Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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III - MARIA NELLA SUA VITA GLORIOSA

MARIA IN CIELO

Maria SS. ebbe una triplice vita: visse nel pensiero di Dio e sulle labbra dei Profeti; condusse la vita naturale, che si calcola dai 65 ai 75 anni; vive in cielo e nel cuore dei suoi devoti. Che cos'è il cielo? È il premio di coloro che lavorano; la ricompensa, la corona di giustizia per coloro che avranno combattuto per il Signore: corona justitiae.

1. In cielo si vede, si possiede, si gode Dio. – La vita di Maria in cielo è come quella dei beati comprensori, con la differenza che Ella vede, possiede, gode Dio in modo assai più perfetto.
In cielo si vede Dio. Il nostro occhio vede quando c'è luce, perché questo è il mezzo di visione, tolto il quale, anche se il nostro occhio è aperto, non vede nulla. In Paradiso sarà Dio stesso la luce dell'anima nostra, la quale acquisterà il potere di vedere le cose spirituali. Justi fulgebunt sicut sol in regno Patris: I giusti
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splenderanno come il sole nel regno del Padre (Matt. 13,43). Allora vedremo il Signore qual è: Videbimus eum sicuti est (Giov. 3,2). I beati, dice S. Agostino, vedono Iddio senza interruzione, lo conoscono senza tema d'andar soggetti ad illusioni, l'amano senza pericolo d'offenderlo, lo lodano senza mai stancarsi: Videtur Deus sine intermissione, cognoscitur sine errore, amatur sine offensione, laudatur sine fatigatione.
E quale è il mezzo per vedere Dio in cielo? Non più la luce naturale, ma Dio stesso. In lumine tuo videbimus lumen: Nel tuo lume noi vedremo la luce (Salmi, 35,10). Lucerna ejus est Agnus. Et ambulabunt gentes in lumine ejus: La sua lucerna è l'Agnello. E sul suo lume, le genti cammineranno (Apoc. 21,23-24). Al presente, dice S. Paolo, «noi vediamo come in uno specchio, in modo enimmatico, ma allora vedremo Dio faccia a faccia; ora conosco parzialmente, ma allora conoscerò come io sono conosciuto (1Cor. 13, 12).
Però vi è differenza tra anima e anima: la visione beatifica è in proporzione del merito. La SS. Vergine ebbe il maggior merito che si possa immaginare, perché fu piena di grazia.
Più d'ogni angelo e santo, Ella penetra i misteri di Dio. Oh, la luce che si svela a Maria SS.!
Ciò che determina la forza del nostro occhio a veder Dio, è il merito in generale. Ma il merito che fa vedere di più è il merito della fede. Vedrà meglio Iddio chi avrà creduto e avrà cercato di conoscerlo meglio sulla terra. Il Signore si manifesterà di più alle anime che hanno avuto una fede più viva: «Ti sia fatto come hai creduto» (Matt. 8,13).
Come si acquista lo spirito di fede? Con
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l'esercizio e con il chiederlo a Dio per mezzo della preghiera. Chi sa meditare ed ascoltare la parola di Dio, progredisce nella fede; così chi fa frequenti atti di fede, recita bene il Credo, crede alla Chiesa, si affida a Lei come un bimbo alla madre.
Nessuno certamente ebbe maggior fede di Maria SS.: Beata, quae credidisti! Beata te che hai creduto! (Luc. 1,45). Nessuno quindi s'inabissa in cielo nella conoscenza di Dio come la Vergine SS.

2. Il Paradiso è possesso di Dio.– Sulla terra si hanno tanti beni: son tutti mezzi che il Signore ci concede per servirlo più fedelmente e per acquistarci meriti per il Paradiso. Ma il vero, unico sommo bene è Dio. In Lui sono racchiusi tutti i beni, tutte le perfezioni e in un modo infinito Grande è il Signore, dice il regale Profeta, e oltremodo degno di ogni lode, e la sua grandezza non ha limiti: Magnus Dominus et laudabilis nimis, et magnitudinis ejus non est finis (Salmi, 144,3).
Chi mai investigherà le sue meraviglie? Quis investigabit magnalia ejus? (Eccli. 18,3). Chi potrà descrivere la ricchezza di un'anima che possiede Dio? Nel cielo trova il suo pieno compimento la preghiera di Gesù al Padre: «Fa' che siano tutti una sola cosa, come tu sei in me, o Padre, ed io in te; ché siano anch'essi una sola cosa in noi» (Giov. 17,21). Dio è tutto in tutti i suoi eletti per spiegar in essi tutta la sua potenza, affinché vi sia la vita, la salute, la virtù, l'abbondanza, la gloria, l'onore, la pace e ogni bene.
«Chi giungerà a comprendere, esclama San
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Bernardo, la moltitudine e l'immensità dei godimenti racchiusi in queste due parole: Dio è tutto in tutti? Egli è la pienezza della luce per l'intelligenza, il perfetto possesso di ogni bene per la volontà, l'eternità per la memoria. O Verità! o carità! o eternità! O Trinità beata, e che rendi beato, dietro di te sospira la miserabile mia trinità (intelligenza, volontà, memoria), perché è sventuratamente da te lontana. Sperate in Dio ed ogni errore svanirà dalla vostra intelligenza; la vostra volontà cesserà di ogni resistenza; ogni terrore si partirà dalla vostra memoria, ed una luce ammirabile, una serenità perfetta, una sicurezza eterna, nostra gioia e nostro voto, ne prenderanno il luogo. Dio in quanto è verità farà la prima meraviglia, in quanto è carità opererà la seconda, in quanto è Somma Potenza produrrà la terza».
In Paradiso quindi si possiede Dio; ma non tutti allo stesso modo, benché tutti siano pienamente felici. Stella a stella differt in claritate: Fra stella e stella v'è differenza di splendore (1Cor. 15,41). Ciò che costituisce la diversa capacità del possesso di Dio sono i meriti. Chi è più ricco di meriti, è anche più capace di possedere Dio. Maria, che è la più ricca di meriti, possiede e gode Dio in grado più perfetto.
E qual è il merito più idoneo a possedere Dio? È l'uniformità alla divina volontà.

Consideriamo Dio come nostro ultimo fine: stacchiamoci dalla terra e cerchiamo di amare sempre più il Signore. Se ameremo Iddio sopra ogni cosa fin d'ora andremo certamente poi a goderlo in Paradiso, perché la carità non verrà mai meno: caritas nunquam excidit (1Cor. 13,8).
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3. Il Paradiso è gaudio in Dio. – «Entra nel gaudio del tuo Signore» (Matt. 25,23). Iddio si darà a ciascuno degli eletti affinché ne godano.
L'anima è invitata a partecipare alla stessa felicità di Dio, il quale come ci diede l'essere, così ci dà la sua gloria. I beati in cielo contemplano la maestà di Dio, godono delle sue delizie; l'ammirano, lo lodano, lo amano.
Il gaudio di Maria è il più pieno. Più di tutti i beati comprensori, Ella gode la pace, la gloria, la gioia di stare con Dio.
S. Agostino descrive assai bene quanto sia grande il gaudio degli eletti. Nel cielo non si trova traccia di mali e vi abbondano tutti i beni; là si inneggia a Colui che è tutto in tutti. Fortunati coloro che abitano nella tua casa, o Signore, essi ti loderanno sempre! (Salmi, 83, 5). Gli eletti attendono a lodare Dio.
Là soltanto è la gloria vera, dove non vi è pericolo di adulazione verso chi è lodato, né di errore da parte di chi loda. Nel cielo è il vero onore che non è negato a nessuno di coloro che se lo meritano e che viene dato solo a chi ne è degno. In cielo vi è il sommo della felicità, la gloria suprema, la gioia infinita, l'affluenza di tutti i beni. E come non abbevererete voi, o Signore, d'un torrente di piacere i vostri eletti, esclama S. Bernardo, voi che avete sparso l'olio della vostra misericordia sugli stessi vostri crocifissori?
Affrettiamoci dunque ad entrare in quella reggia, dice S. Paolo: Festinemus ergo ingredi in illam requiem (Ebrei, 4,11).
Chi mai potrà descrivere la felicità dei beati? «Quali sono le vostre delizie, o amanti di Dio? domanda S. Agostino. Voi vi dilettate
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nell'abbondanza della pace. Il vostro oro è la pace, il vostro argento la pace, i vostri poderi la pace, la vostra vita la pace, il vostro Dio la pace, tutto ciò che desidererete sarà pace. Ivi il vostro Dio sarà per voi ogni cosa, ve ne ciberete per non aver fame, ve ne abbevererete per non aver sete, sarete da lui illuminati per non divenire ciechi, sarete sorretti perché non cadiate. Egli vi possederà e voi possederete lui interamente».
Se tanto è il gaudio, già sulla terra, di alcune anime privilegiate, favorite di grazie singolarissime, che cosa si dovrà dire delle anime dei beati comprensori? Lassù vi è qualcosa di ben più grande: si sarà completamente inabissati in Dio. L'anima di un bimbo, morto subito dopo il battesimo, avrà più felicità, più gaudio di coloro che sulla terra si dicono felici. Maria SS. supererà, anche in questo, tutti...
Quanto più un'anima è devota sopra la terra, tanto più parteciperà al gaudio di Dio. Ora la pietà di Maria fu la più perfetta. Che belle adorazioni, quali suppliche, quali aspirazioni al Signore! Erano gemiti di colomba che partivano dal suo petto e si elevavano a Dio. Quali atti d'amore fece Maria nel presepio, nell'adorazione del suo Dio e Figlio! E nella casetta di Nazaret? Ben a ragione la liturgia afferma che gli angeli, ammirati, accorrevano a quella piccola casa, per imparare dai celesti suoi abitatori come si prega e come si adora Dio.
Maria fu il più sublime esempio di anima orante, e per questo ora in cielo gode Dio nel modo più perfetto.
Bisogna che abbiamo molta pietà. Pietas ad omnia utilis est: La pietà è utile a tutto (1Tim. 4, 8.).
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La nostra pietà assomiglia a quella di Maria?
Dobbiamo dedicare alla pietà il tempo più bello. Siamo fedeli nell'adempiere le pratiche di pietà? Le facciamo sempre con fervore?
Domandiamo a Maria il suo spirito di pietà.

Pensiero di S. Anselmo. L'amore di Maria verso di noi non è cessato né è venuto meno dopo la sua assunzione al cielo. Ivi è anzi molto cresciuto perché ora vede di più le miserie umane. Poveri noi, se Maria di lassù non ci amasse, non pregasse per noi!

S. Teresa di Gesù. – Nell'anno in cui Lutero iniziava la falsa riforma (1517), nasce in Avila, gloriosa città della vecchia Castiglia, per mirabile disposizione della Provvidenza Divina, Teresa Ahumada, la santa che tanto bene doveva apportare alla Chiesa di Dio, colei che doveva avere nella Chiesa parte importantissima nell'arrestare il progresso del Luteranesimo.
I genitori coi loro esempi e coi loro insegnamenti, educarono la numerosa famiglia nella pratica delle virtù cristiane. Teresa, giovanissima ancora, si sentì assai inclinata alla lettura dei libri, che, secondo l'indole del tempo, erano scritti in forma romantica e cavalleresca.
La storia dei martiri fece così viva impressione sul suo nobile cuore e su quello di uno dei suoi fratelli, che decisero di abbandonare segretamente la casa paterna e recarsi nel paese degli infedeli per conquistare la palma del martirio. Si erano già posti in cammino, però, appena usciti dalla città, si incontrarono con uno zio, che li ricondusse a casa. Una terribile sciagura venne intanto a colpire quella famiglia. Teresa aveva stretto amicizia con una sua parente di spirito leggero e mondano, la quale la portò ben presto alla dissipazione ed alla vanità Suo padre se ne avvide, e, secondo la consuetudine del tempo, la fece entrare come educanda nel monastero delle Agostiniane di Avila. I continui esempi di pietà e di virtù di quelle religiose, fecero ben presto rinascere in lei il desiderio dei beni eterni.
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Ammalatasi gravemente, dovette ritornare in famiglia ma la bellezza della vita religiosa e l'idea della vanità del mondo si erano approfondite assai nel suo cuore. E Maria SS. maturò nella fanciulla Teresa il desiderio di consacrarsi a Dio e di entrare nel Carmelo. Vestì presto l'abito religioso ed emise i voti. Dio l'arricchì di grazie sempre maggiori e straordinarie ed ella avanzò rapidamente nella via della perfezione.
Illuminata dall'alto decise di riformare l'Ordine Carmelitano e con l'appoggio di S. Pietro d'Alcantara e dei Domenicani che la dirigevano, fondò nel 1562, in Avila, il primo convento di Carmelitane Scalze, che dedicò a San Giuseppe. Nonostante le gravi opposizioni e le tremende persecuzioni, intraprese nuove fondazioni di altri monasteri, e scrisse trattati di ascetica e mistica.
Morì il 4 ottobre 1582 dopo una lunga estasi di 14 ore.
Nel 1591 s'iniziò il processo di beatificazione e nel 1622, 40 anni soltanto dopo la sua morte, fu canonizzata da Gregorio XV.

