I - MARIA NEL PENSIERO DI DIO
MARIA PREANNUNCIATA
1.
Maria è nella mente di Dio da tutta l'eternità. – Ab aeterno ordinata sum, et ex antiquis antequam terra fieret: Dall'eternità io sono stata scelta, al principio, prima che la terra fosse (Prov. 8,23).
Allorché il Signore stabilì la creazione del mondo, preparò una scala di esseri di varia bellezza. Essa era formata da creature inanimate e da creature animate; l'ordine delle piante, degli animali e dell'uomo. Sopra di esse gli Angeli, creature superiori all'uomo perché interamente spirituali.
Ma la creatura più bella che raduna in sé tutte le meraviglie dell'ordine naturale e soprannaturale, è Maria. Ella è il capolavoro di Dio.
Il Figliuolo, la Sapienza increata, pensò a Lei da tutta l'eternità e si preparò, nel cuore di Lei, un degno Tabernacolo, in cui avrebbe dimorato.
Lo Spirito Santo, che doveva unirsi a Maria come a sua celeste Sposa, la volle così ricca da superare in santità, fin dalla sua concezione,
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tutti gli Angeli e i Santi insieme: Fundamenta ejus in montibus sanctis. Gloriosa dicta sunt de te, civitas Dei: Le fondamenta di lei sono sopra i monti santi. Grandi cose son dette di te, o città di Dio (Salmi, 86,1-3).
E nei Proverbi leggiamo: Il Signore mi ebbe con sé nel principio delle sue opere, prima che creasse cosa alcuna. Dall'eternità io ebbi principio, prima che fosse fatta la terra. Non c'erano ancora gli abissi, ed io ero già concepita: non scaturivano ancora le sorgenti delle acque: non posavano ancora i monti sulla gravitante loro mole: prima delle colline io ero partorita. Egli non aveva ancora fatto la terra, né i fiumi, né i cardini del mondo. Quando Egli dava origine ai cieli io ero presente, quando con certa legge chiudeva gli abissi nei loro confini, quand'Egli lassù stabiliva l'aere, e sospendeva la sorgente delle acque; quando fissava al mare i suoi confini e dava legge alle acque perché non oltrepassassero i loro limiti; quando Egli gettava i fondamenti della terra, con Lui io ero e disponevo tutte le cose, ed era mio diletto lo scherzare innanzi a Lui continuamente, lo scherzare nell'universo, è mia delizia lo stare coi figli degli uomini (Prov. 8,22-31).
Da principio e prima dei secoli io fui creata, e per tutto il futuro secolo, io sarò sempre e nel tabernacolo santo io esercitai il mio ministero innanzi a Lui. Così f erma stanza io ebbi in Sionne, anche la Santa Città fu il luogo del mio riposo, ed in Gerusalemme fu la mia reggia. E gettai le mie radici in un glorioso popolo e nella porzione del mio Dio, nel suo retaggio, e la mia abitazione fu nella piena adunanza dei santi (Eccli. 24,14-16).
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2. Il pensiero di Dio nella Sacra Scrittura. – La prima profezia è fatta da Dio stesso: «Porrò inimicizia fra te e la Donna, fra la stirpe tua e la stirpe di Lei; essa ti schiaccerà il capo e tu insidierai al suo calcagno» (Gen. 3,15).
Ecco la Vergine concepirà e partorirà un figlio e lo chiameranno col nome di Emanuele (Is. 7,14).
Maria è la verga di Jesse: Un germoglio spunterà dalla radice di Jesse, un fiore verrà su da questa radice: Et egredietur virga de radice Jesse, et flos de radice ejus ascendet (Is. 11,1). La verga di Jesse fiorì: la Vergine portò l'Uomo-Dio ed il Signore restituì la pace riconciliando la terra al cielo.
Mi alzai qual cedro sul Libano, e qual cipresso sul monte Sion. Stesi i miei rami come una palma di Cades, e come una pianta di rose in Gerico. M'innalzai come un bell'ulivo nei campi, e come platano nelle piazze presso delle acque. Sparsi odore come il cinnamomo e il balsamo aromatico, spirai odore come di mirra eletta (Eccli. 24,17-20).
Io come la vite gettai fiori di profumo soave, e i miei fiori dànno frutti di gloria e di ricchezza. Io sono la madre del bell'amore e del timore e della scienza e della santa speranza. In me ogni grazia della vita e della verità, ogni speranza di vita e di virtù (Eccli. 24,23-25).
Ecco che il mio diletto mi parla: Sorgi, affrèttati, o mia Diletta, Colomba mia, Bella mia, e vieni. Già l'inverno è passato, è cessata la pioggia e se ne è andata. I fiori apparvero sulla nostra terra, il tempo del potare è venuto: la voce della tortorella si udì nella nostra campagna (Cant. 2,10-12).
