Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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LA PRIMA MAESTRA TECLA MODELLO DELLE SUPERIORE
Ariccia 22-2-19652
Questi esercizi sono di massima importanza, perché sotto un certo aspetto è un doppio corso, o meglio è un corso che ha due impegni e deve portare a due frutti. Infatti chi ha l'incarico di guidare una comunità, non solo deve pensare alla propria santificazione e all'osservanza della virtù religiosa individuale, ma deve pensare alla vita religiosa e alla santificazione delle suore a cui deve dare istruzione, esempio, maggior preghiera, maggior generosità, osservanza religiosa nello spirito di povertà, castità, obbedienza. Quindi doppia responsabilità. D'altra parte abbiate fiducia, perché il Signore ha preparato non solo la grazia personale per voi, ma la grazia, anzi le grazie per guidare la comunità alla quale dovete attendere.
Sentire quindi la responsabilità dell'ufficio.
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Viene spontaneo in questi giorni, come certamente avete già fatto e come certamente avete meditato, pensare come guidava la Congregazione la Prima Maestra Tecla.
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Tutte le superiore siano Maestra o Maestre Tecle. Ognuna senta questo.
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Ecco come si deve guardare la Prima Maestra Tecla:
1) Come esemplare di suora e di Maestra.
2) Come ella sapeva guidare e guidare con tanta saggezza la Congregazione.
3) Considerare la Prima Maestra Tecla non soltanto come Maestra, ma come Madre che certamente dal cielo vi considera come figlie e ha cura di ciascheduna di voi.
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Come viveva la vita religiosa la Prima Maestra Tecla e come era il suo governo? Ciascuna rifletta umilmente e segua gli esempi e gli insegnamenti che ella vi ha lasciati.
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1) Prima di tutto la sua obbedienza. Chi, deve dirigere, bisogna che sia obbediente. E questo è uno dei motivi per cui nel piccolo gruppo di figliuole che vi erano in principio nei primissimi anni, quello che mi ha fatto inclinare a scegliere lei come guida della comunità è stata la sua docilità. Quello che mi ha persuaso è che non aveva idee proprie, per così dire, non era pronta a dare consigli o mettere avanti il proprio giudizio, no, ella stava attenta a tutto, osservava attentamente quello che succedeva attorno...
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Si distingueva per la sua obbedienza, per la sua docilità. In quel primissimo tempo in cui nessuno poteva prevedere che cosa sarebbe stato della Congregazione, l'unico suo pensiero era abbandonarsi nel Signore, lasciarsi guidare in tutto. Certamente in quei primi tempi vi erano delle difficoltà che ora non ci sono.
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Può essere capace a guidare colei che è docilissima e si lascia guidare.
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Nei primi tempi in cui si incominciava ad aprire case, talvolta si trattava di case in Italia, altre volte invece si trattava di case in altre nazioni, sorgeva la difficoltà della scelta delle suore e delle maestre da mandare all'estero. Ma ella sceglieva sempre quelle che erano più docili. Qualche volta è stata mossa l'obiezione: ma quella non è tanto istruita, non ha molta capacità, non ha ancora avuto delle esperienze particolari. La sua ragione era questa: «E' docile, ascolta, e non farà nessun passo senza scrivere e far conoscere le condizioni e le circostanze, e chiedere consiglio». E lei stessa dava consiglio e ascoltava il consiglio.
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Ha incontrato circostanze difficili, periodi oscuri; allora chiedeva come fare, ed eseguiva docilmente. E ogni volta che ella accettava ed eseguiva, i risultati erano sempre buoni. Ma saranno state le cose migliori? Questo non importa. Quando c'è l'obbedienza, ossia la docilità, le cose riescono. E se non c'è una cultura molto distinta, una capacità negli affari e nel guidare le persone? Non importa: è Dio che illumina sempre. Infatti i risultati erano sempre buoni, e anche se c'erano delle umiliazioni, quelle stesse umiliazioni si riflettevano in buoni risultati. Occorre quindi un profondo esame: vedere se siamo obbedienti e docili, se sappiamo accettare quanto viene disposto da chi guida, e se ci adattiamo docilmente alle circostanze che il Signore permette e con le quali dimostra la sua volontà.
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2) La pietà della Prima Maestra.
La pietà era sempre per lei la prima occupazione, non solo all'inizio della giornata, ma anche al principio della seconda metà della giornata. Incominciava con la preghiera, e specialmente nei tempi più recenti, l'adorazione del pomeriggio serviva ad iniziare la seconda metà della giornata.
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Dalla pietà intima e fervente riceveva lumi da Dio, la forza per compiere i doveri di ufficio, quello che riguarda l'apostolato, quello che riguarda la santificazione.
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La sua giornata iniziava con l'offerta al Signore, poi la meditazione, la Messa, la Comunione, i propositi, l'esame preventivo. Questo per la prima metà della giornata.
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Poi la seconda parte della giornata illuminata dall'ora di adorazione a Gesù Maestro. Come aveva appreso bene la divozione a Gesù Maestro Eucaristico; Gesù Via, Verità e Vita; vivere Gesù Cristo.
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Quando siamo docili e preghiamo per compiere il volere di Dio, giorno per giorno, anzi ora per ora, allora il Signore illumina, guida, dà forza. Talvolta può darsi che sembri di avere sbagliato, ma se ci sono degli sbagli, se la via è storta, il Signore la drizza; quando diamo delle disposizioni nel modo con cui le dava la Prima Maestra, allora era difficile resisterle.