La Regina del Cielo

Io levai gli occhi; e come la mattina
la parte oriental dell'orizzonte
soverchia quella dove il sol declina;

così, quasi di valle andando a monte
con gli occhi, vidi parte nello stremo
vincer di lume tutta l'altra fronte.

E come quivi ove s'aspetta il temo
che mal guidò Fetonte, più s'infiamma
e quinci e quindi il lume si fa scemo;

così quella pacifica orifiamma
nel mezzo s'avvivava, e d'ogni parte
per egual modo allentava la fiamma.

Ed a quel mezzo con le penne sparte
vidi più di mille angeli festanti,
ciascuno distinto e di fulgore e d'arte.

Vidi quivi a' loro occhi ed ai lor canti
ridere una Bellezza, che letizia
era negli occhi a tutti gli altri Santi.
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E s'io avessi in dir tanta divizia,
quanta ad immaginar, non ardirei,
lo minimo tentar di sua delizia.

Dante Alighieri


CULTO A MARIA

La Vergine SS. in cielo dirige tutto il Paradiso nel canto di lodi alla SS. Trinità, anzi la sua voce di soprano, come si esprime San Francesco di Sales, emergendo sopra ogni altra, rende più lode a Dio di tutte le altre creature.
Per questo, il Re celeste la invitò in modo particolarissimo a cantare: Fammi vedere il tuo volto, o mia Diletta, la tua voce si faccia sentire alle mie orecchie, poiché dolce è la tua voce e bello il tuo volto (Cant. 2,14).
Maria raccoglie attorno a sé i cori degli angeli, dei santi e intona il Magnificat, il più sublime canto di ringraziamento.
Maria però non vive solo in cielo: Ella continua a vivere nella Chiesa e nel cuore di ogni fedele che la venera con un culto particolare, elevato, affettuoso.
Che cos'è il culto? È un atto di religione diretto ad onorare Dio, la SS. Vergine, i Santi.
Il culto può essere pubblico e privato. Il culto pubblico è dato da persone deputate, operanti a nome o per mandato della Chiesa, in forza del potere di ordine, o di giurisdizione, o di entrambi. Il culto privato è quello che è
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esercitato per privata iniziativa dei singoli fedeli, sotto la guida della Chiesa.
Il culto ha diverse gradazioni, secondo che è diretto a Dio, alla Vergine e ai Santi. Il primo è detto di latrìa, il secondo di iperdulia, il terzo di dulìa. Sono parole che significano: adorazione, somma venerazione, venerazione. Iddio si adora, perciò gli si dà il culto di latrìa. Maria SS. si venera in modo superiore a tutti gli angeli e santi, perciò le si dà il culto di iperdulìa; i Santi si venerano con il culto di semplice dulìa.
Quand'ebbe origine e come si sviluppò il culto mariano?
La SS. Vergine cominciò ad essere venerata quando era ancora nella sua vita terrena. L'arcangelo Gabriele le si presenta e la saluta con parole di altissima stima; S. Elisabetta la onora con elogi ispirati. L'angelo l'aveva salutata dicendo: Ave, piena di grazia, il Signore è teco, benedetta tu fra le donne (Luc. 1,28). Elisabetta aggiunge: e benedetto il frutto del tuo seno (Luc. I,42). Che dire della grande riverenza che aveva per lei il castissimo sposo S. Giuseppe? Ma sopra tutti la stimò e venerò Gesù, suo divin Figliuolo. Egli l'amava, l'obbediva, la rispettava; non solo, ma si donò completamente a Lei e volle dipendere da Lei in tutto. Resero culto a Maria tutti gli apostoli, particolarmente S. Giovanni, il fortunato che la prese con sé, dopo la morte di Gesù. Venerarono la Vergine i magi, i pastori e tutti quelli che ebbero la fortuna di conoscerla.
Nelle adunanze dei primi cristiani Maria ebbe sempre un posto distinto come appare dagli Atti degli Apostoli, dove, parlandosi dei discepoli
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radunati nel cenacolo subito dopo l'ascensione di Gesù al Cielo, Maria è ricordata e Lei sola è indicata col nome tra i fedeli.
Con il Vangelo, il culto di Maria si diffuse nel cuore dei cristiani, ed abbiamo le prime manifestazioni della divozione Mariana.
Dopo il concilio di Efeso, l'amore e la venerazione verso la Madre di Dio, ebbe un notevole sviluppo per l'abbondante letteratura che assunse le difese della maternità di Maria e spiegò ed illustrò questo dogma. Maria divenne allora il vessillo dell'ortodossia. Contemporaneamente prese proporzioni vaste l'iconografia della Vergine. Le Madonne bizantine si diffusero anche in Italia. Ma il tempo in cui la divozione a Maria prese un posto preponderante, fu il secolo XI. S. Anselmo, S. Bernardo ed altri santi Dottori scrissero molto di Maria, propagandone in modo mirabile la devozione: per essi Maria fu onorata, esaltata, invocata; per i suoi rapporti privilegiati col Figlio di Dio fatto uomo. Il culto mariano è scritturale, evangelico, ecclesiastico.
La Bibbia presenta una Donna annunziata dai Profeti, rappresentata da figure e da simboli che riproducono questo o quell'altro tratto della futura sua bellezza. Questa donna è ricercata e lodata; il mondo le si avanza incontro per lo spazio di quaranta secoli profetizzandone la santità, la gloria, il culto, gli altari.
Le profezie trovano poi il loro simbolismo nelle varie figure sotto cui la Scrittura attraverso i secoli, ci presenta la Donna predestinata. Anche il Vangelo parla di questa Vergine eccelsa.
L'arcangelo Gabriele inaugura questo culto,
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col più grazioso e magnifico omaggio; Elisabetta, unendosi alla voce angelica, la proclama beata; i pastori, i Magi s'inchinano alla sua presenza; Gesù stesso onora la Madre vivendole pienamente soggetto ed obbediente.
Il culto a Maria, proclamata da Gesù agonizzante Madre di tutti gli uomini, è profondamente radicato nella Chiesa cattolica. Il culto a Maria discende dagli apostoli ai primi discepoli, da questi ai martiri, ai vergini, ai confessori, e crescendo di secolo in secolo, di generazione in generazione, diventa parte viva ed imponente del culto cristiano e cattolico.
Proponiamo di custodire questo culto, come il prezioso tesoro ereditato dai nostri padri, per tramandarlo alla più tarda posterità.
Chi può descrivere i benefìci del culto a Maria? Ella non solo ascolta i suoi devoti, ma li previene nelle loro domande, li esaudisce oltre ogni loro aspettativa.
Prendiamo Maria per Madre, rivolgiamoci a Lei mattino e sera e nelle prove difficili della vita: Maria ci conforterà e ci salverà.
Pensiamo che lassù nel cielo abbiamo una Madre: Ecce Mater tua! Ecco la tua Madre!

Pensiero di S. Alberto il Grande. Maria previene coloro che a Lei ricorrono, per farsi da loro trovare prima che la cerchino.

Contardo Ferrini. – Nacque nel 1859 da pii genitori e ricevette un'ottima educazione cristiana, cui corrispose pienamente. Compiti lodevolmente gli studi classici, passò all'università di Pavia, ove per l'ingegno precoce giunse in breve tempo ad un altissimo sapere.
Nella sua camera di studio troneggiava l'immagine
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della Madonna, Sede della Sapienza, alla quale, fin da giovinetto, aveva affidato la propria riuscita. A 22 anni si laureò in legge ed a 24 anni, con vasta e profonda cultura, dava inizio alla sua carriera di Professore di Storia del Diritto Romano. Conosceva perfettamente il latino, il greco, l'ebraico, il siriaco, il tedesco, il francese, l'inglese e lo spagnolo.
Insegnò a Pavia, a Messina, a Modena, amato e stimato ovunque. Incominciò presto a pubblicare opere poderose ed egregie, e corrispose con la massima diligenza alla vocazione ricevuta da Dio di spezzare e distribuire agli ignoranti, il pane della verità. Condusse una vita sempre ritirata, umile, caritatevole nell'esercizio delle virtù e dei consigli evangelici.
Scrisse delicatissime pagine sulle feste dedicate a Maria SS. Così per l'Annunciazione sulle parole: Ecco l'Ancella del Signore, sia fatto secondo la tua parola, dice: «Non si udì mai più verace, mirabile umiltà di creatura, non si udì mai che creatura alcuna, alzata ai più stupendi favori di Dio, riconoscesse così intimamente il proprio nulla, il proprio rapporto di dipendenza da Dio. E fu detto bene che Maria piacque a Dio per la sua verginità e concepì per la sua grande umiltà».
Per la festa della Visitazione di Maria SS.: «La saluta Elisabetta... E Maria s'annienta, contemplando la tenerezza di Dio, sa che vuol scegliere inetti strumenti per cose grandi che la sua bontà e maggiore coi deboli, ed esce in quel cantico che dovremmo intonare cogli angeli dopo la Comunione: Magnificat anima mea Dominum. Mirabile colui che pure dalla lode acquista umiltà».
Contardo conservò fino alla morte un'ubbidienza e semplicità da bambino, unita ad un grande spirito di mortificazione come aveva appreso dagli esempi di Maria SS.
A soli 43 anni, già ricco di meriti, andò al luogo del suo desiderio, al cielo, vicino alla Vergine SS. che tanto amava.
Ora Contardo Ferrini è salito alla gloria degli altari.

Maria è venerata da tutti i popoli

A noi Madre di Dio quel nome suona:
Salve che Beata! che s'agguagli ad esso,
qual fu mai nome di mortal persona
o che gli venga appresso?
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Salve Beata ! in quale età scortese
quel sì caro a ridir nome si tacque?
In qual dal padre il figlio non l'apprese?
Quai monti mai, quali acque

non l'udiro invocar? La terra antica
non porta sola i templi tuoi, ma quella
che il Genovese divinò, nutrica
i tuoi cultori anch'ella.

In che lande selvagge, oltre quai mari
di sì barbaro nome fior si coglie,
che non conosca dei tuoi miti altari
le benedette soglie?

O Vergine, o Signora, o Tuttasanta!
Che bei nomi ti serba ogni loquela!
Più d'un popolo superbo esser si vanta
in tua gentil tutela.