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Dio contempla Maria che forma le sue delizie da tutta l'eternità: imitiamo dunque come figli carissimi il nostro Divin Padre. Egli si compiace tanto di Maria, noi pure amiamo contemplare le sue grandezze.
Guardando Maria fuggono le tentazioni, si illumina la mente, si calmano le passioni; con l'aiuto di Maria si trionfa di ogni concupiscenza, perché a Lei nulla resiste. Ecco perché San Bernardo scrive: Nei pericoli, nelle angustie, nei dubbi, pensa a Maria, invoca Maria; non cessi mai di essere sulle nostre labbra, non si parta mai dal nostro cuore: Non recedat ab ore, non recedat a corde.
Maria ascolta sempre le suppliche di coloro che ne implorano il patrocinio.
Tutti i profeti hanno desiderato Maria, desideriamola e preghiamola anche noi. Chi trova Maria, trova Dio, trova la vita eterna. Maria è l'albero della vita per coloro che si stringono a Lei: felice chi vi si tiene abbracciato. Beato l'uomo che mi ascolta e veglia ogni giorno alla mia porta, e aspetta all'ingresso della mia casa. Chi troverà me avrà trovato la vita, e riceverà dal Signore la salute (Prov. 8,34-35).
«Tutte le volte che sospiro e respiro, io aspiro a voi, o Gesù e Maria», diceva un Santo. Chi cerca Maria e l'invoca, la trova ben presto e attinge in abbondanza da Lei, come da un mare, ogni sorta di aiuti e di beni.
Ricorriamo fiduciosi in ogni necessità, a questa Madre di misericordia; saremo sempre da Lei esauditi.
Pensiero di S. Bernardo. L'Immacolata fu eletta da tutta l'eternità; sin dall'origine
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l'Altissimo l'ha veduta e se l'è preparata per sé solo. Essa è stata prefigurata dai Patriarchi, annunziata dai Profeti.
5. Alfonso de' Liguori – Dottore di Maria, il cantore delle sue divine glorie è l'apostolo fervente di una divozione tenera e fiduciosa verso di lei.
Egli nacque da nobili e pii genitori presso Napoli il 27 settembre 1696. Pochi giorni dopo veniva rigenerato alle acque della grazia nella chiesa di Maria SS. delle Vergini e veniva posto sotto la sua speciale protezione.
Ebbe la singolarissima grazia di essere educato da una madre santa, la quale gli istillò una tenerissima pietà ed un grande amore verso Maria SS. Alfonso pregava ogni giorno Maria con vivissimo trasporto; la chiamava sua Madre, sua Protettrice, sua Speranza. E questo leggiadrissimo fiore del giardino di Maria SS. non tardò a mostrare i suoi frutti. Crebbe negli anni e nella santità, e benché in mezzo ai più gravi pericoli serbò intatta la stola battesimale.
Stimandosi indegno dell'alta dignità del sacerdozio, abbracciò la carriera giudiziaria e divenne in breve uno dei più abili avvocati. Ma non era questa la sua vocazione; Maria lo voleva Sacerdote, apostolo.
Compromessa una causa per inavvertenza, si commosse e decise di abbandonare il foro.
Udita la voce del Signore che lo chiamava alla sua sequela la seguì con prontezza.
Superò gli ostacoli che gli muovevano i suoi e si dedicò con grande amore agli studi sacri. In preparazione al sacerdozio, propose di digiunare ogni sabato ad onore di Maria SS., e Maria lo formò Sacerdote ed apostolo perfetto.
La sua vita sacerdotale fu quella del vero apostolo, del sincero amante di Gesù e di Maria. La predica prediletta con la quale operava le conversioni più strepitose era quella sulla Madonna.
Un giorno, mentre predicava la novena dell'Assunta sulla costa di Amalfi «ecco io voglio pregare Maria SS. per voi tutti, disse, ma anche voi cercate in questo momento grazie per me». Aveva il fuoco in quelle parole. Divenne raggiante: si levò in alto sul pulpito, verso il
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quadro della Vergine e dal quadro una colonna di luce lo involse.
Fu vescovo a S. Agata dei Goti, ed il bene che operò fu immenso. Scrisse ben 120 opere di morale e di spiritualità. Esse sono pervase del più sublime sentimento mariano. Nelle Glorie di Maria raccolse e trasfuse la più solida dottrina dei Padri e dei Dottori sulle grandezze, sulla bontà e sulla protezione di Maria.
Alfonso morì il 31 luglio 1787, al suono dell'Angelus, assistito dalla Vergine benedetta.
