volte più la volontà… ma è medico universale. Tra i medici, vi sono i medici generici e i medici specialisti, per esempio quello degli occhi è un medico specializzato in quella parte, la cura degli occhi. Gesù è medico generico, cioè è medico per tutti, per tutti!
Chi accusa davanti a Gesù e glielo dice: Io ho la tale malattia… io la tal altra…, ma si porta la fede di quella donna, Gesù ci guarisce, ci guarisce. Prima infondendo la buona volontà, e poi dando comunicazione della grazia e facendoci conoscere sempre meglio quello che dobbiam cercare: cercar Dio, cercar Dio e le anime! Che la nostra intenzione sia rivolta lì: cercar Dio e le anime, quello è il vero amore di Dio e il vero amore del prossimo. E cercare specialmente quelle anime che gli son più care a Gesù, le vocazioni! Che sono le anime che Gesù aspetta, a cui vuole comunicare maggiori grazie, che le vuole tutte per sé! Benedire la vostra vocazione: ringraziarne il Signore tanto! In che cosa vi adopera? In cose spirituali, e cose le più sante. Perché gli uomini sono tanti sulla terra, ma a tante persone, a tanti uomini, a tante donne, vuole dare più grazia e le vuole più sante, e nello stesso tempo le chiama affinché abbiano un premio più grande.
Ricordarvi sempre di questo: unire bene la vita interiore alla vita di apostolato.
Il Papa ha annunziato quattro canonizzazioni, quattro beati che saranno elevati e avranno il titolo di santi. Questo è stato deciso nel Concistoro di giovedì, ultimo di questa settimana4. Oh!
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Il beato Eymard, il quale fondò religiosi e religiose, ed egli stesso religioso e guidava: quindi da una parte la sua vita religiosa, dall’altra il suo apostolato, ministero. Quante persone raccolse nel suo Istituto, nei suoi Istituti meglio, e quanto fece per il popolo, avendo anche iniziato l’Aggregazione che è una specie di Terz’Ordine5.
Poi sarà canonizzato il beato Pucci6, parroco e religioso… religioso e poi fatto parroco: e osservantissimo della sua vita religiosa e fedelissimo ai suoi doveri parrocchiali. Come lo ricordavano dopo molti anni! Lo chiamavano il curatino perché era piccolo, ed egli arrivava a tutto, a tutte le anime; e in quella parrocchia tutto si è ravvivato durante il suo tempo, il suo ministero parrocchiale. Quindi unì la vita religiosa alla vita di apostolato.
E poi verrà canonizzato pure un santo religioso, quello che chiamavano già Santo i genovesi, un Cappuccino7. Un Cappuccino il quale era laico, il quale con la sua preghiera e con il suo zelo, sebbene da principio piuttosto era chiamato a fare il questuante, dopo la voce e l’edificazione che egli dava con le sue parole santissime, con la sua virtù, la sua umiltà, il suo spirito di preghiera… e divenne un po’ il consigliere di tante persone, il consolatore. Lo chiamavano anche per i
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malati, ed egli andava a predisporli a ricevere i sacramenti; e specialmente nel porto di Genova a incontrare tanta gente che arrivava, per dire loro una buona parola, dare un aiuto; oppure che partivano: e dire una buona parola, un ricordo. Cosicché lo hanno canonizzato, lo ha canonizzato il popolo mentre viveva: lo chiamavano il Santo.
E dopo sarà canonizzato pure il beato Pallotti8, sacerdote di Roma, il quale fondò i Pallottini e le Figlie sue spirituali… oh!, e come operano nel mondo adesso, in tante nazioni, specialmente in alcune nazioni più abbondantemente, ricordando in particolare la Polonia e l’America settentrionale. Oh! Sì, unì la vita religiosa, anche lui, all’apostolato: e questa unione è quella che assicura maggiori meriti.

Quindi da una parte la vita religiosa, la vita interiore, spirituale, e dall’altra parte l’apostolato. Questo è una grazia particolare per cui si uniscono le due serie di meriti, e della vita interiore, religiosa, spirituale e della vita esteriore di apostolato. Ringraziare il Signore di questo privilegio che vi dà, e generosità nel corrispondere a tutte le due serie di grazie. Due serie che sono: primo, per la santificazione; secondo, per l’apostolato, e cioè per l’esercizio della carità e carità più squisita. Ringraziare il Signore, benedirlo… e utilizziamo tutto per l’aumento dei meriti per la vita eterna.

Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 142/62 (Nastro archivio 131b. Cassetta 131, lato 2. File audio AP 131b). Titolo Cassetta: “Guarigione dell’emorroissa”.
2 Vangelo: Mt 9,18-26. Il PM lo cita e lo commenta all’interno della meditazione.

3 «[Il Figlio dell’uomo infatti] è venuto [a cercare e] a salvare ciò che era perduto».

4 Il Concistoro del 15 novembre 1962 si tenne anche «in merito alla Canonizzazione dei Beati: Vincenzo Pallotti, Confessore, Fondatore della Società dell’Apostolato Cattolico; Pietro Giuliano Eymard, Confessore, Fondatore della Congregazione dei Sacerdoti del SS.mo Sacramento e dell’Istituto delle Ancelle del SS.mo Sacramento; Antonio M. Pucci, Confessore, dell’Ordine dei Servi di Maria; Francesco Maria da Camporosso, Confessore, dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini» (L’Osservatore Romano, venerdì 16 novembre, p. 1). Cf l’Allocuzione del Santo Padre Giovanni XXIII in occasione del Concistoro unico, 15 novembre 1962, in AAS 54(1962), pp. 835-836.
Il beato Pallotti fu canonizzato il 20 gennaio 1963, mentre gli altri tre beati il 9 dicembre 1962.

5 San Pier Giuliano Eymard (1811-1868), sacerdote francese chiamato l’apostolo dell’Eucarestia, fondò la Congregazione del SS. Sacramento (i Padri Sacramentini)e le Ancelle del SS. Sacramento, e diede inizio all’Aggregazione del SS. Sacramento per sacerdoti e laici, da cui nacquero in seguito l’Associazione dei Sacerdoti Adoratori e l’Opera dei Congressi Eucaristici. Cf ANDRÉ GUITTON, Pier Giuliano Eymard. L’apostolo dell’Eucaristia, Ponteranica 1995, 396 pp.
Come è noto, anche Don Alberione fu iscritto all’Associazione dei Sacerdoti Adoratori e s’ispirò alla pietà eucaristica dell’Eymard. Cf GIACOMO ALBERIONE, Appunti di teologia pastorale, Roma 2001, pp. 81-83 e 90-92; AD 204, È necessario pregare sempre, II, pp. 168-170; PR, p. 41.
6 Sant’Antonio Maria Pucci (1819-1892), dei Servi di Maria, chiamato “il curatino di Viareggio”, svolse il suo ministero per quasi 50 anni come parroco, e si distinse per la grande dedizione nel ministero pastorale e per la cura e l’amore verso tutti i suoi fedeli.
7 San Francesco Maria da Camporosso (1804-1866), frate cappuccino di Genova, aveva ricevuto dalla gente l’appellativo di “padre santo” per la sua grande carità, la squisita attenzione ai bisogni dei poveri e la sua profonda vita spirituale e ascetica. Durante l’epidemia di colera del 1866, offrì la sua vita per la salvezza della città di Genova. Dopo la morte, i fedeli continuarono a ricorrere a lui e iniziarono a verificarsi grazie e miracoli per sua intercessione.

8 San Vincenzo Pallotti (1795-1850), sacerdote romano, fu un infaticabile apostolo che diede vita a moltissime attività pastorali e sociali. La grande sollecitudine pastorale e l’attenzione ai segni dei tempi, lo portò a sentire necessaria la collaborazione tra i membri della Chiesa per la crescita del regno di Dio; e per questo, nel1835 fondò la Pia Unione dell’Apostolato Cattolico, nella quale laici, sacerdoti e religiosi potessero vivere e lavorare unitamente. Nel 1838 diede inizio anche alle Suore dell’Apostolato Cattolico (Pallottine). Nonostante le alterne vicende legate alle Opere avviate dal Pallotti, verso la fine del 1800 esse ebbero un rapido sviluppo, con la nascita di nuove comunità in Europa, Africa e in tutta l’America.