Alessandro Manzoni


MARIA NELLE APPARIZIONI

La Vergine SS. di tanto in tanto, nel corso dei secoli, ha voluto visibilmente discendere in mezzo ai suoi figli apparendo in forme sensibili. Sempre per due motivi: la maggior gloria di Dio e la salute delle anime.
Tante furono le apparizioni di Maria. Di esse alcune furono riconosciute dalla Chiesa, ed hanno tali prove e tali caratteri che non si possono respingere. Consideriamo alcune delle apparizioni ammesse dalla Chiesa ed inserite nel S. Breviario, per conoscere sempre più l'amore di Maria verso gli uomini.
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1. Apparizione ai sette Fondatori. – Nell'anno 1233 la Beata Vergine apparve a sette nobili patrizi fiorentini raccolti in orazione, li consigliò di abbandonare i loro beni e gli onori del secolo e di ritirarsi dal mondo per servirla con maggior purità e fervore. Essi risposero subito all'invito della celeste Regina Maria, distribuendo le ricchezze che possedevano ai poveri e, rivestiti di miserabili abiti, si ritirarono poco lungi dalla città di Firenze, a Villa Camozia, ove condussero vita più angelica che umana.
Nel 1234, rientrati in città per conferire col Vescovo, corse loro incontro una folla di popolo, e per singolare prodigio i bambini balbettanti li encomiarono dicendo: «Ecco i servi di Maria! Ecco i servi di Maria!». Fra questi bambini se ne trovò uno di appena 5 mesi, il quale dando vivi segni di gioia, li additò alla madre che lo teneva tra le braccia: «Mamma, ecco i Servi di Maria! Fate loro l'elemosina!». Indi tacque e non parlò più, finché non raggiunse l'età in cui tutti i bambini sono soliti cominciare a parlare: questo bambino divenne santo: è S. Filippo Benizi che, all'età di venti anni, fu ammesso tra i Servi di Maria: e per opera sua l'Ordine si estese assai, specialmente in Francia ed in Germania.
In seguito a tale prodigio, la fama della virtù dei sette religiosi crebbe in modo che da ogni parte si ricorreva ad essi per ricevere consigli e per raccomandarsi alle loro preghiere.
La sera del 25 marzo 1240, venerdì santo, mentre raccolti meditavano la passione, si aprì il cielo ai loro sguardi, e videro scendere la SS. Vergine, in bruno ammanto, accompagnata da uno stuolo di angeli portanti gli strumenti
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della passione. Uno di essi sorreggeva una palma, un altro teneva tra le mani un abito nero, un terzo portava la Regola di S. Agostino ed un quarto uno scudo in campo azzurro con l'iscrizione: Servi Mariae. Appena la celeste Regina fu loro vicina, disse: «Io sono la Madre di Dio, che vi ho eletti a miei servi, perché sotto questo titolo coltiviate la vigna del mio Figliuolo. Ecco le vesti che in avvenire indosserete». E così dicendo distribuì ad ognuno un abito nero.
«Il colore di questi abiti – continuò Maria – valga a tenervi sempre avanti alla memoria i dolori che io provai acerbissimi per la crocifissione e morte del mio Unigenito. Propagate il ricordo della passione del mio Figliuolo e dei miei dolori. Seguite la regola di S. Agostino e siatemi Servi fedeli fondando un nuovo ordine di Religiosi col titolo: Servi Mariae. Nella palma che qui vedete abbiate un presagio di quella gloria che vi è preparata nel cielo, se mi onorerete in terra». Ciò detto Maria disparve.
Quest'Ordine, benedetto da Maria, si estese ed il suo apostolato fu fecondissimo non solo in Europa, ma anche nelle Missioni. Leone XIII canonizzò i Sette Santi Fondatori.

2. Apparizione a S. Girolamo Emiliani. – San Girolamo nacque a Venezia nel 1480 dalla nobile famiglia degli Emiliani o Miani. Fece rapida carriera e nel 1512 era già Provveditore della Repubblica Veneta. Ma quando Venezia fu attaccata da soldatesche nemiche, Girolamo venne fatto prigioniero e rinchiuso, con inumani maltrattamenti, nel fondo di una torre. La Vergine SS. commossa dalle sue lacrime e dalle sue suppliche, si degnò apparirgli e liberarlo.
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Libero, Girolamo incominciò una vita nuova. Volle rivolgere le sue cure a tanti poveri orfani dei quali nessuno si dava pensiero. Iniziò la provvida istituzione degli orfanotrofi che sono uno dei maggiori vanti della carità cristiana.
Attorno a lui si raccolsero altri compagni desiderosi di consacrarsi al servizio di Dio e del prossimo ed ebbe così origine la Congregazione dei Somaschi.

3. Apparizione a Caterina Labouré. – Caterina Labouré ebbe tre apparizioni, che furono riconosciute dalla Chiesa. La prima avvenne il 18 luglio 1820 alle ore 23,30. Caterina si sentì chiamare ad alta voce da un grazioso pargoletto ch'ella ritenne il suo Angelo custode e fu da lui invitata a discendere in cappella. Quivi vide la Beata Vergine che le confidò alcune cose, predisse gli orrori della Rivoluzione del 1870, e le diede alcuni salutari avvisi. Il 27 novembre di quello stesso anno avvenne la seconda apparizione. «La Vergine era di statura mediocre, ella stessa narrò, con una veste larga, accollata e di larghe maniche. Dal capo le scendeva fino ai piedi un velo bianco aurora. Stava ritta su un globo avvolto nelle spire di un gran serpente sul cui capo ella posava il piede per schiacciarlo. Aveva lo sguardo rivolto al cielo, nelle mani alzate fino al petto teneva un globo, sormontato da una croce, che offriva a Dio con tale espressione del volto che indicava preghiera.
«D'un tratto quel globo sparì dalle sue mani; le dita si coprirono di anelli gemmati che mandavano raggi abbaglianti, le braccia si abbassarono mandando come torrenti di splendori
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verso il globo sul quale posava. Il globo rappresenta il mondo, disse la Vergine, i raggi simboleggiano le mie grazie. Si formò poi attorno alla SS. Vergine come un quadro ovale in cui si leggevano scritte a caratteri d'oro queste parole: O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi. Ed una voce aggiunse: Fa' coniare una medaglia su questo modello; le persone che la porteranno al collo riceveranno grandi grazie».

Indi il quadro si volse e Caterina vide nel rovescio la lettera M, sormontata da una croce avente per base un'asta. Sotto la lettera M erano due cuori: uno circondato da una corona di spine, l'altro trafitto da una spada. Una corona di dodici stelle racchiudeva il quadro.
Circa un mese dopo avvenne la terza apparizione. Caterina fu elevata all'onore degli altari da Pio XI e la devozione alla Medaglia Miracolosa andò sempre più diffondendosi.

4. Apparizione di Maria a Lourdes. – Lourdes, piccola città della Francia, da quando vi discese la madre di Dio è divenuta la terra delle celesti predilezioni, e luogo di grazie e di prodigi. L'11 febbraio 1858 Bernardetta Soubirous, semplice ed innocente fanciulla, scendeva con due compagne dalla città di Lourdes per andare a raccogliere della legna presso le sponde del Gave.

Giunta davanti alla solitaria grotta di Massabielle, vide in una nicchia, sfavillante di luce purissima, la figura di una fanciulla mirabilmente bella. Ella aveva aspetto benigno; vestita di bianco come la neve, stretta ai fianchi da
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una fascia azzurra, teneva le mani congiunte sul petto e tra le mani, una bianca corona legata in oro. Era in atteggiamento di preghiera. Bernardetta guardava quella visione celeste e non sapeva darsene ragione. La bianca Signora si segnò indi, facendo scorrere i grani tra le dita, fece comprendere a Bernardetta quanto le fosse cara la recita del S. Rosario. Terminata la recita della corona, la visione sparì.
Comparve ancora 17 altre volte esortando la fanciulla a pregare per i peccatori e a far penitenza. Le comandò di recarsi dai sacerdoti a dire loro che le facessero erigere in quel luogo un tempio, al quale potessero accorrere i fedeli. Finalmente nel giorno dell'Annunciazione, avendo Bernardetta domandato il suo nome, la dolce Signora alzò gli occhi al cielo, congiunse le mani sul petto e disse: «Io sono l'Immacolata Concezione». In breve si sparse la fama dei prodigi e la Chiesa riconobbe l'autenticità delle apparizioni.

5. Apparizione a Fatima. – Il 13 maggio 1917 tre pastorelli di Aliustrel, piccola frazione di Fàtima, presso Lisbona, nel Portogallo, pascolavano il loro gregge recitando il Rosario. Ad un tratto un lampo colpì la loro vista. Spaventati guardarono il cielo. Neppure una nube, anzi il sole splendeva radioso. Timorosi decisero di tornare a casa e mentre spingevano avanti le pecore, un lampo più luminoso del primo li inchiodò immobili. Un brivido li assalì. Guardarono a destra e videro, vicino ad essi, sopra un piccolo verdeggiante elce, una bellissima Signora, tutta luce, più splendente del sole, che loro rivolse la parola: «Non temete: non voglio
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farvi alcun male». Indossava una veste bianca come la neve, stretta al collo da un cordone d'oro, ricoperta da un manto bianco ricamato in oro. Dalle mani giunte pendeva un rosario dai grani bianchi come perle! terminato da una piccola croce d'argento. Il volto dell'apparsa era circondato da un'aureola luminosa, ma offuscato da tristezza. La più anziana dei tre pastorelli, Lucia, osò domandarle:

– Di che paese siete voi?
– Il mio paese è il cielo.
– E che cosa siete venuta a fare?
– Sono venuta per domandarvi di venire qui al 13 di ogni mese per sei mesi consecutivi. In ottobre vi dirò chi sono e che sia venuta a fare, e che cosa voglio.
– Venite dal cielo! ed io andrò in cielo? chiese Lucia.
– Sì, rispose la Signora.
– E Giacinta?
– Anche lei.
– E Francesco?
La Vergine fissò il ragazzo e disse: – Egli pure, ma prima dovrà dire molti Rosari.
Poi disparve.
La nuova dell'apparizione si diffuse rapidamente a Fàtima, e con essa la fama del prodigio.
L'autorità ecclesiastica, dopo diligente e lungo esame, dichiarò degne di fede le apparizioni e permise il culto di Nostra Signora di Fàtima.

Si potrebbero ricordare altre apparizioni di Maria SS., ma abbiamo scelte queste per gli utili ammaestramenti che se ne possono ricavare.
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Pensiero di S. Bernardo. Il Signore ha posto in mano a Maria tutte le grazie che vuole dispensarci, affinché sappiamo che quanto noi riceviamo di bene, tutto lo riceviamo dalle sue mani.

Raffaello. – Nacque ad Urbino il venerdì santo 28 marzo 1483, da Giovanni, buon pittore. Imparò i primi rudimenti dell'arte presso il padre: indi passò alla scuola del Perugino. Sotto l'influenza di questo maestro dipinse: l'Incoronazione della Vergine delle Gallerie Vaticane e lo Sposalizio di Maria della Galleria Brera. In tal modo questo divoto della Madre di Dio cominciava ad onorare colei che era tutto l'amore del suo cuore.
Raffaello si stabilì a Firenze ove sentì l'influsso benefico dell'arte di Leonardo e di Fra Bartolomeo. Verso il 1507 dipinse il primo suo grande quadro storico: la Deposizione. Dopo quest'opera fu chiamato a Roma dal Papa Giulio II a decorare le Stanze Vaticane. Quivi Raffaello dimostrò tutto il suo ingegno e raggiunse la perfezione nell'arte pittorica. Il suo amore verso la Regina del cielo, la tutta bella, andò sempre crescendo ed egli lo manifestò nelle numerose e bellissime Madonne che dipinse. Celebri sono le Madonne del Granduca, del Cardellino, della Seggiola.
Maria lo protesse sensibilmente durante tutta la sua vita, ma specialmente nell'ora della morte, avvenuta il venerdì santo, 6 aprile 1520.

Maria, mòstrati nell'ore estreme!

Quando trepida veggo un gran periglio
Che minaccioso e celere s'affretta,
Con confidente cor, la mente e il ciglio,
Rivolgo a la Madonna benedetta;
Nel bel nome di Madre allor l'invoco,
E ogni tema sparisce a poco a poco.
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Mentre la prego estatica in ginocchi,
Se ad un'immagin sua mi trovo innante,
Affiso il guardo mio nei suoi begli occhi:
Poi quanto negò l'arte a quel sembiante,
Io rendo con un vol di fantasia,
E parmi com'è in Ciel veder Maria.
Oh, chi sa mai se l'Angelo d'Urbino,
Se l'ispirato ardor di Raffaello
Sentì tremare il suo pennel divino,
Quando quel volto dipingea sì bello ! ...
E forse ancor con l'arte si sdegnava,
Perché farlo più bello a lui negava.
O dolce Madre mia, nell'ore estreme
Vieni a mostrarmi il tuo celeste viso,
Vieni a bearmi il cor di santa speme
Vieni a parlar con me del Paradiso:
Così temere non potrò la morte,
Che di lei l'amor tuo sarà più forte.