La Vergine oggetto del pensiero divinoO di figlio maggiore Madre, e Sposa
Vergine Madre, e del tuo Parto figlia,
a cui non fu, né fia mai simil cosa;
Vergine bella, in cui fissò le ciglia
l'eterno Amor, per far di sé un esempio,
che più d'ogni altro il suo fattor somiglia.
Dolce vivo di Dio sagrato tempio,
unico scampo delle afflitte genti,
vita dell'alme e della morte scempio:
Tu innamorar co' bei pensieri ardenti
sola potesti, e coi begli occhi il cielo,
con quei begli occhi più del sol lucenti.
Non saettavan col raggiante telo
ancor la notte i giorni e non ancora
facean le notti al morto giorno velo
né dall'aurato suo balcon l'aurora
vergini rai piovea, nè alate piante
avea quel, che i suoi figli e sé divora,
né circonfuso in tante parti, e tante
era il grand'aere, che la terra abbraccia,
né movea l'oceano il pie spumante;
né degli abissi sull'oscura faccia,
alzato ancor l'alto Motore avea
le crematrici onnipotenti braccia,
e vivo già nella superna idea
era il tuo esempio, e già facenti bella
rai di quell'amor che amando crea.
Vincenzo da Filicaia
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FIGURE DI MARIA SS.
Moltissime sono le figure nell'Antico Testamento che, sebbene nel loro senso letterale e proprio riguardino altre persone fisiche e morali, vengono dai Padri e dalla Chiesa nella sua liturgia, applicate a Maria SS.
Molti personaggi biblici ci fanno pensare a Maria! Le eroine d'Israele non possono essere paragonate a Lei per la santità, ma come liberatrici del loro popolo rassomigliano alla Donna vincitrice del serpente e corredentrice del mondo. Iddio volle che Maria fosse preceduta da una schiera di anime elette, ammirabili per le loro virtù, le quali adombrassero in qualche modo la benedetta fra tutte le donne, e dessero all'ammirazione di tutti i lineamenti della Madre del Salvatore. Tali furono Sara, Rachele, Maria sorella di Mosè, Debora, Giaele, Giuditta che, trionfando di Oloferne, diviene «la gloria di Gerusalemme, la letizia d'Israele, l'onore del suo popolo»; Ester la cui bellezza conquistò il cuore del Re e fece trovare grazia a tutto il suo popolo.
Sara era moglie di Abramo, ma non aveva alcun figlio. Iddio, volendo premiarne la virtù, disse ad Abramo: Sarai, tua moglie, non la chiamerai più Sarai, ma Sara; io la benedirò e da Lei ti darò un figlio a cui darò la benedizione ed Egli sarà capo di Nazioni, da lui usciranno re di popoli (Gen. 17,15-16). Abramo e Sara dubitarono della promessa perché già vecchi! ma il Signore li assicurò dicendo: Vi può essere
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una cosa difficile a Dio? Al tempo fissato, fra un anno in questi giorni, ritornerò e Sara avrà in vita un figlio (Gen. 18,14). E così fu. Sara concepì ed ebbe un figliuolo.
Maria divenne Madre, rimanendo Vergine, in modo sovrumano; e come Sara generò Isacco, capo del popolo eletto, così Maria diede alla luce il Redentore, istitutore della società dei figli di Dio, la Chiesa.
Rachele figlia di Labano, possedeva una così rara bellezza che Giacobbe per averla in isposa non disdegnò di prestare servizio quasi di schiavo, per ben 14 anni. Da lei ebbe i due celebri figliuoli: Giuseppe e Beniamino. La straordinaria bellezza di questa donna fu un'eloquente immagine dell'ineffabile bellezza di Maria; bellezza che era frutto delle grandi sue virtù. Ecco perché la Chiesa canta di Maria: Tota pulchra es, Maria, et macula originalis non est in Te! Tutta bella sei, o Maria, e non vi è in Te macchia originale!
Come Giacobbe fu preso dalla bellezza di Rachele, così il Figlio di Dio fu rapito dalla bellezza della Vergine; l'Arcangelo Gabriele la salutò: Ave, gratia plena, Dominus tecum, benedicta Tu in mulieribus (Luc. 1,28).
Altra celebre figura della Vergine SS. fu la soave sorella di Mosè, chiamata Maria. Ella riuscì a salvare il fratello dalla spietata morte alla quale per ordine del Sovrano dovevano soggiacere tutti gli Ebrei; ebbe spirito profetico; fu condottiera delle donne ebree nel passaggio
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del mar Rosso, e. per prima, intonò l'inno del ringraziamento dicendo: Cantiamo al Signore perché si è maestosamente glorificato: ha precipitato in mare cavallo e cavaliere (Es. 15,21).