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Prima chiedeva a Dio la luce per poter dire quello che era più conveniente; e in secondo luogo operava così umilmente che era difficile resisterle. Quando c'è tanta bontà per cui a poco a poco si capisce perché è data una disposizione, allora l'obbedienza diventa più facile e si sente che non si obbedisce ad una persona, ma che c'è una luce soprannaturale che ha illuminato colei che doveva disporre. Così avveniva per la Prima Maestra Tecla.
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Oh, se sapessimo guidare! Ma se sapessimo però prima fare la volontà di Dio e farla bene! Il resto verrà in seguito.
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3) Tutte voi sapete l'amore che lei aveva alla povertà, come era attenta nelle piccole cose, come sapeva tener d'occhio di tutto e da tutto ricavare qualche cosa di utile. Talvolta mentre parlava con persone della casa, attendeva a qualche lavoro. Grande era il suo spirito di povertà.
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Tutte poi sapete con quale prudenza ella governava le Suore e le Case.
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4) Ma ricordiamo un'altra virtù: la carità. Aveva presente tutte le Suore, nonostante che il numero andasse crescendo. Seguiva quelle vicine e seguiva quelle lontane.
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Premurosa nell'intervenire nelle piccole difficoltà o nelle difficoltà più grandi, sapeva correggere quando era necessario, e sapeva incoraggiare nelle difficoltà. Quando le Suore si avvicinavano a lei per chiedere consiglio, il suo pensiero si rivolgeva a Dio e poi, come illuminata, dava il suo parere.
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Mi pare che l'ultima volta che è stata qui per gli esercizi, voleva assolutamente ascoltare tutte le figliuole che attendevano agli esercizi. L'ho avvertita che non si stancasse troppo e ho insistito un po', perché prevedevo delle tristi conseguenze. Ella mi rispose: «Le voglio sentire tutte!».
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La carità consiste nel cercare quello che è bene per gli altri, non quello che piace a noi. Chi ha un ufficio di responsabilità si guardi dal pretendere rispetto e lodi.
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Chi guida e si mette su un piano di superiorità e la fa sentire e pesare, da quel momento incomincia a diventare inferiore e il suo ufficio diventa sterile e tutta la comunità ne risente.
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Parlando della povertà devo aggiungere quest'altro pensiero, ossia raccomandare la pratica della circolare spedita da Roma riguardante la povertà. Con l'umiltà ci dev'essere la povertà, anzi la povertà è un'espressione dell'umiltà. Guai quando si cerca di soddisfare l'ambizione! Allora si diventa veramente povere. E' il Signore che, nella sua misericordia, permette certe cose, perché rientriamo in noi stessi. Né salotti, né riguardi, né esigenze, né pretese.
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Ero in dubbio se dovevo dire questo, ma siccome siete alla fine degli esercizi, lo dico: alcune suore provenienti dall'estero, mi hanno fatto notare con un po' di meraviglia, che si prendeva un andamento meno povero di una volta. Citavano degli esempi. Io ho cercato di scusare, ma adesso negli esercizi è bene che ci si pensi, che si faccia l'esame di coscienza, e che si guardino i difetti che si notano attorno a noi. La veste più povera deve essere quella della maestra, come deve essere per me.
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Si esamini anche la mentalità intorno all'andamento della propria casa e si veda se vi è qualche cosa da corregge nei pensieri, nelle parole, nell'agire.
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L'amore alla povertà nei primissimi tempi era molto sentito. «Ma ora abbiamo questo, abbiamo quello!». Esaminiamoci e confrontiamo la nostra vita con quella di Gesù e di Giuseppe. La Sacra Famiglia modello delle famiglie religiose. In essa c'erano le tre persone che formavano la prima famiglia religiosa e c'era l'obbedienza, la povertà, la castità.
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Ricaviamo tre conseguenze:
1) Ricordare le istruzioni fatte dalla Prima Maestra Tecla.
2) Leggere gli scritti che essa ha lasciato.
3) Sentire volentieri le conferenze che sono state prese per mezzo del nastro magnetico.
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Inoltre pregare in suo suffragio. Noi abbiamo fiducia che sia già nell'eterno gaudio, perché sappiamo come fu la sua vita. Ma abbiamo il dovere di mandare suffragi; se ella non ne ha bisogno, può darsi che ne abbia bisogno qualche altra suora che è passata all'eternità. Il Signore i suffragi non li lascia cadere invano, li applica con sapienza e bontà. Quindi preghiera e suffragio.
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4) Chiedere questa grazia per la Congregazione: che le maestre siano scelte sempre bene, sempre senza guardare l'anzianità o gli uffici precedenti. Nella scelta delle persone per un dato ufficio, non si facciano tante considerazioni umane. Si giudichi tutto alla luce di Dio. Quelle che sono chiamate all'ufficio di superiore hanno bisogno in primo luogo di essere sante e di pregare di più che non le suore stesse, e guadagnarsi la fiducia in maniera tale che le suore si aprano con libertà di spirito, mentre pretendere che si presentino è un allontanare i cuori.
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Queste grazie chiederle al Signore per intercessione della Prima Maestra Tecla.
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Sono certo che avete l'immagine con la preghiera in cui si domanda al Signore che, se sarà sua volontà, come io penso, la voglia glorificare anche sulla terra, come modello e protettrice dell'Istituto.
Primo Maestro
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2 Stampata in Aiuti Fraterni 3, aprile 1965, pp.5-8. C'è la registrazione.