Eloisa Ruta


SANTUARI MARIANI D'ITALIA


I Santuari mariani nella storia del cristianesimo sono i monumenti con cui le generazioni affermano che Maria è la loro augusta celeste Regina. Sono l'esposizione dei trofei di Maria. Sono i monumenti della regalità mariana sulla terra. Sono oasi di pace, di misericordia, d'amore. Sono le ville regali della Vergine. I troni dove, di quando in quando Ella viene a dispensare grazie e favori particolarissimi.
Numerosissimi sono i Santuari mariani, ed i fedeli sogliono pellegrinare ad essi per onorare
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Maria ed implorare la sua materna protezione. Quando il cristiano si sente colpito da qualche infermità sia fisica che morale, ribelle ad ogni cura, va a cercare la salute in uno di questi luoghi di devozione; dove non si respira che virtù e santità; dove la grazia divina è più abbondante, dove guariscono o vengono almeno mitigate le infermità e le debolezze dell'anima e del corpo.
I Santuari sono come la casa di cura della pietà, dove le anime si rigenerano ed attingono nuove energie. Essi sono diffusi in tutto il mondo, ma specialmente nella nostra Italia, la quale anche nella divozione a Maria precede tutte le altre nazioni. L'origine dei Santuari mariani deve quasi sempre ricercarsi in qualche grazia straordinaria o manifestazione straordinaria della SS. Vergine.

Veneratissimo è il Santuario di Loreto, che racchiude la S. Casa di Nazaret, miracolosamente trasportata ivi dagli angeli il 10 dicembre 1225, dopo una serie di prodigi. Attorno ad essa fu costruita una sontuosa Basilica; restaurata ed abbellita più volte nel corso dei secoli. La Santa Casa sta nel mezzo della Basilica, sotto la cupola, ed è adornata all'esterno di magnifici bassorilievi del Sansovino. La statua miracolosa della Vergine è riposta nella nicchia dietro l'altare ed è ricoperta di un abito preziosissimo. Nella Santa Casa ardono continuamente lampade d'oro e d'argento. Loreto diventò la reggia terrena della celeste Regina: circa 50 Papi, i più potenti sovrani cattolici, molti santi, milioni di fedeli visitarono questo Santuario, per ricevere da Maria luce, grazie, conforto.
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Il Santuario più frequentato e più celebrato in Italia dopo quello di Loreto, è senza dubbio quello di Pompei. Pompei si trova in una bella valle circoscritta ad occidente da una catena di montagne e ad oriente dal Vesuvio.
Il tempio della Vergine è a croce latina, maestoso nell'aspetto, imponente nelle sue proporzioni. All'altare maggiore troneggia il quadro della Vergine del Rosario in mezzo a una corona di luci. Nelle due braccia della croce vi sono due vaste cappelle e nel cuore di essa si erge armonica e svelta la cupola, tutta istoriata di preziosi affreschi. Dall'alba al tramonto, nel Santuario, è un succedersi di turbe devote che là convengono per onorare Maria, per accostarsi ai Ss. Sacramenti, per recitare il S. Rosario e cantare le lodi della Vergine. Dio solo conosce tutte le grazie che la Madonna di Pompei profuse a vantaggio dei suoi devoti.

Il Santuario della Consolata in Torino venne eretto in seguito ad un celebre miracolo di Maria. Nel 1104 un cieco vide nel sogno un'immagine di Maria col suo Bambino sul braccio sinistro; sentì dirsi di partire per Torino, in cerca di tale immagine, trovata la quale, avrebbe ricuperato la vista.
Benché cieco, si mise in cammino. Giunto al luogo indicato dalla Vergine Benedetta venne trovata l'immagine ed appena fu esposta alla presenza del cieco, subito egli riacquistò la vista e la salutò con il titolo di Consolatrice del mondo. Intervennero le autorità ecclesiastiche e si diede inizio alla costruzione del Santuario. Nel 1714 la Vergine Consolatrice fu proclamata Patrona primaria di Torino; nel giugno del 1904
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la venerata Immagine venne solennemente incoronata.

Vicino al celebre Santuario della Consolata, Maria volle una seconda reggia nella città di Torino, dove dispensa largamente grazie e favori: il Santuario dell'Ausiliatrice. La sua storia è intimamente legata a quella di S. Giovanni Bosco. Volendo egli avvicinare e convertire il popolo, comprese che la sua prima cura doveva essere la costruzione di una chiesa. Manifestò a Pio IX il progetto concepito e il desiderio di dedicare il Santuario a Maria Ausiliatrice. Il Pontefice approvò e mandò anche il suo obolo a D. Bosco, il quale si accinse subito all'opera. Il 27 aprile del 1865, alla presenza della nobiltà torinese, si collocava la prima pietra di quel tempio che doveva essere un pubblico attestato di riconoscenza alla Vergine per i molti benefici fatti al Piemonte. In due anni i lavori furono ultimati e Torino, alla gloria di altre bellissime chiese, aggiunse un tempio moderno sorto come per miracolo, fra grazie e miracoli, tanto che D. Bosco stesso scriveva: «Ogni pietra ed ogni mattone dell'edificio ricorda una grazia, un beneficio della Vergine del Cielo».

Potremmo ricordare tanti altri Santuari d'Italia, dedicati alla Vergine Santa. Non c'è regione che non vanti qualche particolare Santuario di Maria, donde ella distribuisce con maggior abbondanza i suoi doni. Celebri sono ad esempio: i Santuari di Crea, del Portone d'Asti, di Mondovì, di Caravaggio, della Guardia di Genova, della Misericordia a Savona, di S. Luca presso Bologna, degli Angeli ad Assisi, di S. Maria
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Maggiore a Roma, di Bonarie in Sardegna, di S. Maria della Catena a Palermo, del Galloro ad Ariccia e molti molti altri. Perché questa corrispondenza d'amore di Maria verso i suoi figli? Perché Ella ci ama e, benché assisa tra gli splendori del cielo, non dimentica la terra, né i suoi figli che le furono raccomandati dal moribondo Gesù. Convinciamoci: Maria ci ama. E noi l'amiamo?

Quando possiamo visitare qualche Santuario, Chiesa o altare di Maria, facciamolo volentieri. Quando non ci è possibile, uniamoci in spirito a quelli che si raccolgono ai piedi della Vergine e preghiamola ad estendere a noi le sue grazie.
Onoriamo Maria con altarini, portando fiori ai suoi quadri e rispettando tutte le chiese erette in suo onore.

Pensiero di S. Giovanni Damasceno. I templi di Maria sono le città di rifugio dove noi troviamo scampo dalle tentazioni e dai castighi meritati per le colpe commesse.

Paolo II. – Era morto Pio II ad Ancona, ed i Cardinali che lo avevano ivi accompagnato, decisero di ritornare a Roma per eleggere il nuovo Papa.
In quei giorni Ancona era stata colpita da una grave sventura: la peste. Dapprima il terribile morbo incominciò a mietere vittime nel volgo e poi era passato a menare strage anche fra i nobili, e tra questi colpì uno dei membri componenti il S. Collegio: Pietro Barbo, Cardinale di S. Marco, uomo eminente per virtù, prudenza ed esperienza. Fiducioso nella Vergine SS. che amava teneramente, volle recarsi a Loreto, per ottenere la guarigione. La sua preghiera ebbe un'eco potente presso il Cuore della Madre di Dio. Si addormentò ai piedi di Maria e
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nel sonno sognò la celeste Regina. Questa sorridendogli amorevolmente, lo confortò; gli disse di star sicurissimo per la sua salute perché egli era già guarito; indi gli ordinò di recarsi subito a Roma per l'elezione del Sommo Pontefice, anzi sorridendogli gli disse che sarebbe stato proprio lui il novello Pontefice!

I fatti dimostrarono che quel sogno era stato un vero annunzio della SS. Vergine. Difatti il Cardinal Barbo si svegliò libero dal male e recatosi a Roma per l'elezione del nuovo Pontefice, venne proprio eletto lui, come gli aveva predetto la Vergine SS. Assunse il nome di Paolo II e grato a Maria che sempre lo aveva protetto, fece erigere intorno alla S. Casa di Loreto il tempio maestoso a perenne memoria della regale tenerezza di Maria verso i suoi figli.

Alla Vergine di Loreto

Ave Maria, se a te son cari i folti
vigneti e gli orti e la devota china,
là, dove mesto dell'Adriatico mare
sorride il colle della tua Loreto
o mistico gerano de le notti,
questa notte t'offriamo e questi fuochi,
Regina dei dolenti, ave Maria;
se Tu celeste viaggiatrice un clivo
dell'Appennin sceglievi ove posasse
la povertà de la materna casa,
siccome l'orto della tua famiglia,
questa patria proteggi, ave Maria.
Il pescatore in disperata angoscia
tra la furia d'ingorde onde ti chiami,
stella del mare. L'esule che passa,
e ad ogni vecchierella della via
pensa a la madre e lagrima, ti chiami
rifugio de la prole esule d'Eva.
Noi Te con l'inno di viril preghiera
Arca di Federanza invocheremo.

Aleardo Aleardi

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SANTUARI MARIANI ESTERI


Maria ha fissato molte delle sue sedi regali, donde distribuisce a tutti grazie e favori, non solo in Italia, ma anche all'estero.

. . . La terra antica
non porta sola i templi tuoi, ma quella
che il Genovese divinò, nutrica
i tuoi cultori anch'Ella.
In che lande selvagge, oltre quei mari
di sì barbaro nome fior si coglie
che non conosca dei tuoi miti altari
le benedette soglie?

Alessandro Manzoni


1. Santuario di Lourdes. – Fra tutti i Santuari del mondo in cui la celeste Regina ama spargere le sue grazie, non ve n'è alcuno che celebri la sua misericordia come questo. L'origine di questo Santuario è legata alle apparizioni di Maria SS. a Bernardetta Soubirous, avvenute nell'anno 1858. Lourdes è diventata mèta di continui pellegrinaggi. Là sono numerosi i miracoli che si operano in forma pubblica e innanzi allo sguardo delle folle, nella piena luce: miracoli esaminati da un collegio di medici.

2. Santuario di Nostra Signora delle Vittorie a Parigi. – La sua origine è commovente. I fedeli della parrocchia di Nostra Signora delle Vittorie non frequentavano la chiesa, né si curavano della loro eterna salute, ed il parroco si sentiva perciò grandemente preoccupato. Ma un
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giorno, appena incominciata la Messa, alle parole: Judica me, Deus, sentì un'interna voce che gli diceva: «Tu sei nulla, il tuo lavoro è sterile, il tuo ministero è inutile... è meglio che ti ritiri...». Triste pensiero che invano il Sacerdote cercava di scacciare. Prima del Canone, fece una breve pausa, invocò l'aiuto del Signore e della Madonna. Allora sentì risuonarsi entro l'anima queste chiare parole: «Consacra la tua parrocchia al Cuore Immacolato di Maria». Ottenuta l'approvazione dell'Arcivescovo, inaugurò la Confraternita del Cuore Immacolato di Maria per la conversione dei peccatori, subito incominciò la serie di quei miracoli che da Parigi si diffusero in tutto il mondo.

3. Santuario di Nostra Signora del Pilar a Saragozza. – Antichissima è l'origine di questo Santuario: la tradizione lo fa risalire allo stesso S. Giacomo Maggiore, l'apostolo della Spagna. Accomiatandosi da Maria e implorando la sua benedizione prima di partire per la propria missione, S. Giacomo si sentì dire da Lei: «Va', figlio mio, compi gli ordini del Divin Maestro. In quella città della Spagna in cui avrai un maggior numero di credenti, ricòrdati di edificare una chiesa dedicandola al mio nome! nel luogo che io ti mostrerò». Giunto nella Spagna, San Giacomo andò di città in città predicando il vangelo. A Saragozza convertì un gran numero di persone con le quali si tratteneva nei santi esercizi della preghiera.
Una notte udì una celeste armonia ed alzando gli occhi vide la Vergine, che, cinta di luce e corteggiata da un numeroso stuolo di angeli, stava innanzi a lui sopra un pilastro. Lo chiamò
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per nome e gli espresse il desiderio che ivi fosse eretta una Chiesa. «Il Pilastro, aggiunse Maria, resterà sempre fermo in questo luogo, per testimoniare che da queste spiagge non si allontanerà più la fede cristiana. Appoggia al Pilastro l'altare del mio Santuario e questo luogo diventerà trono di grazie per coloro che verranno ad invocarmi». Scomparsa la visione, San Giacomo compì i voti del cielo innalzando un tempio a Maria. La Madonna del Pilar fu sempre venerata dagli spagnuoli.