Anche Maria SS. fu arricchita del dono profetico, e, pura di verginale candore, fu la felice condottiera di tutte le vergini; vincitrice di satana, sciolse il cantico di una novella liberazione e redenzione operata dal Verbo incarnato nel suo purissimo seno.
Nobili figure di Maria SS. furono ancora le grandi donne Debora e Giaele, le quali ebbero parte nella sconfitta e nella morte di Sisara, e per conseguenza nella salvezza del popolo di Israele, di cui Sisara era nemico. Debora, illuminata dallo spirito del Signore, reggeva il popolo e ne giudicava le liti. Ella indusse Barac, governatore del popolo a muovere guerra all'esercito di Sisara e predisse la vittoria dicendo che Sisara sarebbe morto per mano di donna. Questa donna fu Giaele, la quale ospitò Sisara messo in fuga e gli inchiodò la testa al suolo. Per questo Debora è chiamata la Madre d'Israele e Giaele è salutata la benedetta fra le donne. Esse sono figura di Maria SS., la vincitrice di satana. Colei che gli schiacciò il capo col suo piede e diede al mondo il Salvatore; Colei; che fu salutata benedetta fra le donne decoro e gloria del popolo cristiano.
Debora cantò il suo cantico glorioso e Maria SS. cantò un cantico immortale che fu, è, e sarà sempre sulle labbra dei fedeli: Magnificat anima mea Dominum: L'anima mia glorifica il Signore (Luc. 1,46).
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Altra bella figura di Maria SS. è Giuditta. Un potente monarca d'Assiria, volendo sottomettere tutta la terra al suo impero, ordina al terribile Oloferne di marciare con l'esercito contro i popoli restii al suo dominio e di costringerli alla sottomissione. Indispettito per la resistenza degli Ebrei, Oloferne cinge d'assedio la città di Betulia. Ben presto vengono a mancare i viveri e l'acqua, perché i nemici s'erano impadroniti delle sorgenti. Si grida allora che è meglio arrendersi anziché morire.
Ma una donna ispirata da Dio esclama: Chi siete voi da tentare Dio? Questa non è una parola che ecciti la misericordia: provoca piuttosto l'ira ed accende il furore... umiliamo davanti a lui le nostre anime... aspettiamo umilmente la sua consolazione ed egli vendicherà il nostro sangue dalle oppressioni dei nostri nemici, umilierà le nazioni che insorgono contro di noi (Giud. 8,11-20). Questa donna si chiama Giuditta: era una vedova piissima, di cui il popolo si gloriava perché all'avvenente aspetto univa rara bontà di animo. Ispirata dall'alto, si portò nel campo nemico e, accolta con festa nella tenda di Oloferne, troncò il capo al superbo. E mentre l'esercito nemico si dava alla fuga, il popolo eletto benediceva unanime la donna liberatrice cantando: Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu la letizia d’Israele, tu l'onore del nostro popolo (Giud. 15,10).
La bellezza di Giuditta è figura della bellezza di Maria SS.: infatti nessuna creatura piacque a Dio per lo splendore delle sue virtù come Maria, la quale, divenendo la fortunata Madre del Verbo Incarnato, troncò il capo a satana, il feroce nemico del genere umano e liberò gli
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uomini dalla schiavitù. Perciò la Chiesa cattolica a ragione attribuisce a Maria le parole che il popolo diceva a Giuditta: «Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu la letizia d'Israele, tu l'onore del popolo nostro».
Ester, donna d'impareggiabile bellezza, aveva attirato la compiacenza del re, il quale, per un dispetto meschino, aveva deposto la regina Vasti dal trono facendovi sedere l'umile Ester. E fu proprio questa nuova regina che salvò il popolo eletto dal crudele decreto di capitale condanna. Ed ecco come. Aman, primo ministro, astuto, superbo e crudele, aveva ordinato che tutti i sudditi piegassero le ginocchia davanti a lui in atto di adorazione. Solo Mardocheo, adoratore del vero Dio, s'era rifiutato di prestargli adorazione. Sdegnato, Aman strappa al re la condanna a morte per Mardocheo e per tutti i suoi connazionali.
Ester allora, piena di fiducia in Dio, si presenta, benché non chiamata, sfidando così il pericolo di morte, alla presenza del re per ottenere la salvezza del suo popolo; e la sua grazia, unita alla sovrumana bellezza, salvò lei ed il popolo ebreo.
Ester raffigura la Vergine SS. Maria che innamora di sé Iddio con lo splendore delle sue virtù, lo attira nel suo cuore e dà al mondo il Divino Redentore.
Cerchiamo anche noi di possedere in qualche modo le sublimi virtù della grande Madre di Dio; e di essere, per quanto ci sarà possibile, le immagini viventi di Maria.