4. Santuario della Madonna di Nazaret. – Presso la città di Poderneria, in Portogallo, si venera da molti secoli, con gran devozione una statua della Madonna detta S. Maria di Nazaret perché fu portata di là, al tempo delle persecuzioni degli iconoclasti. Dapprima fu onorata in Spagna, quindi portata in Portogallo ove fu mèta d'innumerevoli pellegrinaggi specialmente dopo un celebre miracolo. Un cavaliere, di nome Rupinio, inseguiva un giorno a briglia sciolta un cervo presso il precipizio di un'alta rupe che finiva sul mare. Benché pratico di quei luoghi non avvertì il pericolo. Già i piedi del cavallo spiccavano il salto per gettarsi in mare, quando il cavaliere spaventato, invocò S. Maria di Nazaret. Sull'istante fu esaudito, poiché il destriero, ritirando subito il salto all'indietro, si tenne ritto sui piedi posteriori lasciando, non senza prodigio, impresse le orme dei piedi nella rupe. Grato al beneficio di Maria, Rupinio le costruì una cappella più bella della precedente. Il Re Ferdinando nel 1377, cambiò questa Cappella in un grandioso Tempio ove anche al presente si operano numerosi prodigi.
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5. Il Tempio di Guadalupe. – È degno di particolare considerazione. Guadalupe vuol dire: Fiume di Luce ed in verità apparve su quella vetta presso la capitale del Messico, un faro di luce inestinguibile: la taumaturga immagine di Maria SS. Veramente bella è la storia dell'origine di questo grandioso Santuario.
Il 9 dicembre 1531, sul far del giorno, un contadino indiano da poco convertito, di nome Giandiego, si recava a Tlatelolco per assistere alla S. Messa. Giunto ai piedi del monte Tepeyac, udì all'improvviso un'armonia soave e gioconda che sembrava di Paradiso. Meravigliato alzò lo sguardo verso la vetta, donde veniva la celestiale melodia, e vide una candida nube, sopra cui si innalzava una iride lucentissima che ne accresceva oltremodo lo splendore. Mentre il buon Giandiego mirava estatico quello spettacolo, sentì una voce chiamarlo per nome ed invitarlo ad appressarsi.
Ubbidiente al comando, salì frettoloso il monte e vide posarsi nel mezzo della luce una Signora di divina bellezza. La sua faccia era splendente come il sole e dalla veste uscivano raggi di luce sfolgorante.
«Figlio mio, ch'io amo teneramente, gli disse, dove vai?».
«Signora amabilissima, vado a Tlatelolco, per ascoltare la santa Messa, che si celebra ad onore di Maria SS.».
«Lodo, o figlio, la tua devozione e mi piace l'umiltà del tuo cuore. Sappi che io sono la Vergine Madre di Dio. È mio volere che in questo luogo mi si edifichi un tempio dal quale mi mostrerò Madre amorosa verso di te, dei tuoi simili e verso coloro che invocheranno con
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fiducia il mio nome. Rècati pertanto dal Vescovo, digli che io ti mando, e narragli fedelmente quanto hai veduto e quello che ti ho detto».
Fray Juan de Zumàrraga, primo Vescovo del Messico, sulle prime non volle prestare fede, ma dopo ripetute apparizioni e prodigi, credette e adempì quanto la Vergine voleva. Nel ricchissimo Santuario, abbellito e decorato più volte, venne collocata la prodigiosa immagine dipinta miracolosamente sul rozzo mantello del povero Giandiego, che ancora si conserva. L'immagine appare col colorito fresco e vivo come se fosse appena dipinto.
L'interno del santuario è meraviglioso. Le ampie volte sono dipinte in azzurro con stelle d'oro; l'altare è di marmo candido, circondato da una balaustra d'argento. La Santa Icone è chiusa fra due cristalli tenuti assieme da una cornice d'oro. Al disopra luccica l'artistica corona d'oro e di platino, splendente di perle e di brillanti.
Il Pontefice Benedetto XIV applicò a questa apparizione il detto scritturale: Non fecit Deus taliter omni nationi Iddio non ha fatto tali cose ad ogni nazione (Salmi, 147, 20).

Tra i santuari Mariani sparsi nel mondo, meritano pure d'essere ricordati quello di La Salette nella diocesi di Grenoble, e di Fàtima nel Portogallo, sorti in seguito ad apparizioni di Maria.

È necessario erigere a Maria SS. un santuario nel nostro cuore dove Ella sia amata e venerata. Come l'anima nostra è tempio dello Spirito Santo, così dev'essere abitazione e reggia di Maria SS.
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Veneriamo tutti i santuari di Maria SS.; leggiamone volentieri la loro storia, e diffondiamone il culto alla SS. Vergine, per quanto ci è possibile.

Pensiero di S. Bernardino da Siena. Quante sono le creature che servono a Dio, tante debbono ancora servire a Maria; giacché gli angeli, gli uomini e tutte le cose che sono nel cielo e sulla terra, essendo soggette all'impero di Dio, sono anche soggette al dominio della Vergine.

Un pellegrinaggio. – Le popolazioni cattoliche Messicane per dimostrare la genuina e ferma volontà di resistere ad ogni costo ai persecutori, hanno celebrato, nell'anno della più crudele persecuzione, la festività di Cristo Re con grandiosi pellegrinaggi ai più venerati santuari delle diverse città. E nella capitale della Repubblica si è svolto con indicibile entusiasmo, nella Basilica della Madonna di Guadalupe, Patrona di tutta la Nazione Messicana, un eccezionalissimo pellegrinaggio. Infatti una moltitudine di circa 300.000 persone tra le quali dame della più alta aristocrazia, a piedi scalzi, dalle 5 e mezzo del mattino alle 7 di sera, ha sfilato ininterrottamente innanzi alla venerata immagine della Madonna.
Uno dei membri della Giunta Direttiva della Lega, testimone oculare di questi fatti, compendia in queste brevi parole le emozioni di tristezza e di gioia che riempirono tutti i cuori: «Lo spettacolo che offriva la cerimonia della consacrazione nazionale al nostro Re divino e a nostra Signora di Guadalupe, non può dirsi essere stato solenne, perché ci mancava quello che è il culto cattolico, cioè il santo sacrificio della Messa; ci mancava Gesù nel suo augustissimo Sacramento, e non v'era all'altare il sacerdote, ministro e rappresentante di Cristo; ma può ben dirsi essere stato uno spettacolo senza precedenti, perché mai si erano viste tante migliaia di cattolici venire e ai piedi della nostra Madre e Regina di Guadalupe pel rinnovare innanzi alla sua miracolosa immagine la nostra consacrazione piena e totale al suo divin
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Figliolo, Gesù Cristo, Re universale dei popoli e delle Nazioni e per giurare solennemente una volta di più la nostra fedeltà incrollabile alla Chiesa ed al suo Capo Supremo, il successore di Pietro, cui Cristo nostro Signore disse quelle parole che sono il fondamento della nostra speranza in questi giorni di crudeli persecuzioni: Portae inferi non praevalebunt: Le porte dell'Inferno non prevarranno».

L'Ave Maria

Ave Maria! Quando su l'aure corre
l'umil saluto, i piccioli mortali
scovrono il capo, curvano la fronte
Dante ed Aroldo.

Una di flauti lenta melodia
passa invisibil fra la terra e il cielo:
spiriti forse che furono, che sono
e che saranno?

Un oblio lene de la faticosa
vita, un pensoso sospirar quiete,
una soave volontà di pianto
l'anime invade.

Taccion le fiere e gli uomini e le cose
roseo 'l tramonto ne l'azzurro sfuma,
mormoran gli alti vertici ondeggianti
Ave Maria.

Giosuè Carducci


MARIA E GLI ORDINI RELIGIOSI

La SS. Vergine non solo volle erigersi monumenti di pietra quali sono i templi, ma si eresse anche monumenti viventi negli Ordini Religiosi
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ed Istituzioni che hanno lo scopo di conoscerla, imitarla, pregarla, e farla conoscere, imitare e pregare.
Questi Istituti sono molti e tutti furono benedetti da Maria. Ella è la celeste giardiniera e sa bene coltivare i fiori che le vengono affidati, per offrirli in delicato omaggio, al Figlio suo Gesù.
Numerose Congregazioni maschili e femminili sono consacrate alla Vergine. Ricordiamone alcune.

1. Ordine dei Domenicani. – Il Signore volle porre quest'ordine sotto la singolare protezione della Vergine e lo volle arricchito dei suoi continui benefici per salvare le anime. S. Domenico affidò la cura del suo Ordine alla Vergine fin dai primi tempi e il B. Giordano non intese governare che coll'assistenza di Maria di cui conosceva la sollecitudine per il progresso e la custodia dell'Ordine. Tra i Domenicani il culto di Maria è in onore e lo storico Guidonis asserisce che nel solo Ordine dei Predicatori, si fa voto d'ubbidienza alla Vergine Maria, poiché l'esperienza tanto spesso ed in tanti modi ha mostrato quanto essa lo protegga e difenda. E Maria prodigò all'Ordine le cure più tenere. «Ella stende sui figli di S. Domenico, che sono pure figli suoi, scrive S. Alberto il Grande, un'ombra protettrice: l'ombra della sua verginità contro le seduzioni dei sensi, l'ombra della sua umiltà contro il soffio della vanagloria e vampe d'orgoglio; l'ombra della sua preghiera contro gli assalti diabolici della tentazione».
Quali uomini illustrano quest'Ordine!
S. Alberto Magno si fece religioso domenicano
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per invito di Maria; così l'angelico S. Tommaso ed altri ancora. I Domenicani pubblicano periodici che diffondono la devozione del S. Rosario. A questo culto fanno pure capo altre attività fiorentissime, come la Confraternita del Rosario, il Rosario perpetuo, il Rosario vivente, il Rosario tra i fanciulli, i quindici sabati; il mese di ottobre, la supplica di Pompei.

2. L’Ordine dei Mariani. – I Mariani furono istituiti nel 1673 dal venerabile Stanislao Papenzinski, già della Congregazione degli Scolopi. Si diffusero in Polonia, in Lituania e negli Stati Uniti, ove hanno tutt'ora molte case. Si occupano di ministero sacro e di insegnamento.

3. I Maristi. – I Maristi o meglio «i Piccoli Fratelli di Maria», furono fondati nel 1817, dal Beato Marcellino Champagnat, con lo scopo di educare la gioventù.

4. I Marianisti. – I Marianisti o fratelli della società di Maria furono fondati a Bordeaux nel 1817 da P. Chaminade e approvati dalla S. Sede nel 1891. I membri uniscono ai tre voti quello di stabilità nel servizio di Maria Vergine. Loro scopo è l'educazione cristiana della gioventù, e la direzione di scuole.

5. I Fratelli di Nostra Signora della Misericordia. – Scopo di questa congregazione, fondata nel 1839 dal Ven. Mons. Scheppers, è quello di istruire e di educare la gioventù e confortare i reclusi, curare gli infermi ed esercitare in genere la misericordia cristiana sotto la
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protezione di N. S. della Misericordia. La Congregazione è diffusa nel Belgio, Canadà, Olanda, Inghilterra, Argentina, Uraguai, Italia.

6. I Carmelitani.--L'Ordine dei Carmelitani è l'Ordine propriamente detto della Madre di Dio. E Maria coltiva in quest'Ordine i più bei fiori di ogni virtù.
I servi di Maria, i Gesuiti, i Francescani, i Salesiani, i Salettini e molte altre Congregazioni che operano tanto bene nella Chiesa di Cristo, militano pure sotto lo stendardo della Vergine Santissima.

7. Congregazioni femminili. – Tra le Congregazioni femminili che onorano in modo specialissimo la SS. Vergine ricordiamo le seguenti:

a) Le Clarisse: Sono eredi dello spirito di S. Francesco di Assisi, il cui cuore era traboccante di amore verso Maria.

b) Le Visitandine: Istituite da S. Francesco di Sales, hanno il compito di far conoscere la carità di Maria SS.

c) Le Orsoline: Hanno per fondatrice S. Angela Merici. La loro vita religiosa è tutta penetrata e profumata dalla tenerezza del culto filiale verso Maria.

d) Le Religiose dell'Assunzione: Queste religiose fanno omaggio della propria vita alla gloriosa Assunzione di Maria al Cielo.

e) La Congregazione di Nazaret: Ha per fine di far conoscere ed imitare l'umiltà profonda della vita nascosta di Maria in Nazaret.
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f) Le Suore Missionarie di N. S. de La Salette: Si dedicano alle missioni e a diffondere nel mondo il messaggio di N. S. de La Salette.

Tutti procuriamo di avere Maria quale nostra Madre, e di essere suoi degni figli.
Recitiamo, se possiamo, la corona francescana, l'ufficio della Madonna e la coroncina dell'Immacolata Concezione.

Pensiero di S. Giovanni Damasceno. Il servire Maria ed essere della sua corte è l'onore più grande che possiamo avere; poiché il servire alla Regina del cielo è già regnare in cielo e ubbidire ai suoi comandi è più che regnare.

Cherubini Luigi. – Questo celebre compositore di musica nacque a Firenze il 14 settembre 1760. Ricevette una educazione profondamente cristiana e fin dai più teneri anni cominciò ad amare la SS. Vergine.

Ebbe le prime nozioni di musica dal padre ed apprese l'armonia ed il contrappunto; a 13 anni componeva già una Messa. Il Granduca di Toscana Leopoldo II lo mandò a studiare a Venezia. Compiti gli studi si volse ai teatri. Le sue opere vennero accolte con grande successo, ma disgustato per le ingiustizie che gli fecero, si ritirò deciso di non più occuparsi di musica. Era Maria che permetteva questo perché voleva che egli si occupasse della musica sacra e desse tanta gloria a Lei e al suo Divin Figlio.

Compose una meravigliosa «Messa in la», in occasione della festa di S. Cecilia ove rifulge tutta la sua immensa dottrina di contrappuntista unita ad una soave ispirazione religiosa. Questo lavoro suscitò tale ammirazione anche all'estero, e Cherubini si decise a dare alla musica sacra tutte le sue energie.

Compose altre 10 Messe, il Dixit, il Miserere, il Te Deum, la celebre Ave Maria e molte altre opere.
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Dopo una vita spesa nell'onorare Dio e la Vergine SS. spirava serenamente il 15 marzo 1842 assistito da Colei che «salva i suoi» e che santifica coloro che l'amano.

Maria Vergine bella

Maria Vergine bella,
Scala che ascendi e guidi all'alto cielo,
Da me leva quel velo
Che fa sì cieca l'alma tapinella.
Vergine sacra, del tuo Padre Sposa,
Di Dio sei Madre e Figlia;
O vaso picciolino, in cui si posa
Colui che il Ciel non piglia,
Or m'aiuta e consiglia
Contro i mondani ascosi e molti lacci.
Priegoti che ti spacci
Nanzi che io muoia, o Verginetta bella.
Porgi soccorso, o Vergine gentile,
A quest'alma tapina,
E non guardar che io sia terreno e vile,
E tu del ciel Regina.
O stella mattutina.
O Tramontana del mondan viaggio
Porgi il tuo santo raggio
Alla mia errante e debil navicella.

B. Iacopone da Todi


MARIA NEL CUORE DEI PAPI
E DEI PADRI DELLA CHIESA

L'esempio dei Papi e dei Ss. Padri riguardo alla divozione verso Maria SS. è di grande ammaestramento e degno della nostra considerazione.
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I Sommi Pontefici, quali Vicari di Gesù Cristo, sono per noi, in certo qual senso, come il Divin Maestro Gesù. Essi ci additano la via del cielo, ci precedono nel cammino.
Ascoltare la loro parola e i loro precetti è pegno di eterna salvezza. E perciò di grande conforto il pensiero che quasi tutti i Sommi Pontefici furono molto divoti di Maria. S. Pietro amò la Beata Vergine, e come lui tutti i suoi successori ne furono divoti. Fu Maria che li illuminò, li sostenne, li confortò e li santificò.
Il glorioso S. Pio V pose nelle mani di Maria tutto il suo Pontificato, a Lei raccomandò l'insidiata cristianità ed ebbe la consolazione di vedere i turchi sconfitti e l'Europa salva.
Pio VII, imprigionato e perseguitato dal superbo Napoleone, fu liberato per mezzo di Maria ed egli riconoscente ne incoronò la bella statua a Savona. In tutti i tempi i Papi sono ricorsi a Maria: sempre furono da lei aiutati. Maria è veramente la stella del Pontificato romano.
Chi non ammira la tenera divozione di Pio IX verso la Vergine Immacolata? Egli stesso afferma di averla sempre amata fin da fanciullo; in ricompensa ebbe la fortuna e la gloria di definire il dogma dell'Immacolato Concepimento di Maria, nella celebre Bolla Ineffabilis dove, fra l'altro, si legge: «Ad onore della santa ed individua Trinità, e gloria della Vergine Madre di Dio, ed esaltazione della fede cattolica, ed incremento della cristiana religione, per autorità del Signor nostro Gesù Cristo, dei Beati Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, dichiariamo, pronunciamo e definiamo che la dottrina, la quale insegna che la beatissima Vergine Maria fu, dal primo istante della sua Concezione, per grazia
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speciale e privilegio singolarissimo di Dio onnipotente, in riguardo ai meriti di Gesù Cristo Salvatore dell'uman genere, preservata immune da ogni neo di colpa originale, e di rivelazione divina e costantemente creduta da tutti i fedeli».
Leone XIII, il Papa del Rosario, scrisse encicliche e vari decreti riguardanti il culto e la divozione mariana.
Così il grande Pio X, l'Apostolo dell'Eucaristia e della Vergine SS.
Benedetto XV dimostrò a tutto il mondo la sua fiducia in Maria, aggiungendo alle Litanie Lauretane il titolo Regina Pacis e istituendo la festa di Maria Mediatrice di Grazia.
Anche il glorioso Pio XI, di santa memoria, scrisse un'enciclica per promuovere tra i fedeli la recita del Rosario della Vergine.
S. S. Pio XII promosse la divozione a Maria in molti modi ed in tante occasioni. È il Papa della divozione al Cuore Immacolato di Maria SS., ed ancora il Papa dell'Assunzione corporea di Maria al cielo, definita come domma il giorno 1 novembre 1950.
La definizione dell'Assunzione inizia l'età di Maria, predetta da S. Luigi Grignion de Monfort e preannunciata dal Ven. Padre Chaminade a Gregorio XVI come foriera e portatrice infallibile del trionfo completo di Cristo e della Chiesa.

Accanto ai Pontefici vanno ricordati i Ss. Padri e Dottori Ecclesiastici. Essi, chiamati da Dio a scrivere e commentare la divina parola, compirono la loro altissima missione sotto lo sguardo di Maria.
Vengono chiamati Padri o Dottori coloro che emergono nei primi secoli della Chiesa per
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santità e dottrina ed hanno raccolto e tramandato per scritto la parola di Dio; in seguito, e cioè dal secolo ottavo in poi, vi sono i Dottori della Chiesa che non sono più detti Padri.
Ss. Padri e Dottori che hanno scritto meglio o di più riguardo a Maria SS.:

Sec. I: S. Ignazio martire.
Sec. II: S. Giustino martire; S. Ireneo.
Sec. III: S. Cipriano.
Sec. IV: S. Atanasio; S. Efrem; S. Basilio il Grande; S. Gregorio Nisseno; S. Epifanio; S. Ambrogio; S. Gerolamo; S. Sofronio.
Sec. V: S. Giovanni Crisostomo; S. Agostino; S. Cirillo Al.; S. Procolo; S. Basilio; S. Eucherio; S. P. Crisologo.
Sec. VI: S. Fulgenzio; S. Andrea Cretese; S. Venanzio; S. Gregorio il Grande.
Sec. VII: S. Ildefonso.
Sec. VIII: S. Germano; S. Giovanni Damasceno.

Scrittori Ecclesiastici e Dottori che hanno scritto su Maria SS. dal sec. ottavo al sec. XV:

Sec. IX: Niceforo; Giona, Vescovo d'Orléans; Teofane; Strabone; Ausberto.
Sec. X: Giorgio di Nicomedia; Ermanno; Contratto; S. Ausberto.
Sec. XI: S. Pier Damiani; S. Anselmo; S. Gregorio VII, Papa.
Sec. XII: S. Bernardo; Ruperto Abate; Arnaldo di Chartres; Ugo di S. Vittore.
Sec. XIII: Innocenzo III, Papa; Guglielmo di Parigi; S. Alberto Magno S. Tommaso; S. Bonaventura.
Sec. XIV: Giovanni Scoto; S. Bernardino da Siena; Giovanni Gersone; S. Antonino; S. Lorenzo Giustiniani.

È proprio vero che i figli devoti non parlano mai abbastanza della Madre! De Maria nunquam satis. Non si può concepire un santo che non abbia amato Maria.
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Non si può concepire uno scrittore sacro che non abbia detto di Maria. Quanto bene hanno scritto della Vergine, S. Bernardo, S. Bonaventura, S. Tommaso!
In tutti i secoli i Padri e i Dottori hanno scritto di Maria. A noi piace anche qui considerare in modo particolare quello che hanno scritto alcuni di essi.
S. Bernardo, nell'omelia seconda Super missus est, così parla di Maria: «E vedete, vedete l'accordo meraviglioso delle misteriose figure e delle profetiche parole dei Santi nell'Antico Testamento! Il prodigio dei prodigi che si è operato nella Vergine, è quello che tanti prodigi hanno prefigurato e che tante profezie hanno promesso. Un solo e medesimo spirito ha parlato per bocca di tutti i Profeti. Malgrado le diversità delle forme, delle circostanze e dei tempi, tutti hanno anticipatamente veduto e predetto lo stesso mistero nell'unità del medesimo Spirito. Ciò che è stato mostrato a Mosè sul roveto ardente, al gran sacerdote Aronne nella verga miracolosamente fiorita, a Gedeone nel vello e nella rugiada, Salomone l'ha chiaramente predetto nella Donna forte ed incomparabile; Geremia l'ha più apertamente cantato nella sua profezia della Donna che chiuderà in sé l'uomo; Isaia l'ha manifestato più esplicitamente nella Vergine Madre dell'Emmanuele; infine l'Arcangelo Gabriele lo portò dal cielo quando salutò la Vergine stessa».
Altrove S. Bernardo scrive ancora: «La SS. Vergine è la gloriosa stella di Giacobbe; i suoi adorabili raggi rischiararono l'universo, il suo splendore abbagliante riluce nei cieli e penetra fino all'inferno. Ella illumina la terra, fa
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sbocciare le virtù e i suoi ardori consumano i vizi».
E S. Bonaventura: «Maria è una stella radiosa. Essa fa scaturire l'eterno raggio quando mette al mondo il Figlio di Dio. E di Lei che nel libro dei Numeri sta scritto: Da Giacobbe nascerà una stella e spunterà da Israele una verga. Questa verga è il Figlio di Dio che è il raggio di Maria nostra dolcissima stella; stella radiosa il cui raggio vivo non solo ha penetrato il mondo, ma anche il cielo; non solo il cielo, ma anche l'inferno».
S. Tommaso fa un mirabile confronto tra Eva e Maria. Scrive: «Tre cose desiderò Eva nel Suo frutto. Fidandosi della falsa promessa del diavolo desiderò di diventare simile a Dio, come Lui aver cognizione del bene e del male. Invece peccando si trovò da Dio dissimile, perché a Lui ribelle, ed esule dal Paradiso terrestre. Fu invece il frutto di Maria che ci riannodò a Dio rendendoci simili a Lui, di una rassomiglianza che raggiungerà il colmo alla fine del mondo, quando Egli apparirà visibilmente, poiché allora noi saremo l'immagine perfetta di Lui.
«In secondo luogo Eva desiderò diletto dal frutto, che stimò delizioso a mangiarsi. Invece mangiatolo si trovò immersa nella vergogna e nel dolore. Dolcissimo è all'incontro il frutto di Maria, che mangiato specialmente nella S. Eucaristia ci avvia sicuramente alle delizie della vita eterna.
«In terzo luogo, Eva formò anche dei sogni di bellezza attorno al suo frutto, ma la vera bellezza sta in Gesù, Figlio di Maria, perché di Lui è scritto che è il più bello dei figli degli uomini e con ragione, essendo nientemeno che lo splendore dell'eterna gloria del Padre».
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Imitiamo i grandi amanti di Maria anzitutto leggendo con amore e riverenza i loro scritti mariani e i libri che su tale argomento ci vengono consigliati; inoltre parlando e scrivendo di Maria e poi diffondendo questi scritti onde si propaghi la conoscenza di questa celeste Madre.
Chi ama e fa amare Maria SS. avrà un Paradiso più bello, perché, dice la Scrittura: Qui elucidant me, vitam aeternam habebunt: Quelli che mi fanno conoscere, avranno la vita eterna (Eccli. 24,31).