Al giudizio il Signore, prima di ammettere
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agli splendori della gloria, guarderà se si è conformi all'immagine del Figlio suo: Conformes... imagini Filii sui Conformi all'immagine del Figlio suo (Rom. 8,29). Ma chi è simile a Maria, sarà pure simile a Gesù, il più bello tra i figli degli uomini: il quale rassomigliava in tutto alla Madre sua.
Chi imita Maria diventerà, a poco a poco, immagine di Gesù e sarà sicuro dell'eterna salvezza.
Pensiero di S. Bonaventura. Maria Vergine è stata mirabilmente simboleggiata dalla tanto celebrata Giuditta, di cui è stato scritto: Ed Ella era in grandissimo concetto presso tutti, perché molto temeva Iddio; e non vi era chi dicesse male di essa. Maria è celebre tra tutti, a cagione delle sue virtù e dei santi suoi esempi; più Celebre ancora, a cagione dei suoi prodigi di misericordia e dei suoi inenarrabili benefici; incomparabilmente e sovranamente celebre, a cagione delle grazie e dei privilegi, meravigliosi dei quali l'ha ricolmata il Signore. Che vi è di più stupendo che essere insieme vergine e Madre di Dio?
Ester. – S. Bonaventura paragona Ester a Maria: «Ester si presentò innanzi al suo sposo potentissimo accompagnata da due ancelle. Essa si appoggiava familiarmente alla prima, mentre la seconda camminando dietro a lei, ne sollevava i lembi della veste regale. Ester, regina e sovrana, è Maria, la grande Regina, la grande Sovrana. Le due compagne ch'ella introduce presso il re, sono la creatura angelica e la creatura umana, perché Maria è la vera sovrana degli angeli e degli uomini.
«Assuero è il Signore che accorda a Maria la grazia del genere umano, stendendo sopra di lei lo scettro della
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sua onnipotenza, cioè dandole per figlio il suo unico Figlio, Gesù Cristo, pel quale, e nel quale egli regna sulla terra e nei cieli. Gesù è lo scettro reale del Padre Onnipotente, Dio comunica a Maria la sua onnipotenza. E così, o Vergine Beata, Voi siete onnipotente con Lui, onnipotente per Lui, onnipotente presso di Lui.
«Tutti coloro che sfuggono alla dannazione eterna, ne sfuggono per la possente intercessione di Maria. Lo prova la storia di Ester: il re l'amò più di tutte le altre donne. e le pose in testa il diadema reale. La grazia che Ester trovò innanzi ad Assuero, ebbe due benefici effetti: il primo quello di ottenere per lei stessa la dignità regale, il secondo di strappare alla morte il suo popolo, condannato dal perfido Aman. E non è questo ciò che la nostra Ester, la beatissima Vergine Maria, ha ottenuto dal re eterno? Ella ha così pienamente trovato grazia davanti a Lui che è diventata Regina e Sovrana, e ha salvato il genere umano dalla morte, cui era condannato Perciò nello slancio della sua riconoscenza S. Anselmo diceva: "Che potrò io mai rendere alla Madre del mio Signore e del mio Dio? Prigioniero, sono stato riscattato dal frutto delle sue viscere; votato alla morte eterna, ne sono stato liberato dal suo Bambino; ero perduto ed il suo Figlio adorato mi ha ritornato dall'esilio della mia miseria, mi ha misericordiosamente ricondotto alla patria dell'eterna felicità".
«Voi siete la Regina onnipotente, che debellate la perfidia di Aman, l'impuro e crudele serpente, nemico del genere umano: voi lo spogliate del suo impero, voi lo calpestare coi vostri piedi, voi gli schiacciate la testa; ed egli, ingannatore ed empio accusatore è condannato all'inferno. Per voi ritorniamo in grazia col nostro Dio. Sposa sovrana del Sovrano Re custodite come le pupille negli occhi vostri i servi fedeli del vostro Gesù e siate la consolazione del mondo e il rifugio del popolo vostro».
La grandezza di Maria SS.
Tu centro fulgidissimo
D'incendio sterminato,
Nell'ondeggiar de' secoli
Spargesti pel creato
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Lampi di santo ardore
Che d'alte donne in core
Di subito avvampar:
Sara, Rebecca, Debora,
Giuditta, Ester, Giaele,
Abigaille intrepida,
L'amabile Rachele,
Prima di Te venute,
Fur della tua virtute
Esempli precursor.
Ma poi che il pie' virgineo
Posasti al nostro duolo
Poi che di tutti i popoli
Cangiossi in festa il duolo
Perché da Te, Maria,
Alfin nacque il Messia
Promesso ad Israel;
Di tua beltà si accesero
Cento anime amorose
E in terra germogliarono
Gigli di Cielo e rose,
Che pel tuo stesso merto
Come in etere serto
Stringonsi intorno a Te.