Pensiero di Pio IX. Certo era giusto che brillasse degli splendori della più perfetta santità questa Madre così venerabile, cui Dio Padre ha voluto dare l'unico Figlio suo generato nel suo cuore, eguale a Lui in tutte le cose, ch'Egli ama come se stesso, e darlo in modo ch'egli, per natura sia, al tempo stesso, Figlio di Dio Padre e di Maria Vergine.

Preghi la Madonna. – Lo scrittore Pitigrilli, nel libro in Cui narra le tappe della sua conversione «La Piscina di Siloe», ci fa conoscere il suo incontro con Maria SS. «Una sera il Vescovo Mons. Angelo Felmini, – così dice Pitigrilli – accomiatandosi dopo un lungo edifìcante colloquio, mi disse: "E preghi la Madonna. È tanto buona".
«Queste due frasi sarebbero state inoperanti in altri tempi. Da allora io prego la Madonna, ed ebbi la prova del Suo prodigioso intervento. Quella corona che prima consideravo dei noccioli infilati come il tespik che i musulmani sgranano per tener occupate le dita, divenne per me il Santissimo Rosario che non recito tutti i giorni ma al quale ricorro quando ho bisogno di consiglio e di conforto».
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La stella mattutina

Ave, o stella mattutina,
fior di Gerico ridente,
degli Arcangeli Regina,
santa Madre del Signor;

Tu grand'arca d'alleanza,
tu degli esuli speranza,
tu corazza all'innocente,
tu saetta all'oppressor.

Di Davidde eburnea torre,
porta insigne de' cieli,
palma insigne del Taborre,
lampa vigile al nocchier;

bruna figlia di Sionne,
rosa eterna del Saronne;
Tu che Cristo a noi riveli;
Tu ci insegna i suoi sentier.

Noi siam naufraga famiglia,
che ha smarrito i dolci porti;
deh, ripiega a noi le ciglia
moritura umanità.

Deh soccorri al nostro grido,
deh ci appresta sovra il lido
la barchetta che ci porti,
nella bella eternità.

Giovanni Prati


MARIA NEL CUORE DEI FEDELI


Maria vive nel cuore dei fedeli che ama e dai quali riceve generosa corrispondenza di amore. E quest'amore, questa divozione dei fedeli verso la Vergine SS. ci è dimostrato anche dai
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Congressi Mariani. In essi la pietà è collettiva, e per questo più accetta a Maria, la quale vuole dispensare in essi grazie più abbondanti.
Lo scopo di questi Congressi è triplice: istruttivo, ossia conoscere meglio le prerogative, le virtù, i privilegi di Maria; liturgico, ossia pregare collettivamente Maria; pratico, ossia indicare Maria a modello della vita cristiana.
In questi ultimi tempi i Congressi Mariani hanno preso uno sviluppo larghissimo; se ne fanno di internazionali, di nazionali, e molti diocesani.
Ne ricordiamo alcuni fra i più importanti:

1. Congresso di Livorno. – Fu il primo; venne celebrato nel 1895. Fu ideato da un Sacerdote di Nugula e promosso con entusiasmo dal Vescovo di Livorno, d'accordo con la S. Sede.
I voti emessi al congresso, come anche i temi proposti e studiati, furono divisi in quattro gruppi. Sul tema: Influenza di Maria sulla società come tipo perfetto della donna, si fecero voti riguardanti l'imitazione di Maria da parte della donna cattolica; l'educazione dei figli; l'apostolato e le opere di carità che la donna deve esercitare oltre alle cure di famiglia; l'Associazione delle Dame della Carità; la tutela delle giovani pericolanti e la prosperità delle congregazioni mariane.
Sul secondo tema: Vittoria e beneficenze di Maria a favore della società, furono emessi voti relativi all'erezione di edicole mariane e ai segni di ossequio da tributarsi ad esse, salutandole con giaculatorie quando vi si passa innanzi.
Sul terzo tema: Gratitudine della società a Maria, si emisero voti per la recita del Rosario
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e dell'Angelus, per una maggior solennità per la festa dell'Assunta e per il ritorno dei dissidenti all'unità della Chiesa.
Sul quarto tema: Maria e l'Italia, si propose di zelare il rispetto del nome di Maria, di favorire e promuovere i pellegrinaggi ai santuari mariani e di preparare un inno nazionale in onore della SS. Vergine.

2. Congresso di Lione. – Fu celebrato nel 1900. Vi si emisero 15 voti riguardanti la Regalità di Maria; il Rosario e la Medaglia miracolosa; il mese di Maggio; Nostra Signora di Cana; l'Opera domenicale; l'Arciconfraternita di Nostra Signora degli eserciti; i pellegrinaggi e le relative guide; l'inventario delle opere artistiche mariane che ogni diocesi possiede; il patronato di S. Giovanni Evangelista sui congressi mariani.

3. Congresso internazionale di Friburgo. – Fu celebrato nel 1902. I voti di questo congresso ebbero per oggetto: la Regalità di Maria; l'Arciconfraternita di Nostra Signora degli eserciti; la divozione delle Tre Ave Maria; le preghiere dopo la Messa; la divozione al Rosario; la diffusione delle encicliche di Leone XIII che inculcano la divozione al Rosario; la divozione insegnata da L. Maria Grignion de Montfort; la divozione alla Madonna del Perpetuo Soccorso; l'arte e le immagini di Maria; il Sodalizio di San Pietro Claver; i pellegrinaggi; la divozione a Nostra Signora del S. Cuore di Gesù e a Nostra Signora del Supremo Perdono; infine la diffusione e l'incremento delle Congregazioni mariane.
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4. Congresso di Roma. – Fu il secondo Congresso mariano internazionale: tenuto nel 1904 dopo una grandiosa mostra di arte mariana esposta nel palazzo del Laterano. Sua caratteristica fu di essere eminentemente pratico. I voti furono divisi in quattro sezioni secondo i quattro temi del congresso: del culto, della stampa, delle associazioni mariane maschili e di quelle femminili.
Quelli della prima sezione erano contro la bestemmia; per la propagazione della divozione alla Madonna della Mercede, del Rosario, della Medaglia miracolosa.
I voti della seconda sezione riguardavano l'illustrazione storica degli svariati monumenti sorti in onore della Madonna; la diffusione della dottrina e pratica insegnata da Grignion de Montfort; la solidità dogmatica delle trattazioni mariologiche; la biblioteca mariana; la natura e l'uso delle immagini sacre; il compito della stampa nei riguardi della divozione a Maria.
Nella terza sezione si fecero voti sulla buona formazione dei membri delle Congregazioni Mariane, contro la propaganda protestante in Roma, ed in favore dell'unione delle Chiese.
Nella quarta sezione si fecero voti riguardanti lo spirito e gli obblighi delle Figlie di Maria.

5. Congresso internazionale di Treviri. – Fu tenuto nel 1912. Discusse 16 relazioni ed emise altrettanti voti riguardanti: l'abbandono filiale dei fedeli in Maria; la definizione dell'Assunzione; la Confraternita di Maria Regina dei Cuori;
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lo scapolare e la Medaglia miracolosa; l'associazione dei paggetti di Maria; l'intesa tra i presidenti dei congressi mariani ed eucaristici; la cognizione e dottrina di Grignion de Montfort; la divozione a Maria in mezzo alla gioventù; la festa del Cuore di Maria; la comunione frequente nelle associazioni mariane; la preghiera per il Portogallo, allora travagliato da sètte anticlericali; l'arte mariana; la divozione agli angeli, fedeli servi di Maria.
Questi congressi insistono tutti sulla stampa mariana. Cooperiamo secondo la nostra possibilità, all'apostolato-stampa mariana.
Scriviamo, diffondiamo libri e periodici che parlino di Maria; aiutiamo con l'offerta coloro che si dànno a quest'apostolato.

Impariamo da questi congressi la vera divozione a Maria, quella insegnata dal Grignion de Montfort. Facciamo la consacrazione di noi stessi a Maria Vergine come ci è insegnata dallo stesso Grignion. Le nostre azioni siano fatte da Maria, per Maria, con Maria, in Maria.

Proponiamo di pregare la Beata Vergine specialmente con il S. Rosario.
Maria regnerà nel nostro cuore. E se Maria è in noi, di che dobbiamo temere?
Con l'amore di Maria nel nostro cuore giungeremo alla salvezza eterna!

Pensiero di S. Ildefonso di Toledo. Ovunque il Cristo è adorato e servito, Maria SS., Madre di Dio, è venerata e proclamata beata, è salutata come sempre Vergine. Sì, tutto il mondo, tutte le nazioni, tutte le lingue proclamano beata la Vergine Maria.
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Alessandro Manzoni. – È il letterato, il poeta insigne, ma specialmente il divoto di Maria, cui consacrò l'agile penna per celebrarne i dolori e le glorie. Alessandro nacque il 7 marzo 1785 da Pietro Manzoni e da Giulia Beccaria. Incominciò le scuole elementari all'età di 7 anni, quindi passò nelle medie a Lugano nel collegio dei Somaschi e poi a Milano nel collegio Longone. Ebbe una buona educazione cristiana, ma la sua debole fede vacillò, quando, condotto ventenne dalla madre a Parigi, frequentò la conversazione dei liberi pensatori francesi. Però la Vergine SS. vegliava su di lui e lo ricondusse sul la retta via.

Alessandro ritornò con la madre a Milano ove scrisse l'immortale libro «Osservazioni sulla morale cattolica». In esso si leggono queste parole: «L'immagine ed il nome della Vergine destano i sentimenti più teneri e più nobili». Testimonianze sicure affermano che il Manzoni anche nella più tarda età aveva sempre con sé la corona e non lasciava passare giorno senza recitare il Rosario.
Negli «Inni sacri»: Natale, Passione, Pentecoste e Risurrezione, descrisse mirabilmente quei misteri del Rosario che sono i tratti più belli della vita di Maria: «Il Nome di Maria» è un inno tutto riservato a glorificare il nome della SS. Vergine: Maria è il nome invocato da tutti; lo invoca il grande, il piccolo, il ricco, il povero tutti senza eccezione. Maria ha un cuore per tutti: in lei l'afflitto trova il conforto, il debole la forza, il pusillanime la generosità.
Il Manzoni ebbe per Maria una divozione filiale, sincera; parlava e scriveva spesso di lei e la Vergine SS. protesse sempre il suo divoto in vita, ma specialmente nell'ora della morte.

Alla Madonna di Rocciamelone

Su le braccia de' forti in armi vigili
a la difesa alpina,
sali del monte solitario a l'ultime
punte, sali, o Divina.
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Su l'altissima cima ove degli uomini
ove ogni voce è spenta,
fuor che scoppia tonando la folgore
o stride la tormenta,
voglion vederti i parvoli d'Italia,
venturosi fanciulli
che per questa gentil opra sottrassero
l'obolo a' lor trastulli.
E ora da lunge invidiando seguono
con gli occhi e il cor desio
la lenta orma di quei che su ti portano...
sali, o Madre di Dio !
Più degno seggio non t'aderse il libero,
lieto ingegno toscano,
non ti sognar più gloriosa immagine,
il Sanzio o Tiziano.
Oh de l'etere immenso azzurra cupola
sul tuo capo regale!
oh tappeti di neve alti inconsutili
sotto il piè verginale.
Diurne faci al grande altar son gli aurei
del sol eterni rai,
son di notte i quieti astri le lampade
che non si spengon mai.
Lungo la Dora dalla valle inneggiano
i bei rivi d'argento,
assiduo coro a cui di Susa l'epiche
storie accompagna il vento.
E da' pascoli in fior fuma invisibile
l'incenso e mane e sera
fuma il respiro a te di tutto l'essere,
come una gran preghiera.
Sali, Maria, dal fortunato culmine
a la patria aspettante,
sorridi e sia vital balsamo il raggio
de le bellezze sante.
Sorridi con materno atto, le braccia
aperte a tutti i Figli;
la terra sotto il mite occhio destandosi
d'amar si riconsigli.