Chè dei creati l'unica,
Specchio al Divin Valore,
Feconda insieme e Vergine
Come l'eterno Amore,
In Te formasti il Velo
Di Lui che i mondi e il cielo
Col cenno sol creò.
Sopra le schiere angeliche
Dispieghi un alto impero,
Unita a Dio con l'intimo
Nodo di un gran mistero,
Quasi per noi Divina
Siedi nel Ciel Regina
Presso al supremo Re.
Deh! se a quest'inno unanime
De' mondi e dell'empiro
Della mia nota armonica
Unir lo slancio aspiro,
Con l'occhio innamorato
Del volto tuo beato
Beandomi quaggiù;
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Non disdegnar, ma schiudimi
Col vergine sorriso
La luce, che ove sfolgora
Disvela il paradiso,
E tutto l'orbe accende
Mentre in Te sola splende
Con tutti i suoi fulgor.
Vincenzina de Felice
SIMBOLI DI MARIA
Scrive S. Paolo che l'Antico Testamento era figura del Nuovo:
Omnia in figura contingebant illis: Ogni cosa accadeva loro in figura (1Cor. 10,11). E i Padri della Chiesa, autorevoli interpreti della Sacra Scrittura, videro questa affermazione dell'Apostolo confermata in una continua serie di fatti, istruzioni, simboli, riti, che riempiono la storia e la vita del popolo di Dio.
Più d'ogni altra creatura Maria SS., per l'eminente santità e per le sue prerogative straordinarie, merita tutti questi elogi che la S. Scrittura rivolge o al popolo d'Israele o alla Chiesa.
La Madre di Dio e degli uomini simboleggia e riassume in se stessa tutta la parte fedele dell'umanità; per conseguenza le figure e simboli relativi alla Chiesa si riferiscono a Lei come si riferisce eminentemente alla regina tutto ciò che è detto del regno.
Di Maria si può ripetere quanto è scritto di Gerusalemme, patria spirituale di tutti i
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credenti: Gloriosa dicta sunto de te, civitas Dei: Grandi cose sono dette di te, o Città di Dio (Salmi, 86,3).
Maria è l'arco splendido, comparso nel cielo per far ricordare all'Altissimo la sua misericordiosa alleanza con gli uomini; è l'Edera di delizie, l'arca di Noè; la scala misteriosa mostrata a Giacobbe, i cui gradini uniscono la terra al cielo; è il roveto ardente nei quale Iddio si manifestò a Mosè; è la verga di Aronne, il vello di Gedeone, il tempio di Salomone, l'Arca dell'Alleanza. Maria è la piccola nube che il Profeta Elia dalla vetta del Carmelo, dopo i lunghi anni di siccità, vide elevarsi al di sopra del mare.
Maria fu simboleggiata dalla terra di Eden, terra di grazia, nella quale, prima del peccato, «il Signore aveva piantato fin da principio un Paradiso di delizie dove pose l'uomo che aveva formato. E il Signore Dio fece spuntare dal suolo ogni sorta di alberi belli a vedersi, dai frutti soavi al gusto, e l'albero della vita in mezzo al Paradiso, e l'albero della scienza del bene e del male. E da questo luogo di delizie usciva, ad irrigare il Paradiso, un fiume che di là si divide in quattro capi» (Gen. 2,8-10). Quest'eden così bello, è simbolo di Maria. Chi l'innaffia è Dio, l'acqua di cui si serve è la grazia che fu versata a torrenti in Maria. «Maria, scrive S. Giovanni Damasceno, è l'Eden spirituale, più santo e divino dell'Eden antico, perché in questo fece dimora Adamo, ma in Lei scese dal cielo ed abitò Iddio».
Altri simboli di Maria sono l'Arca di Noè e l'Arca dell'Alleanza. L'Arca salvò dal diluvio
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Noè con la sua famiglia; Maria ha salvato il genere umano per mezzo di Gesù Cristo. L'Arca di Noè galleggiava su quelle stesse acque nelle quali naufragava il mondo; Maria non fu mai toccata dalle acque limacciose della concupiscenza e del peccato. Coloro che si rifugiarono nell'Arca di Noè furono scampati dalla morte; coloro che si rifugiano in Maria non affogano nel diluvio delle passioni. La terra fu ripopolata dalle persone rifugiatesi nell'Arca; il Paradiso è abitato dai fedeli servi di Maria.
S. Ambrogio esprime in questi termini i punti di somiglianza tra l'Arca dell'Alleanza e la B. Vergine: «L'Arca conteneva le tavole della Legge, Maria ha dato ricetto nel suo seno all'erede del Testamento. L'Arca portava la Legge. Maria portava il Vangelo. Nell'Arca si faceva intendere la voce di Dio: Maria ci ha dato la Parola e il Verbo di Dio. L Arca splendeva d'oro purissimo; Maria splendeva all'interno e all'esterno dello splendore della verginità. Ma l'oro che ornava l'arca era tolto dalle viscere della terra, mentre l'oro di cui splendeva Maria era tutto tolto dalle miniere del cielo». Con ragione perciò la Chiesa invoca Maria sotto il titolo di Arca dell'Alleanza: Foederis Arca.
Anche la scala di Giacobbe è simbolo di Maria. Giacobbe, ottenuta la benedizione del padre Isacco, s'avviò verso la Mesopotamia. Dopo aver percorso un po’ di strada, si fermò per riposarsi s'addormentò. «E vide in sogno una scala, la cui sommità toccava il cielo, e gli Angeli di Dio che salivano e scendevano per essa, mentre il Signore appoggiato alla scala gli
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diceva: "Io sono il Signore Dio di Abramo tuo padre, il Dio d'Isacco: io darò a te e alla tua stirpe la terra in cui riposi, e la tua stirpe sarà come la polvere della terra: ti estenderai da occidente ad oriente, a settentrione, a mezzogiorno e in te e nella tua discendenza saran benedette tutte le tribù della terra. Ed io sarò il tuo protettore dovunque andrai, e ti ricondurrò in questo paese, e non ti lascerò finché non avrò adempito quanto ho detto"» (Gen. 28,12-15).
Maria è la scala che Iddio fece per sé, e per la quale Egli discese dal cielo in terra assumendo in Lei la spoglia mortale; e, divenuto vero uomo, riunì per sempre la creatura al Creatore.
La verga di Aronne fu pure simbolo di Maria. Disse il Signore a Mosè: «Parla ai figli di Israele e prendi da loro una verga per ciascuna tribù, dodici verghe da tutti i principi delle tribù, e scriverai il nome di ciascuno di essi sopra la sua verga; ma per la tribù di Levi vi sarà il nome di Aronne; ciascuna verga conterrà separatamente tutte le famiglie. Le metterai nel Tabernacolo dell'Alleanza, davanti alla testimonianza dove ti parlerò. La verga dell'eletto fiorirà» (Num. 17,2-5). Questa verga che fiorì per prodigio senza radici e senza umore che la fecondasse, fu simbolo di Maria, la quale, diventata il tempio vivente dello Spirito Santo, concepì senza opera umana quel frutto benedetto che dà a tutti la vita spirituale: Gesù Cristo.
Il vello di Gedeone ci presenta un altro simbolo di Maria e la rugiada, che nel silenzio della notte lo bagna, indica la discesa del Verbo nel seno purissimo della Vergine. «Molto a
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proposito, esclama S. Ambrogio, Maria è paragonata al vello di Gedeone, perché ella concepì il Signore, e ne fu tutta imbevuta come di soave rugiada senza che la verginità sua ne abbia patito alcun danno».
Maria fu pure simboleggiata dal glorioso Tempio di Salomone. Questo grande Re destinò il Tempio per abitazione di Dio; lo fece costruire con straordinaria magnificenza e vi profuse l'oro e l'argento adornandolo di legni rarissimi e di pietre preziose. Entro vi racchiuse l'Arca dell'Alleanza che conteneva le tavole della Legge. Il tempio era decorato di quanto la ricchezza e l'arte aveva saputo riunire insieme, con nobilissima gara. Tale magnificenza significò lo stupendo corredo delle virtù di Maria: Ella è tempio che racchiude dentro di sé il Santo dei Santi: è il tempio del Signore.
Vi sono molti altri simboli di Maria nella Sacra Scrittura: Maria è il cedro del Libano, la palma di Cades, la rosa di Gerico, il fonte sigillato, l'orto chiuso, ecc.
La Chiesa Cattolica si è sempre compiaciuta di questi simboli e nella sua liturgia li ha applicati a Maria.
Studiamo anche noi tali simboli e ricordiamoli volentieri, associandovi con filiale tenerezza il nome benedetto di Maria SS.
Pensiero di S. Bonaventura. O Vergine delle Vergini! Voi vi innalzate fino a Colui che siede sul trono celeste, sino alla maestà del Signore e ciò non ci meraviglia. Sono le radici della vostra umiltà che salgono fino al più alto dei cieli.
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Per questa scala, fino a voi è disceso l'Angelo del gran Consiglio; quando è venuto a prendere sopra di sé le infermità della nostra natura, e per questa scala salgono fino al Paradiso gli Angeli della terra, cioè quelli che vivono quaggiù da angeli. Sforziamoci di salire per mezzo di Maria sino a Colui che per mezzo di Maria è sceso sino a noi, per suo mezzo troveremo grazia presso Gesù che per Lei si è caricato delle nostre miserie.