Giuseppe Manni

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PERCHÉ MARIA VIVA IN ME


La divozione a Maria è l'aroma della nostra fede, il sorriso celeste alle anime credenti, la nota gioconda per i nostri cuori, il palpito più caro nella nostra vita cristiana.
Le origini della divozione a Maria risalgono, sotto un certo aspetto, alle origini della famiglia umana. La sua bella figura di Corredentrice comparve per la prima volta nel Paradiso terrestre, indi accompagnò, accendendo di speranze, tutti i Patriarchi, illuminò i Profeti, fece vibrare una nota nuova nei riti sacri della Santa Alleanza, fu la desiderata delle genti.
Maria chiuse l'èra antica ed inaugurò i tempi nuovi. Gettò coll'esempio i germi della purezza e della verginità che germogliarono e fruttificarono abbondantemente, ovunque Ella stese il suo manto. Allargandosi e stabilendosi saldamente il culto a Cristo, si allarga il culto a Maria.
Tuttavia i fedeli ne ricavan scarso frutto. E ciò o perché non conoscono abbastanza la divozione mariana, o perché non la praticano come si dovrebbe.

1. I motivi che giustificano la divozione a Maria. – Causa prima della divozione è l'amore; perciò, gli stessi motivi che ci spingono ad amare Maria ci spingono pure ad esserle devoti. Questi motivi si riducono a sette:

a) L'amore singolare che Dio Le porta. «Dio ama più la sola Vergine che tutti gli altri Santi»
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scrive il P. Suarez. E questa è la testimonianza concorde di S. Bonaventura, S. Anselmo, S. Agostino ed altri. La Madonna è la più amata da Dio perché è la creatura più bella, la primogenita, sia nell'ordine della natura che nell'ordine della grazia e della gloria: Ego ex ore Altissimi prodivi primogenitam ante omnem creaturam: Io uscii dalla bocca dell'Altissimo primogenita avanti tutte le creature (Eccli. 24,5).

b) La sua dignità. Dio può creare un firmamento più ricco di stelle, un oceano più sterminato, una terra più verdeggiante, ma non può fare una madre più eccelsa, perché non ci potrà essere madre che sia più grande di Colei che chiama figlio Iddio stesso. Dall'augusto titolo di Madre di Dio come da fonte inesauribile, derivano a Maria tesori immensi.

c) La santità di Maria. Volendo Iddio che la Madre sua fosse la più amata e la più onorata fra tutte le creature, la fece altresì la più degna di amore e di onore. Perciò l'arricchì di grazia più di tutti gli Angeli ed i Santi insieme.

d) Il culto che la Chiesa ebbe in ogni tempo verso Maria.
e) I benefici ottenutici per la sua intercessione.
f) L'amore che Ella ci porta.
g) Il segno di eterna predestinazione che questa divozione porta con sé.

Chi fugge da Maria incontra la morte: chi trova Maria trova la vita.
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2. Qualità della vera divozione. – Dev'essere interiore, tenera, santa, costante, disinteressata.

Interiore: ossia deve partire dal cuore, derivare dalla stima che si ha di Maria, dal concetto delle sue grandezze.

Tenera: cioè piena di confidenza. L'anima deve ricorrere a Maria in tutti i suoi bisogni con molta semplicità, fiducia e tenerezza, come a vera e buona madre: nei dubbi per essere rischiarata; nelle tentazioni per essere sostenuta; nelle debolezze per essere fortificata; nelle cadute per essere rialzata, negli scoraggiamenti per essere rianimata; negli scrupoli per esserne liberata; nelle croci e nelle contrarietà della vita per essere consolata.

Santa: che porti l'anima ad evitare il peccato e ad imitare le virtù di Maria, specialmente la sua profonda umiltà, la sua obbedienza, la sua fede, la sua continua orazione la sua purezza, la sua carità ardente, la sua pazienza eroica, la sua angelica dolcezza.

Costante: la costante divozione a Maria conferma l'anima nel bene, la rende coraggiosa nell'opporsi alle massime del mondo, agli stimoli della carne e alle tentazioni del demonio.

Disinteressata: deve cioè portare l'anima a non ricercare se stessa ma Dio solo.

Un vero divoto di Maria non serve questa augusta Regina per spirito di interesse, ma solo perché Ella merita di essere servita; non l'ama solo perché spera ricevere favori, ma perché Ella è amabile. Egli perciò le vuole bene e
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la serve fedelmente, tanto nelle aridità quanto nelle dolcezze e favori sensibili.
Oh, quanto è gradito agli occhi di Dio e della sua SS. Madre un tale devoto.

3. Fondamento della vera divozione a Maria. – La divozione a Maria ha le sue basi in Dio, in Gesù Cristo, nella Chiesa, in Maria SS. stessa, nella liturgia.

In Dio: Maria fu nel pensiero e nella volontà di Dio, fin dall'eternità: ab aeterno ordinata sum (Prov. 8,23). Nel paradiso terrestre Iddio promise ai progenitori decaduti una Donna che avrebbe schiacciato il capo al demonio: quella Donna era Maria. Iddio ispirò i profeti a parlare di Lei, dei sui privilegi, delle sue doti; suscitò donne magnanime a raffigurarla. La preservò dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento; la riempì di grazie; l'associò all'opera della Redenzione e coronò la sua vita con la gloriosa assunzione al cielo.

In Gesù Cristo: perché Maria visse, lavorò, pregò con Lui e con Lui condivise le gioie e i dolori della vita familiare. Egli Redentore la volle corredentrice.

Nella Chiesa: la quale fu fondata sotto lo sguardo di Maria e per mezzo suo cominciò a diffondersi. La Chiesa celebrò con lo stesso slancio, ed invocò con la stessa speranza Gesù e Maria; alle feste maestose di Gesù unì sempre quelle amabili di Maria.

Nella stessa Vergine: Ella per il suo ministero, per le sue virtù, si impone al nostro rispetto,
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alla nostra confidenza, al nostro amore, alla nostra divozione. La grandezza del suo divin Figlio Gesù riverbera in Lei un raggio così fulgido di nobiltà, di elevazione, che non si può non venerarla ed amarla.

Da ultimo, la divozione a Maria ha anche un fondamento liturgico. Le liturgie, anche le più antiche, favoriscono la divozione mariana. Nella liturgia attribuita a S. Giacomo si legge: «Facciamo commemorazione della SS. Immacolata, gloriosissima e benedetta Maria, nostra Signora, Madre del nostro Dio e sempre Vergine».
La liturgia di S. Giovanni Crisostomo dice: «Facciamo commemorazione della santissima, purissima, benedetta sopra tutte le creature, Maria, nostra gloriosa Signora, Madre di Dio, sempre Vergine». In quella dei Greci si legge: «Interponiamo presso di voi (o Dio) la Madre nostra che partorì secondo la carne e rimase Vergine anche dopo il parto. Per intercessione di questa gloriosissima Donna, perdonate a tutti quelli che l'invocano, i peccati commessi: l'onore che le rendono sia un onore di vita». E nella liturgia antichissima degli Etiopi si trovano queste parole: «Rallegratevi, Vergine, in ogni tempo; levate in ogni tempo le nostre preghiere al soggiorno degli eletti, affinché ci siano rimesse le colpe; intercedete presso il trono del vostro Figlio, affinché si muova a compassione delle anime nostre». Finalmente nella liturgia latina si commemora la Vergine perché interceda da Dio protezione e soccorso a tutti i fedeli.
Maria dunque si impone al nostro culto, al nostro amore, alla nostra venerazione; rispondiamo generosamente.
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Verrà tempo, dice Maria nel sublime cantico del Magnificat, che tutte le Nazioni mi chiameranno beata: Beatam me dicent omnes generationes (Luc. 1,48). Con queste parole Ella annuncia e predice la sua grandezza e questa profezia si è adempiuta in modo mirabile in tutti i secoli. Tutto ne fa fede: le chiese, le cappelle, gli altari, i monumenti, i pellegrinaggi, le congregazioni religiose, le confraternite istituite in suo onore, le preghiere, le processioni, i canti dei fedeli, e ultimamente la così detta Peregrinatio Mariae. A Lei sola si porge il culto di iperdulia poiché il culto della Vergine vince in splendore, in estensione, in frequenza il culto che si presta agli angeli e ai santi tutti assieme sulla terra e nel cielo. Nei paesi civili e nei paesi barbari, ovunque echeggia glorioso e venerato il nome della grande Madre di Dio.

Deh, prosperi, aumenti e si dilati il vostro culto, o Maria, fino a che vi saranno uomini in terra e angeli in cielo! Fino a che Dio sarà Dio! Ma così sarà certamente, ed io me ne compiacerò, o Madre mia, perché voi ne siete degna. Ottenetemi che vi onori, che vi preghi, vi ami, e imiti quaggiù per poter godere per sempre della vostra vista e compagnia in cielo.

Viva Maria, viva il suo nome, il suo culto, il suo amore!

Pensiero di S. Bernardo. Procuriamo di venerare con tutti gli affetti del cuore questa divina Madre Maria, poiché è la volontà di Dio, la quale vuole che riceviamo ogni bene per le mani di Maria.
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Qui abita un libero pensatore. – Da Namur il 17 maggio 1926 un sacerdote scriveva: Ero curato di... In questa città abitava un uomo che aveva fatto mettere sopra la porta di casa questa scritta: «Qui abita un libero pensatore».
Quell'uomo cadde gravemente ammalato. Era in pericolo di morte. Nonostante quella scritta, quale curato avente responsabilità di quest'anima, bussai alla porta. Il moribondo, al vedermi, getta delle grida rauche tra le quali distinguo queste parole:
– Il mio fucile, il mio fucile, datemi il mio fucile! – Un fucile infatti era sospeso al suo capezzale.
– Poco importa, amico mio – gli risposi. – Voi volete il vostro fucile, io ve lo dò...
– Ah, voi non avete paura – aggiunge tutto sorpreso – ciò mi meraviglia.
– Ma no, amico mio, nulla.
Non mi sparò, anzi ci mettemmo a discutere un po'.
In capo a qualche giorno egli acconsentì di ricevere per curarlo, sua sorella che era religiosa. Una delle prime cure che ebbe questa sant'anima fu di strappare la famosa scritta sulla porta. Ben presto potei amministrare i sacramenti al malato. Dopo di che meravigliato del mio successo, gli dissi:
– Ebbene, voi siete fortunato. Siete stato tutta la vostra vita un birbante, avete fatto in questa vita tutti i mali che vi è stato possibile, e tuttavia andate in paradiso!
– Lo spero – mi disse.
Allora gli domandai a che cosa attribuisse una tanta grazia. Egli mi rispose francamente:
– Alla Vergine Santa. Nel giorno della mia prima Comunione presi la risoluzione di recitare le mie tre Ave Maria, e non vi ho mai mancato. Fu la mia unica pratica di religione.

Il Te Deum Mariano di S. Bonaventura

Noi diamo lode a Voi, o Madre di Dio, vi proclamiamo Vergine e Madre !
La terra intera vi venera come Sposa dell'Eterno Padre!
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È a voi che tutti gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini cantano incessantemente:
Santa, Santa, Santa è la Madre di Dio, Maria sempre Vergine !
Il cielo e la terra son pieni della maestà del Figlio vostro !
Voi siete onorata Regina da tutta la corte celeste!
Voi siete dal mondo intero e dalla santa Chiesa invocata e celebrata Madre di Dio, Maestà!
Voi siete la porta del Paradiso, la scala del regno dei cieli e della gloria beata!
Voi siete la Sposa e la Madre del Re eterno, il tempio ed il Santuario dello Spirito Santo; l'altare della SS. Trinità!
Voi siete la mediatrice tra Dio e gli uomini, l'Avvocata dei poveri!
Voi siete, dopo Gesù, nostra sola speranza, la padrona del mondo, la Regina del cielo!
Voi siete la promessa dei Patriarchi, la verità dei Profeti, la luce degli Apostoli, l'ispiratrice degli Evangelisti, la forza dei Martiri, il modello dei Confessori, l'onore e la gioia eterna!
Vergine misericordiosa, fateci, con tutti i santi, partecipi della gloria eterna !
Noi c'inchiniamo e vi salutiamo ogni giorno, o Madre di amore!
Maria dolce e buona, in Voi poniamo tutta la nostra speranza, difendeteci per tutta l'eternità!
Così sia.

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Questo libro fa parte di «MARIA NOSTRA SPERANZA». Al primo volume «Grandezze di Maria» e a questo «Vita di Maria» segue l'altro volume «Feste di Maria»

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