Elenco dei simboli mariani. Maria è paragonata:
1. al vino, all'olio sparso, all'odore degli unguenti (Cant. 1,1-3);
2 ai tabernacoli del Cedar, alle pelli di Salomone (Cant. 1,4.);
3. al sole, alla vigna (Cant. 1,5);
4. al fascicolo di mirra (Cant. 1,12);
5. al fiore del campo, al giglio delle convalli (Cant. 2,1);
6. colomba nei fori della pietra... (Cant. 2,14.):
7.ad una colonna di fumo che sale, agli aromi di mirra... (cant 3,6);
8. agli occhi delle colombe (Cant. 4,1);
9. alla torre di David (Cant. 4,4);
10. al monte Libano (Cant. 4,8)
11. al favo stillante latte e miele (cant. 4,11);
12. all'orto chiuso ed alla fontana sigillata (Cant. 4, 12);
13. ai frutti dei pomi (cant. 7,13);
14. alle colonne di marmo (Cant. 5,15);
15. all'esercito accampato (Cant. 6,3);
16. all'aurora sorgente, alla luna, al sole (Cant. 6,9);
17. alla bocca dell'Altissimo (Eccli. 24,5);
18. al lume orientale, alla nebbia benefica (Eccli. 24,6);
19. alla colonna di nube (Eccli. 24,7);
20. al giro del cielo, al profondo dell'abisso (Eccli. 24,8);
~
21. al cedro del Libano, al cipresso del monte Sion (Eccli. 24,17);
22. alla palma di Cades, alla rosa di Gerico (Eccli. 24,18);
23. all'oliva speciosa dei campi, al platano presso le acque nelle piazze (Eccli. 24,19)
24. al cinnamomo ed al balsamo aromatico ed odoroso (Eccli. 24,20);
25. alla mirra eletta (Eccli. 24,21);
26. al terebinto (Eccli. 24,22).
«Di te fu simbolo ogni più vaga cosa»
Salve, o celeste Vergine,
Che nel Divin pensiero
Nell'estasi ineffabile
Del sempiterno vero
Raggiavi Irnmacolata
perché predestinata
L'Immenso a generar.
Onde di te fu simbolo
Ogni più vaga cosa:
L'aurora fra le tenebre
Sorgendo luminosa,
Quell'alba precorrea
Che rischiarar dovea
Tutta una nuova età.
Il ciel coi soli igniferi
Pinse i tuoi slanci ardenti,
Che fiammeggiando accesero
Gli azzurri firmamenti,
Mentre la notte bruna
Col raggio della luna
Parlò del tuo candor.
L'arca sui flutti incolume
Fu immagin tua, che in terra,
Sull'agitato vortice
Che colpa e mal rinserra,
Sorgesti umile e pura,
Movesti il pie' secura
Inalterata in Te.
~
Già del perdono l'iride
Ti prometteva al mondo,
Le perle t'adombravano
Al mare nel profondo,
Il fervido roveto,
Il vivido roseto,
Simboleggiavan Te.
Come d'Elia la nuvola
Bianca dal mar s'alzava,
E lieve su per l'etere
Repente s'allargava
Con l'acqua della vita
La terra inaridita
Bagnando in un balen;
Tu pur, dal gorgo torbido
D'una caduta gente,
Per un mistero altissimo
Levandoti innocente
All'alme sitibonde
Larghe versasti l'onde
Del più vitale umor.
Giardino inaccessibile
Al morso del serpente
Discese in Te la Grazia
Qual rapido torrente
E dell'immensa vena
L'inesauribil piena
Tutta profuse in te.
Vivente Tabernacolo,
Santa di Dio cittade,
Fregiasti tu di gloria
L'antica e nuova etade!
Tu, Vindice Virago
Che del superbo drago
Fiacchi l'orgoglio alfin.
Ed in un solo palpito
Quanto creò l'Eterno
A te rivolge un cantico
Che fa tremar l'Averno;
La stella del mattino,
Il lume vespertino
Col vario corruscar.
L'Arca del sacrificio
la gemma rutilante,
La verga dei miracoli,
~
La manna biancheggiante,
Il vertice nevoso
Del monte maestoso
Che par s'ascenda in ciel,
Son tutte note mistiche
Dell'unica melode
Che d'ogni parte snodasi
A intesserti una lode;
L'olivo della pace,
Del delubro la face,
Il calice de' fior,
Al gran concerto uniscono
Gli accordi armoniosi
Che dolci si diffondono
Pe' giri luminosi
Recando al sommo trono,
Quasi un sublime suono,
Il Nome tuo gentil.
Vincenzina de Felice
~